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Socrates

Fabrizio Miccoli

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Fabrizio Miccoli, o 'Romário do Salento', virou ídolo do Palermo e se  envolveu com a máfia - Calciopédia
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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png  FABRIZIO MICCOLI  

 

Miccoli su Corvino: "Mi disse che mi avrebbe riscattato e non lo fece più.  Alla Juve c'erano Del Piero e Trezeguet davanti a me" - calcionapoli24.it  mobile

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Fabrizio_Miccoli

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Nardó (Lecce)
Data di nascita: 27.06.1979

Ruolo: Attaccante
Altezza: 168 cm
Peso: 73 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Romario del Salento

 

 

Alla Juventus 2003-2004

Esordio: 03.08.2003 - Supercoppa italiana - Juventus-Milan 1-1

Ultima partita: 10.08.2004 - Champions League - Juventus-Djurgarden 2-2

 

39 presenze - 10 reti

 

1 Supercoppa italiana

 

 

Fabrizio Miccoli (Nardò, 27 giugno 1979) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.

 

Ha vestito le maglie di Casarano, Ternana, Perugia, Juventus, Fiorentina, Benfica, Palermo, Lecce e Birkirkara vincendo una Supercoppa italiana nel 2003 con la Juventus e una Supercoppa portoghese nel 2005 con il Benfica. Ha segnato più di 200 reti in carriera, 81 delle quali con il Palermo, squadra di cui è il miglior marcatore di tutti i tempi e il migliore goleador in Serie A con 74 centri. Dei rosanero è anche il giocatore con più presenze in massima serie, 165. Con la maglia del Perugia è stato, invece, capocannoniere della Coppa Italia 2002-2003.

 

Dal 2003 al 2004 ha fatto parte della nazionale italiana, totalizzando 10 presenze e 2 reti.

 

Fabrizio Miccoli
FabrizioMiccoli.jpg
Miccoli con la maglia del Palermo nel 2010.
     
Nazionalità   Italia
Altezza 168 cm
Peso 73 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex attaccante)
Termine carriera 16 dicembre 2015 - giocatore
Carriera
Giovanili
1987-1992 600px Yellow HEX-FFFF00 Red HEX-FF0000.svg San Donato
1992-1994   Milan
1994-1996   Casarano
Squadre di club
1996-1998   Casarano 57 (19)
1998-2002   Ternana 120 (32)
2002-2003    Perugia 34 (9)
2003-2004   Juventus 25 (8)
2004-2005   Fiorentina 35 (12)
2005-2007    Benfica 39 (14)
2007-2013   Palermo 165 (74)
2013-2015   Lecce 41 (16)
2015-2016   Birkirkara 11 (6)
Nazionale
1996-1997   Italia U-18 10 (5)
2003-2004   Italia 10 (2)
Carriera da allenatore
2020-2021   Dinamo Tirana Vice

 

Biografia

Nativo di Nardò, ma originario di San Donato di Lecce, è soprannominato Il Romário del Salento e il Pibe di Nardò.

 

Sposato dal 2002 con Flaviana Perrone, ha due figli, Swami (nata nel 2003) e Diego (nato nel 2008), chiamato così in onore di Diego Armando Maradona. Ha un fratello, Federico (nato nel 1984), anch'egli attaccante, che fu acquistato dal Perugia insieme a lui.

 

Il 24 settembre 2009 è stato insignito della cittadinanza onoraria del comune di Corleone, in provincia di Palermo, per meriti sportivi, riconoscimento revocatogli il 1º luglio 2013 in seguito alle polemiche suscitate dagli insulti proferiti dal giocatore nei confronti di Giovanni Falcone.

 

Gestisce uno stabilimento balneare a Santa Maria di Leuca, mentre a San Donato, il paese di cui è originario, nel 2010 ha aperto una scuola calcio per bambini, l'A.S.D. Fabrizio Miccoli.

 

È stato uno dei testimonial di Nike. Dal settembre 2009 fa parte dell'azienda Pikà insieme all'ex compagno di squadra Giovanni Tedesco. Il 30 novembre 2011 ha stretto un accordo con l'azienda automobilistica francese Citroën: al decimo gol segnato nella stagione 2011-2012 sarebbe diventato designer per la realizzazione di un modello di Citroën DS3 Just Black, da devolvere in beneficenza.

 

È appassionato di wrestling. Un'altra sua passione è il poker Texas hold 'em.

 

Nel gennaio 2010 ha acquistato all'asta per 25 000 euro un orecchino sequestrato a Maradona. In seguito Miccoli ha dichiarato di volerlo restituire al suo proprietario originale, a patto che la consegna avvenisse di persona. Il 26 febbraio 2013 Maradona, in visita a Napoli, in conferenza stampa ha ringraziato Miccoli per aver acquistato il suo orecchino pignorato con l'intento di restituirglielo.

