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Socrates

Antonio Nocerino

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Antonio Nocerino si ritira, la carriera: dal Milan con Ibrahimovic al  Palermo | Sky Sport
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Nocerino investito fuori da un locale - ilGiornale.it
 
The Renaissance of Juventus - Black & White & Read All Over
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  1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg   ANTONIO NOCERINO      

 

Nocerino hit by car - Eurosport

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Nocerino

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Napoli
Data di nascita: 09.04.1985
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 173 cm
Peso: 75 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Lo Sceriffo

 

 

Alla Juventus dal 2007 al 2008

Esordio: 25.08.2007 - Serie A - Juventus-Livorno 5-1

Ultima partita: 11.05.2008 - Serie A - Juventus-Catania 1-1

 

36 presenze - 0 reti

 

 

Antonio Nocerino (Napoli, 9 aprile 1985) è un allenatore di calcio, dirigente sportivo ed ex calciatore italiano di ruolo centrocampista.

 

Con la nazionale italiana è stato vicecampione d'Europa a Polonia-Ucraina 2012.

 

Antonio Nocerino
Antonio Nocerino warming up with AC Milan, 2012.jpg
Antonio Nocerino al Milan nel 2012
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 173 cm
Peso 75 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex Centrocampista)
Squadra  
Termine carriera 23 gennaio 2020 - giocatore
Carriera
Giovanili
1998-2002   Juventus
2002-2003    Avellino
Squadre di club
2003-2004    Avellino 34 (0)
2004-2005   Genoa 5 (0)
2005    Catanzaro 21 (0)
2005-2006    Crotone 15 (0)
2006    Messina 11 (0)
2006-2007   Piacenza 37 (6)
2007-2008   Juventus 36 (0)
2008-2011   Palermo 106 (6)
2011-2014   Milan 72 (12)
2014    West Ham Utd 10 (0)
2014-2015    Torino 5 (0)
2015    Parma 20 (3)
2015-2016   Milan 2 (0)
2016-2017   Orlando City 52 (1)
2018   Benevento 6 (0)
Nazionale
2004 Italia Italia U-19 7 (0)
2004-2006 Italia Italia U-20 16 (0)
2006-2007 Italia Italia U-21 10 (0)
2008 Italia Italia olimpica 9 (0)
2007-2012 Italia Italia 15 (0)
Carriera da allenatore
2020-2022   Orlando City U-17 (Assistente)
2020-2022   Orlando City U-15
2022-2023   Potenza Primavera
Palmarès
 
UEFA European Cup.svg Europei di calcio
Argento Polonia-Ucraina 2012
Transparent.png Torneo di Tolone
Oro Tolone 2008

 

Biografia

È originario del Pallonetto di Santa Lucia. Sposato è padre di quattro figli.

Ha conseguito il diploma di ragioniere.

Caratteristiche tecniche

Centrocampista con doti da incontrista, durante la sua permanenza alla Juventus viene impiegato anche come esterno destro di centrocampo o come regista.

 

Resistente, veloce e determinato, possiede corsa, spinta ed abilità nel pressing. È spesso presente in zona-gol, provando tiri da fuori area, pericolosi inserimenti con e senza palla o realizzando assist per i compagni. Affina queste sue caratteristiche con il Palermo nella stagione 2010-2011, in cui si completa tatticamente e migliora in fase offensiva.

Carriera

Club

Inizi ed esordi

Ha iniziato a giocare a calcio all'età di 5 anni in una piccola squadra del suo quartiere (Scuola Calcio San Paolo, ex CRAL ATAN), allenata dal padre. Il calciatore napoletano è poi cresciuto nelle giovanili della Juventus all'età di tredici anni. Esordisce tra i professionisti l'11 settembre 2003 con la maglia dell'Avellino in Serie B, nel pareggio a reti inviolate contro il Palermo. In tre stagioni e mezzo giocate nella serie cadetta, colleziona 111 presenze.

 

Dopo aver giocato anche con Genoa, Catanzaro e Crotone, il 12 febbraio 2006 esordisce in Serie A con il Messina nella partita persa per 4-2 contro la Sampdoria. Con la squadra siciliana segna il suo primo gol in massima serie, il 7 maggio 2006 al San Filippo contro l'Empoli, rete che non gli verrà legittimata in quanto quella partita fu alla fine persa a tavolino per 3-0.

