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Socrates

Eugenio Corini

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158294740_juve1989.png.42800fa7d31171c343725403ab83d426.png   EUGENIO CORINI

 

Corini alla Juventus: una favola senza lieto fine | Goal.com

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Corini

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Bagnolo Mella (Brescia)
Data di nascita: 30.07.1970

Ruolo: Centrocampista
Altezza: 175 cm
Peso: 73 kg

Nazionale Italiano Under-21
Soprannome: Il Genio

 

 

Alla Juventus dal 1990 al 1992

Esordio: 12.09.1990 - Coppa Italia - Taranto-Juventus 2-1

Ultima partita: 24.05.1992 - Serie A - Verona-Juventus 3-3

 

64 presenze - 4 reti

 

 

Eugenio Corini (Bagnolo Mella, 30 luglio 1970) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista, tecnico del Brescia.

Nella sua ultraventennale carriera da giocatore ha vestito le maglie di Brescia, Juventus, Napoli, Sampdoria, Piacenza, Verona, Chievo, Palermo e Torino, totalizzando quasi 600 presenze tra i professionisti. Con Chievo e Palermo ha giocato anche in Coppa UEFA, mentre con la Juve ha disputato un'edizione della Coppa delle Coppe.

Con la nazionale italiana Under-21 ha disputato 29 partite, vincendo il campionato europeo di categoria del 1992; conta anche 7 presenze nella nazionale olimpica. Pur ricevendo quattro convocazioni, non ha mai giocato nella nazionale maggiore. Da allenatore ha guidato il Chievo alla permanenza in Serie A per due stagioni e ha vinto il campionato di Serie B alla guida del Brescia.

 

Eugenio Corini
Eugenio-corini (cropped).jpg
Corini nel 2010
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 175 cm
Peso 73 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Squadra   Brescia
Termine carriera 2009 - giocatore
Carriera
Giovanili
1980-1981 600px HEX-0000FF HEX-FF0000.svg Fionda Bagnolo
1982-1984   Voluntas Brescia
1984-1987   Brescia
Squadre di club
1987-1990   Brescia 77 (9)
1990-1992   Juventus 64 (4)
1992-1993   Sampdoria 24 (4)
1993-1994    Napoli 17 (0)
1994-1995    Brescia 24 (2)
1995-1996    Piacenza 32 (1)
1996-1998   Verona 46 (4)
1998-2003   Chievo 134 (27)
2003-2007   Palermo 129 (25)
2007-2009   Torino 44 (1)
Nazionale
1988-1993 Italia Italia U-21 29 (1)
Carriera da allenatore
2010   Portogruaro-Summaga
2010-2011   Crotone
2011-2012   Frosinone
2012-2013   Chievo
2013-2014   Chievo
2016-2017   Palermo
2017-2018   Novara
2018-2019   Brescia
2019-2020   Brescia
2020-2021   Lecce
2022-   Brescia
Palmarès
 
Transparent.png Europei di calcio Under-21
Oro 1992

 

Biografia

È stato sposato con Caterina, che gli ha dato due figli: Alessandra e Filippo. Dopo la separazione dalla prima moglie si è risposato con l'attuale moglie conosciuta a Palermo, Aurelia, dalla quale ha avuto due figlie, Sofia e Carlotta.

Da giocatore era soprannominato il Genio, in assonanza con il suo nome.

Ha collaborato con SKY Sport in qualità di commentatore tecnico nella stagione in cui è stato inattivo (2009-2010). All'inizio della stagione 2012-2013 ha svolto il ruolo di commentatore sportivo seguendo la Sampdoria.

Caratteristiche tecniche

Giocatore

Centrocampista centrale dal repertorio completo, era un ottimo costruttore di gioco, abile nel distribuire i palloni nonché prolifico realizzatore su tiri di punizione e dal dischetto. Era efficace anche nelle fasi di interdizione e di incursione a rete.