 

Appoggia il Partito Comunista dei Lavoratori e sulla gamba sinistra ha un tatuaggio di Che Guevara. Miccoli ha dichiarato: «Lo avevo visto su Maradona, ma non sapevo chi fosse Che Guevara».

Procedimenti giudiziari

Il 22 giugno 2013 riceve un avviso di garanzia dalla procura di Palermo per tentata estorsione, concorso in tentata estorsione ed accesso abusivo a sistema informatico (per l'uso di schede telefoniche cellulari intestate a persone ignare); nello stesso contesto le intercettazioni telefoniche rivelano insulti al giudice Giovanni Falcone, qualificato come «fango», durante conversazioni con Mauro Lauricella, il figlio del boss del quartiere Kalsa di Palermo. La FIGC inoltre apre un'inchiesta sul caso. Il 27 giugno seguente Miccoli tiene una conferenza stampa in cui in lacrime chiede scusa «alla città di Palermo» per il proprio comportamento, e il giorno successivo affida al quotidiano la Repubblica una lettera idealmente indirizzata a Falcone stesso, scritta di propria mano. In conseguenza di tali fatti, il 1º luglio il comune di Corleone gli revoca la cittadinanza onoraria. Successivamente, durante la stagione 2013-2014, la Procura Federale della FIGC chiede per lui una giornata di squalifica e un'ammenda di 50 000 euro, quindi il 27 febbraio 2014 viene prosciolto dalla Commissione disciplinare della Federcalcio.

 

Il 20 aprile 2015 viene indagato con l'accusa di estorsione aggravata perché avrebbe contattato sempre Mauro Lauricella per recuperare un credito di 12 000 euro che l'ex fisioterapista del Palermo aveva nei confronti di un imprenditore dopo avergli ceduto la proprietà della discoteca "il Paparazzi" di Isola delle Femmine (PA), di cui era socio il campione del mondo ed ex calciatore rosanero Andrea Barzagli. Nell'ottobre 2017 viene condannato dal tribunale di Palermo a 3 anni e 6 mesi di reclusione, con rito abbreviato, per estorsione aggravata dal metodo mafioso, condanna confermata in appello a gennaio 2020.

 

Il 23 novembre 2021 diventa definitiva la condanna a tre anni e sei mesi, dopo che la seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso e ha confermato la sentenza decisa nel gennaio 2020 dalla Corte di Appello di Palermo per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il giorno successivo si costituisce presso il Carcere di Rovigo.

 

Il 5 Dicembre 2021, in occasione della partita di calcio di serie C Palermo-Monopoli, sono stati uditi cori dagli ultrà della curva nord in favore dell’ex capitano rosanero Fabrizio Miccoli, condannato a tre anni e sei mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso. A Miccoli è stato dedicato anche uno striscione: “Sempre con te, nativi di Palermo col sangue rosanero”. Non risulta alcun comunicato ufficiale del Palermo Football Club S.p.A. con cui la Società abbia preso le distanze da tale comportamento, che ha avuto risalto su quotidiani a diffusione regionale.

Caratteristiche tecniche

Trequartista o attaccante tecnico, rapido e scattante, dal tiro potente e ottimo nel dribbling, giocava prevalentemente come seconda punta, posizione dalla quale forniva anche svariati assist. Le sue doti risaltavano soprattutto durante i contropiede, in quanto era molto abile con la palla al piede preferendo allargarsi e partire dall'esterno del campo. Molto freddo sotto porta, era anche rigorista e tiratore di punizioni, solitamente battute con la tecnica della palla a giro sopra la barriera. Era anche molto abile nel gesto tecnico del cucchiaio, simile a quello di Francesco Totti. I rigori li eseguiva interrompendo la rincorsa e facendo delle finte fino a quando non arrivava alla distanza utile per calciare.

Carriera

Giocatore

Club

Inizi

È talentuoso fin da bambino, tanto che nelle giovanili giocava con ragazzi più grandi: i dirigenti del San Donato, la sua prima squadra, falsificavano i suoi documenti incollando la sua foto in tesserini di altri ragazzini che rientravano nella categoria giusta, come ad esempio un certo Gianluca Luceri, cosicché dei sei anni reali gliene facevano dimostrare otto.

