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Socrates

Kurt Hamrin

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Profile Player Kurt Hamrin
 
Juve, i calciatori svedesi della storia bianconera: da Ibra a Kulusevski -  La Gazzetta dello Sport
 
Kurt Hamrin - Crazy speed & Goals | Fiorentina - YouTube
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allafacciadelcalcio on Twitter: "L'attaccante svedese Kurt Hamrin con le  maglie di Juventus e Fiorentina https://t.co/ZCkf4EkN89" / Twitter
 
File:Juventus Football Club 1956-1957.jpg - Wikimedia Commons
 
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Kurt Hamrin - Wikipedia

 

Kurre Hamrin om coronapandemin i Italien - sitter isolerad i Florens

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1380882337_juventus1931.jpg.45a5d4829d2d7e5e4be320e666f8ae89.jpg KURT HAMRIN

 

Kurt Hamrin - Tutti Gli Uomini Della Signora - TifosiBianconeri.com

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Kurt_Hamrin

 

 

Nazione: Svezia Svezia
Luogo di nascita: Stoccolma
Data di nascita: 19.11.1934

Ruolo: Attaccante
Altezza: 170 cm
Peso: 70 kg

Nazionale Svedese
Soprannome: Uccellino - Faina - Bimbo

 

 

Alla Juventus dal 1956 al 1957

Esordio: 16.09.1956 - Serie A - Lazio-Juventus 0-3

Ultima partita: 09.06.1957 - Serie A - Juventus-Triestina 4-3

 

23 presenze - 8 reti

 

 

Kurt Roland Hamrin (Stoccolma, 19 novembre 1934) è un ex calciatore svedese, di ruolo attaccante.

 

Bandiera della Fiorentina, fu attivo nel campionato italiano dove, con 190 reti in Serie A, è l'ottavo miglior marcatore della competizione con una media gol pari a 0,48 per partita. Si segnala inoltre per essere, con 400 presenze nella massima divisione, il settimo calciatore non italiano con più partite disputate. Nonostante sia annoverato tra i goleador più prolifici, in Italia non vinse mai il titolo di capocannoniere, riconoscimento invece ottenuto nella nativa Svezia. Hamrin fu inoltre membro della nazionale del suo paese, con la quale prese parte al campionato del mondo 1958 organizzato proprio nello Stato scandinavo, raggiungendo la finale.

 

Kurt Hamrin
Kurre Hamrin 1958.jpg

Hamrin, con la nazionale svedese, esulta dopo la

rete siglata alla Germania Ovest nella

semifinale del campionato del mondo 1958

     
Nazionalità Svezia Svezia
Altezza 170 cm
Peso 70 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Carriera
Giovanili
1946-1947 20px-600px_pentasection_vertical_Black_White.svg.png Huvudsta IS
1947-1948   Råsunda IS
1949-1951   AIK
Squadre di club
1951-1955   AIK 63 (54)
1956-1957   Juventus 23 (8)
1957-1958    Padova 30 (20)
1958-1967   Fiorentina 289 (151)
1967-1969   Milan 36 (9)
1969-1971   Napoli 22 (3)
1972   IFK Stoccolma 10 (5)
Nazionale
1953-1965 Svezia Svezia 32 (16)
Carriera da allenatore
1971-1972   Pro Vercelli
Palmarès
 
Julesrimet.gif Mondiali di calcio
Argento Svezia 1958

 

Biografia

Hamrin è il quinto figlio di un imbianchino, Karl, e da adolescente lavorò come apprendista operaio e poi come zincografo per il giornale svedese Dagens Nyheter. Nel 1953, diciannovenne, conobbe Marianne, di un anno più giovane di lui, con la quale si sposò due anni più tardi e ha festeggiato nel 2005 le nozze d'oro. La coppia ha avuto cinque figli: Susanna, Carlotta, Piero, Riccardo ed Erika. Cessata l'attività sportiva, Hamrin intraprese quella di commerciante, importando ed esportando tra Svezia e Italia oggetti in ceramica; tuttavia il crescente numero di prodotti di fattura cinese sul mercato lo portò a essere non sufficientemente competitivo e dunque alla chiusura. Fino al 2008 è stato anche talent-scout per conto del Milan in Toscana. Vive a Coverciano, dove fino a qualche anno fa ha insegnato calcio ai bambini della squadra Settignanese.

