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Socrates

Emiliano Moretti

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   EMILIANO MORETTI  

 

Moretti story, dalla Lodigiani al Toro: la carriera in quattro scatti -  Toro News

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Emiliano_Moretti

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Roma
Data di nascita: 11.06.1981
Ruolo: Difensore
Altezza: 185 cm
Peso: 72 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: La Birra

 

 

Alla Juventus dal 2002 al 2003

Esordio: 25.08.2002 - Supercoppa italiana - Juventus-Parma 2-1

Ultima partita: 15.01.2003 - Coppa Italia - Juventus-Perugia 1-2

 

15 presenze - 0 reti

 

1 supercoppa italiana

 

 

Emiliano Moretti (Roma, 11 giugno 1981) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore, dirigente del Torino.

 

Emiliano Moretti
20150616 - Portugal - Italie - Genève - Emiliano Moretti.jpg
Moretti in nazionale nel 2015
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 185 cm
Peso 72 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Difensore
Termine carriera 27 maggio 2019 - giocatore
Carriera
Giovanili
1991-1998   Lodigiani
Squadre di club
1998   Lodigiani 2 (0)
1998-2002   Fiorentina 36 (0)
2002-2003   Juventus 15 (0)
2003    Modena 9 (0)
2003-2004    Bologna 32 (0)
2004-2009   Valencia 135 (4)
2009-2013   Genoa 107 (2)
2013-2019   Torino 175 (5)
Nazionale
1997-1998 Italia Italia U-16 4 (0)
2001 Italia Italia U-20 1 (0)
2001-2004 Italia Italia U-21 18 (0)
2004 Italia Italia olimpica 6 (0)
2014-2015 Italia Italia 2 (0)
Palmarès
 
Olympic flag.svg Olimpiadi
Bronzo Atene 2004
Transparent.png Europei di calcio Under-21
Oro Germania 2004
Transparent.png Europei di calcio Under-16
Argento Scozia 1998

 

Caratteristiche tecniche

Mancino naturale, nasce come terzino di fascia sinistra, ma in carriera è stato spesso impiegato come difensore centrale.

Carriera

Giocatore

Club

Gli inizi: Lodigiani e Fiorentina
220px-Associazione_Calcio_Fiorentina_200
 
Moretti (in piedi, secondo da destra) nella Fiorentina vincitrice della Coppa Italia 2000-2001

 

Inizia la sua carriera professionistica nella Lodigiani, con la quale compie tutte le trafile giovanili e con cui conquista lo scudetto di categoria Berretti. Con la stessa maglia debutta ufficialmente in Serie C1 nel 1998, collezionando 2 presenze.

L'anno successivo, a soli 17 anni, viene ingaggiato dalla Fiorentina, che gli consente di confrontarsi per la prima volta con la massima serie. Dopo i primi anni nella formazione primavera viola, viene inserito nella rosa ufficiale per il campionato 2000-2001, ma dopo tre giorni di ritiro subisce la rottura del perone, che lo costringe a saltare la prima parte di stagione. Il 31 marzo 2001 Roberto Mancini lo fa debuttare in Serie A nel pareggio in trasferta contro il L.R. Vicenza. Scende ancora in campo altre otto volte, e a maggio vince con la sua squadra la Coppa Italia 2000-2001, il suo primo trofeo in carriera.

La società viola decide di puntare su di lui e l'anno seguente l'allenatore Roberto Mancini lo promuove titolare al centro della difesa. Il 20 settembre fa il suo esordio anche in Coppa UEFA contro il Dnipro. Nonostante una buona stagione a livello personale, con 27 presenze in campionato e una rete, il club termina diciassettesimo in classifica, retrocedendo in Serie B.

Juventus e il prestito al Modena

Il 5 luglio 2002, dopo aver sostenuto le visite mediche, diventa ufficialmente un giocatore della Juventus, che lo preleva a titolo definitivo. Il 24 settembre debutta da titolare in Champions League in occasione del 5-0 interno contro la Dinamo Kiev. Con la squadra bianconera vince la Supercoppa italiana 2002, ma complessivamente trova poco spazio.

