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Pietro Carmignani

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1971–72 Juventus F.C. season - Wikipedia

 

Pietro Carmignani — Wikipédia

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1492330346_juventus1931.jpg.425020ffd2e7e3d1432b6c2360448eda.jpg PIETRO CARMIGNANI

 

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«Le circostanze del ruolo - scrive Caminiti - in tempi altamente strategici non che la grazia dicendi del Barone Rosso al secolo Nils Liedholm ex componente del GRE-NO-LI, favorivano nel 1968 l’affermazione di questo lucchese candido ma non fesso, molto rispettoso coi cronisti panciuti e dimessi del posto chiamato Comerio traversato dalla grandeur della famiglia Borghi.
I palloni gli rovinavano addosso, si catapultava nel fango quasi immenso e gradasso a ribattere, Italo Allodi di Suzzara dichiarò che per lo stile della parata, il fatto di rifiutare il volo, somigliava parecchio al sovietico Yashin. Il mondo della pedata italica ne fu conquiso. Arrivarono i cronisti metropolitani e andando Italo alla corte bonipertiana della Juve assieme a Spinosi, Landini e Capello, fece ingaggiare il lucchese di Altopascio.
Allenava la Juventus Cestmír Vycpálek che si stancava molto a guidare la truppa negli allenamenti dovendosi trainare bella pancia rosa da bevute e sbafate, portiere costui, puah, pure il suo tiretto blando finiva in gol, “se questo è portiere vado in porta io”, mugugnava in sede, Boniperti taceva e racchetava il fedele scudiero.
In realtà, Carmignani non riusciva a imporsi. Anzolin aveva lasciato il ricordo della leggiadria sposata al piazzamento. Era un piccolo angelo capace di piccoli miracoli. Carmignani parava poco e beccava molto, apparendo assai pesante di lombi. La difesa, con Morini e Salvadore perni smaliziati, Spinosi e Marchetti molto animosi, Furino incursore e incontrista, reggeva comunque, sulle ali dell’euforia, a ogni disavventura del suo portiere.
Ebbe anche qualche domenica felice e fu congratulato perforo dai dirigenti. Ma non da Vycpálek che continuava a mugugnare. Ci fu poi la giornataccia di Cagliari, nello stadio nuovo di Sant’Elia, davanti a 70.000 spettatori, una parabola di Domenghini sfugge alla sua presa e consente intervento vittorioso a Bobo Gori. Un gol tartarinesco, i compagni sgomenti, quel caruso di Pietruzzu Anastasi si fa mezzo campo per andare a consolare l’avvilito portierone. Poteva confermarlo la Juve a fine stagione? Mai e poi mai, restando Vycpálek allenatore. Carmignani salpava per Napoli e lo sostituiva il magnetico Zoff».
Classe 1945, la sua svolta calcistica avviene a Firenze, a 18 anni, quando è ancora una giovane promessa. Lo visiona Pandolfini, l’ex mezzala della Nazionale, e dà il suo parere favorevole; la Fiorentina, però, nicchia e il talent scout Franceschini se lo porta a Como. Tre anni in riva al lago e poi il trasferimento a Varese, da dove comincia la sua ascesa: l’affermazione, la promozione in Serie A e l’acquisizione delle doti necessarie per difendere i pali di una squadra che lotta disperatamente per la salvezza.
Volente o nolente, deve fare i miracoli, ma lui è uno che ha un fisico di ferro: 38 partite su 38 in Serie B, 30 su 30 in Serie A, dove subisce più di 30 gol, ma fa almeno il triplo di miracoli. Allodi, e quindi la Juventus, lo vede una volta a San Siro parare un tiro di Sormani quando già i rossoneri erano pronti ad abbracciarsi per festeggiare il gol. Pietro, invece, devia quella palla lasciando di stucco tutto lo stadio. «San Siro, campionato 1967-68, Milan-Varese: Sormani, dal disco del rigore indirizza di testa un pallone verso la mia porta. Io sono fuori dai pali, ma con un colpo di reni riesco a deviarlo mentre la gente urla gol! A fine partita conosco per la prima volta Italo Allodi che si complimenta. Tra l’altro mi dice che l’arbitro stava ormai indicando il centro del campo, convinto che non sarei mai riuscito a parare. Forse il mio destino juventino maturò in quella partita».
Soprannominato Gedeone («Viani, a Como, mi diede questo soprannome. Non so nemmeno il perché, forse perché Gedeone fa rima con “nasone”, e il mio naso è di rispettabili dimensioni»), per i dirigenti bianconeri deve essere il portiere del futuro e, invece, si fa notare per alcune prestazioni opache e un rendimento altalenante.
Diventa storica la “papera” di Cagliari. «Vidi Nenè e Riva con la coda dell’occhio. “Sono lontani. La palla è mia”. Sentii il rumore della sfera che si spiaccicava sull’erba molle, e che mi veniva incontro. La aspettavo tranquillo: sentii due o tre voci gridarmi: “Attento!” alle spalle. Erano quelle dei miei compagni. Alzo le mani, la palla la sfioro. Non succede proprio niente. Succede solo che le mani sono rigide, non si chiudono: e il pallone ricade alle spalle. Mi giro disperato. Vedo Gori che cerca a scivoloni la palla. Vedo Salvadore, spero per un attimo che ce la faccia: ma il pallone è già in rete. È inutile: è il destino fatale. Mi presentai ai giornalisti a capo basso, come un imputato. Riuscii solo a dire: “Eccomi qui”. Forse il mio destino è difficile di per sé. Sono l’estremo difensore della squadra più amata d’Italia. La più seguita. È logico che gli occhi di tutti, ogni domenica, siano puntati sulla mia rete. Li sento, questi occhi. Li sento a ogni uscita, come se milioni di pupille mi si attaccassero alle reni».
Dopo quello sfortunato episodio non riesce più a riprendersi. Anzi, nelle ultime decisive partite della stagione è sostituito da Piloni. Nonostante lo scudetto vinto e le 37 presenze, fra campionato e coppe, Carmignani è ceduto al Napoli, dove resterà per 5 stagioni, vincendo anche la Coppa Italia del 1976, per poi passare e chiudere la carriera alla Fiorentina, prima di intraprendere la carriera di allenatore, con alterne fortune.
Il suo passaggio al Napoli permise il trasferimento a Torino di Dino Zoff, l’uomo leggenda. Peccato, comunque, per Gedeone che, in precedenza e più precisamente a Como e a Varese, aveva mostrato notevoli doti che, alla Juventus, pochi ebbero la fortuna di ammirare.

