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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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The most beautiful girl in the world

 

 

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=4711

 

 

:sventola2:  :sventola2:  :sventola2:

 

Bravo, Crazy.

 

E' un articolo pieno di bei contenuti. Sono molto d'accordo con quello che dici di questa bella signora. 

 

Ammirata, amata, odiata, discussa ed indifesa.

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meno male che io non o più credito su nulla a nessuno

questi ti vorrebbero burrattinizzare

un mio amico diceva..................

nel ....di dietro mi ce lo metti ma nella testa no

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meno male che io non o più credito su nulla a nessuno

questi ti vorrebbero burrattinizzare

un mio amico diceva..................

nel ....di dietro mi ce lo metti ma nella testa no

Il povero (?) Platini lo hanno tenuto sulla graticola,

 

lo hanno dato in pasto alla stampa, 

 

non ha potuto candidarsi

 

e ora dicono che non era colpevole.

 

Ma andate a F.C.!

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Inviato (modificato)

F.c......inter

Modificato da wmontero

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Inviato (modificato)

27.04 07:00 - SandullI: "La moviola in campo lascia qualche perplessità, c'è un rischio. Rispetto a Calciopoli ci auguriamo che il sistema sia stato debellato"

 

Piero Sandulli, docente di Diritto processuale civile e Diritto sportivo all’Università degli Studi di Teramo e presidente della seconda sezione della Corte Federale e Sportiva di appello della FIGC, ha detto la sua sulla moviola in campo nel corso di FUORI GARA su Radio Punto Zero: "Talvolta ci sono episodi che alterano la regolarità del campionato ed è giusto che vengano celebrati i processi per ritrovare la regolarità di questo sport. Per battere Golia, Davide dev'essere messo in condizione per farlo. Il sistema ha già cominciato a fruire delle tecnologie, ma la moviola in campo lascia qualche perplessità in più: non sempre le immagini sono chiarissime, anche riguardandole più volte. Potrebbe subentrare l'aspetto soggettivo ed il rischio è che le partite si allunghino senza risolvere nulla. Ci auguriamo che, rispetto a Calciopoli, il sistema sia stato debellato. Vorremmo tornare a parlare di calcio senza alcun tipo di dietrologia. Quando ero piccolo ed andavo allo stadio non ricordo un solo striscione offensivo verso gli altri ma solo elogi alla propria squadra. Doping? Esiste nello sport individuale e raramente nello sport di squadra. Statisticamente, il calcio riesce a debellare il fenomeno. Da questo punto di vista il sistema funziona".

 

PS: Uomo di quattro soldi, non dicesti che c'era il sistema Moggi durante farsopoli e che senza Moggi e Giraudo poi era tutto a posto? Ora, come mai contro pulvirenti ed il catania (che si sono comprati per certo 5 partite) non hai detto nulla circa un probabile sistema? Mentre non appena abbiamo vinto lo scudetto (il quinto consecutivo) dici semplicemente che "ci auguriamo che il sistema sia stato debellato," cercando cosi' di gettare ombre sulla regolarita' del campionato? Ci vorresti provare di nuovo ad intrometterti te e la tua (in)giustizia sportiva ad orologeria?

Modificato da ClaudioGentile

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27.04 07:00 - SandullI: "La moviola in campo lascia qualche perplessità, c'è un rischio. Rispetto a Calciopoli ci auguriamo che il sistema sia stato debellato"

 

Piero Sandulli, docente di Diritto processuale civile e Diritto sportivo all’Università degli Studi di Teramo e presidente della seconda sezione della Corte Federale e Sportiva di appello della FIGC, ha detto la sua sulla moviola in campo nel corso di FUORI GARA su Radio Punto Zero: "Talvolta ci sono episodi che alterano la regolarità del campionato ed è giusto che vengano celebrati i processi per ritrovare la regolarità di questo sport. Per battere Golia, Davide dev'essere messo in condizione per farlo. Il sistema ha già cominciato a fruire delle tecnologie, ma la moviola in campo lascia qualche perplessità in più: non sempre le immagini sono chiarissime, anche riguardandole più volte. Potrebbe subentrare l'aspetto soggettivo ed il rischio è che le partite si allunghino senza risolvere nulla. Ci auguriamo che, rispetto a Calciopoli, il sistema sia stato debellato. Vorremmo tornare a parlare di calcio senza alcun tipo di dietrologia. Quando ero piccolo ed andavo allo stadio non ricordo un solo striscione offensivo verso gli altri ma solo elogi alla propria squadra. Doping? Esiste nello sport individuale e raramente nello sport di squadra. Statisticamente, il calcio riesce a debellare il fenomeno. Da questo punto di vista il sistema funziona".

