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Zinédine Zidane

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   ZINÉDINE ZIDANE

 

Quand Zinédine est devenu Zidane... - Eurosport

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Zinédine_Zidane

 

 

Nazione: Francia Francia
Luogo di nascita: Marsiglia
Data di nascita: 23.06.1972
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 185 cm
Peso: 79 kg
Nazionale Francese
Soprannome: Zizou

 

 

Alla Juventus dal 1996 al 2001

Esordio: 28.08.1996 - Coppa Italia - Fidelis Andria-Juventus 0-2

Ultima partita: 17.06.2001 - Serie A - Juventus-Atalanta 2-1

 

212 presenze - 31 reti

 

2 scudetti

1 supercoppa italiana

1 supercoppa Uefa

1 coppa intercontinentale

1 trofeo intertoto

 

Campione del mondo 1998 con la nazionale francese

Campione d'Europa 2000 con la nazionale francese

 

Pallone d'oro 1998

 

 

 

Zinédine Yazid Zidane (Marsiglia, 23 giugno 1972) è un allenatore di calcio ed ex calciatore francese, di ruolo centrocampista, campione del mondo a Francia 1998, anno in cui fu anche insignito del Pallone d'oro, e campione d'Europa a Belgio-Paesi Bassi 2000.

 

Soprannominato Zizou, è considerato uno dei migliori giocatori della storia del calcio. Cresciuto nel Cannes, si afferma nel Bordeaux. Nel 1996 viene acquistato dalla Juventus, dove in cinque stagioni conquista due campionati italiani, una Supercoppa italiana, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intercontinentale. Nell'estate del 2001 si trasferisce al Real Madrid per la cifra allora record di 150 miliardi di lire, contribuendo alla vittoria di un campionato spagnolo e due Supercoppe di Spagna nonché di una UEFA Champions League, una Supercoppa UEFA e una Coppa Intercontinentale. Al termine della stagione 2005-2006 annuncia il suo ritiro dal calcio giocato.

 

Con la nazionale francese ha partecipato a tre campionati del mondo (Francia 1998, Corea del Sud-Giappone 2002 e Germania 2006) e a tre campionati d'Europa (Inghilterra 1996, Belgio-Paesi Bassi 2000 e Portogallo 2004), vincendo da protagonista il Mondiale 1998 e l'Europeo 2000. In nazionale ha totalizzato 108 presenze e 31 reti.

 

A livello individuale ha vinto un'edizione del Pallone d'oro (1998) e tre del FIFA World Player of the Year (1998, 2000, 2003), record condiviso con Ronaldo. Nel 2004 è stato inserito nella FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi stilata da Pelé e dalla FIFA in occasione delle celebrazioni del centenario della federazione. La BBC lo ha definito il miglior giocatore europeo dell'intera storia calcistica. Inoltre, è stato incluso dalla rivista World Soccer nella lista degli undici migliori giocatori della storia calcistica. È stato inserito nella Squadra ideale del decennio dal Sun nel 2009.

 

Da allenatore del Real Madrid, ha vinto tre UEFA Champions League, due campionati spagnoli (2016-2017 e 2019-2020), due Supercoppe UEFA, due Supercoppe di Spagna e due Coppe del mondo per club. Eccezion fatta per il naturalizzato Helenio Herrera, Zidane è stato il primo tecnico francese vincitore della Champions League. È, con Fabio Capello e Marcello Lippi, l'unico allenatore ad aver raggiunto tre finali consecutive della Champions League, ma l'unico ad averle vinte tutte, diventando così il primo allenatore a vincere tre edizioni consecutive della massima competizione europea per club.

 

Zinédine Zidane
Zinedine Zidane by Tasnim 03.jpg
Zidane nel 2017
     
Nazionalità Francia Francia
Altezza 185 cm
Peso 79 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Termine carriera 10 luglio 2006 - giocatore
Carriera
Giovanili
1987-1988   Cannes
Squadre di club
1988-1992   Cannes 61 (6)
1992-1996   Bordeaux 139 (28)
1996-2001   Juventus 212 (31)
2001-2006   Real Madrid 155 (37)
Nazionale
1988-1989 Francia Francia U-17 4 (1)
1989-1990 Francia Francia U-18 6 (0)
1990-1994 Francia Francia U-21 20 (3)
1995 Francia Francia B 1 (0)
1994-2006 Francia Francia 108 (31)
Carriera da allenatore
2013-2014   Real Madrid Vice
2014-2016   Real M. Castilla  
2016-2018   Real Madrid  
2019-2021   Real Madrid  
Palmarès
 
Coppa mondiale.svg Mondiali di calcio
Oro Francia 1998
Argento Germania 2006
UEFA European Cup.svg Europei di calcio
Oro Belgio-Paesi Bassi 2000

 

Biografia

Famiglia e origini

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Casa del padre di Zidane nel villaggio di Aguemoune Ath Slimane, in Cabilia

 

Originario di una famiglia berbera, Zinédine Zidane ha tre fratelli e una sorella. I suoi genitori provengono dalla Cabilia, una regione berbera dell'Algeria settentrionale. Essendo nato a Marsiglia, Zidane possiede la doppia nazionalità, francese e algerina. Il padre, Smaïl Zidane, pastore e musulmano praticante, decide di attraversare il Mediterraneo e andare a lavorare come muratore in Francia nel 1953. Dopo l'indipendenza dell'Algeria, nel 1962, Smaïl vuole ritornare in patria dopo aver trascorso nove anni nei cantieri della Seine-Saint-Denis. Ma poco prima di imbarcarsi a Marsiglia, incontra Malika, una marsigliese anch'ella originaria della Cabilia, che sposa poco dopo. Alla fine la coppia decide di rimanere in Francia e di stabilirsi a Marsiglia.

Vita privata

A diciassette anni, Zinédine Zidane incontra la futura moglie Véronique; la coppia si sposa nel 1994 e ha quattro figli: Enzo (nato nel 1995 e così chiamato in omaggio a Enzo Francescoli, idolo d'infanzia di Zizou), Luca (1998) e Théo (2002), nati a Marsiglia, e Élyaz (2005), nato a Madrid.

Tutti giocano o hanno giocato nel Real Madrid, con il cognome della madre, Fernández, Enzo giocava come centrocampista (Real Madrid C / Real Madrid Castilla), Luca come portiere (Juvenil B), Théo come attaccante (Infantil B) ed Elyaz (Benjamin A). Convocabile sia da parte della Francia che da parte della Spagna, Enzo Fernández viene selezionato nel 2009 nell'Under-15 della Spagna e poi nell'Under-19 della Francia nel 2014. Il 16 novembre 2015 ha debuttato nel Real Madrid Castilla, seconda squadra dei blancos della Segunda B (terza serie) allenata dal padre.

 

Zidane risiede a Madrid, nel quartiere residenziale Conde de Orgaz, dove possiede una proprietà di circa 600 m². Possiede inoltre una vasta proprietà nel comune di Onet-le-Château, regione di Rodez dove vivono i suoceri.

 

Zinédine Zidane è affetto da talassemia benigna, una malattia genetica diffusa nel bacino del mediterraneo, che lo affatica naturalmente.