Il 29 gennaio 2003, nel mercato invernale, viene ceduto in prestito secco al Modena di Gianni De Biasi, dove termina la stagione con 9 presenze.

Bologna

Il 30 giugno 2003 viene acquistato dal Parma per 1,8 milioni di euro nello scambio che porta Stephen Appiah alla Juventus. Dopo aver trascorso la preparazione estiva con i ducali, a fine mercato l'arrivo di Marcello Castellini ne determina la cessione, a titolo temporaneo, al Bologna. Titolare della difesa di Carlo Mazzone, con le sue 32 presenze contribuisce al dodicesimo posto in classifica finale.

Valencia

Nell'estate del 2004 è ufficiale il suo trasferimento a titolo definitivo al club spagnolo, il Valencia, che già aveva prelevato dal campionato italiano Bernardo Corradi, Marco Di Vaio e Stefano Fiore. Il 27 agosto, pur restando in tribuna, consegue la Supercoppa Europea, vinta dalla squadra per 2-1 contro il Porto. Claudio Ranieri lo schiera prevalentemente come terzino sinistro, e, nonostante un inizio difficile a causa della concorrenza con Fábio Aurélio e il connazionale Amedeo Carboni, si guadagna presto il posto da titolare. Il 28 novembre 2004 segna anche il suo primo gol in Primera División, nel 2-0 casalingo contro il Maiorca. In Champions League disputa 4 partite contro Inter, Werder Brema e Anderlecht, e in tutto sono 29 le presenze a fine stagione.

La stagione seguente è titolare, e con 33 presenze contribuisce al conseguimento del terzo posto finale, mentre all'inizio della stagione successiva, il 6 novembre 2006, nella gara contro l'Espanyol, si procura un grave infortunio al legamento laterale del ginocchio, che lo costringe a più di tre mesi di stop. Nonostante l'infortunio, questa stagione resta una delle più proficue a livello personale e di squadra, che raggiunge i quarti di finale della Champions League, sconfitta soltanto dal Chelsea. Moretti conclude l'anno con 34 presenze complessive.

La Primera División 2007-2008 non si rivela altrettanto positiva in campionato, che il Valencia conclude al decimo posto. Moretti contribuisce alla cavalcata che porta alla vittoria, il 16 aprile, della Coppa del Re, in cui gioca tutte le partite dalla fase iniziale fino alla finale.

La stagione seguente è ancora titolare nella squadra spagnola, che raggiunge gli ottavi di finale della Coppa UEFA, e che a fine anno conclude il torneo nazionale in sesta posizione. Moretti disputa in tutto 32 partite.

Genoa

Dopo 172 presenze e 4 reti con la società spagnola, l'11 luglio 2009 lascia la Spagna per ritornare in patria al Genoa, impegnato in Europa League, che lo acquista a titolo definitivo per 3,7 milioni di euro. Il 23 agosto scende per la prima volta in campo con la nuova maglia nel vittorioso 3-2 interno contro la Roma e una settimana dopo segna il suo primo gol in rossoblu nell'1-0 esterno contro l'Atalanta. La prima stagione con il grifone termina con 37 presenze e un gol complessivi.

L'anno successivo Gian Piero Gasperini lo fa scendere in campo solo 18 volte, mentre la squadra conclude il torneo al decimo posto. La stagione 2011-2012 si rivela ancora difficile per la squadra, e nonostante 27 presenze e una rete, segnata all'Inter, si piazza in quartultima posizione. La stagione 2012-2013 si conferma titolare della difesa genoana, con 33 presenze in totale. Il 5 maggio 2013 raggiunge la centesima presenza in campionato con la maglia del Genoa, in occasione della partita terminata 4-1 contro il Pescara.

Chiude la sua esperienza genoana con 121 presenze e 2 gol tra Campionato, Coppa Italia ed Europa League.

Torino
220px-Torino-Zenit_%2816%29.jpg
 
Moretti al Torino nel 2015

 

L'11 luglio 2013 viene ufficializzato il suo arrivo a titolo definitivo da parte del Torino, che lo acquista per 700 000 euro. Il 17 agosto 2013 debutta ufficialmente in maglia granata nella partita di Coppa Italia Torino-Pescara (1-2). Divenuto titolare nella difesa a 3 del tecnico Ventura, realizza il suo primo gol in maglia granata il 24 novembre 2013 contro il Catania nella vittoriosa partita terminata 4-1.

Nel corso della sua seconda stagione all'ombra della Mole, dapprima si guadagna il primo gettone in nazionale per mezzo dell'ottima continuità di rendimento in campionato ed Europa League e il 25 gennaio 2015, alla prima giornata del girone di ritorno, segna al 94' il gol con il quale il Torino batte l'Inter al "Meazza" dopo 27 anni.

Anche nella stagione 2015-2016 è presenza fissa nella retroguardia granata e il 5 dicembre 2015 (Torino-Roma 1-1) raggiunge la quota di 100 presenze con la maglia del Torino e 500 da professionista.

Divenuto uno dei senatori della formazione piemontese sia con Ventura che sol suo successore Mihajlović, indossa spesso la fascia di capitano in assenza del compagno Vives ma - alla partenza di quest'ultimo nel mercato invernale della stagione 2016-2017 - decide di lasciare la fascia al giovane Benassi.

Nella stagione 2017-2018 (la sua quinta nel capoluogo piemontese) colleziona 22 gettoni in campionato, divenendo così il calciatore con il maggior numero di presenze durante l'era Cairo.

L'11 febbraio 2019 ha ricevuto il riconoscimento di Ambasciatore dello sport da parte del Consiglio regionale del Piemonte. Il 22 maggio 2019 annuncia in una conferenza stampa il suo ritiro dal calcio giocato al termine della stagione, giocata ancora da titolare. Il 26 maggio disputa la sua ultima partita tra i professionisti.

Nazionale

È il più anziano debuttante nella storia della nazionale italiana, avendo giocato la prima gara (amichevole) contro l'Albania, il 18 novembre 2014, all'età di 33 anni e 5 mesi.

Dopo il ritiro

Il 19 giugno 2020 diventa il nuovo team manager del Torino.

Nel luglio del 2021 passa ad affiancare il direttore sportivo Vagnati sul mercato. Il 19 dello stesso mese consegue la qualifica da direttore sportivo.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Onorificenze

Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana
  — Roma, 27 settembre 2004. Di iniziativa del Presidente della repubblica.

 

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   EMILIANO MORETTI  

 

