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Tifoso Juventus
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  1. Quando si parla di “situazione finanziaria”, il riferimento è alle cosiddette “fonti” finanziarie, vale a dire ai debiti. I debiti possono essere di vario tipo ma, in una società come la Juventus, sono essenzialmente due: obbligazioni e debiti verso le banche, e questi ultimi a loro volta possono essere di due tipi: a breve termine come gli utilizzi dei fidi di conto corrente, e a medio-lungo termine come i mutui. L’equilibrio finanziario di una azienda si calcola andando semplicemente a vedere quanti debiti a breve e a medio lungo-termine ci sono a bilancio, e si confrontano col grado di liquidità dell’attivo. Se l’azienda non ha attivo liquidabile a sufficienza per soddisfare le necessità di pagamento dei debiti a breve scadenza, si parla di “tensione finanziaria”. Il che, ovviamente, non è una cosa positiva: significa che alcuni dei creditori dell’azienda potrebbero non vedersi onorati gli impegni a scadenza. Detto questo, e prima che la gente cominci a parlare di fallimento imminente, precisiamo subito che la situazione di tensione finanziaria è comune a TUTTE le imprese industriali che nella fase di investimento aprono debiti a fronte di immobilizzi che daranno risultato (e quindi liquidità) solo nel medio-lungo termine. Tutte le grandi società sportive hanno grande indebitamento bancario a fronte di investimenti immobilizzati, quindi stiamo parlando di una situazione non solo normale, ma anche molto diffusa. Era la situazione, tanto per dirla tutta, nella quale hanno convissuto per anni l’Inter di Moratti e il Milan di Berlusconi, senza che i vari Bellinazzi se ne accorgessero e si preoccupassero. La soluzione alle situazioni di questo tipo è il rafforzamento patrimoniale, conseguibile mediante l’apporto dei soci (leggi: aumento di capitale), necessario a sostenere la liquidità fino a quando gli investimenti non inizieranno a fruttare. Ed è proprio quello che ha fatto la Juventus. Lo facevano anche Inter e Milan, però non all’interno di un piano industriale di crescita programmato ma soltanto a tamponamento di falle causate da squilibri economici irrisolvibili: cosa che si può fare, per un po’, ma che alla fine diventa insostenibile come svuotare una vasca da bagno che si riempie con l'aiuto di un ditale. Un’ultima cosa. La Juventus è una S.p.A. quotata in Borsa nel segmento “Star”, i suoi bilanci ed ogni operazione straordinaria sono soggetti a pubblicità ai sensi dei regolamenti CONSOB, quindi della Juventus tutti sanno tutto. Non c’è invece identica trasparenza sui bilanci delle altre società sportive, quindi prima di fare ragionamenti di qualunque tipo sarebbe bene che i vari esperti di mercato finanziario che pretendono di occuparsi di questo tipo di società si facessero prima un’idea del contesto.
  2. This. Senza offesa per nessuno, ma questa discussione sul “giocare bene” è quanto di meno oggettivo ci possa essere e, per quanto mi riguarda, ha abbondantemente stufato. Non si vincono otto campionati di fila, men che mai in Italia, giocando male. Un bel giorno qualcuno capirà che essere la squadra “top” ti porta necessariamente a trovare avversari che impostano la partita in un certo modo, e questo certo modo quasi mai prevede giocate spettacolari. Squadre chiuse, super-vigoria fisica, trance atletico-agonistica in molti giocatori, allenatori che ti studiano a memoria. Vincere è una maledetta impresa, e qua dentro ci sono i palati fini che vorrebbero vincere tre o quattro a zero guardando la partita tipo film di Hollywood con le patatine in mano e grattando la nuca del gatto. Invece vi tocca stare col fiato sospeso… poverini. Siamo primi in campionato, primi nel girone in Champions, unica squadra imbattuta in Europa, ma niente, “giochiamo da schifo”, “dove vogliamo andare giocando così”: panciapienismo puro. Un giorno capirete che alla Juventus si vince proprio perché le fisime dei tifosi panciapienisti contano il giusto, e cioè zero. Allegri è stato infamato per anni da gente che non allena neanche una squadra di pulcini e che non si è resa conto che praticava un calcio intelligente e imprevedibile, molto ragionato e poco “spettacolare” se per “spettacolo” intendiamo le azioni veloci e mandate a memoria. Non giocavamo a memoria proprio perché quel tipo di squadre (compreso il Napoli di Sarri, che a Napoli giocava così perché era l’unica opzione che aveva ma che alla Juventus ha OVVIAMENTE cambiato registro) sono facilmente smontabili appena le studi un attimo, ed è PRECISAMENTE quello che faceva Allegri. Cercate di godervi questi momenti, perdio, non potrà durare per sempre, e quando finirà scoprirete che avete vissuto uno dei periodi d’oro della vostra squadra lagnandovi e contestando tutto e tutti.
