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Socrates

Antonio Vojak I

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https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Vojak

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Pola (Croazia)
Data di nascita: 19.11.1904

Luogo di morte: Varese

Data di morte: 09.05.1975
Ruolo: Attaccante
Altezza: 175 cm
Peso: 72 kg

Nazionale Italiano
Soprannome: Anton - Tonci

 

 

Alla Juventus dal 1925 al 1929

Esordio: 18.10.1925 - Prima Divisione - Sampierdarenese-Juventus 2-1

Ultima partita: 23.06.1929 - Coppa Europa Centrale - Juventus-Slavia Praga 1-0

 

105 presenze - 47 reti

 

1 scudetto

 

 

 

Antonio Vojak (Pola, 19 novembre 1904  Varese, 9 maggio 1975) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, di ruolo centrocampista o attaccante.

A causa delle leggi antislave imposte dal regime fascista fu costretto a cambiare legalmente il suo cognome in Vogliani, registrando il nuovo nome di famiglia presso lo Stato Civile di Torino; in alcuni casi veniva scritto anche Vojach. Per distinguerlo dal fratello minore Oliviero, con cui giocò per poco tempo, era conosciuto come Vojak I.

Ha collezionato 208 presenze e 106 gol in Serie A.

 

Antonio Vojak
Antonio Vojak.jpg
Vojak alla Juventus
     
Nazionalità   Italia
Altezza 175 cm
Peso 72 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista, attaccante)
Termine carriera 1940 - giocatore
1956 - allenatore
Carriera
Squadre di club
1921-1924   Grion Pola 1+ (?)
1924-1925   Lazio 10 (7)
1925-1929   Juventus 102 (46)
1929-1935   Napoli 190 (102)
1935-1936   Genova 1893 17 (4)
1936-1937   Lucchese 1 (0)
1937-1939   Italo Gambacciani 37 (11)
1939-1940   Stabia ? (?)
Nazionale
1932   Italia 1 (0)
Carriera da allenatore
1937-1939   Italo Gambacciani  
1939-1940   Stabia  
1940-1943   Napoli  
1946-1947   Avellino  
1948-1949   Stabia  
1950-1951   Varese  
1951-1952   Feltrese  
1955-1956   Carrarese

 

Carriera

Giocatore

Club

Antonio Vojak, detto "Tonči", noto anche come Anton, nacque a Pola, ai tempi appartenente all'Impero austro-ungarico, in una famiglia di etnia croata. Iniziò la carriera calcistica dopo il passaggio della sua città natale all'Italia, tra le file della squadra della sua città natale, il Grion Pola. Con gli istriani rivestì anche il ruolo di portiere il 1º aprile 1923, nella sconfitta casalinga per 0-1 contro il Dolo.

 

220px-Vojak.jpg
 
Vojak in azione al Napoli, con in testa l'inseparabile basco.

 

Nella stagione 1924-25 vestì la maglia della Lazio, ma il legame con la squadra biancoceleste durò solo quell'anno. Il suo talento fu però notato dalla Juventus, che lo ingaggia dalla stagione successiva. Vojak rimase in bianconero per 4 stagioni disputando 105 partite (102 in campionato, 1 in Coppa Italia e 2 in Coppa Europa) segnando 47 reti (46 in campionato e 1 in Coppa Italia) e vincendo lo scudetto del 1925-26.

Nel primo campionato di Serie A lascia Torino per aprire un nuovo ciclo della carriera arrivando a Napoli chiamato dal celebre mister William Garbutt. Con i partenopei rimane fino al 1935, portando il Napoli nelle zone alte della classifica e diventando anche uno dei primi grandi idoli del pubblico partenopeo. Con 102 gol realizzati nell'arco di sei stagioni diventa il massimo cannoniere della storia del Napoli in Serie A (record poi infranto da Dries Mertens il 21 novembre 2021), nonché per 78 anni detentore del record di reti realizzate in un singolo torneo (22, nel campionato 1932-1933), superato da Edinson Cavani nella stagione 2010-2011.

Nella stagione 1935-36 sceglie di passare nelle file del neopromosso Genova 1893 (che è subito risalito in A dopo la prima retrocessione della sua storia) ma la sua carriera è in fase calante, coi rossoblù rimane solo quell'anno giocando 17 partite e segnando 4 reti. La stagione successiva passa in un'altra neopromossa, la Lucchese, ma gioca solo una partita di campionato.

Nel 1940 chiude con il calcio giocato dopo due stagioni in Serie C, nelle file dell'Italo Gambacciani Empoli (dove assume anche il ruolo di allenatore) e una allo Stabia.

