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Porto Rancore

Corte D'Appello di Napoli: confermata la condanna in primo grado a Moggi

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Joined: 01-May-2010
20171 messaggi

Incredibile, non me lo sarei mai aspettato!

http://www.iltempo.it/sport/2013/12/16/prove-di-burro-e-telefonate-fantas-ma-calciopoli-e-un-autogol-1.1199306

Modificato da gobbo_dal_76

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Il giornale IL TEMPO?

Pazzesco... :sisi:

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Joined: 01-May-2010
20171 messaggi

Giuro, sono scioccato!

Mai e poi mai avrei pensato che qualche "giornaliota" [il neologismo è mio] arrivasse ad avere cotanto coraggio!

Il tipo oltre al lavoro rischia la vita!

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62788 messaggi

Quelli de "IL TEMPO" sono impazziti!

:|

Calciopoli è un autogol

Nel processo d’appello a Napoli emergono sviste e contraddizioni. Oltre a Moggi molti chiamavano Bergamo: soprattutto Milan e Inter

16.12.2013 IL TEMPO.IT

Non basterebbe la mitica moviola di Bruno Longhi per fare chiarezza sui mille fuorigioco che arbitri e guardalinee in toga non hanno fischiato nell’inchiesta Calciopoli. Intercettazioni e rogatorie fantasma, fughe di notizie sui telefoni sotto controllo, informative scopiazzate dalla giornalaccio rosa dello Sport , rilievi tecnici complicatissimi fatti con carta e penna, atti d’indagine che si smentiscono l’un l’altro, testimonianze autogol, contraddizioni e via discorrendo. Tutta roba che sta venendo a galla, un po’ alla volta, nel processo d’appello di Napoli, quello ai vertici della Cupola pallonara e a Luciano Moggi, il grande untore del pallone infetto. Fatti che, messi in fila, illuminano un safari giudiziario dove i cacciatori hanno sparato soltanto alla zebra bianconera, lasciando indenni serpenti nerazzurri e altri diavoli. Per big Luciano, il procuratore generale ha chiesto tre anni e un mese per associazione per delinquere perché le frodi sportive collegate, che in primo grado avevano fatto lievitare la pena fino a cinque anni e quattro mesi, sono ormai andate prescritte. È l’ex dg il capo della Banda, per l’accusa. Le prove? Le intercettazioni telefoniche e l’uso delle sim svizzere attivate, secondo gli investigatori, per parlare in segreto coi vertici federali, i designatori e i giornalisti. Già, ma come arrivano nelle mani del manager juventino queste schede straniere? A comprarle in un negozio di Chiasso, in Svizzera, non è un faccendiere o un agente segreto prezzolato, ma un dipendente della Juventus. Che paga coi soldi della Juventus, regolarmente contabilizzati. Non proprio una cosa da sottobosco criminale.

L’ultimo acquisto è addirittura Moggi in persona a farlo. E il rivenditore, in aula, conferma: «Loro (Moggi e i suoi collaboratori, ndr) sono stati fermati in dogana e qualche finanziere ha fatto delle foto, perché voleva fare delle foto con Moggi… ne è apparsa anche una sul giornale di Como». Alla faccia della riservatezza. Punto importante: le schede sim non sono mai state intercettate, ma ascoltate di rimbalzo con le ambientali. Quindi, non si sa che cosa viaggiasse su quelle frequenze d’onda. Ma il solo fatto di possederle è, automaticamente, una prova di colpevolezza.

«Mi servivano per il calciomercato», ha sempre sostenuto Moggi. Una precauzione necessaria perché temeva intercettazioni abusive durante le trattative (e il processo agli spioni di Telecom, dov’è coinvolta l’Inter, e dov’è parte lesa, gli dà pienamente ragione). Questa paura la spiega pure ai carabinieri, quando lo interrogano, ma nel verbale il riferimento allo spionaggio nerazzurro, magicamente, sparisce. Ancor più interessanti sono le modalità con cui i carabinieri del maggiore Attilio Auricchio (oggi capo di Gabinetto del sindaco di Napoli Luigi de Magistris di cui è stato assessore, fino a qualche mese fa, proprio il pm di Calciopoli, Giuseppe Narducci) acquisiscono i dati relativi alle sim direttamente presso l’esercizio commerciale svizzero. In aula i militari offrono due contrastanti versioni che vedono entrare e uscire velocemente di scena fantomatici Centri di cooperazione delle polizie doganali e ignoti ufficiali di collegamento italo-svizzero. Alla fine, è il maresciallo Nardone ad ammettere: «Siamo andati al suo negozio e abbiamo acquisito la documentazione che ci serviva». Così, senza nemmeno uno straccio di rogatoria. Alla fine, quel che è importante per l’accusa, però, è che quelle schede fossero nelle mani dei capi della Cupola. Già, ma come fanno a dirlo con sicurezza? Con compasso e righello. Ovvero, mettendo in collegamento sulle mappe stradali le celle agganciate dalle utenze straniere con le zone di residenza degli indagati. Non proprio un sistema infallibile, tant’è che lo stesso maresciallo Di Laroni, addetto alla raccolta dati, oltre a confermare che l’elaborazione delle informazioni veniva fatta «a mano» e non al pc, si è tolto d’impaccio dicendo due cose. La prima sulla qualità del materiale investigativo: «I gestori ci danno la loro "schifezza", quella che loro immagazzinano, poi vedetevela voi». E la seconda sull’affidabilità dei risultati: «Ognuno i dati li legge come vuole». Un po’ poco, onestamente, per imbastire il processo del secolo.

Anche e soprattutto alla luce di un dettaglio che non torna proprio: al papà dell’arbitro Gianluca Paparesta, Moggi consegnò una scheda svizzera. Lui non venne indagato e il figlio è stato poi archiviato. Strano, no?

