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Giancarlo Gonnelli aveva 45 anni (non 20 come erroneamente indicato in molti siti) ed era custode presso l'Istituto Comprensivo Niccolini di Ponsacco, Pisa. La moglie racconta che Giancarlo era andato a Bruxelles con la figlia Carla (non Laura come anche qui erroneamente indicato in più parti), come regalo dei 18 anni della ragazza.

Il papà e la figlia furono travolti dalla folla in fuga. Giancarlo non tornò, mentre Carla fu sotterrata sotto una serie di corpi e perse conoscenza. Fu salvata da un inglese di Liverpool (un eroe che salvò non solo lei ma altre 7 persone), tirandola fuori da un cumulo di corpi e accompagnadola all'ospedale. Il giovane inglese si chiama John Welsh (o Wells) e all'epoca aveva 27 anni. Era riuscito a tirare fuori già 7 corpi ed era stremato. Dichiarò che non ce la faceva più, ma a un certo punto vide una mano sottile con un anellino spuntare da sotto una pila di corpi. Con le forze rimaste la tirò fuori e la mise su un ambulanza e con lei andò all'ospedale, salvandole la vita. Carla era in coma.

Qui la storia di John. Onore a lui.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/06/15/dopo-tanto-dolore-finalmente-una-luce.html

RIP GIancarlo, un abbraccio alla famiglia e un grazie di cuore a John. Un vero eroe. Insieme a qualche centinaio di bestie c'erano persone normalissime che come la stragrande delle persone era andata alla partita per una festa. Da ricordare sempre che odiare gli inglesi o odiare Liverpool vuol dire odiare gente come John, la stragrande maggioranza di persone perbene che si trovò coinvolta suo malgrado in un inferno.

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Giancarlo Gonnelli aveva 45 anni (non 20 come erroneamente indicato in molti siti) ed era custode presso l'Istituto Comprensivo Niccolini di Ponsacco, Pisa. La moglie racconta che Giancarlo era andato a Bruxelles con la figlia Carla (non Laura come anche qui erroneamente indicato in più parti), come regalo dei 18 anni della ragazza.

Il papà e la figlia furono travolti dalla folla in fuga. Giancarlo non tornò, mentre Carla fu sotterrata sotto una serie di corpi e perse conoscenza. Fu salvata da un inglese di Liverpool (un eroe che salvò non solo lei ma altre 7 persone), tirandola fuori da un cumulo di corpi e accompagnadola all'ospedale. Il giovane inglese si chiama John Welsh (o Wells) e all'epoca aveva 27 anni. Era riuscito a tirare fuori già 7 corpi ed era stremato. Dichiarò che non ce la faceva più, ma a un certo punto vide una mano sottile con un anellino spuntare da sotto una pila di corpi. Con le forze rimaste la tirò fuori e la mise su un ambulanza e con lei andò all'ospedale, salvandole la vita. Carla era in coma.

Qui la storia di John. Onore a lui.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/06/15/dopo-tanto-dolore-finalmente-una-luce.html

RIP GIancarlo, un abbraccio alla famiglia e un grazie di cuore a John. Un vero eroe. Insieme a qualche centinaio di bestie c'erano persone normalissime che come la stragrande delle persone era andata alla partita per una festa. Da ricordare sempre che odiare gli inglesi o odiare Liverpool vuol dire odiare gente come John, la stragrande maggioranza di persone perbene che si trovò coinvolta suo malgrado in un inferno.

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Antonio Ragnanese era nato a San Severo, Foggia, ma si era trasferito in Lombardia per lavoro. Aveva 29 anni e viveva a Brugherio, Milano in una villetta vicina a quella del fratello Ciro. Lavorava come odontotecnico a Milano. Entrambi andarono a Bruxelles, Antonio non ce la fece e Ciro fu ferito. Di Antonio nessuna foto in rete.

RIP Antonio e un grosso abbraccio alla sua famiglia.

