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Michelangelo Rampulla

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1990-2004.png.43f940d92984705024af0b55c70b5024.png  MICHELANGELO RAMPULLA

 

 

rampulla.jpg

 

 

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Rampulla

 

 

 

Michelangelo Rampulla nasce, juventino, a Patti, in provincia di Messina, il 10 agosto 1962. Cresce nella Pattese e, diciottenne, muove i primi passi, nel calcio che conta, con la maglia del Varese, in serie B, dove ben presto conquista la maglia di titolare ai danni dell’esperto Rigamonti. Al termine del campionato 1982-83, viene ceduto al Cesena, per poi passare, due anni dopo, alla Cremonese.

Nel capoluogo lombardo esplode definitivamente, giocando ben sette stagioni, di cui due in serie A, piena di grandi soddisfazioni, culminate con quell’incredibile goal realizzato a Bergamo: «Lo ricordo come fosse adesso, era il 23 febbraio 1992 e stavamo perdendo contro l’Atalanta per 1 a 0. All’ultimo minuto un compagno batte il calcio d’angolo della disperazione, io lascio incustodita la porta e mi spingo nell’area avversaria. La parabola del pallone è perfetta, mi avvento di testa sorprendendo gli avversari, colpisco con la fronte piena e faccio goal. Gioia indescrivibile, tutti mi abbracciavano, le televisioni ed i giornali per un paio di giorni non hanno parlato d’altro. Una volta tanto il mio nome era stato abbinato non ad una rete subita, ma ad un goal fatto».

La stagione successiva il portiere goleador, che ha al suo attivo anche dieci presenze con la Nazionale Under 21, si ritrova catapultato in una realtà nuova e molto più importante: non più titolare inamovibile in formazioni di provincia, ma prezioso numero dodici nella Juventus, alle spalle di Angelo Peruzzi.

«Quando sono stato ingaggiato dalla Juventus, ho fatto felice mio padre, Lui è sempre stato molto più tifoso di me, più tifoso di qualsiasi altro. Ai tempi di Paolo Rossi, Boniek e Platini, si presentò un giorno al lavoro, con la macchina dipinta di bianconero, a strisce, ovviamente. Dal 1969 al 1979 sono stato abbonato ad “Hurrà Juventus”; ricordi da tifoso ne ho tantissimi, quasi tutti legati a grandi successi. Dal vivo, ho ammirato la Juventus due volte a Palermo e poi sempre in televisione. Lo stile bianconero mi ha sempre colpito, sia da tifoso che da avversario; alla Juventus, nulla viene lasciato al caso, persino i dettagli più insignificanti rivestono un’importanza determinante. Doveva essere un’esperienza fugace, invece a Torino mi sono fermato per dieci campionati, coprendo le spalle anche a Van der Sar, Buffon e Carini. Ho giocato più di quanto immaginassi ed ho vinto davvero tutto».

In effetti, Michelangelo, approfitta dei numerosi guai muscolari che affliggono Peruzzi e riesce a ritagliarsi un poco di gloria, considerato che la Juventus di quegli anni vince tutto. Come nella Supercoppa Italiana del 1995-96, quando entra in campo causa l’espulsione di Peruzzi e contribuisce, con un paio di parate sicure, alla conquista del trofeo.

Con l’arrivo del portiere olandese e di Buffon, lo spazio si riduce notevolmente ed a Rampulla non restano che le briciole di qualche presenza in Coppa Italia. Nell’estate del 2002, Michelangelo decide di appendere gli “scarpini al chiodo”, ma resta alla Juventus in veste di collaboratore.

Un grande esempio di professionismo da parte di Rampulla che, con le sue enormi potenzialità, avrebbe potuto giocare titolare in qualsiasi squadra, ma che ha sempre preferito rimanere nella sua amata Juventus, anche se questo comportava l'essere costretto a guardare gli altri giocare dalla panchina.



http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2007/08/michelangelo-rampulla.html

 

 

 

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Rampulla: "Da Ronaldo e Dybala al mercato e il Napoli, vi dico tutto"

 

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FIGURINA CALCIATORI PANINI 1994/95 JUVENTUS RAMPULLA n. 176 NUOVA CON  VELINA NEW | eBay
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Michelangelo Rampulla: il primo portiere a segnare su azione in Serie A  [VIDEO]

 

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Ottimo Michelangelo :sisi: !!

