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Socrates

Felipe Melo

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OFFICIALLY OFFICIAL: Juventus sell Felipe Melo to Galatasaray - Black &  White & Read All Over
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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg   FELIPE MELO         

 

Juventus sign shirt deal - Eurosport

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Felipe_Melo

 

 

Nazione: Brasile Brasile
Luogo di nascita: Volta Redonda
Data di nascita: 26.06.1983
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 183 cm
Peso: 80 kg
Nazionale Brasiliano
Soprannome: Comandante

 

 

Alla Juventus dal 2009 al 2011

Esordio: 30.08.2009 - Serie A - Roma-Juventus 1-3

Ultima partita: 15.05.2011 - Serie A - Parma-Juventus 1-0

 

78 presenze - 4 reti

 

Confederations Cup 2009 con la nazionale brasiliana

 

 

Felipe Melo de Carvalho, noto semplicemente come Felipe Melo (Volta Redonda, 26 giugno 1983), è un calciatore brasiliano con passaporto spagnolo, centrocampista della Fluminense.

 

 

Felipe Melo
Felipe Melo 2014-15.JPG
Felipe Melo con il Galatasaray nel 2014
     
Nazionalità Brasile Brasile
Altezza 183 cm
Peso 80 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Centrocampista
Squadra   Fluminense
Carriera
Squadre di club
2001-2002   Flamengo 26 (3)
2002-2003   Cruzeiro 31 (2)
2003-2004   Grêmio 19 (3)
2004-2005   Maiorca 7 (0)
2005-2007   Racing Santander 48 (6)
2007-2008   Almería 33 (7)
2008-2009   Fiorentina 29 (2)
2009-2011   Juventus 78 (4)
2011-2015   Galatasaray 114 (15)
2015-2017   Inter 31 (1)
2017-2021   Palmeiras 63 (5)
2021-   Fluminense 1 (0)
Nazionale
2009-2010 Brasile Brasile 22 (2)
Palmarès
 
Transparent.png Confederations Cup
Oro Sudafrica 2009

 

Biografia

Prima d'intraprendere la carriera calcistica praticava jiu jitsu brasiliano. È sposato con Roberta e ha quattro figli: tre maschi, David, Luke e Linyker, e una femmina, Pietra. Fa parte dell'associazione Atleti di Cristo.

Caratteristiche tecniche

Dotato di forte personalità – caratteristica che gli ha valso il soprannome di Comandante –, Felipe Melo è un centrocampista centrale la cui collocazione preferita è quella di mediano. La sua foga agonistica lo porta a ricevere spesso sanzioni disciplinari. Come dimostrato durante la sua prima stagione al Galatasaray, riesce a fornire le prestazioni migliori quando viene adibito a compiti offensivi, libero dal dover fornire copertura davanti alla linea di difesa.

Carriera

Club

Gli esordi in Brasile e l'esperienza spagnola

Felipe Melo inizia la sua carriera da professionista nel Flamengo giocando dal 2001 al 2003 collezionando 23 presenze e 3 gol. Nel 2003 si trasferisce al Cruzeiro giocando 31 partite e segnando 2 reti. L'anno successivo viene ceduto al Grêmio nel quale gioca 19 partite segnando 4 goal.

Nel 2005 firma un contratto con il Maiorca dove però gioca solo 7 partite non segnando neanche un gol e nello stesso anno viene venduto al Racing Santander con il quale gioca fino al 2007 collezionando in due anni 49 presenze e 6 reti. Nella stagione 2007-2008 Felipe gioca nell'Almeria dove disputa la prima divisione spagnola mettendo a segno anche 7 reti in 34 presenze.

I tifosi dell'Almeria lo hanno eletto, tramite il sito ufficiale del club, miglior giocatore della stagione 2007-2008.

Fiorentina e Juventus

220px-Felipe_Melo_Juventus_2009.jpg
 
Melo ai tempi della Juventus

 

Il 2 giugno 2008 viene ufficializzato dalla Fiorentina il suo passaggio in viola per € 8 milioni.

Debutta il 12 agosto, durante l'andata del preliminare di Champions League contro lo Slavia Praga. L'esordio in campionato avviene il 30 agosto contro la Juventus (1-1), mentre la prima rete in maglia viola arriva contro l'Atalanta (2-1), il 9 novembre.