Ecco. Se avrete la bontà di seguirci attentamente in questa contro inchiesta de Il Tempo , e se per una volta ragionate senza i preconcetti e i paraocchi del tifo, vedrete che Calciopoli è un’inchiesta costruita coi mattoncini Lego delle intercettazioni: ce ne sono in tutto 170mila. Ma chissà perché solo 3mila sono state però trascritte dai carabinieri di Auricchio (anche se alcuni avvocati dicono siano appena novecento in realtà).

Curioso, no? I periti della difesa di Luciano Moggi ne hanno ascoltate altre 30mila, arrivando così alla cifra-monstre di 33mila conversazioni riversate su carta. Un diluvio di parole che però rappresenta appena un quinto del volume probatorio complessivo. Per ascoltarle tutte e poter godere così di un pieno diritto alla difesa, considerando una media di tre minuti e mezzo a chiamata, gli avvocati impiegherebbero diciotto mesi ininterrotti. Giorno e notte, festivi e Natale compresi. Impossibile.

Inizialmente, le conversazioni tra gli indagati erano state classificate dai carabinieri secondo uno schema che prevedeva tre gradi di importanza. Baffo verde, innocua. Baffo giallo, da approfondire. Baffo rosso, allarme. Solo che, nelle informative alla Procura di Napoli, chissà perché, sono finite quasi sempre le intercettazioni che riguardano esclusivamente Luciano Moggi e soci. Le trascrizioni con baffi gialli e rossi, riguardanti altri club, non sono state mica approfondite. Ed è un punto. In udienza, il pm Giuseppe Narducci aveva addirittura assicurato che, «piaccia o non piaccia», intercettazioni bollenti che coinvolgevano società diverse dalla Juventus non esistevano. La realtà emersa sia in primo che secondo grado, è un’altra. Di cui nessuno parla: molti, tantissimi club di prima e seconda fascia si rivolgevano ai designatori per informarsi sulle griglie e per mantenere aperto un canale di dialogo col mondo arbitrale (Inter, Milan, Reggina, Cagliari). Così fa(ceva)n tutti e non solo la Juve. Prendiamo il caso più sfacciato, quello dei nerazzurri. Il compianto presidente Giacinto Facchetti è risultato spesso in contatto con il designatore Paolo Bergamo, uno che secondo i pm dovrebbe essere lo scudiero di Moggi. I due parlavano addirittura di «regalini» e di «situazioni» da «raddrizzare». Andavano a cena assieme. In occasione del big match Inter-Juventus del 28 novembre 2004 (1-1), Bergamo viene intercettato al cellulare con l’arbitro Rodomonti mentre gli dice: «Mi raccomando Pasquale, hai faticato tanto per arrivare lì, per ritornarci e quindi io mi aspetto, credimi, che tu non sbagli niente... oltretutto c’è una differenza di 15 punti (a favore della Juventus, ndr) tra le due squadre, capito? Quindi anche psicologicamente preparatici bene... e se ti dico proprio la mia, in questo momento, se hai un dubbio, pensa più a chi è dietro piuttosto che chi è davanti, dammi retta». Bell’amico, Bergamo. Altre telefonate con Massimo Moratti e con l’addetto stampa dell’Inter chissà come sono riuscite a sfuggire al «grande fratello». A Bergamo si rivolgeva anche Leonardo Meani, responsabile del settore arbitrale del Milan. E lo faceva con toni tutt’altro che soft: «A Trefoloni (arbitro della serie A, ndr) gli fa un bel discorsetto... perché se no gli tagliamo la testa noi». Non si sottraeva al rito delle chiamate al designatore nemmeno Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan che in un’occasione lo invita a seguire una trasferta in Champions al seguito (e a spese) della squadra. Circostanze, tutte, che stridono con l’immagine di Bergamo complice del solo Moggi come vuole la Procura.

Un’altra intercettazione fantasma è pure quella tra Bergamo e l’arbitro «juventino» De Santis, di cui il maggiore Auricchio aveva assicurato l’inesistenza. L’ha trovata, invece, il consulente difensivo Nicola Penta scavando tra milioni di byte. È la vigilia di Fiorentina-Bologna, finita 1-0. Gli investigatori si interessano a questa gara perché due giocatori emiliani, Nastase e Petruzzi, vengono ammoniti (dolosamente, secondo l’accusa) così da renderli indisponibili nella successiva gara con la Vecchia Signora. Eppure, Bergamo e De Santis non solo non parlano in alcun modo dei diffidati, ma il designatore invita il giudice di gara a fare bene. Addirittura, De Santis, in un’altra conversazione monitorata dai carabinieri, stavolta con il dirigente addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani, si compiace di aver fatto arrabbiare i bianconeri. «Ho fatto fare il silenzio stampa alla Juve, ma ti rendi conto? Non c’era mai riuscito nessuno nella storia del calcio», ride l’arbitro. E Meani di controbalzo: «E ci sei riuscito te, i corsi e ricorsi... poi mi dicono che sei juventino». De Santis: «Ma ti rendi conto?». Lui è l’unico arbitro intercettato nell’inchiesta ed è quello su cui maggiormente si concentrano gli sforzi investigativi perché sarebbe la cerniera tra Moggi e la "combriccola romana" delle giacchette nere. Su De Santis indagano, illegalmente, anche gli spioni Telecom, ed è agli atti dell’inchiesta milanese un dossier, ribattezzato «Ladroni», dedicato ai bianconeri e agli amici arbitri. Gli controllano tabulati telefonici, lo intercettano e lo pedinano. La sua vita viene rivoltata come un calzino perché il suo nome finisce nelle confidenze che l’arbitro Nucini di Bergamo fa a Facchetti, che di nascosto le registra. Avviando il più grande mistero dell’inchiesta Calciopoli: il fascicolo fantasma del pm Ilda Boccassini. Un procedimento penale avviato un po’ prima dell’indagine napoletana.

