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Socrates

Federico Balzaretti

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Balzaretti su Buffon: "Solo in quattro gli facevano gol, con gli altri non  si buttava. Ricordo un urlo"
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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    FEDERICO BALZARETTI

 

Federico Balzaretti, abile terzino tra retrocessioni e infortuni |  Giocatori di calcio, Calcio, Calciatrici

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Balzaretti

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Torino
Data di nascita: 06.12.1981
Ruolo: Difensore
Altezza: 178 cm
Peso: 70 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 2005 al 2007

Esordio: 11.09.2005 - Serie A - Empoli-Juventus 0-4

Ultima partita: 10.06.2007 - Serie B - Juventus-Spezia 2-3

 

68 presenze - 2 reti

 

1 scudetto

1 campionato di serie B

 

 

Federico Balzaretti (Torino, 6 dicembre 1981) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano di ruolo difensore, direttore sportivo del L.R. Vicenza.

 

Cresciuto nel Torino, vive le prime esperienze da professionista in prestito a Varese e Siena, tornando al Torino per giocare un anno in Serie A e due in Serie B. In seguito si trasferisce alla Juventus, giocando un anno in Serie A e Champions League con la vittoria del campionato e la successiva stagione in cadetteria con la risalita. Ceduto alla Fiorentina nel 2007, dopo mezza stagione passa al Palermo con cui gioca titolare in Europa League. In questi anni conquista la maglia della Nazionale con la quale partecipa al Campionato europeo 2012, in cui l'Italia perde la finale contro la Spagna. Nella stessa estate si trasferisce alla Roma. Il 12 agosto 2015 annuncia il ritiro, dopo aver totalizzato complessivamente 221 presenze e 4 reti in Serie A e 130 presenze e 3 reti in Serie B.

 

Federico Balzaretti
Federico Balzaretti Euro 2012 vs England (cropped).JPG
Balzaretti in nazionale al campionato d'Europa 2012
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 178 cm
Peso 70 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Difensore
Termine carriera 12 agosto 2015
Carriera
Giovanili
1994-1999   Torino
Squadre di club1
1998-1999   Torino 0 (0)
1999-2001    Varese 44 (1)
2001-2002    Siena 16 (1)
2002-2005   Torino 94 (5)
2005-2007   Juventus 68 (2)
2007-2008   Fiorentina 6 (0)
2008-2012   Palermo 143 (3)
2012-2015   Roma 39 (1)
Nazionale
2000-2002 Italia Italia U-20 23 (1)
2002 Italia Italia U-21 4 (0)
2010-2013 Italia Italia 16 (0)
Palmarès
 
UEFA European Cup.svg Europei di calcio
Argento Polonia-Ucraina 2012
Gold medal mediterranean.svg Giochi del Mediterraneo
Argento Tunisi 2001
Transparent.png Torneo Quattro Nazioni U-20
Oro 2001-2002

 

Biografia

Dall'ex compagna Jessica Gasparin ha avuto due figlie: Lucrezia, nata nel 2006, e Ginevra Vittoria, nata nel 2008.

Il 13 giugno 2011 si è sposato con la ballerina di danza classica Eleonora Abbagnato nella Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni di Palermo.

Il 24 gennaio 2012 è diventato padre per la terza volta, della bambina Julia nata a Palermo; il 3 gennaio 2015 nasce il suo quarto figlio, di nome Gabriel, venuto al mondo a Roma.

Il 21 luglio 2012 diventa cittadino onorario di Pezzana, paese dei suoi genitori.

Caratteristiche tecniche

Possedeva spiccate doti offensive, tipiche del suo ruolo di terzino sinistro. Fra le sue caratteristiche principali vi erano l'abilità nel cross e nella corsa, che lo rendevano sempre presente sia in fase difensiva sia offensiva, anche grazie alla sua resistenza.