Allenatore

Da allenatore predilige come modulo tattico il 4-3-3, anche se negli incontri con squadre di caratura superiore utilizza il modulo 5-3-2.

Carriera

Giocatore

Club

Fionda e Voluntas

Inizia a giocare nella squadra dell'oratorio della Fionda Bagnolo. A sette anni, la squadra era iscritta al Campionato Pulcini ma Corini non poteva giocare in quanto gli mancava un anno all'età minima, prendendo parte quindi solo alle amichevoli. Il suo primo allenatore è stato Giuseppe Catina.

Passa poi alla Voluntas, voluto dall'allenatore Roberto Clerici che lo nota in un'amichevole fra le due squadre. Nel 1981 la Voluntas gioca il Torneo di Göteborg; per regolamento, potevano giocare i nati dopo il 1º agosto 1970, ed a Corini, nato il 30 luglio, viene negato di disputare la finale nonostante fosse stato schierato in tutte le partite precedenti e premiato come miglior giocatore del torneo. Impressionò anche l'ex giocatore Gunnar Gren, e su di lui venne scritto un articolo su un giornale svedese.

Dal Brescia al Chievo
220px-Eugenio_Corini_-_Brescia_-_Serie_B
 
Corini in azione al Brescia nel campionato di Serie B 1988-1989

 

Nel 1984 passa nelle giovanili del Brescia insieme ad altri ragazzi della Voluntas; le due società erano in collaborazione. All'inizio dell'esperienza con le rondinelle ha dei problemi di ambientamento. Gioca la sua prima stagione da professionista nel 1987-1988 in Serie B, collezionando 14 presenze; l'anno seguente gioca 29 partite mentre nel 1989-1990 segna 9 reti su 34 partite giocate e a fine anno si trasferisce alla Juventus che lo acquista per 5 miliardi di lire. Esordisce in Serie A il 21 ottobre 1990 in Juventus-Lazio (0-0); quell'anno gioca 25 partite segnando una rete, la prima in Serie A, il 30 marzo 1991 in Juventus-Bari 3-1. L'anno dopo gioca 22 incontri segnando una rete.

Nel 1992-1993 si trasferisce alla Sampdoria dove in 24 partite segna 4 reti; l'anno seguente passa in prestito al Napoli: gioca 14 partite nella sua prima stagione, mentre nel campionato 1994-1995 disputa 3 partite in maglia azzurra prima di essere escluso dalla rosa per motivi disciplinari. Nel mercato autunnale si trasferisce nuovamente al Brescia che nel frattempo è risalito in Serie A, giocandovi 24 partite segnando 2 reti. Il ritorno alle origini dura poco, poiché nel 1995-1996 la Sampdoria lo presta al Piacenza, dove gioca 32 partite segnando una rete.

Nel 1996-1997 cambia nuovamente maglia andando a giocare per il Verona, giocando solo 9 partite (segnando una rete) a causa della rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, restando fermo per cinque mesi e mezzo. A fine anno il Verona retrocede in Serie B, e nel 1997-1998 colleziona 35 presenze e 3 reti; l'anno seguente invece gioca solo 2 partite con la maglia del Verona, prima di trasferirsi all'altra squadra della città, il Chievo.

 

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Corini in azione alla Juventus nel corso della stagione 1990-1991

 

Nella squadra della Diga giocherà 7 partite nella prima stagione (complice una nuova rottura del legamento del ginocchio destro, sei mesi di stop), nel 1999-2000 gioca 31 partite segnando 6 reti, nel 2000-2001 gioca 36 partite e segna 7 reti, contribuendo in maniera importante alla promozione in Serie A della squadra, e nel 2001-2002 in 30 partite mette a segno 9 reti, risultando il miglior regista del campionato. L'anno seguente segna 5 volte sempre su 30 partite giocate e a fine anno lascia il Chievo, dopo cinque stagioni; è uno degli autori principali (insieme a Perrotta, Marazzina, Manfredini, Luciano, Lanna, Corradi e tanti altri) del cosiddetto Miracolo Chievo.

