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Socrates

Diego

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TT: City doet bod van 60 miljoen op Kroos, United en Juve akkoord over  Pogba | Foto | AD.nl
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Diego Ribas da Cunha | Juventuz Forums
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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    DIEGO        

 

Why Diego Was Better at Juventus Than Many Fans Remember | News, Scores,  Highlights, Stats, and Rumors | Bleacher Report

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Diego_Ribas_da_Cunha

 

 

Nazione: Brasile Brasile
Luogo di nascita: Ribeirao Preto
Data di nascita: 28.02.1985
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 173 cm
Peso: 73 kg
Nazionale Brasiliano
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 2009 al 2010

Esordio: 23.08.2009 - Serie A - Juventus-Chievo 1-0

Ultima partita: 19.08.2010 - Europa League - Sturm Graz-Juventus 1-2

 

47 presenze - 7 reti

 

 

Copa America 2004 e 2007 con la nazionale brasiliana

 

 

Diego Ribas da Cunha, conosciuto come Diego (Ribeirão Preto, 28 febbraio 1985), è un calciatore brasiliano, centrocampista del Flamengo.

 

Diego
Diego Ribas @ Fenerbahce - Altinordu 23 December 2014.jpg
Diego con la maglia del Fenerbahçe nel 2014
     
Nazionalità Brasile Brasile
Altezza 173 cm
Peso 73 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Centrocampista
Squadra   Flamengo
Carriera
Giovanili
1997-2004   Santos
Squadre di club
2001-2004   Santos 64 (21)
2004-2006   Porto 49 (4)
2006-2009   Werder Brema 84 (38)
2009-2010   Juventus 47 (7)
2010-2011   Wolfsburg 30 (6)
2011-2012    Atlético Madrid 30 (3)
2012-2014   Wolfsburg 46 (13)
2014    Atlético Madrid 13 (1)
2014-2016   Fenerbahçe 53 (5)
2016-   Flamengo 144 (26)
Nazionale
2008 Brasile Brasile olimpica 6 (2)
2003-2017 Brasile Brasile 34 (4)
Palmarès
 
Olympic flag.svg Olimpiadi
Bronzo Pechino 2008
Transparent.png Copa América
Oro Perù 2004
Oro Venezuela 2007
CONCACAF - Gold Cup.svg Gold Cup
Argento USA-Messico 2003

 

Biografia

È nato a Ribeirão Preto, nello stato brasiliano di San Paolo, ma, avendo origini calabresi e ferraresi, il 16 marzo 2004 ha ottenuto la cittadinanza italiana.

Caratteristiche tecniche

Regista, trequartista o seconda punta, è dotato di una buona tecnica e visione di gioco. Tra i suoi punti di forza spiccano il dribbling e la precisione nei passaggi, caratteristiche che lo rendono un prezioso uomo-assist. È abbastanza abile anche nei calci piazzati.

Nel 2001 è stato inserito nella lista dei migliori giovani calciatori stilata da Don Balón.

Carriera

Club

Santos e Porto

Entrato a far parte delle giovanili del Santos a 12 anni, debuttò con la prima squadra nel 2002, a 17 anni, nel torneo di Rio-San Paolo. Nello stesso anno vinse il campionato brasiliano rendendosi protagonista di ottime prestazioni, in particolare in coppia con Robinho. L'anno seguente sarebbe dovuto passare al Tottenham, ma il suo trasferimento nel club inglese fu annullato negli ultimi minuti di mercato dal presidente del Santos.

Nel luglio 2004 passò al Porto, dove non venne impiegato con continuità e finì spesso in tribuna, non riuscendo a giocare ai livelli su cui si era espresso in Brasile. Con l'arrivo dell'allenatore olandese Co Adriaanse nel 2005, la situazione per Diego non migliorò, cosicché il giocatore decise di trovare un'altra squadra.

Werder Brema

Nel maggio 2006 venne acquistato dal Werder Brema per 6,3 milioni di euro - trasferimento record per il club tedesco -, che gli fece firmare un contratto fino al 2010. Poco dopo, il 5 agosto, disputò la sua prima partita nella finale di Coppa di Lega vinta 2-0 ai danni del Bayern Monaco, mentre alla prima giornata di campionato segnò il suo primo gol con la maglia del Werder contro lo Hannover 96: con delle ottime prestazioni venne quindi nominato miglior giocatore in Bundesliga dell'agosto 2006.