  3. Come qualcuno ha già scritto qua sopra… Marotta è stato un eccellente dirigente, e dobbiamo a molte delle sue scelte il fatto di aver lasciato le secche in cui ci eravamo arenati nel dopo Calciopoli. L’ho sempre difeso qua dentro quando c’era chi lo insultava perché (dicevano) non era capace di vendere i giocatori, non era capace di chiudere le trattative, eccetera eccetera. Le solite scoperte dell’acqua calda, tipo quelli che se Allegri perde una partita scoprono che la squadra è mal messa in campo, non abbiamo schemi, non sappiamo fare le diagonali, non siamo capaci di fare il movimento senza palla... Come dirigente è stato bravo e innovativo, ha usato tutte le possibilità offerte dal regolamento sportivo senza ricorrere alla classica “rete di alleanze” Moggi-style che è ancora il modo di operare del 99% dei suoi colleghi italiani. Chi si dimentica i suoi contratti con prestito e DDR? Con relativamente pochi soldi a disposizione, ma tanta pazienza e serietà, è riuscito a creare ottime squadre e ottimi risultati sportivi in pochissimo tempo, mentre i suoi avversari spendevano centinaia di milioni e puntavano dritti al fallimento (vero, Milan? Vero, Inter? Vero, Roma?) Ora la Juventus, e parlo di società, è arrivata ad un punto di non-ritorno, deve uscire dalla dimensione della associazione sportiva calcistica per entrare in quello di azienda “mid-corporate” con interessi in più settori. E’ evidente che IN QUESTO TIPO DI AZIENDA Marotta non è il profilo adatto e Andrea Agnelli, con tutta la cortesia e la fermezza necessarie, lo ha congedato non facendogli peraltro mancare i riconoscimenti dovuti. Nessuno ha “cacciato” nessuno, le grandi aziende rinnovano i propri quadri dirigenti con continuità e senza particolari patemi d’animo, si tratta di professionisti pagati milioni di euro che non si trovano certamente in mezzo a una strada dall’oggi al domani, e che accettano questa eventualità come un inconveniente abbondantemente prevedibile nel loro lavoro. Quindi: grazie Beppe, per tutto quello che hai fatto e per gli ottimi risultati che hai fatto ottenere alla Juve. Non ti faccio gli auguri per la tua nuova avventura, però …
  4. E’ inutile, il disastro del 2006 ce lo porteremo dietro per sempre, e non si potrà né dovrà mai dimenticare. E’ stato un trauma, e come sempre in questi casi c’è chi riesce ad assorbirlo, chi in qualche modo ci convive, e chi non riesce a metabolizzarlo. Il mio pensiero sulla vicenda è che alla base di Calciopoli vi fu una concatenazione di cause, alcune “esterne” (crescente frustrazione di squadre che non riuscivano a vincere pur spendendo centinaia di milioni di euro, graduale crescita di attenzione da parte della Magistratura attorno al mondo del calcio, emergere di un clima politico giustizialista) ed altre “interne” (declino aziendale del gruppo Fiat a causa della malattia dei fratelli Agnelli, problematiche di successione, crescente isolamento di Moggi e Giraudo). Non credo, non ho mai creduto né mai crederò all’idea complottista di una Calciopoli “voluta dall’interno”, è una tesi che non ha alcun riscontro diretto ma soprattutto manca completamente di logica. Credo piuttosto nella responsabilità “indiretta” di Jaki Elkann, che al tempo dei fatti aveva rogne ben più importanti da grattare (era in corso una delle più sanguinose ed importanti faide di successione nella storia delle grandi famiglie industriali europee), e che decise deliberatamente di non intervenire quando fu chiaro che la Juventus era caduta in un gravissimo scandalo mediatico. La sua strategia fu quella di scaricare Moggi e Giraudo e tenere un basso profilo giuridico, di fatto lasciando che le cose facessero il loro corso. Di tutto ciò sono convinto, come sono altrettanto convinto che il Jaki Elkann di oggi, indiscusso padrone di un gruppo Exor ormai pienamente rilanciato in potenza e prestigio, si guarderà bene dal commettere di nuovo quegli errori. Che sia comunque ben chiara una cosa: il gruppo EXOR di oggi NON è il vecchio gruppo FIAT. Gianni e Umberto Agnelli contavano moltissimo nell’economia e nella politica nazionale italiana, oggi EXOR è un gruppo assai poco “italiano” e il suo peso nelle istituzioni politiche e mediatiche italiane è sorprendentemente basso. Parecchi vecchi tifosi non se vogliono rendere conto, memori del fatto che tutti i grandi giornali d’Italia erano pronti a scappellarsi di fronte alla volontà degli Agnelli. Oggi il “centro direzionale” del gruppo si è spostato molto da Torino, e veleggia tra Londra e Detroit. E’ un processo ancora in corso, con il quale sarà bene fare i conti. In tutto questo la Juventus ha il suo scopo e i suoi obiettivi, e ne è in corso la trasformazione da semplice squadra di calcio ad azienda operante nell’entertainment sportivo, con una sua logistica, un marchio proprio, e una molteplicità di interessi (marketing, turismo, medicina sportiva). Ci sono dietro grandi investimenti e progetti a lunga durata, niente a che vedere con ipotesi di vendita delle quote o altre amenità del genere. In tutto ciò, e sempre rispettando il diritto di ciascuno di pensarla come meglio gli pare, credo che dare del “quaqquaraquà” ad Andrea Agnelli e attendersi (magari auspicare) un cambio di proprietà nei prossimi anni, sia un segno di gravissima miopia sia riguardo al passato che riguardo al futuro.
