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Socrates

Giorgio Chiellini

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Giorgio Chiellini confirms he will leave Juventus at the end of the season  | Daily Mail Online

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Giorgio Chiellini confirms he will leave Juventus at the end of the season

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Chiellini

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Pisa
Data di nascita: 14.08.1984
Ruolo: Difensore
Altezza: 187 cm
Peso: 85 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Brichiel - Chiello - Re Giorgio - King Kong

 

 

Alla Juventus dal 2005 al 2022

Esordio: 15.10.2005 - Serie A - Juventus-Messina 1-0

Ultima partita: 21.05.2022 - Serie A - Fiorentina-Juventus 2-0

 

561 presenze - 36 reti

 

10 scudetti

5 coppe Italia

5 supercoppe italiane

1 campionato di serie B

 

Campione d'Europa 2021 con la nazionale italiana

 

 

 

Giorgio Chiellini (Pisa, 14 agosto 1984è un ex calciatore italiano, di ruolo difensore, campione d'Europa nel 2021 con la nazionale italiana.

 

Cresciuto nel Livorno, con cui ha vinto un campionato di Serie C1 (2001-02), ha poi legato la sua carriera alla Juventus, club in cui ha militato ininterrottamente dal 2005 al 2022 assurgendone a capitano e bandiera, e con cui ha conquistato un record di nove campionati consecutivi di Serie A (dal 2011-12 al 2019-20), cinque Coppe Italia (di cui un record di quattro consecutive dal 2014-15 al 2017-18 e ancora nel 2020-21), cinque Supercoppe di Lega (2012, 2013, 2015, 2018 e 2020) e un campionato di Serie B (2006-07), raggiungendo inoltre due finali di UEFA Champions League (2015 e 2017).

 

Con la nazionale ha trionfato, nell'occasione da capitano, all'europeo itinerante di Europa 2020; tra gli altri piazzamenti, è stato finalista all'europeo di Polonia-Ucraina 2012 e terzo classificato alla Confederations Cup di Brasile 2013 e alla UEFA Nations League del 2020-2021. In azzurro ha inoltre preso parte ai mondiali di Sudafrica 2010 e Brasile 2014, agli europei di Austria-Svizzera 2008 e Francia 2016 e alla Confederations Cup di Sudafrica 2009. A livello giovanile, con l'Italia olimpica è stato medaglia di bronzo ai Giochi di Atene 2004, mentre in precedenza con l'Italia Under-19 si era laureato campione d'Europa a Liechtenstein 2003.

 

Ritenuto tra i migliori difensori della sua generazione, a livello individuale è stato eletto tre volte migliore difensore AIC (2008, 2009 e 2010, quest'ultimo condiviso con Walter Samuel), oltreché inserito cinque volte nella squadra dell'anno AIC (2013, 2015, 2016, 2018 e 2019), tre nell'ESM Team of the Year (2013, 2015 e 2018), due nella squadra della stagione della UEFA Champions League (2015 e 2018) e una nella squadra dell'anno UEFA (2017); in precedenza, in ambito giovanile era stato inserito dall'UEFA nel Dream Team del campionato d'Europa Under-21 2007 e nell'All-Time XI del campionato d'Europa Under-21 (2015). Nel 2021, infine, si è classificato 13º nella graduatoria del Pallone d'oro.

 

Giorgio Chiellini
Sergio Mattarella meets Italy national football team and Matteo Berrettini (12 July 2021) 30 - Chiellini (cropped).jpg
Chiellini nel 2021
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 187 cm
Peso 85 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Difensore
Squadra   Los Angeles FC
Carriera
Giovanili
1989-199? 600px blu rosso bianco twins.svg Livorno 9
199?-2000   Livorno
2000    Milan
2000-2003   Livorno
2003   Roma
Squadre di club
2000-2004   Livorno 55 (4)
2004-2005   Fiorentina 37 (3)
2005-2022   Juventus 561 (36)
2022-2023   Los Angeles FC 31 (1)
Nazionale
2000 Italia Italia U-15 8 (0)
2000-2001 Italia Italia U-16 12 (2)
2001 Italia Italia U-17 1 (0)
2002 Italia Italia U-18 6 (1)
2001-2003 Italia Italia U-19 18 (1)
2003-2007 Italia Italia U-21 26 (6)
2004 Italia Italia olimpica 2 (0)
2004-2022 Italia Italia 117 (8)
Palmarès
 
Olympic flag.svg Olimpiadi
Bronzo Atene 2004
UEFA European Cup.svg Europei di calcio
Argento Polonia-Ucraina 2012
Oro Europa 2020
Transparent.png Confederations Cup
Bronzo Brasile 2013
Transparent.png UEFA Nations League
Bronzo Italia 2021
Transparent.png Coppa dei Campioni CONMEBOL-UEFA
Argento Finalissima 2022
Transparent.png Europei di calcio Under-19
Oro Liechtenstein 2003

 

Biografia

Nato a Pisa per mere questioni ospedaliere dato che lì lavorava il padre, medico, è poi cresciuto con la famiglia a Livorno, nel quartiere dell'Ardenza. Ha due fratelli, tra cui il gemello Claudio, suo procuratore oltreché dirigente sportivo e con cui ha peraltro condiviso alcuni anni in seno alla Juventus, e una sorella minore, Silvia, anch'ella calciatrice e difensore. Prima d'indirizzarsi verso il calcio, da bambino riponeva le sue ambizioni nella pallacanestro, disciplina maggiormente radicata nel territorio labronico.

 

Tra i pochi calciatori di successo capaci di conciliare la carriera sportiva con un proficuo percorso di studi, si è dapprima diplomato presso il liceo scientifico "Federigo Enriques" di Livorno, con il voto di 92/100, e poi nel 2010 si è laureato in economia e commercio presso l'Università degli Studi di Torino, con una votazione finale di 109/110; nel 2017 ha ulteriormente conseguito presso lo stesso ateneo la laurea magistrale in business administration, ottenendo una votazione di 110/110 con lode.

 

Sposatosi con Carolina nel 2014, la coppia ha due figlie.

Caratteristiche tecniche

«È una forza della natura, un giocatore universale che ogni allenatore vorrebbe in squadra.»

(Walter Mazzarri)

 

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Chiellini (a destra) alla Juventus, in marcatura su Drogba, nella trasferta di UEFA Champions League 2013-2014 contro il Galatasaray.

 

Dopo gli esordi giovanili a centrocampo, emerge come terzino sinistro per poi affermarsi come difensore centrale; può essere utilizzato con profitto anche come centrale di sinistra in una retroguardia a 3. Tra le sue caratteristiche risaltano la forza fisica, lo stacco aereo e una spiccata aggressività nei contrasti: in questo senso, Zlatan Ibrahimović lo ha descritto come il difensore più difficile da affrontare, rimarcandone tuttavia l'estrema correttezza — nonostante la decisione negli interventi, Chiellini ha infatti ricevuto solo due espulsioni durante la sua militanza in Serie A. Pur non essendo particolarmente dotato sul piano tecnico, ha trovato spesso il gol grazie alla sua abilità nel colpo di testa.

 

Protagonista di una costante maturazione nel corso degli anni, nella seconda parte di carriera ha migliorato la propria gestione atletica, tattica e tecnica, grazie a una sopraggiunta maggiore capacità di analizzare le fasi del gioco; inoltre, i contrasti duri che lo caratterizzavano in passato hanno lasciato spazio a interventi più puliti e precisi. Questa evoluzione ha portato diversi addetti ai lavori a considerarlo tra i migliori difensori centrali della sua generazione.

 

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Da sinistra, in divisa nera: Chiellini, Bonucci e Barzagli, ovvero la linea difensiva «BBC» della Juventus pluriscudettata negli anni 2010, qui sul campo del Frosinone per una gara di Serie A 2015-2016.