Il giocatore chiude la stagione con 29 presenze e 2 gol in campionato, una presenza in Coppa Italia e 9 presenze nelle coppe europee (7 in Champions League e 2 in Coppa Uefa) per un totale di 39 presenze e 2 gol.

Il 15 luglio 2009 la Juventus ufficializza l'acquisto del giocatore per € 25 milioni. Felipe Melo debutta in campionato il 30 agosto seguente in trasferta contro la Roma, segnando anche il gol dell'1-3 finale; insieme alla squadra, disputa un campionato al di sotto delle aspettative, e lui, a causa del suo elevato prezzo d'acquisto, è uno di quelli presi di mira maggiormente dalla stampa sportiva e a volte anche dai tifosi, con i quali, in queste situazioni negative, ha avuto un rapporto turbolento.

Lascia la Juventus dopo due stagioni, collezionando 78 presenze e 4 reti totali.

Galatasaray

238px-Felipe_Melo_2013.JPG
 
Felipe Melo in campo col Galatasaray

 

Il 22 luglio 2011 viene ceduto in prestito oneroso al Galatasaray per 1,5 milioni di euro con diritto di riscatto fissato a 13 milioni. In Süper Lig segna 3 gol nelle prime 5 partite ufficiali diventando anche il rigorista della squadra. Chiude il campionato con 30 presenze e 10 gol realizzati, grazie ai suoi gol il Galatasaray conquista i Play-off per il titolo di Turchia. Il 12 maggio 2012 vince, insieme al Galatasaray, i play-off per il titolo e così conquista il titolo di campione di Turchia; conclude i play-off con 6 partite giocate nelle quali ha segnato 2 gol. Il 10 agosto 2012, Felipe Melo torna alla squadra turca in prestito oneroso di 1,75 milioni con diritto di riscatto fissato a 6,5 milioni.

Il 24 novembre 2012, negli ultimi minuti della partita tra Elazığspor e Galatasaray valida per la 13ª giornata di campionato, il portiere Fernando Muslera è stato espulso all'89'; Felipe Melo lo ha sostituito e ha parato il rigore che ha permesso alla sua squadra di vincere 1-0 grazie alla rete segnata precedentemente da Yekta Kurtuluş.

Il 30 giugno 2013 la società turca non esercita il diritto di riscatto sul cartellino del giocatore, che torna quindi momentaneamente alla Juventus; il 20 luglio 2013 viene però acquistato a titolo definitivo dal Galatasaray per 3,75 milioni di euro, con bonus di 0,5 milioni a seguito del raggiungimento di determinati obiettivi sportivi da parte del Galatasaray nelle prossime stagioni.

Inter

Il 31 agosto 2015 viene ceduto a titolo definitivo all'Inter per 3,7 milioni di euro (più 500.000 euro di bonus per ogni qualificazione alla Champions entro la stagione 2017-2018) firmando un contratto biennale con opzione per il terzo anno da circa 2,5 milioni l'anno; qui ritrova il suo allenatore ai tempi del Galatasaray Roberto Mancini. Sceglie per la sua nuova avventura neroazzurra di indossare il numero 83. Esordisce con una maglia da titolare nel derby della Madonnina vinto 1-0 sui cugini del Milan offrendo subito un'ottima prestazione. Il 23 settembre segna il primo gol nella vittoria per 1-0 contro l'Hellas Verona. Offre buone prestazioni fino al 20 dicembre quando contro la Lazio causa il rigore che vale la seconda sconfitta in campionato e soprattutto si fa espellere nel finale per un brutto intervento ai danni di Lucas Biglia che gli costa tre giornate di squalifica. In seguito non riesce a ripetersi come nella prima parte di stagione e chiude l'anno con 28 presenze e 1 gol. La stagione seguente finisce ai margini della rosa con i nuovi allenatori Frank de Boer prima e successivamente Stefano Pioli giocando solo 10 partite; in tutto con l'Inter in un anno e mezzo ha giocato quindi 38 partite e segnato 1 gol.

Palmeiras

Il 12 gennaio 2017 viene ufficializzato il trasferimento di Felipe Melo al Palmeiras in prestito fino al 30 giugno; il giocatore firma un contratto fino al 2019.

A fine anno vince il campionato col Palmeiras.

L'8 novembre 2020, nel corso della gara contro il Vasco de Gama, si frattura la caviglia sinistra. Il 30 gennaio 2021 vince la Coppa Libertadores 2020 contro il Santos.