Carriera

Club

Inizi

Accolto dall'età di sei anni nelle giovanili del Torino, gioca nelle serie minori con le maglie di Varese e Siena, alle quali viene ceduto in prestito. Tornato a Torino, esordisce in Serie A il 14 settembre 2002 contro l'Inter. Con i granata retrocessi in Serie B, diventa uno degli uomini più importanti della squadra.

Nel campionato di Serie B 2004-2005 con il Torino guadagna la promozione nella massima serie. Questa promozione raggiunta sul campo viene perduta a causa del fallimento della società durante il problematico ritiro precampionato. Il 10 agosto 2005 Balzaretti, come tutti gli altri giocatori, viene svincolato e lasciato libero di accordarsi con un'altra squadra.

Juventus

Pochi giorni dopo viene ingaggiato a parametro zero dalla Juventus. Proprio lui che aveva giurato amore eterno alla causa granata, ora passa a difendere i colori dell'altra squadra cittadina, anche per far restare in Piemonte l'allora moglie che era incinta della figlia Lucrezia. Questo trasferimento fu interpretato come un gesto di tradimento dai tifosi granata, che da allora hanno ricoperto di fischi e insultato Balzaretti ogni volta che è tornato a Torino da avversario.

Con Fabio Capello trova spesso posto nell'undici titolare in assenza del pariruolo Giorgio Chiellini. Al suo primo anno in bianconero, nella quale colleziona 28 presenze (di cui 4 in Champions League), la squadra si classifica prima nel campionato 2005-2006: in seguito alle responsabilità della Juventus nello scandalo Farsopoli, lo scudetto viene assegnato all'Inter e la società retrocede in Serie B.

Rimane alla Juventus nella stagione 2006-2007, in Serie B, segnando contro il Crotone il suo primo gol in bianconero, nella vittoriosa partita contro i calabresi (5-0). Si ripete contro l'AlbinoLeffe. A fine stagione Balzaretti non rientra più nei piani della Juventus.

Fiorentina

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Balzaretti con la maglia della Fiorentina.

 

Il 20 giugno 2007 viene acquistato dalla Fiorentina per 3,8 milioni di euro. Pochi giorni dopo, intervistato dai giornalisti, spiega di essere stato letteralmente "scaricato" dalla squadra bianconera.

Con la maglia viola ha disputato 6 partite in campionato, 2 in Coppa Italia e 3 in Coppa UEFA, per un totale di 11 apparizioni, poiché l'allenatore della squadra, Cesare Prandelli, gli preferiva giocatori come Manuel Pasqual e Massimo Gobbi e il loro rapporto non era quindi dei migliori. Nel gennaio 2008 lascia dunque la Toscana; ritroverà Cesare Prandelli come commissario tecnico della Nazionale italiana, che tornerà a prenderlo in considerazione per le convocazioni.

Palermo

Il 25 gennaio 2008, durante la sessione invernale del calciomercato, passa al Palermo sempre per 3,8 milioni di euro. Nella squadra rosanero veste la maglia numero 42 in onore del padre, nato nel 1942. Con questa squadra, negli anni, si è rivelato uno dei migliori esterni sinistri del campionato italiano. Esordisce con il rosanero il 2 febbraio 2008 in Palermo-Livorno (1-0), rendendosi autore di una prestazione positiva.

Nella mezza stagione a Palermo diventa un titolare della squadra, giocando 16 partite di campionato. Riconfermato titolare per la stagione successiva, colleziona 33 presenze in campionato senza segnare alcune rete. In poco tempo diventa uno dei giocatori chiave della squadra.

 

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Balzaretti all'inizio della militanza nel Palermo

 

Il 18 ottobre 2009 segna la prima rete sia in Serie A che con la maglia del Palermo, utile ai fini della vittoria in trasferta contro il Livorno (1-2) all'ottava giornata di campionato, con un potente sinistro, dopo aver ricevuto il pallone da Mattia Cassani con un cross dalla fascia. Il 6 dicembre, giorno del suo ventottesimo compleanno, ha potuto festeggiare le sue 100 presenze in Serie A nella 15ª giornata di campionato che ha visto i rosanero battere per 2-1 il Cagliari; esse sono suddivise tra Torino (13), Juventus (20), Fiorentina (6) e Palermo (61). La stagione 2009-2010 è stata une delle migliori della sua carriera, nella quale ha dimostrato attaccamento alla maglia ed ha sfiorato l'idea di essere convocato in Nazionale. Chiude con 34 presenze in campionato e 2 in Coppa Italia.

