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I Presidenti

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1



Eugenio Canfari
 

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(Dal 1897 Al 1898)

 

Biografia:

Eugenio Canfari, Enrico Canfari: la prima Juventus è legata ai nomi dei suoi due primi presidenti, convertiti al calcio che stava nascendo dai giovani entusiasti studenti del “Massimo d’Azeglio” che, sulla mitica panchina, avevano posto le basi della squadra bianconera. I due Canfari amavano la ginnastica ed il ciclismo (il padre era il proprietario di un negozio-officina di vendita e riparazione di biciclette in corso Re Umberto 42 a cento metri dal “d’Azeglio”), ma si appassionano presto al “football”. Nel 1897, la loro bottega diventa la primissima sede della neonata Juventus, Eugenio assume la presidenza con un’impegnativa dichiarazione:
Il primo passo di Eugenio Canfari come presidente provocò un vero e proprio terremoto: la sua richiesta di una lira, come tassa, provocò alcune partenze. Qualche tempo dopo, essendo troppo stretta la bottega, dovette sborsare lui le sei lire dell’affitto di quattro camere e servizi che qualcuno chiamò allora: «poco più di una stalla».
Segretario fu eletto Enrico Piero Molinatti; era lui che doveva firmare le tessere, tenere la modesta cassa, provvedere all’acquisto del primo pallone scovato in un piccolo negozio di via Barbaroux, nel cuore della città, dove un certo Jordan vendeva stoffe e vestiti “principe di Galles”.
La presidenza di Eugenio Canfari durò un anno: il passaggio di consegne al fratello Enrico fu indolore, una semplice successione fra due persone che avevano sempre lavorato, sia per il negozio, sia per la società bianconera, fianco a fianco. 




«Chi indossa la nostra divisa, le rimarrà fedele malgrado tutto e la terrà come prezioso ricordo. »

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2



Enrico Canfari
 

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(Dal 1898 Al 1901)



Biografia:

Enrico Francesco Canfari (Torino, 1879 – 1915) è stato un calciatore e dirigente sportivo italiano. Insieme al fratello Eugenio è uno dei fondatori della società calcistica Sport Club Juventus (attualmente nota come Juventus Football Club), la più titolata d'Italia ed una delle più vittoriose al mondo.
Canfari era studente del Liceo Classico "Massimo D'Azeglio" di Torino quando, nel 1897, insieme ad alcuni compagni di scuola fondò la società, destinata a diventare la più amata dai tifosi italiani.
Canfari giocò anche nella Juve nel campionato del 1900 e del 1901, prima di divenire a tutti gli effetti il secondo Presidente del club, dopo il fratello, Eugenio Canfari, che occupò il ruolo a partire dalla fondazione della Vecchia Signora.
Nonostante i suoi trascorsi bianconeri, nel 1903 si trasferì in Lombardia dove fu tesserato dal Milan, squadra con la quale fu eliminato nella semifinale del campionato del 1904 proprio dalla Juventus.
Morì nel 1915 nella Terza battaglia dell'Isonzo durante la Prima guerra mondiale.




« L'anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohemien, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare. »

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3

 

Carlo Favale
 

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(Dal 1901 Al 1902)



Biografia:
 

Favale, studente del liceo Massimo d'Azeglio, fu tra i soci fondatori della Juventus, di cui assunse la presidenza nel 1901. Sotto la sua presidenza entrarono nel club i primi giocatori stranieri.

La Juventus disputò sotto la sua presidenza la stagione 1902 giocando nel girone piemontese con altre tre squadre torinesiF.C. TorineseAudace Torino e Società Ginnastica, il girone eliminatorio del quinto campionato di calcio ma, alla fine, dovette cedere il passo al F.C. Torinese.

Durante la sua gestione, per la terza volta consecutiva, gli juventini vinsero la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.

Lasciò la guida della società a Giacomo Parvopassu nel 1902 a causa degli impegni di studiio.

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4

 

 

Giacomo Parvopassu
 

 

 

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(Dal 1903 Al 1904)

 

 

Biografia:

Due anni dopo la nomina di Carlo Favale, prese il posto di quest'ultimo il già allora dirigente Giacomo Parvopassu, che comincio a preparare il terreno circa l'ingresso, che avverrà l'anno seguente, dello svizzero Alfred Dick.

 

 

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5

 

Alfred Dick
 

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(Dal 1904 Al 1906)

 

Biografia:
 

Nato in Svizzera, trasferitosi molto presto a Torino, fu amministratore di un'azienda di pelli e calzature nonché un imprenditore dalle idee moderne ma dal carattere difficile e dal comportamento umorale. Dick fu presidente del Foot-Ball Club Juventus dal 1905 al 1906, periodo in cui diede alla squadra torinese una vera e solida struttura organizzativa, tesserando i primi stranieri e consentendo ai calciatori bianconeri di giocare su un campo vero, quello del Velodromo Umberto I, tutt'altra cosa rispetto all'inadeguato terreno di piazza d'armi fin lì calcato. Durante la sua presidenza, la formazione piemontese conquistò nel 1905 il suo primo titolo nazionale.