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1990-2004.png.7681bfd94bb9db938eb9395817aef29c.png   MICHELANGELO RAMPULLA

 

Michelangelo Rampulla: "Che sfida la Cina! La Juve di Lippi ha insegnato  calcio"

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Rampulla

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Patti (Messina)
Data di nascita: 10.08.1962
Ruolo: Portiere
Altezza: 187 cm
Peso: 82 kg
Nazionale Italiano Under-21
Soprannome: Portiere Goleador

 

 

Alla Juventus dal 1992 al 2002

Esordio: 27.08.1992 - Coppa Italia - Juventus-Fidelis Andria 4-0

Ultima partita: 12.12.2001 - Coppa Italia - Juventus-Sampdoria 5-2

 

99 presenze - 80 reti subite

 

4 scudetti

1 coppa Italia

2 supercoppe italiane

1 champions league

1 coppa Uefa

1 supercoppa Uefa

1 coppa intercontinentale

1 trofeo intertoto

 

 

 

Michelangelo Rampulla (Patti, 10 agosto 1962) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere.

 

È ricordato per essere stato il primo portiere a realizzare un gol su azione nel campionato italiano di Serie A: accadde nella stagione 1991-1992, contro l'Atalanta, all'epoca in cui Rampulla difendeva i pali della Cremonese.

 

Rampulla rompe gli schemi: trent'anni fa il gol su azione - La Provincia

 

Michelangelo Rampulla
187px-Michelangelo_Rampulla_-_Juventus_FC_1999-2000.jpg

 

Rampulla alla Juventus nel 1999

     
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 187 cm
Peso 82 kg
Calcio 25px-Football_pictogram.svg.png
Ruolo Preparatore dei portieri (ex portiere)
Termine carriera 1º luglio 2002 - giocatore
Carriera
Giovanili
19??-1980 20px-Bianco_e_Nero.svg.png Pattese
Squadre di club
1979-1980 20px-Bianco_e_Nero.svg.png Pattese 19 (-?)
1980-1983   Varese 96 (-82)
1983-1985   Cesena 73 (-61)
1985-1992   Cremonese 241 (-214; 1)
1992-2002   Juventus 99 (-80)
Nazionale
1982-1984 Bandiera dell'Italia Italia U-21 10 (-6)
Carriera da allenatore
2006-2007   Juventus Portieri
2007-2009   Juventus Primavera (Portieri)
2009-2010   Juventus Portieri
2011   Derthona  
2012-2015   Guangzhou E. Portieri
2016-2019 Bandiera della Cina Cina Portieri
2021   Siena Vice
2022-2023   Salernitana Portieri
Palmarès
 
1px-Transparent.png Europei di calcio Under-21
Bronzo 1984

 

Caratteristiche tecniche

Giocatore

Era un portiere piuttosto abile nel gioco coi piedi ed efficace, a suo giudizio, nell'opporsi ai calci di rigore.

Carriera

Giocatore

Club

Pattese, Varese e Cesena
220px-Michelangelo_Rampulla_-_Varese_Cal
 
Un giovane Rampulla al Varese nella stagione 1982-1983

 

Nato a Patti, nel messinese, figlio di un commerciante di alimentari e tifoso juventino, Rampulla ebbe le prime esperienze calcistiche nella Pattese, squadra della sua città; nonostante si sentisse attaccante, suo padre lo convinse a cimentarsi da portiere, ruolo nel quale emerse immediatamente. Con la Pattese ebbe tempo di raggiungere la promozione in Serie D prima che un giovane Giuseppe Marotta, all'epoca direttore sportivo del Varese, lo convincesse nel 1980 a trasferirsi al club lombardo, in Serie B.

