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Socrates

Emanuele Belardi

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Emanuele Belardi in ESCLUSIVA: "Spero che il Napoli vinca lo scudetto,  lotterà fino alla fine" - Footballnews24.it
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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    EMANUELE BELARDI 

 

Belardi: «Nessun rimpianto Donnarumma con Szczesny» - ESCLUSIVA

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Emanuele_Belardi

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Eboli (Salerno)
Data di nascita: 09.10.1977
Ruolo: Portiere
Altezza: 187 cm
Peso: 80 kg
Soprannome: Ciccio - Bela

 

 

Alla Juventus dal 2006 al 2008

Esordio: 26.09.2007 - Serie A - Juventus-Reggina 4-0

Ultima partita: 17.05.2008 - Serie A - Sampdoria-Juventus 3-3

 

9 presenze - 17 reti subite

 

1 campionato di serie B

 

 

Emanuele Belardi (Eboli, 9 ottobre 1977) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere.

 

 

Emanuele Belardi
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 187 cm
Peso 80 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Portiere
Termine carriera 2015 - giocatore
Carriera
Giovanili
1993-1995   Reggina
Squadre di club
1995-1997   Reggina 5 (-5)
1997-1998    Turris 18 (-14)
1998-2004   Reggina 116 (-102)
2004-2005    Napoli 16 (-18)
2005    Modena 0 (0)
2005-2006    Catanzaro 36 (-49)
2006-2008   Juventus 9 (-17)
2008-2011   Udinese 7 (-6)
2012   Reggina 14 (-10)
2012   Cesena 19 (-21)
2013   Grosseto 0 (0)
2013-2014   Pescara 28 (-25)
2014   Pune City 4 (-6)
2015   Reggina 11 (-20)

 

Carriera

Giocatore

Inizia la sua carriera agonistica con la Reggina nella stagione 1995-1996, disputando una sola partita nel campionato di Serie B (Reggina-Palermo 4-0). Resta nella squadra amaranto fino al 2004, con una breve parentesi in Serie C1 alla Turris nella stagione 1997-1998. Sempre con i calabresi conquista la promozione in serie A nel 1998/99 con 5 presenze ed esordisce in Serie A il 19 dicembre 1999, a San Siro, nella gara di campionato contro il Milan terminata 2-2, parando nell'occasione anche un calcio di rigore ad Andrij Ševčenko.

Fino alla stagione 2000-2001 viene impiegato come portiere di riserva, per poi diventare titolare nelle tre annate successive, una in Serie B in cui conquista la promozione in A parando tra l'altro 4 rigori su 8 subiti e due in A vincendo lo spareggio salvezza contro l'Atalanta effettuando parate decisive.. Nel settembre del 2004 lascia Reggio Calabria e passa al Napoli, appena fallito e retrocesso in C1, dove rimane per cinque mesi prima di accasarsi al Modena dove però è relegato al ruolo di secondo portiere alle spalle di Giorgio Frezzolini. Nel 2005 viene poi acquistato dal Catanzaro con cui disputa da titolare il successivo campionato di Serie B.

Al termine della stagione ritorna alla Reggina che lo cede di nuovo in prestito, questa volta alla titolata Juventus neodeclassata in Serie B dopo lo scandalo Farsopoli.  Nelle gerarchie bianconere è il terzo nel ruolo, dietro a Gianluigi Buffon e al giovane Antonio Mirante, sicché non scende mai in campo in quel vittorioso torneo cadetto. Nell'annata successiva viene acquistato definitivamente dal club bianconero e, con la cessione di Mirante, è promosso a secondo portiere dei torinesi.

Nella sua seconda stagione in Piemonte gioca titolare in Coppa Italia e disputa 5 gare in Serie A, sostituendo degnamente il titolare Buffon frenato da un problema alla schiena; come ricorderà in seguito: «[a chi mi dice] 'si hai giocato nella Juve ma poche partite...' ho sempre risposto "sono stato il [numero] 12 del più forte in assoluto"». Durante il mercato estivo la società juventina lo cede in prestito per la stagione 2008-2009 all'Udinese, dove è ancora secondo portiere dietro al titolare Samir Handanovič; nel gennaio del 2009 il trasferimento diventa definitivo. Il 26 novembre 2011 risolve consensualmente il contratto con il club friulano.