In Champions League il Werder Brema terminò al terzo posto nel gruppo A delle fasi eliminatorie, passando quindi in Coppa UEFA dove raggiunse la semifinale battendo l'AZ Alkmaar nel quarti di finale, grazie al gioco creativo di Diego. Il 20 aprile 2007 Diego segnò contro l'Alemannia Aachen un gol da circa 63 metri, successivamente eletto il più bello dell'anno in Bundesliga. Al termine della stagione 2006-07 venne eletto miglior giocatore della Bundesliga dalla rivista Kicker, con oltre il 50% dei voti. Il Werder si piazzò terzo dietro lo Stoccarda campione e lo Schalke 04.

 

220px-Diego-Naldo.jpg
 
Diego (a sinistra) e Naldo mentre festeggiano per la vittoria della Coppa di Germania

 

Iniziò bene la stagione 2007-2008, distinguendosi per le ottime prestazioni. È stato fondamentale per il Werder nelle fasi eliminatorie della Champions League e nel ritorno del 3º turno dei preliminari la squadra batté la Dinamo Zagabria con due gol del fantasista brasiliano.

Nella fase a gironi di Champions, il Werder Brema perse 2-1 col Real Madrid, tuttavia la performance di Diego destò l'interesse dell'allenatore madrileno Bernd Schuster. In aprile il Real Madrid cercò di contrattare con Diego, ma Klaus Allofs, general manager del Werder, respinse le trattative e Diego annunciò il suo desiderio di rimanere nel club tedesco, prolungando il suo contratto fino al 2011.

Dopo il no al Real Madrid, il Werder affrontò in casa lo Stoccarda, campione in carica della Bundesliga e vinse 4-1 con Diego leader del centrocampo. Più avanti nella stagione, il Werder Brema conquistò uno storico 8-1 col Arminia Bielefeld, con Diego protagonista di tre assist e di un gol.

Nella stagione 2008-2009 il Werder, non qualificatosi per le fasi a eliminazione diretta in Champions, raggiunge la finale di Coppa UEFA e Diego si rese protagonista realizzando reti al Milan, al Saint-Étienne, all'Udinese e all'Amburgo. Nella semifinale con l'Amburgo subì un'ammonizione e, essendo diffidato, saltò la finale di Istanbul per squalifica. Il 30 maggio, nella finale di Coppa di Germania, servì l'assist decisivo a Mesut Özil per il gol vittoria dell'1-0 ai danni del Bayer Leverkusen, aggiudicandosi, dopo la Coppa di Lega tedesca del 2006, il trofeo più importante nella sua esperienza tedesca e portando il Werder in Europa League.

Juventus

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Diego in azione durante Bari-Juventus, 12 dicembre 2009

 

Il 26 maggio 2009 viene ufficializzato il passaggio del brasiliano alla Juventus per la stagione 2009-2010, per la cifra di 23 milioni di euro. Il 9 luglio viene presentato davanti ai tifosi a Pinzolo; veste la maglia numero 28.

Esordisce nel campionato italiano il 23 agosto, nell'incontro Juventus-Chievo, fornendo a Iaquinta l'assist (da calcio di punizione) per la rete che decide la partita. Il 30 agosto, contro la Roma segna i primi gol in bianconero realizzando una doppietta nella gara vinta 3-1 dalla Juve. Al termine dell'anno solare viene inserito nelle liste per il Pallone d'Oro e per il FIFA World Player (insieme al compagno di squadra Gianluigi Buffon). Il 13 gennaio 2010 esordisce in Coppa Italia, segnando anche il primo gol della gara vinta 3-0 contro il Napoli: segna anche contro l'Inter nei quarti di finale, ma la Juventus viene sconfitta per 2-1.

Autore, insieme a tutta la rosa juventina, che chiude il campionato a un deludente settimo posto, di una stagione negativa, lascia l'Italia dopo una sola annata.

Wolfsburg e prestito all'Atlético Madrid

Il 27 agosto 2010 viene ceduto a titolo definitivo al Wolfsburg per 15,5 milioni di euro. Il 28 agosto 2010 esordisce contro il Magonza alla Volkswagen-Arena e segna il suo primo gol. La squadra ospite vincerà per 3-4 rimontando il 3-0 iniziale.

Il 5 febbraio 2011 è protagonista di un episodio curioso: nella partita contro l'Hannover 96 Diego insiste per calciare un rigore e lo "ruba" al compagno Patrick Helmes, colpendo però la traversa, quando la partita vedeva il Wolfsburg in svantaggio per 1-0. Questo episodio ha segnato poi la sconfitta finale ed una multa di 100.000 euro al giocatore brasiliano, nonché l'esclusione dalla partita successiva.

