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CRAZEOLOGY

Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"

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sarebbe bello sapere come andò il famoso CdA in cui si deliberò il ritiro del ricorso al TAR.

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Il 17/6/2021 alle 16:46 , zlataniere ha scritto:

sarebbe bello sapere come andò il famoso CdA in cui si deliberò il ritiro del ricorso al TAR.

 

Era tutta una farsa. Era già deciso che sarebbe stato ritirato. Del resto il nostro avvocato, ancora qualche mese dopo, andava cianciando in giro e in assemblea degli azionisti che c'erano a nostro carico ben 4 illeciti sportivi. Il ricorso al Tar serviva solo a tener buoni i tifosi fino alla partenza del campionato successivo. 

Per la serie: "facciamo credere, mentre ci riorganizziamo, e vendiamo chi dobbiamo vendere (senza sapere in teoria se saremmo stati in A o in B), che non è finita qui. Poi a fine agosto inizio settembre, quando nessuno potrà più in tempi brevi organizzare manifestazioni o proteste, sganciamo la bomba. O mangi la minestra o ti butti dalla finestra. Dovranno adattarsi alla situazione per forza di cose."

L'accordo coi longobardi era di farli vincere in scioltezza per 4 anni, loro si liberavano di M&G, avremmo fatto cassa con la vendita di qualche campione, e avremmo dato un paio di nostri molto forti a prezzo di saldo all'Inter per aiutarli. E così fu. 

E viste le parole che ogni tanto escono a Lapo, a cui periodicamente scappa la catenella con qualche battuta su Moggi, è probabilissimo che molti di loro in famiglia fossero davvero convinti  che M&G avessero delle colpe, oltre ad essere i padroni temporanei, e forse futuri, del club. 

Questo la dice lunga sulle mani in cui siamo finiti. 

 

Modificato da CRAZEOLOGY

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Il 19/6/2021 alle 09:53 , CRAZEOLOGY ha scritto:

 

Era tutta una farsa. Era già deciso che sarebbe stato ritirato. Del resto il nostro avvocato, ancora qualche mese dopo, andava cianciando in giro e in assemblea degli azionisti che c'erano a nostro carico ben 4 illeciti sportivi. Il ricorso al Tar serviva solo a tener buoni i tifosi fino alla partenza del campionato successivo. 

Per la serie: "facciamo credere, mentre ci riorganizziamo, e vendiamo chi dobbiamo vendere (senza sapere in teoria se saremmo stati in A o in B), che non è finita qui. Poi a fine agosto inizio settembre, quando nessuno potrà più in tempi brevi organizzare manifestazioni o proteste, sganciamo la bomba. O mangi la minestra o ti butti dalla finestra. Dovranno adattarsi alla situazione per forza di cose."

L'accordo coi longobardi era di farli vincere in scioltezza per 4 anni, loro si liberavano di M&G, avremmo fatto cassa con la vendita di qualche campione, e avremmo dato un paio di nostri molto forti a prezzo di saldo all'Inter per aiutarli. E così fu. 

E viste le parole che ogni tanto escono a Lapo, a cui periodicamente scappa la catenella con qualche battuta su Moggi, è probabilissimo che molti di loro in famiglia fossero davvero convinti  che M&G avessero delle colpe, oltre ad essere i padroni temporanei, e forse futuri, del club. 

Questo la dice lunga sulle mani in cui siamo finiti. 

 

 

Mi fa piacere credere che a Torino qualcuno si sia pentito di.

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Joined: 24-Oct-2006
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35 minuti fa, generazione montero ha scritto:

 

Mi fa piacere credere che a Torino qualcuno si sia pentito di.

 

Mi farebbe piacere anche a me, ma i fatti degli ultimi 10 anni dicono che non sono affatto pentiti. Per loro uno scudetto più o uno meno non gli cambia nulla. 

Vivono il momento. A quei tempi gli faceva comodo così e oggi gli fa comodo non parlarne più. 

E' gente con principi morali di basso cabotaggio. Se economicamente o a livello di potere ne vale la pena, svendono e comprano con disinvoltura. 