  5. Non io, Tuttosport: http://www.tuttosport.com/news/calcio/serie-a/fiorentina/2018/08/07-46132675/juventus_ufficiale_il_prestito_di_pjaca_alla_fiorentina?cookieAccept Nel comunicato le cifre del prestito e del riscatto ci sono, comunque. In ogni caso ci tengo a dire che, se il controriscatto non ci fosse, l'operazione non sarebbe più perfetta ma rimarrebbe buona.
  6. Vedo un po' di confusione negli ultimi messaggi. Questa NON è una operazione con la "recompra", come quella di Mandragora all'Udinese, è un prestito con diritto di riscatto e controriscatto. Nel caso di "recompra" il giocatore viene ceduto e pagato subito, il venditore si riserva il diritto di ricomprarselo entro tot anni ad un presso prefissato. Nel caso di prestito con diritto di riscatto e controriscatto, il giocatore NON viene venduto ma ceduto in prestito ad una società che ha il diritto, esercitabile entro un certo periodo, di comprarselo a titolo definitivo. In quel caso la squadra cedente può esercitare il diritto di controriscatto, , "ricomprandoselo" immediatamente, ad un prezzo prefissato. Insomma, tra 1 anno può succedere una di queste ipotesi: 1) Pjaca fa ca**re, la Fiorentina ce lo rispedisce, in quel caso ci abbiamo guadagnato 2 milioni e risparmiato 1 anno di stipendio, certo che in quel caso vuol dire che ci riprendiamo una pippa. 2) Pjaca fa 9-10 gol, bei dribbling, insomma un buon giocatore, da Fiorentina, ma non da Juve, La Fiorentina esercita il diritto di riscatto, la Juve NON esercita il diritto di controriscatto, Pjaca diventa un giocatore della Fiorentina e la Juve ci guadagna 20 milioni (+ i 2 del prestito). 3) Pjaca spacca, fa 30 gol, diventa il nuovo Higuain. La Fiorentina esercita il riscatto, la Juve esercita il controriscatto, paga 6 milioni (26 - 20) dai quali vanno comunque detratti i 2 incassati per il prestito. Sinceramente, non so come facciate a considerare negativamente questa operazione, per un giocatore fermo da 2 anni che deve ancora dimostrare qualcosa nel nostro campionato.
  7. Concordo. Per come la vedo io, quello che si è cacciato in una situazione insostenibile è lui. A Milano adesso non possono più tenerlo, i tifosi non lo lascerebbero più vivere, e la squadra non si può più permettere lo stipendio che gli hanno concesso l'anno scorso (che manica di incapaci...). Stando così le cose, il Milan si è bruciato la possibilità di alzare la voce e pretendere alcunché, perché l'opzione di tenerselo o darlo a qualche altra squadra non è più percorribile. Si tratta di aspettare un paio di settimane, poi ce lo riprendiamo alle nostre condizioni. Loro saranno anche troppo contenti di sbarazzarsi dello stipendio e di non dover tirare fuori i 40 milioni che ci devono. Di Caldara non se ne parla nemmeno. I poveracci con le pezze al c**o si devono accontentare, non abbiamo tempo da perdere e non siamo qui per fare beneficenza.
  8. Il significato di questa frase è semplicissimo, ed è che: la vittoria, e solo quella, deve essere il tuo costante obiettivo, e devi lottare in continuazione per migliorarti e raggiungerlo. NON significa, invece, che devi (o puoi) vincere SEMPRE. E nemmeno che, se non vinci, sei una M***A. Quello è il significato degli ossessionati, e degli sfigati. Per vincere devi fare tutto ciò che è sportivamente nelle tue possibilità. A volte ci riuscirai, altre volte no. Quando non ci riuscirai, dovrai accettare la sconfitta e trarne ciò che ti servirà per vincere domani. Perché vincere non è la cosa più importante – cioè la cosa che maggiormente conta. E' l’UNICA. E il tuo pensiero deve essere sempre quello. Solo se il tuo pensiero sarà sempre lì, continuerai ad avere la possibilità di vincere. (Leggi bene: la POSSIBILITA’ di vincere, non la CERTEZZA). Con tutto il rispetto per la tristezza del tifoso deluso, ma chi si sceglie come motto “Cardiff è il capolinea della mia passione”, non ha capito granché dello spirito di questa frase.
