Vai al contenuto
Accedi per seguire   
bidescu

Dino Da Costa

Recommended Posts

Joined: 31-May-2005
141 messaggi
2v3hb1h.pngDINO DA COSTA
 
da+costa.jpg
 
 

 

A ogni estate, con il tradizionale calciomercato, si verificano acquisti-boom e acquisti che passano in secondo piano, offuscati dai primi; quello che fece la Juventus nel giugno 1963, prelevando il già trentenne Da Costa dall’Atalanta, apparteneva sicuramente a quest’ultimo gruppo. Nel primo già c’erano nomi del calibro di Menichelli, Gori, Dell’Omodarme e Nené. Alla Juventus il problema del centravanti non è stato risolto certo con Miranda, che l’anno prima ha fatto sfracelli con memorabili legnate, ma non ha lasciato un grande segno. E così è arrivato Nenè, che centravanti non è, ma che quanto a tecnica garantisce assai più del predecessore. Da Costa, prelevato in extremis dall’Atalanta, rappresenta niente di più di un’alternativa alle punte; nessuno, infatti, pensa a lui come a un possibile titolare, tanto meno l’allenatore Amaral che, del resto, rimane al timone della squadra ben poco, rilevato dal serafico Monzeglio.
L’esordio di Da Costa in maglia bianconera avviene nell’inedito ruolo di mediano di spinta, a Modena, nella gara persa di misura contro i Canarini. Per la Juventus è un brutto momento; le polemiche sono tante e Sivori, fresco capitano, spesso si rabbuia. Alla quinta giornata, Omar esce di squadra, squalificato, e Monzeglio lo rimpiazza con Da Costa. Dino, che è subito diventato uno dei beniamini dei tifosi bianconeri, per il suo impegno in partita come in allenamento, diventa vice Sivori proprio in occasione della partita contro la Roma, la formazione in cui egli aveva conosciuto i primi e più consistenti successi nel campionato italiano.
È una gara puntigliosa quella che i bianconeri disputano il 20 ottobre 1963 e molta parte del netto successo sui capitolini va proprio a Da Costa, che realizza il primo dei tre goal a uno della Juventus. Riscoperta la sua vena di cannoniere, non gli riesce difficile essere confermato, o al posto di Sivori oppure a quello di Nenè o di Del Sol. La prima stagione juventina di Da Costa si chiude in lieve calando, complice una serie di incidenti che, in parecchie partite, pregiudicano la sua utilizzazione. Si deve accontentare di dodici presenze con tre reti all’attivo, una delle quali, ottenuta a spese della Sampdoria; esecuzione esemplare, con tanti contrasti vinti e una conclusione perentoria a fil di montante.
Per la sua conferma in maglia bianconera, comunque, non ci sono problemi. Nella squadra che eredita Heriberto Herrera, non c’è più l’altalenante Nené e al suo posto è giunto Nestor Combin detto la folgore. Di Da Costa c’è più che mai bisogno, come nella partita di Catania persa malamente, in cui solo Dino si salva, con una prestazione maiuscola e il goal della bandiera; come la successiva gara interna con il Mantova, in cui Da Costa gioca al centro dell’attacco rimpiazzando l’infortunato Combin, subito a disagio con i ruvidi difensori del nostro campionato. La Juventus vince la partita ma perde Sivori, costola rotta e addio campionato per un bel po’; ora Dino diventa indispensabile e dalla squadra non esce più.
Da Costa, nella Juventus heribertiana 1964-65, svolge mansioni di regista offensivo e, intanto, fa vedere che la classe è ancora integra, anche se non è più smaltata dalla grinta dei tempi di Roma. Da Costa applica alla lettera gli insegnamenti di Heriberto, che gli chiede prodezze nei sedici metri, ma anche tanto oscuro lavoro al servizio degli altri, per cercare di scardinare le difese avversarie, sempre più chiuse. Il tifoso che vede e capisce un tantino più in profondità delle mere apparenze, apprezza Da Costa come pochi altri. Arrivano anche goal importanti; derby di andata, è novembre inoltrato e nessuno delle torinesi ha già raggiunto un’apprezzabile