Socrates 8734 Joined: 04-Apr-2006 135548 messaggi Inviato July 1, 2011 (modificato) Modificato May 2, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8734 Joined: 04-Apr-2006 135548 messaggi Inviato February 20, 2022 (modificato) LUIGI COLAUSSI https://it.wikipedia.org/wiki/Gino_Colaussi Nazione: Italia Luogo di nascita: Gradisca d'Isonzo (Gorizia) Data di nascita: 04.03.1914 Luogo di morte: Trieste Data di morte: 24.12.1991 Ruolo: Attaccante Altezza: 163 cm Peso: 66 kg Nazionale Italiano Soprannome: Gino Alla Juventus dal 1940 al 1942 Esordio: 27.10.1940 - Serie A - Napoli-Juventus 2-2 Ultima partita: 26.04.1942 - Serie A - Torino-Juventus 2-1 43 presenze - 7 reti 1 coppa Italia Campione del mondo 1938 con la nazionale italiana Gino Colaussi, all'anagrafe Luigi Colàusig (Gradisca d'Isonzo, 4 marzo 1914 – Trieste, 24 dicembre 1991), è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, campione del Mondo con l'Italia ai Mondiali del 1938. Gino Colaussi Colaussi al termine della finale del campionato del mondo 1938 Nazionalità Italia Altezza 163 cm Peso 66 kg Calcio Ruolo Allenatore (ex attaccante) Termine carriera 1952 - giocatore 1971 - allenatore Carriera Giovanili ????-1930 Itala Gradisca Squadre di club 1930-1940 Triestina 248 (42) 1940-1942 Juventus 43 (7) 1942-1945 Vicenza 47 (23) 1945-1946 Triestina 26 (3) 1946-1948 Padova 45 (12) 1948-1949 Thiene ? (?) 1949-1950 Ternana 14 (2) 1950-1951 Tharros ? (?) 1951-1952 Olbia 7 (1) Nazionale 1935-1940 Italia 26 (15) 1938 Italia B 1 (1) Carriera da allenatore 1948-1949 Thiene 1949-1950 Ternana 1950-1951 Tharros 1951-1953 Olbia 1956-1967 Campobasso 1959-1961 Alcamo 1963 Triestina 19?? Vittoria 19?? Canicattì 1967-1968 Alcamo 1969-1970 Latina Palmarès Mondiali di calcio Oro Francia 1938 Biografia Fratello minore di Giordano, era pertanto conosciuto anche come Colaussi II. Il cognome paterno Colàusig verrà italianizzato in Colaussi durante l'epoca fascista. Anche il nipote Giordano Colausig avrebbe intrapreso la carriera calcistica. Di umili origini (era figlio di agricoltori), prima di praticare il calcio a livello professionistico lavorava come ciabattino, guadagnando due lire per ogni paio di scarpe. Terminata la carriera calcistica, aprì un bar a Bassano del Grappa ma ebbe notevoli difficoltà economiche che lo portarono anche a impegnare la medaglia d'oro vinta nel Mondiale 1938, e nel 1986 lo Stato italiano gli concesse un vitalizio. È morto il 24 dicembre 1991 all'ospedale Santorio di Trieste. Dopo la sua scomparsa gli sono stati dedicati lo stadio Comunale di Gradisca d'Isonzo e una tribuna dello Stadio Nereo Rocco. Caratteristiche tecniche Ala sinistra, era veloce, scattante e dotato di un buon tiro; nonostante la struttura fisica modesta, sapeva farsi valere nei contrasti. Queste qualità, unitamente alla sua freddezza sottoporta, lo rendevano un buon realizzatore e compensavano il divario di classe con altri interpreti del ruolo come Raimundo Orsi. La sua specialità erano i cross e i traversoni. Pur essendo prevalentemente mancino, sapeva disimpegnarsi bene anche con il piede destro. Secondo alcuni giornalisti fu l'inventore del cosiddetto doppio passo, storicamente attribuito al bolognese Amedeo Biavati. Carriera Giocatore Club Crebbe calcisticamente nell'Itala di Gradisca passando giovanissimo alla Triestina su indicazione personale del presidente Celso Cerretti all'allenatore István Tóth; con la maglia degli alabardati esordì in Serie A il 28 settembre 1930 a sedici anni contro il Bologna, segnando il suo primo gol in massima serie il 2 novembre 1930, nella vittoria interna contro l'Ambrosiana per 5-0. Rimase in forza alla Triestina per dieci stagioni consecutive, rivelandosi come una delle migliori ali del campionato. Colaussi (accosciato, primo da sinistra) nella Juventus del 1940-1941 Nel 1940, dopo un corteggiamento durato diversi anni, passò alla Juventus per la somma di 450.000 lire nonostante il Genova 1893 avesse offerto il doppio alla Triestina. L'inizio della sua militanza in bianconero fu condizionato dal servizio militare svolto in Istria, che ne ritardò la preparazione e l'inserimento in squadra, e anche le successive prestazioni furono inferiori alle attese, al punto da essere definito da un giornalista dell'epoca un limone spremuto. Pur poco impiegato nella seconda stagione, contribuì alla conquista della Coppa Italia 