 

Assieme ad Andrea Barzagli e Leonardo Bonucci, per tutti gli anni 2010 compagni di squadra sia nella Juventus sia in nazionale, Chiellini ha formato un affiatato terzetto difensivo denominato «BBC» dalla stampa specializzata; la solidità del trio ha portato al paragone con la linea difensiva composta dai terzini Virginio Rosetta e Umberto Caligaris nonché dal centromediano Luis Monti, alla base dei successi di Juventus e nazionale negli anni 1930. Con il ritiro di Barzagli, il successivo asse Bonucci-Chiellini venutosi a creare è stato ritenuto, per longevità decennale e rendimento ad alti livelli, uno dei più solidi e complementari del calcio internazionale oltreché accostato a coppie del passato quali Beckenbauer-Schwarzenbeck, Scirea-Gentile o Baresi-Costacurta.

 

Agli esordi nel Livorno si era guadagnato il paragone con Hans-Peter Briegel, vedendo per questo appellato dai tifosi labronici come il Briegel dell'alto Tirreno o più semplicemente il Briegel amaranto. Col passaggio alla Juventus si è radicato il soprannome di King Kong per via del modo di festeggiare ogni suo gol — ovvero battersi i pugni al petto, imitando la celebre icona cinematografica —: un'esultanza nata dopo la rete che decise il derby di Torino del 7 marzo 2009.

Carriera

Club

Gli inizi, Livorno e Fiorentina

Inizia a giocare a calcio nel Livorno 9, società dilettantistica dell'Ardenza, dove entra all'età di 5 anni. Una volta dodicenne viene notato dal principale club cittadino, il Livorno. Coi labronici compie tutta la trafila delle giovanili fino alla prima squadra; fanno eccezione un periodo in prova con la squadra Allievi del Milan nel 2000, con cui ha tempo di vincere il Torneo Città di Arco, e un breve passaggio nella squadra Primavera della Roma — che dal 2002 ne diventa anche comproprietaria del cartellino — in occasione del Torneo di Viareggio 2003.

 

È con la maglia amaranto che fa il suo debutto tra i professionisti, all'età di 16 anni. Nella natìa Toscana disputa due campionati in C1 e altrettanti in B, raggiungendo la promozione in Serie A al termine del torneo cadetto 2003-2004, chiuso dal Livorno al terzo posto. Nell'estate seguente, malgrado un'intesa di massima tra il presidente amaranto Aldo Spinelli e quello romanista Franco Sensi circa il prossimo trasferimento di Chiellini nella capitale, le difficoltà finanziare di cui è preda al tempo la società giallorossa fanno sì che la Juventus s'inserisca nella trattativa: la compartecipazione tra Livorno e Roma si risolve alle buste in favore dei labronici che, in accordo coi bianconeri, ne riacquistano l'altra metà del cartellino per 3 milioni di euro prima di cederlo definitivamente ai torinesi.

 

Per la stagione seguente la Juventus lascia Chiellini ancora in Toscana, ceduto in comproprietà stavolta alla Fiorentina, onde farlo adattare senza troppe pressioni ai ritmi della massima serie. Esordisce in A con i viola il 12 settembre 2004 in occasione della sconfitta proprio contro la Roma. A dispetto della giovane età s'impone come titolare nel ruolo di terzino sinistro, contribuendo alla salvezza dei toscani con 3 reti in campionato.

Juventus

Gli esordi (2005-2011)
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Chiellini con indosso una mascherina di protezione durante la sfida casalinga di Serie A 2008-2009 contro il Chievo

 

Dopo la risoluzione della compartecipazione con la Fiorentina, nell'estate 2005 il difensore fa definitivo approdo alla Juventus. Con l'allenatore Fabio Capello debutta in maglia bianconera il 15 ottobre 2005, nella partita di campionato vinta 1-0 contro il Messina allo stadio delle Alpi, subentrando al 75' a Pavel Nedvěd; tre giorni dopo fa il suo esordio nelle coppe europee, nella partita di Champions League persa 2-1 in casa del Bayern Monaco, mentre il 23 dello stesso mese arriva la prima da titolare, in Serie A, nel successo esterno 3-0 sul Lecce. Nella sua prima stagione a Torino, nella quale trova discreto impiego in campionato, vince subito lo scudetto, poi revocato in seguito alle vicende di Calciopoli che porteranno, nelle settimane seguenti, al declassamento d'ufficio della Juventus in Serie B.

 

Nel campionato 2006-07, pur a fronte della giovane età, viene giocoforza promosso tra i pochi punti fermi attorno cui ricostruire una Vecchia Signora privata di molti suoi big. Sotto la direzione del tecnico Didier Deschamps si guadagna il posto da titolare e, occasionalmente, inizia a essere schierato nel ruolo in cui si affermerà definitivamente, quello di difensore centrale. Realizza il suo primo gol con la maglia bianconera in Coppa Italia contro il Napoli. In campionato segna 3 reti, tra cui una doppietta sul campo dell'Arezzo nel giorno della promozione matematica in Serie A.

 

Nella stagione 2007-08 conferma definitivamente la sua titolarità per gli anni a venire, venendo utilizzato inizialmente come terzino sinistro. Il 2 settembre 2007 segna il suo primo gol in Serie A con la maglia bianconera, in occasione di Cagliari-Juventus (2-3) della seconda giornata di campionato. Dopo l'infortunio del compagno di squadra Jorge Andrade viene spostato stabilmente a centrale di difesa, in coppia con Nicola Legrottaglie, anche per via delle poco convincenti prestazioni offerte nel ruolo da Domenico Criscito quella con Legrottaglie finisce per diventare la coppia difensiva juventina di riferimento negli anni post-promozione. Sul finire del campionato realizza una doppietta nella vittoriosa sfida interna di campionato contro la Lazio, terminata sul 5-2, contribuendo al matematico raggiungimento della qualificazione in Champions League.

 

All'inizio della stagione seguente, il 13 agosto 2008, realizza il suo primo gol nelle competizioni continentali, durante la gara di andata del terzo turno preliminare di Champions League contro l'Artmedia Petržalka di Bratislava, conclusasi 4-0 per i bianconeri. In campionato, dopo il terzo posto dell'anno precedente, i bianconeri migliorano il proprio piazzamento classificandosi secondi alle spalle dell'Inter.

 

Il biennio successivo risulta deludente per la Juventus, che per due volte consecutive non va al di là del settimo posto in campionato, piazzamento che nella stagione 2010-11 costa altresì la mancata qualificazione alle coppe europee; questi anni, tuttavia, si rivelano importanti per Chiellini sul piano personale poiché matura e consolida la sua leadership all'interno dello spogliatoio bianconero, alle spalle delle sole bandiere Alessandro Del Piero e Gianluigi Buffon.

Le stagioni dei record (2011-2020)
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Chiellini al tiro nella sfida di UEFA Champions League 2012-2013 sul campo dello Šachtar

 

Nella stagione 2011-12 il nuovo allenatore bianconero Antonio Conte parte dal modulo 4-2-4, schierando Chiellini in un primo momento centrale, in seguito terzino sinistro. Sul finire del 2011 viene varata la difesa a tre, con il livornese impiegato a fianco del «regista arretrato» Leonardo Bonucci. Il ciclo aperto dal tecnico leccese è vincente, e la Juventus conquista tre scudetti consecutivi — stabilendo anche due primati: nessuna sconfitta nel campionato 2011-12, e 102 punti in quello del 2013-14 —, oltre a due Supercoppe di Lega.