condizione di forma, ma la Juventus azzecca la giornata buona e rifila un sonante 3-0 al Torino, nonostante la grandissima prova del portiere granata Lido Vieri. Il secondo dei tre goal è di Da Costa, ma anche sul terzo, lo zampino del nostro c’è e si fa sentire. Altro goal di un certo rilievo è quello segnato a Vicenza, nella vittoriosa trasferta di inizio 1965 (3-1), con gran botta dal limite. Non è per la Juventus un campionato esaltante, ma i tempi consentono poche speranze e bisogna accontentarsi. Giornata atipica è quella del 7-0 inflitto al Genoa, che pure schiera, all’attacco, un tipo strambo che è già stato e presto sarà di nuovo juventino, Gianfranco Zigoni. Uno dei sette goal inflitti al Grifone, stanco di Serie A, è proprio di Da Costa. Nel vittorioso epilogo casalingo del torneo, contro il Vicenza, Dino conclude degnamente la sua stagione in bianconero, realizzando la sesta rete personale in trentuno partite. Tutto sommato, è stato l’attaccante più regolare, ha fatto anche meglio di Combin; a trentatré anni è ancora utilissimo e, naturalmente, è confermato.
«Faccio vita tranquilla, senza pretendere nulla di eccezionale – confessa Da Costa – so che devo avere cura del mio fisico, come facevo quando ancora ragazzino aspettavo che mi chiamassero in prima squadra, nel Botafogo. Poi un giorno l’allenatore mi disse di prepararmi. Era il secondo tempo dell’incontro con il Vasco de Gama. Mancavano venti minuti alla conclusione. Mi disse di entrare e presi il posto di mezzala. Avevo il cuore che mi batteva forte, forte; le gambe mi tremavano per l’emozione. Però quando sono rientrato negli spogliatoi l’allenatore disse che avevo fatto il mio dovere. Ecco che cosa mi è rimasto in mente da quel giorno, la parola dovere. Mi prendevano in giro, dicevano che alla mia età sarebbe stata presunzione sperare nel posto in prima squadra. Non mi facevo illusioni. Ero anche rassegnato al destino di guardare le partite dalla tribuna. Qualche volta soffrivo, perché c’era chi scherzava sui miei sogni. Avevo fiducia, convinto che un uomo che abbia volontà non è mai finito. Non sbagliavo. Con l’arrivo di Heriberto Herrera è cambiata la mia vita. Ho indossato la maglia bianconera ritrovando forza e volontà di combattere ogni domenica per la squadra e il pubblico. Non mi sento un campione. Non credo neppure che sia eccezionale quello che faccio. Mi sento bene, mi diverte giocare. Non c’è miracolo nella mia vita di atleta. Cerco di non agitarmi, mangio a ore fisse, passeggio quando posso e la sera, dopo aver guardato un po’ di televisione, vado a dormire. Mi circondo di cose semplici, non desidero cose impossibili, sono felice con mia moglie. Ho tutto, capisce? Non mi manca proprio niente».
Chiaro che ripetersi su quei livelli di regolarità non è facile, a quell’età; infatti, accade che Heriberto, che intanto ha trovato in Cinesinho, detto Cina, il podista-regista per il suo “movimiento”, spesso accantona Da Costa, anteponendogli lo speranzoso Silvino Bercellino, detto Bercedue, o Traspedini. Al momento opportuno, Dino riesce ancora a rendersi utilissimo, realizzando una rete a Ferrara nella gara pareggiata 2-2 con la Spal e, soprattutto, segnando la rete della vittoria a Roma contro la Lazio, con magistrale colpo di tacco.
La parentesi di Da Costa in bianconero si chiude qui; tre campionati e parecchi momenti da ricordare. Un posto nella galleria di bianconeri degli anni Sessanta gli spetta di diritto e non è necessariamente un posto di secondo piano.
«Correre più del pallone – racconta Caminiti – amministrarlo con furore agonistico, battendosi fino allo stremo e, in realtà, Da Costa aumentò la sua credibilità tecnica, risultò pratico fiondante sprintato eclettico possessivo, il primo heribertiano in terra, da brasiliano infine superstizioso e amabile si prodigò con meraviglioso slancio».