Il 31 ottobre 2010, in Palermo-Lazio (0-1) della nona giornata del campionato, ha raggiunto le 100 presenze con la maglia del Palermo così suddivise: 92 in campionato, 3 in Coppa Italia e 5 in Europa League. Il 19 dicembre, in Bari-Palermo (1-1) della 17ª giornata, ha disputato la centesima partita in Serie A con la maglia rosanero. Il 23 aprile 2011, in Palermo-Napoli (2-1) della 34ª giornata di campionato, realizza la seconda rete in una stagione di massima serie (l'altra al Brescia nella seconda giornata), facendo così registrare un record personale. Oltre alle due reti già citate, le presenze stagionali sono 44, suddivise fra campionato, Coppa Italia (persa in finale contro l'Inter per 3-1) ed Europa League; è stato considerato in quella stagione come uno dei migliori terzini del campionato per prestazioni e numero di assist (in totale 6 assist serviti ai compagni).

Titolare nella stagione 2011-2012, si infortuna in Palermo-Udinese (1-1) della 29ª giornata di campionato disputata il 24 marzo. Rientra in campo il 6 maggio nell'ultima partita casalinga dei rosanero, nel 4-4 contro il ChievoVerona, subentrando a Nicolás Bertolo al 58'. Salta la partita successiva, l'ultima di campionato per una laringotracheite, chiudendo quindi la stagione con 27 presenze in campionato e 2 in Europa League.

Lascia il Palermo dopo quattro stagioni e mezzo, collezionando complessivamente 159 presenze e 3 reti.

Roma

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Federico Balzaretti con la maglia della Roma nell'amichevole contro il Chelsea disputata il 10 agosto 2013

 

Dopo aver rifiutato il prolungamento di contratto col Palermo (che gli offriva anche un futuro da dirigente), il 1º agosto 2012 si trasferisce alla Roma per 4,5 milioni di euro. Lo stesso giorno è stata pubblicata sul sito ufficiale del Palermo una lettera di saluto e ringraziamento ai tifosi rosanero. Esordisce in maglia giallorossa nº 42, mantenendo quindi la casacca che aveva al Palermo, nella gara casalinga contro il Catania (2-2), valevole per la prima giornata di campionato. Il 27 gennaio 2013 viene inserito nella Squadra dell'anno al Gran Galà del calcio AIC. Chiude la stagione con 27 presenze in campionato e 5 in Coppa Italia.

Segna la sua unica rete con la maglia della Roma il 22 settembre 2013, siglando il gol che sblocca il derby contro la Lazio (2-0) della quarta giornata del campionato di Serie A 2013-2014. Quindi è titolare fino alla partita di campionato contro il Sassuolo del 10 novembre 2013. Successivamente un'infiammazione all'adduttore si è tramutata in pubalgia, quindi il 24 gennaio 2014 si è operato a Boston. Il giocatore ha proseguito perciò con allenamenti personalizzati iniziando una cura a base di laser e ultrasuoni e il 15 marzo seguente è stato controllato nuovamente a Boston. La non riuscita dell'intervento di Boston lo ha costretto a tornare sotto i ferri il 24 luglio 2014, stavolta a Monaco di Baviera.

Il 3 aprile 2015 torna a giocare nella partita della formazione Primavera contro la Ternana, disputando il primo tempo. Viene inoltre convocato per la partita del 4 aprile contro il Napoli, tornando così disponibile dopo 17 mesi di assenza. Riesce a timbrare il cartellino di presenza in occasione dell'ultima partita di campionato, Roma-Palermo 1-2, il 31 maggio 2015. A fine stagione rimane svincolato e conclude così la sua esperienza in giallorosso con 44 presenze e una rete.

