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Socrates

Sergio Porrini

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Cartoncino Juventus – Sergio Porrini | eBay
Sergio Porrini
 
porrini.jpg
 
1995/96 AFC Ajax 1-1 Juventus, Juve win 4-2 on pens: Report | UEFA  Champions League | UEFA.com
 
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Sergio Porrini: un applicato di lusso sul tetto del mondo con la Juventus |  Goal.com Italia

 

Sergio Porrini, um coadjuvante cheio de títulos - Calciopédia

 

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Buon gragario, la la valutazione di 11 miliardi fu un marchio indelebile nella sua carriera e lo condizin

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Buon gragario, la la valutazione di 11 miliardi fu un marchio indelebile nella sua carriera e lo condizin

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   SERGIO PORRINI

 

Sergio Porrini: “Ho visto Maradona…nel sottopassaggio di Bergamo – Gasp, ad  Amsterdam non sarà facile…” - DerbyDerbyDerby

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Porrini

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Milano
Data di nascita: 08.11.1968
Ruolo: Difensore
Altezza: 180 cm
Peso: 73 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Inox

 

 

Alla Juventus dal 1993 al 1997

Esordio: 29.08.1993 - Serie A - Juventus-Cremonese 1-0

Ultima partita: 01.06.1997 - Serie A - Juventus-Lazio 2-2

 

138 presenze - 6 reti

 

2 scudetti

1 coppa Italia

2 supercoppe italiane

1 champions league

1 supercoppa Uefa

1 coppa intercontinentale

 

 

Sergio Porrini (Milano, 8 novembre 1968) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensorevice allenatore dell'Ascoli.

 

Sergio Porrini

260px-Sergio_Porrini_-_Atalanta_BC_1991-92.jpg

Porrini all'Atalanta nel 1991

     
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 180 cm
Peso 73 kg
Calcio 25px-Football_pictogram.svg.png
Ruolo Allenatore (ex difensore)
Squadra   Ascoli (Vice)
Termine carriera 1º luglio 2009 - giocatore
Carriera
Giovanili
1986-1989   Milan
Squadre di club
1989-1993   Atalanta 100 (3)
1993-1997   Juventus 138 (6)
1997-2001   Rangers 85 (6)
2001-2002   Alessandria 34 (0)
2003-2004   Padova 44 (0)
2004-2009   Pizzighettone 126 (0)
Nazionale
1993 Bandiera dell'Italia Italia 2 (0)
Carriera da allenatore
2009-2010   Pizzighettone Juniores Naz.
2010-2011   Pergocrema Berretti
2011-2012   Colognese  
2012-2013   Pontisola  
2013-2015   Atalanta Allievi Naz.A
2015   Atalanta Vice
2015-2016   Atalanta Coll. tecnico
2016-2017   Crema  
2018-2019   Ciserano  
2019-2022 Bandiera dell'Albania Albania Vice
2023   Gorica Vice
2024-   Ascoli Vice

 

Caratteristiche tecniche

Giocatore

Ha ricoperto prettamente il ruolo di terzino destro e, più raramente, quello di difensore centrale.

Carriera

Giocatore

Club

Cresce nel vivaio del Milan, dove compie la trafila delle formazioni giovanili senza tuttavia arrivare a esordire in prima squadra. Nel 1989 la società rossonera lo cede infatti all'Atalanta, dove milita per le successive quattro stagioni, e con cui nel 1993 fa il suo debutto in nazionale. Considerato in questa fase tra i più promettenti elementi italiani, nell'estate dello stesso anno passa alla Juventus che, per assicurarselo, sborsa 11 miliardi di lire: una cifra considerevole per l'epoca, se rapportata al ruolo, e che per il difensore finirà per essere, a posteriori, «zavorra e macigno» nel prosieguo di carriera.

 

220px-Coppa_Italia_1994-95_-_Juventus_vs
Porrini (a sinistra) alla Juventus, in

duello aereo col parmense Branca,

nella vittoriosa finale di andata della 

Coppa Italia 1994-1995 di cui il terzino

fu match winner.