Palermo

Nella stagione 2003-2004 è approdato al Palermo, in Serie B, in cambio dei prestiti al Chievo di Mario Santana e Stefano Morrone più un conguaglio economico. Realizza 12 reti in 40 partite giocate. Successivamente diventa il capitano dei rosanero, ottenendo una promozione che mancava ai siciliani da trentun'anni.

Nella stagione 2004-2005 – nella quale è uno dei migliori giocatori dei rosanero – gioca 35 partite conquistando la prima qualificazione in Coppa UEFA della storia del Palermo; l'anno seguente ottiene 27 presenze, segnando 3 reti, mentre nell'ultima stagione in rosanero segna 10 reti (capocannoniere delle squadra) in 27 partite.

Dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II, fu uno dei pochi giocatori a dichiararsi contrari alla sospensione del campionato – per una settimana – decisa dal CONI, affermando che «scendendo in campo si sarebbe potuto lanciare un messaggio importante per commemorare il Pontefice.»

L'8 giugno 2007 annuncia in una conferenza stampa la decisione di lasciare il Palermo per incomprensioni con la società, terminando quindi l'esperienza con la squadra siciliana, della quale era capitano. Per tutta risposta, l'11 giugno 2007 alcuni tifosi del Palermo organizzano una manifestazione davanti allo stadio Renzo Barbera in favore di Corini.

Negli anni della militanza in rosanero, è stato uno dei giocatori più importanti del Palermo. Il tecnico Francesco Guidolin, che lo ha allenato nel capoluogo siciliano, lo ha definito «un giocatore eccellente, uomo guida. [...] Si capiva che aveva le doti per essere leader, al Palermo lo era anche se avevamo altri grandi giocatori.».

Torino

Dopo aver rifiutato il rinnovo del contratto con il Palermo anche a causa di divergenze con la società, gioca la stagione 2007-2008 con la maglia del Torino, colleziona 32 presenze e una rete. Il 7 giugno 2008 rinnova il contratto per un'altra stagione, che lui ha dichiarato essere l'ultima. Anche a causa di una tendinite, in questa ultima stagione colleziona soltanto 12 presenze, chiudendo male la carriera data la retrocessione dei granata in Serie B. La sua ultima apparizione è stata la trasferta di Palermo (vittoria per 1-0 dei rosanero) il 5 aprile 2009.

Nazionale

Nel 1988 esordisce nella nazionale italiana Under-21, con cui colleziona 29 presenze fino al 1992, anno in cui vince il campionato europeo di categoria. Disputa anche 7 partite con la nazionale olimpica, di cui 4 ai Giochi olimpici del 1992 e 3 ai Giochi del Mediterraneo del 1993 (la squadra arrivò al quarto posto).

Durante la sua militanza nella Sampdoria viene convocato per tre volte nella nazionale maggiore guidata da Arrigo Sacchi, senza debuttare. Nel 2002, giocando nel Chievo, riceve un'ultima convocazione da Giovanni Trapattoni, ma anche in questa occasione non scende in campo.

Allenatore

Portogruaro, Crotone e Frosinone

Nella stagione agonistica 2009-2010 studia per divenire allenatore professionista e il 5 luglio 2010 viene ufficializzato il suo nuovo incarico alla guida del Portogruaro, squadra neopromossa in Serie B; l'intesa tra le parti giunge dopo pochi giorni di trattativa, ma, come da accordi, non appena Salvatore Giunta (suo ex compagno di squadra al Brescia e al Verona) consegue il patentino di Prima Categoria, Corini va a rivestirne il ruolo di vice.

Pochi giorni dopo si dimette dal suddetto incarico per divergenze con la società circa il calciomercato in entrata, venendo sostituito con Fabio Viviani.

