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Topic politico III: una nuova speranza

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Lo staff di TifosiBianconeri (a.k.a. L'Apparato), nella sua infinita saggezza, ha deciso di approvare la riapertura di questo spazio destinato a discutere della situazione politica italiana.
Come ben sapete questo topic ha vissuto varie vite, che si sono sempre interrotte a causa di prolungati flame tra utenti.
Naturalmente la riapertura comporta nuove regole. Lo staff non vuole aumentare i livelli delle barre di avvertimento a causa di un topic che nulla ha a che fare con l'argomento principale del forum. Non ci saranno richiami o tacche. Quindi dovrete automoderarvi e al primo accenno di flame interrompere il dialogo con i flamer.
Gli utenti che non rispetteranno questa regola saranno esclusi dalla partecipazione dal topic tramite ban.
Se lo staff dovesse ritenere che la situazione è ritornata ingestibile, provvederà immediatamente alla chiusura definitiva del topic, senza possibilità di nuove riaperture.
Buona discussione.

Message added by Paglia

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32 minuti fa, zlataniere ha scritto:

 

Vedi che alla fine non c'erano tutte ste divergenze tra i due partiti, malfidati :sisi:

 

O giallo o verde, si sfuma sempre nel nero.

 

 

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Abruzzo, italo-senegalese respinto alla Asl: "Vai via, questo non è l'ufficio del veterinario"

Protagonista dell'ennesimo episodio di razzismo Ibrahima Diop, 39 anni, con la cittadinanza italiana dopo le nozze con una donna abruzzese. I carabinieri indagano per risalire all'autore dell'insulto che rischia il licenziamento

 
30 luglio 2018
 
Ibrahima Diop, 39 anni, è nato in Senegal ma vive in Italia dal 2000. Ha trovato lavoro a Roseto, in Abruzzo, si è prefettamente integrato nella cittadina, ha pure trovato moglie, un'italiana, e ha preso la cittadinanza. "Un esempio di perfetta integrazione" dicono gli amici abruzzesi. In diciott'anni non ha mai ricevuto offese, né tantomeno minacce: "Certo, ogni tanto qualche battutaccia, ma niente di grave" racconta.

Fino a qualche giorno fa, quando è andato all'ufficio della Asl per delle semplici informazioni. "Dovevo rinnovare il libretto sanitario, volevo sapere soltanto quali fossero i documenti da portare agli uffici dell'azienda sanitaria locale. Tutto poteva pensare, tranne che un solerte impiegato lo insultasse al grido: "Che vuoi? Vattene. Questo non è l'ufficio del veterinario...".

Ibrahima ci è rimasto malissimo, ne ha parlato a casa e alla fine ha deciso di sporgere denuncia: "Mai come in quel momento mi sono sentito umiliato, è giusto che chi ha sbagliato paghi". E così è andato al comando dei carabinieri e ha raccontato tutto e la sua storia è stata subito ripresa e rilanciata su Twitter da diversi utenti. Tantissimi attestati di solidarietà, qualche commento becero come sempre, ma subito rintuzzato da altri post. 

Ibrahima non conosce il nome dell'uomo che lo ha insultato: "Avrà avuto 50-60 anni, alto, capelli grigi, occhiali". Gli altgri dettagli li ha rivelati ai carabinieri che stanno effettuando le indagini per risalire all'autore delle offese razziste. Che non solo avrà guai penali ma, probabilmente, rischia pure di perdere il lavoro"
 
repubblica

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#DiMaio: "Non siamo contro la #Tav in generale, il punto è che la Torino - Lione dovrebbe portare le merci da Torino a Lione. Questo tunnel è stato progettato 30 anni fa, oggi ci sono nuove tecnologie, c'è la stampa in 3D." Non ci resta che piangere.

 

 

'sto tizio parla a casaccio, butta "stampa 3D" nel discorso tanto per sembrare intelligente e moderno, ma non capisce niente.

 

 

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La nomina di Foa è qualcosa di semplicemente clamoroso.

