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CRAZEOLOGY

Arcangioli & Auricchio News

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Joined: 24-Oct-2006
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s'indaga sul presunto piano per delegittimare l'ex pm del capoluogo calabrese

Caso De Magistris, avvisi di garanzia

per molti magistrati di Catanzaro

In corso perquisizioni, sequestri e notifiche da parte dei pm della procura di Salerno

CATANZARO - Numerose perquisizioni, sequestri e notifiche di avvisi di garanzia sono in corso da questa mattina, a Catanzaro, su ordine della Procura della Repubblica di Salerno, nell'ambito delle indagini, in corso ormai da pi? di un anno, sull'inchiesta ormai nota come ?caso De Magistris?.

L'inchiesta parte dalla denuncia dell'attuale giudice del riesame di Napoli, trasferito d'ufficio dal Csm da suo posto di pm a Catanzaro, dopo che le sue inchieste che avevano scosso il mondo politico e giudiziario erano state avocate dagli stessi capi della procura di Catanzaro. Alla procura di Salerno sono aperti pi? fascicoli, tra cui alcuni che riguardano una serie di denunce presentate contro De Magistris ed altre, invece, su un presunto piano per delegittimare lo stesso De Magistris, poi trasferito dal Csm a Napoli al termine di un procedimento disciplinare.

L'INCHIESTA - In Calabria sono giunti diversi magistrati della Procura campana, fra cui il procuratore capo Luigi Apicella, ed i due sostituti procuratori della Repubblica Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, fin dall'inizio titolari delle diverse inchieste sorte relativamente alle indagini portate avanti negli ultimi anni dall'allora sostituto procuratore in servizio a Catanzaro, ora in servizio a Napoli. Le perquisizioni ed i sequestri, con contestuale notifica dei relativi decreti, sono indirizzati a molti magistrati in servizio nel capoluogo di regione, e sono eseguiti dai magistrati di Salerno, da decine di carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Salerno, nonch? da poliziotti della Digos dela questura salernitana. In questi minuti molti degli inquirenti si trovano negli uffici della Procura ordinaria e della Procura generale di Catanzaro. Il filone investigativo a cui fanno riferimento i provvedimenti odierni ? relativo a presunti illeciti che sarebbero stati commessi nelle procedure di avocazione delle inchieste ?Poseidone? e ?Why Not? sottratte all'allora pm titolare, De Magistris.

http://www.corriere.it

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I miei anni con Falcone e Borsellino

E? il sottotitolo del libro ?Chi ha paura muore ogni giorno?, scritto da Giuseppe Ayala, edito da Mondadori e presentato ieri sera, al Comune di Messina, dall?autore

Il Giuseppe Ayala che forse ti aspetti per capacit? dialettica ed istrionicit? di affabulatore ma che allo stesso tempo non finisce di sorprenderti con la sua intensa carica di umanit? e lucidit? intellettiva, ? il protagonista dell?incontro-dibattito di ieri sera, alle ore 18, svoltosi presso il Salone delle Bandiere del Comune ed organizzato dalla Libreria Mondadori, con la collaborazione del Collegio Sant?Ignazio, presente all?iniziativa con tanti giovani e docenti. A dialogare con Ayala inizialmente il prof. Mario Centorrino, gi? docente di Economia Politica presso la facolt? di Scienze Politiche dell?Universit? di Messina ed assessore al Bilancio nella Giunta Genovese, poi, via via, alcuni dei presenti in sala, coinvolti emozionalmente dai racconti del giudice e senatore. L?occasione la fornisce la presentazione di un libro, che ? la testimonianza di una grande, indistruttibile amicizia che supera i confini del tempo e dello spazio, vincendo anche la morte degli amici protagonisti. Il libro ? intitolato ?Chi ha paura muore ogni giorno?, che si ispira ad una delle frasi pi? note di Paolo Borsellino, tratta da un?intervista, nella quale il giudice istruttore, interrogato sul perch?, nonostante tutto, continuasse ad andare avanti e se non avesse paura, risponde: ?E? bello morire per ci? in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.? Presentando l?autore, il prof. Centorrino lo descrive come un ?siciliano a 360 gradi, che unisce nella propria persona le due tipologie dei siciliani: quello che rimane attaccato alla sua isola nat?a come uno scoglio e il siciliano d?altomare, capace di staccarsi dalla propria regione per fare grandi cose anche altrove ma la qualit? della vita del quale ? determinata in fondo anche dalle piccole cose, se egli ? capace di apprezzarle?. Il libro, nella descrizione del professore, che lo ha letto attentamente, commuovendosi e sorridendone, a seconda degli episodi narrati in esso, rappresenta una sorta di viaggio attraverso 5 aspetti, caratterizzati da un?iniziale: la lettera A.

A come Amicizia innanzi tutto, perch?, come indicato dal sottotitolo del libro medesimo in copertina, ?I miei anni con Falcone e Borsellino?, rappresenta e narra questa storia di amicizia mai interrotta neppure dalla morte di alcuni dei suoi protagonisti e che riesce a varcare i limiti imposti dal tempo e dallo spazio. Il libro getta una nuova luce sui protagonisti, la cui intensa e semplice umanit? rimane quasi prepotentemente schiacciata dall?essere assurti a simbolo dopo la loro fine e ci restituisce quell?atmosfera di sana schiettezza e di semplicit? della vita di ogni giorno trascorsa insieme dai protagonisti, pur in condizioni di difficile assedio ed isolamento, composta anche di scherzi e battute. A come la narrazione di un Amore timido, pudico, descritto dall?autore. A come Amarezza, sia essa quella provata dai numerosi tradimenti accusati, sia quella riferita ai numerosi misteri non svelati, passando attraverso la mancata nomina di Falcone quale procuratore a causa delle opposizioni in seno al Consiglio Superiore della Magistratura che gli preferisce il giudice Meli, finendo con le ?sparizioni? dei contenuti del computer di Falcone e dell?agenda di Borsellino, mai pi? ritrovata. A come storia dell?Antimafia, che si concretizza proprio con la costituzione del Pool di Palermo, che affronta finalmente la Mafia quale fenomeno unico, cosa non tanto scontata nell?Italia precedente al Pool stesso. Ed infine A come Amoralit?, nella descrizione di Ayala dei Siciliani, verso i quali, da buon siciliano anch?egli, nato a Caltanissetta, ? combattuto da una sorta di dicotomia composta da intenso amore ed odio profondo, quando noi rilasciamo giudizi amorali che la dicono lunga sulla nostra pressoch? totale assenza di senso civico, quale la convinzione che ?la persona brava ? quella che mangia ma che comunque faccia anche mangiare?.

?Questo libro, in verit?, era gi? pronto nella mia mente vari anni prima? ? ci confessa Ayala in sala ? ?ed arriva almeno con 15 anni di ritardo. Non l?ho scritto prima perch? da un lato mi avrebbero certamente accusato di volermi ?arricchire sfruttando le stragi ed il sangue dei miei amici?, cercando di ottenere visibilit? e dall?altro lato perch? attendevo il momento pi? giusto per farlo: adesso mi sembra che questo momento sia arrivato, perch? proprio ora si tenta di riformare ? dicono proprio cos? ? la Giustizia e spinto da alcuni amici, che si sono dimostrati davvero tali anche in anni difficili, che mi esortano a farlo, quale ?dovere? anche nei confronti di Paolo e Giovanni. Io questo libro in realt? lo dovevo a loro? ? commenta il giudice e senatore ? ?ma lo devo un po? anche a me stesso ed esso ? stato in realt? una sorta di seduta psicanalitica, nella quale io ero contemporaneamente sia lo psicologo che il paziente, nel corso della quale ho sofferto tantissimo, con la memoria di chi comincia ad invecchiare, che ? magari incerta per le cose recenti ma vivissima e che ha sorpreso anche me per ci? che riguarda le cose trascorse: me le ricordo tutte!

Mia moglie mi chiamava ? perch? ero andato a scrivere questo libro da un?altra parte per concentrarmi ? ed io non volevo sentire nessuno: stavo rivivendo drammaticamente tutto ma dopo averlo fatto gi? cominciavo a sentirmi meglio, confortato anche dal fatto che potesse servire quale testimonianza ed in realt?, nel farlo, ponendomi un duplice obiettivo: Fare conoscere Falcone e Borsellino per ci? che realmente furono nella loro, anzi, nella nostra straordinaria avventura umana;

Effettuare una ricostruzione fedele e seria che rendesse onore a persone serie quali essi furono ma con quella leggerezza che li contraddistingueva di persone profondamente umane e straordinarie proprio nella loro semplicit?.? Indubbiamente la storia stessa dimostra come il Pool antimafia insediato a Palermo per volont? di Antonio Caponnetto ottenne dei risultati senza precedenti nella storia, mettendo in ginocchio la Mafia. ?Noi in realt? non abbiamo perso la guerra ingaggiata contro la Mafia? ? sostiene Ayala ? ? n? da essa siamo mai stati traditi, perch? essa era un avversario che avevamo messo perfettamente in conto di dover affrontare. Noi siamo stati invece disgregati da alcune Istituzioni dello Stato: il Pool, di fatto, non esisteva pi? dall?89, ben 3 anni prima delle stragi di Capaci e Via d?Amelio, con le quali la Mafia ha inteso distruggere la memoria storica di un qualcosa gi? di fatto scomposto per volont? altrui. I nostri veri nemici non sono stati i mafiosi: per farvi comprendere meglio con un paragone calcistico, ormai di moda, ? come se si affrontassero due squadre, nelle quali la prima gioca compatta contro la seconda e in quest?ultima, invece, alcuni giocano per la squadra avversaria. E? ovvio che in queste condizioni ? assolutamente impossibile vincere.? Il giudice, nel ricordare le sue esperienze politiche, a proposito della prima ci racconta: ?Me lo chiese Giovanni Falcone, che aveva un contatto con l?onorevole La Malfa e mi candidai per la prima volta con il P.R.I. (il partito repubblicano). Per farvi capire com?erano Falcone e Borsellino, sempre con la voglia di scherzare su tutto, nonostante la loro grande seriet? etica e sul lavoro, vi racconter? questi episodi. La mia elezione non era scontata, dovendomi scontrare con una persona di straordinaria integrit? morale come la Pucci. Viene da me Falcone e mi dice: ?Cosa posso fare per aiutarti?? Gli rispondo: ?Giovanni, che ti devo dire? Non ti scordare di andare al seggio, cos? almeno piglio il tuo voto.? Dopo un po? torna e mi fa: ?Ho trovato: organizzo subito un bel convegno sulla crisi della Giustizia?, argomento perenne e secolare. Nel frattempo arriva Paolo Borsellino, noto per le sue simpatie di destra e mi fa: ?Peppino, io faccio di tutto per aiutarti ma non mi chiedere il voto perch? tu le mie simpatie le conosci ed io non ti posso votare: io sono monarchico! Tu l?hai visto mai un monarchico che vota repubblicano?? Il giorno delle elezioni, mi chiama e mi fa: ?Peppino, sai che m?? successo? Stavo andando a votare e quando mi sono ritrovato da solo nell?aula m?? venuto uno scrupolo di coscienza. Ho pensato: e se poi Peppino non vince per un voto e finisce che gli manca proprio il mio? E cos? t?ho votato.?

Questi erano i miei amici: sempre con la voglia di non prendersi fino in fondo sul serio e scherzosi fino allo spasimo, pur rimanendo le persone pi? serie che abbia mai conosciuto.? E prosegue: ?Eravamo una squadra davvero fortissima, ognuno consapevole del suo ruolo e compensandoci complementarmente. Noi lavoravamo con il vecchio Codice di Procedura Penale, nel quale la figura del giudice istruttore era centrale e i due giudici istruttori erano loro due. Poi, per presentare il lavoro e portare avanti i processi, occorreva ovviamente il lavoro del Pubblico Ministero, che svolgevo io e mi avevano scelto proprio per le mie riconosciute capacit? dialettiche. Spesso mi pigliavano in giro. Giovanni mi diceva: ?Non fare troppo lo scaltro, perch? noi siamo quelli veramente importanti. La canzone da cantare te la scriviamo noi.? Ed io rispondevo: ?Si ma se voi la canzone la date a un cane, quello ve la rovina. Invece voi avete trovato in me il vostro Frank Sinatra?. Un bel dibattito in sala ha seguito poi il convegno. Molte domande sono giunte dai tanti giovani presenti in sala a rappresentanza degli studenti del Collegio Sant?Ignazio di Messina. Ad una ragazza che ha chiesto ad Ayala come giudicasse effettivamente i suoi corregionali, il giudice ha risposto: ?Non li ho mai considerati filomafiosi ma nemmeno totalmente antimafiosi, nella loro complessit? di societ? ovviamente, poich? le eccezioni sono tante. Io non sono convinto che i Siciliani siano mafiosi antropologicamente, come sostengono alcuni, specialmente del nord: dico piuttosto che 25 secoli di storia, nella quale siamo stati sempre invasi da altri e di fatto colonizzati, hanno avuto il proprio peso nella formazione di certi atteggiamenti sociali. Il siciliano ? cos? avvezzo, per propria formazione, a ricevere favori o ad elargirli, vivendo in definitiva di questo. Io ritengo la Sicilia quasi assolutamente priva per queste ragioni della coscienza del diritto, insieme alla totale assenza di senso civico. Al di fuori del valore Famiglia, noi non riconosciamo null?altro n? c?importa davvero di altro. Questo dover vivere costantemente di favori, tenendoci vicini coloro che potrebbero elargirceli, non fa che legittimare socialmente la Mafia, presente nei salotti a livello dei suoi capi, alla stessa stregua del politico, del cardinale di turno. Il nostro lavoro ? assai complesso invece: ? come quello del medico, il quale prima individua la diagnosi e successivamente attua la terapia. Se per? le due non lavorano insieme, il malato non guarisce. Ora noi avevamo individuato la diagnosi ma alcuni pezzi delle Istituzioni non hanno permesso che venisse applicata la successiva terapia.? Alle successive domande degli studenti, Ayala, la cui disponibilit? ? enorme ed a tratti commovente, si scatena procedendo a ruota libera: ?Sul giudice Carnevale, io lo giudico un misero. Pensate che lo querelai e quello mi mand? il suo avvocato per convincermi a ritirare la denuncia. Gli risposi provocatoriamente, non pensando affatto che quello si prestasse: ?Ditegli che mi mandi una lettera nella quale la parola meno rilevante sia la parola ?Scusa?? Lo fece davvero. Ora hanno dovuto fare una legge per permettergli di restare a galla altri anni. Non ti curar di lor?? E ancora: ?Sulla mancata nomina di falcone alla SuperProcura ne ho per tanti: mi avesse risposto qualcuno di quei miserabili! Chi tace acconsente: l? la responsabilit? ? chiarissima. Per invidie personali ed altre piccolezze umane, furono alcuni dei componenti del CSM che ci bloccarono. Il fatto ? che noi, gi? appena arrivati a Palermo, costituivamo un precedente pericoloso ed inviso a gente abituata alle raccomandazioni o ad andare avanti per diritto di vecchiaia. Noi imponevamo l?ideologia della meritocrazia, perch? eravamo pi? bravi di loro e questo ce lo fecero pagare. Un nemico che non ci aspettavamo di dover combattere: la miseria umana.? Su questo punto, noi di Tempo Stretto poniamo al giudice e senatore Ayala una domanda, ovvero se per caso non ritenga, alla luce di un periodo in cui la Mafia sembra quasi essere stata dimenticata per certi aspetti ma assunta come un valore per altri, non rientri invece in quell?assenza di risposte di chi tace, alla luce della stesura del suo libro e delle affermazioni che li chiamano in causa, una sorta di strategia nel tenere un profilo basso, affinch? se ne parli poco, il meno possibile.

?E? possibile sia cos?? ? ci risponde ? ?anzi, glielo assicuro. E le dico di pi?: questo libro ? stato totalmente ignorato da tutti, a partire da politici e a finire con la stampa. E? come si volesse tacere, come se questo libro, che ha gi? venduto 50mila copie, un numero rilevantissimo per un saggio, fosse scomodo per il solo fatto di ricordare ci? che ? stato al di l? dei canoni tradizionali nei quali si pu? ricordare Falcone o Borsellino: due volte l?anno, in occasione dell?anniversario della loro morte. Nessuno mi vuole sulla stampa o sui Mass-media: nessuno m?invita. Nel frattempo per? i giornali pubblicano una storia in 6 Dvd di Tot? Riina, ripropongono il Capo dei capi, serie contro la quale io mi scaglio in modo pi? che critico e pubblicano, come fa Repubblica, addirittura una storia sulla vita in carcere di Provenzano. Ma a che serve tutto ci? se non a dare la misura di Istituzioni di fatto schierate con la Mafia, perch? la favoriscono, dimenticando invece di dare lustro a chi ha cercato di combatterla e di sconfiggerla? Sempre i maledetti pezzi d?Istituzioni che ci si scagliano addosso, come quando un?agenzia che io definisco ?funebre parallela? fece sparire dagli incartamenti dell?onorevole Moro addirittura una borsa, dopo l?attacco terroristico delle Br, che non venne mai rinvenuta. O analogamente quando sparirono delle informazioni che il Generale Dalla Chiesa teneva in cassaforte o quando il computer di Falcone venne ripulito da ci? che conteneva, ovvero delle annotazioni pesantissime sulla gestione della Procura della Repubblica di Palermo quando lui si trovava l? o ancora quando l?agenda rossa, nella quale Paolo Borsellino annotava tutto spar? e non venne mai pi? ritrovata. La tempestivit? di tale ?agenzia? mi ? sospetta: ? come se sapessero ancor prima che omicidi eccellenti o stragi vengano effettuati che essi saranno eseguiti. In definitiva? ? conclude Ayala ? ?? come se una mano parallela guidasse certi avvenimenti e ne impedisse altri, fino alla stessa pubblicizzazione ?eccessiva? del ricordo di avvenimenti scomodi, come quelli narrati nel mio libro.?

http://www.tempostretto.it

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UN TIRO MANCINO DA CATANZARO ? BOMBA DE MAGISTRIS: NAPOLITANO CHIEDE GLI ATTI ? NICOLA MANCINO, VICE PRES CSM: Non ho mai telefonato a Saladino. SE SCREDITATO POSSO LASCIARE - PECORELLA: E? GUERRA PER BANDE IN MAGISTRATURA?

DE MAGISTRIS, NAPOLITANO CHIEDE GLI ATTI...