 

L'anno seguente, il 1906, quando giunse il momento di votare per il rinnovo della presidenza, Dick venne estromesso dal consiglio direttivo bianconero; in conseguenza di ciò, nonché della svolta verso il professionismo voluta dalla maggior parte dei soci, lasciò clamorosamente il sodalizio juventino. Seguito in questo gesto da un gruppo di dissidenti, si avvicinò quindi ai concittadini della Torinese, con cui fondò nello stesso anno il nuovo Foot Ball Club Torino.

 

Alfred Dick morì suicida, all'età di quarantaquattro anni, nell'agosto del 1909.

 

 

 

 

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         1905

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6

 

Carlo Vittorio Varetti
 

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(Dal 1907 Al 1910)

 

Biografia:
 

Carlo Vittorio Varetti fu uno dei fondatori e tra i primi giocatori della Juventus. Fece il suo esordio contro il Torinese Football Club, partita persa per 1-0. Fece la sua ultima comparsa in bianconero contro il Torino, in cui la Juve fu sconfitta per 4-1. Fu uno dei protagonisti del primo scudetto juventino nel 1905. In otto stagioni collezionò 25 presenze e 2 reti, entrambe segnate in due partite contro l'US Milanese nel 1905.

 

Nel 1907, anno del suo ritiro dall'attività agonistica, divenne presidente della Juventus in sostituzione dell'esautorato Dick, carica che ricoprirà fino al 1910.

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7

 

Attilio Ubertalli
 

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(Dal 1911 Al 1912)

 

Biografia:
 

Durante la breve presidenza di Attilio Ubertalli, la Juventus attraversò un periodo di crisi economica e di risultati. Nel campionato di calcio finì nona ed ultima nella classifica del cosiddetto Torneo Maggiore a dieci squadre. La Juventus si presentò al campionato successivo, iniziato ad ottobre del 1911, con un organico composto da soli dieci giocatori, finendo terz'ultima con soli 9 punti.

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8

 

Giuseppe Hess
 

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(Dal 1913 Al 1915)

 

Biografia:
 

Giuseppe Edmondo Hess. Il padre, originario della Prussia Renana, e la madre di Francoforte furono sudditi tedeschi, immigrati a Torino, dove risultano iscritti alla comunità evangelica in data imprecisata tra il 1870 e il 1880. Hess fu un giocatore della Juventus, ove giocò sia nella prima squadra che in quella riserve. Con la cosiddetta Juventus II vinse la Seconda Categoria 1905Ha avuto un'esperienza nell'Unione Sportiva Milanese, prima del suo ritorno alla Juventus.

 

Fece il suo esordio nella prima squadra juventina contro il Torino nel Derby della Mole il 7 novembre 1909 in una sconfitta per 3-1, mentre la sua ultima partita fu contro l'Inter l'11 febbraio 1912 in una sconfitta per 4-0. In tre stagioni in prima squadra collezionò 19 presenze senza segnare.

 

Ritiratosi dall'attività agonistica nel 1912, entrò nei ranghi dirigenziali juventini, divenendo presidente del club dal 1913 al 1915 e, ulteriormente membro del consiglio d'amministrazione coprendo la carica vicepresidenziale, compiendo anche la funzione di direttore della sezione tennistica bianconera tra gli anni trenta e quaranta dal Novecento. Contemporaneamente, intraprese una brillante carriera da avvocato.

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9

 

Gioacchino Armano
 

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(Dal 1915 Al 1918 - Membro del Comitato Presidenziale di Guerra)

 

Biografia:
 

Gioacchino Armano fu uno dei fondatori e dei primi giocatori della storia della Juventus, ricoprì il ruolo di mediano. Il suo esordio ufficiale avvenne l'11 marzo 1900 contro il Football Club Torinese, partita persa uno a zero. L'ultima sua partita avvenne invece contro l'Unione Sportiva Milanese persa per 2-1. In undici stagioni bianconere collezionò 24 presenze e 2 reti.

 

Dal 1907 entra nel consiglio societario, divenendo il nono presidente della Juventus, insieme a Nizza e Zambelli, durante il periodo 1915-1918, in piena Grande Guerra.

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11

 

Fernando Nizza
 

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(Dal 1915 Al 1918 - Membro del Comitato Presidenziale di Guerra)

 

Biografia:
 

Nizza entrò nella società calcistica Juventus intorno al 1905, militando nelle riserve del club bianconero, senza mai riuscire ad esordire in prima squadra.

Ritiratosi dall'attività agonistica, durante il periodo della prima guerra mondiale fu membro del Comitato Presidenziale di Guerra, che sostituiva il ruolo del presidente societario. Di questo comitato faceva parte Nizza, insieme a Gioacchino Armano e Sandro Zambelli.

Muore nel 1943 nascosto durante le pesecuzioni razziali, mentre arrestano suo fratello Umberto che verrà deportato ad Auschwitz.

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12

 

Sandro Zambelli
 

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(Dal 1915 Al 1918 - Membro del Comitato Presidenziale di Guerra)

 

Biografia:
 

Durante il periodo della prima guerra mondiale fu membro del Comitato Presidenziale di Guerra, che sostituiva il ruolo del presidente societario. Di questo comitato faceva parte Zambelli, insieme a Gioacchino Armano e Fernando Nizza.

Fu tra gli ideatori del mensile Hurrà Juventus.

