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Socrates

Bruno Mazzia

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Parte 1. Juve nel segno del 7 - Mazzia-D.Fortunato-Luppi - Passione del  Calcio
 
Profilo Giocatore Bruno Mazzia
 
File:Juventus Football Club 1961-62.jpg - Wikimedia Commons
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910723598_Juventus1931.jpg.08b6b70b29a74b3acc5372c54a6481c6.jpg BRUNO MAZZIA  

 

Accadeva il 14 marzo - Il Romanzo Bianconero - TifosiBianconeri.com

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Mazzia

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Vigliano Biellese (Biella)
Data di nascita: 14.03.1941

Ruolo: Centrocampista
Altezza: 175 cm
Peso: 70 kg

Nazionale Italiano Under-21
Soprannome: Professore - Il Sivori della De Martino

 

 

Alla Juventus dal 1959 al 1962 e dal 1964 al 1966

Esordio: 04.11.1959 - Coppa Italia - Juventus-Sampdoria 5-4

Ultima partita: 08.05.1966 - Serie A - Inter-Juventus 3-1

 

79 presenze - 5 reti

 

1 scudetto

2 coppe Italia

 

 

Bruno Mazzia (Vigliano Biellese, 14 marzo 1941) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista.

 

 

Bruno Mazzia
Bruno Mazzia.jpg
Mazzia al Brescia nella stagione 1967-1968
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 175 cm
Peso 70 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Termine carriera 1977 - giocatore
1992 - allenatore
Carriera
Giovanili
1959-1961   Juventus
Squadre di club
1957-1959   Biellese 26 (1)
1959-1962   Juventus 36 (3)
1962-1963    Venezia 13 (0)
1963-1964    Lazio 24 (0)
1964-1966   Juventus 43 (2)
1966-1968   Brescia 52 (9)
1968-1972   Perugia 128 (12)
1972-1973   Reggina 31 (0)
1973-1975   Alessandria 58 (10)
1975   Biellese 2 (0)
1975-1977   Pro Vercelli 57 (8)
Nazionale
1959 Italia Italia U-21 5 (0)
Carriera da allenatore
1977   Pro Vercelli
1978-1979   Nocerina
1979-1980   Lecce
1981-1982   Forlì
1982-1983   Lanerossi Vicenza
1984   Mantova
1985-1986   Campobasso
1986-1989   Cremonese
1989   Udinese
1990   Brescia
1991-1992   Padova
Palmarès
 
Gold medal mediterranean.svg Giochi del Mediterraneo
Oro Libano 1959

 

Biografia

Il figlio Lorenzo, scomparso nel 2010 all'età di quarantadue anni, è stato anch'egli calciatore (con la maglia della Biellese) e allenatore in diverse squadre dilettantistiche piemontesi.

Caratteristiche tecniche

Calciatore

Ha giocato prevalentemente come mezzala, tuttavia nel corso della sua militanza nella Juventus ha ricoperto tutti i ruoli in campo, caratterizzandosi come jolly a disposizione dell'allenatore. In gioventù era considerato un abile rigorista.

Allenatore

Inizialmente è stato tra i fautori del gioco all'italiana, privilegiando l'equilibrio tra difesa e attacco e il raggiungimento del risultato, nel rispetto delle caratteristiche tecniche e tattiche dei giocatori. A partire dal 1987, tuttavia, ha iniziato a impostare le proprie squadre a zona, tattica che ha applicato alla Cremonese e all'Udinese, tanto da esserne annoverato come uno dei principali esponenti tra gli anni ottanta e novanta.

Carriera

Calciatore

Club

Cresciuto nella Biellese, vi esordisce nel Campionato Interregionale 1957-1958, e dopo due stagioni viene acquistato dalla Juventus, che precede l'interessamento del Torino. Inizialmente incluso nelle formazioni giovanili, vince il Torneo di Viareggio 1961 rendendosi protagonista nella semifinale contro il Milan: la sfida finisce ai calci di rigore, e Mazzia trasforma tutti i sei tiri dal dischetto della sua squadra. Il 19 marzo successivo esordisce in Serie A, nel Derby della Mole vinto per 1-0 sul Torino, e Mazzia fallisce un calcio di rigore tirando alto sopra la traversa; chiude la stagione con 4 presenze in campionato, fregiandosi del titolo di Campione d'Italia.