Il 27 novembre 2010 viene nominato allenatore del Crotone, in Serie B, subentrando all'esonerato Leonardo Menichini e firmando un contratto fino al termine della stagione 2010-2011, con opzione per quella successiva; Salvatore Giunta resta il suo vice. Esordisce sulla panchina crotonese il 4 dicembre nella trasferta della 18ª giornata in casa della capolista Novara, incappando in una sconfitta per 3-0. Il 20 febbraio 2011 viene esonerato dalla società calabrese dopo la sconfitta per 2-0 a Modena contro il Sassuolo, per fare posto al ritorno di Menichini. Il suo ruolino di marcia è stato di una vittoria, cinque pareggi e cinque sconfitte, per un totale di 8 punti ottenuti in 11 partite.

Il 30 novembre 2011 viene nominato allenatore del Frosinone, subentrando al dimissionario Carlo Sabatini. Il 4 dicembre guida per la prima volta la squadra perdendo per 1-0 sul campo del Portogruaro, la prima società di cui è stato allenatore. Dopo aver concluso il campionato di Lega Pro Prima Divisione all'ottavo posto, il 7 giugno 2012 risolve consensualmente il contratto con la società laziale.

Chievo

Il 2 ottobre 2012 diventa l'allenatore del Chievo subentrando all'esonerato Domenico Di Carlo. Torna così a Verona dopo il quinquennio (1998-2003) da giocatore, firmando un contratto fino a fine stagione con opzione per l'annata successiva. Debutta sulla panchina dei clivensi quattro giorni dopo, ottenendo una vittoria casalinga per 2-1 contro la Sampdoria. Dopo aver portato la squadra scaligera all'obiettivo salvezza totalizzando 42 punti in 32 partite, il 29 maggio 2013 decide insieme alla società di non esercitare l'opzione per il rinnovo del contratto, lasciando così la panchina della società clivense.

Il 12 novembre 2013 torna a ricoprire il ruolo di allenatore dei clivensi in seguito all'esonero di Giuseppe Sannino; con la società firma un contratto biennale con scadenza nel 2015. Ottiene la salvezza con un turno d'anticipo, battendo il Cagliari in trasferta per 1-0. Ha ottenuto 30 punti in 26 partite.

Il 22 giugno, prolunga il suo contratto per altri 3 anni fino al 30 giugno 2017, ma il 19 ottobre 2014, a seguito della sconfitta all'Olimpico contro la Roma per 3-0 ed avendo collezionato con quest'ultima la quinta sconfitta in sette giornate, viene sollevato dall'incarico dalla società clivense. Gli subentra Rolando Maran.

Palermo

Il 30 novembre 2016 viene ingaggiato come nuovo allenatore del Palermo, in sostituzione dell'esonerato Roberto De Zerbi. Il debutto sulla panchina rosanero avviene il 4 dicembre seguente, nella trasferta persa per 2-1 contro la Fiorentina. Il 18 dicembre ottiene la prima vittoria sulla panchina rosanero, vincendo in trasferta per 3-4 contro il Genoa. Il 24 gennaio 2017 si dimette.

Novara

La notte del 13 giugno 2017 firma un contratto di un anno con opzione per il secondo con il Novara, prendendo il posto di Roberto Boscaglia, tornato al Brescia. Scende dunque in Serie B, con l'obiettivo di portare i piemontesi alla zona play-off per la promozione in Serie A, impresa fallita dal suo predecessore. Il suo ingaggio viene ufficializzato il giorno successivo. Il 4 febbraio 2018, dopo la sconfitta per 2-1 in casa contro l'Ascoli, viene esonerato assieme a tutto il suo staff e sostituito da Domenico Di Carlo, allenatore cui a sua volta Corini era subentrato ai tempi del Chievo.