A proposito della sua religione, Zidane si è definito come un «musulmano non praticante».

Impegno nel sociale

Dal 2001 è ambasciatore dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). A Marsiglia, la sua città natale, ha fondato una scuola calcio per aiutare i bambini più poveri.

Altre attività

Nel 2008 ha interpretato una piccola parte nel film Asterix alle Olimpiadi. Nel 2011 ha pubblicato un libro autobiografico dal titolo La semplice eleganza di un eroe.

Caratteristiche tecniche

Giocatore

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Zidane (a sinistra) tenta di sottrarre la palla al portiere Buffon, sotto lo sguardo del compagno di nazionale Thuram, durante il campionato di Serie A 1997-1998.

 

Accostato ai connazionali Michel Platini e Raymond Kopa, Zidane era un trequartista in grado di coniugare potenza fisica e doti tecniche. Il suo ruolo preferito era dietro le punte, anche se in carriera è stato impiegato talvolta come seconda punta, come centrocampista centrale nel 4-4-2 e nel ruolo di regista di centrocampo nel 4-3-3.

 

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Zidane (a sinistra) e il rumeno Hagi, due tra i maggior fantasisti della loro generazione, nel corso della UEFA Champions League 1998-1999.

 

Pur non essendo molto veloce, aveva una buona accelerazione palla al piede. Abile nel dettare i tempi della squadra e nel fornire assist per i compagni, era inoltre dotato di fantasia, senso della posizione e una grande visione di gioco. Dotato di un'eleganza innata, eccelleva anche nel controllo di palla e nel dribbling (spesso effettuato con il gesto della veronica). Ambidestro, era inoltre un buon finalizzatore, che ha spesso segnato gol decisivi in carriera, pur non essendo particolarmente prolifico. Specialista nei calci di rigore e nei calci piazzati, era abile anche nel gioco aereo. Si faceva anche apprezzare nel gioco senza palla per le sue doti di corsa, lo spirito di sacrificio e l'attenzione alla fase difensiva.

Allenatore

In panchina si dimostra un tecnico dal gioco non spettacolare ma molto pragmatico (facendo in questo tesoro delle esperienze passate agli ordini, o al fianco, di allenatori quali Marcello Lippi o Carlo Ancelotti), capace di adattarsi e quindi sfruttare al meglio le qualità dei giocatori a disposizione in rosa, oltreché col carisma necessario per sostenere le pressioni derivanti dal gestire uno spogliatoio di grandi nomi o il lavorare in piazze calcistiche dalle alte aspettative.

Carriera

Giocatore

Club

Gli inizi

Zinédine Zidane è nato il 23 giugno 1972 a Marsiglia. Il suo nome in arabo significa "bellezza della religione". Nel suo quartiere marsigliese ha cominciato a fare i primi passi nel mondo del calcio e il suo idolo di tale sport è stato da sempre il trequartista uruguaiano Enzo Francescoli. Fino all'età di 11 anni, inoltre, Zidane è stato appassionato anche di judo.

 

All'età di nove anni, Zidane entra nel club del quartiere, l'AS Foresta 11, del quale diventa ben presto capitano. L'anno seguente, nel 1982, entra nella squadra del Saint-Henri, dove veste la maglia numero 10. Nel 1983 passa al Septèmes-les-Vallons e, successivamente, all'Olympique Marsiglia. Nello stesso anno partecipa ad alcune importanti selezioni, durante le quali cattura l'attenzione di Jean Varraud, ai tempi osservatore del Cannes. Si reca dunque a Cannes per un provino dalla durata di sei settimane. La società, intuendo già da quel momento le capacità del ragazzo, alla fine decide di fargli firmare un contratto da professionista.

Cannes

Zinédine Zidane entra nel 1987, all'età di quindici anni, nella squadra del Cannes, all'epoca allenata da Guy Lacombe. Viene ospitato a Pégomas, villaggio che in futuro dedicherà una piazza in suo nome. In questo periodo è importante l'aiuto di Jean Varraud. L'esordio con la maglia del Cannes arriva il 20 maggio 1989, a 16 anni, in una partita di Ligue 1 pareggiata dalla sua squadra 1-1 con il Nantes; in questa gara entra a dodici minuti dalla fine. Il 10 febbraio 1991 segna il suo primo gol da professionista in campionato nel vittorioso 2-1 contro il Nantes, per il quale verrà premiato dal presidente della squadra con un'auto nuova. Al termine della stagione, il Cannes si classifica al quarto posto, qualificandosi per la UEFA Europa League. Zidane riesce a farsi notare da diversi allenatori che cercano in tutti i modi di acquistarlo.

Bordeaux
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Zidane (in primo piano) al Bordeaux, marcato dal milanista e connazionale Vieira (in secondo piano) nei quarti di Coppa UEFA 1995-1996; sullo sfondo, l'altro girondino Dogon.

 

Nel 1992 arriva al Bordeaux, dopo la retrocessione del Cannes, che lo ha acquistato per 3 milioni di franchi (460.000 euro). L'approccio con la nuova squadra è facilitato dalla presenza dell'allenatore Rolland Courbis, anche lui marsigliese. Lo stesso Courbis darà a Zidane il soprannome "Zizou". Con i compagni francesi Christophe Dugarry e Bixente Lizarazu forma il "triangolo di Bordeaux". Al termine della prima stagione, Zidane segna 10 gol e gioca 35 partite, risultando il miglior giocatore della squadra.

 

Qualificato per la Coppa UEFA, ottenuta grazie al quarto posto in campionato, il Bordeaux riesce ad ottenere grandi risultati in campionato, grazie specialmente a Zidane. Nonostante il cartellino rosso contro il Marsiglia a causa di un pugno dato a Marcel Desailly nel settembre del 1993, Zidane è diventato il beniamino della sua squadra. L'eliminazione precoce in Coppa non impedisce Bordeaux di concludere il campionato con un ottimo quarto posto. Alla fine della stagione, dopo aver segnato 6 gol in 34 partite, Zidane riceve il Trophées UNFP du football come miglior esordiente nel 1994. Nella stagione successiva, il Bordeaux viene eliminato subito in Coppa UEFA e ottiene il quinto posto in campionato. Zidane rimane uno dei punti determinanti per la squadra, segnando sei 6 gol in 37 partite.

 

Nella stagione 1995-1996, il Bordeaux vince la Coppa Intertoto, grazie anche a Zidane che segna 5 gol in 8 partite. Nel quarto turno di Coppa UEFA, Zidane ha segnato un gol da quaranta metri nella sfida contro il Real Betis. Ai quarti di finale, il Bordeaux è costretto a battere il Milan. Dopo aver perso la prima gara per 2-0, i francesi riescono a ribaltare il precedente risultato grazie al risultato di 3-0. In questa gara, Zidane è uno dei protagonisti, essendo l'autore dei due assist per la doppietta di Christophe Dugarry. La squadra riesce ad arrivare in finale, ma perde contro il Bayern Monaco. Zidane termina la stagione con 6 gol in 33 partite e riceve il suo secondo Trophées UNFP du football, stavolta come miglior giocatore del 1996.

