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Antonio Chimenti - Calciatore e Allenatore portieri giovanili

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Chimenti breaks hand - Eurosport
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Image: Juventus wish Antonio Chimenti a happy birthday -Juvefc.com

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Chimenti

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Bari
Data di nascita: 30.06.1970
Ruolo: Portiere
Altezza: 183 cm
Peso: 83 kg
Soprannome: Zucchina

 

 

Alla Juventus dal 2002 al 2006 e dal 2008 al 2010

Esordio: 13.11.2002 - Champions League - Dinamo Kiev-Juventus 1-2

Ultima partita: 21.03.2010 - Serie A - Sampdoria-Juventus 1-0

 

34 presenze - 50 reti subite

 

3 scudetti

2 supercoppe italiane

 

 

Antonio Chimenti (Bari, 30 giugno 1970) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere.

 

 

Antonio Chimenti
Kimenti.png
Antonio Chimenti da preparatore dei portieri della Sampdoria
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 183 cm
Peso 83 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Preparatore dei portieri (ex Portiere)
Termine carriera 2010 - giocatore
Carriera
Giovanili
1980-1988   Sambenedettese
Squadre di club
1988-1991   Sambenedettese 5 (-4)
1991-1992   Tempio 35 (-30)
1992-1993   Monza 4 (-4)
1993   Sambenedettese 0 (0)
1993-1997   Salernitana 137 (-130)
1997-1999   Roma 32 (-38)
1999-2002   Lecce 98 (-147)
2002-2006   Juventus 31 (-42)
2006-2007   Cagliari 43 (-51)
2007-2008   Udinese 3 (-8)
2008-2010   Juventus 3 (-8)
Carriera da allenatore
2011-2012   Juventus All. Naz. Portieri
2012   Sampdoria Portieri
2014-2019 Italia Italia U-21 Portieri
2019-2020 Italia Italia U-20 Portieri
2020   SPAL Coll. tecnico

 

Biografia

È figlio di Francesco Chimenti, attaccante degli anni settanta e ottanta nelle file della Sambenedettese e nipote di Vito Chimenti, attaccante degli anni settanta e ottanta con le maglie di Palermo e Pistoiese.

È soprannominato Zucchina, soprannome affibbiatogli da Francesco Totti negli anni di permanenza alla Roma.

Carriera

Giocatore

Inizi

Cresciuto nella Sambenedettese, nel 1988-1989 fa parte della rosa che prende parte al campionato di Serie B. Dopo altre due stagioni trascorse nel club sambenedettese, in Serie C1 e poi in C2, passa al Tempio, in C2. Successivamente si trasferisce al Monza, in Serie B. Nella stagione 1993-1994 fa ritorno alla Sambenedettese, per poi vestire per quattro stagioni consecutive la maglia della Salernitana, con cui vince un campionato di C1 e consolida la sua posizione di titolare per gli altri tre anni nella serie cadetta.

Roma

Il 21 settembre 1997 esordisce in Serie A nelle file della Roma, che lo acquista per 3 miliardi di lire, in Roma-Lecce 3-1 a seguito dell'espulsione del portiere Michael Konsel, parando un rigore. La stagione seguente, a causa dell'infortunio patito in nazionale da Konsel in un'amichevole estiva contro la Francia, disputa da titolare l'intero girone di andata. Con la squadra giallorossa colleziona 32 presenze in due anni.

Lecce

Nel 1999 passa al Lecce e del club salentino veste la maglia da titolare per tre anni, a grandi livelli. Insieme ai compagni riesce a mantenere il posto in Serie A per le prime due stagioni, conquistando una salvezza sicura. Nella terza stagione però, il Lecce chiude al terz'ultimo posto e retrocede in B.

Juventus e Cagliari

Nell'estate 2002 la Juventus lo sceglie come secondo portiere alle spalle di Gianluigi Buffon, al posto del ritirato Michelangelo Rampulla. Importante per lui la partita di Champions League all'Old Trafford contro il Manchester United nei gironi, alla prima stagione con la squadra di Torino.

Nel gennaio 2006 ritrova la maglia da titolare nel Cagliari. Con i sardi gioca anche la stagione successiva, totalizzando 43 presenze in campionato nell'arco di un anno e mezzo. Nella stagione 2006-2007 totalizza 7 partite su 22 da imbattuto, ovvero una partita su tre.

Udinese

Il 29 giugno 2007 l'Udinese ne ufficializza l'acquisto e ricopre il ruolo di vice del portiere titolare Samir Handanovic. Durante la sua stagione in Friuli gioca solo 3 gare di campionato.

Ritorno alla Juventus

Il 19 luglio 2008, grazie ad un accordo tra Udinese e Juventus, torna, 38enne, a vestire la divisa dei bianconeri di Torino come terzo portiere, dietro Gianluigi Buffon e Manninger. Inizialmente si trasferisce in prestito, dal gennaio 2009 il passaggio diventa definitivo. Il 18 marzo 2010 esordisce in Europa League contro il Fulham dove le sue parate non bastano ad evitare la sconfitta per 4-1 della Juventus.