Nazionale

Tra il 2000 e il 2002 gioca 23 partite (segnando un gol) con la Nazionale Under-20 e 4 partite con l'Under-21, sotto la gestione di Francesco Rocca.

Il 14 novembre 2010 riceve la prima convocazione in Nazionale maggiore, a quasi 29 anni, dal commissario tecnico Cesare Prandelli in vista dell'amichevole contro la Romania del 17 novembre. In tale partita, finita 1-1, esordisce dal primo minuto giocando l'intero incontro.

 

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Federico Balzaretti durante la finale dell'Europeo 2012 contro la Spagna

 

Il 20 marzo 2011 riceve la convocazione in vista delle partite contro Slovenia (qualificazione agli Europei 2012) ed Ucraina (amichevole): gioca la prima partita - disputata il 25 marzo e vinta in trasferta per 1-0 - da titolare, disputando ancora una volta tutti i 90 minuti e fornendo a Thiago Motta l'assist per il gol partita. In tutto saranno 4 le apparizioni nel girone di qualificazione.

Il 13 maggio 2012 viene inserito dal CT Prandelli nella lista dei 32 calciatori pre-convocati per la fase di preparazione in vista dell'Europeo 2012, venendo poi incluso nella lista definitiva consegnata il 29 maggio. Per le prime due partite del girone contro Spagna e Croazia Prandelli schiera la squadra con 3-5-2 e a sinistra gioca titolare Emanuele Giaccherini. Debutta quindi nella terza partita del girone e quindi gioca anche le tre partite della fase finale, con l'Italia schierata con il 4-4-2; in particolare, nella semifinale contro la Germania viene schierato sulla fascia destra. La Nazionale italiana perde 4-0 contro la Spagna in finale, in cui Balzaretti, che fino ai quarti ha ben figurato nel torneo, subentra al 20' all'infortunato Giorgio Chiellini.

Dopo il ritiro

Il 12 agosto 2015, tramite una conferenza stampa, annuncia il suo ritiro dal calcio giocato a causa di problemi fisici all'età di 33 anni, entrando a far parte della dirigenza della Roma, dove si occuperà dei ragazzi ceduti in prestito. Per il biennio 2015-2017 è anche opinionista delle partite di Champions sui canali Premium Calcio e a giugno 2016 è ospite fisso a Il grande match su Rai 1 per commentare i post-partita dell'Europeo. Nell’estate del 2017 diventa opinionista su Fox Sports per il calcio internazionale. Nel giugno del 2019 lascia la Roma dopo sette anni tra campo e dirigenza ed entra a far parte della squadra di DAZN come opinionista a bordo campo al fianco di Diletta Leotta nei pre e post-partita delle partite di Serie A. L’anno seguente commenta la Champions su RMC Sports. Nell’estate del 2021 entra a far parte della squadra di Amazon Prime Video come opinionista in studio delle gare del mercoledì di UEFA Champions League. Nel frattempo frequenta il corso da allenatore UEFA A a Coverciano e il 2 novembre dello stesso anno diventa direttore sportivo del L.R. Vicenza.

Palmarès

Club

Scudetto.svg Campionato italiano: 1 - Juventus: 2005-2006

Nazionale

Individuale

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    FEDERICO BALZARETTI

 