 

PS: Uomo di mer(d)a, non dicesti che c'era il sistema Moggi durante farsopoli e che senza Moggi e Giraudo poi era tutto a posto? Ora, come mai contro pulvirenti ed il catania (che si sono comprati per certo 5 partite) non hai detto nulla circa un probabile sistema? Mentre non appena abbiamo vinto lo scudetto (il quinto consecutivo) dici semplicemente che "ci auguriamo che il sistema sia stato debellato," cercando cosi' di gettare ombre sulla regolarita' del campionato? Ci vorresti provare di nuovo ad intrometterti te e la tua giustizia sportiva ad orologeria, ne uomo di mer(d)a?

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con la moviola ci sarà da sbellicarsi

ve lo dico io

 

mi spiace dirlo ma il cobolli a proposito di reina ha detto che è un uomo di tanto fisico e pochisssssssimo cervello

un punto a suo favore

ma rimane sempre a -207

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con la moviola ci sarà da sbellicarsi

ve lo dico io

 

mi spiace dirlo ma il cobolli a proposito di reina ha detto che è un uomo di tanto fisico e pochisssssssimo cervello

un punto a suo favore

ma rimane sempre a -207

Tu sei davvero convinto che la moviola, se ci fosse qualche episodio a nostro favore, la utilizzerebbero in modo ortodosso? Tanto per dire alla DS (zazzaroni e antinelli) e a Tiki Taka (cesari) e molti giornalai sui quotidiani sportivi, per quanto riguarda il fuorigioco fischiato alla Fiorentina con il gol annuallato a Berardeschi, mi sembra, hanno usato il frame di quando la palla stava ancora attaccata alla sua scarpa invece del frame successivo, di quando cioe' la palla ha lasciato la sua scarpa, che e' il giusto metro per valutare il fuorigioco.

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Vedi

Ci sei arrivato

Al di là del fatto specifico

Saremo punto e a capo

Non so dove come quando perché sono juventino ma felice di esserlo

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Vedi

Ci sei arrivato

Al di là del fatto specifico

Saremo punto e a capo

Non so dove come quando perché sono juventino ma felice di esserlo

.asd .asd .oddio

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Farsopoli di N. REDAZIONE del 28/04/2016 08:41:56

 

Andare avanti col ‘444’ e il ‘39’

 

Di Gustavo

Dopo dieci anni la Cassazione ha chiuso e prescritto la vicenda Farsopoli con la seguente motivazione: "Delitto a forma libera, che non ammette il tentativo e che viene costruito come reato di pericolo. La condotta si intende realizzata con il compimento di atti che devono risultare idonei ed univocamente diretti all'alterazione della gara" (pag. 46). "Il sistema ... almeno in riferimento alla stagione 2004-2005 era diffuso e in proposito sono state evidenziate dal giudice distrettuale alcune intercettazioni intervenute tra il designatore Bergamo e i dirigenti di altre squadre i cui sviluppi non sono stati approfonditi dalle indagini del Procuratore Generale" (pag 21).
L'errore madornale degli investigatori ordinari di Farsopoli è stato spiegato bene da Piero Sandulli: "Tu puoi andare in giro anche senza cravatta ma se nel Circolo della Caccia è richiesta : te la devi mettere".

Le dimenticanze della G.O., sopra riportate in neretto, hanno costretto il 1 luglio 2011 Stefano Palazzi a prescrivere: "Questo ufficio ritiene che le condotte in parola siano tali da integrare la violazione oltre ai principi di cui all'art. 1 comma 1 CGS anche dell'oggetto protetto della norma di cui art. 6 comma 1 CGS in quanto certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della società Internazionale F.C. " .
La prescrizione di Grillo (estensore e giudice di Cassazione per il processo di Calciopoli) è avvenuta normalmente, dopo aver rovinato una trentina di persone. La prescrizione Palazzi è avvenuta forzatamente, dopo aver falsato cinque anni di calcio in italia.
Domanda: come mai è accaduta tutta questa disparità di trattamento nello stesso circolo? Risposta: se ci fosse stata parità di trattamento tra tutte le F.C. e tutti i tesserati andava a mancare il motivo per cui è nata la farsa.