 

La Juventus non patisce il sopraggiunto addìo di Conte nell'estate 2014 e, guidata da Massimiliano Allegri, centra nella stagione 2014-15 il double nazionale, il terzo assoluto nella storia bianconera: per il difensore, oltre al quarto scudetto di fila, arriva anche la prima Coppa Italia, vinta in finale contro la Lazio ai tempi supplementari, in una partita in cui Chiellini trova anche il gol del momentaneo 1-1, e per la prima volta solleva un trofeo da capitano del club. Salta invece la finale di Champions League del 6 giugno 2015, persa contro il Barcellona, a causa di un infortunio muscolare.

 

Nell'annata successiva, pur caratterizzata sul piano personale da molti infortuni, Chiellini vince il suo quinto scudetto consecutivo, segnando l'unica rete stagionale nell'ultima giornata di campionato contro la Sampdoria, e la seconda Coppa Italia, battendo in finale il Milan ai supplementari. La stagione 2016-17 lo vede mettere in bacheca la terza Coppa Italia consecutiva, in seguito alla vittoria per 2-0 sulla Lazio nella finale del 17 maggio 2017; quattro giorni dopo, con il successo interno 3-0 sul Crotone, arriva anche il sesto titolo italiano di fila, che consente a Chiellini e alla Juventus d'inanellare da una parte il terzo double nazionale di fila, e dall'altra, soprattutto, di battere dopo 82 anni il record della Juve del Quinquennio. Il 3 giugno scende in campo per la sua prima finale di Champions League, che vede i bianconeri sconfitti 1-4 dai detentori del Real Madrid. I successi si ripetono nell'annata 2017-18, in cui la Juventus fa suo il settimo scudetto consecutivo e annesso quarto double domestico di fila — quest'ultimo, nuovo primato nel calcio italiano.

 

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Da sinistra: Chiellini, Cáceres e Marrone a Singapore nell'estate 2014 per un'amichevole precampionato contro una selezione locale.

 

Stante la partenza di Buffon, dalla stagione 2018-19 Chiellini diventa, dopo tredici anni di militanza, il nuovo capitano juventino. A riprova del sopraggiunto status nella storia del club, il 12 marzo 2019, in occasione del vittorioso retour match di Torino contro l'Atlético Madrid (3-0) valevole per gli ottavi di Champions League, entra nella top five dei più presenti in bianconero tagliando il traguardo delle 500 partite. Il successivo 20 aprile, grazie alla vittoria 2-1 nel match casalingo contro la Fiorentina, la Juventus conquista per l'ottava volta consecutiva lo scudetto, il primo per Chiellini con la fascia al braccio.

 

Pare iniziare nel migliore dei modi l'annata 2019-20 quando, in avvio di campionato, il 24 agosto realizza il decisivo 1-0 che vale la vittoria sul terreno del Parma; tuttavia appena sei giorni più tardi, in allenamento si procura un serio infortunio al legamento crociato del ginocchio destro, che gli preclude anzitempo il prosieguo della stagione. Per tornare in campo deve attendere il 16 febbraio 2020, in occasione del successo casalingo contro il Brescia (2-0), subentrando al 78' al compagno di reparto Bonucci; tuttavia il successivo stop ai campionati dettato dalla sopraggiunta pandemia di covid-19, e ulteriori ricadute fisiche, non aiutano Chiellini a tornare a pieno regime, permettendogli solo una manciata di presenze stagionali. Pur relegato forzatamente fuori dal campo, in quest'annata riesce comunque a dare il suo contributo alla causa bianconera da «capitano non giocatore», ruolo con cui coglie il nono scudetto consecutivo per il club juventino — record assoluto nella storia della Serie A e dei maggiori campionati nazionali d'Europa — oltreché a livello personale, divenendo il calciatore più titolato nel dominio domestico bianconero di questo decennio.

Ultimi anni (2020-2022)
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Chiellini in riscaldamento prepartita sul terreno dello Zenit San Pietroburgo in occasione della vittoriosa trasferta di UEFA Champions League 2021-2022

 

La fine di un ciclo in casa juventina coincide con la parabola discendente di Chiellini, il quale, pur rimanendo il capitano della squadra, a conti fatti dalla stagione 2020-21 assume un ruolo sempre più marginale delle dinamiche dell'undici titolare, non riuscendo a ritrovare una continuità di rendimento: ciò soprattutto per l'avanzare dell'età, che lo rende sempre più soggetto a stop fisici, oltreché per la definitiva affermazione al centro della difesa bianconera del più giovane Matthijs de Ligt. Nel biennio seguente ha comunque modo di rimpolpare il proprio palmarès con la quinta Supercoppa italiana e la quinta Coppa Italia personale, gli ultimi trofei della sua carriera di club, incamerati entrambi nel 2021.

 

Il 20 marzo 2022, in concomitanza con la vittoria casalinga 2-0 in campionato contro la Salernitana, tocca le 552 presenze con la squadra torinese eguagliando così una leggenda juventina quale Gaetano Scirea; il successivo 3 aprile, in occasione della sconfitta interna 0-1 nel derby d'Italia contro l'Inter, supera definitivamente Scirea e si assesta al terzo posto tra i pluripresenti in maglia bianconera, dietro solamente a Buffon e al primatista assoluto Del Piero. Al termine dell'ultima gara di livello giocata, la finale di Coppa Italia 2021-2022 persa 2-4 ai supplementari ancora contro l'Inter, e dando seguito a quanto già similmente dichiarato per la nazionale nelle settimane precedenti, Chiellini ufficializza l'addio anche alla Juventus al termine della stagione, dopo 17 anni di militanza sotto alla Mole.

Los Angeles FC e ritiro

Una volta risolto il contratto che ancora lo legava alla Juventus, nel giugno 2022 lascia per la prima volta il calcio italiano e si trasferisce in California per militare nel Los Angeles FC, squadra della Major League Soccer (MLS). Debutta in maglia oronera il successivo 17 luglio, scendendo in campo da titolare nella vittoria esterna 2-1 sul Nashville; pur se arrivato in Nordamerica a campionato iniziato, ha modo di dare il suo contributo al primato losangelino in stagione regolare, che vale la vittoria del MLS Supporters' Shield. Nei successivi play-off per l'assegnazione del titolo, partecipa dapprima all'affermazione oronera in Western Conference e poi alla vittoria della MLS Cup, la prima nella storia del club, arrivata in finale contro i campioni della Eastern Conference, il Philadelphia Union, ai tiri di rigore.

 

Nella stagione seguente realizza il suo primo gol in MLS, il 4 marzo 2023, aprendo le marcature nel successo interno 3-2 sui Portland Timbers. Il successivo 4 giugno, gioca la finale di ritorno della CONCACAF Champions League, persa nel doppio confronto coi messicani del León. Al termine della regular season contribuisce al raggiungimento della seconda finale di MLS Cup consecutiva da parte del club californiano, stavolta persa a favore dei Columbus Crew.

 

Il 12 dicembre 2023, tre giorni dopo aver disputato il suo ultimo incontro ufficiale, Chiellini annuncia l'addio al calcio giocato all'età di 39 anni.

Nazionale

Nazionali giovanili

Ha giocato in tutte le nazionali giovanili italiane, trionfando con l'Under-19 all'europeo di categoria del 2003 disputato in Liechtenstein. L'anno successivo, con la maglia della nazionale olimpica vince la medaglia di bronzo al torneo di Atene 2004, collezionando 2 presenze a partita in corso. Con l'Italia Under-21 prende successivamente parte agli europei di categoria del 2006 e del 2007, in quest'ultimo caso indossando la fascia di capitano, segnando 2 reti e venendo inserito dall'UEFA nel Dream Team dell'edizione. Proprio nel 2007 si esaurisce l'esperienza con gli azzurrini, con un bilancio di 26 presenze e 6 gol.

