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Socrates

Amauri

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Remembering Amauri as One of Juventus' Worst Signings Makes NASL Switch |  Bleacher Report | Latest News, Videos and Highlights

 

 

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Juventus Striker Amauri Receives Italian Citizenship - OFFICIAL | Goal.com

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg  AMAURI  

 

Amauri Wins The Turin Derby | Goal.com

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Amauri

 

 

Nazione: Brasile   

             Italia Italia
Luogo di nascita: Carapicuíba
Data di nascita: 03.06.1980

Ruolo: Attaccante
Altezza: 186 cm
Peso: 86 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Boneco - Calimero

 

 

Alla Juventus dal 2008 al 2011

Esordio: 13.08.2008 - Champions League - Juventus-Artmedia 4-0

Ultima partita: 27.01.2011 - Coppa Italia - Juventus-Roma 0-2

 

100 presenze - 24 reti

 

 

Amauri Carvalho de Oliveira (Carapicuíba, 3 giugno 1980) è un ex calciatore brasiliano naturalizzato italiano, di ruolo attaccante.

 

 

Amauri
Amauri.jpg
Amauri con la maglia della Juventus nel 2009
     
Nazionalità   Brasile
  Italia (dal 2009)
Altezza 186 cm
Peso 86 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Termine carriera 2017
Carriera
Giovanili
1998-1999   Santa Catarina
Squadre di club
1999-2000   Santa Catarina 14 (8)
2000-2001   Bellinzona 5 (1)
2001   Parma 0 (0)
2001   Napoli 6 (1)
2001-2002   Piacenza 7 (0)
2002   Empoli 0 (0)
2002-2003   Messina 22 (4)
2003-2006   Chievo 90 (17)
2006-2008   Palermo 52 (23)
2008-2011   Juventus 71 (17)
2011   Parma 11 (7)
2011-2012   Juventus 0 (0)
2012   Fiorentina 13 (1)
2012-2014   Parma 65 (18)
2014-2016   Torino 21 (1)
2016-2017   Ft. Lauderdale Strikers 13 (5)
2017   N.Y. Cosmos 3 (0)
Nazionale
2010   Italia 1 (0)

 

Biografia

Il suo nome in Brasile è pronunciato Amaurì, ma in Italia è chiamato anche e soprattutto Amàuri. Ha ricevuto in Italia il soprannome Calimero. Da ragazzo ha lavorato in un supermercato, in una fabbrica di carbonella, nel settore metallurgico e come muratore per aiutare la famiglia, riuscendo anche ad allenarsi e fare provini, spesso non riuscendo, a causa di tutti questi impegni, ad esprimersi al massimo. È sposato con Cynthia Cosini Valadares, connazionale conosciuta a Napoli, da cui ha avuto tre figli, ovvero Cindy, Hugo Leonardo e Miley, nati tutti in Italia: la prima nel 2003, il secondo il 27 gennaio 2006 e la terza il 26 gennaio 2012.

Il 12 aprile 2010, grazie alla moglie di origini italiane (avi della provincia di Cuneo), acquisisce la cittadinanza italiana per naturalizzazione, quest'ultima ricevuta dal direttore dei servizi civici di Torino Gianni Giacone. Nel decreto di naturalizzazione scompare il cognome materno Carvalho e il giocatore per la Repubblica Italiana è semplicemente Amauri de Oliveira. Molto importante, per la sua vita professionale e non, è stato il suo procuratore Vittorio Grimaldi. È finanziatore dell'Istituto per l'infanzia abbandonata del Brasile.

Nel giugno del 2021 su Instagram, insieme ad altri ex campioni del calibro di Marco Materazzi e Alessio Cerci, annuncia l’adesione alla Island Cup, un mini campionato che prenderà il via in Florida ad agosto e dal 2022 si svolgerà in diversi paesi dell’area caraibica.

Caratteristiche tecniche

Mario Beretta, suo allenatore al ChievoVerona, lo ha definito «abile nel gioco aereo e forte fisicamente», lodandone anche il dinamismo.