 

Con il Bordeaux Zidane ha giocato per quattro anni, siglando 28 gol in 139 gare di campionato.

Juventus
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Zidane agli esordi con la Juventus nella stagione 1996-1997

 

Nel 1996 arriva in Italia, alla Juventus, squadra allenata da Marcello Lippi, per 7,5 miliardi di lire. Decide di indossare la maglia con il numero 21. Seppur all'inizio presenti un calo atletico, Zidane riesce in breve tempo a mettersi in mostra con la nuova squadra. Segna il suo primo gol, il 20 ottobre 1996, nella gara vinta per 2-0 contro l'Inter. La prima stagione è un successo per i bianconeri: vincono una Coppa Intercontinentale, la Supercoppa Europea, e il loro 24º scudetto. Zidane è protagonista di questi successi anche grazie ai suoi cinque gol e alle sue 29 presenze in campionato. In Champions League Zidane ha giocato ottimamente, ma ciò non è bastato a vincere la finale contro il Borussia Dortmund.

La stagione 1997-1998 si apre con la conquista della Supercoppa italiana. In campionato, Zidane gioca 32 partite e segna 7 gol e, al termine di questo torneo, conquista il suo secondo scudetto consecutivo. In Champions League, la Juventus perde ancora una volta la finale, stavolta con il Real Madrid.

 

Dopo aver conquistato il titolo di campione del mondo con la nazionale francese, Zidane viene insignito del Pallone d'oro a dicembre del 1998, diventando il quarto giocatore francese ad aggiudicasi tale trofeo. La stagione 1998-1999, però, non è molto fortunata per il giocatore francese: segna solo 2 gol in 25 partite ed è vittima di un duro infortunio a fine stagione. Al termine della stagione, la Juventus si classifica al 7º posto e Lippi viene sostituito da Carlo Ancelotti.

 

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Zidane in maglia bianconera dell'annata 1998-1999

 

Nella stagione 1999-2000, Zidane è favorito per vincere il suo secondo Pallone d'oro, soprattutto grazie alle ottime prestazioni ad campionato d'Europa 2000. Tuttavia, a causa dei suoi cartellini rossi in Champions League, perde la possibilità di ottenere il riconoscimento calcistico. Nella stagione 2000-2001, Zidane trova complicità con l'attaccante francese David Trezeguet: la coppia riesce a portare la Juventus in testa alla classifica. Tuttavia, il pareggio di 2-2 con la Roma, impedisce alla Juventus di vincere lo scudetto. Conclude la stagione con 6 gol in 33 partite.

Con i bianconeri gioca complessivamente 212 partite e segna 31 gol, di cui 24 in Serie A. Seppur osannato dai tifosi, dopo la cessione del giocatore, nel 2001, Agnelli lo definì "più divertente che utile".

Real Madrid

Nel 2001 si trasferisce dalla Juventus al club spagnolo del Real Madrid, che, per averlo tra le sue file, oltre a siglare un contratto triennale con il giocatore, spende 150 miliardi di lire, realizzando il più costoso trasferimento di un giocatore nella storia del calcio fino a quel momento. Sceglie di indossare la maglia numero 5, precedentemente appartenuta a Manuel Sanchís. All'inizio della sua prima stagione, Zidane non riesce a trovare il giusto spazio in squadra, anche a causa della concorrenza con gli altri giocatori come Raúl e Figo. Con l'arrivo di Zidane la squadra si aggiudica subito la Supercoppa di Spagna. Zidane ha segnato il suo primo gol il 15 settembre 2001 contro il Real Betis. Ben presto il francese si dimostra grande protagonista nella stagione dei madrileni, culminata con la sua pregevole e decisiva marcatura nella vittoria per 2-1 contro il Bayer Leverkusen nella finale della UEFA Champions League 2001-2002. In quell'occasione Zidane riesce a trasformare il traversone di Roberto Carlos in un tiro al volo che si infila nell'angolo alto della porta difesa dal portiere Hans-Jörg Butt. Al termine della stagione, Zidane vince per la prima volta la UEFA Champions League, dopo due finali perse e, successivamente, anche la Supercoppa UEFA e alcuni mesi dopo la Coppa Intercontinentale.

 

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Zidane in azione con la maglia del Real Madrid nel 2005

 

Nella stagione 2002-2003 vince per la prima volta il campionato spagnolo all'ultima giornata, realizzando 9 gol in 33 partite, ma, dopo la vittoria della Supercoppa di Spagna 2003, malgrado la politica dei cosiddetti Galácticos voluta dal presidente Florentino Pérez, incentrata all'acquisto dei migliori calciatori del panorama mondiale, la squadra non avrebbe più centrato successi nelle tre annate seguenti. Nel 2003-2004 il francese chiude, con i compagni, il campionato al quarto posto, realizzando 6 gol in 33 presenze e perde la finale di coppa nazionale contro la Real Sociedad. Ancora più negativa è, per la squadra, l'annata 2004-2005, e anche la stagione 2005-2006 è avara di soddisfazioni per il Real Madrid, giunto alla fine di un ciclo. Il 15 gennaio 2006 Zidane realizza la prima tripletta in carriera, nella vittoria per 4-2 in campionato contro il Siviglia; è il primo calciatore francese a realizzare tre reti in una partita della Liga spagnola. Seguirà un'altra tripletta, realizzata dal fuoriclasse contro l'Espanyol (4-0). Il 25 aprile seguente Zidane rende nota l'intenzione di ritirarsi dopo il campionato del mondo 2006. Il 7 maggio 2006 disputa la sua ultima partita a livello di club, contro il Villarreal allo stadio Santiago Bernabéu: i tifosi del Real Madrid gli riservano un caloroso tributo, sventolando dei cartelli con il suo nome e il suo numero, il 5, e i suoi compagni di squadra indossano magliette commemorative con la scritta ZIDANE 2001-2006 sotto il logo del club. Zidane firma il gol del provvisorio 2-2 con un colpo di testa vincente su cross di David Beckham (la gara finisce 3-3). Conclude l'ultima annata della propria carriera agonistica con 6 reti segnate in 29 partite di campionato. Per le Olimpiadi di Atene 2004 Zidane fu uno dei tedofori.

Nazionale

Gli esordi, il Mondiale 1994 e l'Europeo 1996

Nel 1994 partecipa all'Europeo Under-21, dove veste la maglia numero 7. I francesi si classificheranno al quarto posto dopo aver perso la semifinale contro l'Italia e la finale per il terzo posto contro la Spagna.

 

Dopo la mancata qualificazione al mondiale 1994, la nazionale francese è in crisi: il nuovo commissario tecnico Aimé Jacquet decide di convocare alcuni giovani e, tra questi, spicca il nome dello stesso Zidane, reduce da ottime prestazioni con il Bordeaux. Durante la gara contro la Rep. Ceca del 17 agosto 1994, Zidane esordisce in nazionale maggiore all'età di 22 anni; il giocatore entra al 63' minuto di gioco al posto di Corentin Martins sul punteggio di 2-0 per i cechi e firma in pochi minuti una doppietta che consente di agguantare un pareggio in rimonta.