Caratteristiche tecniche

Il giornale sportivo la giornalaccio rosa dello Sport lo ha definito come «un'ala destra elegante e micidiale. Aveva tiro e segnava con facilità. Aveva fantasia e visione di gioco. Era lieve e veloce, in campo volava: lo chiamano Uccellino. Era un grande opportunista: con dribbling stretti, scatti, guizzi e allunghi puntava sempre l'avversario cercando il tunnel o il rimpallo». Era inoltre ambidestro sia nel palleggio che nel tiro.

Carriera

Giocatore

Club

Gli inizi e l'AIK

L'epifania calcistica di Hamrin è dovuta all'ex calciatore Per Kaufeldt, sei volte capocannoniere del campionato svedese e medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1924. Dopo aver militato con lo Huvudsta IS e il Råsunda IS per un anno ciascuno, Hamrin passò all'AIK Stoccolma, con cui debuttò diciannovenne in prima divisione, il 10 maggio 1953 contro l'IFK Malmö. Nella stagione 1954-1955 fu capocannoniere in campionato con 22 gol in altrettante partite disputate. Il calcio svedese non era ancora professionistico, così il club non riconosceva alcuno stipendio ai calciatori, ma solo un compenso a partita: cinquanta corone (circa 15 euro) in caso di vittoria o pareggio, mentre le sconfitte non erano remunerate; ciò costringeva Hamrin a svolgere la summenzionata professione di zincografo.

Juventus

180px-Kurt_Hamrin.jpg

 

Hamrin in azione con la

maglia della Juventus

 

Giovanni Agnelli, presidente della Juventus, lo notò durante una partita tra Portogallo e Svezia e decise di ingaggiarlo, pagando quindicimila dollari. È da segnalare altresì una versione secondo la quale il giocatore sarebbe stato suggerito da un minatore italiano che lavorava in Svezia, il quale nel novembre del 1955 inviò una lettera ad Agnelli.

 

L'avvio di Hamrin fu positivo, con due gol all'esordio contro la Lazio e ulteriori marcature contro Torino, Inter e Udinese, ma poi intervennero tre infortuni consecutivi che portarono a ritenere che la caviglia del calciatore fosse eccessivamente fragile, sebbene egli si lamentasse del fatto che i tempi di guarigione fossero stati troppo accelerati.

Padova

170px-Padova_1957-1958_-_Azzini_%2B_Hamr

 

Hamrin al Padova, fra i

compagni di squadra 

Azzini e Scagnellato.

 

L'anno seguente, con l'acquisto da parte della Juventus del gallese John Charles e dell'argentino Omar Sívori, per via del regolamento che consentiva di tesserare solo due stranieri per squadra Hamrin fu ceduto al Calcio Padova. È stato inoltre detto che il capitano bianconero, Giampiero Boniperti, abbia spinto per tale soluzione, dacché, sul piano tattico, la presenza di Hamrin gli impediva di concludere le azioni da lui stesso imbastite come avrebbe desiderato.

 

Nella squadra allenata da Nereo Rocco, suo estimatore che gli diede il soprannome di Faina, Hamrin realizzò venti gol in trenta partite, contribuendo fattivamente al raggiungimento del terzo posto in campionato, miglior piazzamento nella storia patavina. Assieme al compagno d'attacco Sergio Brighenti costituì il necessario complemento di una formazione che già poteva contare su una solida difesa schierata secondo i dettami del catenaccio. Nonostante la permanenza di durata appena annuale tra le file del club, Hamrin è stato annoverato tra i componenti della squadra ideale formata dai migliori giocatori di sempre del Padova.

Fiorentina

180px-Hamrin_in_Fiorentina.jpg

 

Hamrin con la maglia della

Fiorentina, club in cui detiene

tuttora il record di miglior

marcatore assoluto con 208

gol.