 

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IL “RE SOLE” DI CASA AGNELLI - JOHN ELKANN CONTROLLA UNA GALASSIA CHE CAPITALIZZA CIRCA 37 MILIARDI CON UN MALLOPPO DI AZIONI CHE VALGONO 61,8 MILIONI: SONO LE QUOTE DI MAGGIORANZA, 60%, DELLA “DICEMBRE”, UNA SOCIETÀ SEMPLICE NATA NEL 1984 (CHE VEDEVA TRA I FONDATORI GIANNI E UMBERTO AGNELLI, FRANZO GRANDE STEVENS, GIANLUIGI GABETTI) LA QUALE STA IN TESTA ALL'IMPERO AGNELLI-ELKANN - IL TRASFERIMENTO DI QUOTE, IN CASO DI MORTE DI UNO DEI SOCI (JOHN, LAPO, GINEVRA), SEGUIRÀ LA STRADA DEI "DISCENDENTI CONSANGUINEI"

https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/ldquo-re-sole-rdquo-casa-agnelli-john-elkann-controlla-275546.htm

 

 

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FUORI I SOLDI – EXOR PAGHERÀ AL FISCO UN MILIARDO DI EURO: L’AGENZIA DELLE ENTRATE INCASSERÀ DA EXOR 746 MILIONI, DALLA GIOVANNI AGNELLI BV ALTRI 203 PER IL CONTENZIOSO SUL TRASFERIMENTO DELLA HOLDING IN OLANDA NEL 2016: LA SOCIETÀ AVREBBE DOVUTO VERSARE UNA EXIT TAX, CALCOLATA SULLE PLUSVALENZE REALIZZATE. IL FISCO AVEVA STIMATO UN IMPONIBILE MAGGIORE DI QUELLO DICHIARATO DALLA SOCIETÀ CHE PERÒ…

 

IL MESSAGGERO

 

Da Exor 746 milioni, dalla Giovanni Agnelli BV (che di Exor detiene la maggioranza del capitale) altri 203. In tutto il fisco incassa quasi un miliardo a conclusione dell'accertamento relativo alla precedente fusione con la controllata olandese Exor NV. Per l'Agenzia delle Entrate si tratta della più grande operazione di questo tipo dopo quella in cui il gruppo francese Kering (che controlla Gucci) aveva accettato di versare 1,25 miliardi.

 

LE REGOLE

La vicenda che riguarda la holding della famiglia Agnelli risale al 2016. A seguito della fusione, che comportava di fatto il trasferimento della società in Olanda, andava versata la cosiddetta exit tax, calcolata sulle plusvalenze realizzate. Proprio su questo punto si basa la contestazione dell'Agenzia delle Entrate, che aveva stimato un imponibile maggiore di quello dichiarato dalla società.

 

La differenza dipende essenzialmente dalla convinzione di Exor di poter sfruttare il regime di partecipation exemption (Pex) che permette di esentare le plusvalenze per il 95 per cento del loro valore. Secondo la società non ci sarebbe stata una violazione delle regole vigenti: l'accordo è stato accettato «al fine di evitare tempi e costi di un rilevante contenzioso fiscale» e «non comporta né può essere interpretato come un'accettazione - né tantomeno una condivisione, neppure parziale - delle tesi sostenute a posteriori dall'Agenzia delle Entrate».

 

Nell'interpretazione di Exor le contestazioni dipenderebbero infatti da un atto successivo ai fatti, un Principio di diritto che risale al maggio del 2021. L'Agenzia delle Entrate si appoggia invece a un documento che risale a dieci anni prima la fusione, la circolare numero 6 del 2006. Quello concluso è quindi un accertamento con adesione, che ha permesso alla società della famiglia Agnelli di risparmiare solo le sanzioni che sarebbero state dovute. L'importo versato di 746 milioni comprende invece 104 milioni di interessi, mentre sui 203 versati dalla Giovanni Agnelli BV la quota interessi vale 28 milioni.