 

http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2008/01/pietro-carmignani.html

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1492330346_juventus1931.jpg.425020ffd2e7e3d1432b6c2360448eda.jpg PIETRO CARMIGNANI

 

PIETRO CARMIGNANI 1971-72 JUVENTUS | Calcio, Vintage

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Carmignani

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Altopascio (Lucca)
Data di nascita: 22.01.1945

Ruolo: Portiere
Altezza: 185 cm
Peso: 78 kg

Soprannome: Gedeone

 

 

Alla Juventus dal 1971 al 1972

Esordio: 29.08.1971 - Coppa Italia - Bari-Juventus 1-1

Ultima partita: 01.07.1972 - Coppa Italia - Milan-Juventus 3-2

 

37 presenze - 30 reti subite

 

1 scudetto

 

 

Pietro Carmignani (Altopascio, 22 gennaio 1945) è un ex allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere, preparatore dei portieri del settore giovanile del Varese.

 

 

Pietro Carmignani
Pietro Carmignani c1973.jpg
Carmignani al Napoli nel 1973
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 185 cm
Peso 78 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex portiere)
Termine carriera 1980 - giocatore
2017 - allenatore
Carriera
Giovanili
19??-1964 non conosciuta Stella Rossa Viareggio
Squadre di club
1964-1967   Como 47 (-30)
1967-1971   Varese 92 (-83)
1971-1972   Juventus 37 (-30)
1972-1977   Napoli 144 (-125)
1977-1979   Fiorentina 10 (-16)
1979-1980   Rhodense 20 (-19)
Carriera da allenatore
1982-1985   Parma Vice
1985   Parma  
1985-1987   Parma Vice
1987-1988   Parma  
1988-1989   Parma Vice
1988-1989   Parma Primavera
1989-1991   Milan Portieri
1991-1996 Italia Italia Vice
1996-1997   Milan Vice
1998-1999   Atlético Madrid Vice
1999   Livorno  
2000-2001   Parma Vice
2001-2002   Parma  
2002-2004   Parma Vice
2004-2005   Parma  
2005-2007   Parma Primavera
2007-2008   Varese Vice
2008   Varese  
2016-2017   Varese Giovanili (Portieri)

 

Carriera

Club

Cresciuto nella Stella Rossa di Viareggio, iniziò la carriera professionistica nel Como, in Serie C, militando per un triennio nei lariani prima di passare nel 1967 al Varese, con cui esordì poi in Serie A l'anno seguente. In Lombardia si mise definitivamente in luce nella stagione 1970-1971, agli ordini del tecnico Nils Liedholm, emergendo come uno dei più promettenti estremi difensori del campionato.