 

L'ottima stagione gli valse il passaggio alla Fiorentina, al tempo in cerca di un'ala destra che sostituisse il campione Julinho. Con Hamrin, in nove anni la squadra di Firenze non riuscì mai a vincere il campionato (terminò due volte seconda), anche per via della presenza di avversari altamente competitivi, come la già citata Juventus del Trio Magico, il Milan prima di Juan Alberto Schiaffino e poi di José Altafini, e infine la Grande Inter del presidente Angelo Moratti.

 

Tuttavia arrivarono le vittorie in Coppa Italia (1961 e 1966), Coppa delle Coppe, Coppa delle Alpi e Coppa Mitropa, nonché 151 marcature, grazie alle quali Hamrin è stato per più di trent'anni il primatista di reti segnate in Serie A con la Fiorentina, superato da Gabriel Batistuta nel 2000.

 

Con la squadra toscana raggiunse un altro traguardo: il 2 febbraio 1964, nella partita Atalanta-Fiorentina 1-7, segnò una cinquina, record per un giocatore in una partita in trasferta di Serie A. Nello stesso periodo fu soprannominato Uccellino dal giornalista Beppe Pegolotti de La Nazione, il quale pubblicò un articolo dal titolo «Uccellino che vola».

Milan

180px-Kurt_Hamrin_-_Milan_AC_1967-68.JPG

 
Hamrin al Milan

 

Durante la militanza in maglia viola, Hamrin fu più volte sul punto di cambiare squadra: nel 1963 Helenio Herrera stava per portarlo all'Inter in uno scambio col brasiliano Jair, rinunciandovi perché non pienamente convinto, mentre nel 1965 Rocco lo voleva al Torino, ma desistette perché il conguaglio richiestogli dalla Fiorentina (circa trenta milioni) fu giudicato sospettosamente basso.

 

Nel 1967 Rocco si ricredette e, passato al Milan, fece sì che l'ormai trentatreenne Hamrin si unisse a una squadra composta da altri giocatori piuttosto anziani (tra cui i centrocampisti Giovanni Trapattoni e Giovanni Lodetti). Coi rossoneri Hamrin vinse lo scudetto, cui si aggiunse la Coppa delle Coppe nel 1968 (suoi i due gol in finale all'Amburgo) e la Coppa dei Campioni l'anno seguente, quando marcò il secondo gol che permise alla squadra di vincere la semifinale d'andata contro il Manchester United (campione in carica) per 2-0.

Napoli e IFK Stoccolma

180px-1970_SSC_Napoli_-_Kurt_Hamrin.jpg

 
Hamrin al Napoli nel 1970

 

All'età di trentasette anni chiuse la carriera professionistica col Napoli, con cui militò per due stagioni, di cui solo la seconda da titolare.

Tuttavia, dopo l'effimera esperienza da allenatore in Italia, una volta tornato in Svezia per ragioni d'affari (lì gestiva alcuni negozi ed era richiesto per delle pubblicità), il presidente dell'IFK Stockholm propose a Hamrin di giocare per il club, attivo a livello dilettantistico: l'accordo prevedeva come remunerazione una percentuale sugli incassi delle partite alle quali il calciatore partecipava. Complessivamente giocò dieci incontri durante i quali segnò cinque gol.

Nazionale

Con la Nazionale Hamrin disputò 32 partite segnando 16 gol. Con la Svezia giocò nel 1958 anche la finale dei mondiali, persa 5-2 in casa contro il Brasile di Pelé. Fu il capocannoniere della squadra al torneo, con quattro reti realizzate contro Ungheria (due), Unione Sovietica e Germania Occidentale (scartando sei difensori). Le prestazioni offerte gli consentirono di piazzarsi al quarto posto nella graduatoria del Pallone d'oro 1958.

Allenatore

Hamrin ha avuto anche una breve parentesi come allenatore della Pro Vercelli, dal novembre del 1971 al gennaio del 1972, quando fu esonerato dall'incarico a causa dei risultati negativi. Dopo questa esperienza ha deciso di non proseguire la carriera da tecnico.