 

A Varese, complice un infortunio del primo portiere e un momento di forma negativa del suo sostituto, Rampulla si ritrovò, da terzo portiere qual era nelle gerarchie d'inizio campionato, a titolare dopo soli due incontri; esordì in campionato il 21 settembre 1980 contro il Milan (0-0). Dopo tre anni in Lombardia, Rampulla venne ceduto al Cesena, squadra nella quale riuscì a imporsi spesso come titolare e a disputare 73 incontri in tre stagioni di campionato, tutte in Serie B.

Cremonese

Nel 1985, dopo aver sfiorato l'opportunità di rimpiazzare Luciano Castellini, appena ritiratosi, nella porta del Napoli, Rampulla si accasò alla Cremonese, reduce da una stagione di Serie A, conclusasi con un'immediata retrocessione. Con il club grigiorosso Rampulla rimase sette stagioni, guadagnando una prima promozione nell'annata 1988-1989, grazie alla quale esordì in massima categoria nella stagione seguente.

 

All'immediata retrocessione tra i cadetti, fece seguito un altrettanto immediato ritorno in Serie A per la stagione 1991-1992, a cui è legata la sua più statisticamente rilevante performance. Nel corso dell'incontro disputatosi il 23 febbraio 1992 a Bergamo contro l'Atalanta, Rampulla segnò di testa al 92', sugli sviluppi di un calcio di punizione, il gol che pareggiò quello dell'orobico Bianchezi: fu la prima volta, nella storia del campionato italiano, in cui un portiere realizzò una rete durante un'azione di gioco e non in situazioni di palla ferma.

 

220px-Gol_di_Rampulla.jpg
 
Lo storico gol di Rampulla in Atalanta-Cremonese del 23 febbraio 1992

 

Il gol di Rampulla rimase un unicum in Serie A per i successivi nove anni, ed eguagliato nei decenni seguenti solo dai colleghi Massimo Taibi della Reggina nel 2001 (contro l'Udinese) e Alberto Brignoli del Benevento nel 2017 (contro il Milan). Quanto a Rampulla, la sua storica rete non bastò a fine stagione ai grigiorossi per raggiungere la salvezza.

Juventus

Nonostante la sopravvenuta retrocessione con la Cremonese, Rampulla ebbe modo di continuare a calcare i campi della massima divisione: nell'estate 1992 venne infatti ingaggiato dalla Juventus che, dopo la partenza del capitano Stefano Tacconi e la conseguente promozione a titolare del giovane Angelo Peruzzi, necessitava di un rimpiazzo di affidamento in panchina. Il portiere siciliano si mostrò all'altezza del compito, rimanendo stabilmente a Torino per il successivo decennio ed entrando a posteriori nel novero dei migliori dodicesimi nella storia del club.

 

220px-Serie_A_1996-05-12_Bari_vs_Juventus_-_Michelangelo_Rampulla.jpg
 
Da destra: Rampulla alla Juventus nel campionato 1995-1996, intento a spronare i compagni di reparto Ferrara, Pessotto e Porrini.

 

Benché fosse chiaro fin dall'inizio il suo ruolo di seconda scelta, fu schierato a Cagliari nella prima giornata di campionato stante il forfait di Peruzzi per infortunio. Quell'annata in Coppa UEFA la Juventus era giunta fino ai quarti di finale con Peruzzi tra i pali; a causa di una sfortunata congiuntura di problemi fisici occorsa alla rosa bianconera, che non risparmiò neppure lo stesso numero uno, l'allenatore Giovanni Trapattoni fu costretto a schierare una squadra d'emergenza in vista della semifinale di coppa contro il Paris Saint-Germain: l'occasione segnò il debutto europeo per Rampulla, alla sua quarta presenza assoluta coi piemontesi dopo tre incontri di campionato. La Juventus vinse 2-1 l'incontro di andata a Torino e, persistendo l'indisponibilità di Peruzzi, Rampulla fu schierato anche nella sfida di ritorno al Parco dei Principi di Parigi, nel corso del quale fu determinante, con alcune importanti parate (in particolare su Weah e Roche), nel mantenere il risultato aperto sullo 0-0 finché Roberto Baggio, a meno di un quarto d'ora dalla fine, realizzò l'1-0 che assicurò ai piemontesi la finale e la successiva conquista del trofeo.