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Il girotondo di Moretti è quello in campo – scrive Matteo Marani sul “Guerin Sportivo” del 17-23 settembre 2002 –: dalla Fiorentina alla Juve, dal centro della difesa al ruolo di laterale dove l’ha rimesso Lippi. Aspettando Pessotto. L’estate bianconera ha promosso un nuovo protagonista e il campionato lo conferma. «Mi sono calato bene nella realtà bianconera, ma è faticoso stare dietro a tanti campioni» dice con la finta e appagante stanchezza del neofita.
A 21 anni si ritrova con tante cose alle spalle: un passato nella Lodigiani, una fascia di capitano della Fiorentina Primavera, un paio di brutti infortuni, il debutto in A con Mancini e l’approdo nell’Under 21 di Gentile. Dall’alto dei suoi 185 centimetri usa tutta l’accortezza del caso: «Ho capito la Juventus quando sono arrivato qui e mi sono trovato ad allenarmi con tutti nazionali. Oggi li guardo, li osservo e cerco di imitarli nel comportamento. La cosa difficile del calcio non è fare uno stop preciso».
– Partiamo con un atto di sincerità: butti l’occhio ai risultati della Fiorentina?
«Sì, ci ho guardato. Sono partiti in ritardo con la preparazione, ma con il passare delle settimane le cose miglioreranno. Ho lasciato molti amici laggiù, non posso che tifare per loro».
– Scegli il destinatario di un messaggio e compila un saluto.
«Lo mando a Di Livio. Un uomo di cuore, la sua scelta di rimanere a Firenze non mi ha sorpreso. Pochi mesi fa era al Mondiale e ora sta in C2. Quando gli ho parlato al telefono, ho capito che Angelo ha ancora rabbia, cuore, voglia di lottare. E a Firenze vive benissimo».
– Cosa ti lascia l’ultimo anno viola?
«Penso che peggio non potesse andare, però i problemi non dovevano funzionare da alibi per la squadra. Mettiamola così: toccato il fondo si può soltanto iniziare a risalire».
– Prima di voltare pagina, vorrei chiederti se c’era modo di salvare la Fiorentina.
«Si poteva fare di più per salvarla. Sì. Non ritengo che fosse l’unica società in crisi, almeno così leggo sui giornali».
– Oltre dieci anni fa Baggio fece il tuo stesso tragitto ma faticò a integrarsi. Lo capisci?
«Firenze è più piccola, è una città a misura d’uomo. Ma seppure pare fredda, in realtà Tonno non lo è. C’è modo di ambientarsi molto bene. Ho preso casa in collina, zona Moncalieri».
– Con chi hai legato di più? Hai trovato un nuovo Palombo come ai tempi viola?
«Essendo tutti e tre nuovi, all’inizio ho stretto parecchio con Baiocco e Chimenti. Poi, professionalmente, ho fatto gruppo con Montero e Ferrara. In campo pensano più a me che a loro. Alla Juve si respira un’aria familiare. Mi ha colpito come l’efficienza si sposa con l’umanità. Quando sono venuto a firmare, il direttore (Luciano Moggi ndr) si è messo al tavolo e ha parlato con me come a un qualunque grande nome della rosa. È un gesto che mi ha colpito».
– Lo sai? Un tempo veniva etichettato come stile-Juve.
«Esiste un marchio di fabbrica. Lo ravvisavo in Di Livio e Torricelli, che erano passati di qui. Siccome ricevi tutto, con un’organizzazione che ti risolve ogni minimo problema, ti senti anche in dovere di dare tutto».
– E si vince.
«Con lo scudetto sulla maglia siamo la squadra da battere. A me fanno paura Milan e Inter, specie quest’ultima perché la vedo fenomenale in ogni reparto».
– Ancora un attimo per i pronostici. Prima raccontaci la Juve vista da dentro.
«Colpisce la presenza delle forti personalità, che riducono lo spazio per polemiche e fratture tipiche di altre piazze».
– Tutto bene fine al rientro di Pessotto, e poi?
«È il migliore nel ruolo, forse non abbastanza apprezzato per quanto valga. Uno che gioca nella Juve e in Nazionale è per forza il numero uno del gruppo, e poi lo dimostra pure il fatto che nessuno gli ha portato via il posto».
– L’elenco dei candidati è in effetti lungo: da Athirson a Paramatti, risalendo fino a Dimas e Jarni.
«Se la domanda è: hai paura? dico no, perché non sono qui per portare via il posto a nessuno e perché non ho mai fatto la mia corsa sugli altri».
– L’Italia non offre grandi alternative nel ruolo: ci sono Coco e poco più.
«Verissimo, meglio così. Battute a parte, la carenza di alternative si vede nel fatto che molti “destri” giocano a sinistra. Noi mancini siamo davvero pochi, per questo a parità di mezzi siamo favoriti sulla concorrenza».
– Apriamo una parentesi sull’Under 21. Il gruppo c’è?