 

VICENDA CHIUSA

Per quanto riguarda Exor l'effetto dell'accordo, il cui pagamento è stato interamente corrisposto, si rifletterà sul bilancio 2021. E non avrà impatto su investimenti e strategie di sviluppo. Entrambe le società fanno sapere che «non sussistono ulteriori questioni fiscali pendenti» in relazione agli anni in cui hanno avuto la residenza fiscale in Italia «per i quali risultano inoltre scaduti gli ordinari termini di accertamento». Insomma la vicenda si chiude qui, con un versamento comunque molto rilevante che avrà un effetto positivo anche sui conti pubblici italiani.

 

DAGOSPIA

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Spot

 

C'era, tanto tanto tempo fa, una grande e ricca famiglia affezionata alla Juventus. Ora invece la squadra è solo un asset del gruppo. 

C'è una questione che si trascina sottobanco in seno alla famiglia da più di 30 anni.

E' l'antica questione "costi-risultati", che generò la gestione MoggiGiraudo prima, e quella di Agnelli poi, con i risultati e tutti i risvolti che sappiamo.

C'era un progetto portato avanti da Agnelli per più di 10 anni, fallito tra mille difficoltà e mille pasticci di ogni tipo.

C'era il sogno, ormai infranto, di far diventare la Juve un colosso a livello europeo/mondiale.

Ci sono state tante cose.

C'era una lunga storia. C'era una leggenda. C'era un'ambizione. C'era una speranza. C'era una vetta da raggiungere.

Adesso ci sono rimaste le plusvalenze, le nozze più o meno coi fichi secchi, e la possibilità un giorno di tornare a dominare il torneo del Bananeto della Bassa Europa. Forse.

Almeno fino a quando non si affaccerà sul territorio nazionale qualche grosso investitore concorrente pronto a fare follie per un altro club. 

E c'è rimasta quella famiglia, che deve continuare a chiedersi quanti soldi ancora serve buttare nel club. E per vincere cosa?

La festa è finita. Il mondo è cambiato. Bisogna solo rendersene conto, e avere il coraggio di spegnere le luci. 

Piaccia o non piaccia, se il mondo è cambiato, anche la Juve deve cambiare.

Caro Jaky, tu e la Juventus dovete decidere una volta per tutte "cosa fare da grandi".

 

La triste fine della Juvexor

 

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=6534

 

 

 

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Il 17/5/2022 alle 18:30 , CRAZEOLOGY ha scritto:

Spot

 

C'era, tanto tanto tempo fa, una grande e ricca famiglia affezionata alla Juventus. Ora invece la squadra è solo un asset del gruppo. 

C'è una questione che si trascina sottobanco in seno alla famiglia da più di 30 anni.

E' l'antica questione "costi-risultati", che generò la gestione MoggiGiraudo prima, e quella di Agnelli poi, con i risultati e tutti i risvolti che sappiamo.

C'era un progetto portato avanti da Agnelli per più di 10 anni, fallito tra mille difficoltà e mille pasticci di ogni tipo.

C'era il sogno, ormai infranto, di far diventare la Juve un colosso a livello europeo/mondiale.

Ci sono state tante cose.

C'era una lunga storia. C'era una leggenda. C'era un'ambizione. C'era una speranza. C'era una vetta da raggiungere.

Adesso ci sono rimaste le plusvalenze, le nozze più o meno coi fichi secchi, e la possibilità un giorno di tornare a dominare il torneo del Bananeto della Bassa Europa. Forse.

Almeno fino a quando non si affaccerà sul territorio nazionale qualche grosso investitore concorrente pronto a fare follie per un altro club. 

E c'è rimasta quella famiglia, che deve continuare a chiedersi quanti soldi ancora serve buttare nel club. E per vincere cosa?

La festa è finita. Il mondo è cambiato. Bisogna solo rendersene conto, e avere il coraggio di spegnere le luci. 

Piaccia o non piaccia, se il mondo è cambiato, anche la Juve deve cambiare.

Caro Jaky, tu e la Juventus dovete decidere una volta per tutte "cosa fare da grandi".

 

La triste fine della Juvexor

 

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=6534

 

 

 

Applausi a scena aperta...

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Elkann.look.New.York.Chi.2022.jpg

 

Si sta Lapizzando direi. sefz

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16 ore fa, CRAZEOLOGY ha scritto:

Elkann.look.New.York.Chi.2022.jpg

 

Si sta Lapizzando direi. sefz

Oceano si farà adottare da qualcuno secondo me. Una mia collega mi aveva accennato a questa foto, ma  la realtà è peggio del racconto.

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18 ore fa, CRAZEOLOGY ha scritto:

Dobbiamo difendere la Juve in quanto tale da tutti i volgari complotti della FGCI, delle milanesi e delle romane. Però noi tifosi dobbiamo contare di più sia in sede processuale che di azionariato. Certo comperare azioni con Andrea presidente sarebbe impossibile. Ci vogliono apparati di garanzia basati su persone che hanno mostrato la loro juventinità nei momenti di difficoltà, non quando si vinceva a mani basse.

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LO 007 PESTATO E L’INDAGINE SULL’EREDITÀ DELL’AVVOCATO – “MI HANNO DETTO: SMETTILA O NON VIVRAI A LUNGO” – SECONDO “DIE ZEIT” UN DETECTIVE DEL POOL CHE ASSISTE MARGHERITA AGNELLI NELLA BATTAGLIA LEGALE CONTRO I FIGLI JOHN, LAPO E GINEVRA ELKANN PER IL CONTROLLO DEL PATRIMONIO DI GIANNI AGNELLI, HA DENUNCIATO DI ESSERE STATO VITTIMA DI UN AGGUATO A GSTAAD, IN SVIZZERA: “MI HANNO PRESO A PUGNI E PUNTATO UNA PISTOLA". 6 MESI FA UN ALTRO AVVERTIMENTO – SOTTO LA LENTE DELL’INVESTIGATORE LA RESIDENZA DI MARELLA AGNELLI, DETTAGLIO DECISIVO PER LA CAUSA: VIVEVA IN SVIZZERA, A TORINO O IN MAROCCO?

 

 

Estratto dell’articolo di Ettore Boffano per il Fatto Quotidiano

 

 

Una volta tanto, bisogna partire dal finale, infrangendo il tabù di ogni buon lettore: mai cercare di sapere prima quale sarà l’epilogo. Quello che gli inglesi chiamano spoiler. Soprattutto, cominciando dall’ultima frase di un reportage del Die Zeit, il settimanale tedesco diretto da Giovanni di Lorenzo, pubblicato il 24 novembre scorso. Una sola parola, “Lebensgefährlich” (“pericolo di morte”), allarmante e, ancora di più, sconcertante, soprattutto se accostata al titolo dell’articolo - “Fino al sangue” - e al suo argomento: la nuova battaglia legale che, nel Tribunale Civile di Torino, contrappone Margherita Agnelli de Pahlen ai suoi figli di primo letto, John, Lapo e Ginevra Elkann, per l’eredità della madre Marella Caracciolo, e - di fatto - per il controllo del patrimonio che fu di suo padre, Gianni Agnelli, morto 20 anni fa, il 24 gennaio 2003. 

 

(...)

 

La sequenza, ricostruita nelle dichiarazioni della vittima alla Polizia Regionale dell’Oberland Bernese, ha i contorni di un pestaggio e di una minaccia di morte: con dovizia di particolari su abiti, fisionomie e armi degli aggressori. Ecco in breve i fatti raccontati da Die Zeit, ma soprattutto nella deposizione (lunga 16 pagine) della vittima: rilasciata l’11 maggio 2021, a Thun, a due funzionarie della Kantonspolizei e che il Fatto Quotidiano ha potuto consultare.

 

il precedenteL’altro avvertimento 6 mesi prima Dalle auto scendono tre persone: “Due erano sicuramente italiane, il terzo forse un polacco o uno slavo”. Il primo, all’apparenza il capo, è vestito di scuro.

 

 (...)