 

Nella stagione 2006-2007 passa in compartecipazione al Piacenza, dove totalizza 37 partite e 6 gol contribuendo al quarto posto degli emiliani.

Juventus

Nell'estate del 2007 la Juventus, ancora detentrice della metà del cartellino del calciatore, ne riscatta il rimanente 50% dalla formazione emiliana per 3,7 milioni di euro.

 

Fa il suo esordio ufficiale con la maglia bianconera nella prima giornata di campionato contro il Livorno, partita terminata con il punteggio di 5-1 a favore della squadra torinese. Nel girone di ritorno, con l'arrivo a Torino di Mohamed Sissoko, Nocerino non viene impiegato più con continuità ma riesce comunque a concludere in maniera positiva la sua esperienza alla Juventus - iniziata nelle giovanili - con 32 presenze in campionato e 4 in Coppa Italia.

Palermo

180px-Antonio_Nocerino.jpg
 
Nocerino riceve un'espulsione durante CSKA Mosca-Palermo del 4 novembre 2010

 

Il 30 maggio 2008 si trasferisce a titolo definitivo al Palermo, nell'ambito dell'operazione che porta Amauri alla Juventus. Esordisce con la maglia rosanero il 13 settembre seguente al Barbera nella vittoria contro la Roma per 3-1. Nocerino riesce a trovare continuità nelle presenze, giocando titolare per quasi tutta la stagione ma termina la stessa come riserva venendo talvolta utilizzato dal mister Davide Ballardini nel ruolo di mediano. Colleziona 33 presenze finali (tutte in campionato) senza mai andare in rete; giocando accanto al compagno di squadra Mark Bresciano, più offensivo di Nocerino, egli aveva compiti difensivi e di rottura del gioco.

 

Nella stagione 2009-2010, con Walter Zenga in panchina, parte nuovamente titolare, ma nel breve termine diventa una riserva. Il 23 settembre segna il suo primo gol sia in Serie A sia con la maglia rosanero nella quinta giornata di campionato disputata al Barbera contro la Roma, terminata sul punteggio di 3-3. Con l'arrivo di Delio Rossi sulla panchina siciliana al posto di Zenga, torna titolare inamovibile e gli vengono maggiormente affidati compiti, oltre ai soliti di interdizione, di finalizzazione e di accompagnamento della manovra d'attacco, lasciando così la fase difensiva a Giulio Migliaccio anche in considerazione del fatto che Bresciano non è stato più titolare nella formazione. Tatticamente è stato utilizzato anche in fase di copertura della fascia sinistra nelle occasioni in cui il terzino Federico Balzaretti si è spinto in avanti. Chiude la sua seconda stagione a Palermo con 35 presenze e 2 reti in campionato più 3 presenze in Coppa Italia.

 

Per la stagione 2010-2011 ha lasciato il numero 9 ad Abel Hernández, scegliendo per sé il 23, giorno della morte di Padre Pio, al quale si dichiara devoto. La partita di andata degli spareggi di Europa League contro gli sloveni del Maribor (vittoria per 3-0), che apre la stagione, è stato il suo esordio in una competizione internazionale per club. Raggiunge il traguardo delle 100 presenze con la maglia del Palermo tra Serie A (89 apparizioni), Coppa Italia (5) ed Europa League (6) nei quarti di finale di Coppa Italia vinti ai tiri di rigore contro il Parma. Il 3 febbraio 2011, in Palermo-Fiorentina (2-4), segna la sua terza rete in un campionato di massima serie, stabilendo un personale primato. Il 10 aprile successivo, in Palermo-Cesena (2-2), gioca la centesima partita in Serie A con il Palermo. Chiude l'ottima stagione con 49 presenze e 4 gol tra campionato, Coppa Italia ed Europa League, risultando il calciatore più utilizzato della squadra (ha giocato tutte le 5 partite che hanno visto coinvolti i rosanero nella coppa nazionale persa in finale contro l'Inter per 3-1), di cui è stato uno degli uomini più importanti.

 

Nella stagione 2011-2012, dopo aver disputato le due partite del terzo turno preliminare di Europa League contro gli svizzeri del Thun, lascia la squadra siciliana dopo averne vestito la maglia per 122 volte complessivamente, con 6 reti all'attivo.

