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Socrates

David Platt

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Ranking the 16 greatest British players to ever play abroad

 

Ross Howard on X: "David Platt from 1992 wishing you a happy new year 2021.  You're welcome #theSerieAyears #juventus #shootmagazine #90sfootball  https://t.co/5Px6A5Bt3h" / X

 

 

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David Platt: England's Most Complete Midfielder of the 90's - Pundit Feed

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/David_Platt

 

 

Nazione: Inghilterra Inghilterra
Luogo di nascita: Chadderton
Data di nascita: 10.06.1966
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 180 cm
Peso: 72 kg
Nazionale Inglese
Soprannome: MacDonald

 

 

Alla Juventus dal 1992 al 1993

Esordio: 27.08.1992 - Coppa Italia - Juventus-Fidelis Andria 4-0

Ultima partita: 06.06.1993 - Serie A - Juventus-Lazio 4-1

 

28 presenze - 4 reti

 

1 coppa Uefa

 

 

David Andrew Platt (Chadderton, 10 giugno 1966è un allenatore di calcio ed ex calciatore inglese, di ruolo centrocampista.

 

 

David Platt
224px-David_Platt_%28UC_Sampdoria%29_-_Coppa_Italia_1993-94.webp.png
Platt alla Sampdoria con la Coppa Italia del 1994
     
Nazionalità Inghilterra Inghilterra
Altezza 180 cm
Peso 72 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Termine carriera 2001 - giocatore
Carriera
Giovanili
1983-1985   Manchester Utd
Squadre di club
1985-1988   Crewe Alexandra 134 (56)
1988-1991   Aston Villa 121 (50)
1991-1992   Bari 29 (11)
1992-1993   Juventus 28 (4)
1993-1995   Sampdoria 55 (17)
1995-1998   Arsenal 88 (13)
1999-2001   Nottingham Forest 3 (0)
Nazionale
1988 Inghilterra Inghilterra U-21 3 (0)
1989-1996 Inghilterra Inghilterra B 3 (0)
1989-1996 Inghilterra Inghilterra 62 (27)
Carriera da allenatore
1998-1999   Sampdoria  
1999-2001   Nottingham Forest  
2001-2004 Inghilterra Inghilterra U-21  
2010-2013   Manchester City Assistente
2015-2016   Pune City

 

Biografia

È sposato e ha un figlio, Charlie, nato nel 2006.

 

Platt parla fluentemente italiano per via della sua permanenza nello stivale.

Nella cultura di massa

È raffigurato nella copertina del videogioco FIFA 94 assieme a Pat Bonner.

Carriera

Giocatore

Club

Gli inizi

Platt si è unito al settore giovanile del Manchester United nel 1982, venendo notato mentre giocava con il Chadderton. Ha firmato un contratto da professionista nel 1984, ma durante la stagione 1984-1985 non ha mai giocato con la prima squadra e gia a febbraio si è trovato libero di lasciare il club.

 

Dario Gradi l'ha portato così al Crewe Alexandra, militante in Fourth Division, dove nel corso di tre anni ha giocato 156 partite e messo a segno 56 reti. Ha segnato un gol in tre gare di FA Cup e 4 reti in 4 gare di EFL Cup.

 

Nel febbraio del 1988 lascia la quarta serie per unirsi all'Aston Villa, militante in Second Division, per 200.000 sterline, con cui ottiene subito la promozione in massima serie. Nell'annata 1989-1990 l'Aston Villa si piazza secondo in campionato, alle spalle del Liverpool, e Platt viene votato Calciatore dell'anno della PFA.

 

In tre anni all'Aston Villa ha giocato 121 gare di campionato, segnando 50 gol, oltre a 2 gol in 4 gare di FA Cup e 10 reti in 14 partite di EFL Cup. In una sconfitta per 5-0 contro l'Arsenal ha giocato in porta causa l'infortunio del portiere Nigel Spink.

L'arrivo in Italia
150px-David_Platt%2C_Bari_1991-92.jpg
 
Platt in azione al Bari nell'annata 1991-1992

 

Nel 1991 lascia l'Inghilterra per approdare al Bari, allora militante in Serie A, per 12 miliardi di lire. In una stagione al San Nicola disputa 29 partite e segna 11 reti, con la fascia di capitano al braccio. Purtroppo per l'inglese e per i compagni, la stagione si conclude con la retrocessione del Bari in Serie B.