Carriera

Club

Inizi in patria e Bellinzona

Viene notato e portato a fare un provino nel Santa Catarina, club militante in seconda serie brasiliana, distante dieci ore da San Paolo. Dopo 14 presenze e 8 gol, nel gennaio 2000 viene inserito in una rappresentativa che partecipa al Torneo di Viareggio. In questa competizione impressiona subito segnando una doppietta all'Empoli; saranno 5 le realizzazioni nel torneo giovanile. Nel marzo dello stesso anno viene tesserato come extracomunitario dalla squadra svizzera del Bellinzona, dove, anche a causa di un infortunio al ginocchio, gioca solo 5 partite segnando un gol e la sua proprietà non viene riscattata.

Parma e Napoli

In seguito si reca in Belgio per sostenere un provino, ma le trattative non vanno a buon fine. Così torna in Italia e va a Torino, dove per due mesi vive praticamente da clandestino, sprovvisto del biglietto di ritorno per il Brasile. Il manager Mariano Grimaldi lo fa restare in Italia, dove viene acquistato dal Parma nel gennaio del 2001 e subito ceduto in prestito al Napoli, che lo tessera il 12 aprile. Con i partenopei inizia a giocare con la Primavera e successivamente viene aggregato alla prima squadra, dove trova il suo idolo Edmundo. Esordisce in Serie A tre giorni dopo in Bari-Napoli (0-1), gara della 26ª giornata di campionato, in cui gli viene anche invalidato un gol, uscendo al 69' per far posto a Francesco Moriero. Sigla il primo gol in Serie A in Napoli-Hellas Verona (2-0). A fine stagione retrocede con la società partenopea in Serie B.

Piacenza, Empoli e Messina

Anche a causa della cattiva situazione economica della società partenopea si trasferisce, nell'estate 2001, al Piacenza dove ottiene 7 presenze in Serie A. La stagione successiva inizia all'Empoli, dove rimane, senza mai scendere in campo, fino a settembre, quando su sua richiesta passa al Messina in Serie B poiché chiuso da Luca Saudati, Antonio Di Natale e Tommaso Rocchi. In Sicilia segna 4 reti in 23 presenze e la squadra arriva 13º in campionato.

Chievo

Nel 2003 torna in Serie A, questa volta a Verona con la maglia del Chievo. Il primo goal lo sigla alla sesta giornata contro la Sampdoria e si ripete la settimana successiva sul campo dell'Empoli. Nelle prime due annate in gialloblu è chiuso da Pellissier e Cossato, ma comunque riesce a mettere a segno 6 reti. La stagione 2005-2006 è la migliore nel Chievo: realizza 11 reti in 37 partite in campionato (tra cui quattro doppiette, una in casa del Palermo, un'altra in casa contro la Reggina, una sul campo dell'Ascoli e l'ultima prestigiosa in casa contro la Roma) da aggiungere ai tre siglati in Coppa Italia e, grazie alle penalizzazioni seguite a Calciopoli, la squadra raggiunge la qualificazione al terzo turno preliminare di Champions League, in cui Amauri segna al Bentegodi 2 reti ai bulgari del Levski Sofia (primo giocatore nella Storia del Chievo a segnare un gol in una competizione Uefa), inutili però per la qualificazione dei veneti alla fase ai gironi. Chiude l'esperienza veronese nel 2006 con 22 reti (17 in campionato, 3 in Coppa Italia e 2 nei preliminari di Champions League) e 96 presenze in 3 campionati.

Palermo

Il 31 agosto 2006 viene acquistato dal Palermo nell'ultimo giorno della campagna dei trasferimenti del 2006 per 8,75 milioni di euro più il cartellino di Denis Godeas; con la società rosanero stipula un contratto da 1,2 milioni di euro di ingaggio a stagione. Nella prima parte della stagione gioca come attaccante di peso della squadra rosanero, che, anche grazie ai suoi gol, arriva in testa alla classifica. Il 23 dicembre, durante la partita Siena-Palermo, in uno scontro con il portiere austriaco Manninger si procura un trauma distorsivo al ginocchio destro con rottura parziale del legamento crociato posteriore e stiramento del collaterale mediale. La sua assenza contribuisce in negativo alla mancata qualificazione del Palermo alla Champions League: la squadra termina la stagione al 5º posto dopo aver perso tutti i punti di vantaggio (erano arrivati a dieci) proprio sulla quinta posizione.