 

A Torino colleziona infatti 138 presenze e 6 gol in quattro anni, senza tuttavia riuscire ad affermarsi stabilmente nell'undici base — «ha giocato molto ma senza partire mai titolare, senza la sicurezza di chi ce l'ha fatta» —, anche per la concorrenza di più quotati elementi; in maglia bianconera contribuisce comunque alle vittorie di due scudetti nelle stagioni 1994-1995 e 1996-1997, della Coppa Italia 1994-1995 — dov'è protagonista nella doppia finale contro il Parma, segnando ai ducali sia nell'andata al Delle Alpi sia nel ritorno al Tardini —, di due Supercoppe di Lega e, in ambito internazionale, ai trionfi del 1996 in Champions League, Coppa Intercontinentale e Supercoppa UEFA — in quest'ultimo caso, aprendo le marcature nella sfida di andata vinta in goleada 6-1 sul Paris Saint-Germain al Parco dei Principi.

 

Desideroso di un'esperienza all'estero, nel 1997 lascia l'Italia per la Scozia, accasandosi ai Rangers che lo acquistano per 8 miliardi di lire. Rimane a Glasgow per quattro stagioni, vincendo tutte le competizioni nazionali, per poi tornare nei campionati italiani nel 2001.

 

Gioca quindi un anno nell'Alessandria e due nel Padova, prima di approdare nel 2004 al Pizzighettone, dove nel giugno 2009 conclude la propria carriera da calciatore.

Nazionale

Durante la sua militanza nell'Atalanta è stato convocato in nazionale dal commissario tecnico Arrigo Sacchi per tre partite di qualificazione al Mondiale 1994, scendendo in campo in due occasioni: dopo aver esordito il 24 marzo 1993 nel 6-1 contro Malta, nel mese successivo ha ottenuto la seconda e ultima presenza nel 2-0 sull'Estonia.

Allenatore

Dall'estate del 2009 ha iniziato la carriera di allenatore. Nella stagione 2009-2010 ha guidato la formazione Juniores Nazionali del Pizzighettone. Nell'agosto 2010 diventa il tecnico della formazione Berretti del Pergocrema, iscritta al campionato Berretti.

 

A fine stagione, segue il corso indetto dal settore tecnico della FIGC conseguendo la qualifica di Allenatore Professionista di Seconda Categoria-UEFA A. Il 2 agosto 2011 ottiene la sua prima panchina in una prima squadra venendo nominato tecnico della Colognese, formazione militante in Serie D. Il 27 novembre dello stesso anno si dimette dalla carica, anche a seguito delle controverse vicende societarie che coinvolgono il club bergamasco; richiamato dalla vecchia proprietà, torna in panchina a partire dal gennaio del 2012, per cercare di raggiungere la salvezza: la squadra risale dall'ultimo posto, ma non riesce a evitare i play-out poi persi contro il Seregno.

 

Il successivo 12 giugno viene ufficializzato il suo ingaggio come allenatore del Ponte San Pietro, ancora nella massima categoria dilettantistica. Il 10 dicembre 2012, intanto, inizia a frequentare a Coverciano il corso di abilitazione per il master di allenatori professionisti Prima Categoria-UEFA Pro. Il 7 giugno 2013 prende la guida la formazione Allievi dell'Atalanta. Il 4 marzo 2015 viene nominato vice di Edoardo Reja nella prima squadra orobica; nella stagione 2015-2016 rimane nello staff di Reja come collaboratore tecnico.

 

Il 7 ottobre 2016 viene ingaggiato dal Crema come allenatore della prima squadra. A fine stagione, grazie alla vittoria del campionato lombardo di Eccellenza conquista la promozione in Serie D, categoria da cui i nerobianchi mancavano da 22 anni. Il 12 dicembre 2017 rassegna le dimissioni per motivi personali. L'8 dicembre 2018 torna su una panchina di Serie D, subentrando a stagione in corso alla guida del Ciserano; la sua permanenza nel club bergamasco dura tuttavia solo pochi mesi, dimettendosi il 17 marzo 2019.

