Socrates 8961 Joined: 04-Apr-2006 136705 messaggi Inviato August 10, 2009 (modificato) Giuliano Sarti con Roberto Anzolin Modificato May 31, 2022 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8961 Joined: 04-Apr-2006 136705 messaggi Inviato March 31, 2022 (modificato) GIULIANO SARTI https://it.wikipedia.org/wiki/Giuliano_Sarti Nazione: Italia Luogo di nascita: Castello d'Argile (Bologna) Data di nascita: 02.10.1933 Luogo di morte: Firenze Data di morte: 05.06.2017 Ruolo: Portiere Altezza: 178 cm Peso: - Nazionale Italiano Soprannome: - Alla Juventus dal 1968 al 1969 Esordio: 01.12.1968 - Serie A - Napoli-Juventus 2-1 Ultima partita: 16.02.1969 - Serie A - Juventus-Roma 2-2 10 presenze - 10 reti subite Giuliano Sarti (Castello d'Argile, 2 ottobre 1933 – Firenze, 5 giugno 2017) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, di ruolo portiere. Considerato uno dei migliori portieri nella storia del calcio italiano, ha trascorso i migliori anni della propria carriera con le maglie di Fiorentina e Inter, conquistando complessivamente 3 scudetti, una Coppa Italia, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali e una Coppa delle Coppe, oltre ad una Coppa Grasshoppers. L'IFFHS lo ha annoverato tra i più forti portieri europei del XX secolo, collocandolo in 43ª posizione. Giuliano Sarti Sarti all'Inter nella stagione 1966-1967 Nazionalità Italia Altezza 178 cm Calcio Ruolo Allenatore (ex portiere) Termine carriera 1970 - giocatore 1970 - allenatore Carriera Giovanili 1949-1950 San Matteo della Decima 1950-1952 Centese Squadre di club 1952-1954 Bondenese ? (-?) 1954-1963 Fiorentina 220 (-206) 1963-1968 Inter 147 (-122) 1968-1969 Juventus 10 (-10) 1969-1970 Unione Valdinievole ? (-?) Nazionale 1959-1967 Italia 8 (-5) Carriera da allenatore 1970 Lucchese Caratteristiche tecniche Portiere «geometrico», con un'interpretazione del ruolo priva di fronzoli e improntata sul senso della posizione, Sarti spiccava per la capacità di compiere interventi efficaci senza dover ricorrere a gesti atletici particolarmente vistosi; caratteristica, questa, per la quale fu ribattezzato Portiere di ghiaccio dalla stampa specializzata e Hombre de la revolución da Helenio Herrera. Il suo stile di gioco, che negli anni seguenti trovò in Dino Zoff il più autorevole successore, gli consentì di sostituire tra i pali dell'Inter il più acrobatico e spettacolare Lorenzo Buffon senza farlo rimpiangere. Efficace anche nelle uscite, era inoltre avvezzo a seguire l'andamento dell'azione e ad «accorciare la distanza dal resto della squadra», ritenendosi in tal senso un precursore del ruolo. Carriera Giocatore Club Esordi e Fiorentina Dopo essere cresciuto nel San Matteo della Decima, in Seconda Categoria, nella Centese e nella Bondenese, con la quale gioca titolare nel campionato di Promozione Regionale, arriva nel 1954 alla Fiorentina assieme a Raul Tassinari. Con la squadra viola esordisce in Serie A il 24 aprile 1955 contro il Napoli; all'inizio del campionato seguente, ventiduenne, si ritrova titolare al posto di Leonardo Costagliola: si tratta del campionato 1955-1956 e con lui fra i pali la Fiorentina vince il suo primo scudetto, perdendo solo all'ultima giornata contro il Genoa, subendo due gol negli ultimi dieci minuti. Lo scudetto portò la Fiorentina a disputare la Coppa dei Campioni, appena istituita, e i viola persero in finale contro il Real Madrid; la prova di Sarti, molto positiva nonostante la sconfitta, gli valse le lodi di Alfredo Di Stéfano. Nei quattro campionati dopo quello vinto la formazione toscana si piazzò regolarmente seconda, con Sarti ancora titolare. Dal 1958 il suo secondo diventò Enrico Albertosi, all'inizio della carriera. Con la Fiorentina conquistò poi anche una Coppa Grasshoppers nel 1957, una Coppa Italia e una Coppa delle Coppe, entrambe nel 1961; fu inoltre finalista nella Coppa delle Coppe 1961-1962 e nelle edizioni di Coppa Italia del 1958 e del 1959-1960. Inter Nell'estate del 1963 passò all'Inter di Helenio Herrera, che si era imposta in campionato l'anno precedente. Nella prima stagione perse lo spareggio-scudetto con il Bologna, vincendo la Coppa dei Campioni, bissata l'anno successivo. Presto arrivarono anche le