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Torinese doc, essendo nato nella capitale sabauda il 6 dicembre 1981, cresce nelle giovanili del Torino; nell’estate del 1999 è mandato a farsi le ossa a Varese, dove rimane per due stagioni. Nella stagione 2001-02 si trasferisce al Siena, per poi tornare nella compagine granata nell’estate del 2002 e il 14 settembre dello stesso anno esordisce in Serie A, contro l’Inter. Il Torino retrocede in Serie B e Federico diventa uno dei cardini della squadra granata. Nella stagione 2004-05 è uno dei protagonisti della promozione nella massima serie del Toro, ma la promozione viene annullata dal fallimento della società granata.Balzaretti, svincolato, è ingaggiato a parametro zero dalla Juventus; grazie alle sue prestazioni e alla sua capacità di disimpegnarsi sia sulla fascia destra che in quella sinistra, trova spesso spazio nell’undici titolare. Con ventotto presenze, di cui quattro in Champions League, mette la propria firma allo scudetto bianconero.
Rimane in bianconero anche nella stagione successiva, in Serie B e, nonostante Deschamps lo veda solamente come terzino sinistro, subendo quindi la concorrenza di Chiellini, riesce a totalizzare quaranta presenze; realizza, contro il Crotone, il suo primo goal con la maglia bianconera, al quale può aggiungere la rete segnata contro l’Albinoleffe.
«Sono stati due anni intensi e in cui sono successe molte cose; si è chiusa una parentesi importante della mia vita, umana e professionale, ho conosciuto persone splendide e insieme ci siamo tolti tante soddisfazioni. Ho vinto due campionati che nessuna sentenza potrà mai cancellare. Ora che quest’avventura è finita, voglio ringraziare tutti coloro che con me l’hanno condivisa. I miei compagni, i membri dello staff tecnico e di quello medico, i magazzinieri, tutte le persone che lavorano a fianco della squadra e chi quotidianamente opera in sede. Infine, un saluto ai tifosi, che in questo periodo mi sono sempre stati vicini e non hanno mai fatto mancare il loro sostegno».
Il 20 giugno 2007, infatti, è acquistato dalla Fiorentina per 3,8 milioni di euro, firmando un contratto quadriennale.