Il 30 gennaio 2012 torna nuovamente alla Reggina. Scaduto il contratto con la società amaranto, il 7 luglio seguente passa al Cesena. Fa il suo debutto con la squadra romagnola nella trasferta sul campo della Ternana, finita a reti bianche grazie soprattutto alle sue parate. Il 28 dicembre 2012, dopo soli cinque mesi, rescinde consensualmente il contratto con il club cesenate. Il 31 gennaio 2013 si accorda con il Grosseto, tuttavia il 13 marzo seguente risolve consensualmente il contratto che lo legava ai toscani.

Il 7 settembre 2013 si accasa al Pescara, in Serie B. Per via dell'espulsione del giovane Mirko Pigliacelli, secondo portiere degli abruzzesi, esordisce con la casacca biancazzurra il 30 dello stesso mese, entrando nel secondo tempo della partita contro il Cesena, sua ex squadra, e parando il conseguente rigore calciato da Davide Succi.

Il 15 luglio 2014 firma con gli indiani del Pune City, insieme ai connazionali Bruno Cirillo, Daniele Magliocchetti e Franco Colomba alla guida. Infine, nel mercato di gennaio del 2015 torna ancora una volta alla Reggina, insieme al compagno di squadra Cirillo, dove al termine della stagione chiude l'attività agonistica.

Allenatore

Nel 2007, quando era ancora in attività, rileva la scuola calcio in cui era cresciuto calcisticamente, ribattezzandola col suo nome.

Dirigente

Dopo il ritiro dal calcio giocato diventa consigliere del CONI per la Regione Campania. Il 25 maggio 2018 torna alla Reggina come responsabile del settore giovanile, salvo poi dimettersi il 30 novembre dello stesso anno per dissidi con la nuova dirigenza. Nel 2019 fa parte dell'area scouting della Juventus.

Palmarès

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    EMANUELE BELARDI 

 