Milan

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Nocerino in maglia rossonera nel 2012

 

In scadenza di contratto con il Palermo alla fine della stagione 2011-2012, il 31 agosto 2011, ultimo giorno della sessione estiva di calciomercato, passa a titolo definitivo al Milan per 500.000 euro; con la società rossonera firma un contratto quinquennale e indossa la casacca numero 22. Voluto dall'allenatore Massimiliano Allegri, esordisce in maglia rossonera il 9 settembre 2011 nella partita di campionato contro la Lazio terminata 2-2, subentrando ad Alberto Aquilani. Quattro giorni dopo, il 13 settembre 2011, esordisce in Champions League nella prima partita della fase a gironi, disputando l'intero incontro pareggiato per 2-2 in trasferta contro il Barcellona.

 

Segna il suo primo gol in maglia rossonera il 15 ottobre seguente a San Siro nel 3-0 contro la sua ex squadra, il Palermo. Il 26 ottobre seguente, in Milan-Parma (4-1) della nona giornata di campionato, realizza la sua prima tripletta in carriera, eguagliando il suo record di 4 reti in Serie A ottenuto nella stagione precedente con il Palermo. Il 2 dicembre successivo supera questo primato, andando a segno nella vittoriosa trasferta contro il Genoa, fissando il punteggio sul definitivo 0-2.

 

Il 29 gennaio successivo segna contro il Cagliari a San Siro, gara terminata 3-0, eguagliando il record di gol stagionali realizzati in campionato da un mediano con la maglia del Milan, appartenuto a Romeo Benetti.

 

Chiude la sua prima stagione in rossonero con 35 partite in campionato, 3 in Coppa Italia e 10 in Champions League, con 11 reti complessive.

 

Per l'annata seguente cambia maglia, prendendo la numero 8 che nell'annata precedente era stata indossata da Gennaro Gattuso. Segna la sua prima rete stagionale il 9 dicembre 2012, in occasione della partita vinta per 4-2 in casa del Torino. Chiude la sua seconda stagione in rossonero con 26 presenze in campionato, accompagnate da 2 gol (l'altra rete la segna contro il Pescara nel 4-1 del turno successivo a quello contro il Torino), e 3 presenze in Champions League. Nella stagione 2013-2014 cambia nuovamente il numero di maglia, passando al 23 lasciato libero dopo la partenza di Massimo Ambrosini; nella prima parte dell'annata scende in campo undici volte, senza trovare la via della rete.

Prestiti a West Ham, Torino e Parma

Il 25 gennaio 2014 passa in prestito fino a fine stagione al West Ham, in Premier League. Gli viene assegnata la maglia numero 47, indossata per la prima volta in gare ufficiali il 29 gennaio seguente, in occasione della partita esterna di campionato pareggiata per 0-0 contro il Chelsea.

 

Di ritorno dal prestito in Inghilterra, il 2 luglio viene ceduto, sempre con la formula del prestito, al Torino, con cui debutta il 31 luglio seguente nella partita di andata del terzo turno preliminare di Europa League, vinta in trasferta per 3-0 contro gli svedesi del Brommapojkarna.

 

Il 15 gennaio 2015, dopo 5 partite di campionato e 6 di Europa League, il Torino decide di terminare il prestito di Nocerino ed il centrocampista viene girato al Parma fino a fine stagione. Segna il suo primo gol con la maglia degli emiliani il 1º febbraio proprio contro il Milan. Gioca 20 partite e segna 3 gol ma il Parma fallisce e a fine stagione fa ritorno al Milan. Il 16 febbraio 2016 risolve consensualmente il suo contratto con i rossoneri.

Orlando City

Rimasto svincolato, Nocerino si accorda con la squadra statunitense degli Orlando City, dove ritrova anche il suo ex compagno di squadra Kaká. Si svincola il 31 dicembre 2017.

Benevento

Dopo sei mesi trascorsi senza squadra, il 6 luglio 2018 firma un contratto biennale (con opzione per un ulteriore anno) con il Benevento e ritorna a giocare in Italia. Il 19 dicembre rescinde consensualmente il contratto. Il 23 gennaio 2020, dopo un anno da svincolato, si ritira dal calcio professionistico all'età di 34 anni.

Nazionale

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Nocerino durante i quarti di finale dell'Europeo 2012 contro l'Inghilterra

 

Nocerino ha preso parte al Mondiale Under-20 del 2005, mentre con la Nazionale Under-21, con la quale ha esordito il 15 agosto 2006, ha disputato l'Europeo di categoria del 2007, giocando tutte le partite da titolare.