Portare avanti il 39 di revisione e il 444 di risarcimenti è un "obbligo di richiesta " non per la Juventus FC, ma in segno di rispetto per le persone rovinate dalla farsa, per le altre che sono state omaggiate e per dare un segnale forte a due giustizie affinché non inventino più quelle porcate di giustizialismo: ma giustizia e pulizia uguale per tutti.

 

http://www.giulemani...lio.asp?id=4714

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Qualche aggiornamento di mia roba recente. 

Perché il topic langue. 

 

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The most beautiful girl in the world

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=4711

 

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91 punti! ... Facce da Strudel! 

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=4741

 

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Antonio Conte ---> A-S-S-O-L-T-O!

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=4745

 

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CAMORRA NEL PALLONE - PARTITE TRUCCATE IN SERIE B, ARRESTATI 10 AFFILIATI AL CLAN DI SECONDIGLIANO - INDAGATO ANCHE IZZO DEL GENOA- L’INTERCETTAZIONE: “DOBBIAMO MANGIARE TRE POLPETTE, ABBIAMO LA PANCIA PIENA” - -

 

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/camorra-pallone-partite-truccate-serie-arrestati-10-affiliati-125245.htm

 

 

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Ho sentito un'intervista a Izzo. Ha detto che nel periodo in questione era infortunato. Io della procura di Napoli non mi fido più a prescindere. 

Boh...

Vai a sapere come stanno le cose. 

 

Per intanto, è successo un fatto triste in Argentina.

 

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/calcio-killer-argentina-sotto-choc-ginocchiata-colpo-volto-125331.htm 

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La mia CAN e Calciopoli

Luca Marelli
 
E’ l’11 maggio 2006, alle 14 mi metto in macchina per partire alla volta di Firenze. Il tempo è bello, il sole splende, la strada è lunga
e sono felice dopo aver diretto la seconda gara di A a conclusione del mio primo anno di CAN A/B.
Gara diretta ad Ascoli dove, 18 mesi dopo, uscirò con una gamba fratturata a causa di uno scontro fortuito con il calciatore Job. Corsi e ricorsi.
 
Arrivo a Coverciano dove è in programma l’ultimo raduno della stagione.
Sembrerà paradossale ma, partendo da casa, non avevo idea che mi stessi recando nel centro del tornado per vivere uno dei weekend più assurdi e dolorosi della mia vita sportiva.
 
No, non ci saranno immagini riempitive per descrivere quelle tre giornate vissute in clima irreale, tanto inatteso (da me) quanto annunciato (da altri).
 
Arrivato a Coverciano incrocio sguardi stralunati e strani sorrisi. Non riesco a spiegarmi che cosa stia accadendo ma si respira un’aria molto pesante.
Entro nella hall e saluto l’adorata Giulia (adorata da tutti, non solo da me, per il suo contagioso sorriso), salgo nella mia stanza e comincio la mia solita routine: un libro, qualche sigaretta, la telefonata alla fidanzata del tempo (sì, mi ricordo perfettamente chi fosse, è e rimane la più importante della mia vita), alla mamma, ad un paio di amici selezionati.
 
Alle 18 scendo nuovamente nella hall ed incontro tanti colleghi che, diversamente dal solito, non sono tutti assieme a chiacchierare ed a ridere di stupidate assortite. I raduni bisettimanali non sono stati, non sono e non saranno mai simposi accademici ma incontri per socializzare, analizzare, confrontarsi.
 
Quella sera, invece, c’è qualcosa che non va.
Andiamo a cena.
Di solito eravamo tenuti ad arrivare, col generale Mattei, prima di cena per consumare il pasto tutti assieme. Quella sera regnava la totale anarchia: colleghi che non erano ancora arrivati, altri che non si siedono, alcuni che si alzano al suono del cellulare, il tutto in un silenzio irreale là dove, solitamente, la sala si distingue per una cagnara indistinta in cui si mescolano dialetti di mille regioni d’Italia.
 
