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Socrates

Nicola Amoruso

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Ex-Juventus Striker Nicola Amoruso On Scudetto Race: "I Think Inter Are  Ahead, They Have Talent & Quality"
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tecnicamente di gran lunga superiore a inzaghi e vieri,purtroppo nella serata della sua grande occasione si infortunia,entra inzaghi che segna il pari contro il milan,li sono cambiate due carriere

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con vieri e del piero formavano una bell'attacco

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   NICOLA AMORUSO

 

Nicola Amoruso, l'attaccante italiano più prolifico che non ha mai giocato  in Nazionale | Goal.com Italia

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Amoruso

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Cerignola (Foggia)
Data di nascita: 29.08.1974
Ruolo: Attaccante
Altezza: 186 cm
Peso: 75 kg
Nazionale Italiano Under-21
Soprannome: Nick Dinamite - Nick Piede Caldo

 

 

Alla Juventus dal 1996 al 1999 e dal 2001 al 2002

Esordio: 28.08.1996 - Coppa Italia - Fidelis Andria-Juventus 0-2

Ultima partita: 10.05.2002 - Coppa Italia - Parma-Juventus 1-0

 

105 presenze - 29 reti

 

3 scudetti

1 supercoppa italiana

1 supercoppa Uefa

1 coppa intercontinentale

 

 

Nicola Amoruso (Cerignola, 29 agosto 1974) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.

 

Ha militato in 13 squadre in Serie A, andando in gol con 12 di esse: entrambi i traguardi costituiscono un record (il secondo dei quali condiviso con Marco Borriello) per il calcio italiano. Detiene un altro singolare primato: limitatamente alla massima serie, in cui ha realizzato 113 reti, è il più prolifico tra gli attaccanti italiani che non hanno mai indossato la maglia della nazionale maggiore.

 

In carriera ha totalizzato 474 partite e 150 gol con le squadre di club, più 4 presenze e una rete nella nazionale Under-21, con la quale è stato campione d'Europa nel 1996.

 

Nicola Amoruso
Nicola Amoruso - Juventus FC 1996-97.jpg
Amoruso in azione alla Juventus nel 1996
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 186 cm
Peso 75 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Termine carriera 29 agosto 2011
Carriera
Giovanili
1991-1993   Sampdoria
Squadre di club
1993-1994   Sampdoria 8 (3)
1994-1995   Fidelis Andria 34 (15)
1995-1996   Padova 33 (14)
1996-1999   Juventus 81 (22)
1999-2000    Perugia 25 (11)
2000-2001   Napoli 30 (10)
2001-2002   Juventus 24 (7)
2002   Perugia 7 (0)
2003   Como 14 (6)
2003-2004    Modena 25 (5)
2004-2005   Messina 22 (5)
2005-2008   Reggina 96 (40)
2008-2009   Torino 20 (4)
2009    Siena 6 (0)
2009   Torino 0 (0)
2009-2010   Parma 17 (5)
2010   Atalanta 15 (1)
Nazionale
1994-1996 Italia Italia U-21 4 (1)
Palmarès
 
Transparent.png Europei di calcio Under-21
Oro Spagna 1996

 

Biografia

Ha tre fratelli, due dei quali hanno provato la carriera calcistica, e una sorella minore. Amoruso è sposato dal 2006 e ha due figlie: Giulia nata nel 2002 e Maria Ludovica nata nel 2006.

Caratteristiche tecniche

Era un centravanti tecnicamente dotato e rapido nei movimenti.

Carriera

Giocatore

Club

220px-Nicola_Amoruso_-_AS_Fidelis_Andria
 
Amoruso esulta con la maglia della Fidelis Andria nella stagione 1994-1995

 

Inizia la sua carriera calcistica nel Trinitapoli passando successivamente al settore giovanile della Sampdoria. Esordisce in Serie A il 12 dicembre 1993 nell'incontro Inter-Sampdoria. Nel corso della stagione colleziona otto presenze e tre gol, vincendo il suo primo trofeo, la Coppa Italia. Non trovando spazio nella Sampdoria, nella sessione estiva del mercato 1994 si trasferisce alla Fidelis Andria, società militante nel campionato di Serie B, dove colleziona 34 presenze e 15 gol.

La stagione successiva si trasferisce al Padova: al ritorno nella massima serie disputa un buon campionato con 33 presenze e 14 gol, terminando tuttavia all'ultimo posto in classifica. Ciò attira l'attenzione della Juventus, che lo acquista nell'estate del 1996 per 7 miliardi di lire. Nella prima stagione colleziona 23 presenze e 4 gol. Nella stagione successiva colleziona solo 10 presenze e 2 gol, e in quella seguente colleziona appena 20 presenze e 3 gol. In maglia bianconera conquista 2 scudetti e una Supercoppa Europea, e tra campionato e coppe nazionali e internazionali ha collezionato 105 presenze siglando 29 reti.