Da "La Stampa.it" - Il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra, su incarico del Presidente Giorgio Napolitano, ha oggi inviato al Procuratore Generale presso la Corte di appello di Salerno, dott. Lucio Di Pietro, la seguente lettera: ?La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha effettuato ieri perquisizioni e sequestri nei confronti di magistrati e uffici della Procura Generale presso la Corte di appello di Catanzaro e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di quella citt??.

?Tali atti di indagine, anche per le forme e modalit? di esecuzione, hanno avuto vasta eco sugli organi di informazione, suscitando inquietanti interrogativi. Inoltre, in una lettera diretta al Capo dello Stato, il Procuratore generale di Catanzaro ha sollevato vive preoccupazioni per l'intervenuto sequestro degli atti del procedimento cosiddetto "Why Not" pendente dinanzi a quell'ufficio, che ne ha provocato la interruzione.

Tenendo conto di tutto ci?, il Presidente Napolitano mi ha dato incarico di richiederLe la urgente trasmissione di ogni notizia e - ove possibile - di ogni atto utile a meglio conoscere una vicenda senza precedenti, che - prescindendo da qualsiasi profilo di merito - presenta aspetti di eccezionalit?, con rilevanti, gravi implicazioni di carattere istituzionale, primo tra tutti quello di determinare la paralisi della funzione processuale cui consegue - come ha pi? volte ricordato la Corte costituzionale (tra le altre, con le sentenze e le ordinanze n. 10 del 1997, 393 del 1996, 46 del 1995) - la 'compromissione del bene costituzionale dell'efficienza del processo, che ? aspetto del principio di indefettibilit? della giurisdizione?.

MANCINO: SE SCREDITATO POSSO LASCIARE...

Da "La Stampa.it" - ?Il giorno in cui una campagna di stampa dovesse incidere sulla mia autonomia non ho difficolt? a togliere l'incomodo?. Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, in apertura del plenum di questa mattina, riferendosi alle notizie secondo le quali sarebbe coinvolto in una inchiesta a Salerno sul caso De Magistris. ?Non vorrei avere sulla mia persona neppure l'ombra di un sospetto - ha detto Mancino - il giorno che dovesse accadere non avrei esitazione a lasciare. Ho sempre operato al servizio delle istituzioni e sono venuto al Csm per cercare di conciliare politica e magistratura, probabilmente me ne andr? senza aver raggiunto questo obiettivo, ma ci? dipende anche da quello che si muove all'esterno del Csm. Io, quando ero ministro dell'Interno, ho appreso come bisogna mantenere i rapporti politici all'interno di culture diverse?.

?Non ho mai telefonato a Saladino, la chiamata partita da uno dei miei numeri di telefono ? stata fatta da un'altra persona, da un rappresentante di Comunione e liberazione, Angelo Arminio, che nel 2001 era nella schiera dei miei collaboratori?. ha esordito Mancino, in apertura del plenum ribadendo di non aver mai avuto rapporti con l'imprenditore Antonio Saladino.

?Nel 2001?, ha ricordato ancora Mancino, ?ho cessato di fare il presidente del Senato, e quel collaboratore ha smesso di far parte della mia segreteria?. Inoltre, a quel tempo ?De Magistris non era ancora destinato a Catanzaro?, ha osservato il vicepresidente del Csm, ?dove ? andato solo nel 2002. Si fa tanto clamore, dunque -ha concluso- per una telefonata che non ho fatto?.

Lo solidariet? del plenum ? stata assoluta. ?Dobbiamo un apprezzamento alla sensibilit? mostrata da Mancino, non ne avevamo bisogno - ha detto il togato di Magistratura Democratica, Livio Pepino, - eravamo ampiamente consapevoli che l'operazione in atto, attraverso gli attacchi al vicepresidente, mira a colpire tutti noi. Bisogna avere grande rigore e trasparenza con una risposta dura che ci porta a non farci intimidire?.

Passata l'amarezza, ha aggiunto Giuseppe Berruti, rappresentante di Unicost, ?Mancino capir? che la sua missione ? quella di questo consiglio, che riuscir? a reggere in questo momento difficile. Si rifiuta da parte di giudici il controllo sul processo e si cercano vie surrettizie per colpire chi controlla. Ci? determina un attacco furibondo nei confronti dei sistemi tradizionali, che sono fragilissimi e possono crollare sotto il peso della delegittimazione. I grandi poteri di controllo, per?, servono nei momenti limite della democrazia come ? questo?.

PECORELLA: E' GUERRA PER BANDE IN MAGISTRATURA...

(Agi) - "Sta accadendo quello che non poteva che accadere, e cioe' che una volta entrata la politica nella magistratura questa finisce per intaccare e tagliare le radici della stessa magistratura". Lo ha detto a Radio Radicale il deputato del Pdl Gaetano Pecorella, secondo il quale "con questo sistema per cui le informazioni di garanzia, le notizie sui giornali, le telefonate piu' o meno interessanti vengono pubblicate, si finisce per lasciare in mano a questo o quel magistrato delle forme di epurazione".

In questo modo, osserva Pecorella, "si colpisce l'intero Csm perche' Mancino lo rappresenta: se dovesse dimettersi lui ci sarebbe da rivedere l'intero attuale Csm. Oggi, attraverso una guerra per bande la magistratura, ha in mano persino la organizzazione interna, chi deve fare il vicepresidente del Csm, chi il procuratore generale della Cassazione e cosi' via.

Credo che sia un danno gravissimo per il Paese che comporta una perdita di fiducia, il Paese non sa se a Catanzaro c'e' una specie di associazione a delinquere fatta di magistrati con ramificazioni che arriverebbero addirittura al Csm oppure se c'e' un gruppo di magistrati che ha sentito la necessita' di scrivere 1700 pagine per fare una perquisizione con lo scopo evidentemente di diffondere dati e notizie, perche' credo che sia la prima volta che per un decreto di perquisizione si occupano 1700 pagine". Tutto questo, secondo l'esponente del Pdl, "alla fine non produce altro che una perdita di credibilita' e fiducia di tutte le istituzioni. Non ne usciremo finche' non faremo davvero profonde e radicali riforme che cambino i poteri dei magistrati e la composizione del Csm".

SUL "CASO DE MAGISTRIS" UNA GUERRA TRA MAGISTRATI...

(Antonio Massari per "La Stampa") - Il ?caso de Magistris? s'? trasformato in un aspro scontro tra due procure, quelle di Salerno e Catanzaro, che ha gi? coinvolto il Csm, il ministro di Giustizia, Angelino Alfano, e persino il presidente della Repubblica: Giorgio Napolitano ieri ha chiesto d'acquisire elementi dell'inchiesta sui magistrati di Catanzaro. Il ministro Alfano ha chiesto di esaminare gli atti per verificarne gli aspetti disciplinari. Il Csm, invece, ha gi? aperto una pratica sul caso. E sotto lo ?scontro? cova la brace racchiusa nelle 1700 pagine firmate dai pm Dionigio Verasani, Gabriella Nuzzi e dal procuratore di Salerno Luigi Apicella.

Se il loro teorema accusatorio fosse provato, saremmo dinanzi a un'inchiesta devastante, sia per l'immagine della magistratura, sia per i rapporti tra politica e giustizia. I pm salernitani parlano di ?accordo corruttivo? tra alcuni indagati nelle inchieste ?Why Not? e ?Poseidone? e alcuni tra i magistrati che hanno ereditato quelle indagini dopo il trasferimento di De Magistris disposto dal Csm.

Per la precisione parliamo dei vertici della procura di Catanzaro: il pg Enzo Iannelli, l'ex reggente Dolcino Favi (che avoc? l'inchiesta Why not a De Magistris), i sostituti pg Domenico De Lorenzo e Alfredo Garbati, il procuratore aggiunto Salvatore Murone, l'ex procuratore capo Mariano Lombardi. Indagati, a vario titolo, per reati che spaziano dall'abuso di ufficio alla corruzione in atti giudiziari.

La procura di Salerno ipotizza un ?disegno illecito orientato a favorire - mediante la deviazione del regolare corso dei procedimenti penali, pilotata da intrecci di interessi, costituitisi in precisi accordi tra gli attuali indagati - le persone sottoposte a indagini?. Tra gli indagati di ?Why not? e ?Poseidone?, coinvolti in questi accordi, secondo la procura, ci sarebbero l'ex ministro di Giustizia Clemente Mastella, il responsabile calabrese della Compagnie delle Opere Antonio Saladino, il senatore del Pdl Giancarlo Pittelli. I magistrati di Catanzaro avrebbero favorito, ?mediante reiterati atti contrari ai doveri di ufficio, e in cambio di utilit? promesse e/o ricevute dai predetti indagati, l'esautorazione dalle inchieste? di De Magistris.

E non solo: il decreto di perquisizione si parla di ?parcellizzazione dei vari filoni di indagine, disintegrazione degli originari disegni investigativi coltivati, progressivo dissolvimento di tracce investigative, anticipata definizione, in senso favorevole agli indagati, di vicende delittuose necessitanti di approfondimenti investigativi ulteriori?. ? in questo contesto che sarebbero state archiviate la posizioni di Mastella, del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, del senatore del Pdl Pittelli.

A Salerno ritengono che l'avocazione dell'inchiesta Why Not e la revoca dell'inchiesta Poseidone siano un passaggio dell'intero disegno criminoso, volto a delegittimare De Magistris, e a disintegrarne poi le inchieste. Il decreto di perquisizione ? zeppo di verbali, dai quali compare anche il nome di Lorenzo Cesa, indagato in Poseidone. Dalla segreteria dell'Udc sarebbe partita una telefonata a casa dell'ex procuratore capo Mariano Lombardi proprio il giorno prima che revocasse l'inchiesta a De Magistris.

I pm di Salerno hanno sequestrato ai colleghi di Catanzaro gli atti delle inchieste Why Not e Poseidone, un atto che vanta pochi precedenti, e che ? destinato a suscitare ulteriori polemiche. Nelle 1700 pagine del decreto di perquisizione, infine, emerge che il ruolo di primo piano, nel ?caso de Magistris?, l'avrebbe avuto Antonio Saladino, leader calabrese della CdO, in contatto - oltre che con Mastella - con i massimi vertici della giustizia, tra i quali l'ex presidente dell'Anm, Simone Luerti (interrogato dalla procura di Salerno), che avrebbe abitato a Lamezia Terme in una casa riconducibile proprio a Saladino. Inoltre, sarebbero emersi contatti tra Saladino e il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che per? ha smentito drasticamente: ?Mai avuto contatti con lui?.

7 AVVISI GARANZIA A MAGISTRATI DI SALERNO...

(Agi) - Le forze dell'ordine stanno notificando sette avvisi di garanzia a magistrati salernitani emessi dalla procura generale di Catanzaro nell'ambito delle indagini sulla complicata vicenda giudiziaria che ha al centro il magistrato Luigi de Magistris. Gli avvisi di garanzia sarebbero scaturiti dal sequestro di documenti effettuato martedi' scorso a Catanzaro, relativi alle inchieste 'Why not' e 'Poseidone', ordinati dai magistrati salernitani sulla base della denuncia presentata dall'ex pm. Non si conoscono i reati contestati negli atti.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-1804.htm

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L?ARCHIVIO ?ILLEGALE? BY DE MAGISTRIS-GENCHI: 578MILA REPORT SU POLITICI E GIUDICI - VIOLATI I DIRITTI DI MASTELLA CHIEDENDO L?ELENCO DELLE TELEFONATE CON SALADINO - A CHE TITOLO AVREBBERO VAGLIATO ANCHE "UTENZE COPERTE DAL SEGRETO DI STATO"?

L'ARCHIVIO "ILLEGALE" BY DE MAGISTRIS-GENCHI: 578 MILA REPORT SU POLITICI, GIUDICI E 007

Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera

I magistrati di Catanzaro impegnati nella ?guerra? con Salerno sostengono di aver scoperto, nelle carte del processo Why not sottratto all'ex pubblico ministero Luigi de Magistris, la ?illegale costituzione e conservazione, ad opera del consulente tecnico dr. Genchi, di una banca dati, telefonica e telematica, per molti aspetti acquisiti in modo illegale ed in spregio di guarentigie costituzionali, nei confronti delle massime autorit? dello Stato, di parlamentari, appartenenti all'ordine giudiziario, ai Servizi informativi e di sicurezza?.

? uno dei motivi per cui hanno bloccato le carte sequestrate da Salerno. ?Per tali profili, di estremo allarme sociale e pericolo per la stessa sicurezza dello Stato - hanno scritto nel decreto di contro-sequestro - si rende necessario evitare la diffusione di tali dati inevitabilmente connessa alle conseguenze del sequestro disposto dal pm di Salerno ?.

Dietro il conflitto tra i due uffici giudiziari, dunque, c'? anche il maxi-archivio accumulato dal perito di de Magistris, il poliziotto in aspettativa Gioacchino Genchi, gi? consulente delle Procure di mezza Italia: 578.000 record di richieste anagrafiche, denunciano i magistrati calabresi, che ?attentano al diritto alla privacy ? e conterrebbero ?perfino utenze coperte da segreto di Stato?.

In una delle innumerevoli note contro de Magistris, il procuratore generale di Catanzaro Jannelli - appena proposto dal Csm per l'avvio di una pratica di rimozione, al pari del procuratore di Salerno Apicella - aveva denunciato la ?perniciosa anomalia ? del suo lavoro: ?La delega al consulente Genchi per le indagini su tabulati telefonici relativi a utenze sequestrate agli indagati, dai quali individuare ulteriori utenze e da quest'ultime ancora altre ed altre ancora, con risultati paradossali: migliaia e migliaia di numeri telefonici, costitutivi di una vera e propria banca dati, al fine di provare contatti, senza contenuto, tra persone indagate e non, nel contesto di un procedimento privo, alla data dell'avocazione, della possibilit? di formulare ipotesi concrete e circostanziate di reato?.

Il lavoro del perito, che dall'ufficio palermitano in cui lavora nega di aver mai commesso illeciti, ? pure al centro della controversa indagine a carico dell'ex ministro della Giustizia Mastella, che un anno fa avvi? l'azione disciplinare contro de Magistris dopo che questi aveva gi? inquisito il premier Romano Prodi e si preparava a indagare il Guardasigilli, proprio nell'inchiesta Why not.

All'indomani dell'avocazione dell'inchiesta da parte della Procura generale di Catanzaro, i carabinieri del Ros sequestrano a Genchi tutto il materiale. Lo studiarono, e conclusero che quando il perito chiese i tabulati di un telefonino intestato alla Camera dei deputati poteva e doveva sapere (per i dati di cui disponeva da quasi un mese) che quel numero - in contatto con l'altro indagato Antonio Saladino - era in uso a Clemente Mastella, all'epoca Guardasigilli e senatore, dunque coperto dall'immunit? parlamentare.

La relazione del Ros ? uno degli elementi per i quali, nell'aprile scorso, un giudice di Catanzaro ha archiviato il procedimento a carico di Mastella: il tabulato dell'utenza fu acquisito senza la necessaria autorizzazione della Camera di appartenenza, e dunque ? inutilizzabile.

Davanti ai magistrati di Salerno, de Magistris e Genchi hanno sostenuto tutt'altre versioni. Il magistrato dice che iscrisse Prodi e Mastella nel registro degli indagati proprio per ?richiedere l'autorizzazione a procedere per l'acquisizione e l'utilizzo di tabulati e intercettazioni telefoniche ?. Il consulente afferma che quando sollecit? i tabulati del numero del Guardasigilli, ?oltre a non disporre di alcun riferimento sulle intercettazioni di Saladino con Mastella (che secondo il Ros svelavano chi utilizzava quel numero, ndr), non risultava nemmeno correttamente accertato l'intestatario dell'utenza?.

I magistrati di Salerno si schierano con la coppia de Magistris-Genchi, ritenendo che le drastiche conclusioni del Ros si fondano su molte ?presunzioni? e nessuna ?certezza?. E in uno degli ultimi interrogatori- denuncia posti a fondamento del sequestro degli atti di Why not, de Magistris mostra di non considerarsi vinto: ?Attendo con immutata fiducia che la Procura di Salerno evidenzi le illiceit? di rilevanza penale poste a fondamento del decreto di archiviazione nei confronti di Clemente Mastella emesso dal giudice di Catanzaro, in modo da impedire anche ulteriori condotte illegali da parte di persone preposte ai procedimenti disciplinari e paradisciplinari nei riguardi dei magistrati?.

IL VESCOVO A SALADINO: ASSUMI MIA NIPOTE

Virginia Piccolillo per il Corriere della Sera

Tra le intercettazioni di Antonio Saladino spunta un vescovo con ?nipote? da sistemare. Il 1˚ marzo 2006 dalla curia di Lamezia Terme chiama Saladino che lo invita a cena. L'Eminenza obietta: ?Veramente oggi sono le Ceneri non... Sai se c'? un giornalista che fa lo scoop...?. Saladino lo rassicura: ?Vedi la questione di tuo nipote la sto risolvendo... c'? un problema... ma io gli ho detto voi fate cos? e io finanziamenti non ve ne faccio avere pi??. Nel colloquio successivo si parla di ?una ragazza nipote del vescovo? da sistemare. All'Eminenza, Saladino racconta le furbizie: ?Ho un gruppo che fattura 100 milioni di euro... e non ? mio?. E le ?truffe?: ?Il progetto Policoro ormai ? passato tra tutti che ? una truffa?. E l'Eminenza: ?Purtroppo con i vescovi bisogna parlare chiaro?. Il vescovo di Lamezia Terme, Luigi Cantafora, minimizza: ?Non c'? nessuna nipote. Io e tutti i preti mandavamo i ragazzi da Saladino che aveva uno sportello lavoro e aiutava tutti?.

?IO, DENUDATO: UN AFFRONTO INASPETTATO?

?Essere perquisito per un abuso d'ufficio non me lo sarei mai aspettato?. Salvatore Curcio, 46 anni, oltre una decina passati a combattere la mafia prima di finire perquisito sorride amaro: ?Io non sono accusato come altri di corruzione?. E stato denudato? ?Dettagli non ne do. Sono ottimista, la situazione si rasserener? e si vedr? chi aveva torto e chi ragione. Lo posso dire perch? qualche "processetto", l'ho fatto anch'io... Ho fatto il maxiprocesso Galassia a 181 persone e poi il Galassia bis con la prima videoconferenza con i detenuti in 41 bis: sembrava 90˚ minuto. E ho risolto una lupara bianca in Olanda?. (V.Pic.)