 

Nel 1992, a quattordici anni, entrò nel settore giovanile del Milan, che lo acquistò per dieci milioni di lire, restandovi per due anni. In maglia rossonera si distinse: vinse il campionato nella categoria Giovanissimi segnando 28 gol in una stagione e facendo anche il raccattapalle a San Siro. Nostalgico di casa, decise quindi di tornare, ma nelle giovanili del Lecce, squadra per la quale Fabrizio ha sempre tifato, i dirigenti non poterono garantirgli il posto da titolare in squadra. Passò così, a soli diciassette anni, al Casarano del direttore sportivo Pantaleo Corvino, con cui dapprima vinse uno scudetto con la categoria Berretti, quindi esordì in Serie C1 a 16 anni diventando titolare fin dal suo primo anno, nel quale mise a segno 8 reti. Ripeté anche la stagione successiva i risultati del suo esordio nel calcio professionistico, tanto che nel 1998 fu acquistato dalla Ternana, in Serie B. In quattro stagioni con la Ternana, tutte in serie cadetta, Miccoli realizzò 32 gol, di cui 15 solo nell'ultima stagione: tale cifra è rimasta un record personale per il giocatore fino alla stagione 2009-2010, quando con la maglia del Palermo batte tale risultato; realizza la prima tripletta in carriera nella gara in trasferta contro il Pescara (1-3) nel campionato 2000-2001.

Perugia, Juventus e Fiorentina

Nell'estate 2002 viene acquistato dalla Juventus, che lo gira in prestito al Perugia del Presidente Luciano Gaucci, con il quale non ebbe un buon rapporto. Coi Grifoni debuttò in Serie A conquistando un nono posto, segnando 9 reti in campionato e 5 in Coppa Italia; queste ultime, che contribuirono a portare i biancorossi allo storico traguardo delle semifinali, gli valsero il titolo di capocannoniere dell'edizione 2002-2003. L'allenatore che lo ha guidato in quella stagione, in cui si è dimostrato rivelazione, era Serse Cosmi, suo mentore e, a detta dello stesso Miccoli, il miglior allenatore che il giocatore abbia mai avuto. Il 21 dicembre 2009 proprio Cosmi guidò la squadra formata da Miccoli per un'amichevole di beneficenza per la raccolta fondi da destinare agli alluvionati di Messina di quasi tre mesi prima.

 

Tornato alla Juventus, giocò un discreto campionato nel quale, pur svolgendo il ruolo di rincalzo, si dimostrò una buona alternativa alle punte titolari Alessandro Del Piero e David Trezeguet. Realizzò 8 reti nel campionato 2003-2004 più una rete in Champions League contro l'Olympiakos.

Mai del tutto amato dalla dirigenza bianconera (allora guidata dalla triade Moggi-Giraudo-Bettega), con la quale ebbe diversi screzi, e dopo l'acquisto di Zlatan Ibrahimović da parte dei bianconeri che gli ha chiuso praticamente lo spazio in squadra, nel 2004-2005 fu ceduto a titolo definitivo alla neopromossa Fiorentina per € 14 milioni, e contemporaneamente fu stipulato un accordo di partecipazione per 7 milioni di euro. Solo successivamente dichiarò che la sua annata in bianconero fu «una tragedia».

 

Con la maglia viola disputò un'ottima stagione mettendo a segno 12 reti in 35 partite di campionato, risultando il capocannoniere della sua squadra contribuendo così alla salvezza della stessa ottenuta all'ultima giornata nella vittoria per 3-0 sul Brescia, sbloccando la partita su calcio di rigore. Alcuni mesi prima un suo errore dal dischetto alla lotteria dei rigori sancì l'eliminazione della squadra dai quarti di finale di Coppa Italia contro la Roma.

 

A fine annata viene riscattato alle buste dalla Juventus per 2 milioni di euro contro 1,5 milioni offerti dalla Fiorentina.

Il rilancio al Benfica

Nella stagione 2005-2006 passò in prestito oneroso (900 000 euro) al Benfica, nel campionato portoghese. Con la squadra di Lisbona si mise in luce anche in Champions League, segnando due gol.

 

Nell'estate 2006 il prestito al Benfica fu rinnovato per un'ulteriore stagione a fronte di un esborso di ulteriori 250 000 euro, nella quale Miccoli scese in campo 22 volte segnando 10 reti in campionato, disputando un campionato di alto livello e diventando uno dei giocatori preferiti della tifoseria del club lusitano. Collezionò 5 presenze e 2 reti in Champions League e 6 presenze e una rete in Coppa UEFA.

 

L'esperienza lusitana è stata però segnata da infortuni a catena che gli hanno fatto pensare seriamente di smettere di giocare, pensiero poi abbandonato grazie al supporto morale della moglie.

Palermo

Dopo la fine del prestito al Benfica e il rientro alla Juventus, nell'estate 2007 viene acquistato a titolo definitivo dal Palermo per 4,3 milioni di euro pagabili in tre anni. Con Amauri ha formato per una stagione una delle coppie offensive più valide della Serie A.

 

220px-Fabrizio_Miccoli.jpg
 
Miccoli durante la militanza nel Palermo

 

I primi gol con la maglia rosanero arrivano alla seconda giornata contro il Livorno, firma una doppietta. Nonostante le buone prestazioni, la sua stagione è costellata da infortuni che non gli garantiscono una buona continuità di forma, chiudendo il campionato con 22 presenze ed 8 reti. Nella stagione 2008-2009 indossa anche la fascia di capitano nella partita giocata al Via del mare contro il Lecce. Il 15 agosto 2009 sigla due reti alla SPAL nel terzo turno di Coppa Italia. Nel novembre seguente, è ufficialmente designato capitano del Palermo.