 

Nonostante l'insistenza di Roberto Mancini affinché venisse alla Sampdoria con lui, nel 1992 Platt passa per 13 miliardi di lire alla Juventus dove, nonostante sia partecipe del successo in Coppa UEFA, non riesce a trovare un posto da titolare in campionato: in 16 partite mette a segno 3 gol.

 

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Platt alla Juventus nella stagione 1992-1993

 

Nel 1993 raggiunge finalmente Mancini alla Sampdoria, dove agli ordini di Sven-Goran Eriksson vince la Coppa Italia 1993-1994 e ritorna su alti livelli, mettendo a segno 17 reti in 55 gare e segnalandosi come uno dei migliori blucerchiati dell'epoca.

Ritorno in Inghilterra

Nel 1995 rientrò in Inghilterra per militare nell'Arsenal, che lo acquista per 12 miliardi di lire. Il primo anno, dove segna 6 reti in 29 gare, vede i gunners raggiungere il quinto posto in campionato e l'esonero del manager che aveva portato Platt a Londra, Bruce Rioch. Tuttavia, con l'avvento di Arsene Wenger, Platt mantiene il suo posto da titolare a fianco del nuovo acquisto Patrick Vieira, e segna 4 reti in 26 partite nella stagione 1996-1997.

 

Con l'arrivo di Emmanuel Petit la titolarità di Platt viene messa a rischio, e ottiene solo 11 presenze da titolare e ben 20 da subentrato: la finale di FA Cup 1997-1998, vinta contro il Newcastle Utd, è la sua ultima partita con l'Arsenal, dove ha totalizzato 107 partite e 15 reti tra campionato e coppe.

 

Nei due anni da giocatore-allenatore del Nottingham Forest ha giocato 5 partite e segnato una rete.

 

Complessivamente, tra Inghilterra e Italia, ha disputato 423 gare segnando 151 gol.

Nazionale

Fu convocato per la prima volta in nazionale dall'allenatore Bobby Robson in un'amichevole contro l'Italia nel 1989. Dopo averlo convocato altre quattro volte, Robson lo include nei 22 giocatori che rappresenteranno l'Inghilterra ai Mondiali del 1990 in Italia.

 

Platt rimase in panchina per gli incontri del primo turno eliminatorio, racimolando solo una ventina di minuti di gioco da subentrato, e fu mandato in campo durante l'incontro degli ottavi di finale contro il Belgio. Fu l'artefice della vittoria segnando un gol al volo – il primo in Nazionale – nell'ultimo minuto dei tempi supplementari: l'incontro finì 1-0 con l'Inghilterra qualificata per i quarti di finale.

 

Essendosi infortunato il capitano Bryan Robson, Platt fu schierato la successiva partita – il quarto di finale contro il Camerun – da titolare e segnò il gol dell'1-0 nella vittoria per 3-2 finale. Nella semifinale persa ai calci di rigore contro la Germania Ovest Platt segnò il terzo rigore. Infine completò il suo mondiale con un altro gol nella finale per il terzo posto persa per 1-2 contro l'Italia. Dopo il mondiale Platt mantenne un posto nei titolari della nazionale, poi allenata da Graham Taylor, suo ex allenatore nell'Aston Villa.

 

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Platt, con la maglia dell'Inghilterra, esulta dopo la sua rete al Camerun nei quarti di finale dei Mondiali 1990.

 

Nell'Europeo del 1992 l'Inghilterra non riuscì a vincere nessuna partita del suo gruppo eliminatorio e fu subito eliminata; Platt riuscì a segnare il solo gol della squadra inglese nella sconfitta per 1-2 contro la Svezia. Finita l'era Taylor, nel 1994 il nuovo allenatore Terry Venables conservò il posto in squadra a Platt (che segnò il primo gol dell'Inghilterra con Venables allenatore, contro la Danimarca in un'amichevole), all'approssimarsi dei Campionati europei casalinghi perse sia la fascia di capitano che il posto da titolare, a favore di Tony Adams quale capitano e di Paul Ince e Paul Gascoigne a centrocampo.