 

 

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22 h · 
 

[Marcello Foa se ne va, forse] – Sì, per chi vive qui, in Svizzera, Marcello Foa se ne sta andando, salvo imprevisti, per tornare in Italia e passare ai vertici RAI. Raccontare ai miei venticinque lettori come stiamo vivendo questa partenza qui, val bene una seconda interruzione del silenzio che mi ero imposto per l’estate. Ci sono un po’ di cose che sui media italiani, a quanto vedo, non stanno arrivando.

Marcello Foa era amministratore delegato del Corriere del Ticino, il più importante quotidiano della Svizzera italiana. Ciò significa essere a capo della maggiore impresa editoriale di questa regione linguistica, a fianco della Radiotelevisione della Svizzera italiana. Il concetto di «Svizzera italiana» non comprende solo il Canton Ticino, ma anche tre valli di lingua italiana del vicino Cantone dei Grigioni e tutti coloro che in Svizzera si riconoscono nella lingua e nella cultura italiane, anche se vivono nei cantoni di lingua tedesca, francese o romancia: studenti e lavoratori fuori sede, emigrati dal Ticino o dall’Italia, persone nate nel resto della Svizzera da famiglie di lingua italiana. Sono tantissimi, com’è normale in un Paese sorto dall’unione di più culture. Questi cittadini sono spesso bi o trilingui, ma seguono anche i media svizzeri di lingua italiana, la cui influenza, pertanto, va ben oltre i confini cantonali.

Foa non era direttore del Corriere del Ticino, ma amministratore del gruppo editoriale che lo pubblica. Nonostante le posizioni siano consuetudinariamente ben distinte, soprattutto nei primi anni interveniva regolarmente anche come giornalista sul giornale stesso e talvolta come commentatore sugli schermi di Teleticino, la TV privata facente parte della stessa galassia da lui diretta. Qui in Svizzera, Foa è stato il deus ex machina di una profonda riorganizzazione del panorama mediatico cantonale. Ha anche dei meriti, in un contesto globale in cui i media di piccole dimensioni faticano a stare in piedi. La stranezza è che questa riorganizzazione sembra avvenuta all’insegna di una crescente unificazione di linea politica espressa dalle testate che venivano riunite sotto un solo cappello. Un processo che a me ricorda ciò che accadde in Italia nei primi anni Novanta, quando la macchina politico-mediatica di Silvio Berlusconi ebbe bisogno di un solido apparato di comunicazione e cominciò a mangiarsi un giornale e un canale TV dopo l’altro, addomesticando i direttori o rimuovendo tout court le (poche) schiene dritte che si opponevano.

Vittima recente, sullo scenario dei media, qui, è Il Giornale del Popolo, il quotidiano cattolico del Canton Ticino. 92 anni di tradizione interrotti, letteralmente, dalla sera alla mattina. Certo, oggi è difficile mantenere in vita tre quotidiani, in Svizzera italiana e il colpo di grazia lo ha dato il fallimento della principale concessionaria di pubblicità locale. Sulla strada verso la morte di questo quotidiano, però, c’è stata anche la fine della collaborazione proprio con l’editoriale del Corriere del Ticino, dovuta a «divergenze di opinione» sul ruolo del quotidiano cattolico in seno al gruppo del Corriere, guidato da Foa. Il vescovo, responsabile della testata cattolica, non ha accettato le nuove condizioni. Nessuno ha mai saputo veramente cosa abbia chiesto il Corriere al Giornale del Popolo, come condizione per proseguire la collaborazione, e che il vescovo non ha potuto accettare. Il quotidiano cattolico ha chiuso, lasciando aperte molte domande.