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13

 

Corrado Corradino
 

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(Dal 1919 Al 1920)

 

Biografia:
 

La sua prima istruzione si è svolta fra Mondovì e Torino. Dopo una parentesi presso la facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Torino, s'iscrisse, nel medesimo ateneo, a quella di lettere, dove è stato allievo di Arturo Graf. Le sue prime produzioni poetiche, pubblicate sul periodico letterario cremonese «Il Preludio», fondato da Arcangelo Ghisleri, hanno avuto il riconoscimento di Giosuè Carducci, cui del resto Corradino stilisticamente ha tratto ispirazione.

All'inizio degli anni Ottanta, interessatosi prevalentemente alla critica letteraria, ha ottenuto la libera docenza di letteratura italiana, insegnando al Politecnico federale di Zurigo e, una volta rientrato a Torino, nel liceo Gioberti prima, presso l'Accademia Albertina di Belle Arti poi.

I componimenti poetici successivi, spogliatisi dell'iniziale adesione alla scapigliatura, rappresentano l'esito di lunghe riflessioni di ordine filosofico e religioso. Ha scritto anche opere di manualistica storica, più volte ristampate, così come il trattato Dell'arte dello scrivere, che ha conosciuto 15 edizioni sino al 1929.

Fu attivo membro del Foot-Ball Club Juventus, di cui compose nel 1915 il primo inno ufficiale del club il quale verrà cantato dai giocatori durante le partite casalinghe allo Stadio Comunale tra il 1963 e 1972. Tale inno fu pubblicato nel libro-LP Juventus primo amore. Storia sportiva e romantica della Juventus (1972), a cura del giornalista Sandro Ciotti con la collaborazione dei suoi colleghi Enrico Ameri e Bruno Mobrici.

Corradini è conosciuto nella storia della Vecchia Signora anche come uno dei creatori della prima rivista interamente dedicata al club bianconero, ovvero Hurrà Juventus, mensile uscito per la prima volta il 10 giugno 1915. Successivamente al primo conflitto, divenne Presidente del club tra il 1919 e il 1920 succedendo al triumviratocomposto durante la guerra da ArmanoZambelli e Nizza. Nel numero di Hurrà Juventus del giugno-luglio 1923 compare un ricordo di Corradini.

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14

 

Gino Olivetti
 

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(Dal 1919 Al 1920)

 

Biografia:
 

Nacque da Raffaele e da Emilia Coen, entrambi possidenti di religione ebraica. Crebbe però a Ivrea dove il padre, originario di quella città, seguiva alcune attività.

Studia giurisprudenza all'università di Torino, da dove esce laureato nel 1902 .Dopo gli studi universitari per un breve periodo viaggia l'Europa e soggiorna in Gran Bretagna, Francia e Germania. Studia a fondo le tematiche dell'associazionismo imprenditoriale e delle relazioni industriali, nonché le teorie dell'ingegnere americano Frederick Taylor sulla razionalizzazione dei procedimenti di lavoro. Promotore e primo Segretario della "Lega industriale torinese" nel 1908, fondatore e primo Segretario Generale della Confindustria, dal 5 maggio 1910 fino al 1º gennaio 1934. Nel 1907 è stato iniziato in Massoneria nella Loggia "Propaganda" di Torino. Eletto deputato nella XXV legislatura (1915-1919), è riconfermato nell'incarico parlamentare anche nelle quattro successive.

Gino Olivetti è stato anche l'undicesimo presidente della Juventus. Occupò la carica di capo del club di Torino nel 1920 e vi rimase fino al 1924. In questo periodo il club ebbe dei miglioramenti in seguito alla crisi del 1910. Fu sotto la sua presidenza che per la prima volta dei giocatori juventini furono convocati nella nazionale italiana.[3] Fu l'ultimo presidente della squadra bianconera prima dell'acquisizione di quest'ultima da parte della famiglia Agnelli nel 1923;[4] l'anno successivo lasciò il club. Fu tra i maggiori promotori della realizzazione dello Stadio di Corso Marsiglia.

Il 20 ottobre del 1939 in conseguenza delle leggi razziali Gino Olivetti, di religione ebraica, lascia l'Italia con la moglie.

Muore in Argentina nel febbraio del 1942.

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15

 

Edoardo Agnelli
 

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(Dal 1924 Al 1935)

 

Biografia:
 

Figlio di Giovanni Agnelli, il fondatore della FIAT, e di Clara Boselli e fratello di Aniceta Caterina, nasce a Verona dove è di guarnigione il padre, in quel periodo ufficiale di cavalleria. Si laurea in giurisprudenza e partecipa alla prima guerra mondialecome ufficiale di cavalleria, ma praticamente fa da autista al Gen. Luigi Cadorna. Dopo la laurea viaggia in tutto il mondo per arricchire la propria cultura in campo industriale, dato che il destino gli riserva compiti di grande importanza nell'ambito delle aziende di famiglia: è, infatti, vicepresidente della FIAT, vicepresidente delle Officine di Villar Perosa, vicepresidente del Consiglio Provinciale dell'Economia, presidente del consiglio d'amministrazione del quotidiano La Stampa, presidente del consiglio d'amministrazione del Giornale del Pinerolese.