Dopo cena usciamo velocemente dalla sala. Ci si riunisce in gruppetti sparsi, mi siedo un po’ spaesato sui gradini di fronte alla hall. Accendo l’ennesima sigaretta (ai tempi era la normalità, per me) ed ascolto i discorsi dei colleghi che discutono di certe voci che si rincorrono da settimane e che sono state anticipate il giorno prima da “L’Espresso”: ci sarebbero degli arbitri indagati per quella vicenda già battezzata con il nomignolo di “Calciopoli”, nomignolo che riporta sinistramente a “tangentopoli”.
 
Ascolto senza capire un granché. Il motivo può sembrare strano ma, nella realtà, vivevo in un mondo tutto mio in quei giorni: la fidanzata più o meno nuova, la seconda gara in serie A in una stagione che migliore non avrebbe potuto essere, il giorno 300 circa di un sogno chiamato CAN.
 
Verso le 21.30, mentre fumavo la sigaretta numero “ennesima” della serata, mi avvicina un arbitro molto noto di quel tempo che, senza lasciarmi nemmeno il tempo di salutare mi dice: “Mare’, tu sei uno di quelli che pensano che sono f*****? Da qui non mi mandano via nemmeno con le cannonate, questa è casa mia e non mi faccio fregare in questo modo“.
 
No, il nome non lo dirò mai ma queste parole non le ho ascoltate da solo ma assieme ad altri arbitri che si trovavano con me lì ed in quel momento.
 
E’ stato, forse, l’istante in cui ho cominciato a comprendere la gravità di quanto stesse accadendo.
 
E no, non ho intenzione di nascondere il fatto che alcuni colleghi fossero felici delle indiscrezioni di stampa, che ridessero a battutacce sulle manette in arrivo.
 
A mezzanotte, dopo aver passato ore ad ascoltare storie incredibili su quanto emerso nei giorni precedenti, vado a dormire pensando solo a preparare sulla sedia il materiale per il solito allenamento delle 9.30 sul campo in erba di Coverciano.
 
Alle 7, invece, siamo già tutti svegli.
Pochi minuti prima sono arrivate le volanti della Polizia, lampeggianti accesi, passando per il cancello di ingresso di Coverciano già pieno di giornalisti in cerca di notizie. Come possano aver saputo dell’arrivo delle forze dell’ordine all’alba è un mistero (buffo) tutto italiano.
 
Ma non certo una novità.
 
Alle 7.30 un vice commissario della CAN passa di stanza in stanza avvertendoci di vestirsi in fretta, di scendere nella sala riunioni principale del Centro Tecnico con la propria carta d’identità per il riconoscimento personale e per il ritiro di atti giudiziari.
 
Probabilmente è solo un caso che l’infarto sia arrivato nove anni dopo e non quella mattina alle 7.30.
 
Ci guardiamo negli occhi, che adesso sono tutti stralunati. Si legge stupore, dolore.
E paura.
Ho paura anche io.
Non ho la minima idea di cosa stia succedendo ma ho una paura f***** di finire in mezzo ad indagini penali, in mezzo a nomi che, fino a quel momento, avevo solo visto sui giornali, in televisione o, per caso, durante gli incontri arbitri/dirigenti.
 
Prendo la mia carta d’identità, mi avvio verso la sala riunioni da solo, incontro un agente in divisa che mi ferma e mi chiede a bruciapelo: “lei chi è?”.
 
Mi si gela, letteralmente, il sangue.
“Buongiorno, sono Luca Marelli di Como”.
“Un attimo”.
Prende una specie di blocchetto per gli appunti, scorre una lista.
Mi guarda.
“No, lei può rimanere in stanza, non è nella lista degli indagati”
 
La mia reazione è stata… nessuna reazione. Sono rimasto imbambolato, fermo in mezzo al corridoio mentre l’uomo in divisa si allontanava e fermava un collega. Stessa procedura, stessa domanda, stessa attesa ma finale diverso: “vada in sala riunione, la stanno attendendo”.
 
Lo guardo. Piange. Chiede all’agente “perchè? Cosa ho fatto?”.
L’agente gli appoggia una mano sulla spalla: “vada in aula, le spiegheranno tutto”. Pochi minuti dopo gli consegneranno un avviso di garanzia, iscritto nel registro degli indagati per una gara che i magistrati ritengono “aggiustata”. Verrà sospeso la settimana successiva. Verrà processato, spenderà decine di migliaia di euro, non scenderà mai più in campo.
 