 

Divenuto trequartista titolare, Zidane viene convocato per il campionato d'Europa 1996 in Inghilterra, dove indossa la maglia numero 10. Dopo aver vinto ai rigori contro i Paesi Bassi, i francesi vengono sconfitti, sempre ai rigori, in semifinale dalla Repubblica Ceca. Zidane chiude il torneo con una prestazione deludente e poco incisiva per la squadra. L'anno seguente viene convocato per il Torneo di Francia, dove realizza un unico gol nella partita contro l'Italia, conclusasi 2-2, inaugurando così lo Stade de France.

La vittoria del Mondiale 1998 e dell'Europeo 2000

Sempre da Aimé Jacquet viene convocato per il campionato del mondo 1998. La Francia ottiene la qualificazione con un turno d'anticipo battendo l'Arabia Saudita 4-0; Zidane, colpevole di un fallo di reazione a risultato già fissato, viene espulso dall'arbitro e squalificato per due turni. Torna in campo nella partita di Saint-Denis il 3 luglio valida per l'accesso alla semifinale. La Francia sconfigge l'Italia per 4-3 dopo i rigori; Zidane segna il primo penalty dei francesi. Battuta anche la Croazia in semifinale, il 12 luglio allo Stade de France di Saint-Denis, la Francia vince il trofeo in finale contro il Brasile (campione in carica) per 3-0, grazie alla doppietta di Zidane e al gol di Emmanuel Petit. La Francia vince il Mondiale per la prima volta.

 

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La maglia indossata da Zidane al campionato d'Europa 2000

 

Zidane viene convocato per il campionato d'Europa 2000 che si giocherà in Belgio e nei Paesi Bassi. Raggiunti i quarti di finale, la Francia affronta il 25 giugno a Bruges la Spagna. Qui Zidane segna un gol, portando la Francia alla vittoria per 2 a 1. Decide con un golden gol anche la semifinale vinta il 28 giugno 2 a 1 contro il Portogallo, giocata a Bruxelles. Il 2 luglio a Rotterdam vince il suo primo titolo Europeo contro l'Italia grazie al Golden gol di David Trezeguet, dopo l'1 a 1 dei 90 minuti.

Delusioni ai Mondiali 2002 e a Euro 2004

Dopo il ritiro di Didier Deschamps, Zidane viene nominato vice-capitano della squadra francese.

 

Il 26 maggio 2002, poco prima della partenza per il campionato del mondo 2002 (al quale la Francia è qualificata d'ufficio in quanto campione in carica), Zidane si infortuna al quadricipite della coscia sinistra. In sua assenza, la Francia perde e pareggia rispettivamente con Senegal e Uruguay nelle prime due sfide della fase a gironi. Zidane torna in campo contro la Danimarca; tuttavia, il giocatore, in condizioni fisiche piuttosto precarie, non risulta incisivo per la squadra francese che viene sconfitta per 2-0. La Francia è, a sorpresa, fuori dai Mondiali, con un solo punto ottenuto in tre gare e nessuna rete segnata: è il peggior risultato per una nazionale campione del mondo in carica nella storia dei Mondiali. L'anno seguente non viene convocato per la Confederations Cup, vinta comunque dai transalpini.

 

Partecipa anche al campionato d'Europa 2004, esordendo con una doppietta che vale il successo in rimonta contro l'Inghilterra. Nell'ultima gara del girone, realizza un altro gol nella partita vinta per 3-1 con la Svizzera. I campioni d'Europa vengono eliminati nei quarti di finale dalla Grecia, che succederà poi loro nell'albo d'oro della manifestazione. Nell'agosto dello stesso anno, il calciatore annuncia il proprio addio alla Nazionale.

Il secondo posto al Mondiale 2006 e il ritiro
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Zidane realizza il calcio di rigore contro il Portogallo nella semifinale del campionato del mondo 2006

 

Nell'estate 2005 torna tuttavia sui propri passi, comunicando il rientro in Blues. Festeggia il suo ritorno il 17 agosto, segnando un gol nell'amichevole con la Costa d'Avorio. Prende quindi parte alla rassegna iridata in Germania. Qualificatasi agli ottavi di finale, la Francia sconfigge la Spagna per 3 a 1 grazie ai gol di Zidane, Ribéry e Vieira. Durante la seconda fase del torneo Zidane si rende autore di ottime prestazioni, tra cui quella con il Portogallo, durante la quale segna il gol su rigore che vale alla Francia l'accesso alla finale contro l'Italia.

 

All'inizio della finale, con un calcio di rigore a cucchiaio (con palla che batte sulla parte interna della traversa prima di varcare la linea di porta), porta in vantaggio i suoi; negli ultimi minuti della finale, però, macchia la propria partita colpendo con una testata il difensore italiano Marco Materazzi: il gesto gli costa l'espulsione, la dodicesima della carriera (3 a Bordeaux, 5 con la Juventus, 2 con il Real Madrid e 2 con la nazionale francese). L'Italia vince il Mondiale (1-1, 5-3 dcr) ma il giorno successivo, il 10 luglio 2006, Zidane viene comunque eletto miglior giocatore del torneo anche se il centrocampista italiano Andrea Pirlo era stato nominato per ben 3 volte (2 più di lui) uomo del match durante il torneo: ciò scatenerà le polemiche riguardo ad un premio «vinto in partenza» per questioni di sponsor. La finale persa contro l'Italia è l'ultima partita da giocatore disputata da Zidane.

 

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Zidane durante la finale dei Mondiali 2006 contro l'Italia

 

Il 12 luglio 2006, in un'intervista rilasciata a una televisione francese, Zidane si scusa pubblicamente per il suo atto violento che, riconosce, "non è cosa da farsi", ma senza rivolgersi direttamente a Materazzi, e precisa che "se c'è una reazione è perché c'è una provocazione". Pur escludendo che Materazzi abbia proferito offese razziste, Zidane lascia intendere si sia trattato di insulti molto gravi e ripetuti alla sua famiglia. Il 18 agosto 2007 Marco Materazzi, in un'intervista a TV Sorrisi e Canzoni, dichiara di aver insultato la sorella di Zidane; offesa alla quale il francese avrebbe reagito violentemente. Insieme a Cafu, è il giocatore che ha ricevuto più cartellini (4 gialli e 2 rossi) nelle fasi finali dei Mondiali; le due espulsioni lo rendono anche il giocatore più volte allontanato dal campo, al pari di Rigobert Song.

Allenatore

Real Madrid

Prime esperienze (2009-2016)

Dopo aver ricoperto, tra il 2009 e il 2013, vari incarichi dirigenziali per il Real Madrid, il 9 luglio 2013 entra nello staff tecnico di Carlo Ancelotti in qualità di vice allenatore dei madrileni.

 

Il 25 giugno 2014 viene nominato allenatore del Real Madrid Castilla, seconda squadra del Real Madrid, militante nella terza divisione del campionato di calcio spagnolo. Nella prima stagione conduce la squadra al 6º posto finale.

