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ByeByeBye

La Juventus è nel futuro: ecco presentato il nuovo logo

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Non l'hai riconosciuta?



Azz Emrata non l'avevo riconosciuta dal viso

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Adesso, Avvocato (34) ha scritto:

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"in realtà era l'evento per il lancio della mia nuova collezione!"

 

 

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3 minuti fa, Avvocato (34) ha scritto:

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ci sta gente che ha problemi più seri di un logo...

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4 minuti fa, FeroceSaladino ha scritto:

 


Nome subito

 

Credo che sia Santorini, un'isola Greca!.......

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Adesso, LuigiBN ha scritto:

Questo è IL j-c**o di j-emily j-ratakaioschi... ho cambiato idea sul j-logo :261:

 Quel J-kulo mi piace un sacco, il J-logo no! sefz

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Joined: 27-Mar-2007
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Dai raga a parte tutto speriamo sia un passo per poter essere ancora più competitivi

 

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Adesso, LuigiBN ha scritto:

Ma questi che postate chi kazzo sono ?

 

J-invitati

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2 ore fa, peval ha scritto:

Ben venga un nuovo stemma se questo porterà risorse per poter essere ancora più competitivi.

È stato cambiato l'inno e il nuovo piace ora più del vecchio che manco ci si ricorda com'era 

 

A me piace di più quello vecchio che me lo ricordo eccome .asd 

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Il punto è uno solo, per fare quello che hanno in testa loro (da tempo) la via era solo una, questa.

Vogliono creare un marchio globale, ergo tutte le altre soluzioni paventate non andavano bene.

Ci voleva qualcosa che non fosse associato direttamente allo sport - al calcio, o strettamente legato al territorio. Qualcosa che vendi anche a chi del calcio non se ne fotte na beata minkia...chiaro?!?

Ora, il gusto personale è una cosa...l'idea e i principi del marketing sono altri. Se questo nuovo sistema di fare "comunicazione" porterà soldi, avranno ragione loro, diversamente sarà stata una cattiva idea (cosa che non credo). Il marchio è principalmente questione di abitudine...ma visto il clamore che ha riscosso, ho pochi dubbi sul fatto che avrà grande successo.

Chi è di Torino ed è legato alla Juve principalmente per questo, magari ci resterà un pò male. Ma permettetemi di dire che la Juventus non è un Patrimonio esclusivo di Torino.

Storicamente è sempre stata la squadra di tutti gli italiani....anche per questo abbiamo il doppio dei tifosi di Milan e Inter...e questa nuova idea va a rafforzare proprio questo principio, spingendo la Juventus fuori dai confini italiani con maggiore forza. In sitensi: la Juventus deve rappresentare LA Squadra (ma non solo) italiana per eccelenza nel Mondo...distuinguendosi da tutti gli altri, questo è.

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Ok, ma voglio dei j-nomi, sopratutto del tizio con i j-fulmini sulla j-giacca...



Grande Marcelo Burlon

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Ma quindi adesso Dzsuzsak ce lo possiamo permettere?

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Joined: 13-Jan-2010
32375 messaggi
13 minuti fa, Avvocato (34) ha scritto:

image.jpeg

 

Marcelo Tamarron

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Ospite
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18 minuti fa, FeroceSaladino ha scritto:

 


Nome subito

 

.oddio 

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24 minuti fa, LuigiBN ha scritto:

C_2_fotogallery_3004459_1_image.JPG

 

 

ciorgna

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9 minuti fa, LuigiBN ha scritto:

Ok, ma voglio dei j-nomi, sopratutto del tizio con i j-fulmini sulla j-giacca...

 

sonasega....sarà J-lamp 

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comunque rapido sondaggio tra i miei conoscenti juventini ; non piace

 

boh spero ci abbiano visto veramente giusto in società

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9 minuti fa, TorinoGobba_1897 ha scritto:

 

A me piace di più quello vecchio che me lo ricordo eccome .asd 

anche io lo ricordo bene, io andavo a vedere la Juve al comunale e quello era l'inno, suonato prima della partita

Devo essere sincero dicendoti che ho rifiutato per diversi anni il nuovo, perchè tutto quello che c'era in gioventù è sempre o sembra sempre più bello, ci leghi dei ricordi meravigliosi.

Poi pian piano  ha cominciato a far breccia e ora mi piace un casino

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Ma se diciamo che "El Profeta" si chiama J-Hernanes, qualcuno ce lo ricompra a peso d'oro?

 

sefz

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Joined: 10-Feb-2006
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Perché la Juventus ha cambiato logo: parlano gli ideatori

Manfredi Ricca di Interbrand e Silvio Vigato di Juventus ci hanno spiegato la filosofia che sta dietro al cambio di immagine

 

Ne hanno parlato tutti: lunedì sera il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano ha ospitato l’evento Black and White and More, targato Juventus. Il club bianconero ha voluto riunire esponenti di punta provenienti dal mondo della moda, della musica e ovviamente dello sport per annunciare formalmente il proprio cambio di look. Che come tutti i cambi di look non è mai solo un cambio di look, ma sottende qualcosa di molto più studiato e significativo.

 

Ne abbiamo parlato con Manfredi Ricca, Chief Strategy Officer EMEA & LatAm di Interbrand, azienda leader nella brand consultancy che si è aggiudicata il bando per la realizzazione della nuova immagine di Juventus, e con Silvio Vigato, Head of Brand, Licensing and Retail e Co-Chief Revenue Officer di Juventus.

 

Che ci spiegano innanzitutto cosa rappresenti il brand per una squadra di calcio: «È ciò che lega tifosi e appassionati permettendo loro di riconoscervi i propri valori e la propria identità. Gestire il brand di Juventus significa salvaguardarne i 120 anni di tradizione riuscendo al contempo a guardare al futuro: molte squadre vivono nel passato, dimenticandosi di essere anche aziende da proiettare nel domani» spiega a Wired Silvio Vigato.

Dello stesso parere Manfredi Ricca: «Il brand è il punto d’incontro tra passione e business, è un catalizzatore di crescita dalla gestione particolarmente complessa, soprattutto per una squadra sportiva: il calcio è l’unica categoria in cui la fedeltà non è mai messa in discussione. La performance può essere negativa, i giocatori possono cambiare ma il brand, inteso come sintesi di valori, rimane immutato». A cosa dobbiamo, quindi, l’idea di Juventus di cambiare faccia?

«Il cambio del logo è un po’ come il cambio d’abito: lo si fa per adattarsi a una nuova realtà, per veicolare un nuovo messaggio» ci racconta Silvio Vigato. «Un messaggio che parla non tanto di cambiamento quanto di comprensione del mondo circostante, a cui necessariamente consegue la necessità di evolversi, di ampliare il brand in diversi mercati e in diversi Paesi. Tutti elementi che derivano dal piano strategico elaborato da Juventus per i prossimi cinque anni, e dalla volontà di renderlo sostenibile».

 

La vecchia signora era quindi in cerca di uno storytelling diverso, di unnuovo modo di raccontarsi, intellegibile in ogni parte del mondo, che potesse arrivare quanto più trasversalmente ad accaldati tifosi, tiepidi appassionati e freddi estimatori. Per queste ragioni ha indetto una gara tra diverse agenzie, sia italiane che estere, al fine di raccogliere quante più risposte possibili alla domanda:“Stiamo andando lì, come ci vestiamo?”.

«Abbiamo ricevuto da Juventus il mandato di provare a essere come loro: coraggiosi, senza compromessi, votati all’eccellenza» spiega Manfredi Ricca. «Non serviva un semplice ritocco, un’operazione di cosmesi. Serviva arrivare al cuore dell’essenza Juventus, facendo raccontare al brand l’espansione verso cui la società è proiettata. Tutto ciò mantenendol’equilibrio tra il rispetto per i tifosi e la visione che la società ha per il futuro».

 

Non chiamatelo rebranding: come ci spiega Vigato, Interbrand ha vinto proprio perché ha saputo cogliere il profondo obiettivo di Juventus. Che non era cambiare il logo perché aveva improvvisamente smesso di piacere, ma intraprendere un percorso volto a comunicare la crescita, commerciale e sportiva, cui Juventus punterà: «Interbrand ha compreso la globalità del progetto, correndo insieme a noi il rischio di un cambiamento che deriva non dal fatto che le cose vadano male (il bilancio è in utile da due anni, i risultati in campo parlano da sé) ma finalizzato al farle andare sempre meglio».

Il frutto è un logo che rompe gli schemi più tradizionali, quelli che vedono scudi, scudetti ed elementi di araldica campeggiare sui pettorali dei giocatori. «Espandersi significa rappresentare i valori ispirati dal calcio producendo un distillato che però riguardi tutta l’esperienza Juventus», spiega Manfredi Ricca, che ci descrive gli elementi del logo elaborato da Interbrand: le immancabili strisce bianconere, la lettera J, tanto inusuale nell’alfabeto italiano quanto cara all’avvocato Agnelli (che aveva ammesso di emozionarsi ogni qualvolta la trovasse scritta su un giornale), e la stilizzazione dello scudetto, che rimandi al vigore e alla determinazione sportiva della storia di Juventus. Seppur made in Italy, il nuovo logo è perfettamente in linea con le scelte stilistiche dei più grandi colossi internazionali: essenzialità e minimalismo, linee semplici per trasmettere un messaggio complesso e significativo.

Peculiare è stata anche la scelta di ambientare l’evento a Milano anziché a Torino: «La scelta di Milano deriva da un mix di diverse ragioni» ci risponde Silvio Vigato. «Innanzitutto logistiche, perché molto più prossima a determinati eventi e personalità. Inoltre il Museo della Scienza e della Tecnologia, un edificio recuperato con stili del passato, rappresenta il perfetto connubio tra tradizione e innovazione. Era il giusto punto d’incontro tra gli universi di moda, arte, musica in cui solitamente non entriamo. Abbiamo voluto comunicare che siamo anche noi cultura, a un target più ampio possibile».

Cosa preveda in concreto, a livello retail, il piano strategico di Juventus è ancora piuttosto top secret. Silvio Vigato ci ha però parlato dell’apertura diun nuovo megastore a Torino, con raddoppiamento di metratura per poter accogliere più prodotti: come lo stadio è fatto di tifoserie diverse, così anche il merchandising deve potersi adattare ai gusti e alle disponibilità di tutti, spaziando da sciarpa e cappellino agli sci in carbonio. Non solo: il megastore, collegato al museo, includerà una libreria, dove sarà possibileavvicinarsi alla storia del calcio da un’angolatura più ampia, a portata anche dei meno esperti.

Ma tutta questa espansione non risulterà difficile da digerire ai tifosi più stoici (e storici)? No, secondo Manfredi Ricca: «Juventus ha una credibilità tale da non incarnare soltanto lo spirito di una città, ma una filosofia capace di esprimersi in qualsiasi luogo e ambito. Juventus è il coraggio di essere i primi a infrangere le convenzioni, è puntare all’eccellenza in ogni campo, è pensare che vincere sia l’unica scelta possibile, che non esista perdere ma solo imparare. Juventus è calcio ma non è solo calcio, per questo credo che non si debba tifare Juventus quanto piuttosto vivere Juventus».

 

wired

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Oh mio Dio!

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