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Tra le vittime c'era anche Gianfranco Sarto, di Donada, Rovigo. Aveva 57 anni ed era il titolare di un'officina meccanica di autoriparazioni a Porto Viro. Era partito dal Basso Polesine con un amico, aveva acquistato i biglietti per la partitissima. E poi, poi scoppiò il finimondo.

"Ricordo bene quella sera - dice Roberto, il figlio di Gianfranco che allora aveva 19 anni - io guardavo la partita in tv con la mia famiglia. Vedemmo tutto quello che successe, quelle scene di pazzia, i morti. Ma non ci preoccupammo per mio padre perché aveva acquistato i biglietti attraverso uno Juventus club di Torino, e la tv inquadrò uno striscione del club nella curva opposta agli scontri e alla ressa mortale. La famigerata curva col settore Z dell'Heysel".

Invece il destino aveva deciso di giocare uno scherzo assurdo e atroce. Il club infatti aveva acquistato anche biglietti del settore Z, uno dei quali toccò a Gianfranco. "Il giorno dopo - continua Roberto - alle cinque del mattino ci svegliarono i carabinieri. Ci dissero che fra i 39 morti c'era anche mio padre".

"Domenica scorsa lo stadio di Torino ha ricordato le vittime con cartelli con i nomi dei morti. C'era anche quello di mio padre. Mi sono commosso". E il 6 giugno c'è una finale di Champions della Juventus. "La guarderò in tv - chiude Roberto - E di sicuro avvertirò un brivido agrodolce: l'attesa per la partita e il dolore per mio padre, strappato alla vita troppo presto".

Qui l'articolo dell'intervista.

http://polesine24.it/Detail_News_Display/Porto%20Viro/l-heysel-si-e-preso-gianfranco-sarto-oggi-lo-ricorda-suo-figlio-roberto

Una preghiera per Gianfranco e un abbraccio a Roberto e alla famiglia. Non vi abbiamo dimenticato.

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Bruno Balli aveva 50 anni ed era il presidente dello Juventus Club Traballe (Prato). Il fratello Riccardo 30 anni dopo ricorda così quella serata.

http://iltirreno.gelocal.it/livorno/sport/2015/05/27/news/quei-5-toscani-morti-di-calcio-1.11503732

Riccardo sta cenando a casa di amici. È a Prato, la sua città. Suo fratello Bruno – tifosissimo bianconero e presidente dello Juventus Club Traballe – si trova all’Heysel per assistere alla finale di Coppa Campioni. È tranquillo, Riccardo. Rimane tranquillo anche dopo che, acceso il televisore, apprende dei disordini, dei morti, di quella partita che si è giocata nonostante la tragedia. Riccardo è sereno perché suo fratello, Bruno, è una persona tranquilla.

Ma soprattutto perché aveva comprato i biglietti per la curva N, dalla parte opposta rispetto a dove la furia omicida degli hooligans, consumatasi in uno stadio totalmente inadeguato con un servizio d’ordine praticamente inesistente, aveva appena spezzato le vite di un numero imprecisato di persone. È mezzanotte. Riccardo va a dormire. Felice per suo fratello, che immagina felice per la vittoria della Vecchia signora. Meno per sé stesso, visto che lui, a differenza di Bruno, è un tifoso viola. Sono le 2,30. Il telefono squilla. È la Farnesina. «Bruno è morto». Travolto dall’avanzata degli hooligans, che avevano facilmente divelto l’inefficace rete che divideva le curve X e Z, stava caricando la sua cinepresa e non ha avuto il tempo di scappare. «Io ero tranquillo proprio perché certo che lui non stesse nel settore Z – racconta Riccardo Balli – e quando ho ricevuto quella telefonata sono caduto dalle nuvole». La partita, lui, non l’ha neanche guardata. Poi, alla notizia della tragedia, ha cercato subito di capire in che parte dello stadio si fosse consumata. «Curva Z? Meno male, tanto non è là», ha pensato Riccardo. Purtroppo, però, Bruno stava proprio lì. Era stato spostato in un settore neutro. Un settore riservato a coloro che non tifavano né Juventus, né Liverpool. Una tragedia annunciata, come ripetono a trent’anni di distanza i parenti delle vittime dell’Heysel.