Fluminense

Il 13 dicembre 2021 firma un contratto biennale con il Fluminense.

Nazionale

Il 26 gennaio 2009 riceve la sua prima convocazione con la maglia del Brasile da parte del Commissario Tecnico Carlos Dunga, in vista dell'amichevole contro l'Italia del 10 febbraio ed esordisce da titolare nella stessa. Alla terza presenza, in una gara contro il Perù, mette a segno il suo primo gol con la Seleção.

Il 28 giugno seguente conquista la Confederations Cup da titolare, segnando anche un gol a Pretoria nella finale contro gli Stati Uniti.

Viene convocato dal CT Carlos Dunga per il Mondiale 2010 in Sudafrica, dove i verdeoro vengono eliminati ai quarti di finale contro i Paesi Bassi (2-1). In quest'ultima partita inizia bene, fornendo l'assist a Robinho per il gol del vantaggio, ma infine rimedia un'espulsione dopo un pestone ad Arjen Robben. A causa dell'eliminazione della nazionale brasiliana si crea malcontento in patria, con critiche indirizzate per lo più verso Melo e l'allenatore Dunga.

Dopo i Mondiali 2010 non è stato più convocato dalla selezione brasiliana.

Palmarès

Club

Competizioni statali

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Nazionale

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg   FELIPE MELO         

 

felipe-melo.jpg

 

 

 