 

Nel 1995 disputò da titolare entrambe le partite della finale di Coppa Italia vinta dalla Juventus contro il Parma (vittoria per 1-0 nell'andata a Torino, dove a metà del secondo tempo fu sostituito per infortunio dal giovane Lorenzo Squizzi, e poi per 2-0 nel ritorno a Parma), mantenendo così la propria porta inviolata per l'intero doppio confronto. Restò imbattuto, sempre contro gli emiliani, anche l'anno dopo in occasione della Supercoppa italiana, in cui subentrò ad Alessandro Del Piero per rilevare l'espulso Peruzzi e contribuì all'1-0 finale.

 

220px-Juventus_FC_-_1997_-_Maglia_100_An
 
Rampulla (in piedi, secondo da destra) con la Juventus 1997-1998

 

Fino a tutto il 1999, in ragione dei frequenti malanni fisici cui era soggetto Peruzzi, Rampulla fu sovente schierato in campo (delle sue 49 presenze in campionato con la Juventus, 46 sono a tutto il campionato 1998-1999, e le ultime 3 non vanno oltre il 2000); inoltre, dall'edizione 1995-1996 a quella del 2000-2001 fu sempre schierato almeno in un incontro di Champions League, segnalandosi anche per un rigore parato al norvegese Skammelsrud nei minuti finali della gara contro il Rosenborg del 30 settembre 1998, terminata 1-1. Con l'arrivo dei nuovi titolari Edwin van der Sar nel biennio 1999-2001 e Gianluigi Buffon a seguire, nonché per l'avanzare dell'età, Rampulla trovò via via minore impiego; nella parte finale della sua decennale esperienza torinese, venne inoltre scavalcato come prima riserva nel ruolo dal giovane Fabián Carini. Al termine del campionato 2001-2002, conclusosi con il suo quarto scudetto personale, decise di ritirarsi alle soglie dei quarant'anni.

 

È rimasto popolare tra i tifosi bianconeri, nonostante il ruolo da comprimario: sono a lui intitolati due fan club juventini, rispettivamente a Massa e a Caltanissetta.

Nazionale

220px-Italia_Under-21_-_Europeo_1984.jpg
 
Rampulla (in piedi, primo da destra) in nazionale per la fase finale del campionato europeo Under-21 1984

 

Durante gli anni a Varese si mise anche in luce a livello internazionale, venendo chiamato nell'Italia Under-21 dall'allora commissario tecnico, Azeglio Vicini, e debuttando con gli Azzurrini il 20 aprile 1983; prima di lasciare il club lombardo, Rampulla ebbe modo di disputare un secondo incontro per la selezione giovanile. Dopo il trasferimento a Cesena il portiere mise a referto ulteriori 8 incontri internazionali con gli Azzurrini, sempre agli ordini di Vicini, per un totale di 10 gare.

Dopo il ritiro

A partire dal 2002 Rampulla rimase nella Juventus ricoprendovi vari incarichi: all'inizio di organizzazione (coordinamento allenatori portieri) poi, nel 2006, sotto la gestione di Didier Deschamps, di allenatore dei portieri della prima squadra. Tornato, con Claudio Ranieri, ad allenare i portieri della squadra Primavera, con l'arrivo di Ciro Ferrara sulla panchina della Juventus (2009) Rampulla riprese ad allenare in prima squadra. Con l'arrivo di Alberto Zaccheroni, venne sostituito da Alessandro Nista; quindi il 1º ottobre 2010 Rampulla e la Juventus rescissero ogni contratto.

 

220px-THA-CHN_20190120_Asian_Cup_18.jpg
 
Rampulla (a destra) e Marcello Lippi sulla panchina della nazionale cinese durante la Coppa d'Asia 2019

 

Nell'estate 2011 divenne l'allenatore del Derthona, squadra militante in Serie D. Il 5 dicembre seguente, pur stazionando al secondo posto della classifica con la squadra tortonese, venne annunciata la separazione consensuale.

 

Nel 2012 si recò in Cina con Marcello Lippi per allenare i portieri del Guangzhou E., dove rimase fino al 2015. Il 2 giugno 2016 divenne presidente della Cremonese, subentrando nella carica a Luigi Simoni; si dimise il 20 ottobre seguente. Quindi dallo stesso anno tornò al seguito di Lippi, nel frattempo chiamato alla guida della nazionale cinese. Lasciò la squadra nel novembre 2019, contestualmente alle dimissioni di Lippi.

 

Il 25 ottobre 2021 entrò nello staff tecnico del Siena, compagine di Serie C, in qualità di vice dell'allenatore Massimiliano Maddaloni, rimanendo in carica fino al successivo 15 dicembre quando, dopo una serie negativa di risultati, lui e il tecnico campano vennero esonerati.

 

Nel febbraio 2022 passò a ricopre il ruolo di preparatore dei portieri nello staff tecnico della Salernitana, in Serie A, agli ordini dapprima di Davide Nicola e poi dell'ex compagno di spogliatoio juventino Paulo Sousa. Venne sollevato dall'incarico nell'ottobre 2023, contestualmente all'esonero di Sousa.

Palmarès

Giocatore

Competizioni nazionali

220px-Juventus_FC_-_Supercoppa_italiana_

 
Peruzzi, Iuliano e Rampulla festeggiano il trionfo della Juventus nella Supercoppa di Lega 1997

 

Competizioni internazionali

220px-Juventus_FC_-_Champions_League_199
 
Ravanelli, Peruzzi, Rampulla e Sousa festeggiano il trionfo della Juventus nella Champions League 1995-1996

 

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   MICHELANGELO RAMPULLA

 

rampulla.jpg

 

 

 