(1.continua)

Simone Di Meo

Ci sarà pure una 2a parte :|

Cioè, questo Di Meo ha riportato, nero su bianco, in un articolo di un giornale (di Roma peraltro...) quello che noi "rancorosi" andiamo sostenendo e dicendo da 7 anni...un pazzo! :|

Modificato da Tiger Jack

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Joined: 05-May-2006
303 messaggi

......infiltrato nel milan per farlo inguaiare ma il piano saltò clamorosamente

bravo, vedo che hai capito...

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Joined: 14-May-2007
11984 messaggi

Giuro, sono scioccato!

Mai e poi mai avrei pensato che qualche "giornaliota" [il neologismo è mio] arrivasse ad avere cotanto coraggio!

Il tipo oltre al lavoro rischia la vita!

non esageriamo .asd

però un giornale romano che fa un articolo del genere....fatto bene, tra l'altro... mh.pensomh:|

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Joined: 05-Jun-2006
1743 messaggi

Quelli de "IL TEMPO" sono impazziti!

:|

Calciopoli è un autogol

Nel processo d’appello a Napoli emergono sviste e contraddizioni. Oltre a Moggi molti chiamavano Bergamo: soprattutto Milan e Inter

16.12.2013 IL TEMPO.IT

Non basterebbe la mitica moviola di Bruno Longhi per fare chiarezza sui mille fuorigioco che arbitri e guardalinee in toga non hanno fischiato nell’inchiesta Calciopoli. Intercettazioni e rogatorie fantasma, fughe di notizie sui telefoni sotto controllo, informative scopiazzate dalla giornalaccio rosa dello Sport , rilievi tecnici complicatissimi fatti con carta e penna, atti d’indagine che si smentiscono l’un l’altro, testimonianze autogol, contraddizioni e via discorrendo. Tutta roba che sta venendo a galla, un po’ alla volta, nel processo d’appello di Napoli, quello ai vertici della Cupola pallonara e a Luciano Moggi, il grande untore del pallone infetto. Fatti che, messi in fila, illuminano un safari giudiziario dove i cacciatori hanno sparato soltanto alla zebra bianconera, lasciando indenni serpenti nerazzurri e altri diavoli. Per big Luciano, il procuratore generale ha chiesto tre anni e un mese per associazione per delinquere perché le frodi sportive collegate, che in primo grado avevano fatto lievitare la pena fino a cinque anni e quattro mesi, sono ormai andate prescritte. È l’ex dg il capo della Banda, per l’accusa. Le prove? Le intercettazioni telefoniche e l’uso delle sim svizzere attivate, secondo gli investigatori, per parlare in segreto coi vertici federali, i designatori e i giornalisti. Già, ma come arrivano nelle mani del manager juventino queste schede straniere? A comprarle in un negozio di Chiasso, in Svizzera, non è un faccendiere o un agente segreto prezzolato, ma un dipendente della Juventus. Che paga coi soldi della Juventus, regolarmente contabilizzati. Non proprio una cosa da sottobosco criminale.

L’ultimo acquisto è addirittura Moggi in persona a farlo. E il rivenditore, in aula, conferma: «Loro (Moggi e i suoi collaboratori, ndr) sono stati fermati in dogana e qualche finanziere ha fatto delle foto, perché voleva fare delle foto con Moggi… ne è apparsa anche una sul giornale di Como». Alla faccia della riservatezza. Punto importante: le schede sim non sono mai state intercettate, ma ascoltate di rimbalzo con le ambientali. Quindi, non si sa che cosa viaggiasse su quelle frequenze d’onda. Ma il solo fatto di possederle è, automaticamente, una prova di colpevolezza.

«Mi servivano per il calciomercato», ha sempre sostenuto Moggi. Una precauzione necessaria perché temeva intercettazioni abusive durante le trattative (e il processo agli spioni di Telecom, dov’è coinvolta l’Inter, e dov’è parte lesa, gli dà pienamente ragione). Questa paura la spiega pure ai carabinieri, quando lo interrogano, ma nel verbale il riferimento allo spionaggio nerazzurro, magicamente, sparisce. Ancor più interessanti sono le modalità con cui i carabinieri del maggiore Attilio Auricchio (oggi capo di Gabinetto del sindaco di Napoli Luigi de Magistris di cui è stato assessore, fino a qualche mese fa, proprio il pm di Calciopoli, Giuseppe Narducci) acquisiscono i dati relativi alle sim direttamente presso l’esercizio commerciale svizzero. In aula i militari offrono due contrastanti versioni che vedono entrare e uscire velocemente di scena fantomatici Centri di cooperazione delle polizie doganali e ignoti ufficiali di collegamento italo-svizzero. Alla fine, è il maresciallo Nardone ad ammettere: «Siamo andati al suo negozio e abbiamo acquisito la documentazione che ci serviva». Così, senza nemmeno uno straccio di rogatoria. Alla fine, quel che è importante per l’accusa, però, è che quelle schede fossero nelle mani dei capi della Cupola. Già, ma come fanno a dirlo con sicurezza? Con compasso e righello. Ovvero, mettendo in collegamento sulle mappe stradali le celle agganciate dalle utenze straniere con le zone di residenza degli indagati. Non proprio un sistema infallibile, tant’è che lo stesso maresciallo Di Laroni, addetto alla raccolta dati, oltre a confermare che l’elaborazione delle informazioni veniva fatta «a mano» e non al pc, si è tolto d’impaccio dicendo due cose. La prima sulla qualità del materiale investigativo: «I gestori ci danno la loro "schifezza", quella che loro immagazzinano, poi vedetevela voi». E la seconda sull’affidabilità dei risultati: «Ognuno i dati li legge come vuole». Un po’ poco, onestamente, per imbastire il processo del secolo.

Anche e soprattutto alla luce di un dettaglio che non torna proprio: al papà dell’arbitro Gianluca Paparesta, Moggi consegnò una scheda svizzera. Lui non venne indagato e il figlio è stato poi archiviato. Strano, no?