 

Dopo il secondo agguato, l’uomo abbandona il caso e smette di comunicare con i suoi committenti. Lo rifarà solo settimane dopo e, infine, accetta di rivolgersi alla polizia. Quando, però, i segni delle violenze erano già scomparsi: “Ero sconvolto, come mia moglie: volevo solo cancellare la paura dalla mente”. Spiegherà così la scelta di rinunciare all’incarico: “Già prima della minaccia nel parcheggio, avevo intuito di essere ‘bruciato’ nelle indagini. Dopo la seconda, ho capito in che situazione ero finito: in pericolo di vita. Non ne ho certezza, ma penso fossero mandati da chi sapeva”.

 

 

Che incarico stava svolgendo? Il solo che potrebbe giustificare quegli episodi è la collaborazione con gli investigatori ingaggiati dalla figlia dell’Avvocato per indagare su alcuni profili legati alla disputa legale per l’eredità della madre, morta il 23 febbraio 2019 all’età di 91 anni a Torino. In particolare, abitando in quella zona, doveva accertare se fosse vero che Marella Agnelli, pur essendo cittadina italiana, manteneva la sua residenza effettiva in Svizzera, in uno chalet vicino a Gstaad.

 

Una circostanza decisiva per determinare l’esito della causa apertasi nel novembre scorso a Torino, la città della dinastia Fiat.  

 

(...)

Secondo la sua tesi, Marella Agnelli non avrebbe mai abitato stabilmente in Svizzera.

 

Ma dove viveva davvero Marella Caracciolo Agnelli? A Lauenen, un villaggio di montagna vicino a Gstaad, nello Chalet Icy passato in eredità alla nipote Ginevra? A Torino, nella Villa Frescot che era la dimora di Gianni Agnelli? O in Marocco, a Marrakech, nella villa Ain Kassimou, già di un discendente di Lev Tolstoj? Sono stati passati al vaglio i piani di volo, i decolli e gli atterraggi degli aerei e degli elicotteri a disposizione della famiglia, tra cui un Jet Dessault Falcon e un Bombardier Global 6000, a Torino e a Gstaad tra il 2001 e il 2017; le spese farmaceutiche riferibili a Marella in territorio svizzero (per esempio 20 mila franchi tra luglio e agosto 2017): i documenti delle autorità marocchine per l’immigrazione, i dati dei voli verso il Marocco, le fatture dei fornitori e gli impegni di lavoro dei dipendenti nella villa Ain Kassimou. 

 

Un’analisi nella quale si sostiene che la vedova dell’Avvocato “faceva la pendolare” tra Torino e il Marocco dove, spesso, si sarebbe fermata tutto l’inverno. Mentre non avrebbe passato quasi mai, al contrario, del tempo in Svizzera: se non tra luglio e agosto.

 

Affermazioni che i legali dei fratelli Elkann definiscono senza alcun fondamento.

Nella denuncia, l’investigatore minacciato ha raccontato anche le difficoltà nel ricercare testimonianze. Scrive Ingo Malcher: “Ha detto di aver contattato diverse persone per scoprire quanto spesso Marella Agnelli avesse soggiornato a Gstaad. Nessuno voleva parlare”.

 

Dopo il primo avvertimento nel parcheggio multipiano, si legge ancora nel verbale, l’uomo sarebbe riuscito invece a trovare un confidente, “ma tre giorni dopo, non ne ho più saputo nulla”. Poi l’agguato del Natale 2020. Il procuratore cantonale di Berna, Sandro Thomann, ha indagato contro ignoti e poi, il 24 gennaio 2022, ha “sospeso” l’inchiesta, ma senza archiviarla: “Sono sconosciuti gli autori e la loro provenienza”. La parte lesa invece ha chiesto, invano, di acquisire immagini delle telecamere di sorveglianza, eventuali tracce nelle celle telefoniche e di controllare i registri d’ingresso alla frontiera di auto con targhe straniere.

 

E così come il legale di Margherita non ha mai citato quell’episodio nelle sue memorie legali, con altrettanta fermezza le fonti vicine ai fratelli Elkann hanno ribadito al settimanale tedesco di “non aver mai sentito parlare di quella vicenda”. Restano ora solo il verbale della vittima e il racconto di alcuni minuti di terrore per il collaboratore degli investigatori di Margherita. A fermarlo fu la sensazione di un pericolo. Lebensgefährlich, un “pericolo di morte”.