 

http://ilpalloneracconta.blogspot.nl/2012/08/dino-da-costa.html

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 04-Apr-2006
130542 messaggi
Inviato (modificato)
In memory of Dino Da Costa - Juventus
Modificato da Socrates

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 04-Apr-2006
130542 messaggi
Inviato (modificato)

640800337_juventus1931.jpg.b7fab068524b6a9d11bcf09e8c2d2846.jpg DINO DA COSTA 

 

In memory of Dino Da Costa - Juventus

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Dino_da_Costa

 

 

Nazione: Brasile Brasile

             Italia Italia
Luogo di nascita: Rio de Janeiro
Data di nascita: 01.08.1931

Luogo di morte: Verona

Data di morte: 10.11.2020
Ruolo: Attaccante/Centrocampista
Altezza: 182 cm
Peso: 80 kg

Nazionale Italiano
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 1963 al 1966

Esordio: 22.09.1963 - Serie A - Modena-Juventus 1-0

Ultima partita: 13.03.1966 - Serie A - Juventus-Spal 3-0

 

66 presenze - 12 reti

 

1 coppa Italia

 

 

 

Dino da Costa (Rio de Janeiro, 1º agosto 1931  Verona, 10 novembre 2020) è stato un calciatore brasiliano naturalizzato italiano, di ruolo centravanti e all'occorrenza anche interno.

Con 71 reti complessive si posiziona al'8º posto nella classifica dei marcatori della Roma in Serie A, dopo Totti, Pruzzo, Volk, Amadei, Montella, Džeko, Balbo e Manfredini.

Detiene a tutt'oggi il record assoluto dei gol segnati nel derby di Roma, con 12 reti: 9 in campionato (dove il record appartiene a Francesco Totti con 11 reti), 2 in Coppa Italia e 1 (il primo) in un derby valido per l'assegnazione della Coppa Zenobi disputato all'Olimpico di Roma l'11 settembre 1955. Un tredicesimo gol, segnato in un Lazio-Roma 0-1 del 6 marzo 1960, gli venne contestato e fu considerato autorete del difensore laziale Francesco Janich.

Nel 2010 vince il Premio “Sette Colli”, riservato alle bandiere giallorosse. Muore a Verona, dove si era stabilito da tempo, il 10 novembre 2020 ad 89 anni.

 

Dino da Costa
Dacosta.jpg
Dino da Costa in allenamento nel 1956
     
Nazionalità Brasile Brasile
Italia Italia (dal 1958)
Altezza 182 cm
Peso 80 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex attaccante, centrocampista)
Termine carriera 1968 - calciatore
1991 - allenatore
Carriera
Squadre di club
1951-1955   Botafogo 51 (36)
1955-1960   Roma 144 (70)
1960-1961    Fiorentina 30 (7)
1961   Roma 5 (1)
1961-1963   Atalanta 52 (18)
1963-1966   Juventus 66 (12)
1966-1967   Verona 31 (5)
1967-1968   Del Duca Ascoli 10 (0)
Nazionale
1958 Italia Italia 1 (1)
Carriera da allenatore
1967-1968   Del Duca Ascoli  
1969   Juventus Giovanili
1969   Aesernia  
1970-1975 600px vertical Blue HEX-120059 Red HEX-F4001C.svg Sacrofano  
1979-1982 600px Bianco e Rosso Strisce.svg Fabriano  
1980-1989   Verona Giovanili
1990   Belluno Giovanili
1991 600px Giallo e Blu3-Flag.svg Longarone Giovanili

 

Carriera

Giocatore

Club

Gli esordi in Brasile

Figlio di un autista di filobus con sette figli, entrò quattordicenne nelle giovanili del Botafogo e, a soli diciassette anni, fu ammesso in prima squadra. Esordì in una partita ufficiale il 14 giugno 1951, con lo pseudonimo "Dino" - come d'uso in Brasile - e siglando una doppietta; in quel periodo costituì, con il fuoriclasse Garrincha e il quasi coetaneo Luís Vinício ("Vinícius"), un formidabile trio d'attacco per la squadra carioca. Con il Botafogo Da Costa realizzò complessivamente 137 goal in 174 partite, di cui 36 goal in 51 partite di Campionato. La sua stagione migliore fu il 1954, quando, con 24 gol in 26 partite vinse il titolo di capocannoniere del Campionato Carioca. Ancora oggi è collocato al 10º posto nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi nella storia del Botafogo.

In Italia

Giunse a Roma nel 1955, dopo che in una tournée in Italia del Botafogo, venne notato dagli osservatori giallorossi. Venne tesserato come oriundo, grazie alle sue radici italiane, e in seguito venne naturalizzato.