 

Oscurato dall'ingombrante ombra del padre, uomo autoritario e deciso, non avrà molto peso nell'azienda di famiglia, governata con pugno di ferro dal padre stesso e da un outsider, un giovane che diverrà in breve tempo l'uomo di fiducia del padre: Vittorio Valletta. Edoardo si appassiona al calcio e fa del Foot-Ball Club Juventus, grazie al suo lavoro nella presidenza della società dal 1923 al 1935 (il più antico sodalizio di imprenditori nel calcio), la stella del calcio italiano con la vittoria di 6 scudetti in 10 anni, di cui 5 consecutivi.

 

« Dotato di fervida intelligenza, di grande affabilità e di quella molta esperienza, di mondo, di vita, di lavoro chi ha potuto acquistare collaborando attivamente nella direzione di grandi aziende con l'illustre suo padre, il senatore Giovanni Agnelli; cultore appassionato d'ogni genere di sport, espertissimo automobilista, direttore della Società Torinese per le Corse dei Cavalli, presidente onorario del Gruppo Sportivo FIAT, egli porta nella nostra società, insieme alla preziosa opera sua, un nome che si illumina di una delle più alte glorie sportive italiane, di una delle più meravigliose creazioni dell'intelligenza e del lavoro umano, gloria di sport, gloria di lavoro. » (Da Hurrà Juventus, rivista istituzionale della Juventus, luglio 1923)

 

Fonda anche una stazione invernale che diverrà presto prestigiosa e famosa: il Sestrière, dal nome dell'omonimo colle, a cui si giunge dal paese di origine della famiglia Agnelli, Villar Perosa, sita poco più oltre Pinerolo sulla omonima statale (la 23), che a partire da Pinerolo sale lungo la sinistra orografica del Chisone.

 

Un grave incidente stroncò la vita a soli 43 anni dell'erede di Giovanni Agnelli: il 14 luglio 1935, una calda domenica estiva, Edoardo rientrò da Forte dei Marmi con l'idrovolante del padre, un Savoia-Marchetti S.80 pilotato dall'asso dell'aviazione Arturo Ferrarin; diretto a Genova per poi raggiungere Torino in treno, durante l'ammaraggio all'idroscalo i galleggianti del velivolo urtarono un tronco vagante sullo specchio d'acqua, l'aereo si ribaltò ed Edoardo morì decapitato dall'elica rimasta in movimento, mentre il pilota rimase indenne.

 

Edoardo sposò Virginia Bourbon del Monte, principessa di San Faustino, dalla quale ebbe sette figli:

Suo nipote Andrea Agnelli, nato nel 1975, è attualmente il presidente della squadra Juventus, in carica sin dal 2010.

 

 

 

 

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       1925/26               1930/31                 1931/32               1932/33              1933/34               1934/35                

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16

 

Enrico Craveri
 

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(Dal 1935 Al 1936)

 

Biografia:
 

Enrico Craveri è stato finora l'unico presidente della Juventus a ricoprire la carica per due volte. Nel 1935 succedette a Edoardo Agnelli, proprietario della Juventus per 12 anni, per la carica di presidente durante la guerra d'Etiopia, con un ex giocatore del club, Giovanni Mazzonis. Il suo primo mandato finì nel 1936

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17

 

Giovanni Mazzonis

 

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(Dal 1935 Al 1936)

 

Biografia:
 

 

Di origini nobili, era difatti barone, Mazzonis fu membro della Juventus, dapprima come calciatore ed in seguito come dirigente e presidente.

Mazzonis fu un giocatore della Juventus. Fece il suo esordio in prima squadra contro il Torino il 10 gennaio 1909 nel Derby della Mole in una sconfitta per 1-0, mentre la sua ultima partita fu contro l'Inter l'11 febbraio 1912 in una sconfitta per 4-0. In quattro stagioni bianconere collezionò 10 presenze senza segnare.

Su pressione di Edoardo Agnelli divenne un dirigente della Juventus, ricoprendo il ruolo di general manager del sodalizio bianconero. Alla morte di Agnelli nel 1935, assume la carica di presidente del club insieme ad Enrico Craveri.

Venne esautorato nel 1940 dalla massima carica juventina da Emilio de la Forest de Divonne, sotto la pressione del federale Gazzotti che desiderava per il sodalizio torinese una dirigenza interamente fascista.

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18

 

Emilio de la Forest de Divonne
 

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(Dal 1936 Al 1941)

 

Biografia:
 

Dal 1936 al 1941, è stato presidente della squadra di calcio della Juventus, succedendo a Enrico Craveri e Giovanni Mazzonis che avevano assunto la carica ad interim dopo la morte di Edoardo Agnelli, avvenuta il 15 luglio del 1935 in seguito al cappottamento del suo idrovolante.

Durante la presidenza di Emilio de la Forest de la Divonne la Juventus non vinse scudetti: nel palmarès presidenziale figura solo la Coppa Italia 1937-1938. L'acquisto di maggior rilievo avvenuto durante la sua presidenza è senz'altro quello di Carlo Parola.

 

 

 

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      1937/38              

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19

 

Piero Dusio

 

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(Dal 1941 Al 1947)

 

Biografia:
 

Con oculati investimenti da rappresentante di tessuti, poco più che ventenne, costruì rapidamente una fortuna e divenne uno dei più importanti industriali piemontesi.

Negli anni trenta abbozzò una carriera da pilota che gli diede anche alcuni successi, come un primo posto nella gara dello Stelvio del 1938.