 

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Individuale

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

 

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1380882337_juventus1931.jpg.45a5d4829d2d7e5e4be320e666f8ae89.jpg KURT HAMRIN

 

hamrin%2B0.jpg

 

 

 

Figlio di un imbianchino, il piccolo Kurt nasce come calciatore già a cinque anni, quando entra nei pulcini dell’AIK Solna, squadra di un sobborgo della capitale svedese Stoccolma. È vispo, astuto e intelligente; sul campo, gli spunta una minuscola cresta dì capelli: da pulcino si trasforma velocemente in galletto. Kurt è sempre l’ultimo a lasciare lo stadio; rivestiti i panni borghesi, si ferma per ore e ore ad ascoltare i racconti degli anziani, che parlano di geni del football emigrati in Italia per formare un trio leggendario, il GRE-NO-LI.
Cresce, così, nella cultura del pallone, stimolato da quelle storie lontane, ma anche da tecnici più terra-terra che per lui prevedono un radioso futuro. A quattordici anni, è costretto a lasciare la scuola per trovare un lavoro, in quanto la famiglia necessita di un aiuto immediato, trovandosi in difficoltà economiche. Sceglie di fare lo zincografo e, dopo una dura giornata di lavoro, si sobbarca lunghe trasferte per gli allenamenti.
Debutta giovanissimo in Serie A, la notissima Allsvenska: i suoi goal non fruttano alcun titolo all’AIK, ma a livello personale lo lanciano nell’Olimpo nazionale. Debutta con la casacca gialloblu della Nazionale svedese, andando a segno, di media, una volta ogni due partite: un buon bottino per un ragazzo di nemmeno ventuno anni.
Sandro Puppo, che allora allenava una strana Juventus fatta di ragazzi e due o tre vecchi assi, fu spedito a valutare quel ventenne descritto come un campione assoluto. Puppo, dottore non solo in calcio, tornò deluso: «Non vale».
L’Avvocato lo pregò di riprovare; Puppo salì sull’aereo per Lisbona, assistette a Portogallo-Svezia e tornò a Torino con un: «Mi ero sbagliato», che cambiava il destino di quel giovane svedese.
Passò alla Juventus per quindicimila dollari che allora, nel 1956, equivalevano a nove milioni e mezzo. Due campionati più tardi sarebbe stato ceduto alla Fiorentina per una cifra dodici volte superiore. La Juventus di allora era una squadra in via di ricostruzione ma ancora lontana da un decisivo rafforzamento. Vivacchiava a metà classifica, preceduta non solo da Milan e Inter, Torino e Fiorentina, ma anche da Lazio e Udinese e perfino da Padova e Spal.
L’esordio avvenne all’Olimpico contro una Lazio fortissima e piena di ex juventini. Uno di questi era Muccinelli, anche lui ala destra, un idolo del tifo bianconero. Fu una sorprendente vittoria bianconera con un goal dello sconosciuto Donino, che sostituiva Boniperti, e due di Hamrin, uno alla Mortensen in piena corsa e l’altro su rigore. La domenica successiva conquistò il pubblico torinese, segnando il goal della vittoria sulla Spal e offrendo al compagno Stivanello, il pallone del secondo, dopo aver scartato anche il portiere. Insomma, dette spettacolo e fu il migliore in campo. Poi cominciarono i guai.
Otto giorni dopo, a Genova, scontro con il terzino Becattini, partita finita in anticipo, prime assenze. I giornali scrivevano che Hamrin aveva restituito per incantesimo la snellezza e il brio, l’estro e la finezza. In quel campionato saltò una dozzina di partite e nacque una maldicenza, quella della caviglia di vetro, una delle ragioni che lo allontanarono dalla Juventus. L’altra, quella più vera, fu l’arrivo di Charles e Sivori. Allora non esisteva la possibilità di tesseramento per tre stranieri nella stessa squadra e così Hamrin fu dirottato al Padova, in prestito.
Proprio da Padova veniva Bruno Nicolé, l’enfant prodige del calcio italiano di quegli anni: giocava centravanti ma fu lui a prendere il posto dello svedese, all’ala. Prima di trasferirsi, Hamrin partecipò, ai primi di luglio a una tournée nella sua Svezia. Cinque partite in undici giorni: furono cinque vittorie. Più che un quintetto d’attacco sembra una provocazione: a destra, appunto, Hamrin, poi Boniperti, poi Charles, Sivori, infine Stivanello. In cinque partite, segnarono trentasette goal.
La Juventus vinse lo scudetto 1958, ma trovò uno degli avversari più accaniti proprio nel Padova che aggiungeva al suo formidabile blocco difensivo l’irresistibile freccia svedese (trenta partite, venti goal). Nereo Rocco aveva scoperto una soluzione ai guai ortopedici di Hamrin: una speciale soletta nella scarpa del piede più volte infortunato, le caviglie del giocatore ora sembravano di acciaio.
A stagione conclusa Hamrin giocò ancora e segnò in maglia bianconera, partecipando tra i campioni d’Italia a un torneo con squadre inglesi e belghe a Bruxelles. Poi l’addio definitivo: partì per la Svezia per i mondiali; fu autore di goal magnifici e figurò tra i protagonisti della famosa finale contro il Brasile del diciottenne Pelé. A settembre fu acquistato dalla Fiorentina, con la quale segnerà 150 goal in nove anni.
A Padova Rocco lo aveva soprannominato Faina; a Firenze lo chiamarono dapprima Bimbo per il suo sguardo mite e furbo, il ciuffo biondo, il fisico da ballerino. Poi anche Bimbo non fu più adatto a quel cannoniere dall’aria gracile e diventò, definitivamente, Uccellino, visto come correva in campo, a volte quasi zampettando, a volte in volo radente sempre pronto alla beccata decisiva.
«Ha un cronometro svizzero in testa – diceva Nereo Rocco – in fondo non ha niente di trascendentale, né il dribbling, né il tiro, né il colpo di testa. Ma nessun giocatore al mondo possiede la sua scelta di tempo nei rimpalli, nelle mischie, negli appuntamenti con la palla. Lui vince sempre con una frazione di secondo».
A trentatré anni Hamrin passò al Milan e per poco non scoppiò la rivolta; gli intellettuali fiorentini furono addirittura sul punto di riunirsi per firmare un manifesto contro la partenza di Uccellino. Con la maglia rossonera, Hamrin riuscì finalmente a vincere il suo primo scudetto nel 1968. Lo tolse, naturalmente, alla Juventus di Heriberto, alla quale aveva segnato, a Torino, il goal decisivo nello scontro diretto. Uno dei suoi ultimi goal.