Ecco. Se avrete la bontà di seguirci attentamente in questa contro inchiesta de Il Tempo , e se per una volta ragionate senza i preconcetti e i paraocchi del tifo, vedrete che Calciopoli è un’inchiesta costruita coi mattoncini Lego delle intercettazioni: ce ne sono in tutto 170mila. Ma chissà perché solo 3mila sono state però trascritte dai carabinieri di Auricchio (anche se alcuni avvocati dicono siano appena novecento in realtà).

Curioso, no? I periti della difesa di Luciano Moggi ne hanno ascoltate altre 30mila, arrivando così alla cifra-monstre di 33mila conversazioni riversate su carta. Un diluvio di parole che però rappresenta appena un quinto del volume probatorio complessivo. Per ascoltarle tutte e poter godere così di un pieno diritto alla difesa, considerando una media di tre minuti e mezzo a chiamata, gli avvocati impiegherebbero diciotto mesi ininterrotti. Giorno e notte, festivi e Natale compresi. Impossibile.

Inizialmente, le conversazioni tra gli indagati erano state classificate dai carabinieri secondo uno schema che prevedeva tre gradi di importanza. Baffo verde, innocua. Baffo giallo, da approfondire. Baffo rosso, allarme. Solo che, nelle informative alla Procura di Napoli, chissà perché, sono finite quasi sempre le intercettazioni che riguardano esclusivamente Luciano Moggi e soci. Le trascrizioni con baffi gialli e rossi, riguardanti altri club, non sono state mica approfondite. Ed è un punto. In udienza, il pm Giuseppe Narducci aveva addirittura assicurato che, «piaccia o non piaccia», intercettazioni bollenti che coinvolgevano società diverse dalla Juventus non esistevano. La realtà emersa sia in primo che secondo grado, è un’altra. Di cui nessuno parla: molti, tantissimi club di prima e seconda fascia si rivolgevano ai designatori per informarsi sulle griglie e per mantenere aperto un canale di dialogo col mondo arbitrale (Inter, Milan, Reggina, Cagliari). Così fa(ceva)n tutti e non solo la Juve. Prendiamo il caso più sfacciato, quello dei nerazzurri. Il compianto presidente Giacinto Facchetti è risultato spesso in contatto con il designatore Paolo Bergamo, uno che secondo i pm dovrebbe essere lo scudiero di Moggi. I due parlavano addirittura di «regalini» e di «situazioni» da «raddrizzare». Andavano a cena assieme. In occasione del big match Inter-Juventus del 28 novembre 2004 (1-1), Bergamo viene intercettato al cellulare con l’arbitro Rodomonti mentre gli dice: «Mi raccomando Pasquale, hai faticato tanto per arrivare lì, per ritornarci e quindi io mi aspetto, credimi, che tu non sbagli niente... oltretutto c’è una differenza di 15 punti (a favore della Juventus, ndr) tra le due squadre, capito? Quindi anche psicologicamente preparatici bene... e se ti dico proprio la mia, in questo momento, se hai un dubbio, pensa più a chi è dietro piuttosto che chi è davanti, dammi retta». Bell’amico, Bergamo. Altre telefonate con Massimo Moratti e con l’addetto stampa dell’Inter chissà come sono riuscite a sfuggire al «grande fratello». A Bergamo si rivolgeva anche Leonardo Meani, responsabile del settore arbitrale del Milan. E lo faceva con toni tutt’altro che soft: «A Trefoloni (arbitro della serie A, ndr) gli fa un bel discorsetto... perché se no gli tagliamo la testa noi». Non si sottraeva al rito delle chiamate al designatore nemmeno Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan che in un’occasione lo invita a seguire una trasferta in Champions al seguito (e a spese) della squadra. Circostanze, tutte, che stridono con l’immagine di Bergamo complice del solo Moggi come vuole la Procura.

Un’altra intercettazione fantasma è pure quella tra Bergamo e l’arbitro «juventino» De Santis, di cui il maggiore Auricchio aveva assicurato l’inesistenza. L’ha trovata, invece, il consulente difensivo Nicola Penta scavando tra milioni di byte. È la vigilia di Fiorentina-Bologna, finita 1-0. Gli investigatori si interessano a questa gara perché due giocatori emiliani, Nastase e Petruzzi, vengono ammoniti (dolosamente, secondo l’accusa) così da renderli indisponibili nella successiva gara con la Vecchia Signora. Eppure, Bergamo e De Santis non solo non parlano in alcun modo dei diffidati, ma il designatore invita il giudice di gara a fare bene. Addirittura, De Santis, in un’altra conversazione monitorata dai carabinieri, stavolta con il dirigente addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani, si compiace di aver fatto arrabbiare i bianconeri. «Ho fatto fare il silenzio stampa alla Juve, ma ti rendi conto? Non c’era mai riuscito nessuno nella storia del calcio», ride l’arbitro. E Meani di controbalzo: «E ci sei riuscito te, i corsi e ricorsi... poi mi dicono che sei juventino». De Santis: «Ma ti rendi conto?». Lui è l’unico arbitro intercettato nell’inchiesta ed è quello su cui maggiormente si concentrano gli sforzi investigativi perché sarebbe la cerniera tra Moggi e la "combriccola romana" delle giacchette nere. Su De Santis indagano, illegalmente, anche gli spioni Telecom, ed è agli atti dell’inchiesta milanese un dossier, ribattezzato «Ladroni», dedicato ai bianconeri e agli amici arbitri. Gli controllano tabulati telefonici, lo intercettano e lo pedinano. La sua vita viene rivoltata come un calzino perché il suo nome finisce nelle confidenze che l’arbitro Nucini di Bergamo fa a Facchetti, che di nascosto le registra. Avviando il più grande mistero dell’inchiesta Calciopoli: il fascicolo fantasma del pm Ilda Boccassini. Un procedimento penale avviato un po’ prima dell’indagine napoletana.