In seguito il suo impero industriale si ramificò in molti campi, per ulteriormente solidificarsi negli anni della seconda guerra mondiale, durante i quali assunse anche la presidenza del club di calcio della Juventus, dal 1942 al 1947.

Nel 1944 fondò la Cisitalia, acronimo di Compagnia Industriale Sportiva Italiana, facendosi poi aiutare nell'impresa da Rudolf Hruska e Ferry Porsche, stante il sodalizio tecnico ed umano instauratosi, nel 1947, dopo che Dusio si era prodigato, anche versando un forte riscatto in denaro, per la liberazione del padre Ferdinand Porsche, detenuto in Francia quale prigioniero di guerra.

Alla guida di una Cisitalia 202 MM, ha partecipato alla I Coppa delle Dolomiti nel 1947, raggiungendo il secondo posto.

Nel secondo dopoguerra, con l'aiuto dei due tecnici tedeschi, tentò di dare vita ad un modello di auto di Formula 1, futuristico per i tempi, ma il tentativo si arenò. Il tracollo finanziario dovuto al pagamento dell'astronomico riscatto ed alle ingenti spese per la vettura di F1, lo spinse a lasciare la Cisitalia nelle mani del figlio Carlo (la società venne poi liquidata nel 1956) e trasferirsi in Argentina, dove fondò la Autoar, nel 1950, prima fabbrica locale di automobili.

Nell'ultima parte della sua vita lavorativa, Piero Dusio si dedicò ad attività edilizie e commerciali, abbandonando il settore dell'automobile.

 

 

 

 

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      1941/42

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20

 

Gianni Agnelli
 

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(Dal 1947 Al 1954)

 

Biografia:
 

Nato a Torino nella casa di famiglia in corso Oporto (ora corso Matteotti), Gianni Agnelli fu il nipote dell'omonimo senatore Giovanni Agnelli. Il padre Edoardo morì tragicamente in un incidente aereo quando Gianni aveva 14 anni.

Ha sposato a Strasburgo nel castello di Osthoffen Marella Caracciolo dei Principi di Castagneto dalla quale ha avuto due figli, Edoardo e Margherita.

Gianni frequenta a Torino il Liceo classico Massimo d'Azeglio, dove consegue la licenza liceale nel 1938. Durante il periodo bellico, nel 1940, segue il corso per ufficiale di complemento presso la Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo. Con il grado di sottotenente viene arruolato nel 1º Reggimento "Nizza Cavalleria"[3] e inviato con il CISR, come addetto al Comando, sul fronte russo. Rientrato in Italia alla fine del 1941, nel gennaio 1942 viene aggregato al Reggimento Cavalleggeri di Lodi e assegnato al comando di uno squadrone autoblindo, con il quale viene inviato a Tripoli il 23 novembre 1942, poche settimane prima della conquista della capitale libica da parte dell'Ottava Armata britannica. Partecipa alla Campagna di Tunisia dove è insignito della Croce di guerra al valor militare il 14 febbraio 1943. Su richiesta del nonno, viene rimpatriato il successivo 29 aprile, sbarcando in Sicilia.[4]

Durante il periodo passato in Italia, tra il novembre 1941 e il novembre 1942, prosegue gli studi fino a ottenere la laurea in giurisprudenza, presso l'Università di Torino. Dopo l'8 settembre, tenta di rifugiarsi insieme alla sorella Susanna nella tenuta di famiglia posta nella provincia di Arezzo, scortato da un maresciallo dell'esercito tedesco, cui è stata promessa, in compenso, un'automobile nuova. Durante la trasferta la vettura, condotta dal sottufficiale, subisce un grave incidente e il giovane Agnelli, con la gamba destra fratturata, viene ricoverato nel nosocomio del capoluogo toscano, ove il 23 agosto 1944 giungono le truppe alleate. Terminata la lunga degenza, si trasferisce a Roma, arruolato quale ufficiale di collegamento del Corpo Italiano di Liberazione con le truppe alleate.

Nel novembre del 1945 anche la madre viene coinvolta in un incidente automobilistico mortale, nei pressi di Pisa, rimanendone vittima. Appena terminata la seconda guerra mondiale, all'età di 25 anni, diviene presidente della RIV, la società di produzione di cuscinetti a sfere fondata da Roberto Incerti e dal nonno nel 1906: l'incarico però ha una connotazione praticamente solo rappresentativa.

Nello stesso anno viene eletto sindaco di Villar Perosa, un paese ubicato poco dopo Pinerolo lungo la statale del Sestriere. È il paese ove la famiglia risiede d'estate (e da dove la stessa proviene) ed è proprio Villar Perosa la città che ospita anche il primo stabilimento RIV. Non si tratta di un incarico molto impegnativo e Agnelli lo manterrà per quasi trent'anni. Tra la fine del 1945 e l'inizio del 1946 si trova coinvolto, in rappresentanza della famiglia, in complesse trattative fra il CLN, le autorità alleate di occupazione e il governo italiano provvisorio, per la normalizzazione della conduzione della FIAT, della quale la famiglia Agnelli è ancora il principale azionista e il 23 febbraio 1946 firma egli stesso l'accordo che ricostituisce il consiglio di amministrazione della società e ristabilisce Vittorio Valletta, precedentemente estromesso con l'accusa di collaborazionismo con i tedeschi, nella carica di amministratore delegato.