 

Platt entrò da sostituto nella maggior parte degli incontri degli Europei 1996, e iniziò da titolare il vittorioso quarto di finale contro la Spagna, in concomitanza della squalifica di Paul Ince. Nella semifinale contro la Germania, come nel 1990, segnò un rigore ma l'Inghilterra fu egualmente eliminata. Platt si ritirò dal calcio internazionale dopo 62 presenze in nazionale (di cui 13 da capitano) e 27 gol.

Allenatore

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Platt nel 2010, assistente allenatore al Manchester City.

 

Il 17 dicembre 1998 venne nominato allenatore della Sampdoria, in coppia con Giorgio Veneri, dotato di patentino. Esordi con un pareggio per 2 a 2 contro il Milan. Il 2 febbraio 1999 in seguito alla sconfitta contro il Perugia si dimise nonostante la fiducia della società, chiudendo l'esperienza blucerchiata con 3 pareggi e 3 sconfitte. Il 1 luglio 1999 fece nuovamente ritorno in Inghilterra in qualità di allenatore-giocatore del Nottingham Forest, firmò un contratto di tre anni. Il primo anno terminò il campionato al quattordicesimo posto, venne eliminato nella Coppa d'Inghilterra al quarto turno dal Chelsea per 2 a 0 e nella Coppa di lega inglese venne eliminato al terzo turno dal Sheffield Wednesday per 4 a 1. Il secondo anno terminò il campionato all'undicesimo posto, venne eliminato nella Coppa d'Inghilterra al terzo turno dal Wolverhampton Wanderers per 1 a 0 e nella Coppa di lega inglese al primo turno dal Darlington.

 

Il 17 luglio 2001 fu quindi nominato allenatore dell'Under-21 inglese, carica che ricoprì con un certo successo, qualificandosi per il Campionato europeo del 2002, dove uscì nei gironi. Il 15 maggio 2004 dopo la mancata qualificazione al campionato europeo fu esonerato, chiudendo il suo ciclo con 12 vittorie in 26 partite.

 

Il 3 luglio 2010 viene assunto come vice allenatore del Manchester City, dove ritrova gli ex compagni sampdoriani Attilio Lombardo, Fausto Salsano e Roberto Mancini. Il 14 maggio 2013 si dimette dal suo ruolo di assistente tecnico per solidarietà verso Mancini, esonerato dopo la sconfitta nella finale di FA Cup col Wigan.

 

Il 2 giugno 2015 viene nominato allenatore del club indiano del Pune City, che partecipa alla Indian Super League. Il 20 dicembre a campionato terminato e con la squadra arrivata al settimo posto non rinnova il contratto scaduto, concludendo l'esperienza indiana con 4 vittorie, 3 pareggi e 7 sconfitte.

 

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali

Individuale

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   DAVID PLATT

 

