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TENNIS - ATP & WTA World Tour 2017

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[7] P. Kvitova b A. Barty 4-6 6-3 6-2

Ultima domenica di giugno dedicata, tra l’altro, alla finale dell’Aegon Classic di Birmingham, Gran Bretagna, torneo WTA appartenente dal 2014 alla categoria Premier che si disputa sui campi dell’Edgbaston Priory Club. Tradizionale appuntamento su erba che precede di due settimane il torneo di Wimbledon e che può vantare un albo d’oro di tutto rispetto. Tra le vincitrici delle passate edizioni troviamo infatti, solo per citarne alcune, Billie Jean King, Martina Navratilova, Maria Sharapova e Angelique Kerber. Campionessa uscente è la statunitense Madison Keys. A giocarsi il titolo quest’oggi sono invece la ventisettenne ceca Petra Kvitova, tornata di recente al tennis giocato dopo la brutta parentesi dell’aggressione, e l’australiana Ashleigh Barty, 6 anni in meno all’anagrafe e attualmente numero 77 delle classifiche mondiali. Barty, grande promessa del tennis mondiale e vincitrice di Wimbledon Junior nel 2011 prima di prendersi una lunga pausa dal tennis, quest’anno si è aggiudicata il primo titolo della carriera a Kuala Lumpur. Le due giocatrici tornano ad affrontarsi a distanza di un lustro quando a prevalere piuttosto agevolmente fu la due volte vincitrice dei Championships, Petra Kvitova.

http://www.ubitennis.com/blog/2017/06/25/wta-birmingham-kvitova-allinferno-e-ritorno/

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[2] A. Sevastova b. J. Goerges 6-4 3-6 6-3

 

Anastasija Sevastova ha dovuto aspettare sette anni prima di poter alzare le mani al cielo e conquistare il suo secondo titolo WTA. Un digiuno lungo a cui ha posto fine oggi vincendo la finale del torneo WTA International di Maiorca; una vittoria che è arrivata al termine di un match molto lottato contro la tedesca Julia Goerges e andato oltre le due ore di gioco. La lettone è riuscita così a vincere quel torneo che lo scorso anno le era sfuggito con la finale persa contro Caroline Garcia. Si è chiusa, quindi, la seconda edizione del WTA di Maiorca che ha visto il tanto atteso ritorno in campo dell’ex numero 1 del mondo Victoria Azarenka dopo la gravidanza. E se Vika ha vinto, dopo più di un anno di stop, il suo primo match prima di arrendersi nel secondo turno alla croata Ana Konjuh, nell’edizione 2017, le protagoniste sono state le due finaliste. Entrambe, infatti, hanno raggiunto l’ultimo atto del torneo dominando nei match precedenti per poi regalare un incontro molto lottato per la conquista del titolo.

 

 

http://www.ubitennis.com/blog/2017/06/25/wta-maiorca-sevastova-conquista-il-suo-primo-titolo-sullerba/

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Yuichi Sugita non è un “giovane” – ha ventotto anni, ne compirà ventinove a settembre – né ha una storia personale particolarmente travagliata, a meno di non voler considerare un calvario nove titoli Challenger vinti (8 in Asia, uno a Surbiton qualche settimana fa). Quei trofei minori sono il miglior risultato tennistico nella sua carriera, nel momento in cui scende in campo per la finale di Antalya contro Adrian Mannarino, zero titoli ATP anche lui nonostante il paio di finali giocate su cementi lontani. Alle cinque e quaranta di pomeriggio dell’ultimo giorno, per la prima volta nel torneo, l’affluenza di spettatori sugli spalti bianchissimi del Kaya Palazzo Resort supera in abbondanza le dieci unità. L’appeal generale è poco, ma in palio per un giapponese, un francese e un torneo turco c’è la vitale chance di dire: “esisto”.