Nell'agosto del 2007 l'infortunio è completamente assorbito e torna a giocare con i rosanero, confermandosi ai livelli positivi della stagione precedente, prima dello stop. Dopo la vittoria esterna per 1-3 contro l'Atalanta del 16 dicembre l'allenatore Guidolin lo elogia accostandolo a Drogba. L'11 maggio 2008 disputa l'ultima partita con la maglia del Palermo, persa per 2-0 contro la Sampdoria, da capitano, per la contemporanea assenza dal campo di Barzagli e del suo vice Zaccardo. Chiude la sua esperienza palermitana, in cui è stato molto apprezzato dalla tifoseria, con 23 gol in due campionati di Serie A ed una qualificazione in Coppa UEFA. Il 29 maggio 2008 viene premiato come "Miglior calciatore" ai Golden Goal del calcio 2007-2008, dedicando il premio al Palermo.

Juventus

Il 19 maggio firma un contratto quadriennale con la Juventus, che lo acquista per la cifra di 22,8 milioni di euro. In bianconero indossa la maglia numero 8. Fa il suo esordio ufficiale nella stagione 2008-2009 il 13 agosto, nei minuti finali di Juventus-Artmedia Bratislava 4-0, andata del terzo turno preliminare della UEFA Champions League e nella gara di ritorno, giocata a Bratislava il 26 agosto, realizza la prima rete ufficiale con la maglia bianconera, rete che fissa il risultato sul pareggio finale 1-1. Realizza il primo gol in campionato il 14 settembre contro l'Udinese, decisivo per la vittoria, mentre il 14 dicembre raggiunge il traguardo delle 50 reti segnate in Serie A, firmando la doppietta che fissa il punteggio sul 4-2 nella gara contro il Milan all'Olimpico.

Nell'annata 2009-2010, dopo il ritiro di Pavel Nedvěd, indossa la maglia numero 11. La sua seconda stagione in bianconero è sottotono, caratterizzata da lunghi periodi senza gol: Amauri totalizza 40 presenze e 7 reti.

Il 1º luglio 2010, a ridosso dell'inizio della nuova stagione bianconera, la FIGC comunica le sanzioni seguenti ai deferimenti per irregolarità sul trasferimento del giocatore, al quale viene comminata un'ammenda.

Apre positivamente la stagione 2010-2011 realizzando due reti agli irlandesi dello Shamrock Rovers, nell'andata del terzo turno preliminare di Europa League, contribuendo alla vittoria della Juventus per 2-0. Va a segno anche nel turno seguente dei preliminari, nella vittoria per 2-1 contro lo Sturm Graz. Questa sarà, tuttavia la sua ultima rete in maglia bianconera. Vittima di alcuni infortuni, gioca la sua ultima partita in campionato con la Juventus, la nona, il 23 gennaio in Sampdoria-Juventus (0-0), mentre quattro giorni dopo scende in campo in Juventus-Roma (0-2) di Coppa Italia, sua ultima partita in totale con i bianconeri.

Prestito al Parma

Il 31 gennaio 2011, nell'ultimo giorno della sessione invernale di calciomercato, viene ufficializzato il suo passaggio in prestito al Parma - squadra che lo aveva tesserato dieci anni prima - fino al termine della stagione. Scelta la maglia numero 11, debutta con la nuova maglia due giorni dopo dal primo minuto nel turno infrasettimanale della 23ª giornata, nella sconfitta casalinga per 1-0 contro il Lecce, giocando tutti i 90'. Segna il primo gol con la maglia del Parma alla seconda presenza, datata 6 febbraio 2011, nel pareggio casalingo per 1-1 contro la Fiorentina, segnando un gol di rovesciata, a distanza di quasi un anno dall'ultimo gol segnato in campionato (realizzato il 14 febbraio 2010 in Juventus-Genoa, 3-2). Nel corso della stagione realizza due doppiette, saltando gli ultimi quattro incontri a causa di un infortunio alla caviglia, cui si aggiunge un'operazione alla mano destra. Chiusa quindi la stagione con 7 reti in 11 partite, risulta decisivo per la salvezza del Parma.