 

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Mazzia (a sinistra) in azione alla Juventus nel 1962, assieme ai compagni di maglia Leoncini e Charles, nel corso della sfida di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid.

 

Nell'annata successiva trova maggior spazio, alternandosi con Humberto Rosa nel ruolo di mezzala di regia che era stato di Giampiero Boniperti. A fine campionato viene ceduto in prestito, prima al Venezia e poi alla Lazio, prima di ritornare per un biennio alla Juventus: in tutti questi anni viene considerato come una riserva, disputando un massimo di 24 partite con la maglia della Lazio.

 

Nel 1966 la Juventus lo cede definitivamente al Brescia, sempre nella massima serie, nella trattativa che porta Virginio De Paoli in bianconero. Con i lombardi Mazzia viene schierato titolare, e contribuisce con 6 reti in 32 partite alla salvezza della squadra. Riconfermato nella stagione 1967-1968, non evita la retrocessione in Serie B; al termine del campionato si trasferisce al Perugia, tra i cadetti, rimanendovi per quattro stagioni consecutive.

 

220px-Serie_B_1970-71%2C_Ternana-Perugia
 
Mazzia (a destra), capitano del Perugia, stringe la mano a Marinai della Ternana, prima del derby umbro del 28 marzo 1971.

 

Dopo un'annata nella Reggina, nel 1973 torna in Piemonte ingaggiato dall'Alessandria; con i grigi vince il campionato di Serie C 1973-1974, con i galloni di capitano e collaborando con Mario Pietruzzi dopo l'esonero dell'allenatore Dino Ballacci. Nel successivo campionato di Serie B realizza 7 reti (record personale), non sufficienti tuttavia ad evitare la retrocessione dopo lo spareggio perso contro la Reggiana. Ormai trentaquattrenne, nel 1975 scende in Serie D tornando brevemente alla Biellese, ma nel mercato autunnale lascia la formazione bianconera per incomprensioni con l'allenatore. Viene acquistato dalla Pro Vercelli, militante in Serie C, con cui disputa le sue due ultime stagioni da calciatore, ritirandosi nel 1977 a 36 anni.

 

Ha disputato 145 partite con 9 reti in Serie A, e 188 partite con 19 reti in Serie B.

Nazionale

Ha esordito nella Nazionale giovanile il 12 ottobre 1959, contro il Libano; con la maglia azzurra ha giocato 5 partite, prendendo parte ai vittoriosi Giochi del Mediterraneo a Beirut, nel 1959.

Allenatore

Dopo aver frequentato il primo corso per allenatori a Coverciano, voluto da Italo Allodi, ha iniziato la propria carriera di allenatore nel 1977, nella Pro Vercelli, laddove aveva interrotto quella da calciatore; l'esperienza tuttavia è breve, poiché viene esonerato a dicembre. L'anno successivo esordisce in Serie B subentrando a Bruno Giorgi sulla panchina della Nocerina, senza evitare la retrocessione dei molossi. Nella stagione 1979-1980 è sulla panchina del Lecce, in Serie B: ottiene un piazzamento di centroclassifica nella prima annata, e viene esonerato in autunno nella seconda, sostituito da Gianni Di Marzio.

 

Nella stagione 1981-1982 allena il Forlì in Serie C1, venendo sostituito a campionato in corso da Giovanni Ragazzini. L'anno successivo subentra a Giancarlo Cadè sulla panchina del Lanerossi Vicenza, sempre in Serie C1, senza riuscire a centrare l'obiettivo della promozione. Sulla panchina berica, nell'ultima giornata del campionato 1982-1983, fa esordire da professionista il sedicenne Roberto Baggio.