Nazionale

Vojak viene convocato una sola volta nella Nazionale di calcio italiana maggiore, giocando come centrocampista il 14 febbraio 1932 a Napoli nella partita Italia-Svizzera, vinta 3-0 dagli azzurri. Gioca anche in Nazionale B, nella prima partita della rappresentativa, terminata con la vittoria ad Esch-sur-Alzette del 17 aprile 1927 degli azzurri sulla Nazionale del Lussemburgo per 5-1; in totale con questa nazionale disputò sei partite, due come giocatore della Juventus e quattro come giocatore del Napoli, segnando tre reti.

Allenatore

Terminata la carriera da calciatore, Vojak intraprende quella di allenatore (ad Empoli fa contemporaneamente le due cose). È ricordato per aver seduto sulla panchina del Napoli dal 1940 al 1943, quando, in piena stagione 1942-1943, fu sostituito dall'ex compagno di squadra nel Napoli Paulo Innocenti. Le altre "panchine" della sua vita sono con l'Internaples, Juve Stabia, Barcellona Pozzo di Gotto, Avellino, Carrarese, EPA Larnaca (Cipro), Luino, Solbiatese, Gallaratese e Feltrese.

 

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

 

 

 

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vojak.jpg

 

 

 

Le mezze ali del secondo scudetto (1925-26) – scrive Alberto Fasano su “Hurrà Juventus” del luglio 1965 – furono Vojak e Hirzer. Vojak era un fiumano di eccellenti doti atletiche, magro e ossuto, ma resistentissimo alle fatiche di un torneo, generoso oltre ogni limite, sufficientemente tecnico per imporre i diritti di una certa classe, forte stoccatore a rete, anche se non eccessivamente preciso. Non mi pare che il virtuosismo fosse la qualità peculiare di Vojak, ma possedeva un enorme senso tattico, e ciò si spiega con il fatto che il senso tattico è qualcosa di meditato, derivante dall’applicazione dell’intelligenza sportiva ai fini dell’impostazione e dello sviluppo della carriera. Vojak ha giocato in bianconero dal 1924 al 1929, disputando 78 partite e realizzando 24 reti.
 