  9. Fra qualche giorno cominceremo a contare i frutti di quest’anno straordinario: siamo ancora in corsa su tutti i fronti, e già questo è un risultato straordinario, ma ovviamente l’obiettivo è ora quello di portarci a casa la posta piena. Ancora una ventina di giorni, e sapremo come è andata a finire. Ma col senno di poi sarà difficile ragionare. Se le cose andranno male, tutto quello che di buono è stato fatto fin qui verrà dimenticato; se invece andranno bene, saremo tutti sul carro del vincitore, ubriachi di gioia. No, il momento giusto per fare un discorso ragionevole è adesso. E voglio dedicare qualche riga ad una persona straordinaria, vero e proprio motore di questa squadra: Massimiliano Allegri. Una persona intelligente e colta, dotata di spirito auto-ironico e di una perfetta capacità di espressione e di “presenza scenica” quando è chiamato a parlare in pubblico. Un allenatore innovativo, che ha cambiato forse in maniera definitiva il modo di gioco professionistico fin qui basato su “schemi” rigidi e movimenti mandati a memoria. Un professionista sportivo serio e determinato, capace di gratificare, motivare e ottenere il meglio dai suoi “ragazzi”. Che sa lanciare i “giovani” e prolungare la vita operativa dei “vecchi”, senza creare malumori, dosando le forze e ottimizzando le risorse. Un uomo vero, che non evade dalle responsabilità, che non si esalta nella vittoria ma nemmeno si deprime nella sconfitta, che impara dai suoi sbagli e non si siede mai sugli allori. In definitiva, un perfetto uomo di mondo e di sport, espressione eccellente dei valori che la vecchia e la nuova Juventus intende veicolare. Vi ricordo come è arrivato: quando tutti eravamo in pieno shock per le dimissioni di Conte, circondato da una (falsa) aura di perdente e anti-juventino. Vi ricordo come fu accolto a Vinovo il primo giorno di allenamenti, quando doveva ancora giocare UNA partita. Vi ricordo come se ne parlava, anche tra i tifosi, non più tardi di qualche mese fa. Se volete rinfrescarvi la memoria basta che vi facciate un giretto nel topic post-partita con la Fiorentina: vi divertirete. Ecco, questo è per me Massimiliano Allegri. E ci tengo a precisare che continuerò a pensare le stesse cose anche se non dovessimo vincere tutto, come invece io spero e credo. Perché lo spirito vincente di questa Juve si vede e si tocca, e questo è merito di tante cose, ma anche e soprattutto è merito suo.
  10. Rispondo a te, sempre molto cortese e completo nei tuoi post, ma anche agli altri che mi hanno commentato. Io non “metto in riga” nessuno. Qui c’è un fatto molto chiaro: un nostro giocatore ascolta su un auricolare RAI degli insulti, che però non si sentono in diretta. Gli unici che possono aver sentito qualcosa oltre a Benatia sono i tecnici RAI. Non c’è quindi alcun “fatto compiuto” ma, da un punto di vista legale, qui c’è la parola di uno contro la parola di un altro. Di fronte a questa situazione, la Juventus poteva fare solo quello che ha fatto, e che ho già descritto: mettersi dalla parte del giocatore, e chiedere chiarimenti alla RAI. Siccome la RAI ha senza dubbio le registrazioni di ciò che si è sentito (ma non trasmesso), le DEVE tirar fuori. Punto. Se non lo farà, la Juventus potrà ritenersi libera di protestare come meglio crederà di fronte ad un comportamento EVIDENTEMENTE omertoso e non trasparente. Quindi per quanto mi riguarda la Juventus si è mossa con correttezza, con tempismo, e nei modi legalmente appropriati. Ma vedo che questo modo di comportarsi, che è la norma nei paesi a maggior tasso di civiltà del nostro, viene considerata dai tifosi juventini come una manifestazione di debolezza e di acquiescenza, se non peggio.
  11. Secondo me, prima di partire con le solite geremiadi nei confronti della Juventus e di Marotta, come SEMPRE fate quando siete frustrati nei confronti di qualcun altro (RAI, FIGC o altri), cercate di capire che: - l’insulto lo ha sentito SOLO Benatia, non è andato in onda, quindi non si può partire in quarta con denunce, querele e via vaneggiando dal momento che non ci sono testimoni al di là della parte offesa. - Quello che poteva fare (e che ha fatto, fin da subito, e pubblicamente) la Juventus, era schierarsi apertamente con il suo giocatore per non farlo stare da solo e dimostrare la fiducia in ciò che dice; - altra cosa che doveva fare la Juventus (e l’ha fatta, fin da subito e pubblicamente) era chiedere urgenti chiarimenti alla RAI. La quale DEVE tirar fuori le registrazioni di quanto andato in onda sul circuito “interno” di collegamento con lo Stadium perché (e la Juve lo ha chiarito subito) i collegamenti SONO LORO e quindi hanno tutte le possibilità tecniche di ricostruire l’accaduto. - Poi, se la RAI continuerà a fare finta di niente e a pensare di cavarsela con qualche scusa del c****, allora si potranno chiedere alla Juventus atteggiamenti polemici e di rottura, dal silenzio stampa al boicottaggio o altro ancora. E, perdonatemi, piantatela con il piagnisteo sulla società che non si fa sentire, che bada solo ai bilanci eccetera. Una azienda seria si muove nei modi e nei tempi giusti, ricordatevi che la Juventus naviga in un mondo mediatico che in larga misura le è ostile e giustamente evita atteggiamenti cialtroneschi alla de Laurentiis, alla Zamparini e via elencando.