Nazionale maggiore

I primi anni (2004-2007)

Il 17 novembre 2004, a 20 anni, esordisce in nazionale maggiore con il selezionatore Marcello Lippi, subentrando nel secondo tempo della vittoriosa amichevole di Messina contro la Finlandia (1-0). Nei mesi successivi Lippi gli concede altre quattro presenze tra cui, il 26 marzo 2005, la partita valida per le qualificazioni UEFA al campionato del mondo 2006 e vinta per 2-0 contro la Scozia a Milano, in cui scende in campo per la prima volta da titolare. Nel successivo biennio, ancora impegnato in primis con l'Under-21, il difensore rimane ai margini della nazionale maggiore, non rientrando tra i convocati per il vittorioso mondiale tedesco e pagando oltremodo quanto a visibilità la stagione 2006-07 trascorsa in Serie B. Tornato in pianta stabile nel giro azzurro dall'annata successiva, il 21 novembre 2007 realizza il suo primo gol in nazionale, nel successo di Modena contro le Fær Øer (3-1) valevole per le qualificazioni al campionato d'Europa 2008.

Il consolidamento (2008-2010)
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Chiellini agli esordi in nazionale maggiore nel 2008

 

Nell'estate 2008 è tra i 23 convocati del commissario tecnico Roberto Donadoni per la fase finale dell'europeo in Austria e Svizzera. Il primo giorno di allenamento nel ritiro, causa involontariamente l'infortunio che impedisce al capitano Fabio Cannavaro di prendere parte la manifestazione. A partire dalla seconda partita del girone, Italia-Romania (1-1) del 13 giugno 2008, viene schierato come difensore centrale in coppia con Christian Panucci; disputa anche le seguenti gare contro la Francia e, ai quarti di finale, contro la Spagna che elimina la nazionale azzurra ai tiri di rigore.

 

Sin dall'inizio delle qualificazioni al campionato del mondo 2010, il rientrante Lippi lo conferma come difensore centrale titolare al fianco di Cannavaro. Nel 2009 prende parte alla Confederations Cup dove l'Italia viene eliminata al primo turno. L'anno dopo viene convocato per la fase finale del mondiale in Sudafrica, dove gioca titolare nelle tre partite disputate dall'Italia che viene eliminata al primo turno.

Verso l'Ital-Juve (2010-2014)

All'indomani del mondiale sudafricano viene confermato nelle retroguardia azzurra dal nuovo selezionatore Cesare Prandelli, pur con qualche mugugno per via del saltuario impiego come terzino nel corso delle qualificazioni al campionato d'Europa 2012. Nell'estate 2012 prende parte alla fase finale dell'europeo in Polonia e Ucraina, nel corso del quale, tuttavia, il 18 giugno s'infortuna nella terza partita del girone contro l'Irlanda; riesce a recuperare in tempi-record, rientrando appena dieci giorni dopo, in tempo per la classica contro la Germania che vale la semifinale, vinta per 2-1. Nella finale di Kiev, in cui scende in campo nonostante una condizione ancora precaria, da un suo errore nasce il vantaggio della Spagna in una gara che l'Italia perderà nettamente (4-0); nella circostanza Chiellini dovrà lasciare il campo già nel primo tempo, per lo stesso problema muscolare accusato nelle precedenti partite.

 

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Chiellini (a destra) alle prese con lo spagnolo Fàbregas durante la finale di Euro 2012

 

Il 14 novembre 2012, in occasione dell'amichevole persa per 2-1 in casa contro la Francia, veste per la prima volta la fascia di capitano degli azzurri dal primo minuto. Viene confermato da Prandelli nella rosa che parteciperà alla Confederations Cup 2013, dove gioca tutte e cinque le partite della nazionale, segnando una rete contro i padroni di casa del Brasile nella terza partita del girone. A fine competizione vince con l'Italia la medaglia di bronzo, dopo il successo ai rigori contro l'Uruguay.

 

Il successivo 10 settembre va a segno a Torino contro la Rep. Ceca nella partita valida per le qualificazioni al campionato del mondo 2014, siglando il momentaneo pareggio in una sfida poi terminata 2-1 in favore degli azzurri: questo gol, unito al raddoppio siglato da Mario Balotelli su calcio di rigore, permette all'Italia di raggiungere la qualificazione aritmetica. Ormai tra i punti fermi — assieme ai colleghi di reparto Buffon, Barzagli e Bonucci, e agli altri compagni di squadra Marchisio e Pirlo — della cosiddetta Ital-Juve dei primi anni 2010, il 1º giugno 2014 è confermato tra i 23 selezionati per la fase finale del mondiale in Brasile. Il 24 dello stesso mese, durante l'incontro con l'Uruguay vinto dai sudamericani per 1-0, che peraltro sancisce l'eliminazione azzurra al primo turno, Chiellini è suo malgrado vittima di un singolare infortunio di gioco, un morso da parte di Luis Suárez, che ottiene risonanza internazionale.

Senatore azzurro (2014-2017)

Nonostante nel post-eliminazione venga indicato dai media, per ragioni anagrafiche, tra coloro chiamati al passo d'addìo nei confronti della nazionale, nelle settimane seguenti Chiellini viene confermato in azzurro dal nuovo selezionatore Antonio Conte. Il 10 ottobre 2014, nella gara contro l'Azerbaigian valida per le qualificazioni al campionato d'Europa 2016, realizza una doppietta che vale il successo azzurro 2-1; un exploit che gli permette di rimediare all'autorete del momentaneo pareggio azero. Convocato per la fase finale dell'europeo in Francia, va in gol nell'incontro degli ottavi contro la Spagna campione uscente, aprendo le marcature nel 2-0 per gli azzurri; il cammino italiano nella manifestazione si conclude al turno successivo, dove la nazionale è eliminata ai rigori dalla Germania campione del mondo in carica.

 

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Da sinistra: Verratti, Buffon e Chiellini, testimonial Puma, alla presentazione delle divise azzurre per il biennio 2015-2016.

 

Ormai uno dei senatori del gruppo azzurro, mantiene il posto da titolare anche sotto la gestione tecnica di Gian Piero Ventura, con il quale disputa 6 partite delle qualificazioni al campionato del mondo 2018, compreso il doppio play-off disputato a novembre 2017 contro la Svezia che elimina clamorosamente l'Italia, a 60 anni dall'unico precedente.

Gli anni da capitano (2018-2022)

Dopo avere riflettuto nei mesi seguenti sull'opportunità di lasciare la nazionale, con l'avvio del successivo ciclo del selezionatore Roberto Mancini torna suoi suoi passi e, nella circostanza, proprio Chiellini succede a Gianluigi Buffon quale capitano azzurro: è lui a indossare la fascia nel settembre 2018, in occasione del debutto dell'Italia nella neonata UEFA Nations League. Proprio in questa competizione, in occasione della partita del 17 novembre 2018 a San Siro contro il Portogallo (0-0), a 14 anni dal suo debutto in nazionale maggiore, raggiunge le 100 presenze in azzurro, settimo giocatore a toccare tale traguardo.

 

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Da sinistra: il capitano azzurro Chiellini, il selezionatore Mancini e il presidente federale Gravina ricevuti nell'estate 2021 ai giardini del Palazzo del Quirinale dal presidente della Repubblica, Mattarella, dopo la vittoria al campionato d'Europa 2020.