In occasione del ritiro pre-partita contro l'Hoffenheim, Diego si allontanò improvvisamente dall'allenamento, rendendosi indisponibile per il match, e scatenando le ire dell'allenatore Felix Magath, che annunciò che Diego non sarebbe più partito titolare e in seguito sarebbe stato messo fuori rosa. Poco tempo dopo, infatti, è lo stesso Diego ad annunciare il divorzio dal Wolfsburg il 24 giugno, con il prezzo del cartellino del giocatore fissato a 10 milioni di euro. Il 4 agosto l'allenatore del Wolfsburg, in accordo con la società, comunica al giocatore che, nel caso dovesse rimanere, non verrebbe mai schierato sul terreno di gioco.

Il 31 agosto 2011 passa in prestito all'Atlético Madrid. Fa il suo esordio in Liga BBVA con la squadra madrilena il 10 settembre 2011 in un match contro il Valencia. Segna il suo primo gol con la squadra spagnola nella partita di Europa League contro il Celtic FC, e il suo primo gol in campionato contro il Levante, nella partita vinta per 3-2. Il 9 maggio 2012 conquista con l'Atletico Madrid l'Europa League, nella finale di Bucarest contro l'Athletic Bilbao dove segna il gol del definitivo 3-0.

Ritorno al Wolfsburg e nuovo prestito all'Atlético Madrid

Dopo il prestito all'Atlético Madrid, Diego torna al Wolfsburg, dove gli viene assegnata la maglia numero 10. Nella prima parte di stagione colleziona 19 presenze e 6 reti tra campionato e coppa nazionale. Gioca altre 54 partite segnando 18 gol.

Il 31 gennaio 2014 passa in prestito all'Atlético Madrid. Il 1º aprile 2014, con un tiro da fuori area all'incrocio dei pali, porta momentaneamente in vantaggio la sua squadra contro il Barcellona, nel quarto di finale di andata di Champions League, poi superato. La sua squadra vincerà il campionato e perderà la finale della Champions League. Al termine della stagione, l'Atletico Madrid decide di non riscattarlo, ed il giocatore fa quindi ritorno in Germania.

Fenerbahçe

L'11 luglio 2014 passa a titolo gratuito ai turchi del Fenerbahçe, firmando un contratto triennale. In Turchia vince una Supercoppa turca.

Flamengo

Dopo 12 anni, torna in Brasile per giocare con il Flamengo. Con i brasiliani vince due campionati Carioca (2017 e 2019), due campionato brasiliano (2019 e 2020/2020), una Coppa Libertadores (2019) e una Recopa Sudamericana (2020).

Nazionale

A 18 anni partecipa alla CONCACAF Gold Cup 2003 con la selezione Under-23; la manifestazione, riservata alle nazionali maggiori del Nord e Centro America, vide la partecipazione su invito della nazionale olimpica del Brasile, la quale, nonostante la notevole differenza di età e di esperienza nei confronti delle avversarie, riesce ad arrivare in finale, persa poi contro il Messico di Pavel Pardo. Diego segna due gol nella competizione, nelle partite contro l'Honduras (girone di qualificazione) e contro gli Stati Uniti (semifinale).

Nel 2004 viene convocato in nazionale per la Coppa America, che si conclude con una vittoria della Seleção in finale contro l'Argentina, partita in cui Diego segnò uno dei tiri di rigore conclusivi. Al Porto non riuscì ad esprimersi a buoni livelli; così non venne convocato ai Mondiali di calcio 2006. In seguito alle buone performance e forte dei titoli ottenuti con il Werder Brema, Diego fu chiamato nuovamente dalla nazionale brasiliana nel mese di novembre per una partita amichevole con la Svizzera. Tre anni dopo la prima esperienza partecipa nuovamente alla Coppa America, mentre nel 2008 prende parte ai Giochi olimpici svoltisi a Pechino come fuoriquota.