Passaggio in prima squadra (2016-2018)

Il 4 gennaio 2016, a seguito dell'esonero di Rafael Benítez, viene chiamato a guidare la prima squadra del Real Madrid. All'esordio sulla panchina delle merengues ottiene una vittoria casalinga per 5-0 contro il Deportivo La Coruña. Nel maggio 2016 si aggiudica la UEFA Champions League, guidando i madrileni all'undicesimo successo nella competizione grazie alla vittoria, nel derbi madrileño, contro l'Atlético Madrid ai tiri di rigore: nella circostanza Zidane diviene il primo tecnico francese, fatta eccezione per il naturalizzato Helenio Herrera, a vincere la massima competizione europea per club.

 

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Zidane (in primo piano) in veste di allenatore del Real Madrid nel 2018, insieme al capitano Ramos (in secondo piano) e al terzino Marcelo (sullo sfondo).

 

Nella stagione successiva Zidane conduce la squadra dapprima alla vittoria della Supercoppa europea e della Coppa del mondo per club, poi centra il double campionato-UEFA Champions League che mancava da 59 anni: riporta, infatti, a Madrid il titolo nazionale, a cinque anni di distanza dalla precedente affermazione, e si aggiudica la UEFA Champions League, battendo per 4-1 la Juventus a Cardiff; nell'occasione Zidane diviene il primo allenatore a vincere due edizioni consecutive del trofeo nell'era Champions League.

 

L'annata 2017-2018 si apre con una nuova vittoria della Supercoppa europea, contro il Manchester United. Segue, pochi giorni dopo, la conquista della Supercoppa di Spagna, nel doppio Clásico contro il Barcellona. A dicembre il club madrileno si aggiudica nuovamente la Coppa del mondo per club, grazie alla vittoria per 1-0 in finale contro il Grêmio: con tale successo Zidane diventa il primo tecnico a vincere la competizione per due edizioni consecutive. A corollario di un'altra stagione passata agli annali, il 26 maggio 2018 il francese vince per la terza volta di fila la UEFA Champions League, battendo il Liverpool per 3-1 nella finale di Kiev: con questo successo, Zidane eguaglia il primato di Bob Paisley e Carlo Ancelotti, diventando inoltre il primo e unico allenatore ad aver vinto tre edizioni consecutive della Coppa dei Campioni/Champions League. Ciononostante, appena cinque giorni dopo il trionfo Zidane rassegna, a sorpresa, le dimissioni, adducendo la necessità «di un cambio, di un'altra metodologia di lavoro» per la squadra e paventando l'imminente fine di un ciclo in casa madrilena.

Secondo ciclo a Madrid (2019-2021)

Tali sensazioni trovano conferma nei mesi seguenti, stanti i deludenti risultati conseguiti dai suoi successori, Julen Lopetegui prima e Santiago Solari poi, sulla panchina del club. Anche in ragione di ciò, l'11 marzo 2019 Zidane è chiamato a riassumere la guida tecnica del Real Madrid. Il secondo ciclo del tecnico francese non riesce a eguagliare il precedente, ma arriva comunque, nel gennaio 2020, la conquista, ai tiri di rigore, della Supercopa di Spagna contro l'Atlético Madrid, un successo che coincide per Zidane con la nona finale vinta su altrettante disputate con i blancos, oltreché, a fine stagione, il secondo alloro nazionale da allenatore, con la vittoria della Liga. Al termine di una stagione 2020-2021 avara di successi, il tecnico francese lascia nuovamente la panchina del club spagnolo.

 

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
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Zidane (a sinistra) e il connazionale Deschamps festeggiano la vittoria del campionato italiano 1997-1998
Competizioni internazionali

Nazionale

Individuale

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Zidane riceve il Pallone d'oro 1998
  • Champion des champions de L'Équipe: 1 - 1998
  • Team of the Decade del Sun: 1 - 2009
  • Team of the Decade di ESPN: 1 - 2009
  • Player of the Decade di ESPN: 1 - 2009
  • Miglior giocatore della decade di Marca: 1 - 2010
  • Miglior giocatore della storia della UEFA Champions League: 1 - 2011
  • Team of the Decade dell'UEFA: 1 - 2011
  • Miglior giocatore della storia della Ligue 1: 1 - 2014
  • Goal Hall of Fame: 1 - 2014
  • Miglior giocatore francese della storia: 1 - 2016
  • Top 11 di tutti i tempi del campionato europeo di calcio: 1 - 2016

Allenatore

Club

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali
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Zidane posa con il trofeo della UEFA Champions League 2017-2018, la terza consecutiva vinta da allenatore.

Individuale

  • Allenatore rivelazione della Liga: 1 - 2016
  • Premio Onze al miglior allenatore europeo dell'anno: 3 - 2017, 2018, 2021
  • Miglior allenatore dell'anno ESPN: 1 - 2017
  • Miglior allenatore dell'anno L'Équipe: 1 - 2020

Onorificenze

Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)
  — 1998
Ufficiale dell'Ordine del Merito Nazionale (Algeria) - nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine del Merito Nazionale (Algeria)
  — 2006
Ufficiale dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)
  — 1º gennaio 2009

 

 

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«Sono tanti i ricordi bellissimi in maglia bianconera, come il 6-1 in casa del Milan o le due semifinali di Champions League con l’Ajax; la gara di Amsterdam credo che sia stata quella giocata meglio in assoluto dalla Juventus di cui ho fatto parte io. Il rimpianto più grande è di non aver potuto alzare la Coppa dei Campioni; ci siamo andati vicino molte volte, ma non siamo stati abbastanza fortunati. Alla Juventus, comunque, ho vissuto cinque anni splendidi, vincendo molto; soprattutto, a Torino ho imparato molto a livello calcistico, facendo il cosiddetto salto di qualità. La Juventus mi è rimasta nel cuore».
 
