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Socrates

Luis Carniglia - Allenatore

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Lenda em Madrid e errante na Itália, Luis Carniglia foi um dos grandes  argentinos na Europa - Calciopédia
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613715654_juventus1931.jpg.fafccb1ffd55a6226212a3743d5c1115.jpg LUIS CARNIGLIA

 

Lenda em Madrid e errante na Itália, Luis Carniglia foi um dos grandes  argentinos na Europa - Calciopédia

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Luis_Carniglia

 

 

Nazione: Argentina Argentina
Luogo di nascita: Olivos
Data di nascita: 04.10.1917

Luogo di morte: Buenos Aires

Data di morte: 22.06.2001
Ruolo: Allenatore

 

 

Allenatore della Juventus dal 1969 al 1970

 

12 panchine - 5 vittorie - 4 pareggi - 3 sconfitte

 

 

Luis Antonio Carniglia (Olivos, 4 ottobre 1917  Buenos Aires, 22 giugno 2001) è stato un calciatore e allenatore di calcio argentino, di ruolo attaccante.

 

Luis Carniglia
Luis Antonio Carniglia.jpg
     
Nazionalità Argentina Argentina
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex attaccante)
Termine carriera 1955 - giocatore
1979 - allenatore
Carriera
Giovanili
1932-1933   Olivos
Squadre di club
1933-1936   Tigre ? (?)
1936-1941   Boca Juniors 54 (17)
1942-1944   Chacarita Juniors 14 (3)
1945-1948   Atlas ? (?)
1949   Tigre 1 (0)
1951-1952   Nizza 10 (1)
1952-1953   Tolone 26 (4)
1953-1955   Nizza 8 (0)
Carriera da allenatore
1955-1957   Nizza  
1957-1959   Real Madrid  
1959   Real Madrid  
1959-1960   Fiorentina  
1961   Bari  
1961-1963   Roma  
1963-1964   Milan  
1964-1965   Deportivo La Coruña  
1965-1968   Bologna  
1969   Juventus  
1973   San Lorenzo  
1978-1979   Bordeaux

 

Caratteristiche tecniche

Giocatore

Giocava come interno destro; era dotato di buona tecnica e discreta visione di gioco.

Carriera

Giocatore

Passò all'Atlas nel 1945. Nel giugno 1948 lasciò il Messico per tornare in patria.

Allenatore

Inizia subito la carriera di allenatore nel suo ultimo club da calciatore professionista, il Nizza. Con la squadra della costa azzurra si aggiudica il titolo francese al suo primo anno da mister. Si posiziona al 2º posto nella Coppa Grasshoppers, con solo tre punti di distacco dal club vincitore del torneo. Nel 1957 viene ingaggiato dal Real Madrid campione d'Europa con il quale si aggiudica due Coppe dei Campioni (1958 e 1959) e una Liga (1958). Fu cacciato da Santiago Bernabéu in seguito alla scelta di lasciare in panchina Ferenc Puskás nella finale della Coppa dei Campioni 1958-1959.

Ha guidato anche alcune squadre italiane, tra cui la Fiorentina (con la quale perse la finale di Coppa Italia 1959-1960), la Roma (con la quale vinse la Coppa delle Fiere nel 1961), il Milan (sconfitto nella finale di Coppa Intercontinentale nel 1963 contro il Santos di Pelé) e la Juventus. È stato per tre stagioni allenatore del Bologna, prima di essere esonerato nel gennaio del 1968, a seguito della sconfitta per 4-2 contro il Milan, e sostituito da Viani.

Suo figlio Luis Carniglia Jr. ha militato in Serie A con la maglia della Sampdoria.

Palmarès

Giocatore

Competizioni nazionali

Allenatore

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

 

 

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613715654_juventus1931.jpg.fafccb1ffd55a6226212a3743d5c1115.jpg LUIS CARNIGLIA

 

carniglia.jpg

 

 

 