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-1868.htm

Modificato da CRAZEOLOGY

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Il Ros ha sbagliato tutto ed ha depistato i magistrati di Catanzaro

di Gioacchino Genchi

7 dicembre 2008

Ritengo di poter diffondere questa parte della relazione che ho inviato a Salerno e che risulta solo in parte riportata nel decreto.

Come dimostrato il ROS non ha saputo nemmeno acquisire correttamente l'intestario dell'utenza cellulare di Mastella, che non era da tempo intestata alla "Camera dei Deputati" ma al D.A.P. (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria) quando ne sono stati acquisiti i tabulati.

La SIM non era nemmeno la stessa (vedi il codice IMSI) ed era pure passata pi? volte dalla TIM alla WIND e viceversa.

All'epoca delle intercettazioni con Saladino, che ho esaminato e considerato mesi dopo, l'utenza era invece intestata alla "Camera dei Deputati". La SIM aveva un codice IMSI (International Mobile Station Identity) diverso, operante sulla TIM e non sulla WIND, come risultava dagli ultimi tabulati di Saladino.

Ora posso aggiungere che dall'esame delle intercettazioni (pi? recenti) dell'indagine "Toghe Lucane", Mastella era stato pure indirettamente intercettato, mentre trattava di alcune faccende con locali esponennti del centro-sinistra, su un altro numero.

Mai e poi mai avrei potuto ipotizzare e/o supporre, quando ho acquisito il tabulato, che quel numero fosse di Mastella.

Peraltro non mi sarebbe servito a nulla, posto che ove avessi voluto dimostrare i contatti di Mastella con Saladino questi sarebbero gi? emersi dal suo tabulato.

Quindi o io sono troppo bravo - come sostiene oggi con cattiveria Giuseppe D'Avanzo, visto che mi stavo pure occupando di qualche amico suo - o io sono un idiota.

Allo stato l'unica certezza - a volere riconoscere la buona fede dei Magistrati di Catanzaro, che si sono comportati comunque con prudenza, senza nemmeno iscrivermi nel registro degli indagati - ? che il ROS ha fatto un accertamento completamente sbagliato, guardando solo il vecchio intestatario TIM dell'utenza e non quello WIND (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria), che ? poi risultato alla data di acquisizione dei tabulati e nell'epoca precedente (dall'08-09-2006), che interessava proprio il decreto di acquisizione incriminato del 20-04-2007, emesso a Palermo dal dr. Luigi de Magistris - presso il mio studio - subito dopo avere letto la relazione che ho riprodotto, stampato e firmato in sua presenza (lo stesso giorno).

Su chi e come, poi, ha svolto gli accertamenti sul mio conto e su cosa stavo io accertando ed avevo gi? accertato su di lui e su alcuni suoi colleghi del ROS, sar? oggetto della prossima puntata e delle altre che seguiranno.

Intelligenti pauca.

Saluti

Gioacchino Genchi

il resto qui:

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/11410/48/

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I miei anni con Falcone e Borsellino

E’ il sottotitolo del libro “Chi ha paura muore ogni giorno”, scritto da Giuseppe Ayala, edito da Mondadori e presentato ieri sera, al Comune di Messina, dall’autore

... In definitiva” – conclude Ayala – “? come se una mano parallela guidasse certi avvenimenti e ne impedisse altri, fino alla stessa pubblicizzazione ‘eccessiva’ del ricordo di avvenimenti scomodi, come quelli narrati nel mio libro.”

http://www.tempostretto.it

.quoto

quanto spesso lo vediamo accadere...

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MISTER MISTERI:

"NON SONO UNO SPIONE"...

Edoardo Montolli per "Oggi"

La voce stanca, ma tagliente, del superconsulente informatico arriva di notte da un telefono sulla Salerno-Reggio Calabria. Lui sta tornando a Palermo, dove vive. ?Scusi l'ora, ma ho avuto da fare con il processo sull'omicidio del capomafia di Siderno?. Gioacchino Genchi, 48 anni, ? l'uomo-chiave di Why Not?, l'inchiesta dell'ex pm Luigi De Magistris che ha causato in questi giorni sequestri e controsequestri degli incartamenti tra magistrati e il conseguente trasferimento di procuratori e pubblici ministeri. Mai successo prima.

Salerno che accusa Catanzaro di aver orchestrato un complotto per togliere la madre di tutte le inchieste a De Magistris. Catanzaro che risponde tuonando proprio contro il principale artefice di quell'inchiesta: Genchi. Perch? possiederebbe un misterioso archivio informatico con 578.000 richieste anagrafiche, tra cui parlamentari, giudici e 007? Un archivio ?illegale?, scrivono i magistrati di Catanzaro, che ((attenta al diritto alla privacy? e che conterrebbe pure 'utenze coperte dal segreto di Stato?. Possibile che lo schivo superconsulente Genchi, massimo esperto nell'analisi dei tabulati telefonici, diventi una figura inquietante? La nostra intervista esclusiva comincia da qui, dall'archivio segreto.

Genchi, lei ? indagato?

?A oggi mi risulta di no. Peraltro nemmeno riesco a immaginare da chi e per quale reato. Questi polveroni si alzano ogni volta che mi occupo di indagini che riguardano i politici. Tutti i dati che raccolgo su incarico di pubblici ministeri o giudici fanno parte dei fascicoli processuali. E ne viene data copia integrale ai difensori. Di segreto, quindi, non c'? nulla. Quanto ai numeri, sono state agitate cifre senza senso, con l'evidente scopo di denigrare me, il dottor De Magistris e in ultimo i magistrati di Salerno, che hanno riconosciuto come perfettamente regolare il mio operato. Se poi contiamo i dati che posso trattare io in un anno, sono pari a circa l'uno per cento del pi? modesto degli studi legali?.

E le utenze di servizi segreti e parlamentari? E i numeri coperti da segreto di Stato?

Questa poi... Quando trovo un numero di telefono durante un'indagine, lo accerto. E se trovo un numero dei servizi, che posso farci? Non mi pare che siano al di sopra della legge. E nella Why Not? sono state rilevate le utenze di autorevoli soggetti dei servizi e del Ros dei Carabinieri. La fandonia delle utenze "coperte da segreto di Stato" ancora non l'avevo sentita. E mi spiace che a parlarne siano stati dei magistrati. Come si pu? stabilire da un tabulato che un numero di telefono ? "coperto da segreto di Stato"? Dove ? scritto? Questo ? ridicolo?.

Ma lei ha trattato utenze di parlamentari, cosa proibita?

"Ogni volta che ho trovato utenze di parlamentari l'ho immediatamente segnalato al pubblico ministero. Altra cosa accade per? quando i parlamentari risultano in contatto con gli indagati di cui ho acquisito i tabulati. Ebbene questo s?. Di contatti telefonici cosiddetti indiretti ce ne sono tantissimi. Inoltre, se un deputato usa un cellulare intestato ad altri, non c'? nessun modo per stabilire a priori che si tratti di lui. Per? c'? un aspetto pi? grave. Alcuni parlamentari, ed ? accaduto per uno in particolare, hanno attivato decine di schede e le hanno messe in mano anche a soggetti vicini a killer mafiosi: su quelle utenze non si ? potuta compiere alcuna attivit? di controllo.

Nel caso specifico, fu accertato che mentre il parlamentare si trovava a Roma, gli altri suoi cellulari operavano in Calabria. Possiamo pure gridare allo scandalo, ma a vergognarsi dovrebbe essere chi consente queste cose e non io, che ho interrotto ogni attivit? relativa a quell'indagine?.

Non pu? rivelare un fatto tanto grave senza precisano: di che parlamentare si tratta?

?Se la Commissione Antimafia m'interrogasse in proposito, non avrei alcuna difficolt? a fornirne il nome?.

Lei ? stato estromesso dall'indagine Why Not?e il suo posto ? stato preso dai carabinieri del Ros. Nella loro relazione si sostiene che lei abbia trattato l'utenza dell'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella (episodio che fu all'origine del braccio di ferro con De Magistris) senza la necessaria autorizzazione, visto che si trattava di una scheda intestata alla Camera dei Deputati.

?Quando trattai l'utenza poi risultata nella disponibilit? di Mastella, il numero era gi? passato dalla Tim alla Wind e intestato al Dipartimento delL'Amministrazione Penitenziaria, e da questo mai si sarebbe potuti risalire a Mastella. Ma dico di pi?. Quel numero, in sei anni di vita, mai era stato nemmeno intestato a qualcuno o qualcosa che fosse riconducibile alla sua persona, pur avendo cambiato tre schede e ben diciotto cellulari. Chiunque, compreso il Ros, deve accertare bene gli intestatari di un'utenza o pu? incorrere in errori come quelli che in passato hanno portato a tragici eventi.

Il professor Marco Biagi ? stato ammazzato proprio per un errore di questo tipo, poich?, a causa di una ricerca svolta male, non trovando le autorit? traccia nei tabulati delle minacce telefoniche che lui subiva da tempo, non gli ridiedero la scorta. Facendolo quasi passare per un mitomane. Perci? si deve fare parecchia attenzione in queste indagini?.

Tornando a Mastella, forse il ministro teneva alla privacy.

?Pu? darsi. Appena scoprii che quel numero lo usava lui, lo comunicai a De Magistris. Ma le dir? ancora di pi?, a proposito di privacy. Ho recentemente scoperto, analizzando le intercettazioni di Toghe Lucane [un'altra inchiesta scottante di De Magistris, ndr] che Mastella ? stato anche intercettato mentre trattava faccende locali con alcuni esponenti di centrosinistra. In quel caso usava un altro telefono e ci? dimostra le difficolt? nel districarsi in questa materia, in cui il Ros non ha fatto certo una bella figura, determinando questo polverone. E c'? ancora un fatto non proprio irrilevante: le indagini che ha svolto il Ros di Roma sul mio conto e sul dottor De Magistris sono abusive?.

Abusive? In che senso?

?La Procura Generale di Catanzaro non poteva delegare al Ros di compiere indagini su un magistrato del proprio ufficio. L'accertamento per De Magistris poteva farlo solo la Procura di Salerno. E per me, ove fossero emersi elementi di reato, quella di Palermo, dove io lavoro e dove ho svolto tutte le mie attivit?. Ci? non ? avvenuto perch? non c'era alcun reato. E inoltre, se nessuna indagine poteva dunque essere delegata al Ros di Roma, ancora meno poteva essere delegata a quelle particolari persone del Ros. Se i tabulati acquisiti avevano un senso, non si potevano affidare ai soggetti che emergevano proprio dagli stessi tabulati. Quindi...'.

Quindi che cosa ne desume?

?La vicenda dell-archivio Genchi" ? stata solo la scusa tirata fuori dal cilindro per giustificare l'assurdit? commessa. E ha trovato sponda in persone ben precise e molto interessate, che si sono premurate di attaccarmi anche in Parlamento. Sa come si dice, no? La gallina che canta per prima ? quella che ha fatto l'uovo?.

Un'ultima domanda. Il suo lavoro, in seguito a tutti questi attacchi istituzionali, ? diminuito?

'No. Continuo anche a lavorare con diversi magistrati di Catanzaro, per cui ho svolto consulenze prima e dopo l'allontamento del dottor De Magistris?.

Com'? possibile, con quello che ha scritto di lei la Procura Generale di Catanzaro?

?La Procura della Repubblica di Catanzaro non ? la Procura Generale di Catanzaro. Se la legge prevede che ci siano due uffici con distinte competenze non ? un caso. In questo tengo a ribadire che a Catanzaro ci sono tantissimi magistrati per bene, che lavorano in condizioni disumane, in una realt? criminale che ? in assoluto la pi? difficile e complessa di tutta Italia. Palermo, in confronto, sembra la Svizzera. E consideri con attenzione il paragone che ho fatto?.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-2165.htm

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TIRO MANCINO PER ANTONIO MANCINO ? RIVELAZIONE CHOC DI CIANCIMINO JR. AI PM: ?DOPO CAPACI, L?ATTUALE VICE PRESIDENTE DEL CSM FU ?GARANTE? ISTITUZIONALE DI UN ACCORDO STATO-MAFIA? ? ?L?ESPRESSO?: BORSELLINO MORTO PERCH? VI SI OPPOSE??

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza per "L'espresso", in edicola domani

Dopo il ?botto? sull'autostrada di Capaci, nei 56 giorni che separarono l'attentato a Giovanni Falcone da quello a Paolo Borsellino, l'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino sarebbe venuto a sapere che pezzi dello Stato avevano intavolato una ?trattativa? con Cosa nostra per far cessare il terrorismo mafioso, in cambio di alcune concessioni legislative: prima fra tutte la revisione del maxiprocesso. Sarebbe stato uno dei protagonisti di quel negoziato, Vito Ciancimino, a chiedere alcune ?garanzie istituzionali?, tra cui quella che Mancino fosse informato.

E avrebbe ottenuto, attraverso canali tuttora al vaglio dei magistrati, che l'informazione giungesse al destinatario. ? uno dei passaggi pi? delicati delle nuove rivelazioni fatte nei giorni scorsi ai pm di Palermo da Massimo Ciancimino, il figlio prediletto di Vito, l'ex sindaco mafioso del capoluogo siciliano che fu per decenni la longa manus del boss Bernardo Provenzano nel cuore della Dc.

I nuovi verbali, trasmessi subito a Caltanissetta, sono gi? sul tavolo del procuratore Sergio Lari, che coordina l'ultimo fascicolo rimasto aperto sui mandanti esterni della strage di via D'Amelio e contengono rivelazioni che potrebbero imprimere una svolta alle indagini sull'eliminazione di Borsellino, la pagina pi? inquietante della sfida mafiosa sferrata contro le istituzioni all'inizio degli anni Novanta.

Gli stessi verbali sono confluiti nella nuova indagine della procura di Palermo sui ?sistemi criminali? in azione in Italia durante la stagione delle stragi. E non ? escluso che Nicola Mancino, oggi vicepresidente del Csm, venga chiamato dalle due procure siciliane nelle prossime settimane per fornire la sua versione dei fatti.

Massimo Ciancimino, l'unico dei quattro figli di don Vito a vivere con lui fino alla fine dei suoi giorni, ? un personaggio assai controverso: condannato a 5 anni e 8 mesi per riciclaggio del tesoro accumulato dal padre in quarant'anni di attivit? politico-amministrativa, imprenditore di una miriade di societ? grandi e piccole, ? noto a Palermo per le sue abitudini da bon vivant, tra auto di lusso, yacht miliardari e vacanze esclusive.

Da qualche mese, il figlio dell'ex sindaco "collabora" con gli inquirenti e nelle ultime settimane ha ricostruito nei dettagli con i magistrati di Palermo le fasi cruciali del negoziato che gli uomini del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno, a cavallo tra le due stragi del '92, avviarono con don Vito per chiedere al boss Tot? Riina di fermare l'attacco allo Stato.

?Mio padre?, ha detto Ciancimino, ?era molto prudente, comprendeva tutti i rischi della situazione, e voleva essere sicuro che ci fosse una copertura istituzionale al negoziato. Voleva accertarsi che gli uomini del Ros avessero concretamente l'approvazione delle istituzioni?.

? questa una circostanza che Mori e De Donno hanno sempre negato, sostenendo di essere andati da Ciancimino in assoluta autonomia, spinti solo dalla necessit? di stringere il cerchio attorno a Riina. Ma Ciancimino jr la racconta in un modo diverso, sostenendo davanti ai pm di Palermo di aver visto con i suoi occhi il famoso ?papello?, il foglio con le richieste che Cosa nostra present? allo Stato in cambio di uno stop alla stagione delle stragi.

?Il medico personale di Riina, Antonino Cin??, ha raccontato, ?era il collegamento diretto. Tutte le volte che mio padre ha iniziato la trattativa, l'ho visto spesso a casa mia?. Ma a portare il ?papello?, secondo il giovane imprenditore, sarebbe stata un'altra persona, un ?signore distinto?, che avrebbe consegnato materialmente la busta con le rivendicazioni di Cosa nostra. ?Mio padre lo conosceva?, ha aggiunto Massimo Ciancimino, ?lo aveva incontrato varie volte a Roma. Non so perch? la busta gli venne consegnata a Palermo?.

Quel ?signore distinto? il figlio di don Vito non lo conosce, non sa chi sia. I pm di Palermo gli hanno sottoposto una serie di fotografie, ma l'esito degli accertamenti ? ancora top secret.

? a questo punto della trattativa che l'ex sindaco di Palermo, secondo il figlio, avrebbe chiesto una ?garanzia? istituzionale per procedere nel negoziato con lo Stato. Chiedendo di informare il ministro Mancino degli incontri avviati tra Roma e Palermo con gli uomini del Ros. Secondo Ciancimino jr, quella richiesta sarebbe stata esaudita. Il padre avrebbe avuto la conferma che Mancino era stato informato.

Dopo questa rivelazione, l'attenzione investigativa si ? concentrata sull'incontro del 1? luglio 1992, il giorno in cui Paolo Borsellino venne convocato al Viminale durante la cerimonia di insediamento di Mancino, che subentr? a Vincenzo Scotti alla guida del ministero degli Interni.

I pm hanno acquisito l'interrogatorio reso da Mancino ai magistrati di Caltanissetta nel '98: ?Non ho precisa memoria di tale circostanza, anche se non posso escluderla?, ha detto Mancino ai pm, ?era il giorno del mio insediamento, mi vennero presentati numerosi funzionari e direttori generali. Non escludo che tra le persone che possono essermi state presentate ci fosse anche il dottor Borsellino. Con lui per? non ho avuto alcuno specifico colloquio e perci? non posso ricordare in modo sicuro la circostanza?.

Un incontro che, invece, ricorda l'avvocato generale di Palermo Vittorio Aliqu? che quel giorno accompagn? Borsellino sulla soglia della stanza del neo-ministro. Ricorda di averlo visto entrare, di averlo visto uscire poco dopo, e di essere entrato a sua volta, ma da solo.

Perch? questo incontro ? importante per le indagini? Perch?, ipotizzano i magistrati, se ? vero che Mancino fu avvertito della trattativa in corso, anche Borsellino, erede di Falcone, in quel momento uomo-simbolo della lotta alla mafia in Italia, e candidato in pectore alla Superprocura, potrebbe esserne stato a sua volta informato quel giorno al Viminale. E se davvero Borsellino avesse saputo che lo Stato era sceso a patti con Cosa nostra, ? la tesi investigativa, la sua posizione di netta contrapposizione o di presa di distanza potrebbe averne determinato la morte.