STEFANO SALANDIN, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL GENNAIO 1999
Il quartiere de La Castellane è uno di quei posti da cui anche la polizia preferisce stare alla larga. La dolcezza del clima, i colori e i profumi del Mediterraneo riescono un poco a rendere meno opprimente quei palazzoni a nord della città dove, comunque, la vita può essere maledettamente difficile anche sotto il cielo terso del sud della Francia. Meglio, allora, se a fare da scudo ci sono anche il calore e l’unione di una famiglia come quella di Smail e Malika Zidane.
Ha dovuto lasciare l’Algeria, Smail, perché dopo l’indipendenza nessuno avrebbe perdonato un “harki” (così sono chiamati gli algerini che avevano combattuto a fianco dei francesi). Si è stabilito a Marsiglia: lavora come magazziniere e ha già altri 4 figli (3 maschi: Djamel, Farid e Nordine e una femmina: Lila) quando, il 23 giugno del 1972, nasce Yazide Zinedine Zidane. Una “tribù” affiatata, quella di casa Zidane, dove la semplicità e il rispetto sono basilari regole di vita. «Devo tutto ai miei genitori – ammette senza alcun pudore Zidane che ha regalato a papà e mamma una splendida villa – perché mi hanno impartito un’educazione severa ma giusta e, soprattutto, mi hanno insegnato il rispetto, l’umiltà, la capacità di condividere tutto».
“Yaz” (così lo aveva soprannominato la sorella Lila) cresce tra abbuffate di calcio in TV, poca voglia di studiare e tanto, tanto sport attraverso cui scaricare la sua grande vitalità. Calcio, certo, ma anche discese mozzafiato con lo skate-board e judo: «Lo ha praticato fino a undici anni, diventando cintura arancione: era sempre pieno di lividi ma non si arrendeva mai». Ed era anche instancabile al punto che anche dopo aver firmato il primo tesserino, a 8 anni, per il club di Saint-Henri, continuerà a praticare anche il judo: «Un sabato – racconta il padre – siamo rientrati molto tardi da una gara di judo e lui avrebbe dovuto alzarsi cinque ore dopo per giocare un torneo di calcio. Ero convinto che non ce l’avrebbe fatta e, invece si è presentato regolarmente ed ha corso fino a quando, alla fine della terza partita, è svenuto».
La storia di Zidane è la risposta più efficace a tutti coloro che vorrebbero ridurre il calcio a tattica e numeri fin dai vivai giovanili, a quelli (e ce ne sono sempre di più) disposti a tarpare la fantasia di un talento perché, nelle partite tra ragazzi di 8 o 9 anni, non dà via la palla al momento giusto. La scuola di Zidane è stata quell’incomparabile fucina di talenti che sa essere solo la strada. È lì, in quelle interminabili partite tra coetanei, dove la coppa in palio era una bottiglia di plastica rivestita d’oro e l’arbitro che fischiava la fine erano i richiami delle madri, che Zidane ha affinato la sua incomparabile tecnica: «L’ho appresa sulla strada, giocando per divertimento e per impressionare gli amici, creando movenze solo mie. È lì che si imparano le cose più belle e inimitabili».
Già allora, nelle squadre dei ragazzini, Zidane era un giocatore” insostituibile”: «È vero – conferma Malek, l’amico inseparabile che lo ha seguito anche a Torino – lui era il più giovane ma era il più bravo di tutti: sembrava avesse una mano al posto del piede, tanto la palla gli rimaneva incollata. E vedeva il gioco meglio di chiunque altro». Ma quella della strada è stata anche una grande scuola per il carattere. Non credete, infatti, a quelli che vi raccontano che Zinedine Zidane è timido: nei vicoli di Marsiglia, sulle piazze de La Castellane, Zidane ha imparato il peso delle parole, l’importanza dei gesti, dei comportamenti. Nelle interminabili partite contro le altre “bande”, ha imparato a sopportare i colpi degli avversari, ma di tanto in tanto la sua sopportazione ha un limite: dalla prima famosa “reazione” con il Cannes fino all’espulsione ai Mondiali contro l’Arabia Saudita. «Provengo da un quartiere duro, dove non si cerca mai la bagarre fine a se stessa ma, se vieni provocato, non puoi far finta di niente. Io detesto la violenza e l’ingiustizia e sopporto i colpi degli avversari. Fino a quando arrivo al punto in cui non ce la faccio più: allora mi ribello ed esplodo». Uno di poche parole, insomma, ma tutt’altro che timido e pauroso al punto che i compagni più vecchi lo avevano nominato capitano ed era lui a strigliarli quando perdevano. Perché già da piccolo aveva dentro quella gran voglia di vincere che solo la Juventus saprà tirargli fuori appieno. Ma, questa, è un’altra storia.
Il primo idolo è Enzo Francescoli: Zidane lo vede giocare nell’Olimpyque Marsiglia (di cui è tifoso) e ne resta affascinato: «Vedevo in lui tutte le qualità del calciatore. Se lo avessi incontrato allora, mi sarei inginocchiato davanti a lui e invece l’ho incontrato da avversario con la Juve, nella Coppa Intercontinentale. Fu una grande impressione e lui si commosse quando seppe che il mio primo figlio si chiamava Enzo in suo nome». Ma al Velodrome, lo stadio di Marsiglia, è legato uno dei ricordi più belli della sua infanzia: è il giorno del suo dodicesimo compleanno quando Michel Platini guida la Francia alla finale di Coppa Europa. Zinedine è in delirio per il gol di Re Michel, colui che, solo una decina di anni dopo, lo consacrerà come suo erede con una frase tipica quanto le sue punizioni: «Zidane è l’unico giocatore per cui valga la pena pagare il biglietto».
Tra una partita e l’altra da raccattapalle, Zidane comincia a giocare in squadre “vere”. Prima l’associazione “Nouvelle Vague” di Le Castellane (di cui, ora, è presidente onorario, perché Zidane ama le radici e gli amici d’infanzia), poi il Saint Henri. Gli avversari erano impressionati dalla sua forza e dal suo fisico, tanto che il padre, ogni volta, doveva esibire i documenti per confermarne l’identità. Ma anche i compagni restavano spesso di stucco quando lo vedevano esibirsi in certi “numeri” d’alta scuola. Zidane giocava nello Sport Olimpyque di Septemes, un piccolo centro a nord di Marsiglia: un campo di sabbia che non intaccava la sua classe: «Una volta – ricorda un compagno – stavamo vincendo per 2-1 una gara importante e, nel finale, arrivò un pallone fortissimo nella nostra area. Lui, invece di liberare, stoppò il pallone e lo fece passare sulla testa di un avversario prima di far partire il contropiede».
Un fenomeno simile, ovviamente, non poteva passare inosservato. Non a Jean Varraud, almeno, osservatore del Cannes che si accorse subito delle qualità tecniche e morali di quel ragazzo: «Una velocità di piedi e una tecnica eccezionali, mai viste prima. E poi la grande caparbietà dei ragazzi che arrivano dai quartieri meno fortunati». A tredici anni e mezzo, Yaz Zidane è convocato a Cannes per il primo stage e, durante le partitelle, esagera con la voglia di stupire al punto che qualcuno comincia a pensare che sia meglio lasciar perdere. Varraud, però, insiste e convince i dirigenti della città rivierasca a dargli un’ulteriore possibilità. Ben più dura, invece, sarà convincere mamma Malika a lasciarlo partire: «Temevo che avrebbe preso cattive strade, così giovane». La donna cede soltanto di fronte alle garanzie date dalla sistemazione che è trovata per suo figlio. A pensione dalla famiglia Elineau: il signor Jean Claude (dirigente del Cannes), la moglie Nicole, i loro tre figli e un altro allievo. Una seconda famiglia che aiuterà Zidane ad assorbire la difficile fase dello sradicamento. «Ogni notte piangevo per la solitudine ed è stato grazie a queste persone se ho superato quei difficili momenti».
Agli Elineau, oltre ai ricordi e alla gratitudine, di Zidane resta qualche regalo e un ciliegio piantato, nel loro giardino, dal futuro Campione del Mondo. A sedici anni lo chiamano con i professionisti e lui comincia a capire che il calcio potrà diventare qualcosa di più che una semplice passione. Il 20 maggio del 1989, un mese prima di compiere 17 anni, l’allenatore Fernandez lo fa debuttare in Prima Divisione contro il Nantes, in trasferta: «Pareggiammo 1-1 e mi guadagnai un premio di 5 mila franchi: era pazzo di gioia». Una felicità che sarebbe diventata ancora più grande quando, un anno dopo, vede le luci della Croisette riflettersi sul parabrezza della sua auto nuova: una Clio rossa che il presidente Pedretti gli aveva regalato per festeggiare il suo primo gol in Serie A, sempre contro il Nantes. Cannes, dunque, rappresenta per Zidane il luogo delle “prime volte”. Nel calcio, ma anche nella vita perché lì, nell’affascinante città del cinema, conoscerà la bella Véronique, la ballerina di cui si è innamorato e che è diventata sua moglie.