 

Il 27 marzo 2010, nella vittoria casalinga per 3-1 contro il Bologna, realizza la sua prima tripletta in A, che è anche la prima in maglia rosanero e la seconda in carriera. Segna due reti l'11 aprile seguente in Palermo-Chievo Verona (3-1). Termina l'annata con 22 reti complessive (3 in Coppa Italia) in 38 presenze. Nella stagione 2010-2011 debutta in Europa con la maglia del Palermo nella seconda giornata della fase a gironi di Europa League contro gli svizzeri del Losanna disputata il 30 settembre (sfida vinta 1-0). La sua stagione, che non lo ha visto in perfette condizioni fisiche e mentali, si chiude con 28 presenze e 10 gol fra campionato, Coppa Italia (persa in finale contro l'Inter per 3-1) ed Europa League; molte delle sue reti sono state decisive per le vittorie della sua squadra.

 

Il 28 luglio 2011, in occasione della sfida di andata del terzo turno preliminare di Europa League al Barbera contro gli svizzeri del Thun, realizza su calcio di punizione il suo primo gol internazionale col Palermo che vale il pareggio per 2-2 al 92'. Il 1º febbraio 2012, in Inter-Palermo (4-4), realizza la sua seconda tripletta in rosanero. Il 6 maggio, alla penultima giornata, fa tre gol al Chievo. Chiude la stagione con 30 presenze (28 in campionato e 2 in Europa League) e 17 gol (16 in campionato ed uno in coppa) che lo rendono il miglior marcatore della stagione del Palermo. Realizza anche 12 assist in campionato, risultando secondo in questa graduatoria. Il 18 agosto apre la stagione 2012-2013 con la doppietta nel 3-1 contro la Cremonese in Coppa Italia. In questa annata fa tre reti al Chievo (4-1). Chiude la stagione con 29 presenze in campionato e una in Coppa Italia, mentre le reti sono rispettivamente 8 e 2, l'ultima delle quali all'ultima giornata contro il Parma su punizione: sua è la rete dei rosanero sconfitti per 3-1. Del Palermo è il giocatore con più assist vincenti, nove.

 

In scadenza di contratto, lascia il Palermo dopo sei stagioni con 179 partite e 81 gol.

 

È ritenuto, dalla stampa specializzata, il miglior giocatore della storia del Palermo.

Lecce

Svincolatosi dal Palermo, il 15 luglio raggiunge un accordo con il Lecce, squadra per la quale ha sempre tifato, militante in Lega Pro Prima Divisione; il contratto, di durata annuale, viene formalizzato il 17 luglio. Della squadra diventa subito il capitano, per decisione del tecnico Francesco Moriero che lo reputa «leader» della squadra.

 

Esordisce in maglia giallorossa il 4 agosto 2013, in Lecce-Santhià (3-0), partita valevole per il primo turno di Coppa Italia, fornendo ad Edoardo Tundo l'assist per la prima rete. Segna il primo gol in giallorosso alla prima giornata di campionato, aprendo le marcature nella gara del 1º settembre persa per 2-1 sul campo della Salernitana. Nell'incontro della quarta giornata, in casa contro il Catanzaro, esce dal campo per infortunio, avendo rimediato uno stiramento all'adduttore. Il 16 marzo 2014 segna una tripletta contro il Pontedera, nella partita vinta per 3-0. La stagione si conclude con la sconfitta del Lecce nella finale dei play-off contro il Frosinone che vale la promozione in Serie B; Miccoli colleziona 24 presenze nella stagione regolare e 3 nei play-off, con 14 reti complessive, a cui si aggiungono le 4 presenze fra Coppa Italia e Coppa Italia Lega Pro.

 

Rimasto svincolato il 30 giugno 2014, l'8 luglio seguente sottoscrive un nuovo contratto con il Lecce per una stagione. In questa annata, chiusa da Lecce al sesto posto, segna in tutto 5 gol in 19 partite.

 

Complessivamente con la maglia del Lecce ha collezionato 50 presenze e 19 gol.

Birkirkara
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Miccoli con la maglia del Birkirkara nel 2015, durante una gara contro il West Ham Utd.

 

Dopo essere stato vicino agli ungheresi dell'Honvéd di Budapest, il 24 giugno 2015 firma un contratto annuale con il club maltese del Birkirkara. Segna il primo gol con la maglia del Birkirkara il 9 luglio 2015, nel match valevole per il primo turno di qualificazione per l'Europa League 2015-2016 contro la squadra armena dell'Ulisses. Segna nuovamente il 23 luglio, nel ritorno del secondo turno contro la squadra londinese del West Ham Utd (vincitrice all'andata per 1-0); la squadra maltese viene sconfitta ed eliminata dal torneo ai tiri di rigore.