 

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Bokšić, Amoruso e l'allenatore Lippi al raduno della Juventus in vista della stagione 1996-1997

 

Dal 1999 al 2005 ha cambiato squadra a ogni stagione, pur restando sempre in Serie A: Perugia (1999-2000), con 25 presenze e 11 gol, Napoli (2000-2001), con 30 presenze e 10 gol, di nuovo alla Juventus nel 2001-2002, dove vince un altro scudetto (9 presenze e nessun gol in campionato ma ben 6 centri in 7 partite in Coppa Italia, di cui è capocannoniere), di nuovo al Perugia nel 2002 (7 presenze) che lo gira poi in prestito al Como nel gennaio 2003, dove ottiene 14 presenze e 6 gol. Nel 2003 passa al Modena (25 presenze e 5 gol) ma la squadra retrocede e il giocatore si svincola con una sostanziosa buonuscita. Nell'estate si accasa con il neopromosso Messina (2004), dove colleziona 22 presenze e 5 gol. Nell'estate del 2005 passa alla Reggina, dove gioca con continuità, diventando anche il capitano, per tre stagioni: 29 presenze e 11 gol nella prima, 34 presenze e 17 gol nella seconda e 33 presenze e 12 gol nella terza.

Con la maglia della Reggina ha ottenuto il massimo della presenze con una squadra (96, tutte in Serie A) realizzando il massimo di reti (40) sempre con la stessa maglia. Nella stagione 2006-2007 assieme a Rolando Bianchi ha formato la coppia gol migliore della Serie A, 17 reti per lui e 18 per Bianchi. Nelle coppe europee, conta 23 presenze e 10 gol con le maglie di Juventus e Perugia. Il 4 maggio 2008 in Catania-Reggina (1-2) segna una doppietta importante, che oltre a permettere agli amaranto di ottenere la prima vittoria in trasferta dopo un anno, gli permette di raggiungere quota 100 gol in A. È il primo giocatore nella storia del campionato italiano ad avere raggiunto il prestigioso traguardo segnando con nove maglie diverse, nonché il miglior goleador fra i quattro centenari del gol italiani a non avere mai giocato con la nazionale maggiore (gli altri sono Gino Armano, Lorenzo Bettini e Pietro Paolo Virdis).

 

220px-Nicola_Amoruso_-_AC_Perugia_1999-2
 
Amoruso in azione al Perugia nella stagione 1999-2000

 

Nell'estate 2008 viene acquistato a titolo definitivo dal Torino, per 3 milioni di euro. Con la maglia granata colleziona 20 presenze e 4 gol. Nella sessione invernale del calciomercato viene ceduto in prestito con diritto di riscatto della compartecipazione al Siena. Il Siena non lo riscatta e fa ritorno al Torino retrocesso nel frattempo in Serie B. Il 28 agosto 2009 viene ceduto a titolo definitivo al Parma, neopromosso in Serie A, con cui esordisce il 13 settembre 2009 nella sconfitta esterna contro l'Inter. Segna il suo primo gol, su rigore, fuori contro la Lazio, che vale il 2-1 finale alla squadra emiliana. Torna a segnare 2 mesi dopo contro la Fiorentina a Firenze il gol del momentaneo pareggio (partita finita 3-2 a favore dei ducali), Si ripete nella giornata successiva realizzando su calcio di rigore il definitivo pareggio nella partita casalinga contro il Napoli. Il 13 dicembre 2009 decide il derby dell'Emilia contro il Bologna, dopo avere sbagliato un rigore segna infatti il gol del definitivo 2-1, mentre il 6 gennaio firma il gol del momentaneo pareggio nella partita contro la Juventus.

La sua avventura al Parma si conclude (con 5 reti in 17 presenze) il 29 gennaio 2010, data in cui si trasferisce all'Atalanta a titolo definitivo, firmando un contratto per la stagione in corso e per la successiva. Il 31 gennaio debutta in campionato con la maglia degli orobici subentrando a pochi minuti dal termine della partita in trasferta disputata contro la Sampdoria. Il 28 marzo segna la sua prima rete in maglia nerazzurra nella sconfitta a Torino contro la Juventus per 2-1; questa rete gli ha permesso di andare a segno con la dodicesima squadra diversa nella massima serie italiana. La stagione successiva rimane a Bergamo senza venir comunque inserito nelle liste di presentazione alla Lega di Serie B. Scaduto il contratto, si svincola dalla squadra bergamasca. Dopo un inizio di preparazione tornando a Perugia in Seconda Divisione, il 29 agosto 2011, giorno del suo trentasettesimo compleanno, decide di ritirarsi dall'attività agonistica.