  12. Mah, insomma. Esistono anche spiegazioni un filino meno romanzesche, eh? Insomma, se la n’drangheta aveva messo gli occhi sui proventi del bagarinaggio, è possibile che questo capo-ultrà sia stato “gentilmente invitato” a cacciare la grana, e che non lo abbia fatto (forse perché non voleva, forse perché non poteva). Oppure che abbia "spifferato" alla DIGOS. E per questo tipo di cose, quei galantuomini lo avranno minacciato pesantemente… o peggio. E poi lo avranno “sostituito” con Dominello. Tutto più lineare, e senza bisogno di scomodare la SPECTRE o le scie chimiche. N.B. questa mia ipotesi di spiegazione funziona SIA per l’ipotesi di “suicidio assistito”, SIA per quella di suicidio tout-court, ipotesi quest’ultima plausibile se pensiamo alla situazione di estrema tensione e paura fisica in cui questo poveraccio si sarà trovato. E arrivo a pensare che, per un aspirante suicida capo-tifoso della Juventus, l’idea di farla finita nel luogo che già vide la morte di un Agnelli, possa avere avuto un significato particolare.
  13. E dove, di grazia, avrei mai detto che sia bene lasciar perdere sempre e comunque? Non sostengo nulla del genere, ma piuttosto che la difesa va dosata e commisurata, allo scopo di renderla efficace. Sul resto del tuo discorso, mi permetto di aggiungere un paio di considerazioni assolutamente personali. Onore e rispetto sono concetti antichi, ma funzionano se applicati al singolo uomo nel contesto di una società che li valorizzi. Pretendere di applicarli ad una società commerciale inserita nel mondo del calcio di questo scorcio di millennio, dove il più pulito ha la rogna per capirsi, è una perdita di tempo o piuttosto, se mi concedi la delicata metafora, una cazzata paurosa. Vuoi vendere più magliette? Vinci la Champions. Vedrai che andranno in cavalleria anche le accuse più schifose. Non per niente la Nike, beccata a usare tredicenni a cucire i palloni, non è né fallita né scomparsa. E non ne è uscita mica perché è andata in tribunale a querelare quelli che la denunciavano. Ne è uscita perché ha saputo reinventarsi una verginità, e la gente ci è cascata. Perché la gente, la gente di oggi, vede il successo e solo il successo, e dell'onore e del rispetto non gliene può fregare di meno. Poi, se mi chiedi se tutto questo mi piace, ti poteri anche rispondere di no. Ma questi sono i tempi in cui ci tocca vivere, e come dicono i francesi, à la guerre comme à la guerre.
  14. Rispetto il tuo punto di vista, ma credi davvero che il maggior fatturato, diciamo, del Real Madrid rispetto alla Juventus sia generato dalla maggior “protezione” mediatica del marchio “Real Madrid”? Credi che in Catalogna o a Bilbao il Real non venga costantemente diffamato e preso per il c**o? Senza voler minimamente offendere, io credo che il tuo atteggiamento (che tu stesso definisci “estremistico”) , non sia affatto rappresentativo della maggioranza del tifo juventino, che vive la propria passione in modo meno radicale e sui fatti del 2006 si è comunque messo il cuore in pace. Parere mio, ovviamente, ma gli abbonamenti allo Stadium e a Juventus Channel, il fatturato e in generale la visibilità del marchio in Italia e all’estero sono in crescita continua dal 2011, nonostante il ritorno alla grande del “sentimento popolare” anti-juventino. Questo avviene perché per una società sportiva l’unico sistema per aumentare la propria penetrazione commerciale sta nell’immagine vincente, e l’immagine vincente si costruisce con le vittorie, nell’immaginario di “lovers” vecchi e nuovi. Quanto al fatto che l’immagine di “ladri” possa danneggiarci all’estero, mah… a parte il fatto che non ce lo vedo proprio un tifoso sloveno o nepalese leggere Pistocchi e Varriale, resta il fatto che chi tifa Juve, lo fa per la sua visibilità in Champions League e per i suoi successi in Italia, punto. Di squadre sostanzialmente intonse dal punto di vista dell’immagine è pieno, dall’Udinese al Crotone, ma non le caga comunque nessuno.