Brescia

Il 18 settembre 2018 firma un contratto di un anno con opzione per il secondo con il Brescia, prendendo il posto dell'esonerato David Suazo. Il 16 dicembre, grazie al successo per 2-1 contro il Lecce, ottiene la sesta vittoria casalinga consecutiva. A febbraio raggiunge un momentaneo primo posto in Serie B che al Brescia mancava da anni, scavalcando il Palermo dopo la netta vittoria nello scontro diretto contro il Pescara, terzo in classifica, per 1-5. Il 1º maggio, con la vittoria interna per 1-0 contro l'Ascoli, il Brescia guadagna l'aritmetica promozione in Serie A; tre giorni più tardi, pareggiando in casa della Cremonese, ottiene anche la certezza del primo posto finale, che vale la prima Coppa Ali della Vittoria nella storia del club lombardo, consegnata l'11 maggio dopo l'ultima di campionato.

Nella stagione successiva, in Serie A, viene esonerato il 3 novembre 2019 dopo aver raccolto 7 punti in 10 giornate. Dopo il breve intermezzo di Fabio Grosso, durato appena 3 partite con altrettante sconfitte, il 2 dicembre 2019 torna sulla panchina del club lombardo. Arrivano subito due vittorie consecutive contro le dirette concorrenti SPAL (0-1) e Lecce (3-0). Dopo un altro periodo negativo, il 5 febbraio 2020 viene nuovamente esonerato, nonostante tre giorni prima il club avesse smentito voci sul cambio di guida tecnica.

Lecce

Il 22 agosto 2020 si lega al Lecce con un contratto triennale. Dopo il girone d'andata chiuso al settimo posto con un rendimento discontinuo, nel girone di ritorno, tra marzo e aprile, la compagine salentina ottiene sei vittorie consecutive in serie cadetta, impresa senza precedenti nella storia del club, e raggiunge i vertici della classifica. In seguito la squadra subisce un calo, perdendo quattro delle ultime sei partite e scivolando dal secondo al quarto posto; ai play-off la squadra pugliese viene eliminata in semifinale dal Venezia (1-0 a Venezia e 1-1 a Lecce) e due giorni dopo l'ultima partita, il 22 maggio 2021, Corini viene esonerato.

Ritorno al Brescia

Il 23 marzo 2022 torna alla guida del Brescia, in quel momento quinto in Serie B, sostituendo l'esonerato Filippo Inzaghi.

Palmarès

Giocatore

Club

Nazionale

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158294740_juve1989.png.42800fa7d31171c343725403ab83d426.png   EUGENIO CORINI

 