Ritorno alla Juventus e trasferimento alla Fiorentina

Finito il prestito, il 1 luglio fa ritorno alla Juventus, che lo mette sul mercato in quanto non facente più parte dei piani tecnici di Antonio Conte; resta comunque a Torino, fuori rosa nella squadra futura campione: la sua maglia numero 11 è stata data a De Ceglie.

Senza alcuna presenza in bianconero, il 24 gennaio 2012 viene ufficializzato il suo passaggio a titolo definitivo alla Fiorentina, che lo acquista per 500.000 euro firmando un contratto fino al termine della stagione. Debutta in maglia viola cinque giorni dopo, giocando titolare in Fiorentina-Siena (2-1) della 20ª giornata di campionato, risultando tra i migliori in campo a fine partita.

Segna il suo unico gol con la maglia della Fiorentina il 7 aprile 2012 (31ª giornata), all'undicesima presenza, realizzando all'89' il gol vittoria a San Siro contro il Milan capolista fino a quel momento (2-1 il risultato finale). Infortunatosi nella partita contro la Roma, valida per la 33ª giornata, conclude anzitempo la stagione, con un gol segnato in 13 apparizioni. Il 30 giugno rimane svincolato.

Ritorno al Parma

Il 2 luglio sottoscrive un contratto biennale con il Parma con opzione per il terzo, tornando per la terza volta in questa società. Debutta in stagione nella quarta giornata di campionato pareggiata per 1-1 contro la Fiorentina, entrando in campo al 65' al posto di Dorlan Pabón. Il 21 ottobre successivo mette a segno i suoi primi gol stagionali realizzando una doppietta contro la Sampdoria nell'ottava giornata di campionato. Il 10 marzo 2013 segna una tripletta, la prima in carriera, al Torino nella gara interna vinta 4-1 della 28ª giornata. Il 30 marzo seguente, nella partita Parma-Pescara della 30ª giornata, segna un gol in rovesciata dal limite dell'area di rigore. Chiude la stagione con 33 presenze in campionato, accompagnate da 10 gol, e una presenza in Coppa Italia.

Il 6 gennaio 2014 interrompe il suo digiuno di gol che durava dal 30 marzo 2013 siglando il 3-1 nella partita contro il Torino della 18ª giornata del campionato 2013-2014. Il 18 maggio 2014, contro il Livorno, segna una doppietta decisiva per la conquista del sesto posto in campionato che permette al Parma di qualificarsi per la UEFA Europa League 2014-2015 (poi revocata per la mancata concessione della licenza UEFA alla società ducale). Conclude la stagione con 31 presenze in campionato e 8 gol a cui si aggiungono le due presenze in Coppa Italia con un gol all'attivo. Gioca la prima partita del campionato di Serie A 2014-2015 Cesena-Parma (1-0) entrando al 66' per Raffaele Palladino, quindi viene ceduto dopo due stagioni.

Torino

Il 1º settembre, all'ultimo giorno della sessione del calciomercato estivo, passa a titolo definitivo al Torino. Il 23 ottobre segna il suo primo gol con la nuova maglia, nella partita di Europa League vinta per 2-0 contro l'HJK allo Stadio Olimpico. Il 1º febbraio 2015 realizza la sua prima ed unica rete in campionato, nella sfida casalinga vinta per 5-1 contro la Sampdoria. Nella stagione 2015-2016 viene però messo ai margini della squadra dall'allenatore granata Gian Piero Ventura, tanto da disputare solamente due partite, tra campionato e Coppa Italia, in sei mesi. L'11 febbraio 2016 risolve consensualmente il contratto che lo legava al Torino, rimanendo quindi svincolato. Conclude quindi l'esperienza granata con 21 presenze e un solo gol.