1941-1942. Nel campionato 1942-1943 fu ceduto al L.R. Vicenza, accentuando il declino del proprio rendimento. Rimane ai berici anche durante il campionato di guerra; al termine del conflitto, rimise la casacca rossoalabardata per un'ultima annata, nel campionato di Divisione Nazionale 1945-1946. Con la Triestina disputò in totale undici stagioni, per un totale di 275 partite con 47 reti, che lo collocano al secondo posto nella classifica assoluta delle presenze di squadra, dietro a Piero Pasinati. Nel 1946 scese per la prima volta in Serie B, ingaggiato dal Padova con cui disputò il suo ultimo biennio professionistico contribuendo alla promozione in Serie A nel 1948. Nelle stagioni successive ricoprì più volte il ruolo di allenatore-giocatore nelle serie inferiori: fu al Thiene nella stagione 1948-1949, alla Ternana nella stagione 1949-1950, scendendo sporadicamente in campo per far fronte alla difficile situazione in cui versava il club rossoverde. Nel biennio successivo fu ancora allenatore-giocatore, nelle file della Tharros di Oristano e poi con l'Olbia, con cui disputò la sua ultima stagione. Nazionale Esordì in azzurro sotto la gestione di Vittorio Pozzo il 27 ottobre 1935, contro la Cecoslovacchia. Divenne titolare nel ruolo di ala sinistra sostituendo Raimundo Orsi, tornato in Argentina, ed era considerato insostituibile da Pozzo, che lo convocò per il Mondiale del 1938 nonostante precarie condizioni fisiche, chiedendogli anche di rinviare il proprio matrimonio. Lasciato a riposo nella partita inaugurale contro la Norvegia, andò a segno contro Francia e Brasile e si ripeté nella finalissima contro l'Ungheria vinta per 4-2, realizzando una doppietta che portò il suo ruolino personale a 4 reti in 3 partite nella competizione. Dopo la partita offrì una cena a base di caviale e champagne a tutti i compagni e membri dello staff tecnico. Sul finire degli anni Trenta cedette progressivamente il posto da titolare ad Pietro Ferraris e Carlo Reguzzoni. In totale ha disputato 26 partite in Nazionale, realizzando 15 reti. Conta anche una presenza e una rete nella Nazionale B, il 15 maggio 1938, nel 4-0 inflitto al Lussemburgo. Allenatore Appese le scarpe al chiodo, Colaussi tentò la carriera di allenatore, sempre prediligendo il lavoro con i giovani e l'attività di istruttore. Dopo le esperienze come allenatore-giocatore, rimase all'Olbia conducendolo alla promozione in IV Serie nel campionato 1952-1953, nel quale fece esordire in prima squadra diversi giovani tra cui Gustavo Giagnoni. Nel 1959 passò sulla panchina dell'Alcamo, militante nel campionato di Prima Categoria siciliana. Ottenne la promozione in Serie D al termine del campionato 1960-1961, tuttavia fu esonerato durante il campionato successivo, concluso con la retrocessione. Ciononostante, ricevette il Seminatore d'oro per i dilettanti nel 1962. Nel 1963 tornò brevemente a Trieste come allenatore, subentrando a Enrico Radio nel campionato 1962-1963 e proseguì nelle serie inferiori con Campobasso, Vittoria, Canicattì, di nuovo Alcamo e infine Latina, in Serie C, subentrando a Domenico Biti senza poter evitare la retrocessione. Dopo questa esperienza si trasferì per alcuni mesi in Libia, insieme ad Amedeo Biavati, alla guida di una rappresentativa dilettantistica nel paese nordafricano su incarico della Federcalcio; fece rientro in Italia nel 1971, a causa delle difficili condizioni di vita degli italiani dopo la rivoluzione di Muʿammar Gheddafi. Palmarès Giocatore Club Coppa Italia: 1 - Juventus: 1941-1942 Serie B: 1 - Padova: 1947-1948 Nazionale Campionato mondiale: 1 - Francia 1938 Coppa Internazionale 1933-1935 Individuale XI All star team dei mondiali: 1 - Francia 1938 Allenatore Promozione: 1 - Olbia: 1952-1953 Prima Categoria: 1 - Alcamo: 1960-1961 Modificato May 2, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8734 Joined: 04-Apr-2006 135548 messaggi Inviato February 20, 2022 (modificato) LUIGI COLAUSSI Il Paolo Rossi del Mondiale ‘38 – scrive Bruno Perucca su “La Stampa” del 27 dicembre 1991 – ha chiuso il suo rapporto con la vita e con il calcio, dopo mesi di battaglia contro un male che non l’ha perdonato. Gino Colaussi è morto nella sua Trieste, nell’ospedale di Opicina. Domattina i pochi amici del suo tempo, gli sportivi e la città, lo accompagneranno al cimitero. Vittorio Pozzo lo aveva inserito nel gruppo azzurro subito dopo il primo