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Un centrocampista di ragionamento, si diceva ai tempi, dalle grandi possibilità. Il ragazzo, in effetti, aveva talento e, nelle due stagioni sotto la Mole, riuscì a mettere insieme tra campionato e coppe 64 presenze e 4 gol. «Fu un’esperienza non solo unica, straordinaria direi. Arrivai alla Juventus giovanissimo, a 20 anni. Ricordo bene il giorno della presentazione in sede, che allora era in Piazza Crimea. C’era un grande fermento: era la stagione ‘90–91, si veniva dai Mondiali, dove Baggio e Schillaci avevano lasciato il segno e inoltre la Juventus si stava rinnovando. Era arrivato Montezemolo e la squadra era stata affidata a Maifredi, per cercare di darle un gioco spumeggiante, spettacolare, sull’esempio del Milan di Sacchi. Il gioco che voleva non era semplice, richiedeva tempo e purtroppo noi commettemmo l’errore di… partire troppo bene. Poi perdemmo con la Samp, ci sentimmo fuori dalla lotta scudetto e probabilmente ci rilassammo, provocando il crollo. Tra l’altro tre giorni dopo quella partita uscimmo dalla Coppa Italia con la Roma, Maifredi disse alla dirigenza che se era desiderio della società lui era pronto ad andarsene, e tutto l’ambiente non fu più quello di prima. Peccato».
A livello personale però le soddisfazioni non mancarono: «In effetti, non posso che essere contento dei miei due anni alla Juventus. Venivo dal Brescia, ero molto giovane e per di più il mio ruolo, quello del regista, è particolarmente delicato; eppure giocai un buon numero di partite, molte da titolare. Ancora oggi qualcuno quando ricorda la mia esperienza alla Juventus, ne parla in termini poco positivi, mentre in realtà sono molto soddisfatto di come andò. Può darsi che non abbia avuto troppa fortuna, perché capitai in un periodo nel quale non si vinceva; prendiamo come esempio Tacchinardi, giusto per parare di un altro regista: lui ha avuto il tempo di ambientarsi e ha giocato in una squadra che ha collezionato scudetti e coppe, io no. Questo però non significa che non ricordi quegli anni con grande piacere».
Dopo la Juventus ha viaggiato parecchio: Sampdoria, Napoli, Brescia, Piacenza, Chievo, Palermo, Torino, un giramondo insomma: «Beh, ho vissuto un periodo particolare. Ero ritenuto un’eterna promessa ed è stato duro scrollarsi di dosso quell’etichetta, soprattutto perché sono incappato in diversi infortuni. Dai 23 ai 28 anni, in effetti, ho attraversato degli anni difficili. Poi fortunatamente mi sono ripreso e sono riuscito a togliermi grandi soddisfazioni».
Non è stato facile, però: «Certo, ma il lavoro, alla lunga, è quel che paga; il resto, per me, conta poco. Mi hanno insegnato così i miei genitori e sarò sempre grato a loro per questo. Sono contento di essere come sono, non vorrei essere nient’altro. Sono cresciuto in una famiglia di paese, gente abituata a lavorare sodo, sempre. Mi hanno insegnato che cosa è il sacrificio, che cosa significhi guadagnarsi il pane».
È arrivato alla Juventus 20 anni, se n’è andato dopo appena due stagioni; Trapattoni lo utilizzava come vice Baggio e le occasioni per scendere in campo, non furono tante. Fu ceduto alla Sampdoria, in cambio di Gianluca Vialli. Peccato, perché Eugenio era uno da Juventus.
 