? certo, sottolineano in procura, che ad un certo punto la trattativa si aren?, le richieste di Cosa nostra vennero giudicate inaccettabili, e Riina decise di provocare un nuovo ?botto? per riavviare i contatti istituzionali. E le sentenze di due processi, quello per la strage di Firenze e il Borsellino-bis concluso a Caltanissetta, acquisite a Palermo agli atti della nuova inchiesta, hanno sostenuto che fu proprio la trattativa interrotta a provocare una ripresa della stagione delle stragi.

?Dopo la morte di Borsellino, mio padre si sentiva in colpa?, ha rivelato Massimo Ciancimino. ?Mi confid? le sue riflessioni su tutta questa storia: disse che avviare la trattativa era gi? stata una prova di debolezza da parte dello Stato, ma che fermarla aveva avuto un effetto disastroso?.

Fin qui le rivelazioni del figlio di don Vito, che nei giorni scorsi a Palermo ? rimasto vittima di un'intimidazione che lo ha costretto ad anticipare la partenza per la citt? del nord Italia dove vive attualmente con la famiglia.

Chiarezza sugli incontri di quel primo luglio al Viminale hanno sempre reclamato i fratelli di Paolo Borsellino, Rita e Salvatore. ?Chiedo soprattutto al senatore Nicola Mancino del quale ricordo, negli anni immediatamente successivi al '92, una sua lacrima spremuta a forza durante una commemorazione di Paolo a Palermo?, ha scritto Salvatore Borsellino in una lettera aperta nel luglio del 2007, ?lacrima che mi fece indignare al punto da alzarmi e abbandonare la sala, di sforzare la memoria per raccontarci di cosa si parl? nell'incontro con Paolo?.

commentino

I carabinieri dei ros di Palermo.....

bene....bene.....

e quello che sfil? la borsa a borsellino

era proprio il nostro eroe......

bravo....bravo.....

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L?ITALIETTA DEI MISTERI ? PARLA GASPARE SPATUZZA, EX SICARIO PALERMITANO E SI APRE UNA NUOVA INCHIESTA SULL?ASSASSINIO DI PAOLO BORSELLINO ? L?OCCHIO LUNGO DI ILDA BOCCASSINI: Gi? NEL ?94 NON SI FIDAVA DEL PENTITO SCARANTINO?

Nuova inchiesta sulla strage di via D'Amelio...

Monica Ceravolo per "La Stampa"

?La strage di via D'Amelio, nonostante le sentenze passate in giudicato, presenta ancora molti aspetti oscuri?. E' il commento del procuratore della Repubblica di Caltanissetta, Sergio Lari, che coordina la nuova inchiesta aperta sull'attentato a Paolo Borsellino e agli agenti della scorta dopo le dichiarazioni rese dall'ex sicario palermitano, Gaspare Spatuzza.

?Abbiamo concluso con il dichiarante Spatuzza - dice Lari - il verbale illustrativo, che doveva essere fatto entro i 180 giorni dall'inizio della sua collaborazione, adesso si devono fare i riscontri, valutare cos? la sua attendibilit? per poi decidere se chiedere la sua ammissione al programma di protezione?. Questo passaggio ? delicato per il futuro giudiziario del dichiarante. Infatti su Spatuzza, non solo dovr? esprimersi la procura di Caltanissetta, ma anche e soprattutto i pm di Palermo e Firenze.

E' a Palermo che si riversano le maggiori dichiarazioni dell'ex capomafia che parla di omicidi ed episodi criminali, che in gran parte, anzi quasi tutti, sono gi? stati giudicati con sentenze definitive. Le rivelazioni di Spatuzza non aggiungono nulla di nuovo a questi fatti palermitani, tranne il fatto che precisa meglio il contesto di alcuni agguati e la dinamica con la quale sono avvenuti e un procurato aborto - episodio inedito - ai danni di una studentessa ordinato da un boss. E riconferma il coinvolgimento degli imputati gi? condannati. La procura di Firenze ha aperto una nuova inchiesta sulle stragi del 1993 dopo aver interrogato Spatuzza, e anche i pm fiorentini dovranno valutare quanto di nuovo ha detto il dichiarante.

Tornando alla strage di Via D'Amelio, il procuratore Lari dice: ?E' ancora presto poter affermare che le rivelazioni di Spatuzza possano dare una svolta alle inchieste o capovolgere le sentenze, tutto quello che ci ha detto deve essere riscontrato e valutato con attenzione perch? molti aspetti devono ancora essere chiariti?. ?L'ipotesi di una revisione del processo - dice Lari - rimane un'opzione ancora molto lontana?.

?Il mio desiderio sarebbe quello di riversare le risorse di cui dispongo nel fare chiarezza sulla strage di via D'Amelio, poich? si tratta di uno dei fatti di cronaca pi? drammatici della storia italiana, che presenta ancora aspetti oscuri. Ma ho a disposizione nella Dda solo tre sostituti e un procuratore aggiunto. Rimane vuoto in Procura il posto di un procuratore aggiunto e di altri sette sostituti?.

La Boccassini: ecco perch? non mi fidavo...

Chiara Beria di Argentine per "La Stampa"

Una dettagliata relazione di 10 pagine inviata, inizio ottobre 1994, dal pm Ilda Boccassini ai magistrati del pool antimafia di Caltanissetta guidato da Giovanni Tinebra e, contestualmente, al procuratore capo di Palermo, Giancarlo Caselli. In quel documento il pm Boccassini, l'allieva e amica di Giovanni Falcone che la stessa notte di Capaci aveva scelto di farsi trasferire da Milano a Caltanissetta per condurre l'inchiesta sulla strage, insieme al suo collega, Roberto Sajeva, elencava i tanti dubbi sulle dichiarazioni rese ai magistrati da Vincenzo Scarantino, il primo pentito dell'altra strage di quel tragico 1992, quella di via D'Amelio con l'autobomba che ridusse il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta in poveri brandelli di carne.

Detto ?u jassaru?, Scarantino, un giovane muratore palermitano del quartiere della ?Guadagna?, aveva confessato di aver commissionato il furto di quell'auto; un anno dopo, nel 1995, ritratt? ma sulle sue prime dichiarazioni i magistrati di Caltanissetta hanno basato il processo per il delitto Borsellino. Perch? Ilda Boccassini, gi? nell'ottobre 1994, dubitava di Scarantino? E perch? di quella sua relazione non si ? mai saputo nulla?

L'esistenza del documento ? stata rivelata solo ieri da ?La Stampa? e assume una notevole importanza con l'ingresso in scena di un nuovo pentito, Gaspare Spatuzza, nominato nel 1992 vicecapomandamento del quartiere Brancaccio che, si autoaccusa del furto della Fiat 126 usata per la strage, e con la sua confessione rischia ora di stravolgere tutto l'impianto accusatorio del processo sulla strage. A Caltanissetta, sepolta tra le migliaia di carte dell'inchiesta Borsellino, quella relazione non si trova pi?.

Ilda Boccassini dopo i 3 anni passati con non pochi sacrifici personali in Sicilia, prima a Caltanissetta (in meno di un anno mand? dietro le sbarre 41 tra esecutori e mandanti della strage di Capaci a cominciare da Tot? Riina e, per la prima volta nella storia, sia la commissione provinciale che quella regionale di Cosa Nostra) poi, per pochi e contrastati mesi a Palermo, dall'ottobre 1995 ? tornata alla Procura di Milano.

Raggiunta ieri per telefono Boccassini conferma: ?Posso solo dire che ? tutto vero. Nell'ottobre 1994, poco prima di lasciare Caltanissetta (era finita la mia applicazione, e per legge non si poteva prorogare) per andare alla procura di Palermo scrissi quella relazione?. A Caltanissetta quel suo scritto non si trova pi?, ? vero che lei ha ancora una minuta? ?Una minuta? No, io ho la copia di quella relazione. Del resto, l'ho gi? detto 3 mesi fa, quando mi ha contattato, al procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari. E, 20 giorni fa, l'ho ripetuto a un collega della Dna. Poi, non ho saputo pi? nulla?. Addio Palermo, addio antimafia.

Finita la stagione di Caltanissetta - nel clima drammatico del dopo stragi i magistrati e la squadra ?Falcone Borsellino? guidata dal questore Arnaldo La Barbera fecero della solidariet? e della passione professionale un'arma vincente contro Cosa Nostra - Ilda Boccassini, considerata da Falcone la pi? preparata tra i suoi allievi (sua l'inchiesta sulla ?Duomo connection?; sua la clamorosa difesa di Falcone contestato, da vivo, dagli stessi colleghi) l'intransigente magistrato a Milano ? stata titolare di altre famose inchieste, da quelle su Imi-Sir e sul lodo Mondadori che hanno visto tra gli imputati eccellenti, il premier Silvio Berlusconi, a quella sulle nuove Brigate rosse.

Una stagione di molti attacchi, pochi onori e niente promozioni per un pm tanto lontano da certe logiche correntizie e poco meritocratiche da non essere neanche pi? iscritta all'Associazione nazionale magistrati. Ieri la parola di Scarantino oggi quella di Spatuzza. Senza nulla togliere al contributo dato nella sconfitta dell'ala militare di Cosa Nostra da uomini come Tommaso Buscetta o Salvatore Cancemi (fu lei a raccogliere le sue confessioni) il pm Boccassini sui pentiti ha sempre avuto una posizione netta. ?Quando il lavoro investigativo ? efficace e schiacciante il mafioso non si pente, si arrende?.

La storia di quell'ambiguo pentito Vincenzo Scarantino ? agli atti anche se poco conosciuta. Anno 1994. A fine marzo Silvio Berlusconi trionfa all'elezioni; nasce il primo governo del Cavaliere. E' inizio estate quando un agente di custodia segnala che Scarantino, detenuto nel carcere a massima sicurezza di Pianosa, ? pronto a collaborare. Di notte, con un avventuroso viaggio in elicottero, Ilda Boccassini e Arnaldo La Barbera si precipitano a Pianosa. Al pm, Scarantino rivela il suo ruolo nella strage; ma, soprattutto cerca, pi? volte, di parlare di Fininvest e di Marcello Dell'Utri.

Pi? volte, Ilda Boccassini insospettita, lo ferma. E i dubbi di Boccassini su Scarantino crescono alla lettura degli interrogatori resi, poi, dal sedicente pentito a Anna Palma e Nino Di Matteo, i pm titolari del'inchiesta su via D'Amelio. Per questo, prima di lasciare Caltanissetta, scrive quella relazione. Mai discussa ? rimasta per? per 15 anni in copia tra le sue tante carte. ?L'ultimo pentito di via D'Amelio?. Cos? La Stampa di ieri titolava l'articolo che ha svelato l'esistenza di una pista alternativa a quella delle sentenze gi? passate in giudicato sui mandanti dell'omicidio del giudice Borsellino, nel luglio del 1992.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-2470.htm

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..... ha ricostruito nei dettagli con i magistrati di Palermo le fasi cruciali del negoziato che gli uomini del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno, a cavallo tra le due stragi del '92, avviarono con don Vito per chiedere al boss Tot? Riina di fermare l'attacco allo Stato .......

non ? il Generale Mori fratello del Responsabile della sicurezza di una certa societ?, diretto superiore dei gemelli diversi provolone auricchio e arcangioli?

Modificato da Marco Massa

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non ? il Generale Mori fratello di un addetto alla sicurezza di una certa societ?, diretto superiore dei gemelli diversi provolone auricchio e arcangioli?

questa ? la vera combriccola altro che de santis.

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TIRO MANCINO PER ANTONIO MANCINO – RIVELAZIONE CHOC DI CIANCIMINO JR. AI PM: “DOPO CAPACI, L’ATTUALE VICE PRESIDENTE DEL CSM FU “GARANTE” ISTITUZIONALE DI UN ACCORDO STATO-MAFIA” – “L’ESPRESSO”: BORSELLINO MORTO PERCH? VI SI OPPOSE?…

I carabinieri dei ros di Palermo.....

bene....bene.....

e quello che sfil? la borsa a borsellino

era proprio il nostro eroe......

bravo....bravo.....

Il cerchio si chiude... .bah

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lo stato ha sempre mandato personaggi importanti a patteggiare con la mafia..sai che novit

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A Napoli per? di Arcangioli non si parla.

Solo di Auricchio.

.penso

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A Napoli per? di Arcangioli non si parla.

Solo di Auricchio.

.penso

Gi?, abbastanza strano... avevo imparato a vederli come inscindibili in quel processo... .penso

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19 Gennaio 2009

Borsellino: omicidio di Stato?

Testo:

"Buongiorno a tutti,

oggi parliamo di un processo scomparso, un processo dimenticato. Anzi, per nulla dimenticato. Proprio perch? chi di dovere lo sa che non ne parla. E dopo capirete il perch?.

A Palermo, in un?aula della quarta sezione penale del Tribunale, si sta processando l?ex capo dei servizi segreti civili, cio? l?ex capo del SISDE. Che ? un prefetto, ma ? anche un generale dei Carabinieri e si chiama Mario Mori. Un omino piccolo, un valoroso ufficiale dell?Arma, che ha lavorato con Dalla Chiesa ai tempi del terrorismo, che ha lavorato al R.O.S. ? il Reparto Operazioni Speciali dei Carabinieri ? ha guidato il R.O.S.

E? un pluridecorato e plurimedagliato per la cattura di Riina e altri latitanti mafiosi, eppure pare nasconda dei segreti. Pare. Nessuno ? in grado di affermarlo con certezza. Il processo ? in corso. Ma io ne sarei abbastanza certo in quanto penso che questo sia una delle massime eccellenze investigative che abbiamo avuto in Italia. E che evidentemente nella stagione delle stragi di mafia ? stato investito da un qualche potere che non conosciamo ? ecco perch? dico ?pare? che nasconda dei segreti ? del compito, dell?ingrato compito, del terribile compito di trattare con la mafia mentre l?Italia veniva messa a ferro e fuoco dalle bombe, in Sicilia nel ?92 e addirittura nel continente, a Milano, Roma e Firenze, nel ?93.

Il mancato arresto di Provenzano nel 1995

Ora per? non ? imputato per quello, ? imputato per una questione che potrebbe spiegare quella trattativa e potrebbe spiegare quel misterioso episodio che ? stato oggetto di un altro processo che immediatamente precede l?episodio per il quale Mori adesso ? imputato, la mancata perquisizione del covo di Riina dopo la sua cattura. Questo processo si riferisce a un altro episodio, che segue di due anni la mancata perquisizione del covo di Riina e risale al 1995 e precisamente al 31 ottobre 1995. Che cosa accade il 31 ottobre del 1995? Un colonnello dello stesso R.O.S. dei Carabinieri, grazie a un mafioso suo confidente sotto copertura ? infiltrato nella mafia, ma confidente dei Carabinieri ? riesce a scoprire dove ? nascosto Provenzano. Provenzano nel 1995, due anni dopo la cattura di Riina, due anni dopo le ultime stragi, ? il capo indiscusso di Cosa Nostra. Il confidente avverte il colonnello dei Carabinieri, che si chiama Michele Riccio, il consulente si chiama Luigi Ilardo. Il Carabiniere riesce a scoprire dove ? nascosto Provenzano. Di pi?, incontra Provenzano. Ha un appuntamento con Provenzano in questo capanno di Mezzojuso. ? un centro di campagna, una trentina di chilometri a sud di Palermo. Quindi dice: ?Sto per incontrare Provenzano, venitemi dietro che vi faccio catturare Provenzano!?. Il colonnello Riccio entusiasta parla con i vertici del R.O.S., che sono i generali ? c?? il colonnello Mori che ? il capo operativo ? c?? il braccio destro di Mori che ? l?allora maggiore Mario Obinu, i quali decidono di non catturare Provenzano, ma semplicemente di far pedinare il confidente a distanza per vedere dove va, e poi cercare di catturare Provenzano quando saranno tutti pronti. Purtroppo passata quella occasione, Provenzano non ne consentir? un?altra. Fino a quando, undici anni dopo, all?indomani delle elezioni vinte dal centro-sinista quasi tre anni fa, Provenzano verr? catturato, o verr? consegnato, o si consegner?, o si lascer? prendere. Perch? sapete che le catture dei boss in Sicilia destano sempre degli interrogativi, dubbi, interpretazioni pirandelliane, come quel gioco di specchi, dove non si riesce mai a capire chi ha fatto che cosa. Esattamente come la cattura di Tot? Riina nel ?93.

Lo Stato era compatto nella lotta alla mafia?

Ecco, questo processo, se uno lo conosce, consente alla gente di capire ? non solo gli esperti, ma la gente comune ? cosa ? successo tra lo Stato e la mafia negli ultimi quindici anni. Potrebbe riscrivere, questo processo, la storia della mafia e dell?antimafia degli ultimi quindici, vent?anni. E infatti i pubblici ministeri ? il pubblico ministero principale (sono in tre che lavorano: sono Nico Gozzo, Antonio Ingroia e Nino Di Matteo), quello che si ? occupato fin dall?inizio di questa indagine ? Nino Di Matteo, il 15 luglio dell?anno scorso quando ? iniziato il processo, dopo il rinvio a giudizio di Mori e di Obinu, ha tracciato davanti ai magistrati la sua ipotesi accusatoria. Dicendo: ?in questo processo intendiamo dimostrare questo, questo e quest?altro, con le seguenti prove e le seguenti testimonianze ecc.? Naturalmente ? intervenuto l?avvocato Pietro Miglio, in rappresentanza della difesa dei due ufficiali, il quale invece ha detto: ?noi dimostreremo che i nostri due clienti, Mori e Obinu, sono innocenti, che non c?? nessun mistero, che Provenzano non si faceva catturare.?