 
A due giorni da Wimbledon è dura trascinare interesse su due misconosciuti top 60, in campo per vincere un torneo privo di storia organizzato in un luogo in cui l’erba, quella vera, non si pensava potesse neppure esistere. Antalya, Adalia in italiano, è una città costiera nel sud del Paese che sorge alla stessa latitudine di Sparta, Siracusa, Tunisi, Algeri e Gibilterra: immaginare in un posto del genere gli stessi campi verde smeraldo dell’Europa centro-settentrionale, e crederci quando li si vede con i propri occhi, non è troppo facile. L’esperienza dei giardinieri dell’All England Lawn Tennis Club ha invece contribuito a trasformare, in undici mesi, una sorta di savana mediterranea nella sede adatta a un torneo professionistico su erba. Il clima però è immutabile, e tra le preoccupazioni che conducono all’incontro c’è anche quella che entrambi i finalisti riescano a portarlo a termine: il povero Marcos Baghdatis, il giorno precedente, è stato portato via in barella a metà del terzo set a causa di un colpo di calore.

 

All’apparenza nervoso di fronte all’occasione nuova e insperata, Sugita concede subito tre palle break nel game inaugurale. Se la cava con le prime accelerazioni di dritto verso gli angoli e passa il turno all’avversario, il quale si dimostra incline più di lui a tuffarsi nei guai: un doppio fallo sul 30 pari porta a uno scambio condotto perfettamente dal giapponese, che chiude con uno smash in salto. Il 2-0 porta già in sé alcuni degli elementi chiave del match, come ad esempio una resa non particolarmente buona con la seconda, la maggiore abilità nel palleggio lungo da parte di Mannarino, la profondità dell’ingresso in campo di Sugita per chiudere i punti, la giocata in risposta di entrambi, spesso portatrice di improvvise complicazioni per il giocatore in battuta. Il tennista di Sendai inoltre è alto appena 1,73, e nessuno dei suoi turni di servizio scivola via liscio, ma la sua gestione dei momenti di difficoltà continua ad essere perfetta e nessuno dei suoi 0-30 e 15-30 diventa più una palla break. Lo stesso non si può dire del francese, che con un altro doppio fallo gli dona il doppio break di vantaggio e il 6-1 a fine set.

Altro set? Stessa storia, Mannarino continua a disastrarsi il match. Con un dritto in piena rete da dentro il rettangolo del servizio, di quelli da chiudere a occhi chiusi, il mancino di Soizy si auto-sottrae il servizio anche all’inizio del secondo parziale: a Sugita adesso basta continuare a fare il suo dovere minimo, ovvero tenere i propri game di battuta come fa dal termine degli ottavi di finale, e il match sarà suo. Peccato per lui però che la tremarella torni, rammollendogli il braccio nell’occasione dello smash fuori misura che consegna il contro-break e annebbiandogli la mente poco più tardi, quando 30 pari e servizio ferma il gioco per chiamare un challenge su una palla che si rivela abbondantemente sulla riga. Sul punto successivo Sugita commette addirittura doppio fallo e, in un attimo, il preciso origami intrecciato fino a quel momento sembra essersi stracciato. Basta ricordare cosa è successo dall’inizio del match però, per capire che nessuna rimonta è iniziata: dopo essersi visto tolto l’ace del 5-2 da una nuova verifica Hawk-Eye, Mannarino fa un’entrata in campo imprecisa e sbagliacchia di rovescio sulla quarta palla break da annullare.

 

Il secondo set prosegue senza altri timori evidenti fino al tie-break. Come spesso capita, lì si rinnovano tutti i modelli trovati nell’incontro fino a quel momento. Mannarino apre con un doppio fallo, Sugita non trova il 3-0 giocando un punto a rete pieno di terrore, va sotto di un mini-break per una risposta vincente dell’avversario che può chiuderla ma impatta male due palle e si fa recuperare. Avanti 5-4 e palline in tasca, Yuichi da Sendai dice basta: prima vincente, altra prima vincente e può sdraiarsi da vincitore sul prato inventato da zero di un resort di lusso tirato su dal nulla. Il suo nuovo best ranking e il suo nome in un albo d’oro vuoto non sposteranno l’asse terrestre, ma da oggi il suo mondo cambia completamente. Anche se la famosa maturità non fosse altro che una sciocchezza, e il risultato di oggi non dovesse mai ripetersi.

