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Socrates

Guglielmo Oppezzo

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Guglielmo Oppezzo | Stelle juventine
 
Juventus Football Club 1955-1956 - Wikipedia
 
1953–54 Juventus F.C. season - Wikidata
 
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1940-1971.png.a0091c83bf16d0c1d4faf9eff269a453.png GUGLIELMO OPPEZZO

 

oppezzo+cover.jpg

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Oppezzo

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Balzola (Alessandria)
Data di nascita: 11.06.1926

Luogo di morte: Torino

Data di morte: 22.04.1978
Ruolo: Mediano
Altezza: -
Peso: -

Nazionale Italiano Under-23
Soprannome: Memo

 

 

Alla Juventus dal 1953 al 1957

Esordio: 13.09.1953 - Serie A - Juventus-Triestina 3-1

Ultima partita: 16.06.1957 - Serie A - Fiorentina-Juventus 2-2

 

77 presenze - 4 reti

 

 

Guglielmo Oppezzo detto Memo (Balzola, 11 giugno 1926  Torino, 22 aprile 1978) è stato un calciatore italiano, di ruolo mediano.

 

 

Guglielmo Oppezzo
Guglielmo Oppezzo.jpg
Oppezzo nel 1954 con la maglia della Juventus
     
Nazionalità Italia Italia
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Mediano
Termine carriera 1961
Carriera
Squadre di club
1945-1949   Pro Vercelli 88 (9)
1949-1951   Novara 53 (5)
1951-1953   Sampdoria 69 (3)
1953-1957   Juventus 77 (4)
1957-1958   Palermo 22 (0)
1958-1961   Trinese 54+ (?)
Nazionale
1953 Italia Italia U-21 1 (0)
1952 Italia Italia U-23 1 (0)

 

Carriera

Ha esordito in Serie A con la maglia del Novara il 13 novembre 1949 in Novara-Venezia (5-1).

 

Ha giocato in massima serie anche con le maglie di Sampdoria e Juventus, collezionando complessivamente 199 presenze e 12 reti. Ha inoltre militato in Serie B con le maglie di Pro Vercelli e Palermo, totalizzando 80 presenze fra i cadetti.

 

Durante la sua militanza nella Sampdoria ha collezionato una presenza nella Nazionale Under-21 e una nella Nazionale Under-23.

 

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1940-1971.png.a0091c83bf16d0c1d4faf9eff269a453.png GUGLIELMO OPPEZZO 

 

oppezzo.jpg

 

 

 

Tetragono mediano, aveva la tempra e la stoffa atletica del vercellese calciatore. Fece il suo esordio nella Juventus il 13 settembre 1953, prima gara del campionato 1953-54. C’erano Viola; Bertuccelli e Manente; Parola, Ferrario e Oppezzo, Muccinelli, Montico, Boniperti, John Hansen e Præst. Il solido vercellese disputò, in quella stagione, diciotto partite.

Memo aveva, nell’istinto, la scelta necessaria per entrare nel midollo dell’attacco in marcia e sapeva realizzare il suggerimento dell’istinto con la prontezza, la sicurezza e soprattutto la chiarezza d’accento che distinguono i centrocampisti di razza; era un coraggioso lavoratore.
Nel calcio c’è lavoro e lavoro; c’è quello indeterminato del manovale, buono a tutto fare, idoneo a tutti i servizi. Questo è un personaggio che non riuscirà mai a farsi una personalità, uno stile; utile e basta. C’è invece, il lavoratore specializzato, e cioè l’esperto del mestiere che di questo suo mestiere fa un’arte; per questa strada, esso conquista l’accento della personalità.
Oppezzo avrebbe potuto perdersi nell’anonimato di un corista, invece è sempre rimasto alla ribalta, con stile, coraggio e doti tecniche. Nelle partite difficili è sempre stato in prima linea, pronto a tamponare le falle della recitazione generale, a dissimulare le eventuali papere dei divi, a puntare al risultato con una disciplina di gioco che ha avuto nella caparbietà gladiatoria la sua generosa forza d’impulso.