RIP Bruno e un abbraccio alla famiglia.

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Tarcisio Venturin di Pero (MI) aveva 23 anni e lavorava come operaio presso un'azienda di porte per ascensori. È descritto come una persona tranquilla, un bravo ragazzo con l'unica passione il calcio e il tifo per la Juventus. Partì per Bruxelles con il Juventus Club Legnano ma non tornò indietro. Qui un filmato RAI dell'epoca con la mamma e il papà di Tarcisio subito dopo avere avuto la triste notizia. Poche immagini che rendono bene il dolore straziante di chi ha perso la persona più cara. Non ci sono parole da aggiungere, se non che non lo dimenticheremo MAI. Un caro abbraccio ai suoi genitori. RIP Tarcisio.

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Enzo-Biagi-racconta-strage-Heysel-Juventus-Clubstoria-di-un-tifoso-da-Linea-Diretta-del-29-maggio-1985.-La-vicenda-di-Tarcisio-Venturin-5620afe5-6ef7-46bc-9148-73ee5131c90b.html

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Franco Martelli di Todi era uno studente e aveva 22 anni. Di lui pochissimo in rete. La sua mamma Bice (insegnante elementare) dopo la sua scomparsa si impegnò in una vera e propria missione verso la sensibilizzazione tra i giovani alla fraternità, all’amore per la vita e ovviamente alla necessità di uno sport pulito e soprattutto lontano dalla violenza, dagli eccessi e dagli odi tra fazioni diverse. Alla mamma, una signora piccina e dolce, come si vede nel documentario Requiem for a final, un grosso abbraccio da parte mia. Per Franco voglio postare un saluto lasciato da un suo amico in rete.

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jimbo

#2 jimbo 2015-05-27 21:32

Lillo seguirà la prossima da lassù e lo farà con lo stesso entusiasmo che aveva la sera precedente quel maledetto 29 maggio quando ci saluto on piazza cpn la bandiera bianconera in mano. R.I.P. vecchio amico.

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Claudio Zavaroni di Reggio Emilia aveva 28 anni quando morì allo stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985.

Era arrivato con il pullman dei reggiani, per assistere alla finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.

«Spettatore atipico della partita, sportivo ma mai tifoso, partito per concedersi una vacanza, uno svago, un’altra curiosa osservazione del mondo, questa sì a lui molto distante», come lo descrivono i suoi amici.

Zavaroni era molto conosciuto a Reggio. Aveva avviato da tre anni uno studio fotografico dedicato a foto di moda e il suo talento stava emergendo nel panorama delle riviste di settore; questa sua vocazione per la fotografia era maturata già in epoca giovanile portandolo a compiere importanti lavori di ricerca a carattere antropologico sul mondo rurale e montano, che diedero corpo alla sua mostra più importante: «Ritratto d’Appennino».

http://www.ilrestodelcarlino.it/reggio_emilia/cultura/2010/05/05/327616-ricordo.shtml

RIP Claudio

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L'ultima vittima cui voglio rendere omaggio è Domenico Ragazzi, 43 anni, muratore. A Ludriano, 800 abitanti nella provincia Bresciana, allenava la squadra di calcio dell' oratorio. Celibe, lascia sette sorelle e due fratelli. Dal paese vennero in sessanta all'aeroporto ad attenderlo: hanno portato la bandiera con lo stemma, nessuno avrà il coraggio di aprirla. Di lui nessuna foto, il ricordo dei suoi parenti e amici in Requiem for a final.

Qui l'articolo completo di Repubblica che racconta dell'arrivo delle bare all'aeroporto di Milano. Non ci vuole molto ad immaginare il dolore di quel giorno nei cuori dei familiari e degli amici.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/06/02/al-rientro-lacrime-tricolori.html

RIP Domenico, un abbraccio a tutta la famiglia.