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David Andrew Platt – scrive Maurizio Crosetti su “Hurrà Juventus” del luglio/agosto 1992 – è il tredicesimo juventino di madrelingua inglese ed è costato tredici miliardi: Giampiero Boniperti, da sempre attento a cabala e scaramanzia, ha deciso che quello sarà un numero fortunato. Del resto era scritto che Platt sarebbe arrivato a Torino, lo era da oltre un anno. Da quando, cioè, il Bari specificò sul contratto del giocatore che in caso di cessione sarebbe stata interpellata subito la Juventus. Trattativa complessa ma abbastanza scontata: alla fine Trapattoni ha avuto il giocatore dinamico ed eclettico che cercava.
È già scattato il meccanismo della suggestione, del paragone È inevitabile. E Platt è diventato «il Tardelli di Chadderton»: simile forza agonistica, simile rapidità di esecuzione. «Sono nato attaccante» dice lui, in un italiano «rodato» dall’anno trascorso a Bari «e il gol rimane la componente del calcio che preferisco. Però so adattarmi a ogni circostanza e mi ritengo valido anche in fase di copertura. Il raffronto con Tardelli mi lusinga: è stato un grande campione, magari la mia carriera potesse davvero assomigliare alla sua».
Platt ammirò Tardelli dal vivo, nove anni fa: «Ricordo come fosse oggi la magnifica Juventus che nell’83, in Coppa dei Campioni, venne a vincere a Birmingham contro l’Aston Villa. Reti di Rossi e Boniek, e di Cowans per noi. Posso dire che da quella sera ho sognato i colori bianconeri».
Fascino di un ricordo. Ma se la fine della storia è facile, comoda e piacevole, non altrettanto si può dire degli inizi. Perché Platt ha fatto parecchia fatica per sfondare, per convincere i più scettici che il suo fisico non proprio mastodontico poteva produrre un campione. «Ha i muscoli e il cervello di un criceto», scrisse un giornale britannico. E in maniera non troppo dissimile la pensava l’allenatore Ron Atkinson. Fu proprio quel tecnico rude a convincere David che il Manchester United non avrebbe mai puntato su di lui. E difatti il neo-juventino verme dirottato in quarta serie, nel Crewe Alexandra: sembrava la fine, invece era l’inizio. In quella specie di jungla agonistica, Platt imparo a lottare e non solo in campo. Fino ad allora, la vita non gli aveva negato nulla: una famiglia ricca, l’autista per la scuola, la governante brasiliana. Diciott’anni comodi e piacevoli, vissuti tra campi di calcio e scuola: e sui libri andava forte, Andrew, tanto da essere considerato quasi un latinista in erba.
Il Crewe Alexandra gli regalò le prime vere soddisfazioni: 127 partite di campionato, 65 gol. Sul ragazzo si posarono gli occhi di Graham Taylor, destinato a diventare selezionatore della Nazionale. Taylor lo portò all’Aston Villa e il suo intuito fu presto ricompensato: ottimi campionati, molti gol, un titolo della «Big League» sfiorato, la convocazione nell’Inghilterra, infine il Mondiale italiano: «Devo ringraziare Italia ’90 se oggi sono qui, se tutti mi hanno apprezzato. Devo ringraziare soprattutto quel gol al Belgio nei tempi supplementari: una girata al volo utile a me, al mio futuro e alla squadra».
Che, ricordiamolo, venne sconfitta solo in semifinale dalla Germania (ai rigori) e si piazzò poi quarta, battuta anche dall’Italia nella «piccola finale» di Bari. Già, Bari. Un destino: «Purtroppo è andata male e quella delusione non l’ho ancora dimenticata. La retrocessione si poteva evitare, siamo stati sfortunatissimi. Ma sono sicuro che i miei ex compagni sapranno tornare subito in Serie A».
Dopo la mazzata della B, quella degli Europei: «È stata durissima. Pensavamo di poter conquistare il titolo, invece siamo tornati a casa al primo turno. In Svezia ho vissuto la più grossa delusione della carriera, però nello sport come nella vita è necessario guardare avanti. La Juventus mi offre questa e altre possibilità».
Platt ha raggiunto Torino con un notevole carico d’ottimismo. L’inglese non ha dubbi: per lui, la rinnovata Juventus è già pronta. «Sulla carta abbiamo raggiunto il Milan e credo che lo scudetto sarà una questione a due. Vialli e Baggio sono due dei migliori giocatori italiani, la squadra è forte ed equilibrata. Troppi attaccanti? Non credo proprio. E anche andato via Schillaci... Sul mio futuro sono tranquillo, non farò la fine di Rush che comunque resta un campione. Ma per un attaccante è molto più difficile inserirsi nella realtà del vostro calcio; io ho modelli diversi, gente che in questo Paese ha lasciato il segno: Brady, Wilkins, Souness. Non a caso centrocampisti».