(1.continua)

Simone Di Meo

Ci sarà pure una 2a parte :|

Cioè, questo Di Meo ha riportato, nero su bianco, in un articolo di un giornale (di Roma peraltro...) quello che noi "rancorosi" andiamo sostenendo e dicendo da 7 anni...un pazzo! :|

che dire: un giornalista! e non parlo da tifoso.......complimenti, mi auguro non abbia pressioni o altro per cambiare idea. onore a lui. (tra l'altro scritto anche bene).

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Joined: 05-May-2008
2977 messaggi

da non credere!!! :| :|

ma tanto chi se lo inqula... :S

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Joined: 01-Jun-2005
42429 messaggi

Quelli de "IL TEMPO" sono impazziti!

:|

Calciopoli è un autogol

Nel processo d’appello a Napoli emergono sviste e contraddizioni. Oltre a Moggi molti chiamavano Bergamo: soprattutto Milan e Inter

16.12.2013 IL TEMPO.IT

Non basterebbe la mitica moviola di Bruno Longhi per fare chiarezza sui mille fuorigioco che arbitri e guardalinee in toga non hanno fischiato nell’inchiesta Calciopoli. Intercettazioni e rogatorie fantasma, fughe di notizie sui telefoni sotto controllo, informative scopiazzate dalla giornalaccio rosa dello Sport , rilievi tecnici complicatissimi fatti con carta e penna, atti d’indagine che si smentiscono l’un l’altro, testimonianze autogol, contraddizioni e via discorrendo. Tutta roba che sta venendo a galla, un po’ alla volta, nel processo d’appello di Napoli, quello ai vertici della Cupola pallonara e a Luciano Moggi, il grande untore del pallone infetto. Fatti che, messi in fila, illuminano un safari giudiziario dove i cacciatori hanno sparato soltanto alla zebra bianconera, lasciando indenni serpenti nerazzurri e altri diavoli. Per big Luciano, il procuratore generale ha chiesto tre anni e un mese per associazione per delinquere perché le frodi sportive collegate, che in primo grado avevano fatto lievitare la pena fino a cinque anni e quattro mesi, sono ormai andate prescritte. È l’ex dg il capo della Banda, per l’accusa. Le prove? Le intercettazioni telefoniche e l’uso delle sim svizzere attivate, secondo gli investigatori, per parlare in segreto coi vertici federali, i designatori e i giornalisti. Già, ma come arrivano nelle mani del manager juventino queste schede straniere? A comprarle in un negozio di Chiasso, in Svizzera, non è un faccendiere o un agente segreto prezzolato, ma un dipendente della Juventus. Che paga coi soldi della Juventus, regolarmente contabilizzati. Non proprio una cosa da sottobosco criminale.

L’ultimo acquisto è addirittura Moggi in persona a farlo. E il rivenditore, in aula, conferma: «Loro (Moggi e i suoi collaboratori, ndr) sono stati fermati in dogana e qualche finanziere ha fatto delle foto, perché voleva fare delle foto con Moggi… ne è apparsa anche una sul giornale di Como». Alla faccia della riservatezza. Punto importante: le schede sim non sono mai state intercettate, ma ascoltate di rimbalzo con le ambientali. Quindi, non si sa che cosa viaggiasse su quelle frequenze d’onda. Ma il solo fatto di possederle è, automaticamente, una prova di colpevolezza.

«Mi servivano per il calciomercato», ha sempre sostenuto Moggi. Una precauzione necessaria perché temeva intercettazioni abusive durante le trattative (e il processo agli spioni di Telecom, dov’è coinvolta l’Inter, e dov’è parte lesa, gli dà pienamente ragione). Questa paura la spiega pure ai carabinieri, quando lo interrogano, ma nel verbale il riferimento allo spionaggio nerazzurro, magicamente, sparisce. Ancor più interessanti sono le modalità con cui i carabinieri del maggiore Attilio Auricchio (oggi capo di Gabinetto del sindaco di Napoli Luigi de Magistris di cui è stato assessore, fino a qualche mese fa, proprio il pm di Calciopoli, Giuseppe Narducci) acquisiscono i dati relativi alle sim direttamente presso l’esercizio commerciale svizzero. In aula i militari offrono due contrastanti versioni che vedono entrare e uscire velocemente di scena fantomatici Centri di cooperazione delle polizie doganali e ignoti ufficiali di collegamento italo-svizzero. Alla fine, è il maresciallo Nardone ad ammettere: «Siamo andati al suo negozio e abbiamo acquisito la documentazione che ci serviva». Così, senza nemmeno uno straccio di rogatoria. Alla fine, quel che è importante per l’accusa, però, è che quelle schede fossero nelle mani dei capi della Cupola. Già, ma come fanno a dirlo con sicurezza? Con compasso e righello. Ovvero, mettendo in collegamento sulle mappe stradali le celle agganciate dalle utenze straniere con le zone di residenza degli indagati. Non proprio un sistema infallibile, tant’è che lo stesso maresciallo Di Laroni, addetto alla raccolta dati, oltre a confermare che l’elaborazione delle informazioni veniva fatta «a mano» e non al pc, si è tolto d’impaccio dicendo due cose. La prima sulla qualità del materiale investigativo: «I gestori ci danno la loro "schifezza", quella che loro immagazzinano, poi vedetevela voi». E la seconda sull’affidabilità dei risultati: «Ognuno i dati li legge come vuole». Un po’ poco, onestamente, per imbastire il processo del secolo.

Anche e soprattutto alla luce di un dettaglio che non torna proprio: al papà dell’arbitro Gianluca Paparesta, Moggi consegnò una scheda svizzera. Lui non venne indagato e il figlio è stato poi archiviato. Strano, no?

Ecco. Se avrete la bontà di seguirci attentamente in questa contro inchiesta de Il Tempo , e se per una volta ragionate senza i preconcetti e i paraocchi del tifo, vedrete che Calciopoli è un’inchiesta costruita coi mattoncini Lego delle intercettazioni: ce ne sono in tutto 170mila. Ma chissà perché solo 3mila sono state però trascritte dai carabinieri di Auricchio (anche se alcuni avvocati dicono siano appena novecento in realtà).