Esperienze nordamericane

Il 9 agosto 2016 firma un contratto di un anno e mezzo con i Fort Lauderdale Strikers, club della Florida militante nella NASL, campionato di seconda serie nordamericana e che conta tra i proprietari Ronaldo.

Il 21 febbraio 2017 firma per i New York Cosmos, che da poco avevano vinto il campionato di seconda serie nordamericana.

Nazionale

Dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, il giocatore ha detto che non avrebbe rifiutato un'eventuale convocazione in nazionale. Grazie alle leggi italiane sulla cittadinanza, è diventato convocabile per la selezione azzurra, sfruttando la naturalizzazione della moglie che, di origine italiana, era in possesso del doppio passaporto dal 3 marzo del 2009, giorno della firma e del giuramento sulla Costituzione italiana nell'ufficio anagrafe del comune di Palermo. Nonostante sia stato molto stimato dall'ex c.t. azzurro Marcello Lippi e dal presidente federale Giancarlo Abete, ha dichiarato che se fosse stato convocato dal Brasile, non avrebbe rinunciato a giocare con i verdeoro.

Il 31 gennaio 2009 il commissario tecnico del Brasile Dunga lo scelse come sostituto dell'infortunato Luís Fabiano in vista della partita amichevole del 10 febbraio all'Emirates Stadium di Londra contro l'Italia, ma la Juventus gli negò il nulla osta in quanto scaduto il termine regolamentare. Dunga dovette perciò rinunciare alla sua convocazione. Pur accettando la decisione della società, Amauri ribadì la sua volontà di giocare nella Seleção.

Il 6 agosto 2010 ha ottenuto la prima convocazione nella nazionale italiana da parte del nuovo CT Cesare Prandelli, per la partita amichevole contro la Costa d'Avorio del 10 agosto. Questa partita, conclusasi con la vittoria per 1-0 degli africani, è rimasta l'unica giocata da Amauri in nazionale, all'età di 30 anni, lasciando il campo al 59' per far posto a Fabio Quagliarella.

 

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg AMAURI 

 

AC_milan-juventus-amauri.jpg

 

 

 