Termina la propria esperienza nel campionato maltese 2015-2016 con 11 presenze e 6 gol, che si sommano a 4 presenze e 2 gol nei turni preliminari di Europa League. Il 16 dicembre 2015, all'età di 36 anni, si ritira ufficialmente dall'attività agonistica.

 

In carriera conta complessivamente 615 presenze e 220 gol nei club e 10 presenze e 2 gol in nazionale maggiore.

Nazionale

Nel 1996 esordì con l'Under-18, con cui collezionò 10 presenze in oltre un anno. Approdò in nazionale maggiore sotto la conduzione di Trapattoni.

Fece il proprio debutto con l'Italia il 12 febbraio 2003, nell'amichevole vinta per 1-0 allo stadio Luigi Ferraris di Genova contro il Portogallo. Il 31 marzo 2004, sempre contro i lusitani, segnò la sua prima rete (direttamente da calcio d'angolo). Il 17 novembre successivo marcò il gol decisivo nell'amichevole contro la Finlandia (1-0) allo stadio San Filippo di Messina: questa fu anche l'ultima presenza in azzurro.

 

Nel 2010, pur reduce da una positiva stagione con la maglia del Palermo, non fu scelto da Lippi per il mondiale sudafricano. L'attaccante, che non avrebbe comunque potuto rispondere all'eventuale chiamata per un infortunio al ginocchio destro subito nel finale di stagione, espresse più volte la propria delusione per non essere stato convocato.

Allenatore e dirigente

Il 29 dicembre 2020 viene ingaggiato dalla Dinamo Tirana nelle vesti di vice del neo-allenatore Francesco Moriero. Il 1º marzo 2021 Moriero annuncia le proprie dimissioni, congiuntamente a quelle di Miccoli, lasciando la squadra al primo posto della classifica della Kategoria e Parë.

 

Il 22 luglio dello stesso anno entra nei quadri dirigenziali del settore giovanile della Triestina: si occuperà in particolare della Primavera e fungerà da trait d'union con la prima squadra allenata da Cristian Bucchi. Tuttavia il 30 luglio si dimette a causa di alcuni commenti che rievocavano le sue vicende giudiziarie.

 

Palmarès

Club

Competizioni giovanili

  • Campionato Giovanissimi: 1 - Milan: 1992-1993

Competizioni nazionali

Individuale

 

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png  FABRIZIO MICCOLI  

 

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Nasce a San Donato, in provincia di Lecce, il 27 giugno del 1979. Nell’estate del 2002, Miccoli è acquistato dalla Juventus, che però, già ricca di alternative in attacco, lo gira in prestito al Perugia. Fabrizio non è più un giovane di belle speranze, ma è diventato una realtà; indossa la maglia numero dieci e colleziona medie voto altissime. Nel capoluogo umbro è già un idolo; sono sue le magliette che vanno più a ruba e gli autografi più ricercati.
A stagione conclusa, Miccoli colleziona un bottino di 47 incontri giocati e 15 reti realizzate. È proprio contro la Juventus, in Coppa Italia, che Miccoli gioca le sue partite più belle; infatti, realizza due reti nella partita di andata e una al ritorno, eliminando la squadra che ne detiene il cartellino.
L’estate successiva approda alla Juventus: la concorrenza è spietata ma Fabrizio, sfruttando i numerosi infortuni dei suoi compagni, riesce a disputare un discreto campionato. Si mette in evidenza anche nella Coppa Campioni, realizzando una rete nella goleada contro l’Olympiakos. Purtroppo, la stagione bianconera è molto deludente e la società decide di prestare Miccoli alla Fiorentina, appena promossa in Serie A. Comunque sia, riesce a totalizzare trentotto presenze e dieci reti.
Nel campionato 2005-06 ritorna in bianconero; è arrivato Fabio Capello, il quale vuole assolutamente Ibrahimović. Per far spazio allo svedese, Fabrizio è mandato in prestito al Benfica; con la squadra portoghese si mette in luce fin da subito, diventano un idolo dei tifosi lusitani. Al termine della stagione, la Juventus decide di rinnovare il prestito al Benefica; dopo un’altra stagione in Portogallo, Fabrizio ritorna in Italia, precisamente al Palermo. Le strade fra Miccoli e la Juventus si sono definitivamente separate.
«I miei errori quando ero alla Juventus? Io all’inizio sono stato bene, nel senso che ho giocato diverse partita da titolare. Poi si venne a creare questa staffetta tra me e Del Piero, che comunque poi non c’era effettivamente, perché io stavo bene con Ale, avevamo un buon rapporto. Comunque in ventidue presenze avevo fatto nove goal, quindi non è stato un brutto campionato, anche perché io tutt’ora ho grande rispetto verso i giocatori della Juve. Ancora mi sento con tanti di loro: Buffon, Camoranesi, Trézéguet, ecc. Quindi il problema magari è stato più con la società di allora. Diverse scelte non mi piacevano e non le ho accettate. Sono cose che succedono. Non c’è nessun problema, per me oramai è finita lì».