Michelangelo Rampulla lega il suo destino all’anonimato di una panchina – scrive Angelo Caroli su “Hurrà Juventus” del novembre/dicembre 1998 –. E lo fa con atto volontario. “Un gesto romantico”, spiega lui con il tono di chi prende tutto terribilmente sul serio. E quando il destino lo fa riemergere dalle nebbie del dimenticatoio, ecco che i giornali si affrettano a chiedere aiuto alla memoria storica per rispolverare l`episodio del gol realizzato quando militava nella Cremonese. Con quel “colpo di testa”, è il caso di dirlo, Michelangelo diventa il primo portiere italiano a indossare il vestito del bomber.
Un capolavoro degno di Michelangelo, è fin troppo facile il gioco di parole. Ma Rampulla, che nel singolare genere di imprese è un rivoluzionario, già nell’89 e sempre in zona Cesarini, tenta di profanare la porta altrui, a Monza, ma il guardiano brianzolo con un volo di arcangelo gli gela l’urlo in gola. E perfino nell’85 il nostro eroe tra i pali accarezza le ambizioni del cannoniere a Cesena, ancora contro il Monza. Stavolta è Torresin a negargli il gol, parandogli il tiro dagli undici metri. Già perché Eugenio Fascetti, nel Varese, gli insegna a calciare Coppe se fosse un attaccante. Dopo quello sbaglio su rigore, Michelangelo non fa che coltivare il culto della vendetta, che arriva nel febbraio del ‘92.
Ma è evidente che il portiere nato 36 anni fa a Patti, paesino di 700 anime in provincia di Messina, in cuor suo alimenta fin da giovane il vizietto di fare il rivoluzionario. E quando la Cremonese sta perdendo ingiustamente con l’Atalanta di Ferron e Caniggia, Michelangelo getta un’occhiata frenetica verso la panchina dove siede Giagnoni, gli fa un segno e si vede rispondere con eloquente scuotimento del capo: “Vai e castiga, Miché”! Mancano briciole di secondi al termine del match, un velo sembra calare insieme con la sera sulle velleità dei cremonesi. Venti secondi e i giochi sono fatti, venti lunghissimi secondi «durante i quali anticipai con il cervello ciò che sarebbe successo. Io, proprio io, una variante impazzita che però, al massimo, avrebbe stornato l’attenzione dei difensori avversari sui miei compagni di squadra nell’affollatissima area di rigore. E pensai perfino a Pagliuca che qualche settimana prima aveva tentato di togliere la Samp dai guai in un match con il Toro. Prese il palo, e quell’ardire mi era rimasto nella testa. Ma torniamo a Cremonese-Atalanta. I secondi volavano e mi venne la folgorazione. Sentii dentro di me che sarebbe stato gol, e, anche questo un segno del destino, un impulso strano mi spinse sul secondo palo, mentre Chiorri batteva il corner.  Arrivai quatto quatto, nessuno badò a me, i bergamaschi forse si chiedevano “ma che cosa vuole questo qua” e mi lasciarono pascolare tranquillamente. Colpii bene e fu uno a uno. Addio pace...».
E già perché mentre il buio precipitava su Cremona, il nostro eroe finì presto ai tifosi che se lo mangiavano con un affetto immisurabile. E soltanto il giorno dopo, nella quiete verdeggiante di Gazzada, a 4 chilometri da Varese dove Rampulla aveva una casa di campagna, i giornalisti possono ascoltare il suo racconto, che sembra una favola per bambini.
Ma Rampulla non è tutto qui. Michelangelo si guadagna le greche fra i pali con il suo repertorio vario, vicino alla completezza, tanto che squadre come l’Inter prima e la Lazio dopo lo corteggiano senza tregua. Ma ahimè, non si sa bene per quale stranezza della vita, la sua residenza calcistica resta Cremona. E a ogni estate si ripete il refrain della disillusione. Michelangelo pare rassegnarsi dopo una carriera sviluppatasi a Varese, Cesena, Cremona e dopo l’ennesimo sogno di fare le valigie destinazione Lazio. Invece spunta la Juve che lo inserisce nelle sue nobili schiere. È la classica palla da cogliere al balzo, un boccone prelibato. Michelangelo è alle soglie dei 30 anni, capisce che è il passo che deve fare poiché la Signora è la donna delle fantasticherie giovanili, delle arrampicate all’irreale. E firma. Ma le promesse di trovare una collocazione in prima squadra si spezzano di fronte ai diritti del più giovane e più forte (lo ammette Rampulla stesso), Angelo Peruzzi.
E allora il popolo si domanda: caro Michelangelo, è possibile accettare il ruolo di panchinaro a vita invece che trovare luce sotto altri cieli della serie A? Lui non si scompone e ribatte: «A 30 anni non si può rifiutare un’offerta tanto prestigiosa, la Juve era ed è il top e ho accettato. Però la mia non è un’esistenza fatta solo di panchina. Ricordatevi che ho disputato 500 partite tra serie A e serie B. E che la richiesta di un club famoso, blasonato come la Juve, è anche un riconoscimento professionale alle mie qualità. Ed eccomi con la maglia bianconera e nel ruolo di rincalzo».
Di lusso, aggiungiamo noi.   
〰.〰.〰
«Quando sono stato ingaggiato dalla Juventus, ho fatto felice mio padre, Lui è sempre stato molto più tifoso di me, più tifoso di qualsiasi altro. Ai tempi di Paolo Rossi, Boniek e Platini, si presentò un giorno al lavoro, con la macchina dipinta di bianconero: a strisce, ovviamente. Dal 1969 al 1979 sono stato abbonato a “Hurrà Juventus”; ricordi da tifoso ne ho tantissimi, quasi tutti legati a grandi successi. Dal vivo, ho ammirato la Juventus due volte a Palermo e poi sempre in televisione. Lo stile bianconero mi ha sempre colpito, sia da tifoso che da avversario; alla Juventus, nulla viene lasciato al caso, persino i dettagli più insignificanti rivestono un’importanza determinante. Doveva essere un’esperienza fugace, invece a Torino mi sono fermato per dieci campionati, coprendo le spalle anche a Van der Sar, Buffon e Carini. Ho giocato più di quanto immaginassi e ho vinto davvero tutto».
In effetti, Michelangelo, approfitta dei numerosi guai muscolari che affliggono Peruzzi e riesce a ritagliarsi un poco di gloria, poiché la Juventus di quegli anni vince tutto. Come nella Supercoppa Italiana del 1995-96, quando entra in campo causa l’espulsione di Peruzzi e contribuisce, con un paio di parate sicure, alla conquista del trofeo.
Con l’arrivo del portiere olandese e di Buffon, lo spazio si riduce notevolmente e a Rampulla non restano che le briciole di qualche presenza in Coppa Italia. Nell’estate del 2002, Michelangelo decide di appendere gli scarpini al chiodo ma resta alla Juventus in veste di collaboratore.
Un grande esempio di professionismo da parte di Rampulla che, con le sue enormi potenzialità, avrebbe potuto giocare titolare in qualsiasi squadra, ma che ha sempre preferito rimanere nella sua amata Juventus, anche se questo comportava l’essere costretto a guardare gli altri giocare dalla panchina.
 