 

Nel gennaio 1984 viene chiamato a sostituire Dino Binacchi sulla panchina del Mantova, in Serie C2: anche in questo caso la squadra manca di poco la promozione, terminando il campionato al quarto posto. Dopo una stagione di pausa, nel 1985 siede sulla panchina del Campobasso, in Serie B: nonostante le difficoltà iniziali, che lo portano vicino all'esonero, conduce i molisani alla salvezza. Nell'estate 1986, dopo essere stato tra i papabili per la panchina della Juventus al posto di Giovanni Trapattoni, viene ingaggiato dalla Cremonese, sempre tra i cadetti, in sostituzione di Emiliano Mondonico.

 

Con la formazione grigiorossa, partita senza ambizioni di promozione, sfiora la Serie A perdendo gli spareggi contro Lecce e Cesena. L'anno successivo Mazzia imposta la squadra secondo i dettami della zona, e ottiene di nuovo un piazzamento a ridosso della zona promozione; la Serie A arriverà al termine del campionato 1988-1989, vincendo lo spareggio contro la Reggina. Al termine del campionato lascia la Cremonese per trasferirsi ad un'altra neopromossa, l'Udinese, voluto da Giampaolo Pozzo al posto di Nedo Sonetti il cui gioco era giudicato poco spettacolare. L'avventura in Friuli dura fino a Natale, quando viene esonerato a causa dei risultati negativi ottenuti, e nonostante la squadra avesse espresso un buon gioco.

 

Nel 1990 viene ingaggiato dal Brescia, in Serie B. L'avventura con le Rondinelle dura tre partite, nelle quali colleziona altrettante sconfitte, prima di essere avvicendato da Bruno Bolchi. Nella stagione successiva è sulla panchina del Padova: alla guida di una formazione indebolita dalle cessioni di Demetrio Albertini e Antonio Benarrivo, non riesce a dare alla squadra un gioco all'altezza delle ambizioni della società; nel corso della stagione, tuttavia, ha modo di far esordire in prima squadra il giovane Alessandro Del Piero. In aprile viene esonerato dopo la sconfitta interna con la Reggiana, al culmine di una crisi di gioco e risultati che aveva portato i veneti vicino alla zona retrocessione.

 

In seguito entra nel settore tecnico della FIGC dove rimane fino al 2002, quando viene nominato responsabile del settore giovanile dell'Hellas Verona. Ricopre l'incarico fino al 2006, e dopo una parentesi alla Juventus come osservatore nel 2009 torna alla Cremonese, come collaboratore tecnico. Il rapporto con i grigiorossi dura per due stagioni, fino al 2011.

Palmarès

Calciatore

Club

Competizioni nazionali
Competizioni giovanili

 

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910723598_Juventus1931.jpg.08b6b70b29a74b3acc5372c54a6481c6.jpg BRUNO MAZZIA  

 

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Vero e proprio “jolly” di centrocampo, Bruno Mazzia da Vigliano Biellese, affronta le sue due avventure bianconere con il ruolo di prima riserva, vale a dire (in tempi durante i quali non erano consentite le sostituzioni) il calciatore valido per tutte le occasioni e per ricoprire tutti i ruoli. Così, piano piano, il buon Bruno mette insieme settantasei partite e sei goal.
La sua annata migliore è senza ombra di dubbio, la 1961-62: ventisette presenze, due goal e, soprattutto, titolare nella triplice sfida contro il grandissimo Real Madrid di Puskás, Di Stéfano, Gento, Santamaría e Del Sol, terminata in modo nefasto nella “bella” di Parigi.
Poi, in prestito al Venezia e alla Lazio, prima di tornare in riva al Po e disputare altre due stagioni alla corte di Heriberto Herrera, che lo utilizza sovente e volentieri. Mazzia disputa sempre partite a buon livello, non riuscendo però, a fare quel salto di qualità che gli avrebbe permesso di conquistare un posto al sole.
Nell’estate del 1966, proprio alla vigilia del campionato del tredicesimo scudetto, Bruno è ceduto al Brescia. Al suo attivo uno scudetto, due Coppa Italia, un Torneo di Viareggio e una finale di Coppa delle Fiere contro il Ferencváros.