MATTEO DELLA VITE, “GUERIN SPORTIVO” DELL’11-17 MARZO 1992
Giocano e vincono. Insieme. Dice: ma in che film? Non c’è trucco non c`è inganno. Lui e Baggio s’intendono a meraviglia quando, in coppia, sfidano i compagni. A carte... «In questa ottica è l’unica soddisfazione che mi rimane. Io e Roby siamo imbattibili a pinnnacolo. Ma poi, finisce lì: altre occasioni, spezzoni di venti minuti a parte, purtroppo non esistono...».
Parole e «singhiozzi» di Eugenio Corini, talento in naftalina che tanto si spiega e che poco si spezza. In un campionato vissuto a inseguire, l’Eugenio incompreso se la passa fra panchine tutte uguali, domande senza risposta e un cruccio grande come il mare. «Ripeto per l’ennesima volta: Trapattoni mi vede come alternativa a Roberto, ma io non sono da panchina. Credo di essere completamente diverso da Baggio, e credo anche di poter trovare posto alle sue spalle, come regista difensivo pronto all’interdizione. Non avrò il fisicaccio, ma se guardate bene la gamba non la risparmio mai…».
Simpatico, posato, con tanta amarezza in fondo agli occhi. La sua storia di «prigioniero di Baggio» ha fatto il giro dello stivale pallonaro, scatenando domande e proposte. Ma niente da fare. Trap tira avanti e risolve il Grande Dubbio... senza risolverlo: fuori uno, dentro l’altro e tanti saluti alla possibile coesistenza. A lui non resta che scherzarci sopra, parlando di sfide epiche con Luppi e Carrera seduti a un tavolo verde. Troppo furbo ed educato per cadere nella trappola di un attacco frontale al Trap; troppo sincero e pulito, però, per poter sopportare in silenzio una situazione del genere, così frustrante. Corini ha la faccia di tutti i giorni, ma anche gli stessi pensieri, le stesse angosce, le solite domande. Assieme alla bella moglie Caterina, sposata lo scorso dicembre, coccola la piccolissima Alessandra, sei mesi e tanta vivacità. «Molte volte mi è venuta la voglia di esplodere, di dire basta. Ma poi ho riflettuto trenta secondi in più e ho deciso di lasciar perdere. Avere una famiglia, una figlia, tante responsabilità tutte in una volta: devi saperti gestire, magari dissentire ma con garbo e correttezza. E allora, tanti saluti alla polemica. Non fa e non ha mai fatto per me».
Già, polemica mai, ma spazio per qualche chiarimento c’è sempre stato. Eugenio gioca, convince e stupisce nell’Under 21 di Cesare Maldini, poi... Poi, buonanotte talento e riecco le angosce. Momenti strani e di difficile interpretazione, momenti da non augurare a nessuno. «Beh, oddio: non è che non dorma alla notte, mi scoccia solo non calpestare mai il campo. Lo sfioro? Sì, lo tocco per venti minuti, ma dica lei quanto un uomo d’ordine come me possa cambiare la faccia a una partita. Non sono né un difensore, né un attaccante da impiegare secondo certi stravolgimenti tattici, il mio ruolo è ben definito, un ruolo che offre continuità, non scossoni sismici. Rimango dell’idea che io e Roberto possiamo coesistere, ma, per motivi tattici, Trapattoni non la pensa allo stesso modo. Peccato...».
– Solo «peccato»?
«Cosa devo dire, se non altro ho la possibilità di sentire e leggere tanti attestati di stima. Ma c’è poca consolazione in questo…».
– Ecco: non la infastidisce il fatto che si parli più per quel che non fa che per ciò che potrebbe fare?
«Già, in effetti parlano tanto di uno che non gioca: e non è roba da tutti. Ma mi creda: preferirei giocare dall’inizio e ricevere qualche critica in più. Sarebbe per lo meno istruttivo».
– Dentro di sé cova incertezze?
«Sul mio futuro sicuramente, perché una volta mi danno come pedina di scambio, l’altra parlano di Juventus e l’altra ancora mi vedono già al Genoa, all’Atalanta o al Parma. Fa piacere, certo, ma puoi essere tranquillo pensando che domani sarai chissà dove? No, non puoi...».
– Qualcuno dice che non ha le qualità opportune per fare l’incontrista. Vero o falso?
«Falsissimo. Perché una delle mie caratteristiche migliori è quella di andare sempre in contrasto e in pressing con decisione e magari cattiveria. Quindi, osservazione ingiusta...».
– Adesso preferirebbe giocare in un’altra squadra?
«È una delle tante domande che mi faccio spesso. Ci sono domeniche in cui vorrei essere nella squadrina del mio paese; così, giusto per giocare una partita. Poi penso che sono nella Juve, che la società è formidabile e che ho a fianco un campione come Baggio...».