 

Nel 2021 viene selezionato da Mancini per la fase finale del campionato d'Europa 2020, posticipata di un anno a causa del covid: è il quarto europeo della carriera per Chiellini, il quale va ad eguagliare Buffon e Alessandro Del Piero per numero di partecipazioni azzurre alla rassegna continentale. In occasione della vittoriosa gara inaugurale dell'11 giugno a Roma contro la Turchia (3-0), a 36 anni e 301 giorni diventa il più vecchio giocatore azzurro, limitatamente a quelli di movimento, a scendere in campo in una fase finale di europei e mondiali; migliora ulteriormente il record il successivo 11 luglio quando scende in campo, a 36 e 331 giorni, nella finale contro i padroni di casa dell'Inghilterra. Pur essendo reduce da una stagione travagliata sul piano fisico, Chiellini si presenta all'appuntamento continentale in buone condizioni e, nonostante l'età e un infortunio muscolare occorsogli nella seconda gara del girone, assurge tra i protagonisti del vittorioso cammino italiano nella manifestazione: si ripropone ad alti livelli nell'ormai collaudata coppia centrale con Bonucci e, a livello personale, è degno di nota il vittorioso duello con l'attaccante belga Romelu Lukaku nei quarti di finale; al termine della finale di Wembley vinta ai tiri di rigore, solleva da capitano la seconda Coppa Henri Delaunay della storia azzurra.

 

Il successivo 30 settembre viene inserito tra i 23 convocati per la fase finale della UEFA Nations League 2020-2021, ospitata proprio dall'Italia e chiusa dai padroni di casa al terzo posto. Convocato per il turno di spareggio delle qualificazioni UEFA al campionato del mondo 2022, il 24 marzo dello stesso anno gioca i minuti finali della sconfitta contro la Macedonia del Nord (0-1) che costa all'Italia la seconda eliminazione consecutiva. Cinque giorni dopo viene schierato titolare nell'amichevole vinta per 3-2 a Konya contro la Turchia, entrando nella top five azzurra di sempre quanto a militanza.

 

Nelle settimane seguenti esplicita l'imminente intenzione di svestire dopo diciotto anni la maglia azzurra. Gioca la sua ultima gara con la nazionale il 1º giugno 2022 a Wembley, in occasione della finalissima della Coppa dei Campioni CONMEBOL-UEFA persa 0-3 contro i campioni del Sudamerica dell'Argentina. Conclude la sua esperienza azzurra a quota 117 presenze, eguagliando Daniele De Rossi al quarto posto assoluto.

Palmarès

Club

Competizioni giovanili

Competizioni nazionali

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Chiellini (a destra), all'epoca vicecapitano della Juventus, riceve dal presidente della Repubblica, Mattarella, il trofeo della Coppa Italia 2014-2015.

 

Nazionale

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Chiellini stringe in mano la Coppa Henri Delaunay al termine di Euro 2020

 

Individuale

Migliore difensore: 3 2008, 2009, 2010
Squadra dell'anno: 5 2013, 2015, 2016, 2018, 2019

Onorificenze

Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana
  — Roma, 27 settembre 2004. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.
Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana
  «Riconoscimento dei valori sportivi e dello spirito nazionale che hanno animato la vittoria italiana al campionato europeo di calcio UEFA Euro 2020»
— Roma, 16 luglio 2021. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.

 

Modificato da Socrates

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È di buona famiglia, è giovane, ma lavora già da qualche anno – scrive Giulio Sala su “Hurrà Juventus dell’aprile 2006 – si mantiene e nonostante questo non ha abbandonato gli studi, anzi, è iscritto all’Università; si è ingegnato e ha trovato un modo originale di fare beneficenza, mostrandosi intraprendente e generoso; ha talento e un brillante avvenire davanti a sé... Vagli a trovare un difetto a Giorgio Chiellini. Ne avrà, come tutti, ma diamine, li maschera proprio bene! Il classico “ragazzo da sposare”, insomma. Ne sarà ben conscia la sua fidanzata, che sta con lui da due anni e vive a Livorno; questo è tutto quello che ci è dato di sapere di lei, perché Giorgio ne tutela gelosamente la privacy e non ci dice neanche il nome. Ci dice, però, tante altre cose interessanti che raccontano di un ragazzo che sa divertirsi, come è sacrosanto che sia a ventun anni, ma che sa anche prendere tremendamente sul serio gli impegni che assume.
Come l’Università, appunto. Nonostante sia riuscito a sfondare nel calcio, Giorgio infatti ha continuato a studiare e, compatibilmente con gli impegni della professione, punta alla Laurea in Economia e Commercio: «Qualcosa dovrò pur fare quando smetterò di giocare e credo che oggi, senza una Laurea, si combini poco. Magari a fine carriera resterò nel mondo del calcio, ma nel dubbio preferisco prendermi il famoso pezzo di carta».
– Quanto ti manca per finire?
«Eh, per ora ho dato solo due esami: quest’anno ho passato Economia Aziendale e tra poco dovrei darne un altro. Quando ero a casa, avevo già dato Matematica e devo dire che mi era andata bene: giocavo nel Livorno, ma andavo all’Università a Pisa... per fortuna non mi ha riconosciuto nessuno!».
– Voti?
«Buoni, non posso lamentarmi: sai, a scuola andavo bene, ho fatto il liceo scientifico, alla maturità sono passato con 92/100 e Matematica l’ho data appena finito le superiori, quindi non ho avuto problemi. Con Economia Aziendale, non avendo mai studiato ragioneria, ho avuto qualche difficoltà in più, ma sono comunque passato».
La vocazione di Giorgio allo studio è, per così dire, un vizio di famiglia; il papà è un primario in Scienze Motorie e anche suo fratello gemello, pure lui calciatore, frequenta l’Università: «Sì, ma lui sta studiando “davvero”, con molto più impegno e continuità. A calcio gioca più per divertimento e per passione. È in Eccellenza, nel Perignano. Abbiamo giocato insieme fino ai quattordici, quindici anni, poi i risultati sono stati diversi e quindi io ho preso un’altra strada. Mio fratello è un difensore centrale, ma non abbiamo mai “fatto reparto”: io a quell’età giocavo a centrocampo, non sulla fascia però, in mezzo. Ero molto più alto degli altri e quindi la palla la prendevo sempre io. Poi, piano piano ho allargato la posizione e mi sono spostato sempre più indietro, fino a divenire un terzino».
E che terzino! Dopo la parentesi di Firenze Giorgio è tornato in bianconero e si è messo in luce da subito, meritando la fiducia di mister Capello: «Speravo di poter far bene e di riuscire a recitare un ruolo importante, anche se forse non mi aspettavo di trovare tanto spazio a inizio stagione. A ottobre ero riuscito a ritagliarmi un posto in squadra, giocavo e stavo bene; poi ho avuto un po’ di sfortuna, qualche problema muscolare, e devo ancora ritrovare la forma migliore, ma la mia esperienza qui, finora, è stata comunque molto positiva e mi ha permesso di crescere; giocare in una squadra come la Juventus e avere questi compagni e questo allenatore che ti fanno sentire la loro fiducia è un grande passo avanti per me».
– Beh, te la sei meritata dopotutto, con una crescita continua. In cosa credi di essere migliorato maggiormente?
«Quest’anno penso di aver imparato a curare di più la fase difensiva: il primo pensiero, fino all’anno scorso, era spingersi in avanti, ora invece e non prendere gol; sto molto più attento a non scoprire la mia zona».
– Ci sono altri aspetti sui quali pensi si dover lavorare ancora?
«Margini di miglioramento ce ne sono, su tutti i fronti, ma credo che i più importanti siano a livello mentale, perché giocando in una squadra come la Juve, in palcoscenici così importanti, devi per forza tirare fuori la personalità e quando fai per così dire “il salto di qualità” è forse la cosa più difficile. E non parlo solo della Champions League, ma anche di partite come Juventus-Milan o Inter-Juventus: prima non avevo mai giocato gare del genere. In Nazionale, ad esempio, avevo giocato una partita di qualificazione, ma le altre volte erano solo amichevoli, importanti perché vestivo la maglia azzurra, ma non per il risultato».
– Quelle più importanti, in azzurro e con la Juve, arriveranno tra poco...
«Eh sì, spero di rientrare senza altri problemi. Piano piano sto recuperando e mi auguro di poter dare una mano al gruppo, anche perché in quest’ultimo periodo ci sarà bisogno di alternarsi per riuscire a dare il massimo e a raccogliere i frutti di un anno di lavoro. Non dimentichiamoci che ancora non abbiamo fatto niente. Finora il nostro è stato un ottimo campionato, ma non ci dobbiamo sentire appagati, perché correremmo il rischio di rovinare tutto. In Champions siamo riusciti a qualificarci per i quarti, ma d’ora in poi non possiamo sbagliare nulla».
Sembra di sentir parlare un veterano. Eppure Giorgio è ancora giovanissimo, ma dimostra una maturità rara a trovarsi in ragazzi della sua età, e non è un complimento gratuito. Non bastasse l’impegno che mette in campo o nello studio a dimostrarlo, ecco l’ultima chicca, la beneficenza, fatta in modo discreto e assolutamente originale: vendendo su Internet le maglie scambiate con i colleghi calciatori e devolvendo il ricavato al Camillian Social Center Chiangrai un centro in Thailandia per i bambini orfani a causa dello Tsunami e per persone malate di lebbra e AIDS, abbandonate dalle loro famiglie: «È tutto nato per caso: durante lo scorso Natale ero a casa e, navigando su Internet con mio fratello, ho visto che una mia maglietta, scambiata al termine di una partita, era stata messa all’asta su E-bay. Avendone tantissime a casa, ho trovato più utile impiegarle per uno scopo benefico. Ne ho già vendute un po’ e abbiamo raggiunto 10.000 Euro».
– Qual è quella che è stata pagata di più?
«Quella della Roma, che in campionato, solo per la partita contro di noi, aveva uno sponsor di acque minerali. Essendo un pezzo unico, era molto ambita dai collezionisti ed è stata venduta a 1.800 Euro. Poi, naturalmente, ce ne sono altre che vengono “battute” a meno e che sono acquistate dai tifosi».
– Calcio, studio, beneficenza… ma il tempo per rilassarti un po’ lo trovi?
«Oh sì: abbiamo la fortuna di allenarci la mattina e al massimo alle tre arrivo a casa. Obiettivamente, fino all’ora di cena, salvo rari casi, non ho nessun impegno che, quando non studio, mi impedisca di giocare un po’ con la Playstation».
– Quali sono i tuoi giochi preferiti?
«Mi piacciono quelli di guerra, Medal of Honour, Call of Duty, oppure, naturalmente, il calcio, Pro Evolution Soccer in particolare. La vera passione però è un calcio manageriale, da giocarsi in rete, con il computer: Hattrick. Mio fratello ci gioca già da un paio di anni, ma io non lo conoscevo. Lui ha insistito: “Provalo, vedrai che ti piace”, me l’ha ripetuto non so quante volte, alla fine gli ho dato retta e, in effetti... aveva ragione. È una specie di Fantacalcio virtuale, ma con giocatori inventati, ognuno con le sue caratteristiche che ti permettono di valutarli, acquistarli e creare così la tua formazione».
– E al Fantacalcio, con i calciatori veri, non giochi?
No, ho smesso da quando sono un “diretto interessato” e sono in serie A. Prima giocavo con gli amici di casa e ora, non essendoci mai, seguirlo e fare le aste sarebbe un problema».
– Quindi non “ti sei mai comprato”.
«No, ma se lo facessi di nuovo, mi comprerei per forza: titolare inamovibile ogni domenica!».
 