Palmarès

Club

Competizioni statali

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Nazionale

Individuale

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    DIEGO        

 

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ENRICA TARCHI, “HURRÀ JUVENTUS” DEL GIUGNO 2009
Per qualcuno il suo nome ha cominciato a essere più di un titolo di giornale la sera del 9 dicembre. Al Weserstadion di Bremen, il Werder batte l’Inter, facendo vacillare le certezze europee dei nerazzurri e garantendosi la qualificazione in Champions League. Diego Ribas da Cunha non segna, ma gioca come sa. Passano pochi mesi e la curiosità degli juventini cresce con l’aumentare dei titoli dei giornali, sempre più insistenti su un possibile futuro bianconero del ragazzo di Ribeirão Preto.
Il 18 febbraio, il Werder incrocia sulla sua strada europea l’altra milanese. Diego segna, ma la qualificazione al turno successivo arriva otto giorni dopo, a San Siro: un 2 a 2 in cui il giovanotto disegna palloni perfetti per Pizarro, che soffoca le ambizioni del Milan. Una partita, quella di Diego, che convince i tifosi della Juventus. I dirigenti, invece, non avevano già dubbi. Nei quarti di Uefa, infine, l’incrocio con l’Udinese. Tra il 9 e il 16 aprile va in scena il gran finale della personale sfida di Diego contro le italiane: due doppiette che rendono felici i tifosi del Werder tanto quanto i dirigenti della Juventus, ormai vicini a finalizzare l’accordo con il giocatore. 
Il contratto, firmato poco più di un mese dopo (il 26 maggio), e arrivato al termine di un negoziato complesso, durante il quale Blanc e Secco hanno dovuto vincere la concorrenza di altri grandi club. D’altronde, Diego è un fenomeno, uno di quei giocatori che fanno impazzire il pubblico con giocate di alta qualità e classe. Una star sul terreno di gioco, a cui fa da contraltare un atteggiamento da ragazzo semplice fuori dal campo. Non il classico “duro”, ma un ragazzo che parla tanto di vittoria, ma anche di “carinho” (affetto), quello di cui ha bisogno nel suo rapporto con il pubblico, che, più lo coccola, più gli dà la carica per continuare a essere quello che è: il giocatore che fa la differenza, l’asso imprevedibile dal quale ti puoi aspettare giocate spettacolari, pennellate per i compagni e gol d’autore. 
Campione nel suo paese a soli 17 anni, età in cui già vantava le prime convocazioni nella Nazionale brasiliana, ha vissuto una parentesi vittoriosa, ma con qualche ombra a titolo personale, in Portogallo, prima di essere adottato dalla Bundesliga dove ha raccolto successi, consensi e “carinho”, appunto. E in Italia, alla Juventus, è convinto che sarà ancora meglio, perché, da quello che gli hanno raccontato, la passione per il calcio si avvicina molto a quella che si respira nel suo paese d’origine. 
– Da tanto tempo si parla di Diego alla Juventus.
«Sono passati più di due anni da quando ho percepito che la Juventus era interessata a me. Infatti, da allora ho cominciato a seguire con più interesse le vicende del club, a documentarmi. Sapere che una delle società storiche del calcio mondiale è interessata a te, ti riempie di orgoglio e ti dà motivazioni ancora maggiori». 
– Prima di cominciare a documentarti, cosa sapevi della tua nuova squadra?
«Che ha oltre 14 milioni di tifosi in Italia e tanti altri nel mondo, che ha un pubblico molto affezionato e che c’è una grande passione intorno a questa squadra. Il giorno in cui sono arrivato a Torino per le visite mediche e per firmare il contratto, mi ha fatto effetto incontrare la gente per strada e sentirmi dire: “Bravo” oppure “Siamo contenti che tu venga alla Juventus”. Mi ha fatto piacere scoprire da subito l’affetto dei tifosi».
– Conoscevi già qualcuno alla Juventus?
 «L’unico giocatore che ho conosciuto della Juventus è il mio connazionale Amauri, ma solo via telefono. Ci hanno messi in contatto amici comuni e grazie a lui ho cominciato a entrare nel clima bianconero. Mi ha raccontato tante belle cose. Ora sono impaziente di incontrarlo anche di persona. Per il resto è un mondo tutto nuovo».
– Con i tuoi connazionali di altre squadre hai mai parlato del calcio italiano?
«Sì, ne ho parlato con i miei amici Kakà, Pato, Julio Cesar, Maicon e Julio Batista. Mi hanno parlato molto bene del calcio italiano e del clima che si respira qui da voi».