L’ultimo anno a Cannes è pieno di difficoltà: la squadra retrocede e anche Zidane, salito giovanissimo alla ribalta nazionale, paga una normale crisi di maturazione. Niente, però, che possa scoraggiare chi crede in lui: come Rolland Courbis, marsigliese appena nominato allenatore del Bordeaux. Così, nell’estate del 1992, Zidane conosce i profumi di un altro mare: quelli dell’Oceano che spazza con le sue maree l’estuario della Garonna. Sulla Gironda, tra l’altro, ritrova Christophe Dugarry, suo grande amico già dai tempi della Nazionale Under 15. Un sodalizio duraturo e sincero anche fuori dal campo (hanno acquistato insieme un bar a Bordeaux e si sono incontrati spesso nel loro primo anno italiano, quando Dugarry giocava nel Milan): «Mille emozioni mi legano a Duga, mille ricordi e tante risate». L’amicizia (anche quella con Lizarazu) e l’unione del gruppo aiutano il fuoriclasse di Marsiglia ad ambientarsi in fretta nella nuova realtà: «Ho scelto il momento giusto per il gran salto – commenta a posteriori Zidane – quel club è stato il mio trampolino di lancio e devo ringraziare Courbins (il tecnico che ha coniato il soprannome Zizou) che mi ha fatto crescere sia dal punto di vista umano che professionale». Con i granata di Bordeaux, Zidane elimina il Milan dalla Coppa Uefa ma poi, in finale, si deve arrendere contro il Monaco: sarà la sua più grande delusione sportiva (mitigata dal contratto appena firmato con la Juventus) prima di conoscere quelle con i bianconeri nelle due finali di Coppa Campioni; qualcuno comincia a dire che è lui a portare sfortuna ma la splendida prestazione nella finale Mondiale contro il Brasile metterà tutti a tacere.
Anche l’avventura con la Nazionale inizia da Bordeaux. Jaquet lo convoca il 17 agosto 1994 per sostituire l’infortunato Djorkaeff. La Francia gioca in amichevole, contro la Repubblica Ceca, proprio a Bordeaux. Zidane è emozionato ma trova un grande e abile consigliere in Eric Cantona che lo mette a suo agio. Le cose si mettono male per i francesi che perdono 2-0 fino a quando Jaquet si decide a mandare in campo Zidane: è lui a pareggiare prima con una stupenda azione personale e poi con un colpo di testa. Un particolare importante, questo, perché il gioco aereo è sempre stato il punto debole di Zizou e lui per primo non avrebbe mai immaginato di poter, 4 anni dopo, regalare la Coppa del Mondo alla Francia con due colpi di testa. I francesi celebrano il nuovo idolo e lo designano erede di Platini. Lui, però, non ci sta: «Non sarò mai come Platini: è stato unico e inimitabile. E poi io non sarò mai un trascinatore di uomini, né in campo né fuori. Non mi spaventano le responsabilità, certo, ma il mio carattere è diverso dal suo».
Paragoni a parte, sembra destinato a un’ascesa folgorante anche con i “bleus”, ma il destino sta per giocargli un brutto tiro. Un incidente d’auto, poco prima degli Europei del ‘96, fa temere il peggio: Zidane se la cava con due cicatrici in testa e una brutta botta che ne condiziona le prestazioni in Inghilterra. «È stato un errore voler giocare a tutti i costi: in quelle competizioni bisogna essere sempre al 300 per cento». Le scialbe prestazioni in Nazionale lasciarono perplesso anche Giovanni Agnelli: «Zidane è il giocatore di cui mi hanno parlato o quello che ho visto agli Europei?». Come sempre, Zizou parlerà con i fatti e proprio Agnelli diventerà uno dei suoi più grandi estimatori.
Il primo impatto con la scuola Juventus è durissimo: gli allenamenti di Ventrone sono massacranti: «Deschamps me ne aveva parlato, ma non credevo a una cosa simile. Più volte sono stato sul punto di vomitare dopo gli allenamenti talmente grande era stata la fatica». L’inserimento è difficile, soprattutto dal punto di vista tattico. Zizou, però, non si perde d’animo e lavora sodo: «Sapevo che tutti si aspettavano qualcosa di più da me, ma io non mi sono mai demoralizzato, convinto che il lavoro avrebbe pagato. Alla Juve, poi, tutti mi sono stati vicini». Il salto di qualità tanto atteso arriva quando Lippi lo piazza nel suo ruolo tradizionale con libertà di inventare: contro l’Inter, al Delle Alpi, Zidane gioca una gara eccezionale e segna un gol fantastico. La nuova avventura è cominciata. La sua importanza per il gioco della Juventus, del resto, è sottolineata dallo stesso Lippi: «Possiede il dono di rendere semplici le cose difficili».
E non si stanca mai di lavorare, di imparare, di accettare consigli. Migliora sotto il piano atletico e tattico, ma anche dal punto di vista caratteriale: allena senza stancarsi anche quella voglia di vincere che lo animava fin dalle partite sulla piazza de La Castellane: «Lippi è stato come un interruttore: mi ha acceso e ho capito cosa significa lavorare per qualcosa che vale. Prima di arrivare in Italia, il calcio era un lavoro, certo, ma soprattutto un divertimento. Da quando sono arrivato a Torino, invece, la voglia di vincere non mi ha lasciato più». E anche nel giorno in cui è salito in cima al mondo con la Nazionale, un pensiero è corso alla Juventus: «Se sono arrivato fin qui, lo devo a questi anni in bianconero in cui ho trovato sicurezza, la voglia di non mollare mai, la capacità di rinnovare la fame di altri successi. Ecco perché voglio restare a Torino, in una Juve che continui a lottare per vincere tutto».
〰.〰.〰
Gli anni d’oro di Zizou non si fermano a Francia ‘98. Nello stesso anno arriva il Pallone d’oro: nella prestigiosa classifica si lascia alle spalle fuoriclasse del calibro di Suker del Real Madrid, Ronaldo dell’Inter e la stella nascente Owen del Liverpool. Ormai è l’ago della bussola francese e juventina. Lui e Del Piero sono i due giocatori capaci di fare la differenza. Purtroppo non fanno scudetti: prima li frena un acquazzone a Perugia e poi l’allegria di Van der Sar fra i pali. Ma per dissetarsi di successi c’è sempre la Francia. Il campionato d’Europa del 2000 vive dell’impareggiabile repertorio di Zizou le finisseur ed anche questo torneo entra nella bacheca personale di Zidane.
Rientra alla Juventus carico di gloria, vince anche il Fifa World Player: «Sono contento ma non so se merito il premio. Io avrei votato Figo o Rivaldo». Madame Zidane gli sussurra che Torino è un paesone: insomma, si è stufata, vuole la Spagna. Prima si parla di Barcellona e poi di Madrid. Zidane vorrebbe andarsene subito, ma lo trattiene l’avvocato Agnelli: si tratta di un favore personale che nemmeno Zidane può negargli. Una delle poche cose che Zizou ha imparato dai torinesi, è la cortese ipocrisia sabauda: durante la stagione si sprecano le dichiarazioni d’amore per la Juventus. «Alla Juventus va tutto per il meglio, perché dovrei desiderare di andare via?».
È una sceneggiata alla quale partecipano tutti: Moggi, che sa benissimo che il francese andrà al Real Madrid, la stampa sportiva, che sa benissimo che andrà alle Merengues e Zidane che ha già preso accordi con la squadra madrilena. Quando rientra dalle vacanze 2001 l’annuncio ufficiale: alla Juventus arrivano una pioggia di miliardi (150), tutti si dichiarano sorpresi.
Zidane: «Il mio addio alla Juventus era programmato per l’anno prossimo, ma i dirigenti hanno riflettuto e hanno deciso di vendermi subito: per loro sono importanti i soldi».
La Juventus: «Abbiamo assecondato la volontà più volte espressa, e a fine stagione divenuta tassativa, del giocatore di trasferirsi in Spagna».
Moggi: «Zidane si è venduto da solo».
Con i soldi guadagnati arrivano Buffon, Thuram e Nedved; saranno altri anni gloriosi e ricchi di trionfi. Zizou al Real conquisterà nuovi trofei, non ultima la Coppa dei Campioni, che gli era sfuggita con la Juventus, vinta grazie a un suo fantastico gol, nella finale contro il Bayer Leverkusen.
 