NICOLA CALZARETTA, DALLA SUA PAGINA FACEBOOK DEL 17 MAGGIO 2022
Giorgio Chiellini. Un mito in pantaloncini e maglietta (e turbante!). Lo saluto con il mio testo a lui dedicato e contenuto nel libro Il Guerriero della Juventus (Giglio, Cucci, editore NFC).
È un po’ lungo, ma credo che la sua lettura ne possa valere la pena.
Giorgio Chiellini. Livornese purosangue, nato il 18 agosto 1984. A Pisa. Un ossimoro da Vernacoliere. Ma non è uno scherzo, né un errore. Così è riportato nei documenti, nella patente, nell’Almanacco Panini. Tutto reale per una verità peraltro già scritta nel suo nome e cognome, il cui anagramma è: “Illogiche origini”. Provare per credere. Il motivo ormai è noto. “Colpa” del padre ortopedico e della zia ostetrica che “giocano” per l’Ospedale Santa Chiara di Pisa. E così sia. Giusto e solo per l’anagrafe, però. Perché per tutto il resto Giorgio è livornese di cima in fondo, passando per quel nasone che è pieno di curve e saliscendi come il meraviglioso lungomare del Romito. 
Cinquecento partite e più con la maglia della Juventus. Centenario con la Nazionale. Capitano bianconero e azzurro. Gemello di Claudio, fratello di Giulia e Silvia. Marito di Carolina, babbo di Nina e Olivia le cui iniziali sono gli unici marchi tatuati sul suo corpo. Dottore in Economia e Commercio dal 2010, quindi Laurea “Magistrale” in Business Administration nel 2017 con una tesi sul bilancio della Juventus (110 e lode, e menzione di merito, tanto per rimanere al top anche lì). 
“Migliore centrale al mondo” secondo Massimiliano Allegri, uno che lo conosce bene. Professore ad Harvard in Tecniche e strategie difensive per Josè Mourinho. Nel 2019 unico italiano nella nomination dei cinquantacinque candidati al World 11 della FIFA; il tutto a trentacinque anni, il più “vecchio” della lista. Nove scudetti più uno, una manciata di coppe e supercoppe domestiche e un campionato di Serie B con la Juve nel 2007.
Sì anche questo, anzi soprattutto questo nel “palmares” di Re Giorgio, perché lui tra i Cadetti c’è stato, trionfando. Prima della lunga parentesi bianconera, con il suo Livorno ha centrato la doppia promozione in B (2002) e in A (2004) e nel mezzo il titolo europeo con l’Under 19 (2003).
Un vincente nato. Non predestinato, attenzione. Una vita di progetti, traguardi, conquiste progressive, ma non ossessive. Un cammino che non si è mai fermato e che continua anche oggi perché mosso dalla passione vera. Un percorso di lavoro, impegno, sacrificio costante. Nessun regalo, un passo alla volta per migliorare e migliorarsi, critico severissimo e intransigente con se stesso (come un certo CR7: non si è campioni a caso). Un ragazzo venuto su con principi sani grazie a Lucia e Fabio, i genitori – sportivi anche loro in gioventù – che hanno saputo gettare semi di qualità in un terreno che è apparso fin da subito molto fertile. L’educazione. Parola chiave. Il rispetto del prossimo, altro must del bel vivere civile. Gli immancabili errori (perché ne ha fatti anche lui, mica è san Giorgio). E poi la formazione, le fondamenta per una vita strutturata e solida, in difesa come in attacco. La scuola – quella pubblica, ci mancherebbe altro – e lo sport (il tentativo con la musica ebbe vita breve). Con i libri che vengono prima del pallone, anche di quello da basket, perché a Giorgio, va detto, piace pure la pallacanestro che ha radici profonde a Livorno (e lui sogna davvero di fare le schiacciate a canestro).
Ma è il calcio ad avere la meglio. Cresce la passione di pari passo con il fisico e la determinazione, ne sa qualcosa babbo Fabio che esce stremato da quegli uno contro uno con il bimbone. Si fanno le prime scelte di cuore e mentre Claudio vira sulla Juve, Giorgio si innamora del Milan del suo idolo Maldini, maglia numero tre (prendere nota). La prima squadra dei gemelli è il “Livorno 9”, una delle tante piccole società del tessuto calcistico cittadino (il nove è il numero della circoscrizione della città). Giorgio non passa inosservato. Ha voglia, grinta, carattere. C’è sempre. È una garanzia: non si esaurisce mai, come le pile Duracell, zinco e carbone (“Dura di più”, recitava lo storico slogan dello spot televisivo, 1984, l’anno di nascita dei Chiellini’s). Calcia con il sinistro, è una forza della natura, ha coraggio da vendere. Ci vuole poco perché se lo accaparri il Livorno, quello vero. Ci va anche Claudio, hanno dodici anni.
A tredici, ecco la prima metamorfosi decisiva per il ricciolino dalla faccia simpatica: da centrocampista qual era, viene trasformato in terzino di fascia. E su quei binari mancini, sfonda. Entra nel giro nelle Nazionali e a sedici anni fa capolino in Prima Squadra dove ci sono califfi come Protti, Di Carlo, Piovani. Iniziano a soffiare anche le sirene inglesi (si veda alla voce Arsenal), respinte al mittente con tutto il loro carico ipnotico. È ancora un ragazzetto. Bene che stia a casa sua, almeno per un altro po’ e cresca con il suo Livorno. Intanto debutta in C1, giusto qualche apparizione e una bella ramanzina a reti unificate da mister Osvaldo Jaconi, quella volta che, causa persistente febbrone, non si era fatto vedere al campo per alcuni giorni. Pensava di non sbagliare, in totale buona fede. “Ma dove credi di essere? - lo rimbalzò il mister quando riapparve allo stadio - “Ti sembra normale non esserti mai fatto visitare dal dottore? Qui siamo professionisti, non bambini”. La manata, stile Bud Spencer, gli arriva dritta alla base della nuca. Un episodio chiave. Lo ricorda tuttora Giorgio come insegnamento fondamentale per la formazione.
Si cresce, e il giovane Chiellini viene su bene, seppure sia ancora un po’ sgraziato nei movimenti, e con qualche difficoltà a dosare l’enorme potenza di un fisico straripante. Ma ha appena diciotto anni. Seppure da comprimario, conquista la Serie B. È felice. Ma siamo solo agli inizi. Il 2003 è l’anno della prima svolta: si diploma la Liceo Enriques (92/100); vince l’Europeo Under 19 con la Nazionale; la Roma si prende metà del suo cartellino, ma soprattutto conquista un posto da titolare in Prima Squadra (il mister adesso è Walter Mazzarri). L’inizio, come capita spesso, è casuale: è l’indisponibilità del compagno ad aprirgli le porte dei primi undici. Il seguito è da gente che ha dei numeri e volontà, perché una volta entrato, Giorgio non esce più di squadra. Terzino sinistro con licenza di avanzare. Gioca sempre al massimo, non molla mai l’osso, è spigoloso e pungente. Fisicamente è una roccia, una roccia che corre fortissimo nella sua maglia amaranto. E dopo Piacenza-Livorno del 29 maggio 2004 (3-1 per Protti & Co) ecco il ritorno in A dopo cinquantacinque anni. Giorgio è il bimbo più felice di Livorno. Da tifoso, da livornese verace, vive da protagonista un sogno e quella partita rimane una delle più belle della sua carriera. 
La gioia e la felicità vera del Giorgio-tifoso fanno a cazzotti con la consapevolezza dell’imminente addio del Chiellini-calciatore. Il ragazzo è combattuto, il suo cuore batte forte. Andrà alla Roma pensano tutti, lui compreso. E invece, ecco il colpo di scena. Fabio Capello, neo allenatore della Juve, stravede per il giovane livornese che nel frattempo è una pedina stabile dell’Under 21. La società bianconera si muove e giocando di sponda con il presidente del Livorno, riesce a beffare i giallorossi. Le buste per risolvere la comproprietà danno ragione a Spinelli che ha scritto tre milioni. Non sono soldi suoi, ma della Juve e così Chiellini, vent’anni, parte alla volta di Torino.