– Cosa ti hanno detto in particolare i tuoi connazionali?
«Che ci si trova bene perché gli italiani vivono il calcio in modo molto passionale, quasi come in Brasile. Ti senti importante e questo ti dà una motivazione in più. In Germania c’è invece molto rispetto, nel senso che il calcio piace, ma i tifosi sono più riservati».
– Che differenza hai riscontrato tra i campionati in cui hai giocato (brasiliano, portoghese e tedesco)? Quale ti si adattava di più?
«Sono brasiliano e porto con me le caratteristiche tipiche del calcio del mio paese, cioè un calcio libero, allegro e creativo. Il Portogallo ha qualcosa del calcio brasiliano, forse anche per la vicinanza culturale dei due paesi, ma è più condizionato dalla tecnica europea. In Germania è un gioco più serio, tecnico e di forza. Ho imparato ad adattarmi a tutti i campionati in cui ho giocato, quindi sono sicuro che mi troverò a mio agio anche in Italia, dove le squadre giocano molto chiuse e c’è bisogno di creatività per arrivare al gol». 
– Cosa ne pensi del campionato italiano?
«Lo ammiro molto, è uno dei più importanti del mondo e lo seguo fin da quando vivevo in Brasile. Giocarci è la realizzazione di un sogno, lo stesso che hanno tanti ragazzini del mio paese che oggi seguono la mia carriera. Sono felice, motivato e non vedo l’ora di andare in campo con la maglia della Juventus». 
– Torniamo alla Germania, dove nel 2007 sei stato nominato miglior giocatore dell’anno.
«È stata una bella soddisfazione, come lo è stato vedere un mio gol premiato come il migliore della stagione. Tra l’altro quello è anche il mio gol preferito in assoluto, al momento, ovviamente! Si tratta di una rete segnata da 60 metri, non è proprio una cosa da tutti i giorni… Fu contro l’Alemannia Aachen». 
– C’è qualche altro ricordo piacevole che ti lega al Werder Brema? 
«Moltissimi. Se rimaniamo in tema di gol, quello fatto al Bayern Monaco, nel primo confronto a cui ho partecipato. In questo caso lo ricordo soprattutto per l’importanza della partita. Poi i successi ottenuti e il modo in cui mi hanno fatto diventare un idolo, anche per i bambini».
– Avevi un soprannome?
«Quello che ricordo più volentieri è il primo, proprio appena arrivato: “werderdona”, un mix tra Werder e Maradona! Poi mi piace ricordarne anche di più semplici, come SuperDiego e DiegoShow. Come vedete, non dimentico nulla, perché in Germania ho vissuto tre anni bellissimi, fondamentali anche per la mia carriera». 
– Che effetto ti ha fatto sentirti paragonato a Maradona?
«È sempre piacevole essere paragonato a un giocatore che ha fatto cose straordinarie, anche se come paragone mi è sembrato un po’ inusuale, vista la rivalità non solo sportiva che esiste tra il mio paese e l’Argentina». 
– Dal clima del tuo paese alla Germania, passando per il Portogallo. Ti eri ambientato con facilità?
«Sì, anche se l’inverno effettivamente è molto rigido e ammetto che per un brasiliano non è facile. Io pensavo solo a giocare e mi sono trovato subito bene perché vivevo in un ottimo ambiente, dove sono sempre stato trattato bene e messo a mio agio. Sentivo l’affetto delle persone con cui lavoravo e con cui avevo a che fare». 
– La famiglia era al tuo fianco?
«Vivevo da solo, ma ho una famiglia molto numerosa, composta da mamma, papà, due sorelle e un nipotino. Diciamo che ogni quindici giorni c’era sempre qualcuno con me, compresa la mia fidanzata».
– Oltre a te, c’è qualche altro calciatore in famiglia?
«No, mio papà, che mi cura gli interessi, non ha mai giocato. Il mio nipotino è ancora piccolo, ma non si sa mai…».
– I tuoi amano venire allo stadio?
«Certo, vengono a vedere le partite, indossando anche la maglia con il mio nome».
– A parte la consacrazione avvenuta in Germania, quando hai iniziato a diventare un idolo dei tifosi?
«Nel Santos, perché ho iniziato a giocare in prima squadra a 16 anni e a 17 ho vinto il mio primo titolo e conquistato la maglia della Nazionale». 
– Preferisci essere apprezzato per i tuoi gol per la capacità di creare gioco?
«Per tutte e due! (sorride) Sono un centrocampista con caratteristiche offensive, mi piace orchestrare il gioco, attaccare e cercare la via del gol. Penso che una caratteristica dei giocatori brasiliani sia proprio giocare in modo creativo. Se a questa sommi una buona preparazione fisica e tattica, far gol e vincere hai raggiunto l’obiettivo». 