La direzione redazionale vera e propria del Corriere del TIcino era affidata ad altri, ma durante la gestione Foa sono arrivate firme la cui comparsa non sembra avere una spiegazione giornalistica: provenienti dall’Italia e, soprattutto, rigidamente allineate a posizioni politiche filorusse. Come se la redazione del Corriere non avesse propri collaboratori validi (ci sono, eccome), non vi era evento internazionale che coinvolgesse ideologicamente, politicamente o militarmente la Russia che non comportasse il manifestarsi, tra le colonne del Corriere, di commentatori italiani che sentivano il bisogno di farsi altoparlanti della visione del mondo di Mosca. Le letture dei fatti che sentivo la sera al TG della televisione russa, le rileggevo il mattino dopo sul Corriere del Ticino.

Da un articolo sul separatismo catalano di un giornalista italico che citava come vivente un politico spagnolo morto tre anni prima (ne ho fatta un’analisi sul mio blog, per chi ha voglia di cercarsela, nella rubrica Spagna) e scivolava sui fondamentali, pur di sostenere i separatisti, cari a Mosca; sino ad articoli in cui si riportavano colpi di Stato in Ucraina mai avvenuti (ma rispondenti alla distorsione russa di quegli eventi); arsenali e attacchi chimici siriani negati a dispetto di ogni evidenza. No, non si parla di legittime differenze di opinione su fatti controversi: si parla di diffusione di notizie falsificate, di «fatti alternativi» atti a orientare l’opinione pubblica in senso favorevole alla Russia e, ultimamente, a chiunque si dichiari contro i valori europei e occidentali, come l’entourage di Donald Trump e i nuovi astri della politica italiana.

Quando forze turche abbatterono un aereo militare Sukhoj russo, nel contesto del conflitto siriano, Foa stesso scrisse un fondo sul Corriere del Ticino, in cui riprese le tesi di Mosca sul fatto: proprio nell’incipit dell’articolo, però, non scrisse «Sukhoj russo,» ma «MIG sovietico» (era il 2015, l’Unione sovietica si è sciolta nel 1991). Persi la pazienza e scrissi al giornale: mi rispose lui stesso, attribuendo i due errori a una svista (vabbè…) e rassicurandomi che non erano dovuti a nient’altro. Cos’era quel «nient’altro» da cui sentiva il bisogno di confermare di non essere stato condizionato? Lasciai cadere la cosa, non risposi alla mail e mi tenni le mie considerazioni.

Lo scorso ottobre leggo sul Corriere del Ticino un articolo che annuncia un «Festival del cinema censurato:» tre giornate, a Lugano, dedicate alla proiezione di documentari sul conflitto tra Russia e Ucraina (ho ancora tutte le documentazioni e i biglietti da visita degli organizzatori). Non posso non andarci. Mi trovo di fronte una serie di filmati che riprendono fedelmente, manco a dirlo, le tesi russe: pesanti omissioni, rappresentazioni parziali, classico corredo di notizie errate coincidenti con la visione di Mosca. Organizzatrice, un’associazione di ucraini (ci sono anche gli ucraini filorussi); ingresso libero, nessuna indicazione su chi ha finanziato l’iniziativa. Presenti alla prima giornata: sette spettatori, di lì in poi calando. L’organizzazione pare un po’ improvvisata, non di rado gli organizzatori litigano rumorosamente fra loro sul da farsi. Peccato, perché la manifestazione qualche spunto utile lo offriva. Un pomeriggio viene invitata a parlare una giovane, venuta da Milano, che aveva passato un anno e mezzo nel Donbass combattendo a fianco dei separatisti filorussi (spettatori di quella giornata: due, uno dei quali l’accompagnatore della medesima combattente, l’altro ero io).

Alla fine, gli organizzatori non si preoccupano più nemmeno di fare la traduzione in italiano, tanto parliamo tutti russo. Com’è possibile che una tale iniziativa abbia avuto sul Corriere del Ticino una risonanza del tutto superiore alla sua sostanza e persino, a quanto mi dice una degli organizzatori, un’intervista su Teleticino? Chiedo all’organizzatrice stessa, una cittadina dell’Est che vive tra Germania e Italia. «E’ grazie al signor Foa!» mi risponde, con la stessa naturalezza con la quale avrebbe citato il nome di sua madre. Qualche ora dopo riprendo da parte la signora e le chiedo più dettagli sul punto. Lei fa un balzo e smentisce tutto, assolutamente Foa non c’entra nulla.