Qual ? l?ipotesi accusatoria che a noi interessa? Non ? tanto interessante sapere se Mori e Obinu hanno commesso dei reati, quelli sono fatti loro, dei magistrati, degli avvocati. Quel ? il processo nel suo aspetto giuridico. Poi c?? l?aspetto pubblico e cio? quello che interessa a noi, o dovrebbe interessare a noi se qualcuno ce li raccontasse, e cio? sapere chi ha fatto che cosa e perch?. Sapere poi se quello ? un reato o no, poco importa. Importa sapere se lo Stato era tutto compatto nel combattere la mafia, se lo Stato aveva una sola strategia per combattere la mafia, se ? vero che la mafia e lo Stato si sono sempre contrapposti in questi ultimi vent?anni e se ? vero quello che ci veniva raccontato mentre esplodevano le bombe che uccidevano Falcone, la scorta e la moglie, poi Borsellino e la scorta e tanti innocenti cittadini comuni presi per caso dalle bombe di via Palestro a Milano o di via dei Georgofili a Firenze, e delle basiliche di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano a Roma, per non parlare dell?attentato di via Fauro contro Maurizio Costanzo. Se quello che ci veniva detto, e cio? ?non abbasseremo la guardia!?, ?nessuna piet?? era vero o era solo una declamazione retorica. Qui sembrerebbe che dietro le quinte, mentre lo Stato faceva la faccia feroce davanti alle telecamere, dietro le quinte fosse in realt? affaccendato a trattare con in mafiosi evidentemente perch? l?aveva sempre fatto in passo, ed evidentemente perch? l?ha sempre fatto in futuro. Ed ? interessante quindi questa storia per capire un po? tutto. Perch? se fosse vera l?ipotesi accusatoria ? il reato che viene contestato a Mori e a Obinu ? piuttosto grave: favoreggiamento aggravato e continuato a Cosa Nostra, in particolare a Provenzano. Qual ? questa tesi accusatoria? La tesi accusatoria ? che, nel 1992, mentre a Milano esplode Tangentopoli, la Corte di Cassazione conferma le condanne dei mafiosi che Falcone e Borsellino con grande fatica sono riusciti a far condannare nel maxiprocesso nato dalle dichiarazioni di Buscetta e di altri due pentiti, Contorno e Calderone. La mafia si aspetta che la Cassazione con il solito Carnevale annuller? tutto e rimander? liberi e belli i boss nelle loro case, e invece Carnevale non presiede il Collegio quella volta, perch? ? stato istituito una sorta di principio di rotazione, e lo stesso Carnevale ha preferito per opportunit?, nel pieno della polemica, cedere il passo a un altro presidente. Basta il cambio di un presidente per far s? che quasi tutte le condanne vengano confermate in Cassazione. Per la mafia ? uno shock bestiale, la fine della sua impunit? storica ed ? anche un problema materiale: i boss invece di uscire restano dentro con la prospettiva di non uscire pi?, o quasi. Anche perch? sono piuttosto agees i boss mafiosi quando vengono presi, di solito.

La strategia delle stragi dopo il maxiprocesso

C?? quindi una reazione della mafia che ? per met? una vendetta nei confronti dei referenti politici istituzionali perch? evidentemente non hanno mantenuto le promesse o non sono riusciti a mantenere l?immunit?, che sempre avevano garantito a Cosa Nostra, e quindi c?? l?eliminazione di Salvo Lima il 12 marzo 1992 a Palermo, c?? l?eliminazione di uno dei due cugini Salvo, Ignazio l?altro, Nino, era gi? morto per conto suo. E poi c?? l?omicidio Falcone che ? un salto di qualit?. Non ? la vendetta verso un vecchio amico della mafia che ha tradito, ci mancherebbe altro, ? semplicemente un attentato preventivo per impedire a Falcone di continuare a fare ci? che stava gi? facendo. ? grazie a Falcone se si era acceso un faro sulla prima sezione penale della Cassazione e sul ruolo di Carnevale e se Carnevale non aveva presieduto quel Collegio al maxiprocesso perch? Falcone, dirigente del Ministero della Giustizia sotto il ministro Martelli, aveva metto sotto il mirino Carnevale, che era considerato da lui, e non solo da lui, il tappo che impediva le condanne definitive ai mafiosi. Viene ucciso Falcone, viene ucciso Borsellino perch?? Perch? nel frattempo si ? avviata una trattativa. Tra chi? Tra l?allora colonnello Mori e il suo collaboratore del momento pi? fedele, il capitano De Donno, e Vito Ciancimino, un sindaco mafioso di Palermo che in quel momento stava agli arresti domiciliari a Roma, per motivi di salute. Cio? questi due alti ufficiali dei Carabinieri vanno da un noto mafioso, condannato per mafia, e gli chiedono di fare da tramite coi vertici di Cosa Nostra. In quel momento, siamo nel 1992, c?? ancora la diarchia Riina - Provenzano. Ciancimino ? pi? uomo di Provenzano che non di Riina, in ogni caso fa da tramite ? i Carabinieri diranno di aver voluto avviare quella trattativa nella speranza di avere un aiuto per arrestare dei latitanti mafiosi e di iniziare in qualche modo le stragi che erano iniziate con quella di Capaci. Il risultato ? che Riina capisce esattamente a rovescio, e cio? vede i Carabinieri, lo Stato, col cappello in mano dopo la strage di Capaci, e si felicita per aver avuto quella brillante idea di ricattare lo Stato con una strage dopo l?altra.

Il patto tra mafia e Stato

Riina voleva naturalmente non lo scontro con lo Stato, lui voleva punire chi aveva tradito per conto dello Stato gli accordi con Cosa Nostra e voleva fare un nuovo accordo con persone che fossero in grado di rispettarlo. Voleva un nuovo trattato di reciproca non belligeranza, convenienza, convivenza, connivenza. E dato che la classe politica se ne stava praticamente andando con l?indagine di Mani Pulite, bisognava attrarre qualche nuovo soggetto politico in grado di prendersi la responsabilit? di fare questo nuovo accordo con la mafia. Per questo Riina mette le bombe, per questo si felicita che siano arrivati subito i Carabinieri col cappello in mano. E allora Riina dice: ?perch? cedere subito per un piatto di lenticchie? Possiamo rilanciare alzando il tiro con altre stragi e alzando quindi la posta della trattativa, cos? lo Stato ci dar? molto di pi??. La trattativa prosegue, parte subito dopo la strage di Capaci, e produce ? questo ? molto probabile ? la strage di via D?Amelio, perch? Borsellino ? il simbolo vivente del partito della non trattativa. Adesso c?? tutta una polemica nata dalle rivelazioni dei figlio di Ciancimino e ripresa giustamente da Salvatore Borsellino a proposito di un incontro che ci sarebbe stato al Viminale il 2 luglio del 1992 tra Borsellino e l?allora ministro dell?Interno Mancino, dove secondo alcuni avrebbe fatto capolino anche Bruno Contrada e dopo il quale incontro Borsellino sarebbe rientrato agitatissimo nell?interrogatorio che stava facendo con Gaspare Mutolo che guarda caso era uno dei primi pentiti che parlavano di Andreotti, di Contrada e di Carnevale. Agitatissimo perch?, cos? sostiene il figlio di Ciancimino, Borsellino era stato in qualche modo informato al Viminale che c?era in corso una trattativa e si chiedeva il suo consenso. E immaginate se Borsellino avrebbe acconsentito a trattare con la mafia che il mese precedente gli aveva ammazzato il migliore amico. ? evidente che Borsellino diventa l?ostacolo numero uno sulla strada della trattativa e Riina lo intende cos? tant?? che lo elimina da quella strada, per spianare la strada della trattativa. Dopodich? vengono pianificati gli attentati del ?93 ai monumenti e ai simboli dell?arte, della religione, ai simboli dell?Italia praticamente, ma Riina il 14 gennaio del 1993 viene arrestato dagli stessi uomini del R.O.S. che stanno trattando con Cosa Nostra. E l? succede quel fatto increscioso: il R.O.S. arresta Riina promette che sorveglier? giorno e notte la casa dove Riina era latitante per vedere se arrivavano altri mafiosi, perch? i mafiosi non sapevano che era stato scoperto il covo, Riina era stato arrestato lontano da casa, dopodich? ingannando la procura di Caselli, gli uomini del R.O.S. abbandonano il covo, lo lasciano incustodito e lo lasciano perquisire a Cosa Nostra. Che l?abbiano fatto apposta, che non l?abbiano fatto apposta, che si siano dimenticati, che si siano sbagliati, non lo sappiamo. Il processo che si ? tenuto fino a due anni fa a Palermo, non ha appurato il dolo, non poteva del resto appurare che Mori e l?allora capitano Ultimo avessero fatto apposta queste omissioni per favorire la mafia, questa era l?accusa, da questa sono stati assolti, ma il processo ha appurato che il covo non ? stato sorvegliato e non ? stato perquisito e quindi chi lo ha perquisito? Cosa Nostra, capeggiata da chi? Dopo l?arresto di Riina, da Provenzano. C?erano i segreti, le carte della trattativa? C?era il famoso ?papello? che il figlio di Ciancimino assicura essere stato passato da suo padre al generale Mori, con le l?elenco delle richieste che la mafia faceva allo Stato per interrompere le stragi? Fine dei pentiti, fine del 41bis, fine dell?ergastolo, revisione del maxiprocesso e fine del sequestro dei beni. Non lo sappiamo. Sappiamo che lo Stato rinuncia a perquisire il covo di Riina. Cosa succede subito dopo? Succede che due anni dopo c?? la possibilit? di prendere Provenzano. C?? la possibilit? di prendere Provenzano perch? il confidente Ilardo porta praticamente a casa di Provenzano i Carabinieri. Ma, dice il colonnello Riccio che gestisce il confidente Ilardo, il R.O.S. dei Carabinieri Provenzano non lo voleva prendere.

Per chi vuole entrare nel dettaglio di questo processo, non dimenticatevi che alla fine di questo mese, il 30 gennaio, uscir? un piccolo librino che ho curato io, un fascicoletto insieme alla rivista Micromega. L? troverete tutti i dettagli con le parole, la versione dell'accusa, la versione della difesa e tutto il racconto del colonnello Riccio, che ? spaventoso. Le parti pi? spaventose sono due. La prima ? quando Riccio racconta che Ilardo, che nel frattempo stava decidendo di diventare un collaboratore di giustizia, di uscire da quella veste ambigua e rischiosa dell'infiltrato dentro la mafia confidente dei Carabinieri - col rischio di essere ammazzato da un giorno all'altro - e quindi di entrare con la sua famiglia nel programma di protezione dello Stato. Fanno una riunione a Roma per stabilire i termini della sua collaborazione con i magistrati interessati: Caselli, procuratore di Palermo; Tinebra, procuratore di Caltanissetta; il generale Mori, che nel frattempo ha fatto carriera. Ilardo, appena vede Mori, gli va incontro, nemmeno lo saluta, gli dice subito: "guardi, colonnello, che le stragi che abbiamo dovuto fare noi le avete commissionate voi dello Stato. Questo ? il concetto. Immaginate un ufficiale dei Carabinieri che ha combattuto il terrorismo, che ha combattuto la mafia, si sente dire da un mafioso che le stragi le ha fatte lo Stato. Che fa? Gli mette le mani addosso, gli dice "ne racconti un'altra, come si permette?". Che ne so. Il racconto di Riccio ? agghiacciante perch? sostiene che Mori rimase irrigidito per qualche secondo: silenzio, paralisi, tensione. Poi gira i tacchi e se ne va.

Il secondo episodio agghiacciante ? quello che succede subito dopo quella maledetta riunione che si tiene il 2 maggio del ?96 a Roma nella quale viene deciso che Ilardo diventer? un collaboratore di giustizia. Ilardo torna in Sicilia perch? ha chiesto una settimana per avvertire i suoi parenti di quello che sta per succedere, perch? dovr? andar via poi per sempre dalla Sicilia, insomma quello che succede con in pentiti e con i testimoni di giustizia. E appena arriva in Sicilia, qualcuno fa sapere a Cosa Nostra che lui in realt? ? un mafioso che sta tradendo Cosa Nostra che sta per cominciare a parlare e a mettere a verbale e quindi viene ucciso da un killer di Cosa Nostra a Catania. La collaborazione viene soffocata nella culla. Il giorno prima che lui entrasse nel programma di protezione, la mafia lo elimina perch? qualcuno dei pochissimi esponenti delle istituzioni che sapevano del suo imminente pentimento ha fatto la fuga di notizie. Deve essere qualcuno che partecipava a quella riunione a Roma o che ha parlato con qualcuno che aveva partecipato a quella riunione.

Ilardo quindi muore. Il colonnello Riccio pagher? un prezzo altissimo perch? due anni dopo essersi scontrato coi vertici del R.O.S. che non avevano voluto catturare Provenzano viene arrestato a sua volta dal R.O.S., cio? da suoi colleghi, per delle operazioni antidroga a Genova, molto controverse. Secondo alcuni erano delle operazioni brillantissime ? la DEA gli aveva anche dato degli encomi solenni (la DEA ? l?anti droga americana) ? secondo altri erano operazioni disinvolte. Viene arrestato con dei suoi collaboratori per traffico di droga e viene condannato in primo grado a nove anni. Secondo alcuni potrebbe essere una manovra per delegittimare il suo racconto. Perch? il colonnello Riccio aveva un?agenda dove aveva segnato tutte le confidenze che Ilardo gli faceva sui rapporti mafia-politica. E gli aveva parlato di Dell?Utri, e gli aveva parlato di Andreotti, e gli aveva parlato di Mannino, e gli aveva parlato di Salvo And? e gli aveva parlato di altri politici che secondo lui avevano rapporti con la mafia. E gli aveva parlato anche con quel Dolcino Favi che all?epoca era in servizio a Siracusa nella magistratura e che poi arriver? a fare il procuratore generale reggente di Catanzaro e troveremo due anni fa a togliere l?inchiesta ?Why Not? dalle mani di De Magistris. Tutte cosa naturalmente da verificare. Resta il fatto che alla vigilia della verbalizzazione delle rivelazioni, Ilardo viene con precisione cronometrica assassinato e quindi quello che ha detto assume una discreta importanza.

Gente di 'casa nostra'

In questo processo, tramite il colonnello Riccio, Ilardo dall?aldil? parla tramite le agende del colonnello Riccio. E il colonnello Riccio conclude i tre giorni, lettura e udienza, dedicati al suo esame, alla sua deposizione ricordando che il generale Mori gli ordin? di non scrivere nei rapporti investigativi nessun nome politico tra quelli fattigli da Ilardo, nemmeno quello di Dell?Utri.

Mori e altri spiegarono al colonnello Riccio che Dell?Utri e Berlusconi stavano facendo le stesse battaglie contro i giudici che interessavano al R.O.S. e che insomma, questa fu l?espressione, ?Berlusconi e Dell?Utri sono di 'casa nostra'. Cio? noi dei R.O.S. dei Carabinieri, apparteniamo alla stessa casa di Berlusconi e di Dell?Utri?. Nel processo vedremo se questa mancata cattura di Provenzano ? reato, se ? stata fatta per favorire la mafia oppure no, gi? sappiamo, per quello che dice Riccio, che Provenzano poteva essere catturato undici anni prima, quando era ancora un po? pi? in carne, un po? pi? in forze e soprattutto un po? pi? potente, un po? pi? importante. Soprattutto sappiamo che di questo processo non si deve parlare. Non si deve parlare perch? ci riporta alle stragi e alle trattative tra Stato e mafia. E quello ? un tema che non pu? essere affrontato dall?informazione italiana perch? ? un tema che riguarda la nascita della Seconda Repubblica. Una Seconda Repubblica che non ? purtroppo nata dal sangue della Resistenza, ma ? nata dal sangue delle stragi e quindi chi ne parla o chi ne vuole parlare, letteralmente, muore. Passate parola!?

Marco Travaglio

da beppegrillo.it

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IL PERSONAGGIO. Nell'archivio del tecnico nessun dialogo, solo analisi

Nel suo ufficio di Palermo da quindici anni lavora per le principali Procure

Dalla mafia al fronte-De Magistris

le ombre del "sistema" Genchi

Quando la Boccassini, indagando su Capaci, disse: "O lui o io"

di GIUSEPPE D'AVANZO

Berlusconi ? pronto per il blitz (un decreto del governo in forma di legge?) che sottrarr? alle indagini giudiziarie l'ascolto telefonico e ai pubblici ministeri l conduzione delle inchieste (saranno "avvocati della polizia"). Per far ingoiare ai suoi alleati recalcitranti e all'opinione pubblica il provvedimento, intorbida le acque. Modifica i fatti. Capovolge la verit?. Grida di "intercettazioni". Annuncia "uno scandalo che sar? il pi? grande della Repubblica".

Qual ? l'"inquietante" novit? che dovrebbe farci saltare sulla sedia? La vergogna sarebbe custodita nell'archivio di Gioacchino Genchi, un vicequestore della polizia di Stato (in aspettativa sindacale da un quindicennio), consulente di un rosario di procure e, per ultimo di Luigi De Magistris nelle inchieste Why not? e Poseidone. E' utile dunque, all'inizio di una settimana dove saranno raccontate rumorose "bufale", fissare qualche punto fermo, illuminare il lavoro di Genchi, avanzare infine qualche domanda.

Punti fermi, tre.

1. Berlusconi mente. Nell'archivio di Genchi non c'? alcuna intercettazione telefonica, ma soltanto analisi di tabulati telefonici. Per le due inchieste di De Magistris, e su sua delega, Genchi ha messo insieme 1.042 tabulati, un milione di contatti, 578 mila schede anagrafiche.

2. Berlusconi ritrova troppo tardi la parola e la memoria senza mai perdere la sua malafede. Non ha battuto ciglio quando si sono scoperti gli archivi illegali della Telecom dell'amico Marco Tronchetti Provera (anche l?, si raccoglievano abusivamente tabulati e si intercettavano mail). Non ha emesso un fiato quando il suo nemico Romano Prodi ? stato indagato proprio alla luce dell'analisi dei "dati di traffico della sim gsm 320740... intestata alla Delta spa presso la Wind, volturata il 1 aprile 2004, all'"Associazione l'Ulivo i Democratici" di Bologna, contratto trasferito il 17 febbraio 2005 a Roma in piazza Santi Apostoli 73, sede dell'Ulivo, e due mesi dopo alla Presidenza del Consiglio, via della Mercede 96, Roma". Scritto nero su bianco in una consulenza di Genchi. Dov'era allora l'indignazione di Berlusconi? Non ce n'era traccia. Quell'indagine poteva azzoppare il governo di centrosinistra e tutto faceva brodo. Anche il lavoro di Gioacchino Genchi.