 

Pochi mesi dopo torna a lavorare con Reja, il quale lo chiama nel ruolo di suo vice sulla panchina della nazionale albanese. Il 2 marzo 2023 segue il tecnico friulano al Gorica, squadra ultima in classifica nel campionato di massima serie slovena; il successivo 17 aprile la società, ancora sul fondo della graduatoria, interrompe consensualmente il rapporto con l'allenatore e il suo staff.

 

Nel marzo 2024 entra a far parte dello staff tecnico dell'Ascoli, assumendo il ruolo di vice del neoallenatore Massimo Carrera, con cui aveva giocato insieme ai tempi della Juventus.

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali

Allenatore

Club

Competizioni regionali

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   SERGIO PORRINI

 

08_porrini_lapresse.jpg

 

 

 

Sin dal primo impatto con l’ambiente bianconero – scrive Gianni Giacone su “Hurrà Juventus” del luglio 1993 – Sergio Porrini da Milano, 26 anni, reduce da una stagione a dir poco esemplare nell’Atalanta, dimostra di aver afferrato al volo come vanno le cose nel mondo del pallone. Anni di gavetta, di sacrifici, per meritare la grande squadra, ed ecco la Juve, cioè il massimo, il sogno di bambino, insomma tutto.
«Sì» sono le sue prime parole ufficiali da juventino «ho proprio realizzato un sogno, e ancora non mi sembra vero. Da ragazzino, quando ho cominciato a prendere a calci un pallone, sognavo i grandi stadi e le grandi squadre, e allora, una dozzina di anni fa, la Juve era indiscutibilmente la più grande di tutte. Devo molto all’Atalanta e ai suoi tecnici che in questi ultimi anni mi hanno permesso di crescere, di maturare, fino a meritare il grande salto. È una occasione unica, irripetibile, e spero proprio di non sbagliare. La voglia c’è davvero tutta, ma non basta, perché mi trovo in una squadra che ha titolari numerosi e la concorrenza è dura. Sicché dovrò davvero dare tutto me stesso, e lottare».
Determinazione e grinta che non appartengono soltanto al linguaggio di questo giovanotto, capace in maglia atalantina di francobollare con rabbiosa incisività i migliori bomber in circolazione senza mai esserne soggiogato, di più, imponendo il più delle volte il proprio stacco e l’anticipo, che è dote primaria del nostro.
«Se la grinta fosse la dote più importante per un difensore» dice Porrini «sarei davvero... in una botte di ferro, visto che mi sono formato a una scuola eccellente e che, per una questione di carattere, sono uno che non si tira mai indietro. Purtroppo, la grinta da sola non basta. Ma credo, nella stagione appena conclusa, di aver dimostrato di saper stare discretamente in campo, tanto da meritare la fiducia del signor Sacchi, che mi ha chiamato in maglia azzurra».
Già, perché come spesso accade nelle favole, Porrini tocca in una volta sola due traguardi al prezzo di uno, conquistando con la maglia bianconera anche quella della Nazionale, in cui gioca due partite valide per la qualificazione ai Mondiali statunitensi. Ma, nella personale «hit parade» dei traguardi, il neo juventino non ha il minimo dubbio: «Prima di tutto la maglia bianconera, la grande occasione per dimostrare se e quanto valgo. La Nazionale è stata una bellissima parentesi, ringrazio Sacchi per la fiducia, ma credo che il mio futuro si giochi soprattutto alla Juve. Dove potrò migliorare rubando qualche segreto del mestiere a grandi campioni come Kohler, Julio César e Carrera».
Ma in che modo, e in quale posizione, preferirebbe giocare Porrini? La risposta toglie ogni residuo dubbio circa la prontezza del tipo: «Posso giocare in marcatura tanto al centro che sulla fascia destra. Insomma, l’importante è trovare spazio...».