Risultato:

 

Y. Sugita b. A. Mannarino 6-1 7-6(4)

 

 

http://www.ubitennis.com/blog/2017/07/01/atp-antalya-e-yuichi-sugita-il-nuovo-titolato-del-tour/

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Novak Djokovic torna a vincere un torneo dopo sei mesi. Il serbo, attuale n.4 del tennis mondiale, si è infatti aggiudicato il titolo dell'"AEGON International" disputatosi sull'erba di Eastbourne, in Gran Bretagna, ultimo appuntamento utile per rifinire la preparazione in vista di Wimbledon. Nole ha battuto in finale per 6-3 6-4, in poco più di un'ora ed un quarto di gioco, il francese Gael Monfils.


Per Djokovic si tratta del 68/o titolo in carriera su 98 finali disputate, il secondo in questa stagione dopo quello vinto ad inizio gennaio a Doha quando in finale aveva battuto Andy Murray.

 

http://www.ansa.it/sito/notizie/sport/tennis/2017/07/01/atp-eastbourne-vittoria-djokovic_d8f7d975-e471-454e-908e-f634d7677c99.html   

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[3] Ka. Pliskova b. [6] C. Wozniacki 6-4 6-4

 
Il sortilegio che da cinque mesi tiene in ostaggio Caroline Wozniacki non ha evidentemente ancora esaurito la propria forza propulsiva. A Eastbourne la danese è stata costretta a recitare ancora l’indigesta parte della damigella di lusso, stavolta a beneficio di Karolina Pliskova, la quale si è presa il trofeo sulla Manica vendicando la sconfitta patita nella finale dello scorso anno con Dominika Cibulkova. Wozniacki è parsa in verità piuttosto serena al momento di stringere la mano alla neo campionessa, ma la quarta finale persa nel 2017 su quattro tentativi (e senza mai conquistare alcun set), probabilmente turberà molti dei suoi futuri sonni. La Karolina ceca ha messo il punto esclamativa su un gran torneo, che l’ha vista cedere un solo parziale (a Svetlana Kuznetsova, nei quarti) e restituito a spettatori e avversarie l’impressione di una giocatrice che sui prati può arrivare molto vicina ad essere incontrastabile.

 

La partita è durata ottanta minuti perché Wozniacki ha messo in campo un gran cuore oltre alla solita inesauribile gamba, ed è riuscita a mascherare dietro a un doppio, dignitoso seiquattro le difficoltà di un match passato a rincorrere, addirittura più frequentemente rispetto al solito, le altrui pallate. Pliskova, presumibile numero uno in pectore sulla superficie verde, è inavvicinabile al servizio, e la continuità con cui miete giochi facili in battuta carica sulle spalle delle rivali una pressione enorme. Contrariamente a quanto di solito avviene nel circuito femminile, un break subìto contro la ceca può essere letale: puntualmente ciò si è verificato nel primo parziale odierno, quando Pliskova ha approfittato di qualche seconda danese di troppo per sfondare in risposta, violando la battuta di Wozniacki e blindando la frazione inaugurale grazie a un mostruoso 94% di punti realizzati con la prima e a 4 ace che sono nulla in confronto all’impressionante mole di servizi vincenti.

 

 

Vittima di un fisiologico calo con le percentuali in battuta nel secondo set, la numero tre del ranking è stata brava nel resistere al tentativo di ribellione di Wozniacki, la quale, nel sesto gioco, ha visto sfumare tutte insieme le uniche quattro opportunità di break capitatele nel corso della sfida, sventate da un’avversaria serafica nel giocare in modo impeccabile sull’orlo del cornicione. Sprecata l’occasione di riaprire il match la sesta favorita del torneo si è depressa, e con tre inopinati regali di rovescio nel tragico turno al servizio del nono game ha di fatto reso l’anima.