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12 ore fa, CRAZEOLOGY ha scritto:

LO 007 PESTATO E L’INDAGINE SULL’EREDITÀ DELL’AVVOCATO – “MI HANNO DETTO: SMETTILA O NON VIVRAI A LUNGO” – SECONDO “DIE ZEIT” UN DETECTIVE DEL POOL CHE ASSISTE MARGHERITA AGNELLI NELLA BATTAGLIA LEGALE CONTRO I FIGLI JOHN, LAPO E GINEVRA ELKANN PER IL CONTROLLO DEL PATRIMONIO DI GIANNI AGNELLI, HA DENUNCIATO DI ESSERE STATO VITTIMA DI UN AGGUATO A GSTAAD, IN SVIZZERA: “MI HANNO PRESO A PUGNI E PUNTATO UNA PISTOLA". 6 MESI FA UN ALTRO AVVERTIMENTO – SOTTO LA LENTE DELL’INVESTIGATORE LA RESIDENZA DI MARELLA AGNELLI, DETTAGLIO DECISIVO PER LA CAUSA: VIVEVA IN SVIZZERA, A TORINO O IN MAROCCO?

 

 

Estratto dell’articolo di Ettore Boffano per il Fatto Quotidiano

 

 

Una volta tanto, bisogna partire dal finale, infrangendo il tabù di ogni buon lettore: mai cercare di sapere prima quale sarà l’epilogo. Quello che gli inglesi chiamano spoiler. Soprattutto, cominciando dall’ultima frase di un reportage del Die Zeit, il settimanale tedesco diretto da Giovanni di Lorenzo, pubblicato il 24 novembre scorso. Una sola parola, “Lebensgefährlich” (“pericolo di morte”), allarmante e, ancora di più, sconcertante, soprattutto se accostata al titolo dell’articolo - “Fino al sangue” - e al suo argomento: la nuova battaglia legale che, nel Tribunale Civile di Torino, contrappone Margherita Agnelli de Pahlen ai suoi figli di primo letto, John, Lapo e Ginevra Elkann, per l’eredità della madre Marella Caracciolo, e - di fatto - per il controllo del patrimonio che fu di suo padre, Gianni Agnelli, morto 20 anni fa, il 24 gennaio 2003. 

 

(...)

 

La sequenza, ricostruita nelle dichiarazioni della vittima alla Polizia Regionale dell’Oberland Bernese, ha i contorni di un pestaggio e di una minaccia di morte: con dovizia di particolari su abiti, fisionomie e armi degli aggressori. Ecco in breve i fatti raccontati da Die Zeit, ma soprattutto nella deposizione (lunga 16 pagine) della vittima: rilasciata l’11 maggio 2021, a Thun, a due funzionarie della Kantonspolizei e che il Fatto Quotidiano ha potuto consultare.

 

il precedenteL’altro avvertimento 6 mesi prima Dalle auto scendono tre persone: “Due erano sicuramente italiane, il terzo forse un polacco o uno slavo”. Il primo, all’apparenza il capo, è vestito di scuro.

 

 (...)

 

Dopo il secondo agguato, l’uomo abbandona il caso e smette di comunicare con i suoi committenti. Lo rifarà solo settimane dopo e, infine, accetta di rivolgersi alla polizia. Quando, però, i segni delle violenze erano già scomparsi: “Ero sconvolto, come mia moglie: volevo solo cancellare la paura dalla mente”. Spiegherà così la scelta di rinunciare all’incarico: “Già prima della minaccia nel parcheggio, avevo intuito di essere ‘bruciato’ nelle indagini. Dopo la seconda, ho capito in che situazione ero finito: in pericolo di vita. Non ne ho certezza, ma penso fossero mandati da chi sapeva”.

 

 

Che incarico stava svolgendo? Il solo che potrebbe giustificare quegli episodi è la collaborazione con gli investigatori ingaggiati dalla figlia dell’Avvocato per indagare su alcuni profili legati alla disputa legale per l’eredità della madre, morta il 23 febbraio 2019 all’età di 91 anni a Torino. In particolare, abitando in quella zona, doveva accertare se fosse vero che Marella Agnelli, pur essendo cittadina italiana, manteneva la sua residenza effettiva in Svizzera, in uno chalet vicino a Gstaad.