Il «nuovo Tardelli» ha conosciuto la Juve in giorni un po’ particolari. Prima della sua presentazione alla stampa, qualche imbecille aveva infatti imbrattato il monumento di piazza Crimea con scritte non proprio amichevoli. Un atto becero, che nelle intenzioni anti-inglesi dell’autore doveva collegarsi alla tragedia di Bruxelles. O, forse, un gesto di puro teppismo senza bandiera. Comunque Platt non si è lasciato condizionare da questo episodio extra sportivo: «Sono venuto a Torino da straniero, ma conto di diventare presto un amico di tutti. Perché lo sport è amicizia».
In questo senso le referenze sono ottime. A Bari ricordano David come un tipo socievole e allegro; a Birmingham si dilettava registrando improbabili segreterie telefoniche a sfondo osé: i suoi amici raccontano di una sensuale voce femminile che rispondeva «David non può venire all’apparecchio; in questo momento è molto, molto occupato». Un altro messaggio era «letto» addirittura dalla... regina Elisabetta.
Non si tratta, comunque, di un buontempone eccessivo. Nulla a che vedere, tanto per intenderci, con quel «matto» autentico di Gascoigne. Nonostante lo spiccato e assai britannico senso dell’humour, David Platt è un tipo tranquillo e riservato. Trascorre la maggior parte del tempo con la sua Rachel, una biondina sposata prima di raggiungere il ritiro di Macolin. E appassionato di musica rap, gioca spesso a snooker (il biliardo inglese), ama i cavalli da corsa (ne ha persino posseduto uno, General Sulky, che però vinceva pochino), adora gli hamburger e la salsa ketchup, tanto che in Inghilterra lo chiamavano MacDonald. Comunque la passione per il fast-food gli è passata presto, dopo pochi giorni di cucina pugliese. Ora prova il Piemonte, terra di infinite tentazioni gastronomiche: e Platt di appetito – anche in senso metaforico, cioè sportivo – ne ha parecchio...
〰.〰.〰
«Che cosa mi riprometto di fare e di essere? – confessa il giorno della presentazione – Se dico che segnerò tanti goal partirei con il piede sbagliato, e se poi non sapessi mantenere la promessa? No, meglio dire che cercherò di giocare come so, a tutto campo. I goal saranno una conseguenza del mio movimento. Bisognerà inoltre vedere come Trapattoni intenderà utilizzare tutti i campioni a sua disposizione. Io per ora conosco tutti di faccia, fra due settimane, dopo il ritiro, sarà più facile per me esprimere dei giudizi tecnici. Con Roberto Baggio, Vialli e Casiraghi spero che si riesca a giocare anche per divertirsi, perché è questo il bello del calcio. In questo momento, guardando l’organico, dico che dobbiamo partire per vincere tutto sapendo che in Europa non sempre arriva in fondo la squadra migliore, troppe sono le incognite. Ma in campionato, su 34 partite, i valori emergono più netti. Sapremo battere il Milan? Io dico che per noi non sarà facile, ma altrettanto difficile sarà per il Milan ripetere lo straordinario cammino del campionato scorso. Troppi stranieri potrebbero creare problemi in casa rossonera? Vado controcorrente. Dico che la concorrenza in questi casi non è negativa. Chi gioca sa che il posto è sempre in pericolo e farà di tutto per conservarlo, quindi si batterà sempre al massimo. Anche alla Juve c’è uno straniero in più, ma ci sarà spazio per tutti».
David fallisce con pochissime colpe e viene venduto alla Sampdoria; in maglia bianconera raccoglie il misero bottino di 22 partite e 4 goal. Giocatore sveglio, intelligente, mobile, grintoso, molto bravo sotto porta; poiché il campionato italiano si rivela spesso molto e troppo complicato tatticamente per quasi tutti i calciatori britannici, poteva stare alla Juventus da protagonista (com’è ovvio che sia, essendo il capitano della Nazionale inglese) solo in un contesto a lui propizio, anziché in uno a lui assolutamente sfavorevole.
«Mi sono dovuto piegare alle esigenze della squadra – accusa alla fine della stagione – ma non sapevano chi ero e come giocavo! A Bari sì che hanno gustato un po’ del vero Platt, a Torino quasi mai. E non solo per colpa mia. Comunque sia, la Juve mi ha insegnato molto, me ne vado in amicizia. Ho un ottimo rapporto con tutti. Evidentemente la Samp era nel mio destino: dovevo venirci due anni fa, ci arrivo adesso con la prospettiva di giocarci un’altra stagione importante».
In blucerchiato andrà meglio, anche perché l’ambiente doriano è molto più rilassato di quello juventino. Venivano dai successi di Mantovani, quindi pubblico sazio e accomodante; la Juventus, invece, era nel pieno del periodo di vacche magre che sembrava non aver fine. Fallita la rivoluzione di Maifredi, era stata operata la restaurazione targata Boniperti con esiti deludenti e poi perché, a Genova, fu fatto giocare nel suo ruolo: un organizzatore di gioco dietro di lui, Jugović; nessun compito sulle fasce, riservate a Lombardo e Serena; due punte, Gullit e Mancini, mobili, capaci di creargli spazi e con i piedi fatati, in grado di innescarlo nelle sue incursioni nell’area avversaria, una delle sue qualità.
 

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