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Socrates

Gabriele Pin

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Cardboard Hurrah Juventus - Gabriel Pin Signed Original | eBay
 
Идеи на тему «Cards & stickers Juve» (900+) | футбол, ювентус, челси
 
 
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File:Juventus FC 1980-81.jpg - Wikipedia
 
JUVENTUS 1985-86. By Panini.
 
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Gabriele Pin: l'importanza del Trap | Storie di Calcio

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Pin

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Vittorio Veneto (Treviso)
Data di nascita: 21.01.1962

Ruolo: Centrocampista
Altezza: 174 cm
Peso: 68 kg

Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 1979 al 1981 e dal 1985 al 1986

Esordio: 11.05.1980 - Serie A - Juventus-Fiorentina 3-0

Ultima partita: 27.04.1986 - Serie A - Lecce-Juventus 2-3

 

33 presenze - 3 reti

 

1 scudetto

1 coppa intercontinentale

 

 

Gabriele Pin (Vittorio Veneto, 21 gennaio 1962) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista.

 

Gabriele Pin

196px-Gabriele_Pin_-_SS_Lazio_1991-92.jpg

 

Pin capitano della Lazio nel 1991

     
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 174 cm
Peso 68 kg
Calcio 25px-Football_pictogram.svg.png
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Termine carriera 1997 - giocatore
Carriera
Giovanili
1975-1979   Juventus
Squadre di club
1979-1981   Juventus 3 (0)
1981-1982    Sanremese 22 (1)
1982-1983    Forlì 22 (5)
1983-1985   Parma 67 (7)
1985-1986   Juventus 30 (3)
1986-1992   Lazio 196 (15)
1992-1996   Parma 97 (2)
1996-1997   Piacenza 21 (0)
Carriera da allenatore
1999-2001   Parma Primavera
2001-2004   Parma Vice
2004   Roma Vice
2005-2010   Fiorentina Vice
2010-2014 Bandiera dell'Italia Italia Vice
2014   Galatasaray Vice
2016   Valencia Vice
2017-2018   Al-Nasr Vice
2018-2019   Genoa Vice
2020-2021   Fiorentina Vice
2021-2022   Esteghlal Vice

Caratteristiche tecniche

Giocatore

Centrocampista centrale, nel corso della carriera ha ricoperto indifferentemente i ruoli di mediano e regista arretrato, sistemato davanti alla difesa. Dotato di dinamismo, senso della posizione e delle geometrie del gioco, utilizzava queste doti sia in fase di contenimento che in fase di costruzione.

Allenatore

Come assistente di Cesare Prandelli si occupa prevalentemente dell'aspetto tattico di difesa e centrocampo.

Carriera

Giocatore

220px-Gabriele_Pin_-_Juventus_FC_1985-86.jpg
 
Pin in azione alla Juventus nella stagione 1985-1986

 

Cresciuto nelle giovanili della Juventus, esordisce in prima squadra nell'ultima giornata del campionato di Serie A 1979-1980, giocando un tempo nella vittoria sulla Fiorentina per 3-0.

 

A partire dal 1981 viene ceduto in Serie C1, per acquisire esperienza: milita per una stagione nella Sanremese e per una nel Forlì (dove gioca insieme al futuro portiere milanista Sebastiano Rossi), prima di passare in comproprietà al Parma. Nella giovane formazione allenata da Marino Perani Pin è titolare a centrocampo, e conquista la promozione in Serie B, categoria nella quale esordisce nella stagione successiva, conclusa con la retrocessione dei ducali.

 

Nel 1985 fa rientro alla Juventus, dove viene impiegato come alternativa a centrocampo disputando anche la partita di Coppa Intercontinentale, e trovando spazio nelle coppe europee, per un totale di 33 presenze (di cui 21 in campionato).

 

A fine stagione si trasferisce alla Lazio, dove rimane per sei stagioni consecutive: contribuisce alla salvezza nel campionato di Serie B 1986-1987 (nel quale i capitolini erano penalizzati di 9 punti), e nella stagione successiva conquista la promozione in Serie A. In maglia laziale colleziona complessivamente 225 presenze tra campionato e coppe, indossando anche la fascia di capitano.