 

Ha esordito in Nazionale maggiore il 17 ottobre 2007, a 22 anni, nella partita amichevole Italia-Sudafrica (2-0).

 

Nell'estate del 2008 viene convocato dal CT Pierluigi Casiraghi nella Nazionale Olimpica per partecipare ai Giochi olimpici di Pechino, dove veste la fascia di capitano della squadra.

 

Il 6 febbraio 2011, a più di tre anni di distanza dall'ultima volta che ha vestito la maglia azzurra, ottiene la convocazione da parte di Cesare Prandelli per la partita amichevole contro la Germania del 9 febbraio seguente, senza però scendere in campo. Il 20 marzo successivo, invece, riceve la convocazione in vista delle partite contro Slovenia (qualificazione agli Europei 2012) ed Ucraina (amichevole): nella prima partita (disputata il 25 marzo e vinta in trasferta per 1-0) subentra a Stefano Mauri al 63', mentre nella seconda (un'altra vittoria in trasferta per 2-0 quattro giorni dopo) gioca per la prima volta da titolare e per tutta la partita.

 

Il 13 maggio 2012 viene inserito dal CT Prandelli nella lista dei 32 calciatori pre-convocati per la fase di preparazione in vista dell'Europeo 2012, venendo poi incluso nella lista definitiva consegnata il 29 maggio seguente. Dopo aver debuttato nella manifestazione il 10 giugno 2012 subentrando al 90' a Thiago Motta durante la partita d'esordio contro la Spagna, il 24 giugno successivo, nella partita dei quarti di finale contro l'Inghilterra terminata sul punteggio di 0-0 dopo i supplementari, tira e realizza uno dei quattro rigori decisivi per il passaggio degli Azzurri in semifinale. Nel corso della manifestazione, chiusa dall'Italia al secondo posto dopo la sconfitta in finale per 4-0 contro la Spagna, Nocerino disputa in totale queste due partite citate.

Allenatore

Nel gennaio 2020, Nocerino inizia ufficialmente la propria carriera da allenatore, ritornando all'Orlando City, dove viene nominato allenatore della selezione Under-15 e assistente-allenatore della formazione Under-17.

 

A settembre dello stesso anno, inizia a frequentare a Coverciano il corso UEFA A per poter allenare le prime squadre fino alla Serie C ed essere allenatori in seconda in Serie A e B.

Primavera del Potenza

Il 9 luglio 2022, Nocerino viene nominato tecnico della formazione Primavera del Potenza, assumendo contemporaneamente anche il ruolo di responsabile del settore giovanile della squadra lucana.

 

Nel settembre dello stesso anno, viene ammesso al corso di formazione per la licenza UEFA Pro, il massimo livello di formazione per un allenatore, venendo infine abilitato un anno dopo dal Settore Tecnico della FIGC.

Palmarès

Nazionale

Individuale

 

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  1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg   ANTONIO NOCERINO    

 

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Cresce nelle giovanili della Juventus, prima di trasferirsi all’Avellino, con il quale esordisce in serie B, l’11 settembre 2003 contro il Palermo. Lasciata l’Irpinia, gioca con le maglie di Genoa, Catanzaro, Crotone e Messina; nel frattempo, viene anche convocato nella Nazionale Under 20, con la quale disputa il Mondiale del 2005, prima di arrivare al Piacenza, nell’estate del 2006. Nella squadra emiliana trova la sua consacrazione: infatti, si rende protagonista di una stagione esaltante, nella quale mette in mostra le sue qualità di incontrista. Nocerino non è solamente un ladro di palloni ma si distingue per la continuità del rendimento e per gli inserimenti nell’area avversaria, che gli permettono di realizzare cinque reti. Logico che la Juventus, ancora detentrice della metà della proprietà del giocatore, ne riscatti l’altra parte.
Fa il suo esordio in maglia bianconera alla prima giornata, nella vittoriosa partita contro il Livorno per 5-1. Ranieri è conquistato dal grande agonismo del giocatore e della sua duttilità e lo promuove titolare, a discapito della più titolata coppia Almirón-Tiago. Intanto, il 17 ottobre 2007, esordisce con la maglia della Nazionale maggiore, nella partita amichevole giocata e vinta contro il Sudafrica. Nel girone di ritorno, a causa dell’arrivo di Sissoko, Nocerino è impiegato con minore frequenza, dimostrando notevoli lacune dal punto di vista tecnico.
Antonio termina la stagione con trentasei presenze, senza, tuttavia, convincere del tutto: così, è inserito nell’operazione che porta Amauri alla Juventus e si trasferisce al Palermo. «Questo è un addio – dice il centrocampista lasciando Vinovo – sto andando al Palermo, sono contento e orgoglioso della scelta, perché è una grande piazza, un’ottima squadra e una grande città. Mi avvicino a casa e questo mi fa molto felice. Non vedo l’ora di cominciare con la nuova maglia. Sono, comunque, onorato di aver indossato la maglia della Juventus, ci siamo lasciati benissimo e senza rancore. Mi sono trovato molto bene a Torino. Ma adesso ognuno per la sua strada».