“STAMPA SERA” DEL 24 APRILE 1978
Il calcio piemontese e italiano hanno perso uno dei loro più tenaci protagonisti degli anni Cinquanta: Guglielmo Oppezzo è morto sabato sera nella sua abitazione torinese di Largo Costantino il Grande, da dove, domattina, partiranno I funerali. Soffriva da alcuni mesi in silenzio, lottando, come aveva lottato in silenzio nella sua lunga carriera calcistica. Rifiutava il destino avverso senza disturbare nessuno con lamenti o proteste. Ancora un mese fa lo avevamo visto al Circolo della Stampa-Sporting, ai bordi del campo da football, spettatore di un torneo del quale sino al settembre scorso era stato attore, assieme a vecchie glorie come lui, a giovani prorompenti di energia, tutti uniti dalla passione per il pallone. L’ultima partita, l’ha giocata in porta nel Superga; le gambe gli facevano sempre più male. Ma lasciando il campo aveva detto a Bruno Garzena, suo compagno nella Juve dal 1953 al 1956 e ancora compagno adesso che il calcio era solo più divertimento: «In primavera ritorno, vedrete. Un po’ di cure quest’inverno e tutto passerà». Avrebbe compiuto fra poco cinquantadue anni, era nato a Balzola in provincia di Alessandria l’11 giugno del 1926. Al Circolo della Stampa lo chiamavano affettuosamente nonno. Tutti, anche chi gli era vicino negli anni. Lui stirava labbra e rughe in un sorriso buono e si gettava nella mischia con immutato amore per il football. Aveva perso quel po’ di durezza inevitabile in chi è stato giocatore vero. A differenza di altri ex aveva interpretato con la massima intelligenza il passaggio, non sempre psicologicamente agevole, dal professionismo al divertimento. Faceva piacere stare al suo fianco in squadra: una manovra ben riuscita, un goal su un suo suggerimento, lo rendevano contento, lo rasserenavano.
Memo Oppezzo aveva iniziato la carriera nella Pro Vercelli, ne era stato capitano sino al 1949, quando passò al Novara. Lasciò il Piemonte nel 1951 per iniziare un fortunato periodo alla Sampdoria, durante il quale venne convocato in Nazionale B. Giocò in maglia azzurra il 28 dicembre del 1952 a Bellinzona, contribuendo a battere 5-0 gli elvetici, e il 26 aprile dell’anno dopo ad Atene nel quadro della Coppa del Mediterraneo, trovando con gli altri un ostacolo imbattibile (finì 0-0) nel portiere greco Mandalozis. Intanto era già passato alla Juventus; in maglia bianconera ha poi disputato quattro campionati. Diciotto presenze nel campionato 1953-54 e secondo posto finale, sedici l’anno dopo (due goal e settimo posto in classifica), ben ventinove nella stagione 1955-56 (un goal, nono posto), quattordici presenze e una rete nell’annata seguente, ancora chiusa dalla Juventus in nona posizione. Erano gli anni di Boniperti e Ferrario, di Viola e Manente, di Corradi e Garzena, di Stacchini, Muccinelli, Colombo, Præst e altri grossi nomi. Oppezzo giocava sempre mediano, sapeva difendere e attaccare, era duro nei contrasti ma mai nel suo gioco affioravano punte di cattiveria. In campo e in spogliatoio era di poche parole, preferiva i fatti, secondo il suo carattere. Dopo la Juventus, il trasferimento che lo ha portato più lontano da casa, al Palermo, dove venne accolto con il rispetto che si era meritato in campo e l’ammirazione per l’aver indossato sino all’anno prima la maglia bianconera.
La commozione è profonda, oggi, in ex compagni di squadra e amici. Giampiero Boniperti ricorda molti episodi di gioco vissuti a fianco di Memo, fra i molti un derby vinto largo, per 3-0, con due goal suoi e uno proprio di Oppezzo: «Partì in profondità su un mio lancio, tirò bene, era felice come un bambino che riceve un regalo. Ma i goal, gli entusiasmi, le delusioni erano momenti. Restava sempre la sua presenza come uomo: un ottimo compagno, sereno, puntiglioso, deciso, pronto a sacrificarsi».

 

https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2008/06/giglielmo-opezzo.html

 

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