 

220px-Juventus_1963-64_-_Da_Costa%2C_Nen
 
Da Costa (a sinistra) alla Juventus nel 1963-1964, assieme agli altri due stranieri Nené e del Sol.

 

Esordì nel campionato italiano, con la maglia giallorossa il 18 settembre 1955, in Roma-L.R. Vicenza (4-1). Con i capitolini collezionò 149 presenze in campionato siglando 71 gol, 10 partite e 5 gol in Coppa Italia e 4 presenze e 3 reti nella Coppa delle Fiere. Nella stagione 1956-1957 fu capocannoniere del campionato italiano con 22 gol.

Nel 1960-1961 passò in prestito alla Fiorentina collezionando 30 presenze e 8 reti e contribuendo alla conquista della Coppa Italia e della Coppa delle Coppe; ritornò a inizio stagione del 1961-1962 nelle file giallorosse e giocò la finale di andata della vittoriosa Coppa delle Fiere 1960-1961 contro il Birmingham. A novembre del 1961 fu definitivamente ceduto all'Atalanta per un biennio, durante il quale conquistò l'unica Coppa Italia conseguita a tutt'oggi dal club bergamasco.

Nel 1963 la Juventus acquistò il suo cartellino, restando a Torino per tre stagioni di cui una da titolare. In totale vestì la maglia bianconera 66 volte (51 in A, 4 in Coppa Italia e 11 in Europa) segnando 12 reti (11 in A e uno nella Coppa delle Fiere) e conquistando la sua terza Coppa Italia. L'incontro di Coppa delle Alpi del 1966, perso 0-3 a tavolino dalla Juventus contro la selezione svizzera del Losanna-Zurigo, è stata l'ultima apparizione in bianconero dell'ormai trentacinquenne da Costa, che dette l'addio anche alla Serie A.

Nel 1966-1967 si accasa in Serie B con il Verona (31 presenze e 5 reti) per poi chiudere definitivamente la carriera giocando in Serie C con la maglia dell'Ascoli (10 presenze e nessuna rete).

Con 108 goal in 282 partite si colloca attualmente al 64º posto nella classifica dei cannonieri della Serie A di tutti i tempi.

Nazionale

Dino da Costa grazie all'acquisizione della cittadinanza italiana giocò anche una partita con la Nazionale, contro l'Irlanda del Nord il 15 gennaio 1958, in cui gli azzurri persero 2-1 e a causa di quella sconfitta vennero estromessi dalla fase finale del campionato del mondo 1958 in Svezia; l'unico gol siglato in quella partita per l'Italia fu proprio di da Costa.

Allenatore

Ebbe anche una breve esperienza come allenatore-giocatore con l'Ascoli nel 1967-68. Successivamente ha allenato le giovanili della Juventus, l'Isernia sul finire degli anni sessanta; il Sacrofano tra il 1970 e il 1975 nei campionati di Prima Categoria e Promozione dove portò come giocatore anche Garrincha, e il Fabriano tra il 1979 e il 1982 in Prima Categoria. Gli anni ottanta lo hanno visto impegnato dapprima nelle giovanili del Verona (1980-1986) e infine nelle scuole calcio di Belluno e Longarone (1989).

 

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali

Individuale

 

Modificato da Socrates

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 04-Apr-2006
130542 messaggi
Inviato (modificato)

640800337_juventus1931.jpg.b7fab068524b6a9d11bcf09e8c2d2846.jpg DINO DA COSTA 

 

da%2Bcosta%2B%25282%2529.jpg

 

 

 