GIULIO SALA, “HURRÀ JUVENTUS” DEL LUGLIO 2008
8 dicembre del 2007 va in scena Palermo-Fiorentina. Al 17’ del primo tempo, Amauri è sulla tre-quarti avversaria. Di testa spizzica il pallone, che si impenna e compie una parabola morbida, destinata a scendergli sul piede. La cosa più semplice sarebbe controllare la palla o toccare all’indietro verso un compagno e far salire la squadra. Amauri però ama le cose utili e le cose utili non sempre sono semplici. Così, quando il pallone sta ancora cadendo, alza il destro e tocca al volo verso Miccoli (che segnerà l’1-0). E mentre lo fa, non guarda verso la porta ma gira la testa platealmente dalla parte opposta, indietro, mentre là davanti il suo pallone vale oro. Un gesto che comincia la sua storia. «Sono arrivato in Italia a 20 anni, completamente sconosciuto, con un unico sogno: giocare in una grande squadra. Ci ho messo otto anni, ma alla fine ce l’ho fatta».
Per arrivare alla Juventus, a, vertice del calcio italiano, Amauri ha dovuto guardarsi indietro tante volte: il talento c’è e c’è sempre stato, ma nel suo caso riuscire a farlo sbocciare è stato più difficile del previsto. E dire che la strada, all’inizio, sembrava in discesa.
Amauri ha 19 anni quando inizia a giocare a calcio sul serio. Fino a quel momento, per lui il pallone non è altro che uno svago, un hobby. Il fatto è che tirare calci gli riesce dannatamente bene anche se lo fa in spiaggia, a scuola, o per strada. Così bene che il Santa Catarina, squadra semiprofessionistica di Brumenao, cittadina nel sud del Brasile gli mette gli occhi addosso. Il Santa Caterina gioca in B e sta retrocedendo e il campionato è quasi al termine. Amauri non può fare molto per salvarlo, ma per mettersi in mostra sì: segna 8 gol in 14 partite e vola a Viareggio, per la Coppa Carnevale del 2000.
Anche in Toscana il centravanti incanta, segnando 5 reti in 3 gare. Viareggio è una vetrina importante e il talento di questo sconosciuto attaccante non passa inosservato. Così il ragazzo si guadagna il diritto di sognare una carriera da campione. E la carriera parte, ma in sordina. Non in Italia, ma in Svizzera, a Bellinzona. E per un brasiliano di 20 anni, la Svizzera non è un posto facile dove stare, specie se un infortunio ti allontana dal tuo lavoro: il calcio. «Il primo mese sono stato davvero male – ricorda Amauri –. Era la prima volta che mi allontanavo da casa e, come tutti i brasiliani, mi mancava il mio paese. In Svizzera ho visto i primi ghiacci della mia vita e ci ho messo un po’ ad ambientarmi. Superate le difficoltà, le cose sembrano andare meglio, gioco due partite e segno un gol, ma subito dopo mi faccio male. Un mese fermo: un altro periodo poco piacevole...».
Forse, a questo punto, guardando che cosa si era lasciato alle spalle – la sua terra, la sua famiglia, i suoi amici – Amauri pensa di mollare tutto e tornare a casa. Ma nei tre mesi a Bellinzona, deve aver anche assimilato un po’ del carattere tosto degli svizzeri e decide di continuare. Come contro la Fiorentina: guarda indietro, ma tocca il pallone in avanti. E il pallone della sua personalissima partita, a gennaio del 2001, inizia a rotolare. Fino a Napoli, dove si ferma giusto il tempo necessario per fargli conoscere Cinthya, sua moglie: «Anche lei è brasiliana ed era a Napoli per lavoro: è un chirurgo plastico. L’ho conosciuta a una cena, abbiamo iniziato subito a frequentarci e ci siamo innamorati. Da allora è sempre stata il mio punto di riferimento».
In quel Napoli la concorrenza è spietata e per di più arrivando a metà stagione non è facile trovare spazio: in avanti ci sono giovani promettenti come Stellone e Floro Flores, ma soprattutto campioni affermati come Amoruso, Bellucci e uno degli idoli di Amauri, Edmundo “O’ Animal”, arrivato anche lui a gennaio. «Romario è sempre stato il mio mito, ma subito dopo veniva lui. I primi tempi a Napoli non potevo fare a meno di pensare che fino a un anno e mezzo prima giocavo su qualche campetto e lì, invece, dividevo la stanza con il grande Edmundo. La sua vicinanza mi ha aiutato parecchio: era molto più tranquillo rispetto al giocatore che avete conosciuto a Firenze e poi, anche solo vederlo mentre si muoveva in campo, mi permetteva di migliorare. Credo solo che fosse capitato nella squadra sbagliata: meritava di lottare per risultati importanti, non per la salvezza».
