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Socrates

Antonio Valentin Angelillo

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Antonio valentin Angelillo

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Angelillo

 

 

Nazione: Argentina Argentina

         Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Buenos Aires
Data di nascita: 05.09.1937

Luogo di morte: Siena

Data di morte: 05.01.2018
Ruolo: Attaccante
Altezza: 178 cm
Peso: 74 kg
Nazionale Argentino e Italiano
Soprannome: L'Angelo dalla faccia sporca

 

 

Alla Juventus dal 1961 al 1962

Esordio: 15.05.1962 - Amichevole - Juventus-Ungheria 0-2

 

0 presenze - 0 reti

 

 

Antonio Valentín Angelillo (Buenos Aires, 5 settembre 1937  Siena, 5 gennaio 2018) è stato un calciatore e allenatore di calcio argentino naturalizzato italiano, di ruolo attaccante o centrocampista.

 

 

Antonio Valentín Angelillo
Antonio Valentin Angelillo2.jpg
Angelillo con la nazionale italiana negli anni 1960
     
Nazionalità Argentina Argentina
Italia Italia (dal 1960)
Altezza 178 cm
Peso 74 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex mezzala)
Termine carriera 1971 - giocatore
1994 - allenatore
Carriera
Giovanili
1952-1955   Arsenal de Llavallol
Squadre di club
1955   Racing Club 9 (3)
1956-1957   Boca Juniors 34 (16)
1957-1961   Inter 113 (68)
1961-1965   Roma 106 (27)
1965-1966   Milan 11 (1)
1966-1967   Lecco 22 (1)
1967-1968   Milan 3 (1)
1968-1969   Genoa 22 (5)
1969-1971   Angelana 19 (3)
Nazionale
1956-1960 Argentina Argentina 11 (11)
1960-1962 Italia Italia 2 (1)
Carriera da allenatore
1969-1971   Angelana  
1971-1972   Montevarchi  
1972-1973   Chieti  
1973-1974   Campobasso  
1974-1975   Rimini  
1975-1977   Brescia  
1977-1978   Reggina  
1978-1980   Pescara  
1981-1984   Arezzo  
1984-1985   Avellino  
1985-1986   Palermo  
1986-1987   Mantova  
1987-1988   Arezzo  
1988-1990   FAR Rabat  
1989-1990 Marocco Marocco  
1990-1991   Torres  
1994   Osorno  
Palmarès
 
Transparent.png Copa América
Oro Perù 1957

 

Carriera

Giocatore

Club

Gli esordi in Sudamerica e il trasferimento all'Inter

Di origini lucane (il nonno era nativo di Rapone), Angelillo, una mezzala assai rapida e prolifica, cresce calcisticamente nell'Arsenal de Lavallol dove debutta nel 1952. Tre anni dopo compie il salto di qualità, passando al Racing Club de Avellaneda. Nel 1956 viene acquistato dal Boca Juniors, con cui totalizzerà 34 presenze e 16 gol.

 

220px-Antonio_Angelillo.jpg
 
Angelillo ai tempi dell'Inter

 

L'exploit in Perù fa di Angelillo oggetto del desiderio di varie squadre europee: la spunta l'Inter, che già nell'estate 1957 lo porta a Milano. Nel corso della prima stagione interista, Angelillo trova come compagni d'attacco il vecchio "Veleno" Lorenzi, che gioca l'ultima sua stagione in maglia neroazzurra, il non più giovane Skoglund e Massei, oriundo argentino pure lui. Segna 16 reti. La classifica cannonieri è vinta dal gallese John Charles (Juventus) con 28 gol, seguono il sudafricano oriundo Eddie Firmani (23) e l'ex compagno d'attacco in Argentina, Omar Sívori (22).

Nella stagione successiva (1958-1959), Angelillo si laurea capocannoniere con 33 gol (tra cui una cinquina alla Spal), stabilendo un record per i tornei a 18 squadre; con 38 reti complessive, inoltre, eguaglia il primato stagionale di gol realizzati con la maglia dell'Inter (appannaggio, fino a quel momento, del solo Giuseppe Meazza).

Angelillo rimase all'Inter quattro stagioni, con 127 partite e 77 gol. Nel 1961 però il rapporto con il club di Angelo Moratti si deteriorò: l'allenatore Helenio Herrera accusava Angelillo di «dolce vita». In effetti, la resa sul campo era sotto le attese e le sue possibilità e Angelillo trascorse qualche serata di troppo in compagnia della nota ballerina Attilia Tironi (nome d'arte Ilya Lopez). L'attaccante argentino fu ceduto alla Roma.