Dall’Atalanta alla Juventus: una strada che, nel passato più o meno recente è stata percorsa da campioni veri, un nome per tutti, quello del più grande: Scirea. «Non credo che si possano fare accostamenti con il passato» replica Porrini che evita abilmente il tranello «e penso che ogni calciatore faccia storia a sé. Spero solo di poter essere utile alla Juve».
Finalino: che ne pensa, Porrini, della prossima annata bianconera, che tutti reclamano come quella del gran riscatto? «Creda che parlare di riscatto sia un po’ esagerato. La Juve deve crescere, migliorare, questo sì. Ma nel suo passato non ci sono vergogne da cancellare. Vi siete già dimenticati la Coppa Uefa?».
〰.〰.〰
Sergio non è un mostro di tecnica, ma supplisce a questa lacuna con una grinta notevole e disputa un buon campionato. «C’è stato un cambio d’ambiente per me piuttosto brusco. Sarà banale dirlo, ma l’Atalanta è una cosa e la Juve tutta un’altra. Ne ho risentito, anche perché la squadra all’inizio non girava al massimo, in parecchi non eravamo in forma e i tifosi con qualcuno dovevano pur prendersela: essendo nuovo, e per di più pagato una certa sommetta, era inevitabile che facessi un po’ da capro espiatorio. Poi, pian piano, sono entrato in forma ed è cresciuta la squadra, certe questioni si sono stemperate, non mi sono più sentito al centro dell’attenzione e ho cominciato a giocare abbastanza bene. Adesso sono in pace con me stesso e con gli altri. Le difficoltà iniziali sono superate, spero di continuare così».
L’anno successivo arriva Lippi e, soprattutto, Ciro Ferrara: Lippi dopo qualche titubanza, complice la netta sconfitta a Foggia, decide di giocare con la difesa a tre in linea, promuovendo titolare Geppetto Torricelli accanto a Ciro e a Jürgen Kohler e Porrini deve giocarsi con Carrera, il ruolo di prima riserva difensiva.
Sarà decisivo, però, nella doppia finale di Coppa Italia contro il Parma, segnando sia al Tardini sia al Delle Alpi; realizzerà anche un goal importantissimo a Dortmund, nella semifinale di Coppa Uefa, nella vittoriosa partita contro il Borussia. «Non mi sono mai rassegnato – afferma – conosco il mio valore e soprattutto il mio carattere. Ma forse non sarei arrivato a tanto senza il lavoro dell’allenatore e del nostro preparatore atletico. Hanno curato in particolare chi come me giocava di meno, con il risultato che, al momento buono, non ci siamo fatti cogliere impreparati. Non ci sono sorprese o casualità, è tutto frutto della programmazione. Non sono un giocatore da copertina, non mi piace apparire. Quando sono contento con me stesso non ho bisogno di altro».
La stagione 1995-96 vede Porrini scendere in campo una ventina di volte e festeggiare da bordo campo, la grande vittoria in finale di Coppa Campioni, contro l’Ajax. Sarà protagonista, invece, nella sfortunata finale di Monaco di Baviera, contro il Borussia Dortmund e durante tutta la stagione, causa l’infortunio di Torricelli: le sue presenze saranno 40 con 2 goal, di cui uno nella finale di Supercoppa Europea a Parigi, vinta per 6-1 contro il Paris Saint Germain («È il terzo goal europeo, gli altri li ho segnati al Borussia Dortmund e al CSKA Sofia. Una bella rete da attaccante. Noi siamo stati bravi a sfruttare le situazioni da palle inattive. Non è stato un fatto casuale, fa parte dei nostri schemi») e sarà titolare a Tokyo nella Coppa Intercontinentale.
Nel 1997-98 emigra in Scozia, nel Rangers Glasgow, dove resterà per quattro stagioni, prima di fare ritorno in Italia, all’Alessandria e quindi al Padova.
Con la Juventus ha totalizzato 138 presenze e 5 goal, conquistando due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea. Niente male per un “operaio”, come si è sempre definito: «Mi piace, perché vuol dire che si riconosce che metto in ogni partita la grinta, la voglia di farcela. Chi, come me, non è dotato di tecnica eccelsa, è importante che sia al massimo tutte le domeniche. Riuscirci mi riempie di gioia».
 

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