Napoli l’esperienza inizia con un gol annullato nella gara d’esordio contro il Bari. «Era fuorigioco, ma di poco». Quasi un segno premonitore che la sua avventura sul golfo non sarà idilliaca. In sei mesi il suo bottino è di 6 presenze e un gol e per Amauri, a fine stagione, dopo la retrocessione in B e i problemi economici della società, viene il momento di cambiare aria. Va a Piacenza, dove in un anno mette insieme solo 7 presenze, ma dove nasce la sua bimba Cindy. «A Piacenza non ho praticamente giocato. Sapevo di avere davanti un attaccante importante come Hubner, ma avrei voluto dimostrare il mio valore. In quel periodo ho pensato di tornare a casa. Era il gennaio 2002 e immaginavo, con l’esperienza che avevo fatto in Europa, di poter trovare una squadra importante in Brasile. Però ho tenuto duro, anche perché, con molta umiltà e serenità, vedevo giocare gli altri compagni e mi dicevo che sarebbe arrivato anche il mio momento».
A settembre 2003, l’ennesimo cambio di maglia: dopo la preparazione precampionato con l’Empoli, Amauri passa al Messina, in B. Sullo Stretto le cose iniziano a girare per il verso giusto: 23 presenze e 4 gol non sono numeri impressionanti, ma sufficienti a riportarlo in A, con il Chievo. Qui la favola inizia a prendere forma: «Il primo anno a Verona fu una bella esperienza. Sentivo fiducia di Del Neri e se persi il posto da titolare fu per colpa mia. La stagione successiva invece, fu deludente. L’allenatore era Beretta, con il quale non ho mai avuto un rapporto. Non credeva in me e quando ero nel pieno della forma non mi diede la possibilità di giocare. Il terzo anno invece trovai quello che chiamo affettuosamente “il mio allenatore”: Beppe Pillon. Tornai dalle vacanze e si parlava di un mio possibile trasferimento. Pillon lo bloccò immediatamente dicendo che per lui ero un giocatore fondamentale. Parole che mi ripeté anche in privato. Sapere che l’allenatore conta su di te è importante e quell’anno mi diede la carica».
Così nel 2005/06 arrivano 11 reti in 37 partite e la chiamata a Palermo. Ormai Amauri è il vero globetrotter del calcio italiano: «Tutto sommato girare così tanto è stata un’esperienza positiva, anche perché ho sempre cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno. Soprattutto non mi sono mai abbattuto, anzi ho sempre cercato di dimostrare le mie capacità, consapevole del fatto che se non ci fossi riuscito, sarei tornato in panchina, come gli anni precedenti».
In Sicilia Amauri deve far dimenticare Luca Toni, non uno qualunque. Un bel fardello, che il brasiliano si scrolla dalle spalle in appena tre mesi: il Palermo vola grazie ai suoi gol, si inizia a parlare di un nuovo fenomeno e le grandi squadre cominciano a guardare il ragazzo con interesse crescente. Ma nel destino di Amauri è scritto che nulla deve essere facile e prima del salto in una big deve ancora pagare un dazio pesante. Il 23 dicembre 2006, a Siena, in uno scontro con Manninger, ecco il crack: rottura parziale del legamento crociato posteriore e stiramento del collaterale mediale del ginocchio destro. Stagione finita: «Ho sofferto tanto in quel periodo. Eravamo secondi, dietro l’Inter, stavo giocando bene e segnavo tanto. Si parlava addirittura di una possibile convocazione da parte della Nazionale brasiliana... Quando mi sono fatto male tutto il castello di sogni che stavo costruendo, mi è crollato addosso. In quel periodo è stata fondamentale la nascita del mio secondo figlio. Hugo Leonardo è nato venti giorni dopo l’incidente e mi ha dato una carica pazzesca. Da quel momento ho solo cercato di riprendermi. Non pensavo ancora di arrivare in una grande squadra, ma solo a tornare più forte di prima. Ringraziando il Signore ce l’ho fatta».
Il resto è storia dei giorni nostri. Amauri torna più forte di prima e nell’ultimo campionato vive la sua stagione migliore: 15 reti (due segnate in maniera perfida alla Juventus che già lo corteggiava) e il passaggio in bianconero al termine di una trattativa lunga e in qualche momento tortuosa. «La Juve è la mia vittoria – ha detto appena arrivato a Torino per la firma e la presentazione alla stampa –. Sono sbarcato in Italia da sconosciuto e dopo otto anni mi ritrovo in una squadra che ha la vittoria nel dna. La Juve è sempre stata la regina d’Italia e d’Europa. Ora vuole tornare a esserlo e in questo ritorno ci voglio essere anch’io».