campionato del mondo vinto (1934). L’esordio in nazionale del «Cola» avvenne il 27 ottobre 1935 a Praga, con la sconfitta per 1-2 di fronte alla Cecoslovacchia nella partita dell’omaggio italiano ai rivali battuti nella finale di Roma ‘34. C’era ancora Planicka nella porta ceka. Gino Colaussi provò invano ad abbattere quel mito con i suoi tiri. Ci riuscì Pitto ma invano. Due reti di Horak celebrarono la platonica rivincita cecoslovacca. Da quella gara, Colaussi è rimasto nel Club Italia. Pozzo aveva bisogno di un’ala sinistra vera, scattante, decisa. E il commissario tecnico portò in Francia, ai mondiali ‘38, il giocatore al quale teneva moltissimo malgrado non stesse bene. I postumi di una frattura, si è scritto. Ma in una intervista d’epoca a Giuseppe Meazza si legge: «Gino era nei guai per un dolore inguinale». Lo si ricorda adesso come il Paolo Rossi del ‘38, perché i suoi gol furono determinanti come quelli di Pablito nell’82 in Spagna. Tenuto a riposo precauzionale da Pozzo nella prima partita con la Norvegia a Marsiglia (infatti la squadra soffrì molto per vincere 2-1), Colaussi partecipò concretamente alle vittorie successive contro Francia e Brasile, con una doppietta alla finale con l’Ungheria. Tre partite, quattro reti del Gino. Sempre suo l’1 a 0. Se i gol contano sempre, quei tre sono stati le chiavi del mondiale vinto. È stata l’estate d’oro del calciatore rivelatosi a Trieste ma nato il 4 marzo 1914 a Gradisca d’Isonzo, a 40 chilometri dalla città che lo accolse fra i giovani rossoalabardati, dopo i primi calci ufficiali nell’Itala. Le formazioni giovanili, quindi la prima squadra. Lo volevano già la Spal ed il Messina, quando la Triestina (agosto 1930) mise gli occhi sul ragazzo che segnava grappoli di reti. Il presidente Celso Carretti lo portò all’allenatore magiaro Stefano Toth dicendogli: «Su questo Colaussi ci credo, lo guardi giocare». Il provino avvenne il 14 settembre 1930 in una amichevole Triestina-Fascio Grion. Affare fatto. Per ingaggio due camicie a righe, che il Gino ha sempre negato di aver ricevuto in regalo: «Le pagai con i rimborsi del viaggio». Dieci anni a Trieste, quindi nell’estate ‘40 il passaggio alla Juventus, il Genoa aveva offerto 900 mila lire alla Triestina, ma il carisma e l’abilità dei dirigenti bianconeri prevalsero e la Juve se lo aggiudicò per la metà: 450 mila lire. Era comunque la cifra record dell’epoca. Due stagioni a Torino, due anni senza squilli. Juventus quinta nel torneo ‘40-41, per Colaussi 24 presenze e 5 reti, una delle quali sul campo della Triestina con pareggio di Grezar destinato a venire sull’altra sponda torinese per morire a Superga. E alla Juve, nel ‘68, arrivò anche per una fugace apparizione il nipote Giordano, rivelatosi anch’egli nella Triestina e passato attraverso Lanerossi e Brescia. Colausig il cognome di Giordano, quello vero della famiglia. Era stato cambiato d’ufficio in Colaussi ai tempi in cui il regime vietava i nomi stranieri. Nel campionato successivo i bianconeri ottennero il sesto posto. Per il Gino 16 presenze e due gol. Ma vinse la Coppa Italia, prima della cessione al Vicenza. Arrivava la guerra a spaccare l’Italia e anche il football. Dopo, per Colaussi, Padova e Triestina. Un ritorno a casa intervallato da viaggi per la successiva carriera di allenatore, soprattutto dei giovani. Nella ricerca di lavoro in un mestiere che gli piaceva solo a livello di istruttore, anche otto mesi ad insegnare calcio in Libia. Con lui Biavati, l’attaccante del doppio passo. A pagarli fu un giovane amministratore, un certo Gheddafi. Che li fece penare non poco, prima di saldargli gli stipendi dovuti. Il bilancio della sua vita di calciatore è 339 presenze e 63 gol in serie A, di 26 e 15 in azzurro. Intelligenza, fantasia, ragionamento, scatto, tiro e disciplina. Queste le qualità che Vittorio Pozzo riconosceva pubblicamente a Colaussi. E fu il ct a chiedergli, rivolgendosi anche alla fidanzata, di rinviare le nozze per allenarsi al mondiale del ‘38. Gino non ci credeva, non si sentiva fisicamente in grado di rispondere alla chiamata. «Mi bastano pochi tuoi minuti per partita» gli disse il commissario tecnico. Ne giocò 270, per le quattro reti più importanti della sua vita. https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2020/01/luigi-colaussi.html Modificato May 2, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti