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Giovanni Bartolucci

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Il pallone racconta: Giovanni BARTOLUCCI

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Bartolucci

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Bibbiena (Arezzo)
Data di nascita: 27.02.1984
Ruolo: Difensore
Altezza: 183 cm
Peso: 74 kg
Nazionale Italiano Under-20
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 2002 al 2004

Esordio: 17.03.2004 - Coppa Italia - Lazio-Juventus 2-0

 

1 presenza - 0 reti

 

 

Giovanni Bartolucci (Bibbiena, 27 febbraio 1984) è un ex calciatore italiano, di ruolo difensore.

 

Giovanni Bartolucci
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 183 cm
Peso 74 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Difensore
Termine carriera 2016
Carriera
Giovanili
1994-2002   Fiorentina
2002-2004   Juventus
2006-2007   Siena
Squadre di club
2000-2002   Fiorentina 1 (0)
2002-2004   Juventus 1 (0)
2004-2005    Crotone 5 (0)
2005    Pisa 5 (0)
2005-2006    Torres 20 (0)
2006-2007   Siena 0 (0)
2007-2008    Monza 18 (0)
2008-2009    Pistoiese 30 (1)
2009-2010    Lecco 30 (2)
2010-2014   Gubbio 110 (1)
2014-2016   Scandicci ? (?)
Nazionale
2000 Italia Italia U-15 7 (0)
2000-2001 Italia Italia U-16 7 (0)
2002 Italia Italia U-18 5 (0)
2002-2003 Italia Italia U-19 4 (0)
2003 Italia Italia U-20 2 (0)

 

Carriera

Club

Inizi con Fiorentina e Juventus

Figlio d'arte (il padre Attilio ha giocato nelle giovanili del Milan) Giovanni Bartolucci cresce calcisticamente nella Fiorentina fino ad esordire in Serie A contro la Lazio il 10 giugno 2001, non ancora maggiorenne, sotto la guida di Roberto Mancini. A seguito delle vicende societarie che portano alla retrocessione la squadra toscana, Bartolucci, insieme ad Andrea Luci e Claudio Scarzanella, si accasa alla Juventus. Con la primavera bianconera, allenata da Gian Piero Gasperini, vince il Torneo di Viareggio per due anni consecutivi. Esordisce anche con la prima squadra di Marcello Lippi in finale di Coppa Italia, e sempre contro la Lazio.

Crotone, Pisa e Sassari Torres

Nell'estate 2004 viene girato in prestito al Crotone, in Serie B, dove militano altri suoi ex compagni bianconeri e allenata dal suo ex tecnico della primavera bianconera Gasperini. Nel mercato invernale si trasferisce a Pisa, in Serie C1. In seguito gioca un anno nella Sassari Torres arrivando a disputare con i sardi i play-off per la promozione in Serie B, persi contro il Grosseto.

Siena e ritorno in Serie C1

Nella stagione 2006-2007 viene acquistato dal Siena, in Serie A, dove non colleziona neanche una presenza ma 18 presenze e 2 gol nella formazione Primavera.

Così l'anno seguente decide di trasferirsi nuovamente in Serie C1 al Monza e poi nel 2008-2009 nella Pistoiese, riuscendo anche a segnare il suo primo gol tra i professionisti.

Nell'estate del 2009 Bartolucci cambia nuovamente casacca trasferendosi al Lecco, sempre in Serie C1. Qui gioca con continuità, segna 2 gol e i blucelesti retrocedono.

Gubbio

L'anno successivo inizia così l'avventura nel Gubbio, squadra neopromossa in Serie C1 e allenata da Vincenzo Torrente. Bartolucci è titolare fisso nella formazione e contro il Como, il 27 febbraio 2011 (giorno del suo compleanno), arriva anche la prima marcatura stagionale. Conclude la stagione con la promozione in Serie B collezionando in totale 28 presenze e un gol.

Nella stagione cadetta al Gubbio gioca di meno e conclude la stagione con 21 presenze in campionato, retrocedendo. Rimane nel club eugubino fino al 2014.

Scandicci

Nel 2014 si accasa allo Scandicci, formazione toscana di Serie D dove gioca per due stagioni. Nell'estate 2016 non rinnova il contratto e rimane svincolato.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Competizioni giovanili

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png    GIOVANNI BARTOLUCCI 

 

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L’avventura bianconera di Bartolucci dura solamente sei minuti, nella finale di andata della Coppa Italia edizione 2003-04. Entra al posto di Camoranesi, in una partita che sta andando malissimo: Juve in dieci per l’espulsione di Tudor e Lazio con il doppio vantaggio che, purtroppo, non sarà rimontato quasi due mesi dopo nel match di ritorno. Alla fine della stagione, Giovanni viene ceduto al Crotone, dove troverà Gasperini e parecchi compagni delle giovanili bianconeri.
 
MAURIZIO TERNAVASIO, “HURRÀ JUVENTUS” NOVEMBRE 2003
Dall’alto dei suoi diciannove anni compiuti, è uno dei “vecchi” della Primavera di quest’anno, oltre ad essere l’unico superstite tra i difensori titolari dello scorso campionato.

Giovanni Bartolucci, nato in provincia di Arezzo ma fiorentino (almeno dal punto di vista calcistico) d’adozione, si racconta così: «I miei genitori vivono a Stia, il paese dove sono stati girati numerosi esterni del film di Pieraccioni “Il ciclone”. Ho appena conseguito il diploma da geometra e ora sono iscritto all’ISEF, ed ho un fratello di ventisette anni che studia all’università. I primi calci li ho dati nel Falterona, la squadra del paese, dove giocavo nel ruolo di centrocampista. A dieci anni sono passato alla Fiorentina, e sino ai quattordici facevo la spola dal paese con mio padre, che per tre-quattro volte la settimana si sobbarcava più di 100 chilometri. A quindici sono entrato in un convitto del capoluogo toscano, intanto ho cominciato a giocare anche in difesa. Fatto abbastanza raro, sono passato direttamente dagli Allievi Professionisti alla Prima Squadra, saltando la categoria Primavera. È accaduto nel campionato 2001-02 quando, visto che la squadra stava navigando in cattive acque, ho avuto la possibilità di fare uno spezzone in campionato e di giocare in due occasioni in Coppa Italia».
Con il tempo Bartolucci si è trasformato in un difensore affidabile, dal rendimento sempre costante e dalla tecnica ineccepibile. «Mi piace agire sulla fascia, in particolare su quella destra, ma non mi trovo male neppure a sinistra. All’occorrenza posso anche piazzarmi in mezzo, però da quella posizione non posso spingere in avanti per cercare di sfruttare al meglio quelle che sono forse le mie caratteristiche migliori, ossia la velocità e l’aggressività».
Bartolucci non è l’unico giocatore della Primavera della Juve con un passato in viola, visto che lo scorso anno con lui a Torino sono arrivati pure Luci e Scarzanella, il primo punto fermo del centrocampo, il secondo promettente (e molto giovane) numero dodici. Eppure, per ragioni anagrafiche, i tre prima d’ora non avevano mai giocato insieme. «La Fiorentina voleva che rimanessi, però la situazione si era fatta molto ingarbugliata. Non si sapeva cosa sarebbe stato di noi giocatori, per questo ho accettato con entusiasmo la proposta bianconera, senza farmi problemi per la storica rivalità tra le due società. Ho pensato al mio futuro, e son sicuro di aver fatto la scelta migliore. L’unico piccolo rammarico è a livello umano, per aver lasciato allenatori e dirigenti al cui fianco ho vissuto, e bene, per otto lunghi anni. Però se adesso dovessi abbandonare la Juve, ne farei ugualmente una malattia. Io mi affeziono facilmente ai posti e alle persone».
Tanto che anche gli inizi torinesi sono stati tutto sommato favorevoli, sia in campo, sia nella vita di tutti i giorni. «Dopo meno di un mese mi ero già perfettamente ambientato, grazie ad una società fantastica e ai compagni che mi hanno dato una grossa mano. Vivo da solo in un appartamentino vicino allo stadio Comunale, ma spesso mi capita di pranzare o di cenare insieme agli altri. Ma non mi sento mai solo».
Come giudichi la squadra di quest’anno, dopo le tante partenze eccellenti della passata stagione? Quali sono gli obiettivi che tu e i compagni vi siete prefissati? «Dopo aver vinto l’ultimo Torneo di Viareggio ed essere arrivati ai quarti di finale in campionato, ci impegneremo al massimo per raggiungere un obiettivo difficile ma non irraggiungibile, ossia l’accoppiata vincente Viareggio più scudetto. Il nostro organico è di prima qualità sia dal punto di vista umano, fatto quest’ultimo mai trascurabile, sia in ottica propriamente tecnico-agonistica. Se limitiamo il discorso al solo attacco, è innegabile che disponiamo di risorse di altissimo livello, non credo che siano molte le squadre che possano avere in rosa elementi come Benjamin, Palladino, La Vecchia, Chiumiento e Kovalenko. Nel complesso mi sembra che la compagine di questa stagione sia all’altezza di quella trascorsa, che pure all’inizio aveva incontrato qualche normale difficoltà nell’assemblare tanti volti nuovi».
La staffetta tra gli allenatori ha, a tuo avviso, comportato qualche importante cambiamento? «È chiaro che ogni tecnico vede la squadra con i suoi occhi e ha un proprio modo di allenare, però mi sembra che a grandi linee il metodo di lavoro di Chiarenza ricalchi quello di Gasperini. Anche se i tanti infortuni patiti a inizio anno ci hanno imposto di passare dal modulo 3-4-3 a un 3-5-2 altrettanto efficace».
Un’ultima domanda: cosa c’è dietro l’angolo per Giovanni Bartolucci? «Non vorrei peccare di immodestia, ma io mi vedo in Serie A e, magari, in Nazionale. Non lo dico perché sovrastimi le mie qualità, ma perché credo che sarebbe la giusta ricompensa per i tanti sacrifici sin qui fatti. Sia ben chiaro, se le cose andassero diversamente e mi ritrovassi a giocare sempre e soltanto in Serie B, non mi sentirei deluso o sminuito: io sono quello che si dice un vero innamorato del calcio, è uno sport che mi piace da morire in sé, e non solo per quanto può darti in tema di notorietà e di denaro».
 

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