3. I rumorosi strepiti di Berlusconi non rivelano nulla di quanto gi? non si conoscesse per lo meno da sedici mesi. "De Magistris ha acquisito migliaia di tabulati telefonici di cittadini le cui utenze (cellulari e di rete fissa) erano emerse tra i contatti di diversi suoi indagati - scrive la Stampa, il 4 ottobre 2007 - . Nell'elenco ci sono tra gli altri, il presidente del Consiglio Prodi, l'ex-presidente del Consiglio Berlusconi, il ministro dell'Interno Amato, e della Giustizia Mastella; il viceministro dell'Interno Minniti; il presidente del Senato Marini, l'ex-presidente della Camera Casini, il segretario dell'Udc, Cesa, il vecepresidente del Csm Mancino. I movimenti dei numeri telefonici acquisiti riguardano anche il capo della polizia De Gennaro, il vicecapo vicario De Sena, il direttore del Sisde Gabrielli, il direttore del Servizio di polizia postale e telecomunicazioni Vulpiani, il direttore della Dia, Sasso, il generale di corpo d'armata Piccirillo, il presidente dell'Anm Gennaro, il procuratore aggiunto di Milano Spataro, il pm antiterrorismo di Roma Saviotti, quattro sostituti della procura nazionale antimafia, diversi membri della commissione parlamentare antimafia, deputati, senatori, questori della Camera, presidenti di commissioni di Palazzo Madama". L'elenco (sempre smentito da De Magistris) mostra pi? di tante parole la strumentalit? della sortita allarmata di Berlusconi. Ma come c'? anche il suo nome in quella classifica abusiva e Berlusconi non dice una parola, non protesta, non chiede spiegazioni? E se non si preoccupava allora, perch? oggi parla di "scandalo storico"?

Il Cavaliere oggi ha compreso che l'"affare Genchi" pu? essere la leva per scardinare le resistenze che An, Lega, Pd oppongono al suo progetto di cancellare le intercettazioni dagli strumenti di indagine e fare del pubblico ministero il "notaio" delle polizie. Se non si dice, dunque, di Genchi - chi ?, che cosa fa, come lo fa, grazie a chi - non si comprendono le ambiguit? possibili del suo lavoro.

Il vice-questore in aspettativa Genchi, 49 anni, va su tutte le furie quando si parla di lui come di "un personaggio misterioso". Anche se cede al narcisismo quando lo si incontra nel sotterraneo di 500 metri quadrati, ipertecnologico, di piazza Principe di Camporeale, a Palermo (? un tormento riuscire a incontrarlo). A Genchi piace mostrarsi seduto al suo scrittoio, tra gli schermi di cinque grandi computer. Non ? parco di parole. Il suo ? un flusso verbale ininterrotto impastato di allusioni, suggerimenti, accenni, avvertimenti che risultano per lo pi? oscuri, indecifrabili. Si compiace del mistero che sollecita. Gli piace apparire un uomo che sa troppo cose indicibili, ma dicibilissime, se gli si sta troppo addosso. Se stimolato, Genchi racconta, ricorda, precisa a gola piena. Spiega di come sia stato lui il primo, nella polizia, "nonostante la forte vocazione umanistica", a darsi da fare con l'informatica, l'elettronica, la topografia applicata e i primi "teodoliti al laser", che solo Dio sa che cosa sono. E' un fatto che Vincenzo Parisi (capo della polizia) nel 1988 gli affida la Direzione della Zona Telecomunicazioni del ministero dell'Interno per la Sicilia occidentale. E' il suo trampolino di lancio, l'inizio di una parabola che lo porter? ad essere, prima con la divisa addosso poi da libero professionista, il ricercatissimo consulente delle procure, capace di "mappare" l'intera rete di relazioni telefoniche di un indagato. Controlla, per dire, quasi due miliardi di tracce telefoniche nell'indagine di via D'Amelio. Ricostruisce 1.651.584 contatti telefonici inseguendo una scheda utilizzata in 31 cellulari diversi per dimostrare i legami pericolosi di Tot? Cuffaro, allora presidente della Regione siciliana. "Oggi - racconta Genchi - non ? che facciamo pi? intercettazioni di un tempo, quelli che sono aumentati sono i telefoni. Anni fa c'era solo l'Etacs, il cellulare era uno solo. Ora per trovare un numero che interessa se ne cercano tanti, senza considerare il roaming degli Umts, con schede che si possono spostare da telefono in telefono e tanti gestori diversi dove si possono agganciare gli utenti con servizi telefonici diversi - messaggi, immagini, fax, video - ecco perch? le richieste si sono moltiplicate".

Le richieste. E' questo lo snodo. Non c'? nulla di illegale nel lavoro di ricerca svolto da Genchi se ? il pubblico ministero a chiederle per una necessit? dell'indagine perch?, prima o poi, dinanzi ai giudici e agli avvocati della difesa, il pm dovr? rendere conto dei suoi passi. Decisivo ? allora il rapporto che Genchi crea con il pubblico ministero responsabile dell'inchiesta. O meglio, che il pm crea con il consulente. Genchi ha un'alta opinione di se stesso e del suo lavoro. Non tace che le sue perizie sono "gi? pezzi di sentenza". Gli piace, nei suoi resoconti alle procure, argomentare l'accusa, suggerire deduzioni, indicare nuove ipotesi investigative, chiedere il coinvolgimento nell'indagine di questo o di quello. Non tutti i pubblici ministero abboccano al suo amo. Nel 1993, Ilda Boccassini, quando indagava sulla strage di Capaci, non grad? che quel tecnico del pool investigativo si attardasse intorno ai contatti telefonici privati di Giovanni Falcone, che nulla avevano a che fare con l'inchiesta. E quando nel febbraio di quell'anno se lo trov? davanti che proponeva di "trattare" le carte di credito del magistrato ucciso, se ne liber? senza stare troppo a pensarci su. "O me o lui", disse.

"Il fatto ? - racconta ancora un altro pubblico ministero - che Genchi arriva da te con un elenco di numeri di telefono che sono entrati in contatto con il cellulare o il telefono fisso del suo indagato. Ti chiede una delega per verificarli. E tu che diavolo ne puoi sapere se tra quei centinaia di numeri ce n'? uno che non ha nulla a che fare con il tuo "caso" e molto con le curiosit? di Genchi? Questo ? il motivo per cui preferisco non lavorare con lui, che ? certamente il solo in Italia a sapere fare quelle analisi dei dati".

Conviene ripeterlo: tutto si decide nel rapporto tra il pm e Gioacchino Genchi. L'affare che Berlusconi vuole trasformare nel "pi? grande scandalo della storia della Repubblica" si riduce a queste domande: Genchi ha tradito la fiducia di Luigi De Magistris analizzando dati di traffico telefonico per cui non aveva ricevuto la delega del pubblico ministero? O ha tradito la sua fiducia facendogli firmare deleghe per numeri di telefono estranei all'inchiesta? O non ? avvenuto nulla di tutto questo e le deleghe erano legittime e legittimi l'analisi dei dati e gli scrutinati? Lo decider? ora la procura di Roma che, con ogni probabilit?, ha ricevuto le "carte" da Catanzaro perch? l'indagine coinvolge anche Luigi De Magistris, oggi giudice a Napoli (Roma ? competente per i giudici di Napoli). In attesa del can can spettacolare che Berlusconi organizzer? nei prossimi giorni, questa storia ci dice fin da ora una verit? che non dovrebbe piacere a Berlusconi. Ci indica quanto pericoloso sia separare il lavoro del pubblico ministero dall'attivit? della polizia giudiziaria. Una polizia, libera dal controllo della magistratura, potr? avere mano libera per ogni forma di spionaggio illegale. Naturalmente, nel caleidoscopio delle verit? rovesciate di Berlusconi, questo ? una ragione per privare il pm della responsabilit? delle inchieste.

http://www.repubblica.it

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GENCHI: CHI MI ACCUSA VUOL NASCONDERE SCHELETRI NELL'ARMADIO...

(AGI) - "Il vero oggetto degli attacchi che si stanno verificando non sono io, io sono solo il mezzo per raggiungere un altro obiettivo". E' quanto ha detto ai giornalisti il consulente informatico Gioacchino Genchi, finito nella bufera a seguito dell'attivita' prestata nelle indagini "Why not", oggi a Catanzaro dove e' stato nella sua veste di consulente della Procura impegnato in un processo per duplice omicidio.

Genchi ha lavorato per anni con tutte le procure d'Italia, alle indagini tra le piu' delicate. In Calabria, in particolare, ha dato il suo contributo anche in numerose inchieste antimafia. Fino a che, dopo l'avocazione dell'indagine "Why not" al suo titolare, l'ex sostituto procuratore Luigi de Magistris, il suo lavoro e' stato messo in discussione dai magistrati che hanno ereditato l'inchiesta, per via del presunto maxi archivio in cui avrebbe raccolto migliaia di dati relativi alle piu' importanti personalita' dello Stato.

"Ma non e' stato il mio lavoro ad essere stato messo in discussione, e non penso neppure di essere io il bersaglio principale degli attacchi. Io, purtroppo, sono lo strumento. Posso fare un esempio: io sono come quel telefonino, in mano a quel signore un po' nervoso, che trovandosi nel box del proprio palazzo, non riuscendo a prendere la linea, prende il telefono e lo tira contro il muro rompendolo. Ecco, io sono l'innocente telefono che viene sbattuto al muro.

E, purtroppo, essendo solo, non avendo dietro di me partiti, associazioni nazionali di magistrati, sindacati, giornali, gruppi editoriali, potentati, massonerie, opus dei, che mi difendano, purtroppo devo difendermi da me. Quindi, sono stato costretto, con grossa sofferenza, a dismettere quella riservatezza che ha accompagnato finora le mie funzioni. Voi non avete mai sentito la mia parola, se non nelle aule di Giustizia. Non avete mai visto la mia faccia, se non nelle aule di Giustizia.

Ma ora - ha spiegato Genchi - sono stato costretto a scendere in campo per difendermi, e non accusare, ripeto difendermi, da una delle piu' grandi mistificazioni della storia d'Italia, che mi vede come protagonista in quanto strumento di tante verita' scomode, che riguardano anche la vostra terra, e che riguardano persone che hanno speculato sulla vostra terra. Persone che le provvidenze, i vantaggi, i benefici, che l'Europa, il Governo

italiano, hanno dato alla Calabria, hanno pensato di distrarli a profitto di pochi, affamando ancora di piu' la Calabria, rendendo i giovani calabresi ancora piu' servi di un sistema clientelare che si perpetua parallelamente al sistema mafioso".

Quanto alla presunta raccolta di dati di cui si parla, il consulente ha ribadito con decisione che "non esiste alcun archivio". "Voi vedete, anche qui oggi, come io faccio il mio lavoro al servizio della Giustizia - ha aggiunto -. Eseguo delle relazioni, ci sono i miei dati che anche gli avvocati hanno, e il tutto si utilizza nei processi. Dopo, per me, quei dati non servono piu' e vengono cancellati, non ho motivo di conservare nulla.

l vero problema non e' il mio archivio che non esiste, il vero problema sono gli scheletri che alcuni hanno nei loro armadi, e vi assicuro che proprio quelli che mi accusano gli armadi con gli scheletri ce li hanno, e sono armadi per quattro stagioni".

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ARCHIVIO GENCHI:

COSSIGA, CONSULENTE HA RISPETTATO LA LEGGE

(ANSA) - 'Dopo aver ascoltato in tv Gioacchino Genchi ed avere letto tutto quanto e' stato scritto su di lui e sulla sua attivita' sia di funzionario della Polizia sia di consulente di numerosissime procure, mi sono convinto che egli ha agito sempre nel rispetto della legge e secondo il mandato conferitogli dai vari magistrati delle procure interessate'. Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga.

'Ancorche' si accertasse che egli ha avuto, analizzato, confrontato ed inter-relato tabulati di utenze telefoniche, fisse e mobili, intestate o comunque utilizzate da sedi centrali o periferiche dei servizi di informazione e sicurezza nazionali o di agenti di essi - rileva Cossiga - non vedo quali potrebbero essere i profili penali o anche soltanto di scorrettezza

addebitabili non solo al perito ma anche al pubblico ministero che ha disposto l'acquisizione di detti tabulati, dato che sia la procura di Milano sia il giudice del dibattimento nel processo per la 'extraordinary rendition' di Abu Omar hanno dichiarato la perfetta legittimita' non soltanto dell'acquisizione dei tabulati delle conversazioni telefoniche, ambientali e telematico-informatiche, ma la intercettazione o l'acquisizione del contenuto delle stesse.

E' vero che contro questa posizione i governi Prodi e Berlusconi hanno presentato ben quattro ricorsi alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzioni, e che ad essi e' stato replicato con altri contro-ricorsi da parte dei Pm e del giudice del dibattimento: ma fino a quando la Consulta non si pronunziera', ogni giudizio sia in sede giudiziaria, sia in sede di Copasir sia eventualmente in sede di Csm deve essere per lo meno sospeso o risolto a favore degli accusati.

La classe politica dovrebbe tenere conto che e' ormai convinzione comune che la Corte Costituzionale dara' ragione alla procura ed al giudice di Milano, secondo la dotta relazione alla corte dell'attuale presidente di essa Flick, che ha sottilmente argomentato essere l'obbligatorieta' dell'azione penale e l'esercizio della giurisdizione garantiti dalla Costituzione e la tutela del segreto e le attivita' che ne derivano sono garantite soltanto

da una legge ordinaria che non puo' 'non cedere' alla legge costituzionale. Che poi, se una qualche responsabilita' vi fosse - conclude - essa sarebbe del magistrato e dovrebbe comunque essere accertata dal giudice'.

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DE MAGISTRIS AMMETTE DI AVER AUTORIZZATO GENCHI A SPIARE 3 CELLULARI BOMBA: - PALAZZO CHIGI, IL ministero dell?Interno E Il comando calabrese della Finanza - L?EX PM: ?? logico che mI indicasse LE UTENZE: a questo servono i consulenti??

Riccardo Bocca e Paolo Orofino per l'Espresso, in edicola domani

Era il pubblico ministero Luigi De Magistris, a suggerire a Gioacchino Genchi le utenze illustri da monitorare, o anche il consulente tecnico segnalava numeri per allargare il campo e incrociare i dati?

La risposta si trova nella sequenza di comunicazioni che avviene nel marzo 2007, in piena indagine "Why not". Il 6 marzo, infatti, De Magistris firma un decreto di acquisizione di tabulati telefonici con cui incarica Genchi di lavorare sul traffico di 58 utenze telefoniche ?nel periodo antecedente ai 24 mesi dalla data di notifica del presente provvedimento?.

Il giorno dopo, invece, ? la volta del consulente Genchi di sottoscrivere una relazione di 28 pagine nella quale segnala ?l'individuazione di talune utenze telefoniche e codici degli apparati cellulari (Inei) per i quali appare utile procedere all'acquisizione dei dati di traffico telefonico?.

Si tratta di un elenco con 50 numeri dove, tra le utenze pi? delicate, spiccano tre cellulari:

il primo intestato alla segreteria generale della presidenza del Consiglio, il secondo al Dipartimento

della pubblica sicurezza presso il ministero dell'Interno e il terzo al comando regionale calabrese della Guardia di Finanza.

Utenze per le quali, conferma lo stesso De Magistris, ha autorizzato il consulente a svolgere approfondimenti: ?? logico che fosse Gioacchino Genchi il dominus della scelta delle utenze?, dice l'ex pm oggi giudice a Napoli, ?e altrettanto naturale ? che me ne indicasse di nuove: a questo servono i consulenti...?.

Meno logico, aggiunge invece De Magistris, ?? che non abbia potuto sapere, alla fine, chi fossero le persone intestatarie delle varie utenze. Com'? noto, infatti, mi ? stato avocato il fascicolo prima di averne la possibilit?, mentre a Genchi ? stato revocato l'incarico di consulenza. Risultato: non esiste una relazione finale?.

2 - 'PANORAMA' PUBBLICA ELENCO UTENZE DELL'ARCHIVIO GENCHI = TRA GLI ALTRI MASTELLA, PISANU, MINNITI, POLLARI, GRASSO

(Adnkronos) - Il settimanale 'Panorama', sul numero in edicola domani, pubblica un elenco delle utenze "messe sotto controllo" da Gioacchino Genchi. "Ministero degli Esteri: due utenze sottoposte a monitoraggio del traffico. Attivita' produttive: un'utenza. Trasporti: un'utenza. Comunicazioni: un'utenza. Difesa: due utenze. Presidenza del Consiglio: sei utenze. Una decina per il ministero della Giustizia. Al Viminale addirittura decine le utenze controllate. Non si salvano la presidenza della Camera e quella del Senato", scrive 'Panorama'.

Inoltre, "la Guardia di finanza e' sotto controllo in tutta Italia. Non sono sicuri i telefoni di Margherita, Udc, Ds, Forza Italia. L'elenco bipartisan dei parlamentari senza privacy, presenti e passati, va da Clemente Mastella (Udeur) a Beppe Pisanu e Gianni Pittelli (Fi), a Giovanni Kessler e Marco Minniti (Pd). E poi i servizi segreti: sei utenze del Sismi osservate speciali, tra cui quelle dell'ex direttore Nicolo' Pollari, del responsabile dei centroi Sismi del Nord Italia Marco Mancini e del genrale dei carabinieri, ora defunto, Gustavo Pignero".

Infine, "non sfugge alla rete la Direzione nazionale antimafia: controllato il numero del procuratore nazionale Piero Grasso, come quelli dei magistrati Alberto Cisterna, Nicola Gratteri ed Emilio Ledonne. Tenuto d'occhio il sostituto procuratore Francesco Mollace. Ispezionato telefonicamente il capo degli ispettori del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller. Nella categoria avvocati troviamo Massimo Dinoia. Non manca neppure -scrive 'Panorama'- l'Autorita' garante della privacy rappresentata dal vicepresidente Giuseppe Chiaravalloti. E infine ecco spuntare i nomi di Giuliano Tavaroli, ex capo della sicurezza Telecom, e i numeri telefonici della Pirelli".

3 - CUFFARO, SU DI ME GENCHI HA FATTO 1,8 MILIONI DI CONTROLLI

(AGI) - Palermo, 29 gen. - "Credo sia doveroso specificare che in 25 anni di incroci telefonici, sulle mie utenze telefoniche, negli anni che vanno dal 1980 al 2005, in un milione e 800 mila controlli effettuati dal dottor Genchi, cosi' come testimoniato dallo stesso nel corso del mio processo, non sia mai stato trovato alcun contatto, fra me o fra utenze a me riconducili e appartenenti a cosa nostra o ad persone in qualche modo riconducibili ad essa". Lo afferma in una nota il senatore Salvatore Cuffaro, vicesgretario dell'Udc.