FABIO ELLENA, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL MARZO 2006
Dal Torino. Da Torino. Proprio alla vigilia dell’Olimpiade, l’evento più importante della storia recente della città sabauda. In una Juventus che sta marciando spedita, frantumando record a ripetizione, un’altra lacuna è stata cancellata. Dopo anni di assenza, la maglia bianconera è, infatti, nuovamente indossata da un torinese. O meglio, da un “Turineis”. Merito di Federico Balzaretti, approdato alla corte di “Madama” in estate, al termine del periodo forse più burrascoso della vita del Toro, proprio mentre la città (non solo la componente granata!) già si pregustava un derby a cinque stelle. E a cinque cerchi.
Ed eccolo qui, Federico. Pronto a riaprire due capitoli della storia bianconera interrotti da una decina di anni. Quello dei torinesi, innanzitutto. Un elenco che, oltre ai pionieri del D’Azeglio che 108 anni fa diedero vita al club, comprende campioni dai nonni illustri. Come Giampiero Combi o Guglielmo Gabetto, Carlo Parola o Roberto Bettega, fino ad arrivare a Michele Padovano, l’ultimo degli indigeni a lasciare il segno.
L’altro racconta invece dei trasferimenti (riusciti o mancati, ma spesso fonte di discussioni) da una parte all’altra di Torino. Dal granata al bianconero e viceversa. Nomi, racconti ed episodi per rendere ancora più accesa la rivalità (sportiva) tra cugini sotto la Mole. Senza scomodare miti e leggende, ma spingendoci di slancio fino a Gianluca Pessotto, protagonista del penultimo salto di barricata e figura fondamentale in questi primi mesi juventini di Balzaretti. Al di là di corsi e ricorsi storici, quel che resta è un ragazzo che il salto l’ha fatto in punta di piedi. È arrivato pensando al suo futuro da calciatore, ma soprattutto a quello di uomo. Un fatto che non è passato inosservato e che è servito a farlo apprezzare ancora di più. Già, perché se c’è una regola (non scritta ma sacra) che vuole che alla Juventus si cerchino i grandi uomini, oltre che i grandi atleti, ebbene anche questa volta la dirigenza ha visto giusto.
Federico è il classico ragazzo che si va voler bene da tutti. Educato, sereno, sempre allegro e disponibile. Un ragazzo molto più maturo di tanti suoi coetanei ventiquattrenni. E non solo per quella creaturina (la piccola Lucrezia, nata a settembre) che lo aspetta a casa e che gli fa luccicare gli occhi ogni volta che la nomina. Un ragazzo che intanto, partita dopo partita, si sta facendo conoscere e stimare. Insomma, c’è chi per lui prevede un lungo cammino in bianconero, proprio seguendo le orme di Gianluca Pessotto. Professionalmente e umanamente.
E allora via con la chiacchierata, per la quale abbiamo scelto uno dei luoghi simbolo di Torino: il Monte dei Cappuccini, con tanto di vista della città e del Po, il fiume che Federico ha metaforicamente attraversato questa estate. Avresti mai pensato a un’intervista su “Hurrà Juventus”? «Devo essere onesto, venire qui era l’ultima cosa che mi sarei aspettato e forse non l’avevo mai presa in considerazione nei miei obiettivi. Comunque, quando mi è stata proposta l’eventualità del trasferimento, non poteva che farmi grande piacere».
Si è scritto e detto molto sul tuo passaggio da una sponda all’altra di Torino. Certo, la tua è stata un’estate intensa: «Direi turbolenta. La promozione in Serie A me la sono goduta solo un paio di giorni. Quando sono uscite le prime notizie sui problemi societari del Torino, ero in vacanza e la situazione l’ho seguita marginalmente. Poi il periodo del ritiro estivo vissuto in condizioni incredibili, con tante promesse mai mantenute. E infine il mio arrivo qui. Ora comunque è tutto passato e ultimamente le cose stanno andando bene».
Raccontaci brevemente la tua storia calcistica: «Al Torino ho fatto dai Primi Calci fino alla Primavera, squadra in cui ho giocato un anno vincendo la Coppa Italia. La carriera da professionista è iniziata con i prestiti, due anni a Varese in C1 e uno a Siena in B. Infine il rientro al Toro, dove ho disputato le ultime tre stagioni, la prima in A e le altre in B. E oggi sono qui».
Una vita quasi tutta granata, quindi. Cosa ti hanno detto in famiglia dopo il tuo passaggio in bianconero? «Erano contentissimi, anche perché mio papà Piercarlo e mia sorella Grazia sono da sempre tifosi juventini. Pensa che mio padre non è ancora venuto allo stadio, forse per la troppa emozione di vedermi giocare nella sua squadra del cuore. Comunque, la decisione è stata collegiale, l’ho presa insieme a loro e alla mia compagna Jessica, che in quel momento era al nono mese di gravidanza. In questa scelta ha influito sia l’uomo che il calciatore. Quella juventina era l’offerta più allettante, ma ho pensato anche ai miei cari. Non potevo andar via da Torino in un momento così importante della una vita».