Il 21 marzo 2010, durante Sampdoria-Juventus, nonostante la prova complessiva positiva, subisce la rete decisiva dell'1-0 a favore dei blucerchiati su tiro dalla distanza di Antonio Cassano, commettendo un errore su un tiro abbastanza centrale. Rientrando negli spogliatoi sfoga la propria rabbia tirando un pugno a un tavolino e si frattura la mano. Al termine della stagione 2009-2010, dopo aver collezionato ulteriori 2 presenze in maglia bianconera, termina la carriera agonistica.

Allenatore

Nella stagione 2011-2012 allena i portieri degli Allievi nazionali della Juventus. Il 2 luglio 2012 entra a far parte dello staff di Ciro Ferrara alla Sampdoria con il ruolo di preparatore dei portieri. All'esonero di Ferrara, il 17 dicembre successivo, viene sollevato dall'incarico insieme al resto dello staff.

Nel 2014, scaduto il suo contratto con la Sampdoria raggiunge l'altro ex compagno Luigi Di Biagio sulla panchina della Nazionale italiana Under-21, affiancando nel ruolo di preparatore dei portieri Francesco Toldo e ricoprendo il medesimo incarico in tutte le nazionali giovanili. Nel 2020 segue Luigi Di Biagio alla SPAL con l’incarico di collaboratore tecnico.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

 

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   ANTONIO CHIMENTI  1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg  

 

antonio-chimenti-maxw-654.jpg

 

 

 

Finalmente, Antonio Chimenti! – scrive Franco Montorro su “Hurrà Juventus” del dicembre 2002– Nel senso che dopo aver atteso il proprio turno, dopo aver fatto “il dodici” come fanno tutti i “dodici” di questo mondo, alla Juve, in questa circostanza a fianco di portierone Gigi Buffon, Antonio Chimenti ha vissuto l’emozione diversa, mai vissuta in carriera, andando in campo in occasione dell’ultima partita del turno eliminatorio di Champions League, a Kiev, contro la Dinamo, partita vinta per 2-1, partita che entra legittimamente nella piccola, grande storia di questo solido personaggio.
Ma che tipo è questo Chimenti? E Come si inserisce nella filosofia juventina? Detto che è figlio di un bravo goleador del passato, Francesco Chimenti, non resta che girargli il microfono. «Ho avuto due idoli, Zoff era il mio idolo da bambino, Tacconi degli anni successivi, due dei campioni più amati e seguiti da generazioni di tifosi, me compreso. È un piacere ancora più grande oggi, essere alla Juventus anche per questa ragione».
Il primo bilancio del Chimenti bianconero è positivo, anche se ci tiene a spostare l’attenzione su un quadro complessivo: «Mi sono subito ambientato bene e penso di aver dato il massimo. Ma è stato più facile, in questa Juve e con questi compagni. È un momento positivo, che, sono convinto, possa durare a lungo».
Solo un altro rapido passaggio nel passato per ricordare la Juve vista dalla porta avversaria e per confrontare le idee di allora alle scoperte o alle conferme di oggi: «La Juve è stata sempre un’avversaria particolare, come penso capiti a tutti quelli che l’affrontano. Ho quindi ricordi belli e brutti: qualche bella prestazione ma anche qualche sconfitta le ricordo eccome. In fondo giocavo sempre in squadre inferiori e adesso posso anche cavarmela con una battuta, che poi tanto battuta in fondo non è: sapete qual è uno dei vantaggi di stare qui? Di non dover più pensare a… certi attaccanti davanti alla mia porta, da avversario: Del Piero e Trezeguet, Salas, Zalayeta e da quest’anno anche Di Vaio. Affari dei miei amici portieri delle altre squadre».
Lo dice con un sorriso e con bonomia, senza alcun sentimento di spacconeria. Perché Antonio, come il suo conterraneo e omologo Conte sa ben misurare le parole: «È così, siamo forti, molto forti, ma non invincibili e dobbiamo stare attenti a ogni avversario».
Così, quando gli chiedi se si sente di promettere qualcosa ai suoi nuovi tifosi, innanzi tutto premette un ringraziamento: «Devo loro molto per come mi hanno accolto e per la fiducia che mi hanno subito mostrato. La più grande promessa che mi sento di fare è quella del massimo impegno».
Nessuno ne dubitava, Antonio. Ma lui allarga il tiro, a spiegare bene la sua nuova posizione nella squadra dei suoi sogni: «Il passaggio alla Juventus dopo tanti anni di calcio significa una consacrazione. È il coronamento di un grande sogno, ma è anche un grande punto per una nuova partenza. La Juventus è sempre stata il massimo. Dopo pochi giorni ho capito che era il massimo anche in tanti altri aspetti, a partire dalla organizzazione della società e tutto ciò si propone come un ulteriore motivo di soddisfazione e un’altra spinta a non deludere chi ha creduto in me».
Pericolo remoto, conoscendo Antonio, subito a suo agio e subito in grado di svolgere il compito che gli viene chiesto: essere sempre pronto. Perché nel calcio del turn over non esiste proprio differenza, se non per gli almanacchi, fra portiere titolare e di riserva. Ci sono spazi e opportunità per tutti, la preparazione e l’approccio alle gare identici, e c’è un progetto comune, per il massimo delle vittorie. Come in una scuderia di Formula 1, che per conquistare il Mondiale Costruttori ha bisogno che vada al massimo anche il secondo pilota. Antonio tutto questo lo sa, ci era preparato: «Sapevo quello che mi aspettava, non ho risentito del fatto di passare dal ruolo di titolare a quello di riserva, né il salto dal Lecce alla Juventus. Grazie al mister, alla società, ai compagni, ma anche grazie al fatto che il mio compito è rimasto invariato: allenarmi ed essere pronto a dare il massimo quando tocca a me giocare».
Gli è toccato spesso, gli toccherà ancora, ricevendo e dando sicurezza. Perché come sostiene lui «Buffon è il numero uno al mondo ed io sono contento di essere alle sue spalle». È facile sostenere che con l’affidabilità dei suoi due portieri la Juventus si avvia a essere un po’ la Ferrari degli ultimi anni. Se non vince Schumi, vince Barrichello e comunque vince la Ferrari. Se non gioca Buffon, gioca Chimenti. E tranquilli, sicuri, certi: a giovarsene è sempre e comunque la Juventus. Che con Antonio Chimenti non ha fatto che confermare una regola: alla Juve, solo grandi portieri.
 