  15. Mi permetto di dissentire, e ti propongo una piccola serie di pensieri in libertà che deve essere intesa come occasione di scambio di opinioni su una materia – il marketing – che non è la mia, ma sulla quale comunque ho una certa esperienza “diretta” per motivi di lavoro. La Juventus, come azienda, vende un prodotto molto particolare che è l’intrattenimento sportivo, affatto diverso da una qualsiasi altra merce che si possa valutare in base a criteri “oggettivi” (tipo un automobile). Il “prodotto” venduto dalla Juventus attiene al campo delle emozioni, dei sentimenti, e non è disgiungibile dal campo della libera e spassionata opinione personale. Ogni grande azienda, italiana e non, si confronta con “haters” e lovers”, ma questi sono entità mobili sulla base della personale e “soggettiva” valutazione delle caratteristiche del prodotto. Oggi odio le Fiat perché le ritengo macchine fatte col cartone, ma posso liberamente e in ogni momento cambiare opinione se la Fiat (nella mia personale opinione) si mette in seguito a costruire macchine decenti. Nel caso di una squadra di calcio, “haters” e “lovers” si definiscono in base a criteri personalissimi e rigidissimi, sono quasi inesistenti i casi di libera ed improvvisa variazione del “credo” calcistico. In poche parole, chi odia la Juventus perché “ruba le partite” lo fa in base ad un “credo” che non cambia nemmeno di fronte ad ogni logica e razionale dimostrazione del contrario. Sulla base di considerazioni molto simili a quelle che ho fatto sopra, gli esperti di “marketing” di una squadra di calcio sanno perfettamente di poter rivolgere le proprie attenzioni solo a due tipologie di acquirenti: Sul mercato “domestico”, i “lovers” timidi e commercialmente non attivi; Sul mercato straniero è invece possibile attirare “nuovi lovers” in quanto l’appartenenza calcistica non è soggetta a determinazioni di tipo culturale, locale, storico, famigliare eccetera Il valore del marchio non è minimamente toccato dalle maldicenze degli “haters”. Si tratta di una categoria che si definisce “a priori” e che non fa altro che continuare a convincersi di ciò di cui è già convinta, perciò l’impatto commerciale su di loro è zero. I “lovers” per gli stessi motivi invece non vengono minimamente influenzati dalle maldicenze, che possono avere addirittura un effetto positivo di ricompattamento, senso di appartenenza, voglia di riscatto, “noi contro loro”, eccetera eccetera. Inoltre, ogni maldicenza in materia di calcio (campo in cui l’emotività è fattore riconosciuto e imprescindibile), può sempre essere giustificata con la passione ed il folklore. Controbattere a colpi di querele ogni “sparata” anti-juventina sarebbe quindi del tutto inutile ed anzi antieconomico. Naturalmente mi riferisco alle semplici “sparate” di ex-calciatori, presidenti di squadre avversarie, cosiddetti esperti, commentatori e tutto la variegata tipologia di mezzi-personaggi che popolano il mondo del calcio. Ben diversa è la situazione di veri e proprie aggressioni mediatiche basate su class-action, processi penali, e condanne giudiziali. In quel caso i danni possono essere devastanti, ne sanno qualcosa ad esempio la Volkswagen o le imprese produttrici di tabacco, o la stessa Juventus con Calciopoli. Sono queste le vere “mine vaganti” sulla strada di una grande azienda, ed è preciso impegno del “management” evitarle per quanto possibile. Quanto poi alla “presenza scenica” dei vari protagonisti juventini, non possiamo certo pretendere che ognuno di loro abbia la l’ironia e il fascino di un intrattenitore televisivo. Lo scopo di Marotta è quello di fare il calcio-mercato, non di raccogliere “like” sui social o tele-voti alla TV, e lo stesso si può dire dei giocatori che preferisco diano il meglio di sé in campo, piuttosto che davanti alle telecamere. In definitiva, e per concludere, approvo con qualche piccola riserva l’atteggiamento della Juventus in materia di pubbliche relazioni. Naturalmente, certi aspetti andranno curati di più: mi riferisco alla presenza sui “media” televisivi che andranno sfruttati più di quanto si faccia ora, anche se il lavoro fatto su “Juventus Channel” mi sembra incoraggiante.
  16. Sì. E i genovesi sono tirchi. E gli italiani hanno i baffi e suonano il mandolino. Si chiamano "luoghi comuni", e colpiscono chiunque. Non puoi rettificarli a colpi di querele e di comunicati-stampa, ti piaccia o no. Il livello di risposta deve commisurarsi al livello dell'offesa. Se l'Italia pullula di caproni rosicanti, il problema è solo loro, e del loro epatologo.
  17. Premesso che condivido dalla prima all’ultima riga tono e contenuto del comunicato… … ad alcuni utenti ricordo che NON è vero che la Juventus stia SEMPRE zitta in caso di offese, illazioni e pseudo-denunce provenienti da chicchessia. Soltanto, misura attentamente e intelligentemente il bersaglio. Vi ricordo i comunicati MOLTO precisi e MOLTO pesanti nei confronti del caso Vucinic-Guarin (che costrinse Thohir ad una penosa e apodittica difesa) e nei confronti del “geometra” Galliani (che se ne rimase poi abbastanza zitto e muto). Avrete notato che è bastato un “tweet” di quattro righe da parte di Andrea Agnelli a costringere il magistrato inquirente ad emettere un comunicato pubblico di precisazione e rettifica delle notizie apparse sulla stampa. Certi risultati li ottieni solo se non parli a vanvera e in continuazione, ma se mantieni un adeguato livello di credibilità. Ed un sistema perfetto per NON avere credibilità è emettere comunicati del c**** a raffica, ad ogni rutto dei vari Pistocchi, Varriale e cialtroni vari.