Al termine del 1946, a quasi un anno dal decesso del nonno, Vittorio Valletta, divenuto dominus indiscusso dell'azienda, ebbe un colloquio con il giovane successore del defunto senatore per decidere delle sorti dell'azienda. Il sessantatreenne manager, pose al nuovo proprietario questo dilemma: «Esistono solo due possibilità: o il presidente della Fiat lo fate voi o lo faccio io», al quale il giovane Agnelli rispose: «Ma di certo voi, professore».[9][10] Con questa risposta il "professore" si è guadagnato la sua autonomia manageriale e il giovane erede la sua libertà di godersi la giovinezza, seguendo un consiglio che gli avrebbe dato lo stesso nonno: «Prenditi qualche anno di libertà prima di immergerti nelle preoccupazioni dell'azienda».[10] In seguito, comunque, Valletta lamenterà, più volte, l'eccessiva latitanza del principale azionista dall'impegno aziendale.

Intanto, già nel 1947, Gianni Agnelli diviene Presidente della squadra di calcio che il padre Edoardo aveva portato al ruolo di "prima donna" nel calcio italiano: la Juventus[11], squadra cui sarà affezionato per tutta la vita. Viaggia in continuazione in tutto il mondo, frequentando i luoghi più mondani d'Europa, le persone più famose del jet-set internazionale: attrici, principi, magnati, uomini politici (i suoi rapporti di amicizia con John Fitzgerald Kennedy risalgono a quegli anni).

Intreccia numerose relazioni sentimentali, delle quali solo una, peraltro piuttosto burrascosa, farebbe pensare a un legame stabile: è il rapporto con Pamela Digby (1920 – 1997), già Pamela Digby-Churchill, ex nuora di Winston Churchill, avendone sposato il figlio Randolph. Al termine di questa relazione, nell'estate del 1952, Gianni è vittima di un terribile incidente d'auto: correndo da Torino verso Monte Carlo, si schianta contro un autocarro. Lo estraggono dalle lamiere piuttosto malconcio, la gamba destra è nuovamente, seriamente ferita e per la seconda volta rischia l'amputazione. La gamba sarà operata più volte, ma una complessa protesi gli consentirà di continuare a praticare uno dei suoi sport preferiti: lo sci (e sarà proprio sciando che se la romperà per la terza volta nel 1987). Supera l'incidente abbastanza bene, tuttavia rimarrà leggermente, ma visibilmente, claudicante per tutta la vita.

 

Nel 1953 sposa la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, appartenente a un'antica nobile famiglia di origini napoletane. Nel 1959 diviene presidente dell'Istituto Finanziario Industriale (IFI), una società finanziaria pura che è una delle casseforti di famiglia e che assieme all'IFIL, altra cassaforte di famiglia, controllano la Fiat. Diventa inoltre Amministratore Delegato della stessa Fiat nel 1963, una carica che deve condividere con Gaudenzio Bono, un "vallettiano" a tutto tondo, e in ogni caso il timone dell'azienda automobilistica rimane per ora nelle mani del "professore" sempre presidente.

Il 30 aprile 1966, l'ormai ultraottantenne presidente FIAT Vittorio Valletta propose, quale suo sostituto, il nome di Gianni Agnelli all'Assemblea Generale degli Azionisti, che ne deliberò l'approvazione, restituendo il timone aziendale alla famiglia Agnelli, dopo oltre 20 anni di presidenza Valletta. Il nuovo assetto dirigenziale, naturalmente, teneva conto dell'inesperienza di Agnelli, mantenendo Valletta quale delegato speciale per i programmi produttivi, i rapporti con le maestranze e le iniziative estere, mentre Gaudenzio Bono assumeva le cariche di amministrastore delegato unico e direttore generale.[12][13]

Insediatosi al timone della Fiat all'età di 45 anni, dopo avervi svolto praticamente solo ruoli di rappresentanza, Gianni Agnelli si trovò dinnanzi a due problemi. Il primo riguardava l'esecuzione dell'accordo con l'Unione Sovietica per la costruzione di uno stabilimento presso una cittadina sul Volga (che verrà chiamata Togliatti), per il quale la Fiat doveva fornire all'Autoprominport (l'ente sovietico preposto) lo stabilimento "chiavi in mano" e il know-how per la produzione. Il contratto era stata l'ultima opera di Valletta e la morte di questi, avvenuta nel 1967, rischiava di renderne difficoltosa l'attuazione, ma la gestione non si presentò particolarmente onerosa: i sovietici rispettarono i termini stabiliti e tutto procedette secondo il programma stabilito.

Il secondo problema è assai più grave. Venendo incontro al presidente dell'Alfa Romeo Giuseppe Luraghi, che da anni va predicando l'impossibilità di far quadrare i conti aziendali senza un'adeguata "massa critica" di volumi produttivi (e cogliendo l'occasione di aprire un grosso stabilimento al Sud),[14] il governo italiano ha deciso di finanziare l'Alfa per la costruzione di uno stabilimento nell'Italia meridionale, ove si produca un modello di autovettura di livello medio, nella stessa fascia di mercato, più o meno, della Fiat 128, che verrà lanciata di lì a poco.