Curioso, no? I periti della difesa di Luciano Moggi ne hanno ascoltate altre 30mila, arrivando così alla cifra-monstre di 33mila conversazioni riversate su carta. Un diluvio di parole che però rappresenta appena un quinto del volume probatorio complessivo. Per ascoltarle tutte e poter godere così di un pieno diritto alla difesa, considerando una media di tre minuti e mezzo a chiamata, gli avvocati impiegherebbero diciotto mesi ininterrotti. Giorno e notte, festivi e Natale compresi. Impossibile.

Inizialmente, le conversazioni tra gli indagati erano state classificate dai carabinieri secondo uno schema che prevedeva tre gradi di importanza. Baffo verde, innocua. Baffo giallo, da approfondire. Baffo rosso, allarme. Solo che, nelle informative alla Procura di Napoli, chissà perché, sono finite quasi sempre le intercettazioni che riguardano esclusivamente Luciano Moggi e soci. Le trascrizioni con baffi gialli e rossi, riguardanti altri club, non sono state mica approfondite. Ed è un punto. In udienza, il pm Giuseppe Narducci aveva addirittura assicurato che, «piaccia o non piaccia», intercettazioni bollenti che coinvolgevano società diverse dalla Juventus non esistevano. La realtà emersa sia in primo che secondo grado, è un’altra. Di cui nessuno parla: molti, tantissimi club di prima e seconda fascia si rivolgevano ai designatori per informarsi sulle griglie e per mantenere aperto un canale di dialogo col mondo arbitrale (Inter, Milan, Reggina, Cagliari). Così fa(ceva)n tutti e non solo la Juve. Prendiamo il caso più sfacciato, quello dei nerazzurri. Il compianto presidente Giacinto Facchetti è risultato spesso in contatto con il designatore Paolo Bergamo, uno che secondo i pm dovrebbe essere lo scudiero di Moggi. I due parlavano addirittura di «regalini» e di «situazioni» da «raddrizzare». Andavano a cena assieme. In occasione del big match Inter-Juventus del 28 novembre 2004 (1-1), Bergamo viene intercettato al cellulare con l’arbitro Rodomonti mentre gli dice: «Mi raccomando Pasquale, hai faticato tanto per arrivare lì, per ritornarci e quindi io mi aspetto, credimi, che tu non sbagli niente... oltretutto c’è una differenza di 15 punti (a favore della Juventus, ndr) tra le due squadre, capito? Quindi anche psicologicamente preparatici bene... e se ti dico proprio la mia, in questo momento, se hai un dubbio, pensa più a chi è dietro piuttosto che chi è davanti, dammi retta». Bell’amico, Bergamo. Altre telefonate con Massimo Moratti e con l’addetto stampa dell’Inter chissà come sono riuscite a sfuggire al «grande fratello». A Bergamo si rivolgeva anche Leonardo Meani, responsabile del settore arbitrale del Milan. E lo faceva con toni tutt’altro che soft: «A Trefoloni (arbitro della serie A, ndr) gli fa un bel discorsetto... perché se no gli tagliamo la testa noi». Non si sottraeva al rito delle chiamate al designatore nemmeno Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan che in un’occasione lo invita a seguire una trasferta in Champions al seguito (e a spese) della squadra. Circostanze, tutte, che stridono con l’immagine di Bergamo complice del solo Moggi come vuole la Procura.

Un’altra intercettazione fantasma è pure quella tra Bergamo e l’arbitro «juventino» De Santis, di cui il maggiore Auricchio aveva assicurato l’inesistenza. L’ha trovata, invece, il consulente difensivo Nicola Penta scavando tra milioni di byte. È la vigilia di Fiorentina-Bologna, finita 1-0. Gli investigatori si interessano a questa gara perché due giocatori emiliani, Nastase e Petruzzi, vengono ammoniti (dolosamente, secondo l’accusa) così da renderli indisponibili nella successiva gara con la Vecchia Signora. Eppure, Bergamo e De Santis non solo non parlano in alcun modo dei diffidati, ma il designatore invita il giudice di gara a fare bene. Addirittura, De Santis, in un’altra conversazione monitorata dai carabinieri, stavolta con il dirigente addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani, si compiace di aver fatto arrabbiare i bianconeri. «Ho fatto fare il silenzio stampa alla Juve, ma ti rendi conto? Non c’era mai riuscito nessuno nella storia del calcio», ride l’arbitro. E Meani di controbalzo: «E ci sei riuscito te, i corsi e ricorsi... poi mi dicono che sei juventino». De Santis: «Ma ti rendi conto?». Lui è l’unico arbitro intercettato nell’inchiesta ed è quello su cui maggiormente si concentrano gli sforzi investigativi perché sarebbe la cerniera tra Moggi e la "combriccola romana" delle giacchette nere. Su De Santis indagano, illegalmente, anche gli spioni Telecom, ed è agli atti dell’inchiesta milanese un dossier, ribattezzato «Ladroni», dedicato ai bianconeri e agli amici arbitri. Gli controllano tabulati telefonici, lo intercettano e lo pedinano. La sua vita viene rivoltata come un calzino perché il suo nome finisce nelle confidenze che l’arbitro Nucini di Bergamo fa a Facchetti, che di nascosto le registra. Avviando il più grande mistero dell’inchiesta Calciopoli: il fascicolo fantasma del pm Ilda Boccassini. Un procedimento penale avviato un po’ prima dell’indagine napoletana.

(1.continua)

Simone Di Meo

Ci sarà pure una 2a parte :|

Cioè, questo Di Meo ha riportato, nero su bianco, in un articolo di un giornale (di Roma peraltro...) quello che noi "rancorosi" andiamo sostenendo e dicendo da 7 anni...un pazzo! :|

lo han già licenziato

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Joined: 23-Feb-2006
4193 messaggi

di meo è meglio che stia alla larga dai cavalcavia...