PIERO BIANCO, DA “LA STAMPA” DEL 10 LUGLIO 2001
Non l’ha mai amata, questa città che pure lo ha fatto grande. Non l’ha mai nemmeno conosciuta. Torino è stata, per Zidane, un grande dormitorio, un residence lussuoso di cui frequentava assiduamente soltanto tre locali: la sua «camera» (una villa in Strada San Vito), gli impianti sportivi (Comunale per gli allenamenti. Delle Alpi per le partite) e la sala-ristorante (da Angelino, corso Moncalieri).
Questo triangolo magico è stato tutto il mondo italiano del francese Zinedine, il nuovo re di Madrid, quello che nel quartiere-ghetto di Marsiglia, dove è cresciuto e diventato campione, gli amici veri chiamano ancora Yadiz, all’algerina. Mai una passeggiata, nel centro di Torino. Non un cinema né un’apparizione mondana. E la città ha rispettato i suoi silenzi, anche se sarebbe bastato sfogliare l’elenco per scoprirne il numero telefonico.
Un orso gentiluomo. «Scusatemi – diceva –, sono fatto così. Non amo socializzare con gli sconosciuti e non cerco conoscenze; non mi considero un personaggio, anche se mi chiedono gli autografi. Tutto il tempo libero è per la mia famiglia». L’intransigente moglie Véronique, i figli Enzo, 5 anni, e Luca, nato poco prima del Mondiale.
Lei, Véronique, da due anni gli ripeteva che voleva andarsene da questa città inospitale e senza mare. Sognava Barcellona e la sua vita scapigliata. Lei, più di tutti, ha avuto un peso decisivo nel dettare la Grande Fuga.
«Lo avevamo capito da un pezzo che avrebbero fatto le valigie. Zizou parlava poco, ma non ha mai alzato la voce con la signora: è Véronique la capitana in famiglia». Al ristorante di corso Moncalieri, che Zidane aveva adottato (collegando per amicizia perfino un «link» nel suo sito) c’è un tavolo vuoto. Quello a destra, seconda saletta. Ogni sera alle 20, Zinedine arrivava con Enzo per mano e Luca in braccio. Loro giocavano con la cagnetta Pallina e ordinavano patatine, lui aveva il menù fisso: spaghetti al pesto o al pomodoro, gli gnocchi alla bava di cui va pazzo, un branzino o un filetto con verdura lessa. Quando il campione era via, la piccola tribù amava trasgredire, facendosi recapitare a casa la cena fumante. Unica concessione borghese.
Quella saletta dietro al tavolo degli antipasti era anche il suo ufficio: Zizou vi ambientava le mille interviste con le tv francesi e gli inviati dei giornali di tutto il mondo. Vi riceveva parenti (spesso si è visto papà Smail, schivo e gentile come lui) e amici, compreso l’inseparabile Malik trapiantato dall’adolescenza marsigliese.
Quando arrivavano i fratelli, Nordin (la fotocopia di Zinedine) e Farid, Angelino e il figlio Mauro aggiungevano un tavolo e un bicchiere di Arneis. «Qui ne sono passati tanti – racconta un po’ triste –: da Vialli a Baggio, da Peruzzi a Ravanelli, ma come Zidane nessuno: lui resterà sempre il numero uno. Lo aspettiamo, sappiamo che verrà a salutarci. Pochi giorni fa gli abbiamo detto: te ne vai senza lasciarci un ricordo? Ci ha portato la maglia della nazionale e le sue scarpe campioni del mondo». Appese al muro come una reliquia, e sotto vuoto come i porcini secchi, da conservare a lungo.
Dopo il trionfo mondiale, la Legion d’Onore di Chirac, il Pallone d’oro, è stata una processione continua nel locale di corso Moncalieri. Per il calciatore più pagato di sempre, un inferno. Della Torino che non ha mai amato, Zidane si porterà appresso a Madrid un fiore all’occhiello: proprio l’amico cuoco, Roberto Falvo, l’altro figlio di Rita e Angelino. Gli ha chiesto di seguirlo nell’avventura spagnola. Sarebbe la seconda volta. «All’inizio dei mondiali francesi – ricorda Falvo – arrivò una telefonata. Era Zizou, stufo di mangiare in ritiro la pasta scotta. Mi disse “ti aspetto, da oggi fai parte della nostra squadra”. Caricai una cassa di provviste, pomodoro fresco e basilico. I colleghi francesi all’inizio mi guardavano male, i giocatori invece erano entusiasti della pasta all’italiana. Lui, Zizou, è un leader carismatico: il gruppo lo segue e lo teme. Quando parla, gli altri tacciono. Una sua occhiata è un ordine».
Roberto seguirà la nazionale francese anche in Giappone e Corea. Con Zidane ha in programma di aprire un ristorante a Madrid, come quello che il Pallone d’Oro già possiede a Bordeaux, il «Nul Part Ailleur» avviato con l’amico Christophe Dugarry. La cucina, ecco ciò che rimpiangerà dell’Italia. Dopo la Juve, naturalmente.
 

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Zizou tra i piú grandi di tutti i tempi

 

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On 11/20/2022 at 4:18 PM, Socrates said:

Zizou tra i piú grandi di tutti i tempi

 

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eh be

 

comunque c'e' il mondiale e penso a Zidane

 

quando c'e' la UCL e penso a Zidane

 

pure la Serie A e la Liga mi fanno tornare in mente spesso Zidane

 

ormai di tanto in tanto mi immagino pure la mia ragazza senza capelli

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