Il nuovo trainer della Juventus, Luis Carniglia, è da ieri sera a Torino. È giunto a Roma nelle prime ore del pomeriggio proveniente da Buenos Aires, due ore più tardi è ripartito proseguendo per la nostra città. I timori che si nutrivano sulle sue condizioni fisiche, dopo il pauroso incidente stradale in cui rimase coinvolto nel mese di aprile, sono stati fugati dallo stesso Carniglia. Con passo agile il trainer è sceso dall’aereo, si è avvicinato al gruppo dei giornalisti che l’attendevano insieme con il vice presidente bianco-nero Giordanetti e il segretario del club Amerio. Li ha salutati con uno smagliante sorriso anche se appariva un po’ affaticato per le 16 ore complessive di volo.
«Sono veramente felice di essere tornato in questo magnifico paese – ha dichiarato – dove ho vissuto una parte importante della mia vita calcistica. Il destino stava per giocarmi un brutto scherzo, ho rischiato la vita in un incidente. È un miracolo se ora sono qui a raccontarvi come è andata. La mia auto, sulla quale viaggiavo alla periferia di Buenos Aires, è andata quasi completamente distrutta nell’urto con un autocarro. Ho riportato la frattura di due costole e di una clavicola, un ematoma al polmone. Sono stati giorni terribili. Ma adesso voglio dimenticare tutto. Ho avuto la fortuna di riacquistare interamente la mia efficienza fisica. Sono pronto a lavorare per dare alla Juventus e ai suoi appassionati la squadra che è nei loro desideri in grado di competere con le «milanesi» e gli altri squadroni del campionato. Sono tranquillo, fiducioso e ottimista».
Quali giocatori bianconeri conosce meglio?
«Haller ha disputato tre campionati con me quando eravamo al Bologna – ha risposto Carniglia –, nel primo dei quali è stato formidabile. Se riuscirò a ricondurre Haller sul suo standard normale di gioco, già avremo fatto un grosso passo avanti. Considero Helmut una grande mezz’ala. Poi ritroverò Leonardi e Menichelli che già ebbi alle mie dipendenze quando guidavo la Roma e Giuliano Sarti che allenai nella Fiorentina. Ma oltre a questi giocatori so che la Juventus ha nelle sue file nomi di prestigio come Anastasi, che vidi segnare un gran goal in Nazionale contro la Jugoslavia, Salvadore, Castano, Del Sol, per non parlare dei nuovi acquisti Vieri, un giocatore di classe che deve raggiungere un rendimento più continuo, e Morini».
Carniglia ha dimostrato di essere perfettamente al corrente sulla situazione del nostro football: «Una volta alla settimana – ha spiegato – la televisione argentina trasmette partite del campionato che si disputa in Italia. Anche dai giornali ho potuto seguire i vari incontri. Con mio figlio avevo scommesso che avrebbe vinto lo scudetto il Milan, mentre lui aveva pronosticato la Fiorentina».
Non pensa che, avendo ora a disposizione una formazione forte come quella juventina, avrà quasi un «obbligo morale» di vincere lo scudetto?
La domanda ha creato un leggero imbarazzo nel trainer argentino, ma Carniglia si è subito ripreso: «Dovrò prima rendermi personalmente conto della situazione della squadra. Ma i giocatori ci sono, i risultati non potranno mancare. Lo scudetto non si può preventivare. Finora, in Italia, non l’ho mai vinto. Sono arrivato tre volte secondo: una con la Fiorentina, dietro la Juventus di Sivori, Charles e Boniperti, due con il Bologna».
Le verrà affidata una squadra che da cinque stagioni applica il medesimo schema e le cui caratteristiche sono il gioco collettivo e lo spirito agonistico. Ritiene difficile mutare la mentalità dei calciatori adattandola alle sue teorie?
«La combattività non è una qualità essenziale nel football. Se schieriamo 11 corridori formeremo una squadra di rugby. Il calcio è semplice, non bisogna complicarlo. Prima di tutto pretendo dai giocatori il massimo rendimento, e a loro chiedo di giocare bene, non per raccogliere individualmente l’applauso, ma nell’interesse della squadra. Non soffoco l’estro a chi lo possiede: le doti tecniche del singolo al servizio dell’intero complesso. Per avere una grande squadra ci vogliono due o tre assi al posto giusto. Gli altri debbono amalgamarsi con essi».
Lei conosce Heriberto e i suoi sistemi di allenamento?
«Heriberto Herrera l’ho incontrato un paio di volte. Ma non mi interessa il passato. Io pretendo soprattutto la massima disciplina e l’ordine senza i quali non si possono raggiungere traguardi importanti, ma con una certa elasticità. Altro elemento essenziale è la condizione fisica degli atleti. Penso che un giocatore che abbia superato i 25 anni ha bisogno di mantenere sempre in piena efficienza la sua condizione atletica effettuando, qualche volta, anche due allenamenti al giorno. Non posso cambiarlo dal punto di vista tecnico. Mentre è chiaro che si dovrà rivedere l’impostazione della squadra. Secondo le mie teorie, quando si è in possesso della palla bisogna attaccare tutti con la massima decisione, pronti però a ripiegare se vengono avanti gli avversari. In sostanza gli undici che scendono in campo devono saper formare un complesso omogeneo. Ho lasciato l’Independiente – ha spiegato Carniglia – perché sono abituato a lavorare con serietà. Ho trovato delle difficoltà nell’ambiente, sia fra i giocatori sia fra i dirigenti. Così mi sono dimesso. Avevo ricevuto anche altre proposte da clubs argentini. Ma ho preferito attendere gli sviluppi di alcune trattative con società italiane. Tornare in Italia è stato sempre il mio sogno da quando lasciai circa nove mesi fa il vostro paese. Ora mi si prospetta addirittura di guidare una grossa squadra come la Juventus. Mancano solo alcuni dettagli per la firma del contratto. I miei figli hanno appreso la notizia con gioia. Luis Cesare desidera laurearsi in ingegneria in Italia, la ragazza invece – ha detto sorridendo – ha interessi di carattere sentimentale». Oggi Carniglia sottoscriverà il contratto biennale sulla base (si dice) di 35-40 milioni all’anno. Probabilmente si incontrerà con Heriberto Herrera per lo «scambio delle consegne» e prenderà un primo contatto con i giocatori. Nei prossimi giorni, Carniglia si recherà a Genova e Bologna, per affari privati.
〰.〰.〰
Invece la Juve faticherà tantissimo. La squadra è troppo sbilanciata: Furino e Del Sol devono farsi in otto per tappare i buchi lasciati dagli “anarchici” Bob Vieri e Haller. Le 4 sconfitte nelle prime 8 giornate (fra le quali il derby), i soli 6 punti in classifica e il distacco di 8 lunghezze dal Cagliari, fanno sì che il presidente Catella decida di esonerare il Carniglia prima che diventi problematico raddrizzare la situazione.
I bianconeri sono affidati a Ercole Rabitti, responsabile del settore giovanile, che pian piano ricostruisce il morale della truppa. Nel mercato di riparazione viene acquistato Antonello Cuccureddu, che subito diventa un punto fermo della compagine juventina. Vieri è spesso relegato in panchina, Haller comincia a far vedere di che pasta (e di che classe) è fatto. 
Inizia la riscossa: la Juve risale la classifica, fermandosi tuttavia al 3° posto finale, alle spalle del Cagliari di Gigi Riva e dell’Inter. Don Luis farà le valigie e in Italia non ne sentiremo più parlare.
 
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