A ogni estate, col tradizionale calcio-mercato – Gianni Giacone su “Hurrà Juventus” del dicembre 1973 – si verificano acquisti-boom e acquisti che passano in secondo piano, offuscati dai primi. Quello che fece la Juve nel giugno ‘63, prelevando il già trentenne Da Costa dall’Atalanta, doveva appartenere a quest’ultimo gruppo. Anche perché nel primo già c’erano nomi del calibro di Menichelli, Gori, Dell’Omodarme e Nenè. Già, Nenè.
Alla Juve il problema del centravanti non è stato risolto certo con Miranda detto Mirandone, che l’anno prima ha fatto sfracelli con memorabili legnate ma pure ha corricchiato e basta. E così è arrivato Nenè, che centravanti non è, ma che quanto a tecnica garantisce assai più del predecessore. Da Costa, prelevato in extremis dall’Atalanta, rappresenta una alternativa alle punte e basta. Nessuno pensa a lui come a un possibile titolare, tantomeno Amaral trainer, che del resto al timone della squadra resta ben poco, presto rilevato dal serafico Monzeglio. Tutt’al più, Da Costa può venire buono come jolly: così, il suo esordio in maglia bianconera avviene nell’inedito ruolo di mediano di spinta, a Modena, nella gara persa di misura contro i «canarini» (0-1). Per la Juve è un momento balordo, ci sono polemiche, e Sivori fresco capitano spesso si rabbuia. A un certo punto, quinta giornata, Omar esce di squadra, squalificato, e Monzeglio lo rimpiazza con Da Costa.
Dino, che è subito diventato uno dei beniamini dei tifosi bianconeri, per il suo impegno in partita come in allenamento, diventa vice-Sivori proprio in occasione della partita contro la Roma, la formazione cioè in cui egli aveva conosciuto i primi e più consistenti successi nel campionato italiano. E una gara puntigliosa quella che i bianconeri disputano quel 20 ottobre, e molta parte del netto successo sui capitolini va proprio a Da Costa, che tra l’altro realizza il primo dei tre gol (a uno) della Juve.
Riscoperta la sua vena di cannoniere, non gli riesce difficile essere confermato, ora al posto di Sivori ora a quello di Nenè o di Del Sol.
La prima stagione juventina di Da Costa si chiude comunque in lieve calando, causa una serie di incidenti che pregiudicano la sua utilizzazione in parecchie partite. Si deve accontentare di dodici presenze, con tre reti all’attivo, una delle quali, ottenuta a spese della Sampdoria, davvero esemplare nell’esecuzione, con tanti contrasti vinti e una conclusione perentoria a fil di montante.
Per la sua conferma in maglia bianconera, comunque, non ci sono problemi. Nella squadra che eredita Heriberto non c’è più l’altalenante Nene, e al suo posto è giunto Nestor Combin detto «folgore». Ma di Da Costa c’è più che mai bisogno. Vedi partita di Catania persa malamente, in cui solo il nostro si salva con prestazione maiuscola e gol della bandiera; e vedi la successiva gara interna con il Mantova, in cui Da Costa gioca al centro dell’attacco rimpiazzando l’infortunato Combin, subito a disagio con i ruvidi takles del nostro campionato. Si vince la partita ma si perde Sivori, costola rotta e addio campionato per un bel po’: ora Dino diventa indispensabile, e dalla squadra non esce più.
Ma come diavolo gioca Da Costa nella Juve heribertiana ‘64-65? Molto semplice, svolge mansioni di regista offensivo, e intanto fa vedere che la classe è ancora integra, anche se non è più smaltata dalla grinta dei tempi di Roma. C’era il tempo degli assi segnareti, che nessuno sapeva frenare e che da soli risolvevano partite e campionati. La realtà juventina ‘64-65 è naturalmente diversa, come diverso è Sivori dai tempi in cui a imbeccarlo era il saggio Boniperti. Da Costa applica alla lettera gli insegnamenti di Heriberto, che gli chiede prodezze nei sedici metri ma anche oscuro sfacchinare al servizio degli altri, solo così essendo possibile scardinare difese sempre più catenazziare. E il tifoso che vede e capisce un tantino più in profondità delle mere apparenze apprezza Da Costa come pochi altri. Succede che anche gol importanti arrivano con la sua firma, e allora si esulta: derby di andata, è novembre inoltrato e nessuno delle «torinesi» ha già raggiunto un’apprezzabile condizione di forma, ma la Juve azzecca la giornata buona e rifila un sonante tre a zero al Toro che pure tiene a portiere Vieri-saracinesca.