FRANCESCO DI CASTRI, DA JUVEATRESTELLE.IT DEL 18 MARZO 2019
Ci sono due modi di dire molto noti che, se portati nel mondo del calcio, hanno un significato diverso da quello universalmente accettato.
Ad esempio, “l’ancora di salvezza”, detta anche “di riserva”, veniva gettata dalle imbarcazioni in caso di estrema necessità; se riferita al mondo degli uomini è l’ultima possibilità, il rimedio, l’espediente o la persona cui ricorrere in una situazione disperata.
Oppure, la “ruota di scorta”, ruota supplementare di cui sono dotati i veicoli (anche se oggi come oggi non ci sono più); riferita alle persone, viene vista come una persona tenuta in scarsa considerazione cui si ricorre solo in mancanza di alternative migliori.
Per noi calciofili non è così. Nel mondo del calcio siamo abituati al fatto che ci siano i “titolari” e le “riserve”, che in genere sono giocatori di un valore complessivo minore dei titolari (ma non sempre).
Le riserve hanno molteplici funzioni. Far rifiatare i titolari, essere delle alternative tattiche, “spaccare” le partite. Tant’è vero che spesso i campionati e le coppe vengono vinte da chi, tra le “riserve”, ha i giocatori migliori.
Al giorno d’oggi, dove gli impegni sono molti e ravvicinati, il “turnover” la fa da padrone, anche in ruoli che fino a poco tempo fa erano gestiti per tutta la stagione da un solo giocatore. Mi riferisco soprattutto al ruolo del portiere.
Quando il campionato era a 16 squadre e i calciatori arrivavano, compresa la nazionale e le coppe, a giocare poco più di 40 partite a stagione, il turnover non era mai preso in considerazione se non a causa di infortuni e squalifiche.
Ad esempio, nell’82 l’infortunio di Bettega aprì le porte della prima squadra a “Nanu” Galderisi, così come nel 2000, all’Europeo, Toldo diventò titolare per l’infortunio di Buffon.
Ma se eri riserva di un “mostro”?
Zoff, dal 1972 al 1983 alla Juve, giocò 330 partite consecutive in campionato, cioè tutte. E le sue riserve? Massimo Piloni (1969-75) solo una presenza in Coppa Italia; Giancarlo Alessandrelli (1975-1979), solo 26 minuti, all’ultima di campionato, con anche la beffa di tre gol subiti; Luciano Bodini (1979-89), zero presenze in campionato, almeno sino al ritiro di “Superdino”.
Con i portieri successivi, Tacconi e Peruzzi, ci fu un po’ più di spazio per il cosiddetto “12”: specialmente con “cinghialone”, che aveva la tendenza a infortunarsi, il secondo portiere ebbe molte più chance che in precedenza.
Michelangelo Rampulla, nato a Patti, in provincia di Messina, il 10 agosto 1962, iniziò nelle giovanili della Pattese. Dall’80 all’83 giocò nel Varese, poi, dall’83 all’85 nel Cesena e dall’85 al ‘92 nella Cremonese.
Il 23 febbraio 1992 si giocava Atalanta-Cremonese, e i bergamaschi erano in vantaggio. Ultimi minuti. In area la mischia era furibonda, per la Cremonese era una delle ultime opportunità per poter riagguantare gli orobici. Sembrava un normale parapiglia quando all’improvviso sbucò Rampulla. Chiorri tirò nel mucchio la punizione, i difensori dell’Atalanta non riuscirono a organizzarsi per tempo e il portiere grigiorosso colpì di testa la sfera che si insaccò alle spalle di Ferron.
Il gesto di Rampulla, oltre che dare ancora qualche speranza alla Cremonese (che a fine stagione, però, sarebbe retrocessa) fu fissato nell’immaginario collettivo calcistico per anni, poiché Rampulla fu il primo portiere a realizzare un gol su azione nel campionato di Serie A.