Famiglia OK. E i tuoi amici? «Ho tanti amici, sia juventini che granata. Loro, ma anche i miei ex compagni, non hanno avuto il minimo dubbio e sono stati felici della scelta e orgogliosi di me».
Come ti senti dopo oltre cinque mesi al di qua del Po? «Benissimo, non ho avuto nessun problema dal punto di vista dell’ambientamento. Ovvio che all’inizio avessi un po’ di timore, ma dopo due allenamenti è scomparso del tutto. I compagni e lo staff sono stati fantastici nell’accogliermi all’interno del gruppo».
Juventus da fuori e da dentro, cambia la visione? «Nell’ambiente Toro, la Juventus è sempre stata vista conte la rivale numero uno, benché gli obiettivi fossero davvero diversi. Osservata da fuori, da avversario, quella bianconera è una società che dà proprio l’impressione di essere forte, organizzata e con pochi punti deboli. E ora che sono dentro non posso che confermare questa sensazione».
Mister Capello ha sempre parlato bene di te. «Se sono qui è perché lui ha dato il suo benestare fin dall’inizio. La fiducia da parte sua e del suo staff non è mai mancata. Mi sono stati tutti molto vicini, incoraggiandomi, dicendomi di non mollare e facendomi capire che il mio lavoro era apprezzato. Mi hanno sempre fatto sentire importante, al di là delle partite disputate. Poi, si gioca in undici e il gruppo è di venticinque, l’allenatore deve fare delle scelte e dal suo punto di vista non è certamente facile lanciare un giovane in una società del genere, ci va il giusto tempo e vanno anche rispettate determinate gerarchie. L’importante è farti trovare pronto, fisicamente e mentalmente, quando vieni chiamato in causa».
Vero. Vedendoti giocare, l’impressione è proprio quella di una gran forza mentale. «Io non sento molto le pressioni, soprattutto a livello di testa, e questo credo sia un bene. Per esempio, il fatto di esordire con la maglia della Juventus a Barcellona, davanti a 100.000 persone, non mi ha pesato affatto, nonostante fossi abituato a giocare in ben altri stadi».
Già, quel dribbling di tacco sulla linea di fondo ai danni di Messi, non proprio uno qualunque. «È il ricordo più forte che ho di questi primi mesi, forse era la prima palla che toccavo. È stato proprio frutto del fatto di star bene a livello di testa e della serenità che mi porto dentro e che vivo a casa quotidianamente».
Abbiamo parlato dei compagni e del mister. Veniamo ai dirigenti. «Innanzitutto mi hanno subito fatto capire che mi prendevano con l’intenzione di farmi restare. La prima impressione è quella di grande serietà e organizzazione. Sono sempre presenti, ti seguono durante gli allenamenti e le trasferte, insomma ti mettono nelle condizioni di dover solo pensare a giocare e a nient’altro».
L’ultima componente: i tifosi. I tuoi nuovi tifosi, quelli della Scirea. Ma non solo loro. «L’accoglienza mi è sembrata buona anche da parte loro. Certo non possono ancora essere affezionati a me, ma il fatto che non mi abbiano mai fischiato per il mio passato, mi ha fatto molto piacere. Ho già avuto modo di parlare con alcuni di loro, mi hanno anche invitato agli incontri con i loro club. Ma per ora preferisco aspettare, voglio dimostrare prima sul campo il mio valore e far sì che loro si affezionino a me per il mio apporto alle vittorie del gruppo. Il resto arriverà in modo naturale».
Estate a parte, il tuo è stato un 2005 da ricordare. Quella notte di settembre a Bruges. Cosa ti viene in mente? «Il giorno quattordici, proprio come il mio numero di maglia, un bel segno del destino. Eravamo in albergo e il mio telefonino non raggiungeva il segnale, fortunatamente Jessica aveva il numero del nostro Team Manager Alessio Secco. È venuto lui a cercarmi in camera. Ho passato il resto della notte insonne nella stanza dei massaggi per evitare di disturbare Abbiati, il mio compagno di stanza, che il giorno dopo doveva giocare. Non so se il mister avesse in programma di farmi giocare e se cambiò idea per questo fatto, resta comunque un ricordo incredibile».