 

Karolina Pliskova esulta, dunque, come sempre senza esagerare. Per lei è l’ottavo trionfo nel circuito maggiore, il terzo nel 2017 e il secondo consecutivo battendo in finale Caroline Wozniacki. In vista di Wimbledon le premesse sono buone: per quanto visto poco fa sul campo, certo, ma anche la cabala sembra strizzarle l’occhio. L’ultima giocatrice ceca a trionfare nell’East Sussex? Jana Novotna, nel 1998. Indovinate chi poi vinse i Championships quell’anno.

 

http://www.ubitennis.com/blog/2017/07/01/wta-eastbourne-pliskova-trionfo-con-vista-su-wimbledon/

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Torna a vincere Kiki Bertens, che con un secco 6-4 3-6 6-1 si laurea campionessa del torneo di Gstaad, migliorando il risultato dell’anno scorso, quando si arrese solo in finale. Per la tennista olandese si tratta del quarto titolo in carriera su cinque finali disputate e fa il paio in questa stagione con l’International di Norimberga, vinto nello scorso maggio. Da domani la nativa di Wateringen guadagnerà diverse posizioni, fino alla 26esima, superando proprio l’avversaria odierna, l’estone Anett Kontaveit.

 

http://www.tenniscircus.com/circuito-wta/wta-gstaad-una-kontaveit-a-corrente-alternata-lascia-il-titolo-a-kiki-bertens/

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Ferrer batte Dolgopolov con un doppio 6-4 e vince l'ATP 250 DI Bastad

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[7] I. C. Begu b. [3] J. Goerges 6-3 7-5

Nonostante non sia mai bello quando un match di tennis viene deciso da un doppio fallo, figurarsi poi durante una finale Irina Camelia Begu non dimenticherà mai quel momento. Dopo aver sfiorato la top-20 nell’agosto 2016, la tennista rumena aveva vissuto una prima metà di 2017 molto sotto tono ed il ranking prima di questa settimana la vedeva addirittura al numero 58 del mondo. Lei che è nata a cresciuta a Bucharest, ha colto il titolo più prestigioso della sua carriera, almeno da un punto di vista emotivo. Vincere in Romania, farlo a casa propria, deve essere un’emozione speciale. Farlo quando in pochi avrebbero scommesso su di lei ad inizio settimana è forse quel qualcosa in più che rende il tutto indimenticabile.

Torneo perfetto da parte sua, con 5 vittorie senza mai cedere un set e la soddisfazione di un successo sempre prestigioso contro una delle migliori giocatrici sulla terra rossa del circuito, Carla Suarez Navarro, ex numero 6 del mondo. Oggi, contro Julia Goerges, il 6-3 7-5 conclusivo è stato frutto di un primo set dominato, dopo l’iniziale partenza molto buona della tedesca, e di un secondo set ripreso appena in tempo dopo il break subito sul 3-3.

http://www.oktennis.it/2017/07/wta-bucharest-begu-la-gioia-del-2017-arriva-nel-torneo-casa/

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1] J. Isner b. [Q] M. Ebden 6-3 7-6(4)

 
L’erba spelacchiata del Dell Championships all’Hall Of Fame Tennis Club di Newport e la tanto curativa aria degli “U S of A” hanno regalato a John Isner la sua prima affermazione in un torneo da quasi due anni a questa parte, ed una bella iniezione di fiducia dopo un inizio di stagione avaro di risultati importanti, se si fa eccezione per la semifinale ottenuta al Foro Italico.