PAOLO ROSSI, DA “HURRÀ JUVENTUS” DELL’OTTOBRE 2007
Ha l’orgoglio della sua napoletanità e di trovarsi in buona compagnia nella Juventus. «Io, Palladino, Criscito e Molinaro abbiamo un carattere forte. Non ci spaventano i voti in pagella e le responsabilità. Sono convinto che faremo tutti bene». Antonio Nocerino è stato l’uomo dell’estate. A ogni partitella del ritiro, si segnalava come il più determinato a mettersi, in mostra. Se oggi glielo ricordi, adesso che è un potenziale titolare della squadra e che le gare contano tre punti, si schermisce: «Volevo solo far vedere chi ero. Niente di più, era solo una presentazione».
Intervistare il numero ventitré della rosa di Claudio Ranieri è un bel viaggio nel futuro, pur stando comodamente seduti in divani del presente. Perché si illumina non appena gli si ricorda le esperienze internazionali  con le Nazionali Giovanili. «Rappresenti il tuo paese, è il massimo», ti dice e si intuisce che è all’azzurro più preciso, che pensa. E quando gli chiedi i suoi obiettivi, ti dice che li ha ben scadenzati: ce n’è uno settimanale, uno di stagione e un altro, inconfessabile, per la carriera. Idee forti, ancorché giovani. Le radici stanno in un sincero e genuino amore verso la sfera rotolante.
Antonio, sei d’accordo che si impara a giocare a calcio davvero solo per strada?
«Sì, è lì che si capisce davvero che cos’è il calcio. Da bambino, appena mio padre finiva di lavorare, mi portava a giocare in Piazza del Plebiscito. Ci andavo anche da solo, talmente mi piaceva correre dietro a un pallone. La piazza è grande, ma non è che sono diventato centrocampista, perché lì si correva tantissimo. Quando muovi i primi passi non pensi a un ruolo preciso, ti interessa solo divertirti ed è questo che conta. Se hai troppi pensieri non è più bello, non c’è più spontaneità e nemmeno piacere».
Quand’è che hai maturato l’idea che fosse in mezzo al campo il luogo dove ti esprimevi meglio?
«È stato nelle Giovanili della Juventus che hanno capito le mie qualità da centrocampista centrale. E devo ammettere che ho trovato la dimensione giusta».
Sei stato attratto da altri sport o ti ha catturato solo il pallone?
«Il calcio è sempre venuto prima di tutto. Avevo un cugino che giocava a pallanuoto, seguivo le sue partite e mi appassionava, però non abbastanza per cambiare strada. Però oggi penso che il nostro mondo abbia da imparare molto dagli altri sport. Attorno al calcio ci sono troppe cose che non hanno nulla a che vedere con una sana concezione sportiva. Il calcio deve essere innanzitutto uno spettacolo per chi lo vede. Penso ai bambini, spesso. Noi calciatori per loro siamo degli eroi, dei modelli ai quali ispirarsi. Dobbiamo ricordarcelo tutti, qualsiasi sia la posizione che occupiamo. Trasmettere lo spettacolo e farlo nel modo giusto significa impegnarsi, essere corretti, riconoscere i propri errori».
Quando sei arrivato alla Juventus qual è stata la prima impressione che hai avuto?
«Mi sono detto una sola cosa: “Guarda un po’ dove sei capitato”. Ero stupito che mi volesse la Juventus e, contemporaneamente, provavo orgoglio, perché se ero qui significava che avevo fatto bene. Però ho sempre saputo che dovevo dare di più. Se approdi in una grande società non sei che all’inizio di un lungo cammino. L’obiettivo vero è restare in bianconero».
Quando giocavi nelle Giovanili eri convinto che il tuo mestiere sarebbe stato quello di calciatore professionista o temevi di poterti perdere?
«Guarda, io credo di avere la testa dura. Se mi prefiggo un obiettivo cerco di raggiungerlo in tutti i modi. E sono convinto che se si dà il massimo e si fanno un po’ di sacrifici alla fine i risultati arrivano. Non ho mai avuto paura di non farcela. Ma se fosse andata male non sarebbe stato un dramma. In questo senso la mia famiglia è stata decisiva, non mi ha mai messo addosso pressione. Mio padre mi ha sempre detto: “Impegnati, perché tutto quello che arriverà sarà importante. Ma se non ci riesci non ti preoccupare, l’importante è provarci e non avere rimpianti”».