 

Una circostanza decisiva per determinare l’esito della causa apertasi nel novembre scorso a Torino, la città della dinastia Fiat.  

 

(...)

Secondo la sua tesi, Marella Agnelli non avrebbe mai abitato stabilmente in Svizzera.

 

Ma dove viveva davvero Marella Caracciolo Agnelli? A Lauenen, un villaggio di montagna vicino a Gstaad, nello Chalet Icy passato in eredità alla nipote Ginevra? A Torino, nella Villa Frescot che era la dimora di Gianni Agnelli? O in Marocco, a Marrakech, nella villa Ain Kassimou, già di un discendente di Lev Tolstoj? Sono stati passati al vaglio i piani di volo, i decolli e gli atterraggi degli aerei e degli elicotteri a disposizione della famiglia, tra cui un Jet Dessault Falcon e un Bombardier Global 6000, a Torino e a Gstaad tra il 2001 e il 2017; le spese farmaceutiche riferibili a Marella in territorio svizzero (per esempio 20 mila franchi tra luglio e agosto 2017): i documenti delle autorità marocchine per l’immigrazione, i dati dei voli verso il Marocco, le fatture dei fornitori e gli impegni di lavoro dei dipendenti nella villa Ain Kassimou. 

 

Un’analisi nella quale si sostiene che la vedova dell’Avvocato “faceva la pendolare” tra Torino e il Marocco dove, spesso, si sarebbe fermata tutto l’inverno. Mentre non avrebbe passato quasi mai, al contrario, del tempo in Svizzera: se non tra luglio e agosto.

 

Affermazioni che i legali dei fratelli Elkann definiscono senza alcun fondamento.

Nella denuncia, l’investigatore minacciato ha raccontato anche le difficoltà nel ricercare testimonianze. Scrive Ingo Malcher: “Ha detto di aver contattato diverse persone per scoprire quanto spesso Marella Agnelli avesse soggiornato a Gstaad. Nessuno voleva parlare”.

 

Dopo il primo avvertimento nel parcheggio multipiano, si legge ancora nel verbale, l’uomo sarebbe riuscito invece a trovare un confidente, “ma tre giorni dopo, non ne ho più saputo nulla”. Poi l’agguato del Natale 2020. Il procuratore cantonale di Berna, Sandro Thomann, ha indagato contro ignoti e poi, il 24 gennaio 2022, ha “sospeso” l’inchiesta, ma senza archiviarla: “Sono sconosciuti gli autori e la loro provenienza”. La parte lesa invece ha chiesto, invano, di acquisire immagini delle telecamere di sorveglianza, eventuali tracce nelle celle telefoniche e di controllare i registri d’ingresso alla frontiera di auto con targhe straniere.

 

E così come il legale di Margherita non ha mai citato quell’episodio nelle sue memorie legali, con altrettanta fermezza le fonti vicine ai fratelli Elkann hanno ribadito al settimanale tedesco di “non aver mai sentito parlare di quella vicenda”. Restano ora solo il verbale della vittima e il racconto di alcuni minuti di terrore per il collaboratore degli investigatori di Margherita. A fermarlo fu la sensazione di un pericolo. Lebensgefährlich, un “pericolo di morte”.

Attenzione perché Margherita è matta come un cavallo e si circonda di mitomani imbroglioni. Pur standomi John Elkann abbastanza antipatico, qui propenderei per una bufala colossale. Insomma non c'era bisogno di ulteriore "cacca" sulla proprietà della Juventus.

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5 ore fa, Puma83 ha scritto:

Attenzione perché Margherita è matta come un cavallo e si circonda di mitomani imbroglioni. Pur standomi John Elkann abbastanza antipatico, qui propenderei per una bufala colossale. Insomma non c'era bisogno di ulteriore "cacca" sulla proprietà della Juventus.

 

Non lo so.