La prima stagione in bianconero vede Chimenti scendere in campo solamente una decina di volte; una di queste è all’Old Trafford, contro il Manchester, nel secondo girone della Coppa dei Campioni. La Juventus è colpita da un virus influenzale che riduce la rosa ai minimi termini. Anche Buffon deve marcare visita, regalando ad Antonio la possibilità di calpestare l’erba del glorioso campo dei Red Devils.
Nel campionato 2003-04 le presenze aumentano a 12, di cui due in Coppa Campioni, contro i turchi del Galatasaray e nella goleada ai danni dell’Olympiakos. La stagione successiva è molto deludente; Antonio è schierato solamente 5 volte, a causa anche dell’eliminazione della compagine bianconera al primo turno della Coppa Italia, a opera dell’Atalanta.
L’ultimo campionato di Chimenti nella Juventus è pessimo: Buffon si infortuna seriamente nel Trofeo Berlusconi e la società corre ai ripari, prendendo in prestito Christian Abbiati; Capello, però, schiera Antonio nella Supercoppa Italiana contro l’Inter e il portiere ha delle grossissime responsabilità sul gol-vittoria di Verón. In campionato è ancora peggio; schierato a San Siro contro il Milan, a causa dell’indisponibilità di Abbiati, si rende responsabile di un errore clamoroso, su una punizione da più di 30 metri calciata da Pirlo. Anche sul primo gol di Seedorf non è esente da colpe, a causa del suo piazzamento non certo perfetto. Va da sé che l’avventura di Chimenti in bianconero finisca qui.
Nel gennaio del 2006 è ceduto al Cagliari, dove contribuisce in maniera sostanziale alla salvezza della squadra sarda. La sua migliore partita la disputa proprio contro la Juventus, parando un calcio di rigore a Del Piero. Ritorna in bianconero nell’estate del 2008, come terzo portiere, senza avere mai la soddisfazione di entrare in campo.
Nella stagione successiva, a causa del contemporaneo infortunio di Buffon e Manninger, è schierato titolare in tre occasioni, con risultati disastrosi. Infatti, contro il Siena, il 14 marzo 2010, subisce tre reti (contribuendo, con il solito errore di piazzamento sul gol di Maccarone, alla rimonta della squadra toscana, dallo 0-3 al 3-3), ancor peggio farà a Londra, avversario il Fulham. Il 18 marzo, la compagine bianconera è eliminata dai bianchi inglesi, perdendo seccamente per 1-4. Zucchina ha sulla coscienza almeno un paio di reti del Fulham.
Ma il vero capolavoro (si fa per dire) lo compie tre giorni dopo, in casa della Sampdoria. Dopo qualche buon intervento, si lascia infilare da un tiro di Cassano, scoccato da centrocampo. La Vecchia Signora perde 0-1 e abbandona i residui (pochi) sogni di gloria. «Cassano è stato furbo a calciare in porta da lontano – racconta Chimenti – sono rimasto un po’ sorpreso e, indietreggiando, ho perso il passo, ho provato a smanacciarla, ma ormai ero già dentro la porta. Rimane il rammarico e sono molto dispiaciuto per quanto successo. Ero molto nervoso, sono rientrato per primo nello spogliatoio e ho sfogato la rabbia con un pugno su un tavolino. Purtroppo mi sono fratturato la mano».
In totale, per Zucchina Chimenti, 34 presenze con la maglia bianconera e pochissimi rimpianti lasciati fra i supporters juventini.
 

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