Rispetto la smentita della signora, accetto che si sia sbagliata, prendo atto che Foa non c'entra. Mi restano alcune domande, però: com’è possibile che una persona straniera arrivi in Ticino e citi con tanta sicurezza un cognome che in Italia fino a quattro giorni fa non era certo conosciuto al largo pubblico; era più noto qui, ma a chi vive qui e segue le vicende dei media? Perché, poche ore dopo, la mia interlocutrice sente il bisogno di smentire così recisamente se stessa? Qualunque altra associazione che arrivi a Lugano dall’estero, qui sconosciuta, per organizzare un «festival cinematografico» con mezzi casalinghi, senza avere patrocini comunali o cantonali, senza indicare finanziatori privati, otterrebbe gli stessi spazi sui media? Le domande restano aperte.

Il primo grave colpo alla credibilità del Corriere del Ticino sotto la gestione Foa è arrivato nel giugno dello scorso anno. Il giornale pubblica come grande scoop la notizia secondo cui i Servizi segreti tedeschi avrebbero fatto opera di disinformazione della popolazione sui reali pericoli del terrorismo. Il quotidiano riproduce documenti che si svelano rapidamente falsi (bastava controllare il logo dell’istituzione interessata) e tutta la notizia si scopre essere una clamorosa bufala. Una notizia falsa sparata a tutta pagina sui servizi segreti di un Paese confinante, su una testata nazionale! La notizia proveniva ufficialmente dalla Germania, ma puzzava di vodka lontano un miglio: erano i mesi caldi della campagna elettorale tedesca, bastava accendere la TV russa per sentire continue finte notizie denigratorie del governo della signora Merkel e dell’intero arco costituzionale tedesco. Un contesto in cui la falsa notizia sui servizi segreti si inseriva a meraviglia. Forse è vero che era arrivata dalla Germania: è possibile che provenisse dagli ambienti vicini alla AfD, il partito di estrema destra che in Germania è latore delle posizioni russe, non diversamente dalla Lega italiana o dal Front National francese.

Il Corriere del Ticino, un quotidiano con 127 anni di storia, è costretto a un’umiliante smentita. L’articolo falso era firmato con uno pseudonimo, non si sa chi ci fosse dietro. Non è dato sapere se nel fatto vi fosse un personale coinvolgimento di Foa. Com’è, come non è, da quel momento la presenza della sua firma sul Corriere si è largamente diradata, taluni dicono che sia del tutto scomparsa.

Poi, nelle settimane scorse, la vicenda «L’Espresso.» Il settimanale italiano parla di un incontro fra Marcello Foa, Matteo Salvini e il pubblicista statunitense di estrema destra Steve Bannon, a Milano, pochi giorni dopo le recenti elezioni. Aggiunge una serie di considerazioni sui rapporti che presume esistere tra Foa, la Russia e le destre sovraniste. Foa smentisce, minaccia querele. Qui in Ticino nasce un caso: fatto più unico che raro, la famiglia proprietaria del Corriere del Ticino e il Consiglio di fondazione (l’organo esecutivo della fondazione che finanzia l’editoriale) escono allo scoperto per difendere l’indipendenza del giornale. Per la vellutata vita pubblica svizzera, è clamoroso. La figura di Foa non viene messa direttamente in discussione. In Svizzera non si fanno processi mediatici, le forme si rispettano sempre. In un Paese come questo, però, una persona a capo di un’impresa editoriale di tale importanza che dia solo il sospetto di avere vicinanze con interessi o progetti politici stranieri, non tranquillizza.

