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Socrates

Emilio Caprile

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1951–52 Serie A - Wikipedia
 
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1706607561_juventus1931.jpg.618e6df39e1acefcbe0a3f6c4fbf445f.jpg EMILIO CAPRILE  

 

Ci ha Lasciato Emilio Caprile: L'Ex Calciatore della Juve e della Nazionale  Aveva 91 Anni

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Caprile

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Genova
Data di nascita: 30.09.1928

Luogo di morte: Genova

Data di morte: 05.03.2020
Ruolo: Attaccante
Altezza: 170 cm
Peso: 65 kg

Nazionale Italiano
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 1948 al 1949 e 1951-1952

Esordio: 19.09.1948 - Serie A - Lazio-Juventus 0-4

Ultima partita: 22.06.1952 - Serie A - Padova-Juventus 1-2

 

37 presenze - 11 reti

 

1 scudetto

1 coppa latina

 

 

Emilio Caprile (Genova, 30 settembre 1928  Genova, 5 marzo 2020) è stato un calciatore italiano, di ruolo attaccante.

 

 

Emilio Caprile
Emilio Caprile.jpg
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 170 cm
Peso 65 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Termine carriera 1959
Carriera
Giovanili
19??-1945   Genova 1893
Squadre di club
1945-1946   Genoa 5 (0)
1946-1947   Sestrese 40 (19)
1947-1948   Legnano 34 (13)
1948-1949   Juventus 32 (9)
1949-1951    Atalanta 61 (16)
1951-1952   Juventus 5 (2)
1952-1953   Lazio 20 (2)
1953-1954    Como 21 (3)
1954-1958   Legnano 127 (34)
1958-1959   Sammargheritese 14 (2)
Nazionale
1948-1950 Italia Italia 2 (2)

 

Carriera

Club

Emilio_Caprile2.jpg
 
Caprile con la maglia della Lazio

 

Nativo del quartiere genovese di Staglieno, crebbe calcisticamente nelle giovanili del Genova 1893 (che ritornerà a chiamarsi "Genoa" al termine della seconda guerra mondiale) guidate da Luigi Burlando; ricopriva il ruolo di ala sinistra, ove sfruttava la sua grande velocità.

Guido Ara lo inserì, non ancora diciassettenne, nella rosa della prima squadra rossoblù che partecipò alla Coppa Città di Genova che nei primi mesi del 1945 sostituì il normale campionato a causa degli eventi bellici che sconvolgevano l'Europa in quel periodo. La competizione fu vinta dai rossoblù che sorpassarono all'ultima giornata i rivali del Liguria; a Caprile e a ciascun vincitore della competizione furono date in premio 20.000 lire dal futuro presidente rossoblu Antonio Lorenzo.

Esordì in Serie A a 17 anni con il Genoa nella sconfitta esterna per 9-1 contro l'Inter del 23 dicembre 1945. Nella sua militanza genoana giocò cinque incontri, senza reti, nella Divisione Nazionale 1945-1946 e tre nella Coppa Alta Italia, in cui segnò le sue uniche due reti in rossoblu, nel 5-1 del 30 giugno 1946 contro la Sampierdarenese e la rete dell'1-1 contro il Novara del 14 luglio seguente. La stagione seguente fu ceduto alla Sestrese, iscritta alla Serie B 1946-1947, ove nonostante le sue 19 reti, retrocesse in Serie C. La stagione seguente rimane in cadetteria con la maglia del Legnano, ove grazie alle sue 13 reti in 34 partite ottiene il quarto posto finale e si fa notare dalla Juventus, che lo ingaggia.

Nella Serie A 1948-1949 con i bianconeri ottiene il quarto posto finale giocando 32 partite e segnando 9 reti.

Chiuso dal'ingaggio del danese Karl Aage Præst si trasferisce in prestito biennale all'Atalanta ove gioca due stagioni su buoni livelli, guadagnandosi la convocazione ai Mondiali 1950 e il ritorno alla Juventus.

Con i bianconeri vince il campionato 1951-1952, pur avendo giocato solo 5 partite, segnando 2 gol, poiché riserva del danese Præst.

La stagione seguente passa alla Lazio, società in cui militerà sino all'autunno del 1953, quando passa al Como in Serie B poiché chiuso nei biancocelesti da Alberto Fontanesi.

Nel 1954 ritorna al Legnano, sempre in cadetteria, con cui gioca tre stagioni in B e una, l'ultima tra i lilla, in Serie C.

Nel 1958 torna in Liguria per giocare nella Sammargheritese, con cui ottiene il dodicesimo posto nel Girone A del Campionato Interregionale 1958-1959: chiuderà la carriera agonistica proprio dopo il campionato con gli arancioni.

È morto nella città natia il 5 marzo 2020.

Nazionale

Convocato quattro volte nella Nazionale maggiore, esordì segnando a Brentford nel torneo olimpico 1948, il 2 agosto 1948 nella vittoria per 9-0 contro gli Stati Uniti, quindi disputò la sua ultima partita in Nazionale il 5 agosto dello stesso anno nella sconfitta per 5-3 contro la Danimarca. Fu quindi convocato senza giocare nelle partite del 25 giugno 1950 contro la Svezia (sconfitta per 3-2) e del 2 luglio 1950 contro il Paraguay (vittoria per 2-0), valevoli per i mondiali del 1950. Tra tutti i giocatori della Nazionale è tra i più giovani esordienti, avendo esordito a poco più di 19 anni.