 

Nel 1992, dopo l'acquisto del centrocampista inglese Paul Gascoigne, Pin fa ritorno al Parma, dove gioca quattro stagioni conquistando una Coppa delle Coppe, una Coppa UEFA e una Supercoppa UEFA, nel ruolo di regista arretrato che era stato di Daniele Zoratto. Posto in disparte dopo l'acquisto di Tomas Brolin, riprende il ruolo di regista in seguito a un grave infortunio del giocatore svedese nel campionato 1994-1995. Nel 1996, a 34 anni, si trasferisce al Piacenza, con il quale disputa la sua ultima stagione agonistica contribuendo con 21 presenze alla salvezza nello spareggio contro il Cagliari.

Allenatore

Terminata la carriera come calciatore ha iniziato ad allenare nelle giovanili del Parma, e in seguito come assistente di Arrigo Sacchi e Renzo Ulivieri. Con l'arrivo di Cesare Prandelli (suo compagno nella Juventus) sulla panchina ducale si lega al tecnico di Orzinuovi con il ruolo di assistente tattico, anche nelle successive esperienze di Roma e Firenze. Dal 2010 svolge tale compito nella Nazionale italiana, e dopo le dimissioni di Prandelli lo affianca anche nelle successive esperienze. Il 7 dicembre 2018, con la nomina di Cesare Prandelli in qualità di allenatore del Genoa, diventa vice allenatore della squadra ligure. Il 9 novembre 2020 ritorna alla Fiorentina con Prandelli.

 

Nel giugno 2021 accetta l'offerta del club Iraniano del Esteghlal, come vice allenatore di Farhad Majidi.

Palmarès

Giocatore

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

 