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Joined: 07-May-2009
2689 messaggi

L'esclusiva de Il Tempo accompagnata dalla nuova intercettazione svelata da Tuttosport la dicono lunga sulla farsa costruita a suo tempo. E' un bene che escano oggi, alla vigila dell'ultima fase del processo d'Appello, la verità non fa male.

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Joined: 15-Feb-2009
68875 messaggi

Da juventibus un articolo del grande Zampini:

Cari giudici, solo un consiglio

di Massimo Zampini

Cari giudici,
permettetemi solo alcune parole, che poi sono un semplice consiglio, in vista della sentenza di domani: lasciate perdere le mille contraddizioni dell’accusa, non pensate ai filmati dei sorteggi prima citati come decisivi e poi spariti, quando si è capito che sarebbero risultati decisivi, sì, ma per la difesa. Buttate a mare le informative zeppe di errori. Non ascoltate le telefonate comparse troppo tardi che, piaccia o non piaccia, sarebbe stato utile conoscere dall’inizio, per farsi un’idea del quadro, del contesto, un po’ meno parziale e faziosa. Tralasciate anche quelle dell’arbitro cupolaro per eccellenza, De Santis, direttamente con i dirigenti delle principali avversarie, a partire da quelle con lo smoking bianco. Tappatevi le orecchie di fronte all’ultima, resa nota da Tuttosport di oggi, in cui Racalbuto e Meani spiegano tutto, ma proprio tutto, sull’ambiente che si trova in certe partite, sull’influenza che hanno i media con le loro campagne selvagge, sul fatto che nel dubbio, ormai lo abbiamo imparato, conveniva sempre decidere contro la Juve, per non stare fermo ben 9 giornate di campionato. E mi raccomando, buttate pure quelle in cui il presidente Carraro e i designatori ricordano che nel dubbio, se proprio si deve scegliere, si deve aiutare sempre chi sta dietro. Dimenticate le statistiche con la Juventus degli arbitri asseritamente in possesso delle schede svizzere, nettamente peggiori di quelle degli direttori di gara, chissà poi come mai. E convincetevi pure che non fossero intercettabili, quando invece lo erano, e chissà perché non lo hanno fatto. Se vi va, pensate pure che Pinzi, Muntari e Di Michele fossero davvero diffidati, come ritenuto erroneamente dall’inizio alla fine di questa processo. E che la Juventus sognasse davvero la squalifica di Nastase e Petruzzi, bestie nere di Ibra e Trezeguet. Convincetevi del fatto che una punizione di Nedved dal limite sia necessariamente gol, e che quindi basti concedergliene a truccare una partita. Non fatevi impressionare dalla debolezza, anzi dannosità per le tesi accusatorie, delle testimonianze di Nucini e compagnia. E, anche se so che siete giudici di appello, e dovreste fare proprio questo, non fate troppo le pulci alla sentenza di primo grado, che esprime tutta la contraddittorietà di chi sta condannando sapendo che non dovrebbe condannare. Che racconta che il campionato non è alterato, che le indagini sono state fatte a senso unico, che il sorteggio non avrebbe potuto essere truccato, ma che… ehm, sì, insomma, vi condanniamo lo stesso.

Lasciate perdere tutte questo.

Non c'è bisogno di ascoltare tutte quelle chiamate, leggere tutte quelle carte, sfogliare riga per riga la sentenza, per avere la prova assoluta dell’inutilità di questo processo.
Fate solo una cosa: aprite le pagine dei giornali, ascoltate le trasmissioni, leggete tutto quanto viene scritto sui vari siti internet in queste ultime settimane.
Guardate la classifica, intanto. Anni dopo, con nuovo designatori, altri arbitri, con la squadra rifondata dopo la serie B, nuovi dirigenti, nuovo allenatore, è già tutto tornato al proprio posto. Passate oltre, ora, e leggete le polemiche furibonde, le parole sugli arbitri, gli editoriali velenosi per un fuorigioco, i titoli scandalizzati per un rigore negato, l’indignazione per i bimbi in curva, il fastidio per la concessione di un posticipo,i subdoli “speriamo che alla fine tutto si compensi”, i mugugni per l’atteggiamento dal Sassuolo (troppo morbido, mica come contro Roma e Napoli!), i leggendari sospetti per le ammonizioni a Paulinho e Berardi, i nuovi Petruzzi e Nastase.

Vox populi, signori giudici, oggi come allora: saremmo già pronti per un’altra calciopoli.
Un paio, di domande, allora, in conclusione: Senza la presunta cupola che vi accingete a giudicare, sono cambiate, le sensazioni, le voci, le invidie, le malignità, i complottismi e le dietrologie? Era davvero l’esistenza di un’associazione a delinquere, a rendere le vittorie della Juve così sospette? O è forse una tradizione tutta nostra, quasi centenaria, quella di considerare i trionfi di chi vince di più figli di manovre e complotti, non sapendo riconoscere meriti a chi sa lavorare meglio degli altri?

Ripensate a Petruzzi, a Paulinho, ai sospetti di allora per una giornata da rinviare e a quelli di oggi per un posticipo accordato, comparate le lagne per un fuorigioco di Cannavaro con quelle per un offside di Tevez, poi sfogliate di nuovo la classifica, quella di ieri e quella di oggi.

Ora, signori giudici, decidete pure secondo coscienza.

@MassimoZampini

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Joined: 06-May-2011
13560 messaggi

In realtà non c'è niente di strano che un giornale scriva così. La maggior parte delle persone l'ha capito, in quei famigerati "anni moggiani" non c'è nulla di nulla, solo patetici giochini di tutti i protagonisti che cercano di tirare l'acqua al proprio mulino, senza però riceverne favori sostanziali in cambio. Chi più, chi meno, ma la consapevolezza di questo ce l'hanno in tanti. E prova ne è il fatto che i media hanno paura ad approfondire l'argomento, e cercano piuttosto di evitarlo come la peste, ricercano il silenzio, rifugiandosi dietro ai "quel che è fatto è fatto, ora dobbiamo guardare avanti".