 

 

“LA STAMPA” 20 MARZO 1961
Negli spogliatoi della Juventus si respira aria di festa, non tanto per la vittoria conseguita sul Torino quanto per le notizie che giungono da Milano. Il campionato entra nella fase cruciale, e converrà tenere la squadra a punto per le fatiche che verranno. Ora comunque bisogna parlare del derby, che ha rilanciato i bianconeri verso l’alto della classifica. Incontriamo per primo Mazzia, che ha fretta di togliersi l’ansia dell’intervista d’obbligo. Anzi è lui che parla senza bisogno di essere interrogato: «Vi dico tutto – esordisce il giovane mediano – ma per favore non chiedetemi nulla del rigore, Pensate che sino ad ora non ne avevo sbagliato neppure uno. Ho fallito questo, il più importante». Tutti si chiedono come mai Gren e Parola abbiano deciso di affidare all’esordiente un così impegnativo compito. Bisogna sapere che Mazzia viene considerato uno specialista nei calci dagli undici metri; ancora recentemente a Viareggio nel torneo ragazzi, il giovanotto aveva infilato i sei rigori di qualificazione nella porta del Milan difesa da Altieri. Ieri i tecnici bianconeri gli avevano dato l’incarico, anche considerando che tutti gli altri avevano in precedenza fallito qualche penalty. E Gren conclude l’argomento con la frase: «Quando si vince, un rigore sbagliato non può creare polemica».
 
 
“HURRÀ JUVENTUS” AGOSTO 1964
Se è vero che i giocatori di classe sanno emergere in qualsiasi situazione anche quando, per circostanze d’emergenza o per disposizione dell’allenatore, sono costretti a mutare il loro ruolo, si può tranquillamente affermare che Bruno Mazzia è un atleta abituato a condire il proprio gioco con spunti di autentica classe. Il suo è senz’altro un ritorno gradito e interessante. Quando la Juventus Io aveva ceduto in prestito, si era sentito dire che il giocatore aveva l’azione appesantita da una lentezza esasperante. Forse il giudizio non era troppo errato, ma ricordiamo di aver sentito dire più volte da Ugo Locatelli (un tipo che sui calciatori, specialmente sui giovani, non la sbaglia quasi mai) che anche se Mazzia era piuttosto lento, il suo straordinario senso del piazzamento e della posizione lo portavano inesorabilmente sulla traiettoria del pallone: il che, per un mediano, per un uomo, cioè, che deve avere sempre a portata di mano la doppia chiave che chiude il passo agli attaccanti avversari e apre la via all’offensiva dei compagni, è dote di essenziale importanza.
Nelle file della Lazio Bruno Mazzia ha avuto modo di farsi le ossa. Lo hanno utilizzato nei ruoli più svariati: lo si è visto con la maglia numero quattro, con quella numero sei, schierato all’ala, interno e persino terzino. Lo hanno quasi sempre ammirato per lo stile, per l’azione sobria, ma estremamente razionale. Il ragazzo biellese mette nella sua azione qualcosa del suo carattere serio, riservato, pratico, un carattere che lo fa immediatamente riconoscere per un autentico juventino.
Se ne era andato un po’ di malavoglia e aveva lasciato non pochi rimpianti. Aveva lasciato la Juventus che era appena un ragazzo; in un paio di stagioni si è trasformato ed è diventato giocatore completo. Per tale ragione il suo ritorno è un fatto positivo, una notizia che forse, a prima vista, non desterà clamore; ma siamo certi che ogni qual volta, nel corso del nostro lungo e difficile campionato, l’allenatore avrà bisogno di Bruno Mazzia, il ragazzo dimostrerà di potersi rendere utile, di essere una pedina di valore sulla scacchiera bianconera.
 
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