SALVATORE LO PRESTI, DA “HURRÀ JUVENTUS” DELL’OTTOBRE 2003
È alto 168 centimetri, come Diego Armando Maradona e come Gianfranco Zola. È in buonissima compagnia dunque, anche se, confessa candidamente, non gli sarebbe dispiaciuto se Madre Natura gli avesse elargito una decina di centimetri in più. Ma convive serenamente con un fisico che non gli ha impedito di conquistarsi, quando non aveva ancora ventiquattro anni, due maglie prestigiose come quella della Nazionale e quella della Juventus. E provata l’altra grande gioia di diventar padre di una bellissima bambina, vuole continuare la scalata. Un posto da titolare, lo scudetto, la Champions League, un goal al Bernabéu: i suoi progetti sono tangibili ad ambiziosi e li confida a “Hurrà Juventus” nel corso di una lunga e cordiale chiacchierata senza peli sulla lingua.
– Allora, ti sei reso conto che sei davvero alla Juve, che non è tutto un sogno?
«Sì, e sto vivendo una realtà straordinaria. Ho avuto la fortuna di arrivare qui per gradi: dalla Ternana al Perugia, poi l’avventura della Nazionale, infine la conferma delle promesse. Ed ho trovato, devo dirlo, un gruppo straordinario che mi ha accolto subito come fossi sempre stato uno di loro».
– Già, uno che, tanto per cominciare, l’anno scorso li ha eliminati dalla Coppa Italia! Ma cosa significa adesso per te essere qui, alla pari con tanti grandissimi campioni?
«Innanzitutto l’anno scorso giocavo col Perugia e quindi ho solo fatto il mio dovere. Stare qui per me è motivo di grande orgoglio. Oltre che bello, è molto importante per un giovane come me allenarsi e confrontarsi tutti i giorni con gente che ha vinto tanto».
– Ma secondo te perché sei qui? Quale o quali delle tue qualità ti hanno consentito di fare il salto triplo passando per Ternana e Perugia?
«Più che per le mie qualità, credo che sia successo per l’annata che ho vissuto l’anno scorso a Perugia, dove ho disputato un bellissimo campionato. Dovevo dimostrare di essere all’altezza della Serie A, di saper fare nel massimo torneo le cose che avevo fatto in Serie B. E ci sono riuscito. Ora però mi aspetta un altro esame ancora più difficile: devo dimostrare di saper fare anche nella Juve le cose che ho fatto a Perugia. Ma tutta la vita è piena di esami, uno dietro l’altro. Guai a fermarsi».
– Da ragazzino per te, che vivevi nella juventinissima terra di Puglia, cos’era la Juve?
«Solo una grande avversaria della mia squadra del cuore, il Lecce. Ho cominciato a giocare a dodici anni ed ho sempre tifato Lecce, anche se dalle mie parti la maggior parte degli appassionati tengono per la Juve, anche quando sono andato a Milano e per due anni ho giocato nel settore giovanile del Milan».
– Già, oggi potresti stare dall’altra parte, da quella rossonera intendiamo. Ma perché sei tornato indietro da Milano?
«Perché avevo sbagliato ad andare: a dodici anni si è troppo piccoli per tentare un’avventura così grande. È difficilissimo andare avanti lontani da casa. Io ero solo: stavo nel collegio vescovile di Lodi con Enzo Maresca ed alcuni altri ragazzi, come Corrent, che giocano in B od in C. Ma tornando a Lecce non mi sono mai sentito uno sconfitto. Ho sempre continuato a crederci ed a lavorare per realizzare il mio sogno: diventare un giocatore. L’età giusta per cominciare a tentare la grande avventura credo sia quella dei quindici anni».
– Com’era cominciata la tua avventura calcistica?
«Ho iniziato a giocare a San Donato, da bambino, per passare poi al Lecce Club, una succursale del Lecce. A dodici anni ho fatto un provino e sono stato chiamato a Milano. Come ho detto però era troppo presto e così sono tornato a casa. Ho fatto tre anni nel settore giovanile del Casarano ed a diciassette anni ho esordito in C1. Lì mi ha visto e voluto la Ternana ed ho giocato quattro anni con gli umbri. Il resto, da quando mi ha preso la Juve, lo sanno tutti».
– Qual è stata la svolta della tua carriera, quella che da uno dei tanti ti ha fatto diventare un giocatore importante?
«Credo che un grosso impulso me lo abbia dato il campionato di due anni addietro con la Ternana quando, malgrado la retrocessione, io ho giocato molto bene ed ho segnato quindici goal».
– Hai mai pensato che la tua statura potesse essere un handicap nella tua carriera? Generalmente i grandi club cercano attaccanti grandi e grossi.