È vero, “Long John” ha vinto un torneo nel quale era testa di serie numero uno (anche se qui a Newport il capolista del seeding non era mai riuscito ad imporsi in 35 anni di storia) e nel quale non ha incontrato nessun giocatore nei Top 100, ma “a win is a win” dicono da queste parti, una vittoria rimane sempre una vittoria, soprattutto per morale, classifica e conto in banca. Il suo servizio ha fatto la differenza, comprensibilmente, contro avversari non abituati a fronteggiare le sue battute micidiali ed incapaci di strappargli la battuta anche solo una volta. La settimana è stata certamente positiva anche per il finalista Matthew Ebden, che dopo due anni da incubo nei quali era precipitato negli inferi della classifica ATP dopo essersi affacciato nei Top 60 nel 2012, con questa finale conquistata partendo dalle qualificazioni si è assicurato un salto di quasi 100 posizioni nel ranking che lo porterà a ridosso dei primi 150.

Dopo un weekend ad alto tasso emotivo per la cerimonia di ammissione di Andy Roddick nella Hall Of Fame, la finale ha regalato ben poco pathos: un primo set deciso subito da un break regalato da Ebden nel secondo game (due doppi falli sul 30-30) e conservato da Isner con grande autorità (solo 3 punti persi alla battuta). Difficile impensierire chiunque, tantomeno Isner, se non si riesce nemmeno a cominciare gli scambi: l’idea di Ebden di palleggiare sul rovescio di John per poi spostarlo dalla parte destra non era male, l’esecuzione è però arrivata troppo sporadicamente. L’unico momento che ha dato qualche speranza all’australiano di allungare la partita è stato il 15-30 ottenuto sul 6-5 del secondo parziale dopo che sul 4-4 era uscito brillantemente da uno 0-30. Nel tie-break, però, dopo aver recuperato un minibreak con un bel passante di rovescio, Ebden si lasciava distrarre sul 3-4 da due gabbiani in volo a bassa quota sul centrale di Newport e perdeva due punti consecutivi al servizio e con loro il match.

Prosegue quindi il grande feeling tra Isner e questa esclusiva cittadina di villeggiatura del New England dall’aria un po’ snob, nonostante lo sbadato John si sia lasciato sfuggire il trofeo durante la premiazione. L’atmosfera di storia che si respira tra le mura del vecchio casinò (che ospita il primo campo costruito negli USA nel lontano 1883) e che non smette di affascinare i benestanti spettatori del torneo (noncuranti dei 75 dollari necessari per parcheggiare di fronte all’ingresso principale) funge dunque da medicina quanto mai opportuna per Isner, che comincia nel migliore dei modi la sua parte preferita di stagione e che si trasferisce ora ad Atlanta, dove il gigante americano vanta ben tre vittorie ed altrettante finali.

 

 

http://www.ubitennis.com/blog/2017/07/23/atp-newport-terzo-sigillo-per-john-isner/

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UMAGO - Amaro epilogo per l'azzurro Paolo Lorenzi nel "Croatian Open", torneo Atp dotato di un montepremi complessivo pari a 482.060 euro che si è disputato sui campi in terra rossa di Umago.

RUBLEV SUCCEDE A FOGNINI- Il 35enne senese, numero 34 del mondo e quarta testa di serie del tabellone, ha ceduto di fronte al giovane russo Andrej Rublev, numero 74 del ranking Atp, ripescato in tabellone come lucky loser. L'ultimo italiano a vincere il torneo resta quindi Fabio Fognini nel 2016, proprio un anno fa.

IL RUSSO VINCE IN DUE SET - Il 19enne moscovita, alla sua prima finale nel circuito maggiore, si è imposto su Lorenzi col punteggio di 6-4 6-2, in un'ora e 17 minuti di gioco. Per l'italiano si trattava della quarta finale
Atp in carriera (un titolo vinto, a Kitzbhuel, lo scorso anno), la seconda nel 2017, dopo quella persa lo scorso febbraio a Quito contro il dominicano Victor Estrella Burgos.