Nazionale

Nel 1996 partecipa al campionato europeo Under-21: il 28 maggio a Barcellona disputa la semifinale contro la Francia, terminata con il punteggio di uno a zero. Il 31 maggio, sempre a Barcellona, disputa la finale contro la Spagna, vinta ai calci di rigore dopo che i tempi regolamentari erano terminati sul punteggio di uno a uno. Sempre nel 1996 viene incluso nella lista dei convocati per i Giochi olimpici di Atlanta in qualità di riserva a casa.

Dirigente

Il 15 settembre 2011 viene nominato responsabile del coordinamento dell'attività del Settore Giovanile della Reggina, lavorando con i tecnici delle varie formazioni giovanili, su tutti quelli della Primavera e degli Allievi Nazionali. Nel settembre 2012 inizia il corso da direttore sportivo a Coverciano. Il 15 maggio 2013 viene ingaggiato dal Palermo, neo-retrocesso in Serie B, come direttore sportivo, a partire dal mese di giugno. È stato voluto dal Direttore generale della società Patricio Teubal, con cui Amoruso ha svolto il corso di direttore sportivo, ed è stato presentato il 31 maggio seguente. Il 6 agosto 2013 rescinde consensualmente il suo contratto con il Palermo per motivi personali.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Nazionale

Individuale

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   NICOLA AMORUSO

 

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Nato in provincia di Foggia, a Cerignola, il 29 agosto 1974, cresce nelle giovanili della Sampdoria e, con la maglia blucerchiata, esordisce in Serie A, nella stagione 1993–94; le presenze di Nicola, in quella stagione, saranno otto, condite da tre realizzazioni. L’estate successiva torna in Puglia, nella Fidelis Andria; è una grandissima stagione per Nick: trentaquattro partite e quindici goal. Altro campionato, altra squadra; questa volta tocca al Padova: trentatré partite e quattordici goal, che gli valgono il trasferimento alla Juventus.
Non è facile trovare spazio in quella Juventus, il parco attaccanti è terrificante: Del Piero, Bokšić, Padovano, Vieri e appunto lui, Nick Dinamite. Nicola non si perde d’animo, dopotutto ha solamente ventidue anni. Comincia a lavorare duramente e i risultati arrivano.
La stagione è da incorniciare; sono tanti i goal decisivi di Amoruso, soprattutto in Champions, dove riesce a esprimere in pieno la sua grande dote realizzativa. Suo è il goal della tranquillità contro i norvegesi del Rosenborg, realizzando un rigore a tempo scaduto. Contro l’Ajax, nella semifinale, iscrive il proprio nome nel tabellino, sia ad Amsterdam sia a Torino, nella splendida vittoria per 4–1. Purtroppo la finale contro il Borussia Dortmund non è felice; Nick entra nel secondo tempo, ma non riesce a risolvere la partita.
Alla fine della stagione, si possono fare i conti: trentacinque partite e nove goal, compreso quello al Parco dei Principi, nella goleada contro il P.S.G., nella finale di Supercoppa Europea: «Io avevo molto legato con Bobo Vieri, Iuliano e Montero ma era un gruppo famiglia guidato da un grande tecnico come Lippi e con una grandissima società alle spalle. Sì, la Juventus è un club impareggiabile e i risultati che ottiene sono il frutto del lavoro che produce».
Comincia la stagione 1997–98: sono partiti Bokšić e Vieri, ma arriva Superpippo Inzaghi, fresco vincitore del titolo di capocannoniere della Serie A, con l’Atalanta. Amoruso parte spesso dalla panchina, ma non si scoraggia: Inzaghi non ingrana e, alla decima giornata, Lippi lo schiera titolare. Si gioca a San Siro, contro il Milan, per Nick può essere la rampa di lancio definitiva. Purtroppo, però, la sua partita dura pochi minuti: in uno scontro con Costacurta si infortuna gravemente al perone. La sua stagione, in pratica, finisce qui.
Rientra alla fine del campionato, giusto per racimolare qualche minuto di gloria, poiché la Juventus sta per vincere il suo secondo scudetto consecutivo. Qualche soddisfazione arriva, come al solito, dalla Champions; Amoruso gioca la semifinale di ritorno, contro il Monaco e realizza anche una rete, nell’inutile sconfitta per 2–3. Guarda i propri compagni uscire sconfitti dall’Amsterdam Arena, nella finale contro il Real Madrid.
In totale diciotto presenze e cinque goal: «La società mi è stata sempre accanto e mi diede una grande spinta morale per guarire dal grave infortunio che ho subito. Mi sentivo tutelato in tutto e per tutto. Non soltanto io. Anche oggi, chi fa parte della Juventus sa che alle spalle c’è una società, come dire, stratosferica».
La stagione 1998–99 è avara di soddisfazione per la Juventus e per Nicola: la squadra stenta e Lippi dà le dimissioni. Arriva Ancelotti, ma la musica non cambia. Nick litiga con l’allenatore emiliano e, dopo un goal alla Sampdoria, sfoga tutta la sua rabbia contro il mister. Amoruso non ha ancora ripreso pienamente dall’infortunio e la sua rapidità è limitata e fatica a trovare spazio. Le sue presenze saranno ventotto, i suoi goal sei.
Emigra nuovamente al Sud, a Napoli: trenta partite e dieci goal e, nell’estate del 2002 ritorna alla Juventus. Si respira aria nuova, anzi vecchia, a Torino. È ritornato Lippi ed è subito scudetto. Nick scende in campo raramente, solamente in Coppa Italia trova il giusto spazio: alla fine saranno ventidue presenze e sette reti, di cui sei in Coppa Italia. L’avventura bianconera di Amoruso finisce qui.
Comincia un lungo peregrinare per l’Italia: Perugia, Como, Modena, Messina e Reggio Calabria, le sue tappe. Ma con la Juventus sempre nel cuore: «Quattro anni e mezzo di Juventus non potrò mai dimenticarli. Sono state stagioni indimenticabili. Quella gloriosa maglia bianconera mi veniva di baciarla ogni qualvolta la indossavo. Con quella maglia ho vinto tre scudetti ed ho disputato due finali di Champions League».
Quando ritorna al Delle Alpi gli batte sempre forte il cuore: «Sì, mi succede ogni volta che entro in campo con un’altra maglia. È sempre una grandissima emozione che provo».

CLAUDIO PELLECCHIA, DA JUVENTIBUS DEL 30 MARZO 2017
Non ho mai particolarmente apprezzato i Peanuts. Almeno fin quando non sono stato in grado di cogliere dietro il tratteggiare di Charles Schulz la grande (auto)ironia di fondo e la capacità di rappresentare le varie emozioni umane. Non ricordo quando ho preso coscienza di tutto questo. Ricordo, però, quando ho compreso alla perfezione il significato del concetto di “coperta di Linus”. Solo che, per me, “l’oggetto transizionale che aiuta a superare la paura e colmare i vuoti” non era, appunto, un oggetto, bensì un calciatore: ecco, Nicola Amoruso da Cerignola era la mia “coperta di Linus”. Manifestatasi, in tutta la sua necessarietà, in una strana serata europea.
È il 18 settembre del 2001, un martedì di Coppa dei Campioni particolare. E non solo perché si tratta del debutto europeo della prima Juventus post Zidane. Il debutto vero e proprio, infatti, sarebbe dovuto avvenire una settimana prima a Porto, se non fosse stato per l’intrusione della Storia con la S maiuscola che, per una volta, ha imposto una deroga all’inflazionato “show must go on”. Comunque, nel solito, tiepido, Delle Alpi dei giorni feriali si gioca uno Juventus–Celtic Glasgow dall’esito apparentemente scontato. E il 2–0 sul tabellone poco dopo l’ora di gioco (doppietta di Trézéguet) lascia presagire una conclusione tranquilla della vicenda. Poi, però, la solita Juve da fase a gironi: una cosa va storta, poi un’altra, poi un’altra ancora ed ecco, in rapida successione, il 2–1 di Petrov, l’espulsione di Davids, il 2–2 di Larsson su rigore (generoso) accordato dall’arbitro Krug. Il cronometro corre veloce verso il novantesimo. Ci sarebbero tutti gli elementi per essere preoccupato e nervoso. Eppure una calma serafica mi avvolge. Da qualche minuto (e siamo poco oltre l’88’), infatti, è entrato in campo Nicola Amoruso. La mia coperta di Linus, appunto. Che fa quel che deve fare: rigore (altrettanto generoso) procurato e trasformato, 3–2, fischio finale, tutti a casa.
È l’estate del 1996. La Juventus campione d’Europa, in piena rivoluzione (saluteranno, tra gli altri, Paulo Sousa, Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli), acquista dal Padova per sette miliardi di lire Nicola Amoruso, promettente ventiduenne di Cerignola, messosi in luce in una squadra che aveva mestamente chiuso all’ultimo posto in classifica il campionato appena concluso. Il ragazzo sarebbe l’ultimo nelle gerarchie di un reparto d’attacco composto da Del Piero, Vieri, Bokšić e Padovano, eppure colpisce tutti per la sua capacità di risultare sempre decisivo nelle occasioni in cui Lippi lo chiama in causa. E non sono sempre quegli umilianti scampoli di partita che sono nel destino di ogni bomber “di scorta” che si rispetti, ma vere e proprie occasioni della vita, simili a quei treni che passano una volta e forse mai più e che lui, da bravo ragazzo del Sud, ha imparato a prendere fin da ragazzo: come quando, a diciassette anni, passò dal Trinitapoli alla Sampdoria come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Il 9 aprile 1997, ad esempio, all’Amsterdam Arena si gioca la semifinale d’andata di Champions League. L’Ajax di Van Gaal fiuta la vendetta della finale di Roma dell’anno prima, non foss’altro perché, con Del Piero infortunato, i bianconeri schierano una coppia d’attacco giovane e inedita a certi livelli: Vieri e Amoruso, infatti, sono due che si sono trovati catapultati quasi per caso dai campi di provincia ai 180 minuti che valgono una stagione e, forse, una carriera. Risultato: quarantacinque minuti di lezione di calcio in casa dei maestri olandesi, con uno scarto che non è più ampio solo per l’imprecisione sotto porta dei Lippi Boys. E il primo goal, ovviamente, porta la firma di Amoruso. Che si ripeterà due settimane dopo nel 4–1 del ritorno, scartando il cioccolatino gentilmente offerto da uno Zidane in totale delirio di onnipotenza. Non tarda poi molto perché “Nick piede caldo” si confermi il Boniek degli anni Novanta, uno che dà il meglio di sé in Europa, di notte, quando le stelle, non necessariamente le più lucenti, si vedono meglio. E poco importa se è sempre l’ultimo tra gli attaccanti. Lui, c’è sempre. Che si tratti di siglare la rete che vuol dire terza finale di Champions consecutiva: o di giustiziare il Rosenborg nell’ultima partita di un girone fattosi improvvisamente complicato dopo cinque pareggi consecutivi.
Ecco perché quel 18 settembre del 2001, a due minuti dalla fine, ero così tranquillo. In campo è appena entrato Nicola Amoruso. E qualcosa sarebbe accaduto per forza, per il solo fatto che la mia “coperta di Linus” fosse lì.
Non avrebbe poi segnato molti altri goal in quel 2001–02. Nessuno nelle nove presenze in campionato, sei nelle sette partite di Coppa Italia. Termina la sua seconda e ultima parentesi in bianconero (la prima si era conclusa nel 1999), si prende lo scudetto del 5 maggio e se ne va proprio come era arrivato: in punta di piedi, senza far rumore. Lo rivedo, poi, cinque anni dopo, con la maglia della Reggina. Lui ha continuato a girare l’Italia in lungo e in largo, la Juventus è appena tornata in Serie A dopo il terremoto del 2006. Si gioca in un Granillo strapieno e in odore d’impresa: apre Brienza, pareggia Del Piero, amaranto in trincea a difendere un punto prezioso. Fino al novantesimo, fino al rigore conquistato e trasformato con modalità identiche a quelle di cinque anni prima contro il Celtic. Quasi a voler chiudere un cerchio. Non riesco, in quella circostanza, a volergli male. Quel goal, in fondo, è solo il giusto prezzo da pagare a quel salvifico senso di sicurezza che mi aveva accompagnato negli anni precedenti. Quando sapevo che non c’era niente da temere, nemmeno nelle situazioni apparentemente disperate: tanto, alla fine, Lippi lo avrebbe fatto alzare dalla panchina, lui sarebbe entrato e avrebbe realizzato la rete decisiva. Sempre, comunque, contro chiunque.
Stando a Wikipedia, oggi farebbe il dirigente sportivo, anche se le sue ultime tracce in tal senso rimandano al 2013 e ai quattro mesi scarsi da Direttore Sportivo del Palermo di Zamparini. Eppure è un ruolo in cui non riesco proprio a immaginarmelo. Forse perché spero ancora di vederlo lì, in panchina, pronto a entrare e a cambiare una partita nata male. In pieno Nicola Amoruso style. La mia “coperta di Linus”.

 

https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2012/08/nicola-amoruso.html

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