  18. Vedo che molti di voi qui dentro continuano a non venire a patti con alcuni concetti giuridici sui quali è interamente basato il processo penale di Napoli (c.d. “Calciopoli”), tra cui il “reato di pericolo” e il “tentato delitto”. Luciano Moggi, fin dalle prime fasi dell’inchiesta per finire con la sentenza di Cassazione, viene imputato di “tentata associazione a delinquere, finalizzata alle frodi sportive”. Tutto il lavoro degli inquirenti sarà sempre, e sottolineo sempre, dedicato a dimostrare l’esistenza di questa associazione, e mai, e sottolineo mai, a dimostrare l’esistenza delle frodi (che vengono desunte, e non provate). Tutto l’enorme lavoro fatto dai tifosi juventini (Ju29ro, Giùlemanidallajuve eccetera) ma anche dalla stessa difesa di Moggi, volto a dimostrare l’inesistenza delle frodi è ovviamente meritorio e benefico, ma sostanzialmente ininfluente sulle sentenze. Le quali si limitano ad affermare che, sì, Moggi operò per costituire una associazione che aveva tra i suoi scopi quello di concludere delle frodi sportive. Il fatto che queste frodi non si siano mai concretizzate è secondario. So che questo vi può sembrare abominevole, ma in realtà è la legge, e se ci pensate bene vi accorgerete che non è nemmeno così abominevole: in fin dei conti, sapere che i partecipanti ad una cellula diciamo dell’ISIS siano liberi di andarsene in giro incensurati perché non sono ancora riusciti a piazzare nessuna bomba o ad ammazzare nessuno, sembrerebbe a tutti piuttosto pericoloso e “ingiusto”, non è vero? Tutto, e ripeto tutto, l’impianto delle sentenze gira attorno alla costituzione della associazione, alla sua capacità “potenziale” ed al ruolo di “capo” riconosciuto della stessa rivestito da Luciano Moggi. Anche, notate bene, la famosa vicenda di Paparesta “chiuso negli spogliatoi”. Che, come tutti sanno (giudici compresi), non è mai avvenuta; e chi afferma il contrario, si è visto dare torto in tribunale (a Catanzaro). Eppure questo fatto inesistente continua a venire citato nelle sentenze. Perché? E’ semplice, perché: - Moggi ne parla con la massima serietà, anche ad una certa distanza temporale dai fatti, come di una cosa che aveva fatto sul serio (e che quindi “poteva” tranquillamente fare in concreto), e - i suoi interlocutori quando lo ascoltano non gli ridono dietro ma anzi accettano con la massima tranquillità questo fatto, confermando la loro convinzione nella “possibilità” che potesse essere concretamente avvenuto. Questo, unito agli altri elementi costitutivi della associazione, viene a confermare (nell’impianto della sentenza) che Moggi “poteva” chiudere un arbitro negli spogliatoi. Il fatto che non ciò non si sia verificato è secondario. Tutto questo potrà sembrarvi assurdo, ma è la legge italiana. E’ chiaro che, volendo a tutti i costi “incastrare” qualcuno, queste fattispecie giuridiche potrebbero essere utilizzate su ciascuno di noi – ma il fatto è che a nessuno verrà mai in mente di mobilitare per anni i Carabinieri per costruire una ipotesi di “reato di pericolo” nei nostri confronti. Nel caso di Moggi, è chiaro che l’indagine maniacale su di lui (e solo su di lui) trovò spunto nell’ambiente avvelenato dai sospetti del calcio italiano, dalla sua pessima fama di “boss” (ruolo che peraltro lui accettava quasi con piacere), e da una campagna di stampa contraria che durava da anni. Lui da parte sua si dimostrò del tutto malaccorto, non si accorse di quello che gli stava crescendo attorno, ed anzi si lanciò in iniziative improvvide ed autolesionistiche quali la pessima idea di frasi una “rete” personalizzata di utenze telefoniche estere, offrendo su un piatto d’argento la prova dell’esistenza di un “circuito” potenzialmente utilizzabile per scopi illeciti. Quanto sopra, solo per offrire qualche squarcio di chiarezza sulle sentenze di Napoli che altrimenti potrebbero sembrare frutto di malagiustizia. Su tutto il resto, sul cosiddetto “processo sportivo” (un inconcepibile pastrocchio nonché vero e proprio aborto giuridico), sulle responsabilità di Elkann nella retrocessione della Juventus e nella revoca degli scudetti, sull’ abominevole linciaggio mediatico da parte di una stampa asservita, la penso esattamente come la maggior parte di quelli che hanno scritto qui dentro.
  19. In poche parole? Ho rivalutato la sua intelligenza. Jaki non è un cretino, è tutto fuorché un cretino. E basta vedere come si è mosso da quando ha le redini del gruppo in mano. Uno così non si fa infinocchiare inconsapevolmente, credimi.
  20. Che a John Jacob Elkann freghi poco o nulla di quanto è accaduto alla Juventus tra il 2006 e il 2010, per me è innegabile. Quello a cui frega qualcosa della Juventus è Andrea Agnelli; e anche questo, per me, è innegabile. Inizialmente pensavo che John Jacob Elkann potesse essere considerato un testimone inconsapevole di quello che successe ai tempi di Calciopoli, ma oggi ho cambiato idea. Non è il tipo: secondo me sapeva perfettamente quello che stava succedendo, ma decise di non mettersi in mezzo, perché aveva capito che in quel momento e in quel contesto, rischiava di giocarsi certe alleanze di cui poteva aver bisogno negli anni successivi. Quel vecchio marpione di Moratti lo sa, e sa che senza l’altolà di Elkann ai suoi avvocati ed alla stampa a lui amica, col c**** che avrebbe potuto insediare la sua squadra al primo posto in classifica negli anni successivi. Lo sa, e non ne fa un mistero. Non credo invece ad un ruolo “attivo” di Elkann nella vicenda. Calciopoli nasce per effetto di un mix irripetibile di condizioni diverse: la “guerra di successione” all’interno della famiglia Agnelli, il “ribaltone” di poteri ai vertici della FIGC che in molti aspettavano ed auspicavano, il cambio di timone al Governo del Paese (la ministra Melandri va al governo pochi giorni prima dello scoppio dello scandalo), eccetera. Non è certo su istigazione o comando di Jaki che Narducci, Beatrice, Arcangioli, Auricchio, la Procura di Napoli e i Carabinieri di Roma si muovono come si muovono. C’era da lungo tempo una tensione crescente tra la posizione predominante della Juventus e quella subordinata di tutte le altre squadre, in un ambiente avvelenato, pieno di sospetti e totalmente privo di scrupoli. Occorreva, alla Juventus, una guida forte ed accorta: ma, in quel momento, tutto stava nelle mani di Lucianone Moggi da Monticiano, uno che conosceva il calcio e i calciatori ma che evidentemente non era preparato a muoversi tra spionaggio industriale, intercettazioni e dossieraggi. Moggi si muoveva con la grazia dell’elefante nella cristalleria, senza di fatto nessuno che lo consigliasse e lo guidasse, e commise svariati errori strategici: primo fra tutti, la sciagurata idea di farsi una “rete privata” di utenze telefoniche straniere che finì poi per essere la principale fonte di prova dell’esistenza di una “cupola” associativa, pur in totale assenza di prova dell’utilizzo di tale rete per scopi illeciti (nulla di strano, in questo. La legge italiana per ovvi motivi - essendo il nostro il Paese in cui è nata la mafia -, punisce duramente la stessa esistenza di forme associative potenzialmente dedite ad attività illecite, anche se di fatto tali associazioni risultano inefficaci).
  21. Ok, ma stiamo parlando del "brutto giuoco di Allegri" o di qualcos'altro? Perché ciò che dici si può applicare, volendo, anche all'intera storia della Juventus in Champions dal 2003 ad oggi almeno. E allora il discorso si allarga, e di parecchio.
  22. A me sembra che due movimenti senza palla, due sovrapposizioni eccetera eccetera li facciamo tranquillamente. Anche tre, o quattro. Tieni presente che il calcio non sarà una scienza esatta, però sei hai c**o potrai vincere una partita o due, ma poi basta. E le vittorie cominciano ad essere un po' tantine per essere solo questione di c**o. Forse (ma solo forse, eh), la squadra è meno sconclusionata di quanto a noi, che alleniamo dietro la tastiera, possa sembrare. Fermo restando che le opinioni sono libere e io le rispetto tutte.
  23. Inutile sbaruffare su cos’è “bel giuoco” e cosa non lo è. Se lo chiediamo a ciascun forumista, verranno fuori almeno cinquemila risposte diverse. E’ indiscutibile che una squadra con un modulo ben preciso e mandato a memoria giochi in maniera “visualmente” più fluida. Dato per appurato che la Juventus attuale non dà riferimenti di questo tipo, la vera domanda è: ciò accade A) perché Allegri è un incapace, B) oppure per una precisa scelta? Tutti quelli che criticano Allegri lo fanno perché, implicitamente o esplicitamente, si sono dati la risposta A). La risposta B) se la danno solamente quelli che hanno capito che, per una precisa scelta tecnica, Allegri NON VUOLE che la squadra giochi con un solo modulo. E perché fa questa scelta, così difficile e rischiosa? Ma perché ha capito che il mercato ti può portare via un giocatore fondamentale da un anno all’altro, che gli infortuni sono frequenti, che gli avversari mirano più a bloccare il tuo gioco che a importi il loro. Senza contare che il turn-over è una necessità, e non tutti i giocatori possono giocare con tutti gli schemi. La squadra in questi due anni ha perso Pirlo, Pogba, Vidal, Morata, oltre a molti comprimari utili. Ci sono stati infortuni piuttosto gravi. Una qualsiasi altra squadra italiana ne sarebbe uscita distrutta. La Juve no. Il Napoli, perso Higuain, era riuscito a sostituirlo degnamente, ma è bastato che Milik si rompesse, privandoli di un tassello fondamentale per il gioco di Sarri, e tutto il castello è crollato. Questo, perché il Napoli giocherà anche a memoria, ma SOLO con quello schema. Rompete lo schema, e sono finiti. La Roma, idem. Il Sassuolo, uguale. Tenetelo sempre a memoria, quando criticate Allegri. Secondo me ha fatto tesoro dell’esperienza al Milan, quando gli smantellarono la squadra che aveva vinto il campionato, e lui non riuscì a ricostruirla in tempo per contrastare la Juve di Conte che gli portò via la vittoria sotto il naso.
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