«Sinceramente no. Perché ho delle caratteristiche che certamente non potrei avere se fossi grande e grosso. Però, anche se di grandi campioni alti come me il calcio è pieno, una decina di centimetri in più non mi avrebbero dato fastidio!».
– Cos’hai pensato quando la Juve lo scorso anno ti ha acquistato dalla Ternana ma ti ha detto che ti avrebbe dato in prestito al Perugia?
«Sono andato convinto, sicuro, anche perché sapevo di andare a lavorare con un bravissimo allenatore come Cosmi ed in una società molto ben guidata e che ha sempre creduto nei giovani. Ero consapevole che per me si trattava di una grossa occasione. Sarebbe stato il mio primo campionato di Serie A. Onestamente, pur avendo una gran fiducia nei miei mezzi, penso che il salto dalla Ternana alla Juventus sarebbe stato troppo lungo».
– Quando Luciano Moggi ti ha garantito che saresti rimasto alla Juve, cosa hai provato?
«Molta soddisfazione, ma anche la coscienza di aver fatto le cose per bene».
– E quando hai messo piede per la prima volta nello spogliatoio della Juventus che sensazione hai provato?
«Il primo giorno ho provato una grossa emozione, lo confesso. Conoscere i nuovi compagni mi ha dato sensazioni particolarissime, anche se con alcuni di loro avevo già avuto modo di fraternizzare in Nazionale».
– In maglia bianconera sono passati tanti leccesi: da Franco Causio a Sergio Brio, da Pasquale Bruno ad Antonio Conte: che ruolo hanno avuto nei sogni della tua infanzia?
«Li ho sempre seguiti tutti, ma in particolare Pasquale Bruno, che è di San Donato, il mio paese. Quando lui giocava nella Juve ero un ragazzino e sognavo di percorrere la sua stessa strada. Oggi ci frequentiamo, quando viene a casa andiamo a cena insieme. Ai tempi di Causio e Brio ero troppo piccolo, non ero neanche nato forse».
– Conte invece te lo sei trovato nello spogliatoio, insieme con Nicola Legrottaglie. Ancora oggi il clan pugliese nella Juve è piuttosto consistente.
«Siamo in tre ed è molto bello. Credo che rappresentiamo un motivo d’orgoglio per la gente del Sud e della Puglia in particolare. Mi auguro che molti giovani possano seguire il nostro esempio ed avere la nostra stessa fortuna».
– Ma cosa ti ha detto Antonio Conte, che nella Juve ormai è un grande vecchio, un’istituzione nello spogliatoio oltre che una guida in campo?
«Poche cose ma importanti: mi ha detto di star tranquillo, di essere sempre me stesso perché la Juventus è una grande famiglia. Conte è un ragazzo eccezionale: ha una grande esperienza ma lo spirito e l’allegria di un ragazzino. Caratterialmente ci somigliamo molto e fra di noi parliamo quasi sempre in dialetto».
– Ma chi è fuori dal campo Fabrizio Miccoli?
«Un ragazzo tranquillissimo, tutto stadio e casa, felice di aver messo su famiglia e di avere una bellissima bambina di sei mesi che voglio godermi fino in fondo, cui voglio dedicare tutto il mio tempo libero».
– Hai messo su famiglia molto giovane: è positivo per un uomo che svolge un lavoro così particolare come quello del calciatore? Ti aiuta? Ed in che misura?
«Non lo so. Io l’ho fatto perché me lo sentivo, ero e sono convinto che fosse la cosa giusta, la cosa migliore da fare. E credo che mia figlia Swami sia stata il premio più bello che potessi sperare».
– Già, Swami: un nome davvero inconsueto, esotico. Come vi è venuto in mente?
«Lo ha scelto mia moglie. È un nome indiano che significa amore. È piaciuto anche a me e non abbiamo avuto dubbi. La sua nascita mi ha emozionato molto più dell’arrivo alla Juve o dell’esordio in Nazionale, naturalmente».
– Com’è stato il tuo impatto con Torino? Che effetto ti ha fatto la città?
«Me l’aspettavo peggio! Molto più caotica, intendo. Certo è molto diversa dalla mia Lecce, ma è tranquilla e mi ci sto trovando benissimo. Adesso ho anche trovato casa e finalmente potremo lasciare l’albergo e sistemarci come si deve. Ho solo una preoccupazione: il freddo. Vedremo come lo sopporterò».
– Ha già conosciuto i dirigenti?
«Sì, sono persone straordinarie. Purtroppo non ho fatto in tempo a conoscere l’Avvocato. Piuttosto mi ha divertito quello che mi ha detto il presidente Grande Stevens quando mi ha svelato che era curioso di conoscermi, perché suo nonno è stato console inglese a Gallipoli».
– Sostenendo i primi allenamenti con i nuovi compagni hai potuto vedere da vicino, e non più come avversari, alcuni autentici fuoriclasse: chi ti ha impressionato di più e perché? Cos’hai scoperto di loro che non sapevi, che non conoscevi?