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L’importanza di avere un nonno. «Il mio diceva: non bisogna lamentarsi del brodo grasso».
Gabriele Pin ha presente la scala dei valori fin dalle prime battute dell’esistenza. La sua è la generazione figlia del sacrificio. Famiglia del Veneto operaio: papà Giuseppe alla Snia-Viscosa, mamma Maria in un’industria tessile. «Infanzia serena, anche se non c’era il benessere di adesso. I miei genitori erano usciti con la fame dalla guerra e non volevano che toccasse ai loro figli. Certo, il superfluo non esisteva. Mio papà a 30 anni ha avuto un incidente quando era muratore, è rimasto sotto una casa. In eredità ha avuto un’andatura claudicante. I loro sacrifici li hanno pagati con la salute».
Gabriele Pin è un giocatore anomalo. Serio, cortese, nei lunghi viaggi sta immerso in un buon libro. «Purtroppo lo stereotipo del calciatore stolto l’abbiamo creato noi. I ragazzi di adesso mi sembrano diversi. Io alle partite a carte ho sempre preferito la lettura».
Linea di partenza: i campetti dell’oratorio della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Vittorio Veneto. Seconda tappa: la “Vitt ’66”, squadretta del quartiere. Tutta la trafila. «Anche se ero più piccolo si capiva che avevo qualità, così cominciarono i provini».
A volte la strada di un uomo è decisa dal caso, nel calcio spesso è il tifo a fare da spartiacque: Beppe Zanette, professore di italiano e suo allenatore, è un tifoso bianconero sfegatato, con tanto di tessera del club locale. Lo spinge verso la Juventus.
A 13 anni Gabriele prende la strada di Villar Perosa, destinazione l’ultimo piano (e mansarda) dell’albergo storico ritiro bianconero. Lassù vivono i 30 ragazzi del settore giovanile. Non è una vita facile, non è una vita allegra, soprattutto è una vita trafficata. Al mattino Villar-Pinerolo-Villar per la scuola («chiusa con rammarico in terza ragioneria»), “pranzo con l’imbuto”, al pomeriggio Villar-Torino-Villar per l’allenamento.
Gabriele ha appena perso sua madre Maria e il signor Giuseppe non vorrebbe lasciarlo andare, ma la passione del figlio è a prova del primo terribile anno. «Ho vissuto travolto dalla nostalgia e scosso dal pianto. Mi hanno sostenuto la forza di volontà, i consigli della società e l’amicizia con altri ragazzi della mia età, tra cui Galderisi».
Ma i singhiozzi del ragazzo di Vittorio Veneto finiscono quando la vita del calciatore diventa la sua vita.
Esordisce infatti in serie A nel 1980, appena diciottenne, all’ultima giornata del campionato 1979-80, contro la Fiorentina. Gioca, per la cronaca, un solo tempo e la Juventus vince bene, un 3-0 indiscutibile.
Poi lo mandano a «fare esperienza». «In serie C, allora, non giravano le cifre pazzesche di adesso. Con un posto da titolare portavi a casa uno stipendio che ti permetteva di mantenere una famiglia di quattro persone. Per cui c’era un nonnismo che neanche a militare s’immaginano. Una vera giungla, bersagli preferiti i giovani che arrivavano dalle grandi squadre. Ora lo chiamano mobbing, ma non rende l’idea. Ho vissuto certe storie. A Sanremo un allenatore, Canali, ci faceva fare yoga. A Forlì c’era il mitico presidente “Vulcano” Bianchi: la sede era più grande di quella della Juve. Falliti e retrocessi, ma non prima di soffiare quattro punti al Rimini di Sacchi. Tra andata e ritorno feci tre gol: Arrigo me lo rinfaccia ancora adesso. Un’esperienza formativa: ero considerato un giocatore di qualità ma di poco carattere. Me lo sono fatto».
Ritorna alla Juventus nell’estate del 1985, da Parma, sulla scia di Pioli. Nella squadra emiliana, allenata da Gedeone Carmignani, Gabriele svolge mansioni atipiche, che si avvicinano a quelle del play-maker del basket. Un regista, insomma, ma anche un incontrista-lottatore, che si sdoppia a seconda del bisogno e che garantisce alla squadra un contributo sia in fase di costruzione, che in quella di interdizione.
Pin ha i piedi buoni e il senso geometrico del gioco, che vede assai bene e con singolare rapidità; ha anche uno spiccato senso della ricerca dell’avversario a cui applicarsi, degli spazi da chiudere. In definitiva, un giocatore capace di adattare i propri estri al servizio del collettivo, ma anche uno con la necessaria personalità per impugnare, quando occorre, la bacchetta del direttore d’orchestra.
Con queste credenziali, Gabriele ritorna in bianconero e trova in Trap un immediato motivo di stimolo. «Squadra rinnovata, alcuni vecchi e molte facce nuove. La garanzia era il Trap. Si fermava un’ora in più sul campo con i giovani a insegnare tecnica. Ho un bellissimo ricordo e conservo una convinzione: non è facile vincere, nemmeno se hai grandi campioni in squadra».
L’allenatore bianconero capisce le doti del ragazzo e lo getta, sin dalle prime amichevoli, nella lotta. Non c’è partita, più o meno importante, in cui Gabriele non abbia l’opportunità di mettersi in luce e non c’è partita in cui Pin, una volta in campo, non ricambi la fiducia dell’allenatore.
In Coppa Italia, nella goleada contro la Casertana, Gabriele riesce a realizzare anche una rete; a Firenze; sempre in Coppa Italia, Pin risulta, a giudizio unanime, il più positivo dei centrocampisti bianconeri e si merita elogi pubblici dell’allenatore. Il Trap smorza gli entusiasmi, usa prudenza e non vuol bruciare le tappe rischiando di bruciare Gabriele. Gioca quando serve, quando la logica della partita lo richiede.
E in Coppa dei Campioni, nella partita di ritorno con la Jeunesse, scocca la seconda ora fatidica; Gabriele è in campo dall’inizio, in un ruolo che esalta le sue molte valenze tattiche e la sua prestazione è di quelle che fanno parlare a lungo. I pochi addetti ai lavori che seguono, in esclusiva, la partita nel Comunale deserto, si sbilanciano in giudizi perentori sul ragazzo; in parecchi lo additano addirittura come il migliore in campo.
Il goal che Gabriele segna, con stoccata dalla distanza che coglie l’angolo estremo, è un pezzo di bravura tutt’altro che isolato, in una gara che lo conferma giocatore davvero versatile per tutte le incombenze del centrocampo.
«Ho azzeccato un gran tiro – commenta a fine gara – è diventato un goal imparabile. È stata per me un’occasione da sfruttare, ho cercato di trovare il ritmo giusto per mettermi in evidenza. Devo dire che tutto è stato reso difficile dal clima irreale in cui si è giocato. Anche se gli avversari erano inconsistenti si è sentita la mancanza di incitamento».
Pin disputa 32 partite, compresa la vittoriosa finale di Coppa Intercontinentale; alla fine di quella stagione, è ceduto alla Lazio.
Nella capitale disputa sei stagioni ad altissimo livello, prima di ritornare al Parma; rimane in gialloblu quattro campionati, per poi chiudere la carriera al Piacenza.
Fare l’allenatore è la logica conseguenza di una vita da centrocampista e da uomo illuminato. «Ricordare la fatica è la chiave giusta: i primi soldi li ho fatti dopo anni, per questo ne conosco il valore».

 

http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2008/04/gabriele-pin.html

 

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