ENRICA TARCHI, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 2009
NemiciAmici. La prima volta che Felipe Melo e Diego si incontrano è in un confronto al vertice che vale il titolo brasiliano. Ha la meglio il Flamengo, che batte il Santos di Diego grazie a un proprio a un gol di Felipe Melo, che pure attaccante non è, ma che da centrocampista di gol ne realizza parecchi. Ora le strade di Felipe Melo e Diego si incrociano di nuovo, ma i sogni e gli obiettivi sono comuni. A unirli, poi, c’è la passione del popolo bianconero che li ha travolti, in un’estate carica di aspettative e di voglia di vincere.
Mentre gli aficionados del ritiro di Pinzolo impazzivano per il trequartista, una folata di vento fresco smuoveva la calda estate torinese: ecco Felipe Melo, trionfatore della Confederations Cup, il “colpo” che completa il mercato bianconero. Il suo arrivo alla Juventus è accompagnato dalle anticipazioni dei giornali, che danno la cosa per fatta da qualche giorno. Ma i tifosi che vogliono la voce ufficiale della società si collegano al sito e non trovano ancora conferme. «Sarà vero? – si chiedono – Sarà il classico rumor di mezza estate o arriva davvero il numero 5 del Brasile?». La società segue la solita, obbligata, trafila: come Borsa comanda, non si dice nulla fino a quando l’accordo non è nero su bianco. Quello con il giocatore e quello con la Fiorentina. Non si fanno parole neanche sulle visite mediche, che non sfuggono invece ai media. Sono quattro o cinque i cronisti che il 14 luglio, giorno del suo arrivo a Torino, si presentano alla Clinica Fornaca alle 8 del mattino. Melo non ce la fa a tenere per sé la propria soddisfazione e li accoglie con un sorriso: «Sono contento di essere qui – dice – bisogna lavorare, lavorare, siamo una grande squadra».
Un’ora dopo i giornalisti sono quasi una trentina davanti all’Istituto di Medicina dello Sport. L’inseguimento continua all’Hotel Principi di Piemonte, dove Felipe Melo recupera la moglie Roberta per recarsi in sede a incontrare il direttore sportivo Alessio Secco. Nel frattempo, Felipe, accompagnato dal padre Jorge, non aveva resistito alla tentazione di calpestare il terreno dell’Olimpico, che presto sarà il “suo” campo. È qui incontra Juventus Channel per la prima volta. Poche parole ma autentiche: «Sono contento che anche mio padre sia con me oggi, perché è grazie a lui e a mia madre, che ora è in Brasile a prendersi cura dei miei tre figli, che sono arrivato fin qui. Non dimenticherò mai i sacrifici che hanno fatto per permettermi di continuare a giocare e ora voglio condividere con loro ogni momento delle gioie che sto vivendo».
Questo e altro ha raccontato ai microfoni della tv bianconera, che ha poi trasmesso il servizio ad annuncio ufficiale avvenuto, il giorno successivo. Dopo la firma, ecco finalmente l’incontro con Hurrà Juventus. Una conversazione che ha messo in evidenza la voglia e la determinazione di un giocatore che sa di avere l’occasione giusta nel momento giusto.
– Felipe, partiamo dal Brasile, che hai lasciato dopo aver vinto con il Flamengo e aver giocato nel Cruzeiro e nel Gremio. Perché la scelta, comune a molti tuoi connazionali, di venire in Europa?
«Perché dopo aver giocato in grandi squadre del mio Paese ho sentito la voglia di fare un’esperienza nuova e l’Europa per tutti noi brasiliani è un salto di qualità. Meglio se la raggiungi, come me, avendo prima vinto qualcosa di importante».
– La Spagna dunque, in primis il Maiorca.
«È stata l’occasione per adattarmi a un nuovo calcio e l’ho fatto anche grazie a una vostra vecchia conoscenza, Mark Iuliano, con il quale spesso ho parlato dell’Italia».
– A quell’epoca eri giovanissimo.
«Avevo solo vent’anni, ma devo dire che mi sono subito adattato bene, anche perché ritengo che il calcio spagnolo assomigli per certi aspetti a quello brasiliano».
– Tu sei nato centrocampista, ma hai avuto esperienze anche in altri ruoli, com’è successo?
«Premetto che nel Maiorca di Cuper giocavo nel mio ruolo, come facevo nelle varie Under giovanili del mio paese. Poi sono passato al Racing Santander e lì ho vissuto qualche difficoltà. Il mio allenatore Miguel Portugal diceva che non avevo le qualità per giocare a centrocampo e mi spostava in tutti i ruoli, da terzino ad attaccante».
– Non è stato un momento facile.
«Direi di no, però ho avuto il sostegno della mia famiglia e di mia moglie, che mi ha seguito ovunque, e l’ho superato».
– Però con Racing ti sei tolto la grande soddisfazione di battere il Real Madrid al Bernabeu segnando anche un gol.
«È stato molto bello, non avevo ancora segnato in quella stagione. Mi sono trovato davanti una squadra piena di stelle, da Zidane a Ronaldo. Ho realizzato il gol-partita davanti a 90 mila spettatori, immaginate la gioia. Era l’ultima partita prima della sosta natalizia, quindi ho raggiunto la mia famiglia in Brasile per festeggiare».
– Parlando del tuo rapporto con l’allora allenatore, com’è andata a finire?
«Le nostre strade si sono divise, lui è andato a fare il dirigente al Real Madrid, io a giocare ad Almeria, dove da subito mi hanno messo a centrocampo: alla fine della stagione sono risultato, assieme a Xavi del Barcellona, il miglior centrocampista della Liga. Portugal comunque mi chiamò chiedendomi scusa...».