 

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Competizioni regionali

  • Coppa Città di Genova: 1 - Genova 1893: 1945

 

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1706607561_juventus1931.jpg.618e6df39e1acefcbe0a3f6c4fbf445f.jpg EMILIO CAPRILE  

 

caprile%2B%25282%2529.jpg

 

 

 

Mancino grintoso e determinato, nasce a Genova il 30 settembre 1928 e gioca nella Nazionale Olimpica ai giochi di Londra del 1948. Raggiunge Torino subito dopo la manifestazione londinese e veste la maglia bianconera solo in quella stagione, prima di essere ceduto all’Atalanta. Ritorna juventino nell’estate del 1951, giusto in tempo per vincere lo scudetto e ripartire per Roma, sponda biancoceleste. In totale accumula trentasette presente e undici reti.

Il 1948-49  – si legge su Pianetagenoa1893.net del 9 giugno 2014 – è l’anno del grande salto alla Juventus, squadra nella quale occupa il posto da titolare nel ruolo di ala sinistra: in quel campionato segna nove reti in trentadue presenze. La prima sconfitta (1-2) con i bianconeri arriva alla terza giornata in trasferta con il Genoa: cosa ricorda di quella partita giocata domenica 3 ottobre 1948? «In quella partita ebbi un’occasione d’oro. Ero da solo davanti al portiere Piani e riuscii a non segnare un goal che sarebbe stato difficile sbagliarlo. Diversi amici erano venuti a vedermi: abitavo da ragazzo in Via Bobbio, molto vicino al Ferraris. Si attraversava “u puntin”, il ponte di legno sopra al Bisagno».
I due derby (entrambi persi dalla Juventus, in casa 1-2 domenica 24 ottobre 1948 e in trasferta 1-3 domenica 13 febbraio 1949) sono gli ultimi giocati dal Grande Torino. Cosa ricorda di quella leggendaria formazione e qual era l’atmosfera delle ultime edizioni derby della Mole con i granata nel ruolo di favoriti? «Il Torino era proprio una grande squadra. C’era Mazzola, Loik, Gabetto: erano grandi giocatori di gran classe. In porta c’era il fratello di Manlio Bacigalupo, Valerio, con cui avevo giocato. Erano più bravi della Juve. Ricordo che giocai contro il loro terzino Ballarin: picchiava come un dannato e giocava attaccato a me. Sempre riguardo ai difensori c’era Blason che menava come un fabbro».
Ma che tipi di falli commettevano? «Facevano entrate molto dure sulle gambe. Niente gomitate o manate in faccia come avviene adesso. Tutto sommato era facile però giocarci contro. I terzini erano dei “bestioni” ma non erano veloci: bastava che li anticipassi, lanciavo il pallone lontano e gli davo due o tre metri in pochi attimi. Adesso i difensori sono molto più agili e veloci: non ho vergogna a dire che se giocassi ora non toccherei palla».
Nel 1951-52 torna alla Juventus per una stagione. In quel vittorioso campionato si deve accontentare delle briciole lasciatele da Karl Aage Præst, facendosi, comunque, trovare pronto con due reti in cinque presenze. Ci può descrivere le caratteristiche tecniche della forte ala sinistra danese? «Era un grande giocatore, anche se un po’ lento: non avevo nulla da eccepire sul fatto di essere la sua riserva. Era molto alto e aveva un dribbling secco che lo rendeva molto pericoloso, oltre a saper crossare in modo preciso. All’epoca le ali dovevano arrivare sulla linea di fondo e crossare il pallone all’indietro fuori dalla portata del portiere».
A proposito: all’epoca come si festeggiavano gli scudetti? «Non c’erano festeggiamenti particolari, come il pullman scoperto con la folla attorno. Fummo invitati dall’avvocato Agnelli a Villar Perosa per una cena di gala».
Quali sono stati i giocatori bianconeri che più l’hanno impressionata? «Giampiero Boniperti era un dritto, che sapeva imporsi, oltre ad essere un giocatore di classe. Carletto Parola era un signore nel vero senso del termine, così come Pietro Rava: il mitico terzino sinistro vincitore dell’oro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 e della Coppa Rimet 1938 era un sanguigno e sapeva marcare molto bene. Ho ottimi ricordi anche di John Hansen ed Ermes Muccinelli».
Che tipo di ambiente era quello della “Vecchia Signora” di allora? «Era un ambiente molto affettato, per niente facile e molto selettivo. Io non posso lamentarmi, poiché mi hanno trattato sempre bene. Eravamo pagati bene: 90.000 lire di stipendio al mese più una serie di premi che aumentavano di molto la paga base. Anzi all’epoca era previsto dalla Federazione che lo stipendio fosse fissato in base al numero di abitanti della città in cui giocava la squadra di appartenenza del giocatore».
Che tipo era l’avvocato Agnelli? «Era una persona autorevole, di cui subivi il fascino. Mi ha regalato nel 1952, in occasione dello scudetto, una bambola con i colori bianconeri che ho ancora in casa».
E poi nel 1952-53 giocò la sua ultima stagione in Serie A con la maglia della Lazio, poi va al Como prima di tornare ai lilla del Legnano. «Andai alla Lazio, poiché, essendoci alla Juventus Præst, non giocavo quasi mai. Non mi sono trovato molto bene. Poi nella stagione successiva sono passato al Como in Serie B, che lottava per la promozione: l’anno dopo sono ritornato al Legnano».
 
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