Ma c’è ancora una tappa intermedia prima dell’investitura finale. La rosa bianconera è ampia, per lui gli spazi sono pochi. Il rischio di un anno da passare tra panchina e tribuna è alto. Si decide per il prestito secco alla Fiorentina, sempre in A. Un po’ di tirocinio può fare bene a tutti. Giorgio sfrutta l’occasione alla grande. Per lui sarà una stagione molto positiva, sempre come terzino sinistro. Arrembante, fisico, potente. Titolare fisso. Esordio in A, il debutto nella Nazionale maggiore chiamato da Marcello Lippi, tre gol all’attivo (uno proprio a Buffon con esultanza incorporata, bravo Chiello!), la salvezza dei viola e l’immediato ritorno alla base. È il 2005, l’anno del matrimonio vero con la Juve. Che stavolta viene consumato. È la stagione dello scudetto poi rimosso. È il campionato che finisce con la condanna alla B per la Juve. Sono momenti di grande difficoltà. C’è disorientamento. Molti big se ne vanno, anche il suo idolo Cannavaro. Altri fuoriclasse rimangono, tra cui i freschi campioni del mondo Del Piero, Buffon e Camoranesi (per tacer di Trezeguet e Nedved). Rimane anche il giovane Chiellini. E Deschamps, il nuovo trainer bianconero, si affida a lui. Lo schiera sempre più spesso al centro della difesa. Per Giorgio è una novità. L’idea lo stuzzica. La marcatura corpo a corpo gli è sempre piaciuta. Tutto quello che è fisico, gli appartiene. E lo fa godere. Più di un gol segnato. Perché difendere è anzitutto cura, protezione delle cose più care, riparo sicuro. E poi un’arte. Ci vuole visione, immaginazione. Prevenire le mosse, anticipare la giocata. È un gioco di sguardi, è acrobazia di pensieri. Difesa, infine, è lotta. È contatto, gomiti, spintoni, testate. Tackle, scivolate, anticipi. Calci e calcioni, talvolta.
Juventus, dunque. Serie A, subito al primo colpo (e un paio di gol nella gara-promozione con l’Arezzo sono suoi). Ma tornare immediatamente competitivi non è semplice. Fanno fatica tutti, anche il ventitreenne Giorgio. Manca una leadership a livello dirigenziale. Chiellini è deluso dalla società. Ha i nervi tesi, ma deve presentarsi in conferenza stampa. Ci va. E nella cabina della sua testa ha il sopravvento il sentimento della rabbia (l’omino rosso di Inside Out che prende fuoco, giusto per darvi un’idea): “Se non servo più non c’è problema, vado via”.
Ci pensò il mister di allora, Claudio Ranieri, a rimetterlo in riga. Prima con una bella risciacquata di testa a secco davanti ai compagni, per poi ribadire il concetto a favore di telecamera. Un’altra di quelle lezioni imparate a memoria, che Giorgio non ha dimenticato, anzi. Annate complicate, si diceva, caratterizzate dal classico effetto montagne russe: rapide ascese, e precipitose scivolate verso il basso. Lui c’è dentro fino al collo. Ora al centro, ora riportato a sinistra. Non ha pace. Anche il fisico ogni tanto richiede lo stop per un tagliando in corsa. Sono stagioni tribolate. Quella con Delneri, ottima persona, è tra le più faticose, con la difesa a zona che balla paurosamente. È la squadra che non gira, manca la giusta organizzazione, mancano le giuste parole. Manca il timone dirigenziale. Sono momenti cruciali. Restare alla Juve o prendere altre vie? Il Real Madrid prima, poi anche il Manchester City si fanno sentire. Voci, rumors, trattative. Chiellini non cede. Il bianconero ormai gli appartiene, è una seconda pelle.
La Juventus è sempre più percepita come una famiglia. Ora più che mai che un Agnelli, Andrea, è tornato al comando della società e dopo un anno di prova, ha trovato la chiave di volta: si chiama Antonio Conte. 2011, la Juve rinasce con la guida dell’ex capitano che tocca le corde giuste. Ma i primi passi sono in salita. Ne soffre anche Giorgio, ancora una volta fatto rimbalzare dalla fascia al centro e viceversa. Fino all’invenzione della BBC: Barzagli, Bonucci, Chiellini (e Buffon alle loro spalle). La difesa a “tre”, il muro invalicabile, la santa alleanza. La base dell’incredibile rincorsa allo scudetto che si materializza a Trieste, il 6 maggio 2012. La vittoria della Juve contro il Cagliari per i tre punti decisivi, quelli che servono per staccare definitivamente il Milan.
Ancora nessuno lo sa, né lo può neanche lontanamente immaginare. Ma quel giorno inizia l’epopea della Juve del Terzo Millennio. Nove scudetti di fila, quattro Coppe Italia e altrettante Supercoppe italiane. Sempre con Giorgio Chiellini che, anno dopo anno, diventa ancora più importante, decisivo, esempio, emblema. Conte gli ha ridato entusiasmo, conoscenze tattiche e stimoli. Max Allegri calore, emozioni e una capacità di lettura della partita senza pari. Giorgio cresce costantemente. Si sgrezza, è meno irruento e falloso (per la cronaca, aldilà delle apparenze, due sole volte è stato espulso nella sua carriera juventina). Migliora tecnicamente, è più pulito, il nuovo gioco (anche con Allegri) prevede la partenza da dietro con i difensori chiamati a una maggiore partecipazione alla manovra. Difendere adesso è anche costruire. E Giorgio non si tira indietro, dando prova di umiltà e intelligenza per imparare cose nuove. Certo i duelli con Ibrahimovic, Suarez, Cavani e CR7 li porta nel cuore. Il suo ruolo romanticamente è quello dello stopper (e pazienza se sulle spalle il suo numero di targa è il tre, omaggio a Paolo Maldini). Lo 0-0 al Camp Nou nel ritorno di Champions League del 19 aprile 2017 contro il Barcellona di Leo Messi è per lui “La Partita”, ancor di più del 3-0 dell’andata che lo vide anche marcatore del terzo gol.
Già i gol, ci sono anche quelli. E poi, i pugni sul petto, per un’esultanza da King (Kong), immaginata in una serata livornese con gli amici di sempre. Ma quel che più conta è non far segnare l’avversario. Annullarlo, non farlo respirare, farlo girare a vuoto, stancarlo. Con intelligenza e astuzia, giocando più con la testa che con i muscoli. Con il tempo diminuisce la quantità dei falli, mentre aumenta il numero dei palloni toccati e dei passaggi compiuti. Gestisce benissimo il suo corpo che ascolta attentamente nella lunga doccia pre-partita (uno dei riti, lui li chiama inneschi, della fase che precede la gara). Distribuisce con maggior raziocinio le energie. Lavora di più e meglio sull’anticipo, sulla lettura della partita, sui movimenti dell’avversario, sulle azioni preventive. C’è studio vero degli avversari, c’è applicazione, c’è concentrazione, anche grazie ai momenti di solitudine, al silenzio o alla musica nelle cuffie, persino nella lettura prima di addormentarsi (sempre un tormento, specie dopo il match che gli ha consumato tutte le energie).
È così che si diventa campioni. Con il lavoro costante, con la voglia di sfidare e di sfidarsi. Con l’umiltà nel sapere riconoscere gli errori di campo per non ripeterli. Con il desiderio di superare l’asticella posta sempre più in alto. Con la forza di volontà di tornare a giocare dopo la rottura di un ginocchio, a trentacinque anni, un guaio che per moltissimi avrebbe significato addio al pallone. Per lui no. Ha ancora tanto da dimostrare, per primo a se stesso. Ha altri traguardi da conquistare. Il decimo tricolore consecutivo, per esempio. Per non parlare della Champions. E poi c’è ancora la Nazionale. Il bilancio a oggi è agrodolce, ma la partita azzurra non è ancora finita. 
Ha fatto 500 in bianconero (510 per la precisione). È il capitano. È il simbolo della Juventus del Terzo Millennio. È un leader. Carismatico, ma non appariscente. Capace di gesti meravigliosi anche nei confronti dell’avversario appena sconfitto. Con le stampelle dopo il grave infortunio al ginocchio la sera del 31 agosto 2019 al fischio finale dell’arbitro, incrociò lo sguardo dolente di Koulibaly che a tempo scaduto aveva condannato il suo Napoli con un clamoroso autogol. Lo abbracciò in mezzo al campo. Un gesto spontaneo, bellissimo, esemplare. Da capoclan positivo e intelligente ha proposto il taglio dello stipendio per sé e compagni nei mesi del lockdown. In giacca e cravatta è sempre stato con la squadra anche durante la sua lunga convalescenza, ritiri compresi. Farà il dirigente, ha già iniziato a studiare la parte. 
Giorgio Chiellini e la Juventus. Anzi, è la Juventus. Unico ad aver messo in fila i nove scudetti dell’era moderna. Andrea Barzagli ha smesso. Bonucci ha fatto da pendolare con Milano per un anno; lo stesso è capitato a Buffon sulla tratta Torino-Parigi la stagione scorsa. Lui c’è sempre: rotto, intero; sfasciato e fasciato. E quando si infila il turbante, dopo l’ennesima sanguinosa capocciata contro l’avversario di turno, e si mette di profilo con quel naso camuso segnato dal tempo e dalle fratture, ecco comparire in controluce l’immagine di Carlo Bigatto, pioniere di una Juve dei tempi eroici. Quelli con calotta in testa, mutandoni bianchi e maglie con i lacci al colletto. Quelli che si sta in campo finché c’è fiato, finché c’è un pallone da inseguire, finché c’è un avversario da bloccare, finché c’è un gol in più da fare. Con il cuore a strisce bianconere. Fino alla fine.
 