«Trovo che si tratti di una buona squadra, il mister Gentile lo ripeteva nello spogliatoio dopo la vittoria sull’Azerbaigian».
– Abbiamo recuperato Cassano.
«Abbiamo recuperato lui e Brighi, presto ci sarà Bonera. E poi sono felice per l’esplosione di Borriello».
– A te piace più marcare o lanciarti sulla fascia?
«Io gioco in un ruolo preciso: dove c’è una maglia libera. Lippi mi sta impiegando più come cursore, che forse è il mio ruolo naturale. Ma non muoio per la posizione da tenere in campo».
– Il tecnico cosa ti ha chiesto? Intendo nei colloqui a tu per tu, lontano dalle telecamere e dai compagni.
«Mi ha parlato moltissimo durante il ritiro, il mister ha spinto perché mi togliessi di dosso la soggezione e il timore di stare nella Juve. Insomma, mi ha sciolto».
– Chi ti ha insegnato di più?
«Con Lippi ho la fortuna di lavorarci. L’altro è Mancini, dal punto di vista mentale mi ha insegnato a essere calciatore».
– Mandiamo un messaggio anche a lui?
«Un grande in bocca al lupo. Farà bene, ne sono convinto, e da ex simpatizzante della Lazio non posso che rallegrarmi della sua avventura. Mancini sa fare gruppo e questo vale più del 50 per cento del lavoro».
– Vogliamo dire a questo punto chi fosse il tuo idolo?
«Nesta, non lo nego, proprio per il fatto di avere una simpatia laziale. Oggi, standogli accanto, stimo molto Montero».
– Qual è stato il colpo migliore del mercato?
«Quello più affascinante è stato Rivaldo».
– Se ne è andato Ronaldo.
«Vero, ma l’Inter avrà un terzetto composto da Crespo, Vieri e Recoba. Lo ripeto: vedo l’Inter come principale minaccia per la Juve».
– Qual è l’attaccante con cui hai sofferto di più in marcatura?
«Ho avuto tante difficoltà con Montella. Lo soffro, forse perché ha intuizione, è rapidissimo con i piedi. Se non stai attento è capace di prenderti il tempo e batterti di testa, lui che alto non è».
– E il giocatore che ti ha colpito qui alla Juve?
«Del Piero, ma non solo per le capacità tecniche. Non è facile chiamarsi Del Piero, hai una pressione costante da parte di tifosi e stampa. E invece lui è equilibrato, attento, deve avere un grande equilibrio mentale per riuscire a stare ogni giorno in prima pagina».
– Fare il calciatore non è una sciocchezza, vuoi dire questo?
«È una vita bella, ma è anche una vita facile da buttare via».
– Hai cominciato a fare i conti con la popolarità?
«Riderai, ma mi sono reso conto di essere passato alla Juve dalle attenzioni ricevute in spiaggia. Quest’anno, come negli ultimi cinque, ho fatto le vacanze a Milano Marittima, un posto abitato da gente squisita come sono i romagnoli. Ebbene, ho firmato molti più autografi di prima, il marchio Juve fa effetto».
– Con chi festeggi oggi?
«A Torino mi ha seguito Alfredo, l’amico più caro che ho. Lui ha 44 anni, ci siamo conosciuti ai tempi della Lodigiani, quando Alfredo faceva il preparatore atletico e giurò che mi avrebbe accompagnato lungo la carriera. È un punto di riferimento importante, perché mi dà equilibrio e mi smorza nei momenti di eccessivo entusiasmo».
– A casa?
«Immagina tu la soddisfazione. Mio padre Luigi ha già detto che verrà a Newcastle per la trasferta di Champions, mia madre Maria mi continua a telefonare con le solite raccomandazioni. Frasi da mamma: non fare tardi, copriti bene, stai attento».
– Poi c’è la supertifosa.
«Mia sorella Romina, sono molto legato e protettivo con lei».
– Lasciamo stare lo scudetto, poniamo però che la tua stagione si dimostri buona. Quale premio chiederesti?
«C’è l’ho davvero un premio da chiedere. Visto che Juve e Ferrari sono così vicine, domanderei di conoscere Michael Schumacher. Impazzisco per lui e sarebbe un sogno stringergli la mano».
〰.〰.〰
Anche i migliori sbagliano, proprio così. E può capitare che pure il migliore dei migliori possa prendere una cantonata. Chissà, forse è una strategia per rendersi un pochino più umano e vulnerabile (ma solo nel tallone, come il prode Achille) o forse in certi giocatori, Luciano Moggi ci crede proprio. È il caso di Emiliano Moretti, arrivato a Torino nell’estate del 2002 e andatosene nel gennaio dopo, con appena una quindicina di presenze nel suo paniere.
Il bravo difensore romano, dopo aver girato mezza Italia (con pure una capatina a Valencia), troverà la sua collocazione ideale sull’altra sponda del Po, quella granata. Arriverà anche alla Nazionale, a 33 anni, stabilendo il record del giocatore più anziano a esordire in maglia azzurra.
 

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