 

Secondo Gianni Agnelli, nell'orticello del mercato italiano dell'auto di fascia bassa e media, concupito già dalle concorrenti europee grazie alla graduale riduzione dei dazi all'interno della CEE, non c'è spazio per un altro concorrente italiano, specialmente se questo può contare sui finanziamenti a carico del contribuente. Ma tutti i tentativi per contrastare a livello politico questo progetto falliscono; la sede designata è Pomigliano d'Arco, un paese a pochi chilometri da Napoli, ove già operano la piccola Alfa Motori Avio, e l'Aerfer, azienda parastatale di medie dimensioni, che produce parti di velivoli commerciali per conto di grosse aziende americane (che verrà poi incorporata in Aeritalia, divenuta successivamente Alenia). Per trovare i quadri tecnici intermedi in numero sufficiente a far funzionare lo stabilimento, la neonata Alfasud non può che rivolgersi alla FIAT, cui sottrae questi personaggi offrendo loro stipendi di entità superiore rispetto a quelli dell'azienda torinese.

« Nei momenti difficili, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, e questo è il motivo per cui la Juventus ha vinto anche oggi. » (Gianni Agnelli, sull'amore verso la Juventus F.C., la sua squadra del cuore[31].)

La figura di Gianni Agnelli fu anche intimamente legata alla storia della Juventus, la squadra di calcio del capoluogo piemontese di cui fu nominato presidente nel 1947 al 1954. La sua attività presidenziale ebbe un impatto all'interno del club simile a quello del suo padre Edoardo un ventennio prima, acquistando giocatori di rilievo quali Giampiero BonipertiJohn Hansen e Karl Åge Præst, decisivi per la conquista di due campionati di Serie A nel 1950 e 1952, i primi vinti dalla vecchia Signora in quindici anni.[32]

Dopo l'attività presidenziale a fronte del club rimase legato ai colori bianconeri svolgendo diverse attività dirigenziali in qualità di presidente onorario con cui poté mantenere la sua influenza a fronte il club fino al 1994, anno in cui consegnò tali attività al suo fratello Umberto, permettendo ai bianconeri di ottenere altri dieci titoli di campione d'Italia, quattro coppe nazionali, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, tre Coppe UEFA e una Supercoppa europea, per un totale di 23 trofei ufficiali in 48 anni; facendone una delle personalità più importanti nella storia dello sport. Le sue quotidiane telefonate delle 6 del mattino al celebre capitano della squadra prima e a sua volta presidente poi, Giampiero Boniperti, effettuate da dovunque fosse, sono leggendarie.

 

 

 

 

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21

 

Enrico Craveri
 

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(Dal 1954 Al 1955)

 

Biografia:
 

Nel 1954, divenne presidente ad interim del club piemontese, e succedette al presidente onorario dal 1947Gianni Agnelli. Durante l'anno trascorso a capo della Juventus nel suo secondo mandato, condivise la carica con Luigi Cravetto e Marcello Giustiniani.

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22

 

Luigi Cravetto
 

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(Dal 1954 Al 1955)

 

Biografia:
 

 

Industriale nel campo siderurgico (era comproprietario delle Fonderie di Settimo Torinese), era entrato nel consiglio di amministrazione della Juventus sotto la presidenza di Gianni Agnelli. Alle dimissioni di questo nel settembre 1954 assunse la carica di reggente in triumviro insieme a Enrico Craveri e Marcello Giustiniani per circa un anno, quando si insediò alla presidenza Umberto Agnelli.

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23

 

Marcello Giustiniani
 

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(Dal 1954 Al 1955)

 

Biografia:
 

 

Marcello Giustiniani era un magistrato con la passione del calcio. Egli ricoprì la carica di presidente della Juventus insieme a Enrico Craveri e Luigi Cravetto, succedendo a Gianni Agnelli, dal 1954 al 1955: I tre cedettero nel 1955 la carica ad Umberto Agnelli.

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24

 

Umberto Agnelli
 

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(Dal 1955 Al 1962)

 

Biografia:
 

Ultimo di sette fratelli, era figlio di Edoardo Agnelli e di Virginia Bourbon del Monte di San Faustino. Orfano di padre (morto in un incidente aereo) ad appena un anno, perse la madre - vittima di un sinistro automobilistico - all'età di undici[1]; il fratello Gianni, maggiore di tredici anni, capofamiglia designato, sarà per lui come un padre. Svolge il servizio militare presso la Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo, come il fratello Gianni e il nonno.[2] Laureatosi in giurisprudenza a Catania, Umberto divenne a meno di ventitré anni presidente della Juventus e nel 1959 venne eletto presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Impegnato a lungo nel processo di ristrutturazione della FIAT, con la contestuale apertura verso capitali e mercati esteri, Agnelli e famiglia figuravano al 278º posto nella classifica del periodico Forbes (2003) sugli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio netto stimato attorno agli 1,5 miliardi di dollari. Subentrò alla presidenza della FIAT dal 28 febbraio 2003, subito dopo la morte del fratello Giovanni, che aveva affiancato a lungo nella conduzione della casa automobilistica torinese[1]. Negli anni settanta, Agnelli fu senatore della Repubblica nelle file della Democrazia Cristiana. Come alto dirigente della FIAT ebbe a lungo il controllo su primarie imprese editoriali e sulla società calcistica torinese della Juventus.