 

http://www.repubblica.it/sport/tennis/2017/07/23/news/tennis_atp_umago_niente_da_fare_per_lorenzi_il_titolo_va_a_rublev-171477374/

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A due mesi dalla nascita di Federico, il tennista ligure conquista il torneo di Gstaad (Svizzera) battendo il tedesco Yannick Hanfmann per 6-4 7-5. Si tratta del 5° titolo Atp per l'azzurro che da domani torna al n°26 del ranking

 

http://www.gazzetta.it/Tennis/30-07-2017/tennis-fognini-primo-torneo-vinto-padre-210654821567.shtml

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“Osa puntare più su del cielo”. Con questi cartelloni pubblicitari sparsi per tutta la Cina, il tennis iniziava la sua rivoluzione dopo i Giochi di Pechino. A Nanchang, dove iniziò la rivolta che porterà i nazionalisti filosovietici a rifugiarsi a Taiwan e Mao Zedong al potere, Shuai Peng ha osato guardare ancora più in alto.

 

Peng, che ha cambiato il sistema centralizzato del jug tizhi e ha iniziato con Li Na a volare da sola, a gestirsi da professionista, conquista il secondo titolo in carriera. Non ha mai avuto storia la finale contro Nao Hibino, battuta 63 62 in un’ora e mezza.

Solo pochi mesi fa, lo scorso settembre, Peng a Tianjin diventava la giocatrice con la più bassa classifica (n.186) a vincere un torneo Wta nel 2016. Quest’anno lo scenario è radicalmente diverso. Peng è la settima giocatrice a conquistare un titolo da testa di serie numero 2 dopo Pavlyuchenkova (Monterrey), Sevastova (Mallorca), Bertens (Gstaad).

Pliskova (Doha), Wang (Zhengzhou) e Serena Williams (Australian Open). E tornerà la prossima settimana fra le prime 25 del mondo con la prospettiva sempre più concreta di chiudere la decima stagione in top 50.

Subito il break in apertura, Peng ha subito neutralizzato il piano tattico di Hibino, che sperava di diventare la quindicesima non testa di serie a centrare un titolo in stagione. Troppo raramente la giapponese riesce ad aprirsi il campo cercando il dritto della cinese per poi sfruttare il lungolinea di rovescio nell’angolo scoperto.

Nella ricerca del rischio, finisce solo per sbagliare di più (13 i gratuiti a fronte di sette vincenti nel primo set). Peng ha molte più armi per trasformare lo scambio da difensivo in offensivo, la costringe a giocare in allungo, in difesa.

Hibino prova a girare intorno al rovescio, ma perde facilmente la coordinazione e le distanze quando tenta di spostare il gioco e accelerare col dritto anomalo in lungolinea. Di dritto, Peng gioca più profondo e mostra di avere più armi per cambiare ritmo e dettar i tempi dello scambio.

L’efficacia al servizio, al di là dei soli 9 punti persi con la prima, le consente la tranquillità di gestire il punto senza pagare le possibili conseguenze negative in termini di copertura dell’avere i due fondamentali “bimani”.

I tanti punti diretti col servizio al centro da sinistra si combinano con le difficoltàdi Hibino nei colpi sopra la testa e nella ricerca della palla in avanzamento. Peng controlla di dritto e mette in luce tutto il meglio del lavoro con coach Perret, il giramondo che, comesi legge in un bel profilo dello scorso maggio su L’Alsace, “cucina le influenze e le culture del mondo”.

“Mi piace il tennis aggressivo di Shuai, non voglio cambiarlo” spiegava Perret, “stiamo lavorando sugli angoli, vorrei che sfruttasse meglio l’intera geometria del campo”. .

 

http://www.tennisworlditalia.com/news/news/Wta_Tennis/51252/wta-peng-torna-a-volare-a-nanchang/

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Intanto Leonardo Mayer batte Florian Mayer (Sfida tra omonimi) 6-4 4-6 6-4 e vince il prestigioso trofeo di Amburgo.