[29-01-2009]

Dagospia

Et voil?! :Io:

Modificato da CRAZEOLOGY

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Procura, bufera intercettazioni indagini su regali e mazzette

Marino Bisso e Rory Cappelli

Regali e un soggiorno per la famiglia in un hotel sul litorale laziale. In questo modo alcune societ? che affittano le strumentazioni per effettuare le intercettazioni alla Procura di Roma si guadagnavano i favori di alcuni responsabili della sala d?ascolto. La vicenda ? stata scoperta dagli inquirenti di piazzale Clodio che hanno gi? rimosso un carabiniere addetto al servizio intercettazioni. Il provvedimento di sospensione ? stato deciso direttamente dal procuratore capo Giovanni Ferrara. Al centro degli accertamenti ? finito Ottavio D. C. appuntato dell?Arma, uno dei quindici responsabili della sala d?ascolto che effettua le intercettazioni su richiesta dei pm romani. E ora sul giro di regalie la procura potrebbe aprire anche una inchiesta ipotizzando il reato di corruzione. Il capo dei pubblici ministeri capitolini assieme al suo vice Filippo Laviani, nei mesi scorsi, ? corso ai ripari e ha gi? rivoluzionato l?organizzazione del funzionamento della sala intercettazioni. Il nome dell?appuntato dei carabinieri, recentemente rimosso, ? finito anche al centro di una delicata inchiesta della procura di Milano su un giro di presunte tangenti legate agli appalti nelle procure per i servizi di intercettazione. A chiamare in causa il carabiniere ? stato Vittorio Bosone, fondatore della Ies, specializzata in sistemi di sicurezza e telecomunicazioni. La Ies affitta alle procure di tutta Italia microspie, satellitari, gps, tutte le diavolerie che servono a realizzare intercettazioni telefoniche e ambientali. Secondo gli inquirenti la Ies avrebbe distribuito tangenti a ufficiali dell?Arma e agli investigatori della polizia giudiziaria. Ma non solo. Alcune agenzie avrebbero anche svolto bonifiche ambientali per conto di privati potenzialmente oggetto di intercettazione. Una realt? preoccupante che sarebbe stata fotografata in un dossier dal superconsulente della procura di Catanzaro Gioacchino Genchi. Il personaggio chiave dell?inchiesta su tangenti e intercettazioni ? appunto Vittorio Bosone che, nel corso dei suoi interrogatori, avrebbe anche fatto riferimenti agli appalti vinti nella capitale. In particolare avrebbe messo nei guai proprio l?appuntato dei carabinieri di recente rimosso. ?Ci sono pubblici ufficiali a libro paga, che ricavano somme da circa mille euro mensili in contanti a fronte della loro collaborazione illecita consistente nel procurare appalti alle societ? d?intercettazione grazie alla loro posizione lavorativa?. L?imprenditore della Ies racconta anche che l?appuntato dei carabinieri e responsabile della sala intercettazioni sarebbe stato ospitato ?con tutta la famiglia nel mese di agosto 2007 in un albergo di Santa Severa?.

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Procura, bufera intercettazioni indagini su regali e mazzette

Marino Bisso e Rory Cappelli

Regali e un soggiorno per la famiglia in un hotel sul litorale laziale. In questo modo alcune societ? che affittano le strumentazioni per effettuare le intercettazioni alla Procura di Roma si guadagnavano i favori di alcuni responsabili della sala d?ascolto. La vicenda ? stata scoperta dagli inquirenti di piazzale Clodio che hanno gi? rimosso un carabiniere addetto al servizio intercettazioni. Il provvedimento di sospensione ? stato deciso direttamente dal procuratore capo Giovanni Ferrara. Al centro degli accertamenti ? finito Ottavio D. C. appuntato dell?Arma, uno dei quindici responsabili della sala d?ascolto che effettua le intercettazioni su richiesta dei pm romani. E ora sul giro di regalie la procura potrebbe aprire anche una inchiesta ipotizzando il reato di corruzione.

[...]

http://espresso.repubblica.it

Bene, Craze :-)

Questa notizia ci fornisce una possibile chiave di lettura alla vicenda della richiesta intercettazioni da parte della Procura di Napoli raccontataci dall'Avv. Prioreschi.

Grazie!

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COSSIGA CONTRO ? come mai negli ultimi anni tutta la sinistra e la stampa ha considerato legittimo che la Procura Milano facesse intercettare, porre microspie, pedinare agenti SISMI, e ora gridi allo scandalo GENCHI? - NELLA RETE DI INTERCEPTOR..

1 - COSSIGA, DE MAGISTRIS, GENCHI E LE "INTERCETTAZIONI".

Dichiarazione del Presidente Emerito Francesco Cossiga

"Mi riesce difficile comprendere la generalizzata "criminalizzazione" del fenomeno del cos? detto "archivio Genchi": ma perch? la responsabilit? di tutto ci? viene attribuita al solo magistrato De Magistris, mentre decine sono state le Procure della Repubblica e i giudici a conferire al dott. Genchi l'incarico, da consulente o da perito, di esaminare, correlare, interconnettere, valutare le centinaia, sembra anzi migliaia di tabulati telefonici e informatici acquisiti per ordine dell'autorit? giudiziaria, ma non solo del detto De Magistris?

Ma come mai negli ultimi anni tutta la sinistra e la stampa ad essa collegata ha considerato del tutto legittimo, anzi doveroso ed al limite "virtuoso" che la Procura della Repubblica di Milano facesse intercettare le utenze telefoniche e telematiche, porre microspie, far pedinare agenti del SISMI, e che ora si scomodi addirittura il COPASIR gridando allo scandalo in relazione ad attivit? sulla cui legittimit? pende un giudizio presso la Corte Costituzionale, il cui indirizzo a favore di un giudizio non di illegittimit? ma di piena legittimit? della Procura della Repubblica di Milano e per incarico della stessa delle DIGOS delle Questure di Milano e di Roma? E come mai se ci si trova di fronte al "pi? grande scandalo della vita della Repubblica", non si ? mossa nessuna Procura della Repubblica?

E non sarebbe stato meglio che su operazioni compiute da un funzionario o da pi? funzionari della Polizia di Stato fosse dato l'incarico ad indagare al Servizio Operativo Centrale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che dipende dal Ministero dell'Interno, che ? il dicastero competente in materia di tutela dell'ordine e sicurezza pubblica e non dal Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei Carabinieri che dipende dal Ministero della Difesa, che in materia non ha nessuna competenza, anche se da anni cerca di esercitarne una in concorrenza o addirittura in sostituzione del Viminale?".

2 - NELLA RETE DI INTERCEPTOR

Mario Sechi per "Panorama"

Pu? lo Stato essere messo sotto controllo? Eccome se pu?. Il ministero degli Esteri, per esempio: due utenze sottoposte a monitoraggio del traffico. Attivit? produttive: un'utenza. Trasporti: un'utenza. Comunicazioni: un'utenza. Difesa: due utenze. Marina mercantile: un'utenza. Presidenza del Consiglio: sei utenze. Una decina per il ministero della Giustizia. Va peggio di tutti al regno della sicurezza, il Viminale: decine di utenze controllate. Non si salvano la presidenza della Camera e quella del Senato. La Guardia di finanza ? auscultata in tutta Italia. Non sono sicuri i telefoni di Margherita, Udc, Ds, Forza Italia.

L'elenco bipartisan dei parlamentari senza privacy, presenti e passati, va da Clemente Mastella (Udeur) a Gianni Pittelli (Forza Italia), da Giovanni Kessler e Marco Minniti (Pd) a Beppe Pisanu (Forza Italia). Neppure i servizi segreti sfuggono al Grande fratello: sei utenze del Sismi osservate speciali, tra cui quelle del direttore Nicol? Pollari, del responsabile dei centri Sismi del Nord Italia Marco Mancini e del generale dei carabinieri (ora defunto) Gustavo Pignero.

Non sfugge alla rete la Direzione nazionale antimafia: controllato il numero del procuratore nazionale Piero Grasso, come quelli dei magistrati Alberto Cisterna, Nicola Gratteri ed Emilio Ledonne. Tenuto d'occhio il sostituto procuratore Francesco Mollace. Ispezionato telefonicamente il capo degli ispettori del ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller.

Nella categoria avvocati troviamo Massimo Dinoia. Naturalmente in questa galleria non pu? mancare l'Autorit? del garante della privacy rappresentata dal vicepresidente Giuseppe Chiaravalloti. Ciliegina sulla torta di ?Interceptor?, ecco spuntare il nome di Giuliano Tavaroli, ex capo della sicurezza Telecom, e i numeri telefonici della Pirelli.

?Il pi? grande scandalo della storia della Repubblica? l'ha definito Silvio Berlusconi. Scorrendo l'elenco dei nomi e delle istituzioni sotto controllo, di cui Panorama rivela alcuni dettagli, il presidente del Consiglio non ha tutti i torti.

Anche Francesco Rutelli, presidente del Copasir (il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), ? preoccupato. Le istituzioni scoprono di essere vulnerabili: politici, magistrati, alte cariche dello Stato, uomini dei servizi e della Guardia di finanza sono monitorati nei loro contatti telefonici, nei loro scambi per via elettronica e nei loro spostamenti.

Al centro di tutta questa attivit? ci sono un uomo, Gioacchino Genchi, un magistrato, Luigi De Magistris, e un metodo investigativo che ? dilagato al punto da assumere la forma sinistra di una ragnatela nella quale perfino lo Stato ? impigliato.

DA CASTELBUONO ALLA RETE

Genchi Gioacchino da Castelbuono (Palermo) non ? un investigatore di paese. Vicequestore in aspettativa sindacale alla questura di Palermo, 49 anni, uomo di grande sicurezza ed ego smisurato, ? probabilmente il pi? abile e intelligente detective informatico d'Italia. Il suo pensiero ? sofisticato, la sua conoscenza del software e dell'hardware sorprendente. Il suo talento micidiale ha cominciato a rivelarsi fin dagli anni Ottanta, quando ?smanettava? sui primi pc in commercio. Nel 1985 entra in polizia e gi? dopo tre anni il capo della Polizia di Stato, Vincenzo Parisi, lo mette alla testa della direzione telecomunicazioni del ministero dell'Interno per la Sicilia occidentale. Carriera fulminante.

Nel 1996 diventa consulente tecnico dell'autorit? giudiziaria. Su incarico del Csm tiene corsi di formazione e aggiornamento per magistrati e uditori giudiziari. In breve, Genchi diventa un punto di riferimento: ?I risultati del mio lavoro sono consacrati in centinaia di ordinanze, di sentenze e di pronunce alla Corte di cassazione? si vanta sul suo sito web.

? vero, ma la sua attivit? vista in controluce ha pi? di una zona oscura. Tanto che gi? nel 1993 Ilda Boccassini, allora sostituto procuratore di Caltanissetta, drizza le antenne e si scontra con Genchi, che all'epoca ? il tecnico del pool investigativo sulla strage di Capaci e vuole allargare l'indagine ai contatti telefonici privati e alle carte di credito di Giovanni Falcone. O me o lui, dice ?Ilda la rossa?. E la spunta.

QUESTIONE DI METODO

De Magistris, sostituto procuratore a Catanzaro, non si pone tutti questi dubbi e ricorre al ?metodo Genchi? per le sue inchieste Why not e Poseidon. Cos? il lavoro dell'uomo venuto da Castelbuono esce dal cono d'ombra. Le indagini partono da presunti casi di malaffare locale e si allargano a macchia di leopardo fino a toccare le pi? alte istituzioni dello Stato.

Nel 2005 l'inchiesta Poseidon, nata su un uso illecito dei fondi europei, accende i fari su Walter Cretella-Lombardo, ufficiale della Guardia di finanza, consigliere dell'allora commissario europeo Franco Frattini, e tocca Lorenzo Cesa (segretario Udc) e Giuseppe Chiaravalloti, presidente della Regione Calabria e oggi commissario del garante della privacy.

Nel 2007 l'inchiesta Why not ha il colpo d'ala quando De Magistris, seguendo le tracce (informatiche e telefoniche) di Antonio Saladino, presidente della Compagnia delle opere in Calabria, arriva fino a Romano Prodi e Clemente Mastella (per entrambi ? giunta l'archiviazione).

LA PESCA A STRASCICO

? durante queste indagini che Genchi dispiega il suo metodo: la pesca a strascico per via elettronica. Una gigantesca rete che intrappola tutti i pesci, grandi e piccoli, che nuotano nel suo raggio d'azione. Genchi, su autorizzazione del magistrato, chiede ai gestori della telefonia italiana i dati anagrafici di migliaia di utenze e i tabulati del traffico in entrata e in uscita.

Organizza il monitoraggio dei numeri sospetti e ricostruisce, attraverso un'analisi incrociata delle telefonate, i rapporti fra i titolari. Usa le connessioni telefoniche per consentire alla magistratura di fare connessioni investigative: perch? Genchi ? pi? che un mero fornitore di tabulati: ? l'eminenza grigia delle indagini.

Su autorizzazione del solo De Magistris, Genchi accumula 578 mila schede anagrafiche e 1.042 tabulati, controlla 390 mila persone e 1 milione di contatti telefonici. Non sappiamo quali dati abbia archiviato attraverso altre consulenze e soprattutto chi conservi oggi questi dati.

Genchi sostiene che non ci sono intercettazioni, soltanto analisi dei tabulati telefonici. Il problema ? che i dati del traffico sono come un pedinamento: attraverso il sistema delle celle si ? in grado di controllare non solo le chiamate in entrata e in uscita, ma gli spostamenti del titolare del telefonino e ovviamente gli sms e la posta elettronica. Lecito e illecito, mogli, mariti ed eventuali amanti, amici, affari, passioni, odi, gioia e dolore. Tutto finisce nel calderone elettronico.

L'Italia, vale la pena di ricordarlo, ? uno dei paesi con la massima diffusione di telefonini nel mondo. Ma c'? un orwelliano Grande fratello che tutto vede e tutto sa. Genchi non ? il solo a svolgere quest'attivit? di pesca: i consulenti delle procure sono centinaia e a questi bisogna aggiungere i detective privati e i responsabili della sicurezza delle aziende in stile Tavaroli.

CHI CONTROLLA INTERCEPTOR?

Perfino i dati raccolti lecitamente sono a rischio. ?Un consulente dell'autorit? giudiziaria, secondo la legge, ? equiparabile a un pubblico ufficiale e quindi ? tenuto a rispettare gli stessi obblighi che vigono in un ufficio giudiziario? ricorda l'avvocato Giovanni Guerra, 43 anni, otto anni di lavoro all'Autorit? sulla privacy, uno dei massimi esperti di nuove tecnologie, diritti della persona e comunicazioni elettroniche. Perfetto, ma, chiuso il rapporto di consulenza con i magistrati, siamo certi che i dati vengano conservati secondo quanto dispone la legge? O la tentazione di farsi un backup (salvataggio dei dati) illecito su un server delle Isole Cayman ? troppo forte? Siamo certi che le informazioni delicate non finiscano nelle mani di qualche ricattatore o vengano utilizzate per fini illeciti?

Guerra spiega che ?per finalit? di giustizia penale i dati devono essere conservati in strutture di massima sicurezza. Anche gli accessi ai dati da parte degli amministratori di sistema devono essere tracciati. In America c'? stato un adeguamento dopo l'11 settembre?. E in Italia? Le norme ci sono, ma sui controlli il dubbio ? pi? che lecito.

Si ? disquisito sulla differenza sostanziale tra intercettazioni e il semplice tracciamento dei dati. In realt? un tabulato senza conversazioni pu? fornire un sacco di notizie private e per niente neutre, soprattutto se consideriamo l'intestatario delle utenze, i suoi contatti e i suoi spostamenti. Secondo Guerra, intercettazioni e traffico dati ?in sostanza sono equiparati: c'? una lesivit? maggiore nell'intercettazione, ma un'altrettanto grave lesione c'? quando si pongono sotto monitoraggio gli spostamenti telefonici. Esistono software in grado di ricostruire la tua posizione geografica mentre sei al telefono?.

? sicuro un paese dove i membri della Direzione nazionale antimafia possono essere localizzati quando e come si vuole? ? sicuro un paese dove il Parlamento e il governo sono sotto scacco telefonico? ? sicuro un paese dove il direttore del servizio segreto non ha pi? un segreto? Semplicemente: ? un paese?

[30-01-2009]

Dagospia

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COMINCIA LA FARSA! DE PIPISTRELLIS SCARICA GENCHI: NON SAPEVO SU CHI INDAGASSE - SPIATO LO SPIONE: MOGLIE MAGISTRATO E LA CASA ESPROPRIATA AI KILLER DI FALCONE - GENCHI ? SPREZZANTE SULLE ?ANORMALIT??: ?I CARABINIERI NON SONO MICA IL VANGELO?

1 - TUTTO SU GENCHI: DONNE, SOLDI E CASE CHE FURONO DEI KILLER DI FALCONE

Franco Bechis per "ItaliaOggi"

Gioacchino Genchi, il superconsulente di procure e tribunali che ha spiato il traffico telefonico di centinaia di migliaia di italiani importanti, abita e lavora in un immobile che fu dei mafiosi condannati per la strage di Capaci dove fu assassinato il giudice Giovanni Falcone.

L'abitazione privata di Genchi e della sua attuale moglie, il magistrato palermitano Tania Hmeljak, e la sede stessa della Csi, la societ? di elaborazione dati che ha controllato tutti i tabulati telefonici, sono state acquistate dalla Camporeale costruzione srl di Raffaele Ganci, e il cantiere in cui vennero costruiti quegli alloggi fu il luogo chiave dell'inchiesta del capitano Ultimo che port? alla cattura di Tot? Riina oltre che di Ganci e molti altri mafiosi poi condannati.

Come raccont? anni dopo l'ufficiale dell'arma che arrest? il boss dei boss della mafia "mettemmo sotto osservazione un cantiere dove Raffaele Ganci, che ritenevo essere il capofamiglia, si ritrovava con i suoi. Per mesi la Crimor film? ogni minuto della vita interna del cantiere della Camporeale costruzioni, in via Paolo Gili.".

Quel luogo invece di trasformarsi in uno dei simboli della lotta alla mafia ed essere consegnato a qualche associazione senza fine di lucro o a qualche opera sociale ? divenuto la casa-ufficio di Genchi attraverso una regolare compravendita.