Il secondo dei tre gol è di Da Costa, ma anche sul terzo lo zampino del nostro c’è e si fa sentire. Altro gol di un certo rilievo è quello segnato a Vicenza nella vittoriosa trasferta di inizio ‘65 (3-1), con gran botta dal limite.
Non è per la Juve un campionato esaltante, ma i tempi consentono poche illazioni, e bisogna accontentarsi. Giornata atipica è quella del 7-0 inflitto al Genoa che pure tiene all’attacco un tipo strambo che è già stato e presto sarà di nuovo juventino, Zigoni si chiama costui. Da Costa cosa c’entra in tutto questo? Capperi se c’entra, è suo uno dei sette gol inflitti al grifone stanco di serie A. L’ultima giornata del torneo, nel vittorioso epilogo casalingo con il Vicenza, Da Costa conclude degnamente la sua stagione magica in bianconero realizzando la sesta rete personale in 31 partite. Non c’è male, è stato l’attaccante più regolare, ha fatto anche meglio di Combin. A trentatré anni è ancora utilissimo, e scontatamente viene confermato.
«Faccio vita tranquilla, senza pretendere nulla di eccezionale – confessa Da Costa – so che devo avere cura del mio fisico, come facevo quando ancora ragazzino aspettavo che mi chiamassero in prima squadra, nel Botafogo. Poi un giorno l’allenatore mi disse di prepararmi. Era il secondo tempo dell’incontro con il Vasco de Gama. Mancavano venti minuti alla conclusione. Mi disse di entrare e presi il posto di mezzala. Avevo il cuore che mi batteva forte, forte; le gambe mi tremavano per l’emozione. Però quando sono rientrato negli spogliatoi l’allenatore disse che avevo fatto il mio dovere. Ecco che cosa mi è rimasto in mente da quel giorno, la parola dovere. Mi prendevano in giro, dicevano che alla mia età sarebbe stata presunzione sperare nel posto in prima squadra. Non mi facevo illusioni. Ero anche rassegnato al destino di guardare le partite dalla tribuna. Qualche volta soffrivo, perché c’era chi scherzava sui miei sogni. Avevo fiducia, convinto che un uomo che abbia volontà non è mai finito. Non sbagliavo. Con l’arrivo di Heriberto Herrera è cambiata la mia vita. Ho indossato la maglia bianconera ritrovando forza e volontà di combattere ogni domenica per la squadra e il pubblico. Non mi sento un campione. Non credo neppure che sia eccezionale quello che faccio. Mi sento bene, mi diverte giocare. Non c’è miracolo nella mia vita di atleta. Cerco di non agitarmi, mangio a ore fisse, passeggio quando posso e la sera, dopo aver guardato un po’ di televisione, vado a dormire. Mi circondo di cose semplici, non desidero cose impossibili, sono felice con mia moglie. Ho tutto, capisce? Non mi manca proprio niente».
Chiaro che ripetersi su quei livelli di regolarità non è facile, a quell’età: e difatti accade che Heriberto, che intanto ha trovato in Cinesinho detto Cina il podista-regista per il suo movimento, spesso accantona Da Costa anteponendogli lo speranzoso Bercellino detto Bercedue, o Traspedini. Ma al momento buono Dino riesce ancora a rendersi utilissimo, realizzando una rete a Ferrara nella gara pareggiata due a due con la Spal, e soprattutto segnando la rete della vittoria a Roma contro la Lazio, con magistrale colpo di tacco.
La parentesi di Da Costa in bianconero si chiude qui: tre campionati, parecchi momenti da ricordare. Un posto nella galleria di bianconeri degli anni sessanta gli spetta di diritto: e non è necessariamente un posto di secondo piano.

VLADIMIRO CAMINITI
Una squadra abbastanza quadrata, col mulinello del movimiento heríbertiano, col Sivori declinante – una conferenza-stampa al giorno e Baretti accorreva – sfiniva l’epoca dei rodomonte viziosi, professionalità virtuosa in campo, questo furono Da Costa e Del Sol.
1964-65: Anzolin; Gori, Benito Sarti; Bercellino, Castano, Leoncini; Stacchini, Da Costa, Combin, Del Sol, Menichelli.
Correre più del pallone, amministrarlo con furore agonistico, battersi fino allo stremo e in realtà Da Costa aumentò la sua credibilità tecnica, risultò pratico fiondante sprintato eclettico possessivo, il primo heribertiano in terra, da brasiliano infine superstizioso e amabile si prodigò con meraviglioso slancio.

 

https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2012/08/dino-da-costa.html

Modificato da Socrates

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per partecipare

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora
Accedi per seguire   

  • Chi sta navigando   0 utenti

    Nessun utente registrato visualizza questa pagina.

×
×
  • Crea Nuovo...