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UMBERTO ZOLA, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’OTTOBRE 2006
Spesso si sceglie di stare tra i pali perché gli altri sono più bravi a giocare la palla, oppure perché nessuno vuole rimanere fisso in porta e tutti vogliono essere protagonisti nell’area avversaria. Non è questo il caso: Emanuele Belardi oggi ha 29 anni, ma già quando era un bambino come tanti e giocava a pallone nei campetti di Eboli, il neo acquisto bianconero preferiva le parate ai calci, amava tuffarsi piuttosto che correre. La voglia c’era, le qualità pure e così la sua passione si è trasformata in una professione. Undici anni di onorata carriera, coronata quest’estate dalla chiamata della Juventus, «un’opportunità colta al volo».
Lasciamo però il presente per lare un passo indietro fino agli esordi: «I primi calci, anzi le prime parate, le ho fatte in una scuola calcio di Eboli, il mio paese natale. Ho sempre amato il ruolo del portiere, in primo luogo perché non dovevo correre per tutta la partita come gli altri e poi perché sentivo di essere bravo tra i pali. A tredici anni sono stato chiamato dalla Reggina e la mia aspirazione si è trasformata in realtà».
– Quando hai capito che ce l’avresti fatta? 
«Inizialmente era solo un sogno, ma dopo un anno tra gli allievi è arrivato il debutto in Primavera e ho iniziato a crederci sempre più. Eravamo una buona squadra, abbiamo anche raggiunto le semifinali scudetto. Così, l’anno dopo, mi sono trovato nella rosa della prima squadra e a diciotto anni ho esordito in Serie B. Dopo un paio di stagioni a Reggio sono passato al Turris, in C1. Un’esperienza dura, a quei tempi i giovani calciatori non avevano vita facile, specie nelle serie minori. Comunque mi è servito, in quella stagione ho imparato molte cose, ho fatto la giusta gavetta e ciò mi è stato utile nel proseguo della mia carriera».
– Una carriera che ti ha visto protagonista a Reggio Calabria per sei anni consecutivi. Poi Napoli, la breve parentesi di Modena, Catanzaro e ora la Juventus. Te lo saresti mai aspettato?
«Beh, è stata certamente una sorpresa. Ma nella vita non si può mai dire mai, specie se si fa il mio mestiere. Il calcio è strano: nel 2004/05 venivo da tre stagioni giocate alla grande, una promozione in A e due salvezze nella massima serie, e mi sono ritrovato a giocare in C1. Quest’estate, al contrario, ero tornato alla Reggina dopo i guai finanziari del Catanzaro, credevo di dover andare ad Ascoli e invece mi è arrivata la chiamata della Juventus, una delle squadre più conosciute al mondo. Non ho esitato nemmeno un secondo, ho detto al mio procuratore che ci sarei venuto anche di corsa».
– Com’è stato il primo impatto?
«Ricordo che i primi giorni mi limitavo a guardare i grandi campioni, per capire cosa avevano di speciale, quali erano i loro segreti. Poi ho capito che sono persone semplici come lo sono anch’io. Scendendo in Serie B, hanno dimostrato di avere una grande umiltà, di essere dei professionisti, dei veri fuoriclasse».
– Tu conosci bene sia la massima serie che quella cadetta. Quali sono le differenze più rilevanti?
«In Serie B c’è molta più quantità. Si corre di più, c’è più agonismo. Per vincere ci vogliono lo spirito e la mentalità giusta. Se si gioca col massimo impegno, allora la qualità farà la differenza. Parola di un portiere che di B ne ha già vinte due».
– Cosa significa difendere la porta bianconera?
«Vuol dire impegnarsi sempre anima e corpo, cercando di farsi trovare pronti nelle occasioni che capiteranno. Dare il massimo... è il minimo che io possa fare per ripagare l’opportunità che la Juventus mi ha offerto».
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Nelle gerarchie bianconere è il terzo portiere, dietro a Buffon e Mirante, e non scende mai in campo. «Gigi è il numero uno in assoluto – rivela – e avere rapporti con Del Piero, Camoranesi, Trézéguet, Nedved, calciatori che qualche mese prima avevano disputato la finale di un Mondiale, fu fantastico, perché erano di un’umiltà spaventosa. E fu proprio questo che mi colpì di quei grandi campioni. Per tutti qual campionato in Serie B sembrò una passeggiata, ma sotto l’aspetto psicologico fu una situazione particolare. Ma non per me, perché io l’avevo già vissuta diverse volte. Anche in quell’occasione dimostrarono un grande attaccamento e una grande umiltà in una situazione che per loro era surreale».
Nella stagione successiva è acquistato definitivamente dalla Juventus e, con la cessione di Mirante alla Sampdoria, è promosso nel ruolo di secondo portiere. Sotto la guida di Claudio Ranieri gioca titolare in Coppa Italia, mentre in campionato è chiamato a sostituire il titolare Buffon, spesso frenato dai dolori alla schiena. Esordisce in maglia bianconera, avversaria la Reggina; è schierato ancora contro il Livorno, il Cagliari e, nuovamente, la Reggina, nella partita persa dai bianconeri per 1-2, incontro pesantemente condizionato dai clamorosi errori dell’arbitro Dondarini.
L’ultima presenza di Emanuele è a Genova, nell’ultima partita di campionato con la Samp, durante la quale si toglie la soddisfazione di parare un rigore a Cassano. Al termine del campionato totalizza 9 gare, comprese le partite di Coppa Italia, sostituendo degnamente il portiere Campione del Mondo.
«La partita del debutto fu a Livorno, anche se esordii ufficialmente nei 5-10 minuti finali del match con la Reggina. In Toscana andai abbastanza bene ed ero in camera con Giorgio Chiellini e mi dicevo “Ma se me la sono cavata nelle squadre piccole, sarà una passeggiata giocare nella Juve”. La presi con questa filosofia e poi, per dire la verità, a detta degli addetti ai lavori giocai bene. Fu un anno fantastico, perché nonostante una rosa normalissima e i tanti infortuni, con un gruppo fortissimo arrivammo in Champions e battemmo l’Inter a San Siro, il Milan Campione d’Europa e del Mondo e tante altre squadre. C’era Legrottaglie in difesa, Cristiano Zanetti e Nocerino a centrocampo: davvero dei bei ricordi. E questa credo sia la più limpida dimostrazione che se c’è un gruppo forte si possono ottenere grandi risultati».
Il 20 luglio 2008 è ceduto in prestito all’Udinese, nell’operazione che riporta a Torino Antonio Chimenti.
 

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