In realtà, la sua cessione ebbe una doppia motivazione: al declino delle prestazioni si aggiunsero motivi tecnici; Helenio Herrera preferiva non avere calciatori indipendenti, che non si votassero al suo concetto di squadra. Non a caso, la partenza del solista Angelillo e il contemporaneo arrivo da Barcellona di Luis Suarez segnarono la svolta che portò l'Inter a vincere, nel quinquennio successivo, tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. In ogni caso, rinunciando ad un tale campione, la società volle tutelarsi inserendo nel contratto di cessione una clausola che impegnava la Roma acquirente a non cedere Angelillo al Milan o alla Juventus o alla Fiorentina, clausola che Angelillo ignorava.

Roma, Milan e la fine della carriera
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Angelillo alla Roma nella prima metà degli anni 1960

 

Nella Roma disputa quattro stagioni positive, a parte un inizio molto stentato, giocando da centrocampista. Resta fino alla stagione 1964-1965, totalizzando 27 gol in 106 presenze e vincendo la Coppa delle Fiere 1960-1961 a la Coppa Italia 1963-1964. Vi trova Pedro Manfredini, pochi anni prima in Argentina considerato il suo erede. Nel club capitolino Angelillo arretra a centrocampo, divenendone il regista e disputando, stando agli scritti degli osservatori più attenti (Brera in primo luogo), tre campionati a livelli mondiali.

Nell'estate 1965 Angelillo si trasferisce al Milan di Nils Liedholm. Coi rossoneri disputa una mediocre stagione (11 presenze e 1 rete), anche perché mal visto dai tifosi rossoneri per via della sua lunga militanza con la maglia dei cugini dell'Inter. Nella stagione 1966-1967 quindi va al Lecco neopromosso in Serie A, nelle cui file gioca il giovane talento brasiliano Sergio Clerici: in 22 partite segna una sola rete e la squadra retrocede in Serie B.

Nell'estate del 1967, nel tentativo di rilanciarsi in una grande piazza, si trasferisce in prova al Napoli (disputando una tournée della squadra azzurra in Colombia, Perù, Bolivia e Venezuela), riformando per qualche partita la famosa coppia con l'amico Omar Sívori. Quest'ultimo è artefice dell'arrivo di Angelillo in maglia azzurra e ne caldeggia l'acquisto definitivo alla dirigenza del Napoli, in cerca di calciatori dal glorioso passato a basso costo. Le appena sufficienti prestazioni nelle amichevoli in maglia azzurra e, soprattutto, l'infortunio gravissimo occorso al suo amico-sponsor Sívori proprio durante quella tournée faranno però saltare l'accordo con la società partenopea.

Sfiduciato e senza squadra, Angelillo accetta di ritornare al Milan in cerca di un attaccante d'esperienza che giochi solo in caso d'emergenza. Sarà scudetto e nonostante solo 3 partite riuscì anche a segnare 1 gol. L'anno successivo gioca in Serie B nel Genoa, con 22 presenze e 5 reti.

Nel 1969 scende tra i dilettanti dell'Angelana di Santa Maria degli Angeli, frazione di Assisi, in cui riveste il doppio ruolo di giocatore e allenatore sino al 1971, anno del ritiro.

Nazionale

Argentina
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Angelillo (al centro) e gli Angeli dalla faccia sporca, perno dell'Argentina trionfatrice al Sudamericano 1957

 

Il 15 agosto 1956, nella vittoria per 1-0 contro il Paraguay, debutta nella nazionale argentina.

La prima grande affermazione avviene nella Campeonato Sudamericano de Football 1957 in Perù dove segna 8 volte, guidando i biancocelesti al trionfo, ma non solo in virtù dei gol (Maschio ne segnerà 9 e sarà il capocannoniere del torneo insieme all'uruguaiano Ambrois, mentre il terzo "angelo" argentino, Sívori, ne farà 3), quanto perché in ogni partita egli copre tutte le fasce del campo: accorre in aiuto della difesa, costruisce il gioco, fa gli assist per Maschio e, infine, segna. Non a caso la stampa sudamericana lo proclama "el nuevo Di Stefano", che nel frattempo si trovava al Real e giocava pure per la nazionale spagnola.

A proposito del Sudamericano 1957, va segnalato che in quell'edizione l'Argentina segnò 25 reti in 6 partite (8-2 alla Colombia, 4-0 all'Uruguay, 6-2 al Cile, 3-0 al Brasile) e tutti i cronisti di calcio dell'epoca davano per scontata la vittoria dei biancocelesti al Mondiale dell'anno successivo; al contrario, in Svezia lo squadrone argentino non era più tale perché privo dei tre "angeli" approdati in Italia e venne eliminato al primo turno, perdendo 1-3 con la Germania Ovest e addirittura 1-6 con la Cecoslovacchia.