Nel luglio del 1971, ventiseienne, passò alla Juventus, chiamato a sostituire Roberto Tancredi nel frattempo accasatosi al Mantova. A Torino conquistò da titolare lo scudetto del 1971-1972, tuttavia non riuscì a convincere appieno l'ambiente bianconero anche per via di alcuni grossolani svarioni, tanto che, nelle ultime e decisive cinque partite di un torneo vinto dai piemontesi sul filo di lana, il tecnico Čestmír Vycpálek gli preferì la riserva Massimo Piloni. La sua esperienza juventina durò quindi lo spazio di una stagione, poiché nell'estate del 1972 venne ceduto al Napoli, inserito assieme ad altri giocatori nella trattativa che portò Dino Zoff in bianconero.

 

220px-Juventus_FC_-_1971_-_Alessandrelli
 
Carmignani alla Juventus nel 1971 fra i colleghi Alessandrelli (a sinistra) e Piloni (a destra).

 

In azzurro suscitò la simpatia dei tifosi partenopei che gli perdonarono alcune giocate non precise, affibbiandogli il soprannome "Gedeone". Con i campani disputò cinque stagioni a buon livello, vincendo la Coppa Italia 1975-1976 e sfiorando il titolo nazionale nel campionato del 1974-1975, chiuso dalla squadra di Luís Vinício al secondo posto; in questo ultimo frangente si affermò inoltre, ex aequo con Zoff, quale secondo portiere meno battuto del torneo con 19 reti, dietro solo al romanista Paolo Conti che ne concesse 15. In generale, a quasi parità di partite giocate subì una decina di gol in più del predecessore friulano e rimase imbattuto per 61 incontri. A Napoli, inoltre, si sposò con una ragazza del luogo.

Nel 1977 viene ceduto alla Fiorentina dove divise il ruolo con il più giovane Giovanni Galli disputando le sue ultime partite in massima serie. Giocò quindi un ultimo campionato, 1979-1980, scendendo in Serie C2 con la Rhodense di Rho, squadra nella quale terminò la carriera agonistica all'età di trentacinque anni.

Allenatore

La carriera di allenatore iniziò negli anni 1980 al Parma, dove fu vice, tra gli altri, di Arrigo Sacchi con cui nel successivo decennio instaurò un saldo rapporto professionale, lavorando per il tecnico fusignanese dapprima come preparatore dei portieri al Milan, e poi come secondo in Nazionale, nuovamente in rossonero e infine all'Atlético Madrid.

Successivamente, dopo un'esperienza da tecnico in prima al Livorno nel campionato 1999-2000, in Serie C1, negli anni 2000 tornò a Parma ricoprendo incarichi di secondo piano; ciò nonostante venne richiamato per due volte sulla panchina della prima squadra per traghettarla alla salvezza in altrettanti tornei iniziati in malo modo dagli emiliani, centrando, in entrambe le occasioni, l'obiettivo. Nella stagione 2001-2002, dopo essere subentrato in panchina a Daniel Passarella, guidò i gialloblù alla conquista della Coppa Italia, ottenuta battendo in finale la Juventus neoscudettata di Marcello Lippi.

A fine stagione lasciò la panchina a Cesare Prandelli, salvo tornare alla guida dei ducali nella stagione 2004-2005, quando subentrò a Silvio Baldini raggiungendo la salvezza dopo il vittorioso doppio spareggio con il Bologna. Nelle due annate successive rimase in Emilia come allenatore della formazione giovanile parmense.

Per la stagione 2007-2008 fu il secondo di Roberto Lorenzini al Varese. Nella stagione 2008-2009 venne scelto come primo allenatore dei biancorossi, ma a causa di un negativo avvio in campionato, con soli 2 punti raccolti in 5 partite, fu esonerato dopo la sconfitta 2-3 nel derby regionale con il Como.

Nel 2016 torna nei quadri tecnici del Varese, assumendo l'incarico di preparatore dei portieri della scuola calcio.

 

Palmarès

Giocatore

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Allenatore

 

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