vittorie in campionato, con gli scudetti del 1964-1965 e 1965-1966. Con i nerazzurri si aggiudicò anche due Coppe intercontinentali, nel 1964 e nel 1965. Nel campionato 1966-1967, dopo un'annata condotta sempre in testa, l'Inter perse sia la finale di Coppa dei Campioni a Lisbona con il Celtic – nonostante un'eccellente prestazione di Sarti –, sia l'ultima partita della stagione, in trasferta, contro il Mantova: in quest'ultimo incontro passò alla storia il suo errore nel decisivo 1-0 avversario, giunto «dopo una stagione ricca di prodezze»; la sconfitta relega l'Inter al secondo posto a vantaggio della Juventus di Heriberto Herrera. Juventus e ritiro Sarti alla Juventus nel 1969, in una pausa d'allenamento, assieme al collega Roberto Anzolin. Nel 1968, ormai trentacinquenne, si trasferì alla Juventus, dove chiuse la carriera in Serie A facendo da secondo a Roberto Anzolin, di cinque anni più giovane. Giocò la sua ultima stagione in Serie D, all'Unione Valdinievole, per poi abbandonare nel 1970. Nazionale Arrivò in Nazionale il 29 novembre 1959, contro l'Ungheria, vestendo poi la maglia azzurra in otto partite. Nel 1967 fece parte della selezione del Resto del Mondo che affrontò la nazionale spagnola, per celebrare il 65º compleanno del portiere Ricardo Zamora. La formazione FIFA vinse 3-0 e ne fecero parte altri quattro italiani: Tarcisio Burgnich, Gianni Rivera, Sandro Mazzola e Mario Corso. Fu il terzo portiere italiano a essere convocato dalla FIFA: prima di lui lo erano stati Aldo Olivieri negli anni quaranta e Lorenzo Buffon negli anni cinquanta; in seguito lo saranno Dino Zoff, Walter Zenga, Gianluca Pagliuca e Gianluigi Buffon. Allenatore Dopo il ritiro dalla carriera agonistica, assunse per qualche mese la guida della Lucchese. Palmarès Club Competizioni nazionali Campionato italiano: 3 - Fiorentina: 1955-1956 - Inter: 1964-1965, 1965-1966 Coppa Italia: 1 - Fiorentina: 1960-1961 Competizioni internazionali Coppa Grasshoppers: 1 - Fiorentina: 1952-1957 Coppa delle Coppe: 1 - Fiorentina: 1960-1961 Coppa dei Campioni: 2 - Inter: 1963-1964, 1964-1965 Coppa Intercontinentale: 2 - Inter: 1964, 1965 Modificato July 6 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8961 Joined: 04-Apr-2006 136705 messaggi Inviato March 31, 2022 (modificato) GIULIANO SARTI Lo sguardo è limpido – scrive Beppe Barletti, su “Hurrà Juventus” del settembre 1968 –, reso più intenso dal rapido cangiare verde-azzurro dei suoi occhi, freddi e glaciali solo all’apparenza. Le pagliuzze dorate che vi navigano dentro testimoniano di un calore umano senza limiti e senza misure. Longilineo, piuttosto secco e di muscoli allungati, tradisce un non so che di disperatamente nordico nella sua discendenza familiare. Lui, però, è emiliano tutto sangue. È nato quasi trentacinque anni fa, a Castel d’Argile, in provincia di Bologna. Il suo nome è famoso negli annali del calcio mondiale: Giuliano Sarti. Ha cominciato la sua avventura calcistica nella Bondenese. Lasciò la felice Bondeno a ventuno anni, per passare alla Fiorentina dove, l’anno successivo (stagione 1955-‘56) vinse il suo primo scudetto. A Firenze, città vecchia, gentile e di passioni ardenti, Sarti l’«inglese» rimase nove anni. Se ne andò, destinazione Inter, lasciando largo rimpianto. Non perché il successore, l’agile e funambolico Albertosi, non fosse all’altezza, ma perché a Firenze tifosi, dirigenti e compagni si erano affezionati al suo modo sereno di governare in campo la difesa gigliata. Occhio saldo, cuore intrepido, nervi di acciaio, le sue doti erano rifulse in una serie lunghissima di tornei, passando attraverso tutte le prove più ardue che un calciatore è chiamato ad affrontare. Nell’Inter kolossal, Giuliano Sarti ebbe un’altra impennata. Già chiamato in maglia azzurra, vinse con i nerazzurri altri campionati e la Coppa dei Campioni, arrivando su, fino al titolo assoluto intercontinentale. Oggi è juventino, quasi al chiudersi della carriera. Una conclusione che tutti i calciatori vorrebbero avere. Per lui, però, nulla è mutato. Professionista serio quanto preparato, veste al quattordicesimo anno di professionismo, la sua terza casacca. Nel ritiro di Villar Perosa, entra subito nel grande «giro» dei bianconeri. Non fatica ad ambientarsi. Sereno e intelligente, «lega» d’acchito con l’amico Anzolin, che – d’altra parte – dichiara a sua volta di essere felice di aver così grande compagno al fianco. Con «don Heriberto», ha subito parole chiarissime. Espone il suo caso, il suo modo di allenamento, le sue necessità, i suoi pochi timori, le sue non comuni esperienze. Il paraguayano, lo guarda fisso e con una frase sola liquida la questione: «Con lui non ci sono problemi». Lo incontro a sera. È l’ora di cena. Abbiamo, sì e no, dieci minuti per chiacchierare. Si discute delle squadre che l’hanno avuto. Dice: «Tutto bene a Firenze, il primo amore. Tutto bene anche nell’Inter: c’erano soldi e gloria. Spero bene anche nella Juve, dove tutto è splendore, dove tutto parla di un passato antico e recente, carico di successi e di imprese grandiose». – Differenze tra Inter e Juventus? «Per ora non ne trovo – risponde Giuliano – sono juventino da ieri. È troppo presto per tranciare giudizi. D’altra parte, io, giudizi non ne do mai. Cerco di fare il mio dovere, quello che serenamente mi indicano coscienza e ragionamento». – Paragoniamo Helenio a Heriberto? «Niente affatto. Primo, non è simpatico fare confronti; secondo: quello che a me pare girato in un senso, magari in effetti è tutt’altra cosa; terzo: ognuno ha il suo carattere, il suo sistema di vita e di lavoro. Paragonare i due, entrambi certamente tra i più bravi, sarebbe mancare di rispetto all’uno o all’altro». – Cosa l’ha colpita di più, in questo suo primo periodo trascorso alla scuola di Heriberto Herrera? «L’incredibile, assoluta padronanza del metodo con cui sa allenare gli uomini. Heriberto, credo, sa tutto sul modo più logico e rapido per mettere un atleta al massimo della condizione. Niente, nel suo lavoro, è affidato al caso. Penso che studi di notte quello che fa applicare di giorno. E dopo quindici anni di carriera, posso dire in tutta coscienza che Heriberto Herrera, sul mestiere non certo facile dell’allenatore, sa tutto quello che è possibile sapere». Sparo l’ultima cartuccia: Lei è, almeno così è stato finora, un uomo tranquillo. Non ha mai creato problemi a nessuno, ha sempre trovato accordo e comprensione con tutti. Come fa? Risponde con una semplicità che sconcerta: «Nella vita, ogni uomo ha due bisacce sul suo dorso, quella con le cose cattive e quella con le cose buone. Io non mi sono mai curato di quelle cattive: ho sempre accettato quelle buone. Punto e basta». 〰.〰.〰 Giuliano, suo malgrado, viene anche ricordato per la famosa “papera” di Mantova: è il 1° giugno 1967 e si gioca l’ultima giornata di campionato. L’Inter, di scena nel capoluogo virgiliano, è in testa alla classifica, con un punto di vantaggio sulla Juventus; il risultato è inchiodato sullo 0-0 ma, dopo pochi minuti del secondo tempo, Sarti si lascia sfuggire un innocuo cross di Di Giacomo, facendo terminare il pallone nella propria rete. La Juventus batte la Lazio e si aggiudica il 13° scudetto della sua storia. Sarti è messo in croce, nonostante, appena una settimana prima, fosse stato il migliore in campo nella sfortunata finale di Coppa Campioni contro il Celtic: «Viaggia sempre con me. Me la ricordano tutti, ci è costata uno spareggio. Hanno scritto molto, di tutto. Non ci sono misteri, né disegni: è stato un errore. Non c’era il vento, non c’era il sole, volevo lanciare il pallone a Facchetti sulla sinistra, mi è sfuggito dalle dita. Tutto qui. Un errore che mi ha scosso e che però è ricordato, è entrato nella storia e nelle memorie. E questo, se vogliamo, è pure bello. I giornalisti mi chiamano quando c’è da ricordare una delusione, come la beffa dell’Inter il 5 maggio 2002 a Roma, e fanno i paragoni con la “papera” del 1967. Va bene, sono qui vivo e vegeto e ho una buona memoria». Veste la maglia bianconera solamente quella stagione, collezionando 10 presenze: «A Firenze ho vinto il primo scudetto, a Torino nel ‘69, penultima giornata, ho rivisto la Fiorentina Campione d’Italia. Quel giorno ha giocato Anzolin, io tifavo per la Viola». https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2007/10/giuliano-sarti.html Modificato July 6 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti