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Socrates

Marco Di Vaio

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Marco Di Vaio, il nomade del gol
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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png    MARCO DI VAIO 

 

Many happy returns, Marco Di Vaio! - Juventus TV

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Di_Vaio

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Roma
Data di nascita: 15.07.1976
Ruolo: Attaccante
Altezza: 179 cm
Peso: 78 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: SuperMarco

 

 

Alla Juventus dal 2002 al 2004

Esordio: 15.09.2002 - Serie A - Juventus-Atalanta 3-0

Ultima partita: 16.05.2004 - Serie A - Siena-Juventus 1-3

 

84 presenze - 28 reti

 

1 scudetto

1 supercoppa italiana

 

 

 

Marco Di Vaio (Roma, 15 luglio 1976) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante, direttore sportivo del Bologna.

 

Cresciuto nelle giovanili della Lazio, squadra con cui ha esordito in Serie A, in carriera ha giocato con Verona, Bari, Salernitana, Parma, Juventus, Valencia, Monaco, Genoa, Bologna e Montreal Impact.

Con 142 reti segnate è, insieme a Christian Vieri, Benito Lorenzi e Paolo Pulici, il 29º giocatore più prolifico della Serie A.

 

Marco Di Vaio
Marco Di Vaio Montreal Impact.jpg
Di Vaio nel 2013
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 179 cm
Peso 78 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Termine carriera 25 ottobre 2014 - giocatore
Carriera
Giovanili
1991-1995   Lazio
Squadre di club
1993-1995   Lazio 8 (3)
1995-1996    Verona 7 (1)
1996-1997    Bari 27 (3)
1997-1999   Salernitana 67 (33)
1999-2002   Parma 83 (41)
2002-2004   Juventus 84 (28)
2004-2006   Valencia 35 (11)
2006-2007   Monaco 29 (8)
2007-2008   Genoa 44 (12)
2008-2012   Bologna 143 (65)
2012-2014   Montréal Impact 76 (34)
Nazionale
1993-1994 Italia Italia U-18 3 (0)
2001-2004 Italia Italia 14 (2)

 

Carriera

Giocatore

Club

Lazio

Cresce nelle giovanili della Lazio. Nei primi anni 1990 l'allora allenatore biancoceleste Dino Zoff decide di aggregarlo alla prima squadra per la stagione 1993-1994, all'età di 17 anni, schierandolo in due partite ufficiali. L'esordio avviene il 29 settembre 1993 in Coppa UEFA nella trasferta vinta dalla squadra capitolina contro il PFC Lokomotiv Plovdiv per 0-2. La seconda presenza stagionale avviene nel secondo turno di Coppa Italia nella gara di andata persa all'Olimpico per 0-2 contro l'Avellino. In campionato Di Vaio non riesce a trovare spazio tra i più esperti compagni del reparto d'attacco Giuseppe Signori, Alen Boksic e Pierluigi Casiraghi. 

 

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Alessandro Nesta, l'allenatore Domenico Caso e Di Vaio durante un allenamento delle giovanili della Lazio, nella prima metà degli anni 1990.

 

La stagione seguente Zdenek Zeman, che nell'estate 1994 viene chiamato a sostituire Zoff (divenuto presidente della Lazio), lo schiera in 13 occasioni. La prima gara dall'attaccante come titolare è Modena-Lazio (1-4) nel turno di ritorno di Coppa Italia, dopo che la gara di andata era stata vinta dalla Lazio per 5-0. In campionato totalizza 3 reti in 8 gare: l'esordio avviene il 20 novembre 1994 in Lazio-Padova (5-1) sostituendo Casiraghi nel secondo tempo e mettendo a segno la rete del parziale 4-1. Le altre due reti segnate in campionato sono realizzate in Lazio-Fiorentina (8-2) e Lazio-Genoa (4-0). Nella stessa stagione segna anche la sua prima rete in Coppa UEFA contro i turchi del Trabzonspor.

Prestiti e passaggio alla Salernitana
200px-Marco_Di_Vaio_-_Salernitana_Sport_
 
Di Vaio alla Salernitana nel vittorioso campionato di Serie B 1997-1998, in cui conquistò anche il titolo di capocannoniere.

 

Nel novembre 1995 la Lazio lo cede in prestito dapprima al Verona e poi al Bari la stagione successiva. Nel 1997 la società biancoceleste decide di trasferirlo a titolo definitivo per 5 miliardi di lire in Serie B (record storico per la categoria) alla Salernitana, che guida alla sua seconda promozione in Serie A nella stagione 1997-1998 vincendo il titolo di capocannoniere del campionato con 21 gol.

Parma, Juventus, Valencia e Monaco

Nella stagione seguente la Salernitana retrocede e Di Vaio segna 12 gol. Il calciatore viene quindi acquistato dal Parma e resta così in Serie A.

Nella stagione 2001-2002 vince la Coppa Italia e si classifica quarto nella classifica dei cannonieri di Serie A segnando 20 gol. Poco prima dell'inizio del successivo campionato, nell'agosto 2002, viene acquistato dalla Juventus per 7 milioni di euro (oltre a un'opzione pari a 14 milioni in tre rate annuali), proprio pochi giorni dopo aver giocato e segnato contro quest'ultima nella finale di Supercoppa italiana.

Con i bianconeri si laurea campione d'Italia vincendo lo scudetto 2002-2003 e conquista la sua seconda Supercoppa italiana. Nell'estate 2004 venne ceduto in Spagna al Valencia per oltre 11 milioni di euro. Qui disputa un'annata segnando 11 gol e vincendo la Supercoppa europea, nella quale mette a segno un gol nella finale contro il Porto.

Nel dicembre 2005 viene ceduto in prestito al Monaco, segnando 5 gol in 15 partite di campionato francese.

Genoa
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Di Vaio (a destra) al Genoa nel 2007, mentre festeggia con la squadra la promozione in Serie A.

 

Comincia anche la stagione successiva 2006-2007 al Monaco, e nel gennaio 2007 viene acquistato dal Genoa, in Serie B. Con i rossoblù, grazie anche ai suoi 9 gol in 21 partite, il 10 giugno 2007 raggiunge con i liguri la promozione in Serie A grazie al piazzamento al terzo posto.

Nella stagione successiva il suo minutaggio diminuisce e viene utilizzato generalmente partendo dalla panchina. A fine campionato realizza 3 reti in 22 partite disputate.

Bologna

Nell'agosto del 2008 il Genoa lo cede in prestito al Bologna, dove è subito decisivo segnando la rete che permette di battere il Vicenza in Coppa Italia. Va in gol anche alla prima giornata di campionato, contribuendo al successo (per 2-1) in casa del Milan. Il 17 maggio 2009 realizza la centesima rete in massima serie, in occasione del 2-1 contro il Lecce. In questo torneo mette a referto 24 marcature, al pari di Diego Milito: soltanto Ibrahimovic, con 25 centri, riesce a far meglio. A campionato concluso, la società felsinea rende definitivo il suo ingaggio. Nominato capitano, è determinante per la salvezza anche nel 2009-2010.

 

200px-Marcodivaio.png
 
Di Vaio nel 2011 al Bologna

 

Il 14 novembre 2010, segnando il gol che vale la vittoria contro il Brescia, eguaglia Bulgarelli in fatto di reti con la maglia rossoblu (43). Il 26 febbraio 2011 marca poi la doppietta con cui i petroniani espugnano il campo della Juventus, sul quale non vincevano dal 1980: tali gol gli consentono di superare Rivera ed agganciare Bettega nella classifica all-time dei cannonieri in Serie A (con 130 realizzazioni). Il 6 marzo, nella sfida con il Cagliari, raggiunge le 100 presenze in rossoblu: viene quindi premiato con una targa commemorativa da Gianni Morandi (presidente onorario del club) e insignito, da parte della città, del Nettuno d'oro. Il giocatore restituirà il premio a seguito del coinvolgimento in uno scandalo di pass per disabili, ma dopo che la sua posizione viene archiviata l'onorificenza gli è nuovamente riconosciuta. Gli unici altri sportivi a ricevere il premio erano stati Bulgarelli, Pierluigi Collina e Alberto Tomba.

Nella stagione 2011-12 contribuisce al nono posto raggiunto dalla squadra con 10 reti, tra cui la doppietta in casa dell'Inter (sconfitta per 3-0 dagli emiliani). Successivamente annuncia il suo addio ai felsinei: l'ultima presenza nel campionato italiano è quella del 13 maggio 2012, contro il Parma.

Montréal Impact

Il 24 maggio 2012 viene ufficializzato il suo passaggio al Montreal Impact, squadra militante nella MLS. Nel nuovo club incontra i connazionali Matteo Ferrari e Bernardo Corradi, a cui presto si aggiunge anche Alessandro Nesta, già suo compagno di squadra ai tempi delle giovanili della Lazio. Al primo anno segna 5 gol in 17 partite di campionato. Con 2 reti in 3 presenze contribuisce a portare il Montréal Impact alla vittoria del Canadian Championship 2013. Nel 2013 complessivamente gioca 40 partite e segna 22 gol campionato, coppa e Champions.

 

220px-Di_Vaio_2013-06-19.jpg
 
Di Vaio nel 2013, in allenamento con il Montréal Impact.

 

Il 3 ottobre 2014 Di Vaio annuncia il suo ritiro tramite la propria pagina Facebook, ringraziando la famiglia, i club e gli allenatori per i quali ha giocato e i propri tifosi. L'addio al calcio avviene il 25 ottobre, data dell'ultima partita di campionato, in cui Di Vaio realizza un gol nell'1-1 contro il DC United. In questa stagione ha giocato 27 partite e segnato 12 gol. Complessivamente nei suoi due anni e mezzo al Montréal ha giocato 84 partite e segnato 39 gol.

In totale in carriera con i club ha giocato 697 partite e segnato 268 gol.

Nazionale

Il 5 settembre 2001 esordì in Nazionale, nell'amichevole vinta contro il Marocco (1-0). Realizzò le due reti in azzurro nel 2003, contro l'Azerbaigian e la Romania. Il CT Giovanni Trapattoni lo chiamò per l'Europeo 2004, nel quale ottenne una presenza.

In seguito all'arrivo di Lippi sulla panchina azzurra, ha disputato soltanto due gare prima di essere escluso dal giro della Nazionale.

Dirigente

Il 21 gennaio 2015 il Bologna, nel frattempo retrocesso in Serie B e con una nuova proprietà nordamericana (la stessa che guida il Montréal), lo nomina Club Manager con la responsabilità, sotto la supervisione del nuovo direttore dell'area tecnica Pantaleo Corvino, delle attività relative alla gestione della prima squadra. Inoltre, in coordinamento con le aree preposte, parteciperà alle iniziative di comunicazione organizzate dal club.

Il 30 novembre 2015 consegue il Diploma da Direttore Sportivo discutendo una tesi sul ruolo del Club Manager.

Calcioscommesse

Implicato nell'inchiesta del calcioscommesse come giocatore del Bologna, il 26 luglio 2012 viene deferito dal procuratore federale Stefano Palazzi per omessa denuncia in riferimento a Bologna-Bari del 2010-2011. Il 3 agosto Palazzi richiede per lui una squalifica pari a un anno ma il 10 agosto la Commissione Disciplinare della Federcalcio lo assolve perché il pentito che lo aveva accusato, Andrea Masiello, non è stato ritenuto credibile. Il 13 agosto Palazzi presenta ricorso contro la sua assoluzione, ma il 22 agosto viene nuovamente prosciolto.

Palmarès

Club

Competizioni giovanili

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Individuale

 

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png    MARCO DI VAIO 

 

marco-di-vaio-juventus.jpg

 

 

 

Attaccante molto veloce, ficcante e dotato di un tiro molto potente e preciso, viene acquistato dalla Juventus, nell’ultimo giorno del calciomercato edizione 2002. Proviene dal Parma, proprio pochi giorni dopo aver giocato e segnato alla Vecchia Signora nella finale della Supercoppa Italiana: «Eravamo a Tripoli. Nel primo tempo meglio loro e 1-0 di Del Piero, poi siamo usciti noi ed io ho fatto un gran secondo tempo, ma ancora Del Piero ha fatto 2-1. Si diceva che dovessi andare all’Inter, dopo che Ronaldo era stato ceduto al Real, ero convinto, invece mi chiamò il mio agente Alessandro Moggi e mi disse che mi aveva preso la Juve».
 
SALVATORE LO PRESTI, “HURRÀ JUVENTUS” DEL NOVEMBRE 2003
Ormai certi dubbi pesanti li ha spazzati via, gettati nel dimenticatoio Marco Di Vaio. Lo ha fatto all’indomani di una serata importante: quella in cui, subentrato a Christian Vieri, ha messo a segno il gol che ha chiuso definitivamente – se ancora qualcuno potesse nutrire dei dubbi – Italia-Azerbaigian e quindi il discorso della qualificazione per il campionato d’Europa 2004.
«Sì, finalmente ho capito che andare in panchina – ha detto all’indomani del suo primo gol con la maglia della Nazionale – non è un declassamento, né tanto meno una mortificazione, ma rappresenta solo un’occasione da cogliere al volo. E che puoi mettere a frutto soltanto se mentalmente sei preparato, cioè sereno e caricato, non certo rassegnato. Dipende tutto da quello che vuoi dalla tua vita di calciatore. Ma quando accetti di restare in una squadra come la Juve, non puoi essere insofferente, qualche panchina ci può anche stare».
Un Marco Di Vaio diverso quello che ha iniziato nel modo giusto la sua seconda stagione alla Juve e che è rientrato da Reggio Calabria dopo aver segnato il suo primo gol in Nazionale. Un uomo che sembra essersi liberato da certi dubbi che lo avevano assalito soprattutto nello scorso campionato, quando al rientro dopo un serio infortunio in Champions League, aveva fatto fatica a recuperare la brillante condizione di inizio stagione.
Il suo arrivo alla Juventus, la scorsa estate, era stato dettato da motivi contingenti. In precampionato aveva già fatto soffrire Buffon e compagni sulla sabbia colorata di verde di Tripoli, dove il suo gol non era bastato a far quadrare i conti del Parma e ribaltare la doppietta di Alessandro Del Piero che aveva indirizzato la Supercoppa verso Torino. Pochi giorni dopo, a causa dei problemi al ginocchio che aveva fermato Trezeguet e alla necessità della Juve di rinfoltire i ranghi in vista di una stagione estremamente impegnativa, era diventato bianconero.
Ma la sua vicenda non era stata delle più lineari: dopo una confortante partenza – e due splendidi gol alla Dinamo Kiev – era incappato in un infortunio (la tremenda testata contro O’Brien nel corso della partita di Champions League contro il Newcastle che lo aveva mandato in ospedale con un forte trauma cranico) che forse lo ha condizionato anche dopo il pur sollecito rientro. Il vero Di Vaio, insomma, si era rivisto solo a sprazzi.
«In certe occasioni resti fuori dalla formazione iniziale e cerchi alibi – confessa Marco Di Vaio – oppure, quando vai in campo vorresti spaccare il mondo e non ci riesci. Allora è comprensibile che si possa perdere la tranquillità, la sicurezza dei propri mezzi. Alcune prestazioni non troppo felici si possono spiegare solo così».
– Ma come hai valutato il tuo primo anno alla Juve? In che misura ti ha soddisfatto?
«Il bilancio è stato buono: quando si vince uno scudetto e si arriva a una finale di Champions League, anche se non si riesce a vincerla, non ci si può lamentare. A livello personale forse poteva andar meglio, ho avuto alti e bassi. Comunque è stata un’esperienza positiva da cui credo di essere riuscito a trarre insegnamenti preziosi».
– Quali sono stati i momenti più difficili da superare?
«Ho sofferto, e parecchio, le pressioni dell’ambiente, fossero esse esterne o interne. Sentivo in altri termini che la gente si aspettava molto da me e mi rendevo conto di non riuscire a rispondere nella maniera giusta a queste aspettative. Tutto questo mi dava ovviamente un senso di comprensibile insoddisfazione».
– E poi cos’è successo?
«Poi sono andato in vacanza, ho riflettuto a lungo su quanto mi era successo e qualcosa si è finalmente sbloccato, è cambiato dentro la mia testa. Ovviamente non ho fatto tutto da solo: mi hanno aiutato in maniera determinante Malisa, la mia compagna, mia madre Rossella e mio padre Gino».
– A quale conclusione ti hanno portato questi suoi ragionamenti?
«Innanzitutto mi sono reso conto che nella Juve ci sono tanti grandi campioni che non possono giocare tutti in tutte le partite. È ovvio che vorresti esserci sempre, e che se stai fuori ci resti male. Credo che succeda a tutti, non solo a me. Ma ho capito che un`eventualità del genere poteva succedere anche a me e che non dovevo considerarla la fine del mondo. Non dovevo considerare la panchina come una gabbia né tanto meno come un’umiliazione, ma come un’occasione da sfruttare, un trampolino di lancio. Bisogna andare in panchina senza accettarla con rassegnazione ma animati dalla voglia di dimostrare sul campo di non meritarla. Ragionando così, ora mi sembra che la porta si stia persino allargando, per me».
– Di riuscire a sfruttare l’occasione, come stavi dicendo, è successo già contro la Roma, per esempio.
«Sì, sono entrato dopo l’infortunio di Del Piero e ho segnato due gol. Purtroppo non sono bastati per vincere, ma non ha importanza. È stata la dimostrazione che la panchina si può interpretare in maniera positiva».
– Ed è anche una costante per te. Anche il giorno del tuo esordio in Serie A, era successa la stessa cosa.
«È vero: giocavo nella Lazio, ero entrato nella ripresa contro il Padova e avevo fatto subito gol. E non è storia di ieri, ma del 1994».
– Una storia che si è ripetuta tante volte, però. L’ultima l’11 ottobre scorso contro l’Azerbaigian, con la maglia della Nazionale.
«Già, ed è stato un fatto importante soprattutto perché non avevo mai segnato con la maglia della Nazionale, e la cosa cominciava a darmi fastidio, lo confesso. Il segreto forse sta nel fatto che gioco sempre con lo spirito e l’entusiasmo di quando avevo diciotto anni».
– Ora si è aggiunto un particolare: sia nella Juve che in Nazionale spesso Di Vaio in panchina si ritrova con Fabrizio Miccoli.
«Già, e di posto spesso ce n’è uno solo! Ma sarà così per tutta la stagione. Dopo Italia-Azerbaigian il primo a complimentarsi con me per il gol è stato proprio lui. Ma siamo amici, ci rispettiamo, ci vogliamo bene. È una storia che si ripeterà ma noi ci aiuteremo e sosterremo a vicenda. Così sarà più facile per entrambi. E poi si tratta di un grande giocatore, con colpi straordinari. Giocare con uno come lui è facile e divertente!».
– Anche ad Ancona, in campionato, avete giocato insieme: tu hai fatto la prima punta, e Miccoli ha segnato due gol.
«Sono stato felice per lui: meritava una serata da protagonista dopo la sfortuna avuta all’esordio, nella prima di campionato. In quanto a me, ho giocato da prima punta, ho cercato di mettermi al servizio della squadra, e credo di aver dato il mio apporto».
– Hai studiato da Trezeguet, insomma, tu che più che altro sei una seconda punta, un contropiedista.
«Sulla seconda punta sono d’accordo. Preferisco giocare al fianco di un giocatore che abbia certe caratteristiche, ma posso fare anche la prima punta, l’ho già fatto in passato con buoni risultati e non solo episodicamente. Non mi considero però un contropiedista, anche se sono veloce e nelle ripartenze posso mettere a frutto certe mie qualità. Quella del contropiedista è una leggenda: tutto dipende anche da chi hai vicino. Io credo di essere un attaccante abbastanza completo e sto cercando di fare di tutto per dimostrarlo».
– Com’è cominciata per te la nuova stagione?
«Credo di avere avuto le occasioni che mi aspettavo, che speravo di avere. Purtroppo si è infortunato Del Piero e mi si è presentata qualche opportunità in più. Che spero di riuscire a cogliere».
– Come in occasione della partita con la Roma.
«È stata davvero una giornata speciale per me, anche perché non era in preventivo. È stata la mia gioia più grossa da quando sono alla Juve, dopo quella del gol al Perugia, l’anno scorso, che ci è valso lo scudetto».
– Tu hai segnato un gol importante anche in Nazionale. Il tuo primo gol in azzurro, il terzo della partita, ha chiuso definitivamente la pratica della qualificazione per l’Europeo.
«Sarei stato ugualmente felice se avessi segnato il quarto o il quinto gol. La prima volta in Nazionale ti dà una emozione immensa, che ti rimane dentro, impressa indelebilmente nella mente. Resterà uno di quei momenti della mia vita di calciatore che non dimenticherò mai».
– Il tuo obbiettivo per questa stagione?
«Far meglio dell’anno scorso e soprattutto vincere ancora. Che cosa? Non metto limiti. Più che si può. Cercando di dare il massimo contributo».
〰.〰.〰
E il buon Marco farà davvero meglio, con 44 presenze e 17 gol; facendosi ricordare, soprattutto, per la bellissima rete realizza a San Siro contro il Milan, con uno splendido tiro al volo di destro. Ma la stagione juventina è deludente e Marcello Lippi abbandona la nave bianconera. Arriva Fabio Capello che non crede in lui e viene così ceduto al Valencia: «A Torino ho passato due anni intensi, anche non facili ma crescendo tanto e togliendomi soddisfazioni importanti. Il secondo anno, nonostante facessi bene, non c’è stata continuità nel mio utilizzo. Da qui sono nati i contrasti con Lippi o, sarebbe meglio dire, chiacchierate in privato, ma sempre nel rispetto dei ruoli. Non a caso quando andai in Spagna lui arrivò alla Nazionale e mi convocò subito. Ranieri mi voleva a Valencia e credeva nelle mie qualità; posso dire che la sua presenza è stata determinate per farmi accettare il trasferimento fuori dall’Italia».
 

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