Dal mio personale punto di vista, per i fatti a cui ho assistito, non credo che Marcello Foa sarebbe rimasto ancora a lungo alla guida del gruppo Corriere del Ticino. Ciò per essersi infilato in quelle situazioni in cui può essere difficile dimostrare delle colpe, soggettive o oggettive, ma nelle quali, a torto o a ragione, sorgono ragioni di opportunità che rendono impossibile all’uomo pubblico tenere la posizione. Una forma di controllo sociale che in Italia è andata perduta, ma qui agisce ancora. Per come ho visto maturare gli eventi, mi pare che a Foa servisse rapidamente un modo per andar via di qua senza lasciare la spiacevole percezione di essere stato allontanato, meglio ancora dando l’impressione di venir promosso.

Ieri, prima ancora che si avesse la certezza (che ancora non c’è) della sua effettiva nomina, a poche ore dalla sua candidatura alla RAI, sul Corriere del Ticino è già comparso il suo saluto ai lettori e il congedo firmato dal Consiglio di fondazione: in sette anni di lavoro lascia anche risultati che gli vanno riconosciuti. Resta da stabilire cosa accadrà, se la Commissione di vigilanza RAI non ratificherà la sua nomina. Può succedere ancora di tutto, ma, almeno a quanto sembra da qui, a oggi la questione Foa sembra ormai definitivamente esportata in Italia, qualunque sarà l’esito. Aiutatevi a casa vostra. Noi… hic manebimus optime.

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I commenti dovete guardare

 

 

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6 ore fa, zlataniere ha scritto:

ah occhei allora :| 

 

tutt'apposto va :| 

nella prima riga ho scritto...... episodio gravissimo e spero che i basta**di autori di questa azione siano buttati nelle patrie galere..... evidentemente è passato sotto traccia.oddio

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Aggressione a Osakue, il Pd: "Chi nega il razzismo è complice". Salvini: "Emergenza? Sciocchezze". 5Stelle divisi

L'opposizione chiede al ministro di riferire in aula. Di Maio: "Non strumentalizzare il tema contro il governo". Ma nel Movimento si levano voci critiche. Il sottosegretario Fioramonti: "Chi ha incarichi, pesi le parole". Fi: "Le istituzioni intervengano". Preoccupazione da Unhcr, Anm, comunità ebraica e Cgil

 

ROMA. Una escalation. L'aggressione a Daisy Osakue, campionessa azzurra di origine nigeriana, fa scattare l'allarme razzismo. E una reazione dal mondo della politica, dopo giorni in cui cittadini immigrati sono diventati bersaglio di attacchi, da nord a sud del Paese. Attacchi spesso minimizzati,  circoscritti a episodi, a pura cronaca.

 

Mentre Salvini sosteneva: "L'unico allarme sono i reati degli immigrati". Oggi il ministro dell'Interno insiste: "Emergenza razzismo in Italia? Non
diciamo sciocchezze. Ogni aggressione va punita e condannata, ma di certo l'immigrazione di massa permessa dalla sinistra negli ultimi anni non ha aiutato".
Il Pd si schiera compatto proponendo con il suo segretario, Maurizio Martina, una manifestazione di piazza contro il razzismo. Mentre dai 5 Stelle arrivano reazioni diverse. E qualche presa di distanza rispetto a Salvini.

Il Pd e la manifestazione a settembre
"Sono inaccettabili e scandalose le dichiarazioni del ministro Salvini", dice Maurizio Martina. Questa spirale razzista è spesso alimentata da dichiarazioni e posizioni politiche che loro enfatizzano. Chi nega questa spirale se ne rende complice".

 

E poi lancia una grande un'iniziativa di piazza per settembre: "La manifestazione - ha detto - servirà per dire forte e chiaro che l'Italia non cede al ricatto di questa clima di razzismo e odio". A denunciare l'aggressione sono stati proprio i Giovani democratici del Piemonte, cui Daisy Osakue è iscritta.

Ma tutto il Pd è compatto nella reazione. "Gli attacchi contro persone di diverso colore della pelle sono una emergenza. Ormai è un'evidenza, che nessuno può negare, specie se siede al governo. Italia, torniamo umani", dice Matteo Renzi. "Non voglio vergognarmi del mio Paese", twitta Paolo Gentiloni.

 

 

Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera, si rivolge direttamente a Salvini: "Deve spiegare come intende contrastare questi fenomeni, legati a una propaganda di stampo razzistico il cui linguaggio viene usato nella propaganda politica da molti militanti e seguaci del suo partito". Il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci:  "Aspettiamo che un ministro si degni di venire in aula a riferire. Siamo vicini al punto di rottura". Federico Fornaro, presidente dei deputati di Leu: "Salvini alimenta questo clima di intolleranza e di razzismo strisciante. Il tutto nel silenzio più assoluto e assordante del presidente del consiglio Conte".

 

 

 

 

Forza Maurizio .... .rulez

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E  complimenti al fenomeno di Arsenale K che da del mononucleare a Renzi, perché parla di aggressione razzista e alla mia precisazione che la stessa Daisy accusa essere stato un'aggressione razzista, non ha problemi a dare della mononucleare pure a lei, perché fa accuse gravissime.

E complimenti anche a tutti quelli che hanno cuorato le sue risposte.

Avanti così, non sia mai che si dica che le parole di Salvini degli ultimi mesi istighino alla "giustizia" fai da te.

C'è l'emergenza migranti, il resto sono fanfaluche della sinistra, non sia mai si pensi il contrario.

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Inviato (modificato)

Ah, naturalmente non bisogna strumentalizzare contro il governo.

Detto da un grillino fa sganasciare dal ridere. Hanno pasturato il loro elettorato per anni, con le strumentalizzazioni, quelle vere.

Ipocriti.

Modificato da Poirot

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6 ore fa, Mintaka ha scritto:
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#DiMaio: "Non siamo contro la #Tav in generale, il punto è che la Torino - Lione dovrebbe portare le merci da Torino a Lione. Questo tunnel è stato progettato 30 anni fa, oggi ci sono nuove tecnologie, c'è la stampa in 3D." Non ci resta che piangere.

 

 

'sto tizio parla a casaccio, butta "stampa 3D" nel discorso tanto per sembrare intelligente e moderno, ma non capisce niente.

 

 

 

Non l'ho capita. 

Trasportiamo la merce ed i cristiani da Torino a Lione usando la stampa in 3D? mh

Modificato da Bradipo76

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17 minuti fa, Bradipo76 ha scritto:

 

Non l'ho capita. 

Trasportiamo la merce ed i cristiani da Torino a Lione usando la stampa in 3D? mh

Fra un po' useremo la stampante 3d per creare delle mazze per prendere a legnate i necri .sisi

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Ieri ho sentito che ne parlavano da me pure a lavoro. Mi sono vergognato per quello che sentivo. Continuo a sostenere che in molti sono razzisti, ma palesemente, e c'è un grosso rischio che questa spirale di violenza aumenti. 

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1 ora fa, Manzio ha scritto:

Ieri ho sentito che ne parlavano da me pure a lavoro. Mi sono vergognato per quello che sentivo. Continuo a sostenere che in molti sono razzisti, ma palesemente, e c'è un grosso rischio che questa spirale di violenza aumenti. 

Semplice.

Ora che al governo c'è il capitano SALVENEEEEE questi SORCI (sì, perchè se questi sono uomini...) hanno trovato le palle di uscire allo scoperto e dire apertamente quello che pensano. Il secondo step è quello di mettere in pratica quello che dicono.

I risultati son questi.

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Ah, aggiungo una cosa.

Vedere in mezzo alle schiere di questi personaggi pure gente che è emigrata di famiglia da palermo, foggia o torre del greco fa AMPIAMENTE sorridere.

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Inviato (modificato)

Nota a margine.

Il caso Osakue al 90% non è dettato da questioni razziali ma da semplice idiozia umana. Gli stessi idioti sono indiziati di avere colpito con uova anche altre persone, un anziano e tre donne.

Fermo restando il NO al razzismo e la necessità di punire (sic!) chi compie reati, il cavalcare necessariamente l'onda del razzismo - da parte della stampa, della politica e dei singoli - ogni qualvolta un evento deprecabile, censurabile, insulso, negativo colpisce persone appartenenti ad etnie minoritarie, non serve certo ad educare alla tolleranza ma solo ad esarcerbare gli animi e fomentare la violenza. Serve la verità e non il sensazionalismo ad ogni costo.

Educazione, tolleranza e rispetto della legge. In merito a tutto ciò, purtroppo, lo Stato ha abdicato...anche, se non principalmente, per colpa di TUTTI noi.

Modificato da gobbo_dal_76
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2 ore fa, Manzio ha scritto:

Ieri ho sentito che ne parlavano da me pure a lavoro. Mi sono vergognato per quello che sentivo. Continuo a sostenere che in molti sono razzisti, ma palesemente, e c'è un grosso rischio che questa spirale di violenza aumenti. 

 

Ora essere razzisti non è più una cosa di cui vergognarsi, ma un vanto.

 

 

 

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Colpa del PD

 

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28 minuti fa, GabrielKoi ha scritto:

 

Ora essere razzisti non è più una cosa di cui vergognarsi, ma un vanto.

 

 

 

Purtroppo è esattamente così.

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Mi spiace, vado un attimo controcorrente rispetto ai fatti di cronaca nera. O meglio, seguo la stessa logica che seguivo per i fatti di cronaca nera quando le "parti erano opposte". 

Come ieri non tutti i musulmani erano jihadisti, come tutti i necri non sono degli spacciatori, cosi tutti gli italiani non sono razzisti e non ogni fatto messo in evidenza dalla stampa a danno di una persona di etnia diversa e' PER FORZA razzismo. 

Come odiavo ieri Salvini et co che facevano propaganda su ogni reato di microcriminalita' commesso da un immigrato, odio allo stesso modo la controparte che ne fa il verso opposto ora.  A me i politici che puntano allo stomaco della gente mi danno altamente fastidio. 

 

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24 minuti fa, greenday2 ha scritto:

Mi spiace, vado un attimo controcorrente rispetto ai fatti di cronaca nera. O meglio, seguo la stessa logica che seguivo per i fatti di cronaca nera quando le "parti erano opposte". 

Come ieri non tutti i musulmani erano jihadisti, come tutti i necri non sono degli spacciatori, cosi tutti gli italiani non sono razzisti e non ogni fatto messo in evidenza dalla stampa a danno di una persona di etnia diversa e' PER FORZA razzismo. 

Come odiavo ieri Salvini et co che facevano propaganda su ogni reato di microcriminalita' commesso da un immigrato, odio allo stesso modo la controparte che ne fa il verso opposto ora.  A me i politici che puntano allo stomaco della gente mi danno altamente fastidio. 

 

 

Te uno che impallina una bambina rom come lo definisci?

Pensi che abbia puntato una persona con un bimbo in braccio a caso? La prima che passava?

 

Due giustizieri della notte che picchiano a morte un marocchino perchè gli sembrava sospetto? E' solo gente STANCAH e un po' troppo precipitosa?

 

Chi si diverte e applaude a vedere un cane che abbaia dietro a un ragazzo di colore è solo gente annoiata?

 

O forse sta passando il messaggio che essere neri, rom, magrebini vuol dire essere esseri umani di serie B?

 

 

Mi sembra inutile dover precisare che nessuno pensa che tutti gli italiani siano razzisti. Ma sicuramente una parte lo è e non se ne vergogna più. Sicuramente è stata sdoganata una linea di pensiero xenofoba e autoassolutoria, per cui non siamo brutte persone se lasciamo muorire la gente in mare o in Libia.

Ed è stata sdoganata anche perchè qualcuno ha pensato di spianare la strada alla destra più reazionaria cercando di fare la corsa sul loro stesso terreno.

 

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