So però che c'è una causa in corso.

So che una qualunque eredità di un comune mortale non sarebbe mai gestita come gestiscono loro le loro cose.

So che è assodato che ci siano miliardi di euro imboscati chissà dove.

Io, pur ritenendo come fai tu, Margherita una persona assolutamente non affidabile,  la penso al contrario.

Trovo strano che in tutto 'sto casino ereditario cominciato con l'avvocato, tra loro non ci sia ancora scappato il morto.

Ci sono troppi soldi in ballo.

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27 minuti fa, CRAZEOLOGY ha scritto:

 

Non lo so.

So però che c'è una causa in corso.

So che una qualunque eredità di un comune mortale non sarebbe mai gestita come gestiscono loro le loro cose.

So che è assodato che ci siano miliardi di euro imboscati chissà dove.

Io, pur ritenendo come fai tu, Margherita una persona assolutamente non affidabile,  la penso al contrario.

Trovo strano che in tutto 'sto casino ereditario cominciato con l'avvocato, tra loro non ci sia ancora scappato il morto.

Ci sono troppi soldi in ballo.

Sì ma pensi che nelle famiglie Berlusconi e Moratti non ci sia un letame peggiore? Solo che da un lato c'è Marina - cuore da squalo ma barra dritta di comando rispetto alla pedofila sorellastra Barbara - e dall'altro Letizia e Giammarco che proteggono quella specie di luridume marcio ambulante di Massimo. Con loro anche Cinesi, biscazzieri Russi, finanzieri banditi "amerekani" e mafia-capitale vengono rivalutati dalla stampa che conta. Elkann è proprietario di giornali che gli sputano addosso. Questo è il nostro problema perché finché gli Agnelli e affini saranno proprietari o rappresentanti della Juventus, io tiferò per loro. Sessantaquattro anni di amore verso la Zebra non possono essere cancellati dalle mattane autolesioniste di mamme, figli e cugini. E il marcio degli Inglesi - amico mio - è molto più marcio di quello italiano. Solo che lo servono ai tifosi beoti in un sacchetto rosa coperto di cioccolato.

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Il 17/5/2022 alle 18:30 , CRAZEOLOGY ha scritto:

Spot

 

C'era, tanto tanto tempo fa, una grande e ricca famiglia affezionata alla Juventus. Ora invece la squadra è solo un asset del gruppo. 

C'è una questione che si trascina sottobanco in seno alla famiglia da più di 30 anni.

E' l'antica questione "costi-risultati", che generò la gestione MoggiGiraudo prima, e quella di Agnelli poi, con i risultati e tutti i risvolti che sappiamo.

C'era un progetto portato avanti da Agnelli per più di 10 anni, fallito tra mille difficoltà e mille pasticci di ogni tipo.

C'era il sogno, ormai infranto, di far diventare la Juve un colosso a livello europeo/mondiale.

Ci sono state tante cose.

C'era una lunga storia. C'era una leggenda. C'era un'ambizione. C'era una speranza. C'era una vetta da raggiungere.

Adesso ci sono rimaste le plusvalenze, le nozze più o meno coi fichi secchi, e la possibilità un giorno di tornare a dominare il torneo del Bananeto della Bassa Europa. Forse.

Almeno fino a quando non si affaccerà sul territorio nazionale qualche grosso investitore concorrente pronto a fare follie per un altro club. 

E c'è rimasta quella famiglia, che deve continuare a chiedersi quanti soldi ancora serve buttare nel club. E per vincere cosa?

La festa è finita. Il mondo è cambiato. Bisogna solo rendersene conto, e avere il coraggio di spegnere le luci. 

Piaccia o non piaccia, se il mondo è cambiato, anche la Juve deve cambiare.

Caro Jaky, tu e la Juventus dovete decidere una volta per tutte "cosa fare da grandi".

 

La triste fine della Juvexor

 

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=6534

 

 

 

 

Mi è scappato di scrivere il seguito. .asd

 

La triste fine della Juvexor vol.2

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=6772

 

Ogni tanto a questi qua gli serve un bel siluro.

 

 

 

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