Il punto è che determinati personaggi, che ruotano attorno alla procura di Napoli, si sono giocati una bella fetta di successo personale e di fama mediatico per montare questo processo farsa. Ed è per quello che, purtroppo per Moggi e per la Juve, il castello di sabbia non crollerà, perchè significherebbe il crollo di qualche pezzo grosso.

Almeno io la vedo così.

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Joined: 10-Oct-2008
5760 messaggi

Scusate ma la sentenza sarà domani mattina o domani pomeriggio?

Non che cambi molto, visto che è una sentenza scritta da anni, ma vorrei seguire il live e domattina non posso .uff

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Joined: 26-May-2011
22359 messaggi

Scusate ma la sentenza sarà domani mattina o domani pomeriggio?

Non che cambi molto, visto che è una sentenza scritta da anni, ma vorrei seguire il live e domattina non posso .uff

Penso subito dopo l'arringa, tanto ce l'hanno già scritta.

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Joined: 21-Jan-2008
21848 messaggi

Onore a Simone Di Meo, giornalista con la schiena dritta. Ora però è meglio se gira sotto scorta.

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Joined: 22-Jun-2007
1550 messaggi

che tristezza, ma perchè dobbiamo vivere una presa in giro dopo l'altra?

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Joined: 16-Dec-2013
4 messaggi

Moggi era da assolvere già nel momento in cui si è scoperto che per le famigerate schede svizzere non era stata chiesta la rogatoria internazionale per l'acquisizione dei tabulati, era da assolvere già da quando il perito Penta ha scoperto e la difesa di Moggi ha fatto acquisire agli atti del processo tutte le telefonate colpevolmente e volutamente sfuggite ad auricchio ed il suo team nel 2006, era da assolvere già dopo le deposizioni di tutti i testi presentati dall'accusa e che al processo hanno fatto una figura barbina (vedi mancini, zeman, collina, baldini, il figlio di facchetti, l' ex arbitro nucini, bastano questi o ne devo citare altri); in un paese normale questo processo avrebbe dovuto concludersi con il proscioglimento degli imputati già in istruttoria senza passare quindi dal rinvio a giudizio, in un paese normale, ma si sache l'Italia non è un paese normale. Non dimenticherò mai questa storia e non perdonerò mai la proprietà per non aver difeso i suoi dirigenti quando ne aveva la possibilità, scaricandoli in cinque minuti e macchiando per sempre la storia del club e il lavoro dei suoi padri.

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Joined: 22-Jun-2007
1550 messaggi

Se non ci fossero alcune situazioni imprescindibili la Juventus, che si è costruita lo stadio di proprietà e sta per costruirsi la cittadella, investiva pesantemente per pagarsi una troupe di documentaristi e giornalisti d'inchiesta stranieri e metteva a crudo tutta questa farsa schifosa e marcia che ha trovato terreno fertile in un popolo talmente ignorante da scegliersi come nemico una squadra di calcio.

Se non ci fossero state queste situazioni imprescindibili e queste persone coinvolte, questo sarebbe già stato fatto, o forse non sarebbe neanche successa Farsopoli.

Queste situazioni imprescindibili riguardano la proprietà, è l'unico tremendo motivo per cui noi dobbiamo stare a roderci dentro dalla rabbia ancora oggi.

Modificato da Mendrev

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Joined: 03-Jun-2010
178 messaggi

Moggi era da assolvere già nel momento in cui si è scoperto che per le famigerate schede svizzere non era stata chiesta la rogatoria internazionale per l'acquisizione dei tabulati, era da assolvere già da quando il perito Penta ha scoperto e la difesa di Moggi ha fatto acquisire agli atti del processo tutte le telefonate colpevolmente e volutamente sfuggite ad auricchio ed il suo team nel 2006, era da assolvere già dopo le deposizioni di tutti i testi presentati dall'accusa e che al processo hanno fatto una figura barbina (vedi mancini, zeman, collina, baldini, il figlio di facchetti, l' ex arbitro nucini, bastano questi o ne devo citare altri); in un paese normale questo processo avrebbe dovuto concludersi con il proscioglimento degli imputati già in istruttoria senza passare quindi dal rinvio a giudizio, in un paese normale, ma si sache l'Italia non è un paese normale. Non dimenticherò mai questa storia e non perdonerò mai la proprietà per non aver difeso i suoi dirigenti quando ne aveva la possibilità, scaricandoli in cinque minuti e macchiando per sempre la storia del club e il lavoro dei suoi padri.

A Torino, Magistrati come Caselli, decisero di archiviare, facendo 2+2.......A Napoli , invece, non hanno resistito, l'occasione per diventare delle celebrita era troppo grande.

Comunque mancano solo 24 ore, vedremo quanti "non e' dirompente" dovra inventarsi questa volta il collegio giudicante.

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Joined: 26-Aug-2006
2929 messaggi

certo che se non c' e' assoluzione piena vorra' dire che la magistratura TUTTA è la peggiore associazione a delinquere mai esistita in italia negli ultimi secoli.

a mio avviso hanno gia' perso la faccia, ma se non sara' assoluzione qui sara' un sistema intero, quello giudiziario, condannato dalla storia

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Joined: 18-May-2012
3849 messaggi

secondo la sentenza era scritta già all'inizio, sia per il processo sportivo, che per il primo grado ordinario, che ora per l'appello.

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Joined: 01-Jun-2005
42429 messaggi

ragazzi ma ancora ci sperate??????? pensate che dopo tutti questi anni ribaltino tutto??????? ormai le cose lo sanno tutti come sono andate, ma non aspettatevi che ribaltino la sentenza.. non ci pensate nemmeno

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