Poco male, l’esordio in Champions è stato solo rimandato. «Ho rimediato a Vienna, un’altra grandissima emozione. Questa competizione ha qualcosa di particolare, un’atmosfera che respiri già nell’allenamento di vigilia o durante l’esecuzione dell’inno pre-gara, sensazioni magiche anche perché tutti da bambini sognano di giocare in Coppa dei Campioni o in Nazionale. Ci sono sicuramente pressioni in più rispetto alle normali sfide di campionato considerata la voglia di tutto l’ambiente di centrare questo traguardo».
Quali erano gli obiettivi che ti eri posto al tuo arrivo? E a che punto credi di essere arrivato? «All’inizio l’obiettivo era quello di dimostrare di poter far parte di questo gruppo, non ho mai pensato “vado e gioco”, non ho questa presunzione. Fin da piccolo sono sempre stato abituato a lottare per un posto, l’unica stagione in cui sono partito titolare fisso è stata l’ultima al Torino. A che punto sono? In parte credo di averlo raggiunto, mi sono già tolto qualche soddisfazione, nonostante in tanti credevano che non fossi altezza per rimanere in questo gruppo. Devo ancora dimostrare tanto, ma l’essere partito titolare in alcune gare e l’aver esordito in Champions sono motivi d’orgoglio».
Ti faccio il nome di alcuni tuoi compagni. Partiamo da Gianluca Pessotto. «Mi è stato molto vicino, soprattutto all’inizio, mi ha spiegato com’era la situazione e quello che aveva vissuto lui dopo il suo passaggio dal Toro alla Juve. Abbiamo un po’ le carriere simili, visto che entrambi siamo stati anche a Varese. È un professionista esemplare, un punto di riferimento e un esempio per tutti. Mi piacerebbe riuscire a fare quello che ha fatto lui in questi anni, non solo in campo».
Proseguiamo con Gianluca Zambrotta. «L’ho sempre detto che lui è uno dei giocatori a cui mi sono ispirato. Da quando gli hanno cambiato il ruolo ed è diventato difensore è uno dei migliori, da continuità alle sue prestazioni, fornisce assist, difende bene, ha una forza impressionante, una tecnica eccezionale e fa le cose a una velocità incredibile. Giocare con lui non può che migliorarmi».
Chiudiamo con il tuo gemello Pavel Nedved. «Quando sono arrivato, ci scambiavano per fratelli. Mi sono dovuto tagliare i capelli per evitare che ci confondessero. È un modo anche questo per farmi sentire ancora di più parte integrante di questo gruppo. Poi, mica ho scelto uno a caso, niente meno che il Pallone d’Oro!»
Infine un accostamento illustre, quello con il vicepresidente Roberto Bettega. «È vero, anche lui aveva giocato a Varese ed è nato a Torino. Sono l’unico torinese in squadra e mi hanno detto che da alcuni di anni non ce n’era uno. Un’altra cosa che noti può che farmi piacere».
Un torinese protagonista a Torino. Che legame hai con la tua città? «È la città in cui sono nato e in cui voglio vivere quando avrò smesso di giocare. Sono cresciuto alle porte della città, a Grugliasco, e mi sono trasferito solo da tre anni, cioè quando sono andato a convivere con la mia compagna. Il legame è fortissimo, mi piace tanto, è bellissima e purtroppo sottovalutata».
Le Olimpiadi arrivano nel momento giusto. «Speriamo che questi giochi servano a valorizzarla come merita. Torino è una città con mille risorse, il traffico non è esagerato, ha delle zone splendide, molto vivibile. Ripeto, è descritta male all’esterno. Infatti, tutti i compagni che sono venuti ad abitarci l’hanno rivalutata e qui si trovano benissimo».
Veniamo a te. Come ti descriveresti al di fuori del campo? «Sono una persona tranquilla, che sorride sempre. È difficile vedermi arrabbiato o imbronciato, sono felice della mia vita e non perdo certo il sorriso per una partita andata male, ben sapendo che tre giorni dopo ce n’è un’altra per il riscatto. Vivo molto serenamente le cose, sia nel bene che nel male. Mi piace divertirmi e uscire, anche se da quando è arrivata Lucrezia i ritmi sono cambiati, adesso il tempo libero è dedicato a lei, punto e basta. Per il resto sono come tutti i ragazzi della mia età, mi piace il cinema e la musica ed ho un po’ il vizio per i vestiti e l’abbigliamento».
Per chiudere passato e futuro insieme. Come te lo immagini un prossimo derby? «I derby sono sempre stati molto sentiti dall’ambiente torinista, basti pensare che i tifosi granata venivano a tifare anche durante le sfide giovanili, segno che la stracittadina vera e propria a loro manca davvero tanto. Detto questo, mi auguro possa esserci presto. Il pensiero di questa partita mi fa sorridere perché immagino quella che potrà essere l’accoglienza, ma non vedo comunque l’ora di giocarla».

 

http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2007/12/federico-balzaretti.html

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