– A fianco?
«Beh, sì, insomma: quasi...».
– Ma Baggio che cosa le dice?
«Mi dice e non mi dice. Non sarebbe corretto se prendesse la parte di qualcuno...».
– E il Trap?
«Capita spesso che mi dica “una partita è una battaglia”, ma io gli rispondo che non mi sento un giocatore inadatto alle battaglie. Lui ha le sue idee, deve rispondere alla società e alla tifoseria. Tutto qui».
– Proprio tutto qui?
«Un giorno lo avvicinai, perché passavo un periodo veramente nero. Vedendo che non entravo più gli chiesi se mi ero comportato male, se avevo fatto qualcosa che lo avesse disturbato, irritato. Beh, lui fu stupendo: mi prese da parte e ci spiegammo alla perfezione. Che cosa mi disse? Niente di speciale, ma abbastanza perché ritrovassi la fiducia in me stesso».
– Invidia Orlando?
«In che senso?».
– Nel senso che lui gioca ed è andato via anche perché c’era Corini...
«Non lo invidio, ma sono solamente contento che faccia tante belle cose. Se Batistuta ha preso a far gol è anche merito suo».
– E allora, invidia qualcuno?
«Assolutamente no».
– Che cosa non riesce a dimostrare Corini?
«A ventun anni devo dimostrare ancora tantissimo. Il mio valore non voglio che lo sottolineino gli altri, vorrei dimostrarlo sul campo, magari per novanta minuti. E soprattutto vorrei dimostrarlo a me stesso: a forza di giocare poco, finisce che mi metto anche in discussione».
– Da uno a dieci, quanto crede che abbia fiducia in lei Trapattoni?
«Se lo sapessi mi deciderei in un senso o nell’altro. Mi dice spesso che crede nelle mie qualità, ma alla luce dei fatti vedo solamente la panchina...».
– Che cosa le dà la forza di non abbattersi?
«La solita voglia di non mollare».
– E l’idea di essere nella Juve?
«Sì, anche quella. Non posso nasconderlo. Ma se dovesse continuare così, vorrei andarmene. Ho ancora un anno di contratto e non mi va affatto di bruciarmi guardando gli altri».
– Che cosa darebbe per essere in un’altra squadra?
«Niente. Vede, nella mia brevissima carriera sono sempre stato abituato a giocare con allenatori che credevano ciecamente in me. Varrella a Brescia, Maifredi che si è rivelato come un padre l’anno scorso. Questo per dire cosa? Che per la prima volta ho capito che cosa significa lottare, soffrire per un posto in squadra. Fa parte dell’esperienza anche questo. Se non altro…».
– Con tutto questo bailamme non dica che non sarebbe favorevole al mercato open...
«E invece non la vedo come soluzione opportuna. La nostra mentalità, la mentalità italiana per intenderci, non è adatta a questo tipo di cambiamento».
– Che cosa manca a Corini per essere felice?
«Solo il campo, una maglia da titolare. Per il resto ho una famiglia stupenda e mi basta».
– Si sente più ignorato o incompreso?
«Incompreso».
– Un anno vissuto così è un anno buttato via?
«Quasi, ma non del tutto. Perché si cresce anche grazie alle difficoltà».
– Che cosa cambierebbe di sé?
«A volte penso che se avessi qualche centimetro e qualche chilo in più, tutti i problemi si risolverebbero in un attimo. Una volta l’Avvocato venne da me e mi chiese: “E allora, Corini: come andiamo col peso? Cresce? Cresce?”. È fantastico, Agnelli, infonde una simpatia incredibile. Ma anche tanto timore. Nel frattempo, però, sto lavorando moltissimo in palestra. Ma la gente non pensi che io possa diventare un armadio. Magari...».
– Che cosa deve capire di se stesso come giocatore?
«Ho la convinzione di poter diventare un giocatore da Juventus, ma devo dimostrarlo anche a me stesso. E questo è fondamentale».
– E l’Under 21 non basta...
«L’azzurro rappresenta una valvola di sfogo importantissima. Ma anche qui ho dovuto penare. Albertini stava facendo grandi cose e quando arrivò, visto che abbiamo una posizione simile, pensai che anche qui sarebbe stato difficile trovare spazio. Poi Maldini mi ha provato e tutto è andato alla perfezione. Se ho paura, non giocando con la Juve, di perdere il posto nell’Under? Beh, spero di no, credo di aver dato abbastanza garanzie».
– Una critica e un elogio...
«Mi dico bravo per gli spezzoni di partita giocati».
– La critica?
«Lungi da me l’idea di essere presuntuoso, ma non ho critiche da farmi».
– Che cosa farà e che cosa sarà da grande?
«Farò il papà, il marito e un campionato intero. Vincendo lo scudetto...».
– Con la Juve?
«Se Dio... Anzi: se Trap vuole, sì».
 

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