Secondo gli atti depositati presso l'Agenzia del territorio e il demanio, e le informazioni disponibili presso le Camere di commercio (che si ottengo attraverso il servizio MF-Honyvem), Genchi e la sua signora, cos? come la Csi posseduta dal superconsulente e dalla sorella Antonella, hanno rilevato trattativa diretta dall'amministratore giudiziario nominato dal tribunale nella Camporeale costruzioni pi? porzioni immobiliari fra il 1999 e il 2001, ottenendo anche un mutuo ipotecario Bnl di 250 milioni di lire per l'abitazione principale.

Gli acquisti sono stati fatti nell'unico periodo di parziale tranquillit? giudiziaria della Camporeale, le cui quote furono prima sequestrate poi dissequestrate e restituite agli azionisti da diverse sentenze.

Abbiamo dunque spiato anche noi lo spione pi? famoso del momento. E per entrambi, noi e Genchi, si tratta di un gioco di parole visto che con semplici banche dati ? stata possibile ricostruire tutta la sua situazione finanziaria e patrimoniale, dalle donazioni familiari e i beni acquisiti con la prima moglie Nunzia Guzzo fino al curioso affare immobiliare effettuato dal superconsulente e dalla consorte magistrato del tribunale di Palermo durante la curatela giudiziaria del tribunale di Palermo di un bene mobile (e immobile) espropriato alla mafia.

2 - COMINCIA LA FARSA - DE MAGISTRIS SCARICA GENCHI: NON SAPEVO SU CHI INDAGASSE

Guido Ruotolo per La Stampa

"Il rapporto del Ros mica ? un Vangelo. Certo che non abbiamo parlato della favola di Pinocchio. Io sono una vittima". Per nulla esausto dopo sette ore di ?interrogatorio?, Gioacchino Genchi lascia palazzo san Macuto, dove ? stato sentito dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Prima di lui, per due ore l'ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, aveva giustificato tutte le anomalie messe in risalto dal rapporto del Ros dei carabinieri sul cosiddetto ?archivio Genchi?, che saranno valutate anche dalla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo.

Era stato il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, a rompere il ghiaccio con De Magistris (che da giudice del Riesame di Napoli aveva scritto nelle motivazioni Romeo che i rapporti tra l'immobiliarista e Rutelli non sono chiari). Perch? avete elaborato i tabulati del cellulare dell'allora direttore del Sismi, Niccol? Pollari? ?Perch? emergevano i suoi contatti con due nostri indagati, i generali Poletti e Cretella della Guardia di finanza?.

E' lecito raccogliere questi dati che riguardano personalit? non indagate? ?E' nella norma. In generale, si possono addirittura intercettare persone non indagate?. De Magistris ha spiegato anche che lui non aveva consapevolezza che i tracciati, i tabulati, i contatti telefonici - che Genchi stava immagazzinando e poi sviluppando - coinvolgevano, per esempio, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, il capo ispettore del ministero di Giustizia, Arcibaldo Miller, o l'ambasciata americana a Roma.

Per? lui vistava tutti i decreti di acquisizioni di tabulati che gli sottoponeva Genchi. Ma di Genchi, De Magistris ha ricordato - invitando il Copasir a convocare i magistrati della Procura di Palermo che hanno affidato e affidano a lui diverse consulenze -, che ha lavorato alle ?inchieste sulle stragi Falcone e Borsellino?: ?Se volete andare a fondo, convocate i magistrati della Procura di Salerno e acquisite i loro atti?.

E' stata una giornata lunghissima, al termine della quale, la sensazione ? che l'ex pm di Catanzaro sia stato una ?comparsa? che ha lasciato il cerino in mano a Gioacchino Genchi. Non che ne abbia preso le distanze, non potendolo fare perch? lui, da pm, affidava e firmava tutte le deleghe e i decreti di acquisizione dei tabulati al suo consulente tecnico.

Sia lui che Genchi in alcuni momenti si sono appellati al segreto investigativo, ma il presidente del Copasir ha chiarito che il Comitato ha i poteri di indagine e quindi dovevano rispondere. E la sensazione ? stata che in alcuni passaggi le risposte di De Magistris e di Genchi non siano state sempre convergenti. Il Copasir, al termine dei due incontri, ha fatto sapere che ?le audizioni hanno consentito di acquisire elementi di grande interesse? che impongono ?un'approfondita riflessione sulle garanzie di funzionamento dei servizi, poich? ? stata verificata l'acquisizione di informazioni sensibili nell'ambito delle indagini?.

Infine, annuncia il Copasir, ?il complesso di queste materie, incluse le metodologie di reperimento di dati che riguardano moltissimi cittadini, il trattamento e la conservazione di questi dati, sar? materia di un'informativa, al termine delle audizioni, ai Presidenti delle Camere?. Gioacchino Genchi, probabilmente sar? riconvocato ancora.

Al di l? dei profili penali che la Procura di Roma potr? contestare al consulente di De Magistris, il rapporto del Ros che, pur non essendo ?il Vangelo?, per dirla con Genchi, ? un atto di accusa che mette in risalto le anomalie delle procedure utilizzate per la raccolta di questi dati sensibili.

In sostanza, studiando il lavoro svolto da Genchi per l'inchiesta ?Why Not??, il Ros dei carabinieri ha rilevato che per le personalit? protette da speciali guarantigie (i parlamentari, per esempio) Genchi non ha rispettato le procedure. Il sospetto ? che il consulente sapesse perfettamente, in molti casi, a chi erano riconducibili certe utenze telefoniche. Sicuramente sapeva che quel dato numero corrispondeva, per esempio, a Clemente Mastella.

E questo perch? sulle agende elettroniche sequestrate ad Antonio Saladino, l'uomo della Compagnia delle opere al centro dell'inchiesta De Magistris, quel numero era accoppiato appunto alla identit? di Clemente Mastella. Su questo caso, Genchi si ? difeso sostenendo che la procedura di acquisizione e di elaborazione della rubrica elettronica di Saladino ? avvenuta senza la lettura della intestazione della utenza.

E ancora, il Ros rileva che per le utenze intestate a Palazzo Chigi, Ministero della Difesa, Camera e Senato, Genchi doveva sospendere l'acquisizione dei tabulati in attesa di conoscere l'identit? di chi aveva nella disponibilit? quei numeri. E cos? sono finiti nell'archivio Genchi gli ?sviluppi? dei tabulati dei parlamentari Pisanu, Minniti, Gozi, Kessler e altre personalit? la cui identit? deve essere ancora ?scoperta? perch? quei cellulari erano intestati alla Presidenza del Consiglio, al ministero della Difesa, Camera, Senato e Dipartimento di pubblica sicurezza.

[31-01-2009]

dagospia

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Tangenti lucane: 2? arresto per Ferrara

POTENZA ? L'imprenditore Francesco Rocco Ferrara, di 45 anni ? uno dei principali indagati nell?inchiesta su tangenti e petrolio in Basilicata ? ? stato arrestato di nuovo oggi dalla squadra mobile della Questura di Potenza con l'accusa di ricettazione, perch? quando fu arrestato la prima volta, il 16 dicembre scorso, fu trovato in possesso di oltre 150 pagine con le trascrizioni di intercettazioni ambientali che lo riguardavano. La nuova detenzione in carcere dell?indagato ? stata chiesta dal pm potentino Henry John Woodcock e disposta dal gip Rocco Pavese. Ferrara ? stato trasferito nel carcere di Potenza dalla sua abitazione di Policoro (Matera), dove si trovava agli arresti domiciliari dalla fine del 2008, per decisione del Tribunale del riesame. Al momento del primo arresto, l?imprenditore fu trovato in possesso di un testo secretato e ?illecitamente trafugato? relativo alle intercettazioni ambientali disposte sul suo conto, sostiene il gip, secondo il quale Ferrara ?dispone di entrature ad alto livello?.

L?uomo ? secondo l?accusa ? avrebbe avuto contatti con personale in servizio negli uffici giudiziari e nelle forze dell?ordine, come ? emerso da colloqui, intercettati, con la moglie e alcuni suoi collaboratori. Nel 2007, inoltre ? sempre secondo quanto emerso durante le indagini - Ferrara seppe di essere indagato e ascoltato al telefono alcune settimane dopo l?inizio delle intercettazioni stesse a suo carico. Nell?ambito della stessa indagine, oggi personale della squadra mobile di Potenza e carabinieri per la tutela dell?ambiente hanno eseguito una decina di perquisizioni personali e domiciliari alla ricerca di una presunta ?contabilit? informatica delle tangenti? pagate da Ferrara, che sarebbe emersa durante l?attivit? investigativa. Tra i destinatari dei provvedimenti di perquisizione, figura l'amministratore delegato della Total Italia 'esplorazione e produzion? Lionel Levha, arrestato lo scorso 16 dicembre e tuttora indagato. E', inoltre, attesa per i prossimi giorni la decisione del gip Pavese sulla richiesta di misura interdittiva nei riguardi della Total fatta dal pm Woodcock di sospensione per due mesi delle attivit? estrattive svolte in Basilicata della societ?.

2/2/2009 da http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/

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GENCHI DE NOANTRI ? IL SUPERCONSULENTE INDAGATO ANCHE A ROMA - I FALDONI SONO ARRIVATI. L?IPOTESI: COSTITUZIONE ABUSIVA DI ARCHIVI ? L?ACCUSA DEL ROS: HA CHIESTO A DE MAGISTRIS DI ACQUISIRE MATERIALE PROTETTO?

Elsa Vinci per "la Repubblica"

La procura di Roma raccoglie l?ipotesi formulata dai magistrati di Catanzaro: costituzione abusiva di archivio. Ipotesi minima, ma ? solo l?inizio. L?iscrizione sul registro degli indagati di Gioacchino Genchi, ex consulente dell?ex pm Luigi De Magistris, appare scontata ai magistrati della capitale.

Tuttavia la formalizzazione avverr? fra qualche giorno, quando il procuratore capo Giovanni Ferrara, e gli aggiunti Nello Rossi, capo del pool sui reati finanziari, e Achille Toro, capo di quello sulla pubblica amministrazione, avranno finito di leggere tutti gli atti inviati dalla procura generale calabrese. Cio? quando si potr? definire il profilo di altri reati, che sembrano emergere da una prima sommaria lettura delle carte.

Gli atti sono arrivati a piazzale Clodio sabato scorso, diversi faldoni su migliaia di contatti telefonici e records raccolti dall?ex consulente di De Magistris durante le inchieste Why Not e Poseidone, indagini poi avocate dal Pg di Catanzaro dopo i provvedimenti disciplinari adottati dal Csm nei confronti dell?ex pm. L?archivio Genchi ? stato inviato al procuratore Ferrara perch? l?acquisizione dei tabulati ? avvenuta nelle sedi dei gestori telefonici a Roma. Il capo della procura ha guardato i rapporti del Ros nel weekend e ieri pomeriggio ha convocato un incontro con i due procuratori aggiunti per ripartire i lavori.

Il Ros ha accertato che Gioacchino Genchi ?ha elaborato tabulati di traffico telefonico riconducibili al Senato, alla Camera, alla Presidenza del Consiglio, a ministeri, alla Procura nazionale antimafia, a direzioni di partiti politici e finanche a numerazioni private di magistrati?. Genchi, secondo i carabinieri del Ros, ha agito senza rispettare la speciale tutela di cui godono i parlamentari o i funzionari dei servizi segreti. E lo accusano di aver chiesto a De Magistris di acquisire dati di traffico telefonico che lui sapeva riconducibili a figure istituzionali tutelate da norme specifiche.

Come i funzionari del Sismi Nicol? Pollari e il generale Gustavo Pignero, o magistrati presso il ministero della Giustizia, o il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso. Infatti sul caso anche il Copasir ha avviato un?istruttoria e sta svolgendo diverse audizioni a San Macuto.

Ma ? soprattutto sull?acquisizione dei tabulati di utenze riconducibili a enti istituzionali, come la Camera o il ministero della Difesa, che il giudizio dei carabinieri si fa severo. ? stata verificata l?acquisizione di dati sensibili, cio? strettamente personali, tutelati tra l?altro dalla legge sulla privacy. Nell?archivio compaiono anche gli "sviluppi" dei tabulati dell?ex ministro dell?Interno Beppe Pisanu, del pd Marco Minniti, di Gozi e di Kessler.

[03-02-2009]

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LA BOMBA DI GENCHI ? IL CONSULENTE SPARA CANNONATE A TELE LOMBARDIA: I GUAI PER DE MAGISTRIS COMINCIANO DOPO L?ACQUISIZIONE DI TABULATI DI MAGISTRATI DI R. CALABRIA SULLE FUGHE DI NOTIZIE SULL?OMICIDIO FORTUGNO E SULLA STRAGE DI DUISBURG?

Comunicato Stampa di Tele Lombardia

Ieri sera, negli studi di Telelombardia nel programma Iceberg condotto da David Parenzo, ? intervenuto il dott. Giocchino Genchi, consulente del dott. De Magistris nell'inchiesta "Why Not" .

Il "super consulente" ha ricostruito alcuni passaggi chiave dell'inchiesta e ha svelato alcuni fatti inedite sull'inchiesta "Why Not":

"Nelle indagini che ho seguito in Calabria centinaia di conversazioni segnate come non-utili sono diventate utili con le acquisizioni dei tabulati: quelle conversazioni sono diventate oro per l'inchiesta.

Io ho indagato su Orlando (Leoluca Orlando n.d.r.) su ordine della Procura di Palermo quando era sindaco. Non si ? guardato in faccia a nessuno, nell'ambito di quella indagine. C'era addirittura un sottufficiale dei carabinieri che "ci aveva preso gusto". Io ho rinunciato alle indagini e ho rinunciato anche alla liquidazione e non perch? sono amico di Orlando. Sono passati molti anni e oggi il Maresciallo dei carabinieri in primo grado ? stato condannato a dieci anni di reclusione dal tribunale. Questo per dire che io ho fatto indagini su centinaia di sindaci e con il mio lavoro ho dato un contributo di chiarezza e onest?. Mai nessuno si ? permesso di fare quello che ? stato fatto a Catanzaro!"

Sull'inchiesta "Why Not" ha spiegato: "Le indagini nelle quali io ho svolto e svolgo le consulenze sono, in assoluto, le indagini che hanno il minor numero di intercettazioni telefoniche.

Voglio dire (e questa ? una violazione del segreto di ufficio che mi assumo in prima persona) che nell' indagine WHY NOT che ? stata avocata al dottor De Magistris non ? stata eseguita nessuna, neanche una, intercettazione telefonica. Non ? stato intercettato nessun telefono, nessun cellulare, non ? stata messa nessuna ambientale (microspia ndr) presso nessuna macchina n? alcun ufficio, non sono state captate voci.

La questione ? che, invece, c'erano centinaia di vecchie intercettazioni (che la Procura di Lamezia Terme aveva fatto sul conto di un imprenditore) ma queste intercettazioni erano state giudicate come non utili alle indagini. Con il mio metodo, con l'incrocio dei tabulati, le acquisizioni documentali, l'analisi comparata delle testimonianze, quelle vecchie intercettazioni inutili sono diventate oro. E io mi stavo appunto per esprimere nel merito di queste cose..."

Il Dott. Genchi, nel corso della diretta, ha svelato come si svolgeva il suo lavoro di consulente:

"A Catanzaro si stavano solo acquisendo tabulati telefonici per verificare un palinsesto di indagini, delle accuse che una teste aveva dato al PM che ? stato trasferito (De Magistris n.d.r.).

A quel magistrato ? stata avocata l'indagine solo per l'acquisizione di un tabulato. L'idea me la sono fatta ed ? precisa: se si guardano le fughe di notizie quando sono avvenute , sono avvenute quando sono stati acquisiti dei ben precisi tabulati che erano dei magistrati di Reggio Calabria e riguardavano due fatti di gravit? inaudita: le fughe di notizie sull'omicidio Fortugno e sulla strage di Duisburg (14 agosto 2007).

Cos? hanno fatto saltare tutte le intercettazioni ambientali dei carabinieri e hanno reso latitanti degli assassini. Per questo sono saltate le indagini del Dott. Luigi De Magistris ed ? bene che associazioni nazionali di magistrati e sinedri della magistratura queste cose le sappiano e le dicano. "

Nel corso del dibattito, il Dott. Gioacchino Genchi a domanda del conduttore se sia a conoscenza di indagini a suo carico, ha detto:

"A tutt'oggi non ho ricevuto alcun avviso di garanzia" e poi ha aggiunto "ove lo fossi sarei pi? sereno, perch? avrei la possibilit? di difendermi e dire quali sono le ragioni reali per le quali si ? montata tutta questa pantomima dell'archivio sulle acquisizioni dei tabulati ".

Ha poi concluso evocando il caso di Adamo Bove (il dirigente Telecom morto in circostanze misteriose) "Io mi sento parte lesa, perch? ho vissuto in prima persona l'avocatura del procedimento che seguivo dopo otto mesi di lavoro, senza che nessuno mi avesse mai chiesto cosa avevo fatto. Mi sento parte lesa perch? prima ancora che qualcuno bussasse alla porta per notificarmelo, ho acceso il computer e la notizia Ansa che era uscita da Catanzaro, non dico da New York o dall' Olanda, da Catanzaro. L'alternativa ? che io facessi quello che ha fatto Adamo Bove. Ci hanno tentato esattamente nello stesso modo, utilizzando lo stesso arsenale giornalistico e propagandistico. Chi guarda gli articoli di stampa e chi gli ha scritti su di me trova le conclusioni. Io posso dire che tutte le attivit? fatte dal dottor Favi prima e dalla Procura generale dopo col Ros, compresi i viaggi a Roma, sono stati circostanziati da puntuali fughe di notizie, compresa quella su Panorama."

L'intera puntata, ? disponibile sul sito www.telelombardia.it nella sezione di Iceberg.

[03-02-2009]

Dagospia

Eccolooooooooooooo!

Prima o poi sapevo che si sarebbe toccato questo punto. :Io:

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flash delle 14.16

ARCHIVIO GENCHI, INDAGATO A ROMA PER ABUSO E PRIVACY

ROMA - Abuso d'ufficio e violazione della privacy in relazione al trattamento illecito dei dati personali. Per queste ipotesi di reato Gioacchino Genchi, ex consulente dell'ex pm De Magistris, e' stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma in relazione al presunto archivio da lui raccolto fatto di tabulati telefonici.

http://www.ansa.it

Che Genchi vuoti il sacco, e di brutto.

Ci parli un p? dei milanesi.

Facciamo 'sto scaricabarile che tutti aspettiamo da 2 anni.

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