Verrà assolto in via definitiva 8 anni dopo.
 
Vago tra i corridoi, ho lo stomaco completamente chiuso ma decido di andare in sala pranzo per la colazione.
 
Incontro una sola persona, seduta con lo sguardo perso nel vuoto.
E’ Maurizio Mattei. Ha gli occhi gonfi.
Abbiamo da anni un rapporto di amicizia che va oltre l’aspetto tecnico. Non si contano le cazziate che mi ha tirato, l’ultima pochi giorni prima perchè, negli ultimi 10 minuti ad Ascoli, ero cotto come una birolla.
Non tenta nemmeno di nascondere l’amarezza, il dolore, la pena umana che prova in quel momento. Non dice una parola, mi fa solo segno di sedermi accanto a lui. Dopo due minuti, senza aver detto una sillaba, si alza.
Si ferma, mi guarda e mi dice: “Figliolo, c**** fai ancora qui? Inizia l’allenamento!“. Scoppia a piangere. Non sarà l’ultima volta in quegli irreali tre giorni di Coverciano.
 
Andiamo al campo. Iniziamo l’allenamento più assurdo che possa ricordare. Arbitri che corrono con il cellulare in tasca, non so esattamente per quale motivo, non mi interessava allora e non mi interessa oggi.
Attaccati alle reti di recinzione ci sono decine di persone che ci urlano di tutto, ci insultano con ogni epiteto immaginabile. Sommergono di letame madri, mogli, figli, parenti fino al quarto grado collaterale, senza distinzione. Ci sputano addosso ed è veramente difficile non reagire. Dopo il primo giro decidiamo di trasferirci ad un campo interno, lontano dagli occhi e, soprattutto, lontani dalle bocche di quelle persone che, oggi, dovrebbero chiedere scusa per aver infamato arbitri che sono stati giudicati non colpevoli.
 
Finiamo l’allenamento: doccia e telefonata veloce a casa per rassicurare mamma, papà ed affetti.
Andiamo in aula. Le forze dell’ordine sono ancora in giro ma hanno finito di distribuire gli avvisi di garanzia.
Mattei annuncia le designazioni per l’ultima giornata di campionato. Designazioni stravolte, gli arbitri destinatari delle informative di garanzia vengono tenuti a riposo, per loro il campionato si conclude con un paio di giorni di anticipo. Per alcuni si conclude in quel preciso istante la carriera ma non lo sanno ancora…
Finite le comunicazioni relative alle gare della domenica, Mattei scoppia a piangere. Si accascia letteralmente sulla scrivania e non dirà più nulla. La riunione tecnica si conclude nel giro di venti minuti.
 
Pranziamo ma nessuno ha fame, non si capisce più nulla. Usciamo e ci raduniamo in gruppi sparsi.
Vedo un mio coetaneo che piange come un bambino, giura su sua figlia che non c’entra nulla. Pochi mesi dopo verrà scagionato da ogni accusa, sia sportiva che penale.
Un altro reagisce in modo differente: “siamo alla follia, non ho idea di cosa stiano parlando”.
Nel primo processo penale verrà assolto, sentenza confermata in appello ed in Cassazione. Non ha commesso il fatto.
 
Troppo spesso ho letto ricostruzioni fantasiose di arbitri corrotti, prezzolati.
Mai, in questi anni, ho sentito o letto anche solo una riga di scuse per questi ragazzi che, allora, vennero sommersi di m***a mediatica, messi alla gogna, insultati ovunque e da chiunque. 
 
Alcuni di loro sono stati, di fatto, buttati fuori dall’AIA prima ancora delle sentenze definitive. Ed anche a loro nessuno ha mai chiesto scusa.
 
Alcuni di loro sono tutt’oggi miei amici.
Lo erano prima dei processi, durante i processi, dopo i processi.
 
E c’è gente che, ancora oggi, racconta balle inverosimili su quelle giornate…
 

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occhettaddi

nessuno ne parla più

solo noi

e AA con quel 34

è di facciata ?  po esse

unnnnnoso

vediamo

 

 

 

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Dieci anni fa Calciopoli

La rivoluzione divenne farsa

Più o meno è andata come ai tempi del militare, quando dopo venti secondi dall’inizio del filmetto scollacciato, in piccionaia si alzava il solito buontempone a urlare: “Regista, troppa trama!!!”.