Eletto da una giunta di soci, tra cui il fratello Gianni,[3] presidente del club nel 1955 – divenendo il più giovane ad assumere la massima carica dirigenziale nella storia del club, ad appena ventidue anni –, la sua gestione presidenziale venne caratterizzata dagli acquisti di giocatori di rilievo quali John Charles e Omar Sívori, decisivi per la conquista di tre campionati di Serie A e due coppe nazionali consecutive dal 1958 al 1961. Dopo aver lasciato il ruolo presidenziale nel 1962, ciò nonostante rimase legato ai colori bianconeri. Trent'anni dopo, nel 1994 rilevò le attività dirigenziali svolte in precedenza dall'Avvocato, esercitando una maggiore influenza sul club in qualità di presidente onorario durante il decennio seguente, periodo in cui i bianconeri vinceranno altri cinque titoli di campione d'Italia, un'altra Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane, una Coppa Intercontinentale, una Champions League, una Coppa Intertoto dell'UEFA e una Supercoppa europea, per un totale di 19 trofei ufficiali in 18 anni.[4] In virtù ai successi sportivi ottenuti nel corso della carriera sportiva dirigenziale, è stato introdotto alla memoria congiuntamente dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e dalla Fondazione Museo del calcio di Coverciano alla Hall of Fame del calcio italiano nel 2015.

Affetto da carcinoma polmonare, trascorse gli ultimi giorni assistito dalla moglie e dai due figli nella sua residenza della Mandria (vicino a Torino), dove si spense il 27 maggio 2004[5], solamente 15 giorni prima del nipote Egon von Fürstenberg, che morì l'11 giugno successivo. La sua ultima comparsa in pubblico era avvenuta il 26 aprile dello stesso anno quando era stata conferita alla moglie Allegra una laurea ad honorem in veterinaria dall'Università di Torino; l'aggravarsi delle sue condizioni di salute gl'impedì però di presenziare all'assemblea degli azionisti della società torinese.

 

 

 

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       1957/58               1958/59               1959/60               1959/60              1960/61              

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25

 

Vittore Catella
 

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(Dal 1962 Al 1971)

 

Biografia:
 

Catella partecipò alla Seconda guerra mondiale come ufficiale pilota e venne più volte decorato, ricevendo in tutto due medaglie d'argento, tre medaglie di bronzo e cinque croci al merito . La sua passione per il volo continuò nel Dopoguerra, tanto da collaudare nel 1951 il Fiat G.80, primo aereo a reazione italiano, che aveva contribuito a progettare . Successivamente divenne anche deputato al Parlamento italiano per il PLI.

Da presidente del club bianconero Catella dovette rifondare la squadra dopo i successi degli anni precedenti. In un periodo in cui dominava l'Inter vinse una Coppa Italia nel 1965 e lo scudetto nel campionato '66-'67. Uomo di sport e appassionato di molte attività sportive, successivamente fu presidente dell'Unione Internazionale di Motonautica. Continuò a seguire la squadra bianconera da semplice tifoso senza perdersi, fino a 87 anni, una sola partita. Si spense nel 2000 dopo una breve malattia.

 

 

 

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       1964/65               1966/67               

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26

 

Giampiero Boniperti
 

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(Dal 1971 Al 1990)

 

Biografia:
 

Poco dopo il suo ritiro dall'attività agonistica, Boniperti fu subito chiamato dalla famiglia Agnelli a ricoprire un ruolo dirigenziale all'interno della società juventina. Successivamente venne nominato presidente, carica mantenuta dal 1971 al 1990; inizialmente affiancato da Italo Allodi, dal 1973 Boniperti assunse di fatto l'intero comando del club.

La sua presidenza segnerà uno dei maggiori cicli di vittorie dei bianconeri, facendone al contempo il dirigente più titolato di sempre nell'intera storia del calcio italiano: complessivamente, quella Juventus vinse nove scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA e una Coppa UEFA – quest'ultima il primo trofeo confederale della formazione piemontese.

Contemporaneamente al calcio, alla fine degli anni settanta gli Agnelli gli affidarono con successo anche la gestione della Sisport, la società polisportiva del Gruppo Fiat, in quegli anni ai vertici nazionali e internazionali grazie ad atleti quali Pietro Mennea e Sara Simeoni.

Nel febbraio del 1990, dopo diciannove anni, Boniperti rassegnò le dimissioni da presidente della Juventus, venendo sostituito da Vittorio Caissotti di Chiusano. Alla fine dello stesso mese venne nominato dal presidente della FIGCAntonio Matarrese, capo delegazione della Nazionale al campionato del mondo 1990, chiusi dagli azzurri al terzo posto.

L'anno successivo fu richiamato alla Juventus dalla famiglia Agnelli assumendo l'incarico di amministratore delegato con pieni poteri, ruolo che mantenne fino al 1994; in quel periodo la squadra centrò la vittoria della terza Coppa UEFA. Lasciò quindi nuovamente la Juventus,venendo eletto eurodeputato.

Nell'estate del 2006, dopo il coinvolgimento della Juventus nello scandalo Calciopoli, Boniperti è stato richiamato dalla famiglia Agnelli per seguire la ricostruzione della nuova società; da allora ricopre la carica di presidente onorario del club, assieme a Franzo Grande Stevens.

 

 

 

 

 

 

 

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     1983/84              1983/84               1984/85               1984/85               1985/86               1985/86                  

 

       

 

 

 

       

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