DAVIDE ROTA, DAL “GUERIN SPORTIVO” DELL’8-21 AGOSTO 2006
Maradona sarà anche meglio di Pelé, ma a Napoli c’è stato qualcuno che era meglio di Maradona. Nessuna bestemmia, parlano le cifre: l’ex Pibe de oro sarà anche riuscito a portare due scudetti e una Coppa Uefa sotto il Vesuvio, ma c’è un primato che non è riuscito a battere, quello dei gol in campionato con la maglia azzurra.
 Il record appartiene all’istriano Antonio Vojak, bomber di poche parole, carattere senza compromessi e tanti, tantissimi gol, 102 in 6 stagioni, una in meno del grande Diego, che si è fermato a quota 81. Destro l’istriano, mancino l’argentino, entrambi mezzali con caratteristiche spiccatamente offensive, Maradona vince il confronto diretto grazie alle coppe, che Vojak praticamente non giocò (2 gettoni e un acuto in Mitropa nel 1934).
Antonio “Toncy” Vojak, terzo di cinque fratelli (quattro maschi e una femmina) nasce a Pola, rione San Policarpo, il 19 novembre 1904: a due passi da casa sua c’è il Dopolavoro Aziendale Primavera, dove va a tirare i primi calci: tiro in corsa, velocità, potenza, agilità, abbinate a un fisico notevole (1.75 per 72 kg) sono le doti che lo mettono in luce. Nei campetti polverosi di provincia segna gol a raffica. Per una strana somiglianza lo chiamano “Janda” come l’attaccante ceco e... cieco (da un occhio), gioca qualche gara in porta e se lo accaparra il Grion, la squadra principale della città, intitolata a un sottotenente dei bersaglieri caduto al fronte ad Asiago. A 20 anni, arriva la cartolina di leva, Vojak finisce a Roma e trova un ingaggio nella Lazio, dove spopola Fulvio Bernardini: fa gol al debutto nella massima serie a gironi (8 febbraio 1925, Lazio-Audace 4-2) e chiude con 7 reti in 10 gare.
La carriera è avviata e dopo pochi mesi Vojak accetta l’offerta della Juventus. A Torino, oltre a formare (con Munerati, Pastore, Hirzer e Torriani) una delle più formidabili linee d’attacco della storia bianconera, vince subito lo scudetto e conosce Rita, che sposerà prima di trasferirsi a Napoli. Utile per la squadra, ma anche terribilmente prolifico, Vojak finisce nel mirino di Vittorio Pozzo, che però riesce a ritagliargli solo uno spazio nella Nazionale B. Chiuso dallo stratosferico trio del Torino (Baloncieri-Libonatti-Rossetti) raccoglie 6 presenze (con 3 centri) nella cosiddetta squadra dei “Cadetti” ma tra lui e il Ct regnerà sempre un reciproco rapporto di stima, anche quando Vojak verrà convocato d’urgenza come riserva del grande Renato Cesarini e resterà a bordocampo, anche quando verrà chiamato nei 29 probabili azzurri per il Mondiale 1934 e verrà rispedito a casa. Due anni prima però Pozzo aveva voluto premiarlo facendolo esordire (al posto di Sansone, ko alla vigilia) nella Nazionale A, che a Napoli aveva superato la Svizzera per 3-0.
Nel frattempo, i giornali hanno iniziato a chiamarlo Vogliani, ma lui non si allineerà mai al regime fascista, rifiutando di recarsi all’anagrafe per “italianizzare” il cognome.
A livello di club, la carriera di Vojak sembra già in declino a 25 anni: un ginocchio fa le bizze e la Juventus lo cede all’ambizioso Napoli, dove il presidente Ascarelli sborsa mezzo milione di lire (cifra stratosferica all’epoca) per fare arrivare il portiere Cavanna, il terzino Vincenzi e il centravanti Mihalic. Vojak è la ciliegina sulla torta voluta dal tecnico inglese William (Willy) Garbutt che sogna di portare il Ciuccio ai fasti del Genoa con cui ha vinto 3 scudetti. A metà stagione 1929-30 (primo campionato a girone unico), pochi mesi dopo l’inaugurazione dello stadio a lui intitolato, Ascarelli muore e con lui se ne vanno i sogni di gloria.
Il 1932 di Vojak è segnato dalla grave perdita del fratello Oliviero (Vojak II): giovane ala destra di belle speranze, la Juventus lo aveva mandato a Napoli per maturare accanto ad Antonio. Invece si ammala, torna a Torino e muore per un’appendicite a soli 21 anni. Il Napoli di Garbutt conquista due onorevoli terzi posti e Vojak, rinfrancato dall’aver ritrovato il mare, vive i più begli anni della carriera. Quattro volte su sei oltre le 20 segnature, una buona media dal dischetto (19 centri su 25) con partite vinte praticamente da solo, a volte con in testa una retina per fermare la benda, frutto di un colpo proibito di un difensore, come ricorderanno due suoi grandi amici, entrambi portieri, Cavanna e Sentimenti II. A Napoli nascono i tre figli di Vojak, Gianni, Marina e Loredana. Quest’ultima sposa Luigi Ossola, giocatore del Varese, fratello del cestista Aldo e fratellastro di Franco, caduto a Superga col Grande Torino.
Nel 1935-36 il Nostro riparte dal Genoa ma stavolta i problemi fisici lo condizionano sul serio: fa in tempo a regalare ai rossoblù una doppietta nel 2-0 al Brescia, quindi passa alla Lucchese, dove però si fa male e riesce a giocare solo una gara. Chiude nell’Empoli, due stagioni come allenatore-giocatore e viene richiamato a Napoli per guidare gli azzurri, tuttavia, da tecnico non avrà troppa fortuna. La sua migliore stagione sarà col Napoli 1940-41, ottavo posto e salvezza insperata. Arriva la guerra, la famiglia Vojak viene sfollata a Cava de’ Tirreni, lui allena l’Internaples, lavora per due anni presso il comando alleato, poi la scelta di andare via: Juve Stabia, Barcellona di Pozzo di Gotto, Avellino, Carrarese e anche un incarico stagionale a Cipro, dove lo manda la Figc per sostituire Italo Zamberletti sulla panchina dell’EPA Larnaca. Nel 1948 è a Varese, dove si dedicherà con passione a squadre minori (Luino, Solbiatese, Gallaratese) e ai giovani, dividendo il suo tempo tra il campo e le officine dell’Aermacchi, successivamente acquistata dall’americana Harley Davidson, quella delle moto.
La morte lo coglie nel 1975; due anni prima aveva avuto un malore dovuto a un’embolia. Mentre i figli negli ultimi due difficili anni della sua vita lo assistono con amore, dice: «Se sapevo che sarebbe finita così, non avrei mai fatto il calciatore».
Toncy Vojak, orgoglio di Pola e bomber del Vesuvio, è tramandato ai posteri dall’autore dialettale Stefano Attilio Stell nella poesia Schütplatz: «Chi no ricorda i Castro e i Colussi, i Bonivento, i Curto, i Ostroman, i muli Vojak, i Tercovich e i Lussi. Su questo sasso, a Schütplatz, son sentado e con malinconia guardo el mar, ma tutti questi che go nominado no podarò mai più dismentigar».
 

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