Tu hai vissuto in una città lontana dalla famiglia. È possibile spiegare la tua foga agonistica anche come una risposta a quella solitudine che magari hai provato? Ci si mette più rabbia in campo quando un po’ la vita ti fa soffrire, si diventa un po’ più cattivi?
«Non bisogna esagerare, però è indubbio che vivere a mille chilometri dai tuoi cari ti obbliga a crescere in fretta, a diventare uomo molto presto e ad assumerti un bel carico di responsabilità. I giovani di oggi sono troppo protetti dai genitori, pensano sempre che “tanto c’è mamma, tanto c’è papà” ed è un errore, devono avere la voglia di prendere sulle spalle la propria vita. Affrontare le cose di petto è decisivo, uscire dalla protezione degli adulti: così si cresce davvero, ci si forma un carattere forte. Le esperienze bisogna farle, anche quelle negative sono utili, perché la cosa importante è comunque provarci, non nascondersi».
Tu hai giocato in molte squadre provinciali. Qual è l’esperienza che ti è rimasta maggiormente dentro?
«Tutte, non ne escludo nessuna. In ogni posto ho fatto esperienze importanti tanto per la mia professione che per la mia vita».
Hai conosciuto il Nord e il Sud dell’Italia: di quale ambiente hai bisogno per giocare meglio? Quali sono le condizioni che ti esaltano di più?
«Gli ambienti si somigliano tutti. È il giocatore che trascina il pubblico: la gente ti vede correre di più o riuscire in un gesto tecnico particolare e ti sostiene con l’entusiasmo. Comunque, preferisco il casino. Anzi, ti dirò: mi fa rendere di più anche il tifo contro. Mi fa reagire».
Tu hai esordito in Serie A col Messina: rispetto alla B, che hai frequentato di più, la Serie A è davvero un calcio più difficile o tutto sommato il modo di giocare non si differenzia granché?
«L’anno scorso Serie A e Serie B non presentavano grandi differenze. Con Juventus, Genoa, Napoli e tante altre formazioni di ottimo livello la serie cadetta non aveva nulla da invidiare a quella maggiore. Prima era diverso. In B prevaleva la quantità, la qualità scarseggiava. Lì se arrivano dieci palloni fuori area al massimo uno o due possono trasformarsi in goal. In A la media si quadruplica»
Quando con il Piacenza ti è capitato di affrontare la Juventus che sensazioni hai provato?
«Sapevo che andavo ad affrontare la squadra che aveva metà del mio cartellino, dovevo fare bene e mettermi in mostra. E soprattutto ero fortificato dall’enorme tranquillità che ho trovato a Piacenza. Un gruppo fantastico e un mister, Iachini, che ha creduto molto in me. Una società perfetta per un giovane che vuole crescere, in cui funziona tutto. Non posso dimenticare nessuno, dal presidente al magazziniere: se oggi gioco nella Juventus è anche per merito loro».
Come vivi la vigilia? Sei uno nervoso o non ti fai condizionare dalla tensione?
«Cerco e trovo la tranquillità nella musica, anche perché se entro in campo troppo carico poi finisco per sbagliare anche cose piuttosto semplici».
Ti condizionano gli errori in partita?
«No, so che si possono fare e non bisogna farne un dramma: se pensi troppo perdi il filo del gioco. Io cerco di non snaturarmi nel corso della gara. L’emozione la sciolgo tutta nei primi minuti, poi acquisto tranquillità, mi aiuto seguendo le direttive dell’allenatore, cerco di eseguire correttamente ciò che mi chiede. A quel punto puoi azzardare qualche numero più difficile, anche se ritengo che un grande giocatore debba essere semplice e soprattutto efficace. Peraltro, noi della Juventus abbiamo giocatori estrosi e di classe: la cosa importante, per uno come me, è aiutarli a mettere in atto la loro fantasia. Questo non esclude che ogni tanto io non provi qualche colpo particolare per sorprendere gli avversari: è anche un modo per conoscere i miei limiti».