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Domenico era l'ultimo della lista. Dietro il numero 39 c'erano persone in carne ed ossa, c'erano famiglie e amici, la cui vita cambiò drasticamente. Era una partita di calcio e non una guerra. Chi era nel settore Z non era un guerriero, un ultras, uno abituato menare le mani. Erano persone tranquille e normali che volevano passare una giornata di festa, di gioia per la loro amata Juventus. All'avanzare dei teppisti fecero l'unica cosa che gente normale avrebbe fatto: indietreggiare. L'assenza di via di fuga fece il resto. Furono usati e continuano ad essere usati come oggetto di scherno da gente ignobile, senza umanità. Usati come strumenti per poter gettare veleno contro la Juve e i suoi tifosi. Invece di considerare quella notte come una tragedia nazionale in breve il tutto si ridusse ad una ridicola diatriba sulla opportunità o meno di giocare, sulle esultanze dei giocatori in campo e dei tifosi a casa nelle piazze. In breve i 39 e le loro famiglie furono dimenticati da quasi tutti. Un processo farsa con teppisti presi a casaccio e puniti in maniera ridicola, una sospensione dalla coppe e finì lì. Per i 39 cadde il silenzio, rotto soltanto dal lavoro dell'Associazione dei familiari e dai "cattivi" ultras della Sud, che non mollarono mai nel tenere in vita il ricordo di quei poveretti. L'anno scorso per il trentennale finalmente l'intera Italia fu costretta a sentire di nuovo le loro storie e da allora non finiremo mai di ricordare al mondo che non si deve morire per una partita di calcio e che i 39 devono essere rispettati da TUTTI. Nei 39 c'erano imprenditori, muratori, bidelli, fotografi, studenti, casalinghe, carrozzieri, medici, dentisti, politici, ristoratori, benzinai, operai, ecc. ecc.

Uomini, donne, ragazze e bambini. C'erano italiani, belgi, francesi e un nord irlandese. C'erano tifosi juventini e anche 3 tifosi interisti e persino gente cui il calcio interressava poco. C'era il mondo in quella curva, quella parte di mondo perbene che non va oltraggiata, derisa o insultata. Va soltanto ricordata e amata per sempre.

NESSUNO MUORE SE VIVE NEL CUORE DI CHI RESTA.... PER SEMPRE !

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Per i 39 e le loro famiglie.

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Torino non vi ha dimenticato.

GRAZIE a Beppe e a quelli di Via Filadelfia 88

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Joined: 15-Feb-2009
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Sempre nel cuore.

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Joined: 05-Oct-2008
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Oggi è quel giorno

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Joined: 03-Oct-2015
289 messaggi

Impossibile dimenticare, doveroso ricordare. +39

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Joined: 04-May-2007
28359 messaggi

"Loro non invecchieranno, come noi lasciati a invecchiare,

la vecchiaia non li logorerà, né gli anni li condanneranno.

Al calar del sole e al mattino

noi li ricorderemo."

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Joined: 08-Sep-2006
1010 messaggi

Riposate in pace.

E se potete da dove siete fate capire a quelli che sono qui l'importanza della vita, della libertà e del rispetto.

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Joined: 21-Sep-2014
17801 messaggi
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Il ricordo indelebile per i nostri angeli, sarà sempre vivo nei nostri cuori e nelle nostre menti...Sempre.

Modificato da Apache a vita!

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Joined: 12-Apr-2011
60284 messaggi

Rip

Inviato dal mio HUAWEI G750-U10 utilizzando Tapatalk

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Joined: 28-Jun-2009
304 messaggi

Requiescant In Pace 

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Joined: 26-Jul-2006
3302 messaggi

Ho ancora i giornali di quei giorni.Li ho conservati con la massima cura.Per non dimenticare:MAI.

 

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Joined: 09-Oct-2007
66 messaggi

che bel contributo. complimenti +39 sempre

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Joined: 07-Jul-2008
53603 messaggi

Per sempre nei nostri cuori 

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