– Parliamo della tua esperienza al Porto.
«Il primo anno è andato tutto bene, abbiamo anche vinto la Coppa Intercontinentale. Poi ho avuto alcuni problemi con l’allenatore, per tre mesi ho giocato poco, e sono partito: destinazione Werder». 
– E lì c’è stata la tua rinascita.
«Non la chiamerei così, piuttosto una buona opportunità per tornare a dimostrare le mie qualità, nelle quali io stesso credevo e che anche il pubblico conosceva. Purtroppo, come capita a tanti giocatori, si può non essere apprezzati da qualcuno e in questi casi è meglio cambiare». 
– A proposito di buone opportunità, eccone una: la Juventus.
«E che opportunità! Sono qui per vincere, sicuro che questa squadra, formata da giocatori di qualità, ha tutte le carte in regola per farlo. Noi punteremo a vincere, a “ganhar”, in tutte le competizioni».
〰.〰.〰
Veste la maglia con il numero 28 e debutta ufficialmente con i bianconeri il 23 agosto 2009, alla prima giornata di campionato, contro il Chievo, fornendo l’assist per la rete decisiva di Iaquinta. Segna i suoi primi gol in maglia bianconera in Roma-Juve del 30 agosto. Si ripete contro l’Atalanta, il Bologna e la Fiorentina. È inserito nella lista dei candidati per il Pallone d’Oro, e anche in quella per il Fifa World Player insieme a Buffon. Debutta in Coppa Italia il 13 gennaio 2010, in occasione degli ottavi di finale, in Juventus-Napoli, vinta 3-0 dai bianconeri, in cui segna il gol di apertura. Realizza anche la rete del momentaneo vantaggio sull’Inter, nei quarti di finale di Coppa Italia. In totale, 47 presenze e 7 realizzazioni.
Infatti, nonostante questi numeri, la stagione di Diego è ampiamente negativa. È sicuramente un giocatore dalle grandi qualità tecniche, ma poco adattabile al calcio italiano. Infatti, le sue giocate sono spesso in orizzontali e sono rare le verticalizzazioni per i compagni smarcati in profondità. In più, dimostra di essere tutt’altro che un leader, difettando di personalità. Non sono rare le occasioni nelle quali, vicino alla porta avversaria, preferisce passare la palla a un compagno, anziché tirare in rete.
Certo, la stagione disastrosa della Juventus non lo aiuta, ma nonostante sia spesso messo in condizione di giocare secondo il suo istinto, non è mai in grado di prendere per mano la squadra e condurla alla vittoria. Anzi, il suo rigore fallito contro il Bari, è un segnale quasi di resa. Possiamo dire che il vero Diego lo si è visto nelle prime tre partite di campionato: troppo poco per un giocatore considerato uno dei più forti del mondo (e pagato quasi 25 milioni di euro) che avrebbe dovuto assicurare il salto di qualità alla Juventus.
«Non mi aspettavo di vivere momenti duri come quelli per cui siamo passati. Non me lo aspettavo io, non se lo aspettavano i compagni, non se lo aspettavano i tifosi. La qualità dei giocatori è altissima. Un po’ di difficoltà all’inizio sono inevitabili, ma a quanto pare il problema più grosso non erano i singoli. Era l’insieme. Difficile dire con precisione cosa non abbia funzionato. Probabilmente non abbiamo lavorato abbastanza come squadra. Non si può dire che non ci abbiamo provato, però non ci abbiamo provato insieme. La cosa strana è che fuori dal campo siamo un gruppo ben affiatato».
Così, con l’arrivo di Delneri (che con il suo 4-4-2 non prevede l’utilizzo del trequartista), il 27 agosto 2010, la Juventus comunica di aver perfezionato l’accordo con il Wolfsburg per la sua cessione a titolo definitivo.
«Se ho fallito alla Juve? Ho pagato io per tutti – dirà tempo dopo – in Europa puoi avere alti e bassi, anche a seconda di dove giochi. Alla Juventus, avevo più responsabilità degli altri, difatti era la Juve di Diego, anche per via del contratto, di quanto ero costato. Ho giocato tanto, come titolare e non era affatto male. Ma mancavano i risultati e allora si guardava all’investimento fatto con me. Non siamo stati in grado di vincere, di ambire alla Champions. Il tifoso italiano è “fanatico” e molto esigente Lo prendo come un periodo che mi è servito per crescere».
 

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Diego (Juventus 2009-2010)

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