Su YouTube circola un tuo video, molto cliccato, in cui ti riscaldi prima di una partita dell’Under 21 a Wembley. Sembri un clone di Maradona, ti si vede intento a palleggiare con la spalla e fai un po’ di numeri circensi. Il Pibe de Oro diceva di comportarsi così perché gli avversari lo vedevano ed entravano già intimoriti…
«Ma io l’ho fatto con lo stadio vuoto, non c’era alcun intento esibizionistico. A me piace il pallone, starei ore e ore a palleggiare, mi fa stare bene, è il modo più naturale per entrare nel clima partita».
Quali sono le partite che ti esaltano di più?
«Mi piace quando si entra nel cuore della partita, quando c’è da soffrire. È lì che esce fuori il carattere, la voglia che hai e metti tutto quel che hai a disposizione della squadra».
Quindi prediligi gli incontri un po’ fuori di testa, nei quali si perdono le attenzioni tattiche e prevale l’agonismo…
«È bello affrontarsi a viso aperto, senza paura. Il calcio spettacolo ha bisogno di coraggio e la Juve ha questa mentalità, vuole sempre vincere e non sta mai a fare troppi calcoli».
Da dove nasce la tua capacità di corsa?
«Per me gli allenamenti sono molto importanti. Ho avuto la fortuna di avere lavorato con Zeman: il suo tipo di preparazione è una base che ti porti dietro per sempre. Qui alla Juve abbiamo tecnici ottimi nell’aiutarci a tenere il livello di corsa sempre su standard molto alti. Correre è comunque una questione non puramente personale, non è che macini chilometri tanto per farli. Tutto dipende da com’è disposta in campo la squadra, se ci si allunga molto sei costretto a colmare gli spazi».
Ti riconosci nella definizione di incontrista o la ritieni riduttiva delle tue qualità?
«Credo che ogni valutazione nasca da quel che si vede in campo. È vero che recupero tanti palloni, ma a me interessa anche la costruzione del gioco e sono in grado di fare un lancio o un passaggio. Mi considero anche un giocatore discretamente tecnico. Insomma, non ho piedi scandalosi!».
Che rapporto hai con il goal? A Piacenza ne hai fatti sei…
«Prima dell’anno scorso il goal era una dimensione sconosciuta. Avevo segnato una volta con il Messina in Serie A, ma il goal mi era stato annullato. Con il Piacenza appena toccavo la palla finiva in rete. Intanto con la Juve sarebbe bello vincere poi, magari, partecipare con qualche goal».
E con la tattica? Sei uno che si appassiona allo studio dei moduli? «Mi piace fare quello che dice il mister: lui studia e noi giocatori in campo mettiamo in pratica. L’importante è la pratica, la teoria non mi attrae».
Come vivi in partita il confronto con il tuo avversario diretto?
«Intanto scatta in me una forma di rispetto. Spesso affronto giocatori con più esperienza, ed è giusto guardarli e imparare. Diciamo che provo a buttarla sul mio terreno, provo a metterlo in difficoltà standogli addosso, sfruttando la mia più giovane età e la determinazione».
Chi è il compagno in campo che ti dà maggiori consigli? C’è qualcuno che urla di più?
«Tutti danno il proprio contributo e parlano. Ma non c’è gente che ti sgrida. Si inizia da Buffon e si finisce con Palladino, ognuno può dire la sua ed io sono disposto ad ascoltarlo, perché è anche così che si migliora e si arriva a costruire le vittorie. Le parole che contano di più sono quelle fuori dal campo. Mi è capitato di fare un’ora di viaggio in auto con Nedved e lui mi ha offerto molti consigli. E non sono legati al calcio, quelli più interessanti riguardavano la vita: perché lui è un maestro anche fuori dal campo».
Un’ultima cosa: lo sai che le statistiche dicono che tocchi un’infinità di palloni a ogni incontro, sei quasi da record…
«Non lo sapevo. Non me le dicono mai certe cose…».
 

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