«Quando giocavo alla Cremonese il mio motto era: non importa contro chi giochiamo, undici siamo noi e undici sono loro».
Nell’estate 1992 venne ingaggiato dalla Juventus che, dopo la partenza del capitano Stefano Tacconi e la conseguente promozione a titolare del giovane Angelo Peruzzi, necessitava di un rimpiazzo di affidamento in panchina.
Nonostante fosse stato preso come riserva, Rampulla giocò la doppia sfida di Coppa Italia contro la Fidelis Andria ed esordì in campionato alla prima giornata contro il Cagliari (per infortunio di Peruzzi).
Anche in Coppa Uefa, sempre per infortunio del titolare, giocò entrambe le sfide di semifinale contro il PSG, risultando determinante per il passaggio del turno. Ricordo una parata eccezionale, da grande portiere: cross di Roche dalla sinistra, tiro al volo “spizzato” di Weah che riesce a indirizzare nell’angolino basso alla sinistra di Rampulla. Guizzo felino del portiere che devia in calcio d’angolo.
Nel 1995 giocò entrambe le partite della finale di Coppa Italia contro il Parma mantenendo la porta inviolata in entrambe le partite. Restò imbattuto, sempre contro gli emiliani, anche l’anno dopo, in occasione della Supercoppa italiana, subentrando a Del Piero per rilevare l’espulso Peruzzi e contribuì all’1-0 finale.
«Gli anni di Lippi dove abbiamo vinto tutto il primo anno e la Champions al secondo, mi ricorderò sempre che all’inizio di ogni stagione in ritiro parlavamo già della finale per capire solo contro chi l’avremmo giocata, quello era il nostro unico “problema”, pensate che mentalità».
Della Champions ricordava: «È una bellissima sensazione, quella che ogni ragazzo quando inizia a giocare a pallone sogna. Sogna di vincere lo Scudetto, la Coppa Campioni e vabbè, la Coppa del Mondo con la Nazionale. In ordine ci sono il Mondiale poi la Champions e infine il Campionato. Quando tu la tocchi e pensi a chi l’ha vinta prima di te, ti rendi conto che tutti i sacrifici che hai fatto sono valsi a qualcosa».
Con il cambio tecnico, prima Ancelotti, poi Lippi, cambiarono anche i portieri titolari, passando da Van der Sar a Buffon: Rampulla divenne così il “terzo” portiere.
Al termine del campionato 2001-2002, ormai alle soglie dei quarant’anni, decise di ritirarsi.
Ma la presenza in bianconero non terminò, perché dal 2002 Rampulla entrò nell’organico: prima come coordinatore degli allenatori dei portieri; poi come allenatore dei portieri della prima squadra; infine come allenatore dei portieri della squadra Primavera, rimanendo in squadra fino al 2010, per poi seguire Lippi nella sua avventura in Cina.
Nonostante le poche presenze, vinse tanto in bianconero: quattro scudetti (1994/95, 1996/97, 1997/98, 2001/02), due Supercoppa Italiana (1995, 1997), una Coppa Italia (1994/95), una Coppa Uefa (1992/93), una Champions League (1995/96), una Supercoppa Uefa (1996), una Coppa Intercontinentale (1996) e un trofeo Intertoto (1999).
E, per me, Michelangelo Rampulla da Patti, sarà per sempre la migliore ruota di scorta che una squadra possa mai avere, o, per rimanere nel linguaggio calcistico, uno dei migliori “dodicesimi” nella storia della Juventus.
 

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