È arrivato il giorno. Questa sera un vortice di emozioni mi attraverserà.
La Juve per me è stata tutto. La mia giovinezza, l’esperienza, la maturità. La voglia di vincere, la gioia del trionfo, l’accettazione della sconfitta. L’ebrezza della sfida, il duello in campo, la mia testa sempre fasciata. E poi i campioni, dentro e fuori dal prato verde, gli allenatori, i dirigenti, tutte le persone dello staff... Uomini che sono passati lasciandomi sempre qualcosa. Qualcosa che ho avuto la cura di raccogliere, conservare e custodire. 
Tre. Il mio numero. Ma anche le sensazioni che ora convivono nel mio animo.
GIOIA, per un’avventura finita così, per aver realizzato ogni sogno, immaginabile e non, e di rimanere per sempre nella storia di questo grande club.
SERENITÀ, di scegliere il momento giusto per salutare, di lasciare ancora a un livello consono rispetto a quello che sono stato, di aver condiviso tanti valori ed emozioni che nessuno potrà mai cancellare.
GRATITUDINE, per tutta la Juventus, per la famiglia Agnelli che mi ha adottato in tutti questi anni, per i miei affetti più cari e per tutte le persone a cui voglio bene, senza i quali non sarei la persona che sono adesso, perché loro sono stati una fonte inesauribile di supporto ed energia e mi hanno accompagnato sempre in questo lungo viaggio.
Mi ritrovo così davanti al più bello dei tramonti, provando a immaginare una nuova alba. Perché il viaggio non finisce. Non so ancora che cosa mi aspetti dopo. Ma saranno un altro tempo e un’altra storia. Questo invece è il momento dei saluti e di un’infinita e profonda gratitudine. 
Grazie.
Grazie a tutti, ai tifosi e agli avversari.
Grazie per avermi accolto, sopportato, supportato.
Grazie per aver dato senso al significato della parola sogno.
Grazie, fino alla fine, grazie.
 

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