Italia

Nel 1960, essendo oriundo, Angelillo è chiamato nella nazionale italiana. In Argentina vige la regola secondo cui chi gioca all'estero non può vestire la casacca biancoceleste. Analoga sorte tocca agli altri due astri argentini del campionato italiano dell'epoca, Humberto Maschio e Omar Sívori ed è già toccata a Pedro Manfredini, Francisco Lojacono e Alfredo Di Stéfano. Nel frattempo in patria è considerato renitente alla leva, sicché per vent'anni non poté rimettere piede in Argentina.

La FIGC, dunque, non si lascia sfuggire l'occasione e decide di inserirlo nel giro azzurro, grazie anche alle sue origini italiane. Tuttavia le presenze di Angelillo con la nazionale azzurra si limiteranno a 2: dopo l'esordio con sconfitta nell'amichevole contro l'Austria (1-2 a Napoli, il 10 dicembre 1960), Angelillo giocherà solo un altro match, il 4 novembre 1961 a Torino, nella sonante vittoria (6-0) contro Israele, partita nella quale realizza, al 69', il suo primo e unico gol in azzurro.

 

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Angelillo tra gli altri due oriundi, il brasiliano Altafini e l'argentino Sívori, in maglia azzurra nel 1961.

 

Da segnalare che l'esordio in nazionale di Angelillo coincide con l'ultima partita in azzurro di Giampiero Boniperti (autore del gol), nonché con l'esordio in maglia azzurra di Sandro Salvadore e Giovanni Trapattoni. Per quanto concerne la seconda e ultima partita azzurra di Angelillo, in quell'occasione egli si ritrovò a fianco del compagno di nazionale argentina con cui vinse la Copa sudamericana: Omar Sívori. Quest'ultimo match era valevole per le qualificazioni ai Mondiali di Cile 1962, per i quali però Angelillo non verrà convocato al pari dell'altro oriundo Lojacono, e al contrario dei summenzionati Maschio e Sívori e degli italo-brasiliani Altafini e Sormani.

In compenso, Angelillo disputerà qualche incontro per la nazionale di Lega, composta dai migliori stranieri del campionato e da quei calciatori italiani esclusi dalla Nazionale A, e di cui si occupa Boniperti da poco ritiratosi dal calcio attivo.

Allenatore

La carriera in panchina di Angelillo parte da una squadra dilettantistica, l'Angelana di Santa Maria degli Angeli, frazione di Assisi, dove riveste il doppio ruolo di allenatore e giocatore. Rimane in Umbria dal 1969 al 1971, retrocedendo in Prima Categoria nella stagione d'esordio ma risalendo immediatamente in Serie D nella seguente.

Allenerà poi Montevarchi, Chieti, Campobasso, Rimini, Brescia, Reggina e Pescara (dove, nella stagione 1978-1979 ottenne la promozione in Serie A con i biancazzurri, trascinando oltre 40.000 tifosi pescaresi in trasferta, record tuttora imbattuto), prima di iniziare l'avventura con l'Arezzo in Serie C1.

È la stagione 1981-1982 quando Angelillo compie nella città toscana un autentico miracolo sportivo: vince la Coppa Italia di Serie C e soprattutto guida gli amaranto alla promozione in Serie B, riportando il club nel calcio di seconda serie dopo 7 anni. Nel 1983-1984 l'Arezzo sfiora il salto in Serie A, giungendo 5º a soli 5 punti dalla promozione dopo aver condotto in testa la prima metà del girone d'andata.

Avellino, Palermo, Mantova, ancora Arezzo, e i marocchini del FAR Rabat saranno le sue successive squadre, prima di chiudere in Serie C2 con la Sassari Torres, chiamato a metà del campionato di Serie C1 1990-1991, ed esonerato nel corso della stagione successiva.

Dopo il ritiro

Ha lavorato come osservatore per l'Inter in Sudamerica: tra le sue principali scoperte, l'argentino Javier Zanetti, futuro capitano e successivamente vicepresidente del club nerazzurro.

Rimasto legato ad Arezzo, Angelillo ha vissuto nella città toscana; è morto all'età di 80 anni il 5 gennaio 2018 al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, dove si trovava ricoverato da due giorni.

Record

  • Miglior marcatore stagionale nella storia dell'Inter, insieme a Giuseppe Meazza (38 reti).
  • Miglior marcatore stagionale nella storia della Serie A a 18 squadre (33 reti).

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali

Nazionale

Competizioni internazionali

Individuale

Allenatore

Competizioni nazionali

Competizioni regionali

 

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