Come a dire, uno sguardo indietro, al suo intenso passato, servendo un magnifico assist al futuro.    
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Fa il suo esordio ufficiale con la casacca numero 8, il 13 agosto 2008, nei minuti finali di Juve-Artmedia 4-0, andata del 3° turno preliminare della Coppa dei Campioni e, nella gara di ritorno, realizza la prima rete juventina, gol che fissa il risultato sul pareggio finale 1-1. La sua stagione è strepitosa. Ama segna a ripetizione: di testa, di piede, in acrobazia, di potenza. Speciale è, poi, la doppietta al Milan, nella vittoriosa partita dell’Olimpico, terminata 4-2. In Coppa Campioni, segna un gran gol al Real Madrid, che raddoppia quella altrettanto portentosa segnata da Del Piero. Nonostante un calo nel finale di stagione, totalizza 44 presenze e ben 14 realizzazioni.
«La sensazione principale è l’orgoglio di aver dimostrato di essere un giocatore che merita la maglia della Juventus. È qualcosa di gratificante per due motivi. Intanto perché non è facile raggiungere questo obiettivo e questa era la mia scommessa personale. E poi perché giocare in una squadra così ambiziosa significa misurarsi in ogni gara, non dare mai per scontato che hai toccato un certo livello».
Nella stagione successiva sceglie di indossare la maglia numero 11. «Sono molto felice di ritrovare il numero 11 perché è stata la maglia che mi ha accompagnato in carriera e ha visto la mia affermazione. In più è un grande onore rilevare il testimone da Pavel Nedved. Lui mi ha consegnato questa maglia dicendomi che è un numero che porta fortuna e che alla Juventus ha un grande significato sin dai tempi più lontani. Farò di tutto per essere degno di questa tradizione».
Purtroppo per lui e per la Juve, non sarà così. Segnerà solamente 7 reti in 40 presenze: la prima il 17 ottobre 2009, decisiva per il pareggio contro la Fiorentina. Si ripete nelle successive partite con Siena e Sampdoria (una doppietta). Il giorno di San Valentino, dopo ben 109 giorni di astinenza, ritorna al gol con un colpo di testa realizzato contro il Genoa su assist di Caceres. Il 18 febbraio realizza una doppietta in Europa League all’Amsterdam Arena, avversari i biancorossi dell’Ajax. Poi la luce si spegne.
Il 10 agosto 2010 indossa, per la prima volta la casacca della Nazionale italiana, nella partita amichevole contro la Costa d’Avorio. Amauri, infatti, grazie alle leggi italiane sulla cittadinanza, diventa convocabile per la selezione azzurra, sfruttando la naturalizzazione della moglie, in possesso del doppio passaporto. «Non ho scelto la cittadinanza italiana, dunque la vostra Nazionale, perché non sarei mai stato convocato nel Brasile. Mi avevano chiamato, ma io mi sento calcisticamente italiano. E i miei figli sono nati qui», afferma rispondendo alle polemiche.
Apre la stagione 2010-11 con una doppietta agli irlandesi dello Shamrock Rovers, in Europa League, partita terminata con una vittoria per 2-0. Va a segno anche nel match giocato in Austria vinta per 2-1 contro lo Sturm Graz. Nella gara di campionato contro il Bologna si fa male e rientra il giorno della Befana, quando sostituisce l’infortunato Quagliarella, nella netta sconfitta contro il Parma per 1-4.
Ormai, però, il feeling con i tifosi è irrimediabilmente compromesso. Uno spot di una famosa marca di crociere che lo vede protagonista, è preso come spunto dai supporter juventini che lo invitano a ritornare sulla nave. D’altronde, il suo rendimento è alquanto scadente. A digiuno di reti in campionato da quasi un anno, non riesce nemmeno a rendersi utile alla squadra. Quel giocatore devastante che segnava a ripetizione non esiste più e ad Ama non resta che emigrare altrove.
Così, il 31 gennaio 2011, nell’ultimo giorno del “mercato di riparazione”, viene ufficializzato il suo passaggio in prestito al Parma. Amauri lascia pochissimi rimpianti. Anzi, per la maggior parte dei tifosi juventini, la sua partenza è la fine di un incubo. In totale, veste la maglia bianconera per un centinaio di volte, realizzando 24 reti.
 
Modificato da Socrates

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