«Allenarsi con Alessandro Del Piero è fantastico, sappiamo tutti cosa sia capace di fare. Ma quello che mi ha impressionato davvero è stato Pavel Nedved. Sapevo che è uno dei più forti giocatori del mondo, ma non che fosse un tale fenomeno: ha tecnica, corsa, forza, estro e temperamento. Non gli manca davvero nulla. E poi Antonio Conte: vedere come corre ancora, alla sua età, è davvero incredibile!».
– Hai avuto un inizio di stagione eccellente, mettendo già in mostra le tue qualità, anche se l’esordio in campionato non è stato felicissimo ed è finito in ospedale, sotto i ferri. Come hai vissuto quella che normalmente è considerata una giornata molto importante nella carriera di un calciatore?
«Sono felice di aver subito vinto un trofeo importante come la Supercoppa di Lega. Non capita a tutti di riuscire ad essere protagonista e vincente appena arrivato in una grande squadra. Tanto meno ad un giovane come me. Ed anche sul piano tecnico le prime partite sono andate bene. Poi è arrivato questo imprevisto, questa cosa inaspettata. Mi è dispiaciuto sia perché sognavo un altro esordio in campionato, sia perché ci ho rimesso anche la Nazionale in occasione di due appuntamenti importanti come quelli contro Galles e Serbia/Montenegro. Per fortuna non si è trattato di una cosa lunga né grave».
– Qual è stato il momento più bello di questi pochi mesi juventini?
«Credo che la partita più bella sia stata l’amichevole di Napoli: una serata così, con due goal all’attivo per giunta, non capita facilmente».
– Ti ha aiutato aver esordito, e con successo, in Nazionale ancor prima di indossare la maglia bianconera?
«Non saprei, anche perché si è trattato di due cose completamente diverse. L’esordio in Nazionale è stato una cosa improvvisa e mi ha dato un’emozione straordinaria, tutta particolare. Alla Juve sono arrivato per gradi e con la serenità giusta per aver salito tutti i gradini uno per uno, consapevole di aver fatto tutto per bene».
– Ma dal punto di vista cromatico, ti sta meglio la maglia bianconera della Juve o quella azzurra della Nazionale?
«Tutte e due. Sono entrambe due maglie molto ambite e sono stato fortunato ad aver avuto l’opportunità di indossarle così giovane. Prima di finire la carriera però vorrei indossare una maglia giallorossa. Non fraintendete, per carità: parlo esclusivamente di quella a righe verticali del mio Lecce, la squadra per cui ho tifato fin da bambino e che non ho mai indossato a livello professionistico».
– Come ti immagini l’esordio in Champions League? Come te lo aspetti?
«Sarà una grandissima emozione anche quella. Purtroppo per la prima in casa, con il Galatasaray, non sarò ancora pronto. Ma spero di essere della partita, a disposizione di Lippi, il più presto possibile».
– C’è uno stadio in cui sogni di giocare?
«Il Santiago Bernabéu: su di me ha sempre esercitato un grande fascino, per le imprese epiche di cui è stato palcoscenico. Sarà emozionante, certamente, ma spero di provarla presto quest’altra emozione».
– Il tuo sogno calcistico, ora che sei arrivato alla Juve, qual è?
«Vincere qualcosa di importante: lo scudetto o la Champions League».
– Ma cosa metti sul gradino più alto del podio dei tuoi desideri?
«Gli altri possono anche permettersi di scegliere, beati loro! Io che non ho vinto ancora nulla di importante non posso andare troppo per il sottile».
– Ed il goal che sogni di fare?
«Un goal in una finale di Champions League. Ovvio, no?».
– Ed un goal al Lecce?
«No, per favore! Visto cosa è successo a Conte qualche anno addietro?».
– Roberto Baggio, ad un certo punto della sua carriera sognava un goal di testa ed uno realizzato entrando col pallone nella porta vuota.
«Un goal di testa, per uno alto come me non è male, ci sono andato vicino contro il Milan, nel recente Trofeo Berlusconi. Ecco, a me piacerebbe segnare con un tiro da fuori area che s’infilasse nel sette, proprio come è successo nella passata stagione, sempre contro il Milan, a Perugia. Ma io sono anche altruista, mi piace molto far fare goal ai compagni».
– Ed il goal che non avresti voluto sbagliare?
«Quello sul cross di Zambrotta nei primi minuti della partita con l’Empoli. Segnare all’esordio in campionato con la maglia della Juve non sarebbe stato male. Avrò tempo per rifarmi».
 

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