ANGELO CAROLI
Nelle interessanti pagine del libro “Gli Agnelli e la Juventus” scritto da Mario Pennacchia, leggo che Sandro Puppo si era recato due volte in Svezia per visionare quell’uccellino talentoso. Solo dopo il secondo approccio, l’allenatore aveva stilato una relazione positiva. Kurt era un ragazzo dolce, con uno sguardo sereno, gli occhi brillavano di nostalgia per la sua terra. Proveniva dall’AlK di Stoccolma, la furbizia intuitiva e la rapidità erano le virtù più evidenti. Aveva una falcata cortissima, il suo correre ricordava il pedonare svelto e un po’ claudicante dei volatili, lo chiamavano Uccellino, giocava ala destra e stava sempre in agguato, pronto a ribattere in goal una respinta del portiere o un rinvio maldestro dell’avversario. Non ebbe fortuna nella prima stagione italiana, i terzini lo maltrattavano, fu relegate per molte domeniche in infermeria, esplose nella stagione 1957-58, quando trovò protezione nei padovani Blason, Azzini e Scagnellato, i quali promettevano botte a chi osava importunare l’uccellino venuto dal freddo. Ricordo che il numero più efficace di Hamrin era quell’eseguire l’uno-due con le gambe dell’avversario. Si avvicinava al terzino, gli gettava il pallone sugli stinchi, ne raccoglieva il rimbalzo e volava via sul lungo linea per concludere l’azione con tiro oppure con cross basso.

 

https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2007/11/kurt-hamrin.html

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