Avevano tentato proprio di tutto per consegnare un senso di sacralità, di tragedia da ultimi giorni dell’impero al superprocesso su Calciopoli – i maxischermi, l’assise austera e compresa nel ruolo, gli stuoli di indagati vip e di principi del foro da mille euro l’ora, la sterminata sala stampa all’interno dello Stadio Olimpico ricolma di giornalistoni di ogni razza, censo e costume, ma poi appena il malcapitato presidente della Corte ha iniziato a bofonchiare su eccezioni, procedure e procedimenti di nullità, dalla platea degli scribacchini è echeggiato l’inesorabile richiamo della foresta: “Uff, che palle, ma quand’è che schiaffano la Juve in serie B?”. Fine dell’evento. Da quel momento, da quel momento preciso, erano forse passati venti minuti dall’inizio dell’udienza, la straordinarietà del giorno in cui si sarebbe fatta la storia, di quella mattina del 3 luglio 2006 – esattamente dieci anni fa, quando chi scrive questo pezzo faceva l’inviato e, quindi, faceva ancora il giornalista - che avrebbe cambiato per sempre i destini del pallone e che i tifosi antijuventini da settimane stavano coccolando con gioia infantile e sanguinaria pensando alle notti d’inverno in cui avrebbero raccontato ai nipotini che quel giorno – il giorno della vendetta, il giorno della nemesi, quello in cui il babau era finito al rogo e loro sarebbero così tornati a vincere - sì, quel giorno, c’erano anche loro, è subito trascolorato nel grottesco. Tanto è vero che quando un’improbabile inviata del Tg1 ha tentato un parallelo tra l’aula bunker dei maxiprocessi alla mafia degli anni Ottanta e la sfilata di inquisiti celebri di Moggiopoli è venuto giù l’Olimpico dalle risate. E poi dicono che uno fa l’abbonamento a Sky…

Ora, l’unico consiglio da dare ai lettori per salvaguardare la propria salute mentale è quella di non farsi infinocchiare – neppure ora, a un decennio di distanza – dai servizioni sullo stile inviato speciale dal Mekong o dalle barbosissime articolesse sugli inconfessabili retroscena dello scandalo del secolo o anche dagli elzeviri indignati di qualche catone della corporazione che in quei giorni tempestosi – dopo un evidente passaggio in fiaschetteria – divulgava alle folle sentenze inappellabili “perché tanto, caro te, qui è già tutto deciso!”. E sapete perché? Perché – e questa sì che è una notizia clamorosa, anche se a dire la verità chi frequenta l’ambiente già l’aveva intuita da tempo – i giornalisti sportivi di tutta quella intricata faccenda di norme, pandette e codicilli non ci avevano capito una mazza. E infatti uno degli spettacoli più spassosi cui si è potuto assistere sbirciando tra le scrivanie dell’Olimpico è stato proprio quello dell’esegesi dello spirito e della lettera del codice di giustizia sportiva tentata dagli addetti ai lavori. Ragazzi, sembrava di essere al Bar della Pesa. Articoli 1 e articoli 6 che volavano. Articoli 9 e articoli 3227 che piroettavano. E poi il mitico articolo 2, che in quella sede era un po’ diventato come la Recherche – quella che nessuno ha letto, ma che tutti citano - e illeciti e slealtà e serie B e serie C e quello che lui se li ricorda Trinca e Cruciani e quello che suo cugino lo sapeva della valigetta di Maldonado e quell’altro che a voi ve la raccontano della pastetta con il Camerun che ora parlo io, che sono uomo di diritto sportivo con due palle così.

Insomma, un tale casino da notte prima degli esami che alla fine, alla faccia dei tremila megaschermi posizionati nello stanzone della curva nord, uno chiedeva all’altro se quello era l’avvocato della Reggina e l’altro rimandava al vicino di banco che invece era forse il consulente del Siena mentre intanto dietro – in piena sindrome da Corazzata Potemkin - già dilagava la voce che in realtà fosse lo chef di Meani o il tricologo di Rodomonti e che da giovane De Santis, prima di vendersi alla Piovra, fosse stato azzurro di sci e avesse pure segnato per la Juve un gol di testa su calcio d’angolo. E così alla fine, come sempre quando la realtà si presenta con caratteristiche troppo complesse per la testolina dei giornalisti specializzati, questi avevano intuito che forse l’aura sacrale del redde rationem giacobino non era roba per loro, optando quindi per svaccare velocemente verso il baretto interno dove, al terzo spritz, avevano poi concordato all’unanimità sul dogma che i direttori dei giornali sono dei gran buffoni amici degli amici e che, in fondo, è tutto un magna magna…

Parole sante per ricordare che se la corporazione non eccelle per competenza e preparazione giuridica viene pur sempre salvata dalla correttezza deontologica e dall’approccio gelidamente anglosassone alla materia. In quei giorni, in sala stampa, si sono viste cose che voi appassionati di rugby non potete neanche immaginarvi: cronistoni di celebri testate nordiche che vedano un po’ di non romperci le palle che la nostra Juve non deve retrocedere, squadriglie di dietrologissimi cronisti romani che a quelli là non gli devono restare neanche gli occhi per piangere, i milanesi divisi perpendicolarmente a metà: i fegatosi giustizialisti nerazzurri, che adesso ci devono ridare nove scudetti, e i coperchioni insabbiatori rossoneri, che figurati se il povero Galliani poteva sapere qualcosa di tutta questa schifezza. Senza dimenticare un curioso figuro che a un certo punto, all’uscita dalla tribuna Monte Mario, si è messo a zerbinare sotto le suole di un avvocatone “che grazie a questo, ragazzi, si torna in serie A!!”.

Da non sottovalutare poi, mentre il processo scompariva dagli schermi per entrare nel regno del mistero da cui sarebbe poi ripiombato, toccando vertici assoluti di avanspettacolo, nelle settimane successive, alcune chicche professionali di valore europeo. Quelli che pur di farsi vedere dalla mamma in tv (visto che un giornalista della carta stampata se non va in televisione è un fallito) non hanno mollato la sedia in prima fila neanche per un secondo, assumendo quell’espressione corrucciata tipo “mi si nota di più se mi faccio riprendere mentre m’infervoro sul notes o se fingo di telefonare al caporedattore?”. Quelli che per tutto il giorno si sono detti che Moggi e Giraudo saranno pure dei margnaffoni, e va bene, ma, insomma, quando caspita arriva il buffet? Quelli che, vada come vada, tanto è pur sempre Berlusconi il vero delinquente della faccenda. E, infine, gli autorevoli inviati degli autorevolissimi giornali stranieri, che si aggiravano per lo stadio un po’ come un astronauta appena sbarcato su Saturno: c’era l’inglese che raccontava in patria di quanto questi italiani mandolino baffo nero siano sempre così pittoreschi, la parigina che secondo lei siamo pur sempre il paese dei maccheroni, il gringo della Cnn che si domandava se alla fine li avrebbero mandati tutti quanti ad arrostire sulla sedia elettrica, un inviato speciale tedesco che era partito ben concentrato sullo schifo del calcio italiano spaghettaro e doppiogiochista, ma che poi è stato beccato a sbavare su una cronista morettona con trasporto più consono a un bagnino di Cesenatico che a un granatiere della Vestfalia… E poi gli avvocati. Gli avvocati di Calciopoli a vederli in faccia erano veramente una roba incredibile. Soprattutto, perché al grado di nobiltà e di potere di ogni imputato corrispondeva un tipo umano di legale – dal barone cipiglioso del Quadrilatero al passacarte ingobbito di Aci Trezza – e , quindi, un differente anello della catena biologica. Quelli delle nobili e ricchissime società del nord si distinguevano per il trionfo di ciuffi impomatati, di grisaglie da via Montenapo, di gemelli d’oro e di ficus simbolo del potere e poltrone in pelle umana, oltre ad avere la prima fila riservata già da Natale.

Da Seneca al latinorum

Tra i colleghi delle squadre di seconda fascia iniziavano invece a comparire le prime timide pelate, a far capolino qualche camicia stropicciata mentre la retorica tendeva a pencolare pericolosamente dall’aureo Seneca al latinorum da strapazzo delle scuole serali. Per poi sbracare inesorabilmente con le società di serie B e gli arbitri di terzo livello, che a difenderli sono spuntati fuori certi sarchiaponi con dei cognomi da romanzo di Gadda, certi faccioni rubizzi, certe chiazze di forfora e poi certe cravatte - Dio, che cravatte! – che quando un tale, tentando di darsi un tono, si è messo a sbraitare che quella era una vergogna sembrava Alberto Sordi nel ruolo del fruttarolo che si ribella all’obbligo sociale delle vacanze intelligenti. E anche la postura dei principi del foro via via digradava passando dalla prima fila verso il fondo: tesi e impettiti di fronte alla corte, comodamente seduti in seconda fila, stravaccati e sbadiglianti in terza, fino al campo profughi vicino alle uscite, dove ne è stato beccato uno che si scaccolava in diretta con la stessa ferocia di un liceale durante l’ora di religione e una sciantosa rosso mogano che si è fatta scivolare la chioma sulla scrivania con fare pensoso, ma solo per nasconderci il telefonino col quale ordinava un cappuccio al bar. Senza contare la strategia da croce verde dei legali della Juventus, che per giorni e giorni avevano sbandierato ai quattro venti che avrebbero venduto cara la pelle, fatto fuoco e fiamme, chiesto i danni alla Caf, difeso la A a costo di andare fino al Tar della Ciociaria ma poi, probabilmente stramazzati sotto la gragnuola di addebiti contestatigli dallo spietato procuratore federale o forse perché era così che avevano deciso e quindi quella era solo la loro parte in commedia, hanno finito con il convenire sommessamente che, tutto sommato, per loro andava bene pure la serie B e che anche la mega penalizzazione era stata talmente gradita che ci è mancato un pelo che, contenti come una Pasqua per la retrocessione, pagassero pure un giro di bianchi a tutta la Corte federale.

Nè la tempra né l’orgoglio

È così che è andata. Questa è stata la cosiddetta rivoluzione di Calciopoli, questa e nient’altro, visto che il nostro paese non ha né la tempra, né l’orgoglio e ancor meno la serietà per sostenere una rivoluzione, ma solo l’opportunismo e la vigliaccheria per accodarsi a una rivolta di palazzo. I cari moralisti pallonari si rassegnino a dismettere i panni dell’archimandrita del convento pallonaro e, dopo aver ringraziato sant’Ambrogio per la grazia ricevuta e le carrierone gonfiate dall’onda giustizialista, si rendano conto di qual è la verità di quella faccenda. Quello lì era tutto e solo un gran marciume e così è ancora né cambia stile: nel mondo dei cialtroni sono sempre i cialtroni quelli destinati a farla franca.

http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Editoriali/dieci-anni-fa-calciopoli-la-rivoluzione-divenne-farsa_1190752_11/

Modificato da ClaudioGentile

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20997 messaggi
Il 25/7/2016 alle 12:15 , totojuve ha scritto:

mafiosi non era ancora stato detto

io lo dico sempre

che un venga di oeggio unsisamai

 

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884 messaggi

Situazione leggermente diversa dalla nostra in quanto loro non facevano parte della lega calcio tedesca, ma dopo tutte le istanze, sono riusciti ad aver ragione davanti ad un tribunale FIFA, nonostante avessero ricevuto solo pesci in faccia fino ad oggi

 

http://m.dw.com/en/german-amateur-club-wilhelmshaven-beat-fifa-in-court/a-19563176

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Joined: 24-Oct-2006
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PIANGE L'EDICOLA - CONTINUA L'INARRESTABILE CROLLO DELLA CARTA STAMPATA: A GIUGNO E LUGLIO TUTTI I GIORNALI PERDONO DAL 4 AL AL 17% RISPETTO ALL'ANNO SCORSO - 'REPUBBLICA' E 'CORRIERE' ORMAI SEPARATI DA 2MILA COPIE - ALCUNI GIORNALI LOCALI PERDONO MENO, ALTRI DI PIU' - MALISSIMO GLI SPORTIVI

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/piange-edicola-continua-inarrestabile-crollo-carta-stampata-132846.htm

 

State cadendo da anni. Un gradino alla volta.  

Giù. All'inferno. E' lì che finirete tutti.

E' solo questione di tempo. 

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