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Socrates

Helge Bronée

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Den danske playboy var boldkunstner og skørtejæger - TV 2
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 1872411840_juventus1931.jpg.5a7fc65925a39c1ed1470d22de9a1c30.jpg HELGE  BRONÉE   

 

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https://it.wikipedia.org/wiki/Helge_Bronée

 

 

Nazione: Danimarca Danimarca
Luogo di nascita: Nybölle
Data di nascita: 28.03.1922

Luogo di morte: Dronningmölle

Data di morte: 03.06.1999
Ruolo: Attaccante/Centrocampista
Altezza: 174 cm
Peso: 72 kg

Nazionale Danese
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 1954 al 1955

Esordio: 26.09.1954 - Serie A - Juventus-Lazio 4-2

Ultima partita: 19.06.1955 - Serie A - Juventus-Sampdoria 2-2

 

29 presenze - 11 reti

 

 

Helge Christian Bronée (Nybølle, 28 marzo 1922  Dronningmølle, 3 giugno 1999) è stato un calciatore danese, di ruolo attaccante.

 

 

Helge Bronée
Bronee.jpg
     
Nazionalità Danimarca Danimarca
Altezza 174 cm
Peso 72 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Termine carriera 1959
Carriera
Squadre di club
1940-1948   Østerbro ? (26)
1948-1950   Nancy 46 (22)
1950-1952   Palermo 70 (22)
1952-1954   Roma 51 (12)
1954-1955   Juventus 29 (11)
1955-1956   Novara 27 (10)
1956-???? Rødovre ? (?)
1959   B 93 5 (2)
Nazionale
1945-1946 Danimarca Danimarca 4 (1)

 

Caratteristiche tecniche

Era mancino. Aiutava spesso la squadra nella fase difensiva in quanto gradiva partire lontano dalla porta per poi finalizzare. In carriera ricoprì comunque tutti i ruoli eccezion fatta per quello del portiere.

Carriera

Esplose nella squadra francese del Nancy. Nel 1950 venne ingaggiato, per 40 milioni di lire, dal Palermo del Principe Raimondo Lanza di Trabia, che lo aveva scoperto durante un suo viaggio di piacere a Nancy per la partita Nancy-Grenoble e che volle portarlo a tutti i costi a Palermo.

 

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Bronée (a destra) e Carlo Galli, attaccanti della Roma nel 1953.

 

Ben presto entrò in contrasto con l'allenatore dei rosanero Gipo Viani: durante una partita la sua squadra, per difendere il pareggio, si chiuse a catenaccio e lui, non gradendo, si spostò in difesa buttando la palla in autogol. Negli spogliatoi fu poi preso a botte dal suo allenatore. Fuori dal campo aveva un carattere indisciplinato, che ben presto gli causò antipatie all'interno della società; anche per questo giocò in rosanero solamente per due stagioni (1950-1951 e 1951-1952) totalizzando 70 presenze e segnando 22 reti.

La sua carriera proseguì nella Roma, ma anche qui il suo carattere rissoso gli creò qualche problema. Dopo un Roma-Inter, fra lui e il suo compagno di squadra Arcadio Venturi sorse un diverbio, culminato con il lancio di una scarpa sulla faccia di un dirigente di riguardo, il dottor Campilli, figlio di un ministro. Bronée venne messo fuori squadra, ponendo così termine alla sua avventura romanista.

Nel 1954 approdò alla Juventus, dove rimase una sola stagione totalizzando 29 presenze e 11 reti. Nel campionato successivo andò a concludere la sua carriera italiana nelle file del Novara. In Italia ha totalizzato complessivamente 177 presenze e 55 reti in massima serie.

Chiuse la carriera con il B 93.

 

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Bronée e Boniperti nel 1954-'55

 

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1872411840_juventus1931.jpg.5a7fc65925a39c1ed1470d22de9a1c30.jpg HELGE  BRONÉE   

 

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Nato a Nöebölle, in Danimarca, il 28 marzo 1922, arrivò alla Juventus nel 1954, proveniente dalla Roma, oramai trentaduenne; centravanti di tipo particolare, quasi di scuola danubiana, non privilegiò mai la forza rispetto alla tecnica. I suoi piedi erano quelli di un fine dicitore di gioco, i suoi goal furono raramente espressioni di potenza.
Quello che Bronée cercava era innanzitutto la bellezza del gesto atletico, la coordinazione nei movimenti, mai disgiunta dalla raffinatezza nel tocco. Un giocatore di classe suprema, un precursore del collettivo, tatticamente indisciplinato, ma è un grandissimo talento naturale.
A Torino fu impiegato esclusivamente da interno sinistro: usava il destro solo per camminare, come si suol dire. L’accoppiata Bronée-Præst sulla fascia sinistra, nonostante i due risentissero già del peso degli anni, mandò spesso in visibilio la platea del Comunale; due giocatori complementari l’uno all’altro, due magici protagonisti per un solo tipo di interpretazione del football.
Esordì in bianconero il 26 settembre 1954, seconda di campionato, a Torino contro la Lazio: fece impazzire Fuin e Giovannini, marcatori laziali, e segnò due dei quattro goal della vittoria juventina. Si ripeté a Novara la domenica successiva. In quella Juventus alla fine furono undici i suoi goal, capocannoniere al pari di Manente, terzino dal tiro possente, che beneficiò anche dei penalty. Si congedò dai tifosi il 4 giugno 1955; la Juventus sconfisse il Bologna 5-1, con una sua doppietta, come al debutto.
In bianconero rimase solamente una stagione, in quanto la sua indisciplina fu regola di vita anche al di fuori dei rettangoli verdi; totalizzerà ventinove presenze e undici goal. Nel campionato successivo va a concludere la sua parentesi italiana nelle file del Novara. Una curiosità: il suo ingaggio era pagato a cachet: un tanto a partita e un bel premio in denaro per ogni rete messa a segno.
«Alla Juve arrivo già spremuto – scrive Camin – tutto passa. Al Nancy, in Francia, faceva lo scavezzacollo e continuò a farlo anche nel Palermo, biondissimo e malizioso, piacquero i suoi occhi azzurri che continuavano a guardare al presidente principe Raimondo Lanza di Trabia. Fu un giocatore formidabile. Anticipò il calcio collettivo proprio lui anarchico, facendo la mezzala e il mediano, interdicendo e rifinendo, difendendo e attaccando, con la fascetta bianca al polso sinistro che un dì s’era spezzato, vinceva e perdeva, aveva voglia di battersi o non ne aveva per niente, nemmeno lui sapeva perché, la testa altrove. Si divertiva di più fuori campo ma non sempre. Il suo dramma era il tempo libero».

 

https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2008/03/helge-bronee.html

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