 

Era un ATP 500.

 

Secondo titolo in carriera, il primo sempre qui ad Amburgo .asd 

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Ultime due settimane molto positive.

 

Berrettini che ad inizio anno pronosticavo come il miglior giovane italiano vince il primo challenger in carriera e nuovo best ranking

 

Fognini vince il 250 e primo titolo ATP di quest'anno.

 

Virgili vince il primo future da 25.000 un bel premio dopo tanta sfiga

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Grande giornata oggi per l'Italia sportiva

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A Bastad la Sinaková batte la Wozniacki 6-3 -6-4

 

La canadese sempre più eterna incompiuta

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Fognini sta facendo una bella stagione quest'anno 

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John Isner si aggiudica il derby a stelle e strisce dinnanzi a Ryan Harrison per 7-6(6) 7-6(7) e ripristina le gerarchie nella 30ma edizione del BB&T Atlanta Open, siglando così la quarta affermazione complessiva in Georgia all’ottava apparizione in finale. Per il tennista che si allena a Tampa si tratta inoltre del secondo titolo stagionale dopo quello conquistato a Newport, il dodicesimo in carriera, proseguendo una striscia di imbattibilità che perdura ormai da otto incontri proprio a partire dal successo sull’erba statunitense.

 

http://www.tennisworlditalia.com/news/news/Atp_Tennis/51270/atp-atlanta-isner-si-riprende-il-trono-quarto-titolo-in-georgia/

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Querrey batte Kokkinakis 2-1 al torneo messicano 6-3 3-6 6-2

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P. Kohlschreiber b. J. Sousa 6-3 6-4 (dal nostro inviato a Kitzbuhel)

“L’ATP deve cambiare la programmazione dei suoi tornei. Così come accade nelle settimane precedenti gli Slam, anche in quelle che precedono i Master 1000 è necessario che i tornei vengano disputati sulle medesime superfici di gioco. Non si può giocare su terra rossa a ridosso di Montreal e Cincinnati. I giocatori non riescono a trovare continuità. È un problema sentito non solo a livello europeo ma anche sudamericano dove i tornei su terra rossa stanno perdendo sempre più quota rispetto a quelli che si disputano sul sintetico. Se ciò non avverrà, tornei come Washington potranno sempre fare la voce grossa e avere buon gioco affinché i migliori europei si rechino là. Ma, ripeto, è un problema dell’ATP ai massimi livelli. Noi possiamo fare soltanto pressione affinché la questione venga affrontata” è quanto affermato alla vigilia della finale del Generali Open durante la conferenza stampa di saluto tra le autorità locali, lo sponsor e la stampa, da Jorge Salkeld, Senior Vice President di Octagon Worldwide inc, l’agenzia che rappresenta alcuni dei più importanti tennisti al mondo e gestisce la comunicazione e il marketing di molti tornei, Kitzbuhel incluso. La considerazione del manager nasceva da una domanda in merito all’assenza di Thiem dal torneo di casa.

 

http://www.ubitennis.com/blog/2017/08/05/atp-kitzbuhel-kohlschreiber-padrone-casa-sua/

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A Stanford la Muguruza si arrende alla Keys che vince 6-3 6-2

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Sara Errani trovata positiva ad un test antidoping rischia lunga squalifica

 

Sky Sport

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2 mesi di squalifica per la Errani

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Cosi la Errani .."E' una sostanza presente in un medicinale che mia madre assume dal 2012, e che è presente a casa nostra: l'unica ipotesi è una contaminazione del cibo".

Mi pare normalissimo che pillole e simili, aspirine e viagra finiscano nel piatto di un familiaremh

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Vabbè solo 2 mesi di squalifica, non penso che era un farmaco così dopante allora, anche perchè la povera Saretta,

sul campo è da un paio d'anni, che fa fatica a vincere 2 partite di fila.. :sisi:

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