– Alla Juve hai scelto il numero 4 che portavi proprio quando giocavi ad Almeria.
«È un numero che mi ha portato fortuna, infatti quell’anno ho segnato 7 gol giocando a centrocampo».
– Siamo all’estate 2008, quando arriva la chiamata italiana.
«Ho accettato volentieri di venire nel vostro campionato, anche perché la Fiorentina fin da subito aveva dimostrato di credere in me e di volermi fortemente. Come ho detto ringrazio ancora tutto l’ambiente per come sono stato accolto e trattato nel corso della scorsa stagione».
– Un’annata che ha visto anche il tuo esordio in Nazionale.
«A febbraio, a Wembley, proprio contro l’Italia (2-0 per il Brasile). Da quel momento sono stato sempre convocato da Dunga, dieci partite e mai una sostituzione. Ho fatto anche due gol, e quest’estate ho vissuto la soddisfazione di vincere la Confederations Cup».
– Durante la quale hai avuto modo di parlare con qualche bianconero?
«Sì, con Gigi Buffon. Gli altri nuovi compagni invece li conoscevo solo di fama, a parte Diego e Amauri. Con quest’ultimo avevo avuto modo di scambiare qualche parola in merito alla sua scelta relativa alla Nazionale durante la partita tra Fiorentina e Juventus».
– In Brasile, quando ti dicevano Juve, a cosa pensavi?
«A una delle squadre con la più grande tradizione al mondo, a Del Piero, Trezeguet, Buffon e Roberto Baggio. Non so se è stato anche per quel famoso rigore sbagliato ai Mondiali, ma tra i campioni bianconeri di sempre lui è uno che viene nominato e ricordato spesso».
– Baggio, un giocatore che ha fatto il tuo stesso passaggio, Fiorentina-Juventus, ma forse in modo più turbolento.
«Come ho detto appena arrivato, i tifosi viola capiranno, il mio passaggio alla Juventus è un bene per tutti».
– Come ti sei trovato nel calcio italiano durante la tua stagione passata alla Fiorentina?
«Molto bene, è un calcio fisico, di forza, e questo mi piace».
– Il popolo bianconero è impazzito alla notizia del tuo arrivo in bianconero. Da quando hai cominciato ad avvertire di essere un giocatore “famoso”?
«Diciamo che il salto di qualità è iniziato ad Almeria, poi sicuramente a Firenze, perché ho fatto una stagione importante. In viola sono arrivato come un giocatore importante e i fiorentini mi hanno trasformato in idolo».
– Ora in Brasile chi sono gli idoli tra i tuoi connazionali?
«Kakà e Ronaldo, che è tornato a fare molto bene. Poi ce ne sono tanti altri, ma loro due sono in vetta alla classifica delle preferenze della gente».
– Proprio Kakà è finito, assieme a Cristiano Ronaldo, al Real Madrid. Sarà questa la squadra da battere?
«Secondo me la squadra da battere è il Barcellona, che ha vinto tutto. Il Real ha preso grandi campioni, ha costruito una squadra forte, ma lo deve ancora dimostrare sul campo».
– Il Barcellona di Guardiola, il Milan di Leonardo, la Juve di Ferrara. Largo ai giovani…
«È una politica che mi piace molto. Pensate che Leonardo è stato mio compagno di squadra nel Flamengo! Sinceramente penso che un allenatore giovane, che ha smesso da poco i panni di calciatore, conosca bene i giocatori e sappia come trattarli».
– Tu sei uno che in squadra fa gruppo o sei piuttosto un solitario?
«Scherziamo? Ritengo che il gruppo sia fondamentale, perché quando giochi in una squadra dove non c’è armonia non vinci niente, mentre a volte una squadra meno forte di altre, ma che ha un gruppo solido, vince».
– Sotto quest’aspetto sei già in perfetta sintonia con il tuo nuovo allenatore, la cui filosofia è proprio questa…
«Bene, quindi non resta che mettersi al lavoro per fare una grande stagione».
– Dove può arrivare questa Juve?
«Come ho detto per il Real Madrid, anche noi abbiamo tutto da dimostrare sul campo. Ma sono certo che la Juventus può giocarsela con chiunque, in Italia e in Europa».
〰.〰.〰
Debutta in campionato il 30 agosto seguente in trasferta contro la Roma, segnando anche il gol del 3-1 finale dopo una stupenda progressione palla al piede. Si ripete andando in rete anche il 7 novembre contro l’Atalanta, con un tiro dalla distanza sotto l’incrocio dei pali e nella gara di ritorno contro i bergamaschi, mette a referto il decisivo gol del 2-1 con un colpo di testa. Disputa però un campionato al di sotto delle aspettative, sicuramente non all’altezza dell’enorme cifra spesa per acquistarlo: questa situazione lo porta a un rapporto difficile con i tifosi, che spesso lo contestano. Comunque sia, ha la piena fiducia sia di Ferrara sia di Zaccheroni e, al termine della sua prima stagione in bianconero, colleziona 40 presenze e 3 gol.
Quella stessa estate è convocato dal C.T. brasiliano, Carlos Dunga, per il Mondiale 2010 in Sudafrica, dove i verdeoro sono eliminati ai quarti di finale contro l’Olanda. In questa partita, dopo aver fornito l’assist a Robinho per il gol del vantaggio, causa un’autorete, perde la marcatura di Sneijder su un calcio d’angolo, consentendogli di segnare di testa il gol del definitivo 2-1, e rimedia un’espulsione dopo un pestone all’avversario, subendo aspre critiche in patria. «Dopo il Mondiale non avevo più motivazioni per giocare. Non avevo allegria e avevo deciso di lasciare il calcio. Ho giocato un buon Mondiale, ma in Brasile dicevano tutti che si era perso per colpa di Felipe. Non è giusto. Chi ne capisce di calcio, sa che basta vedere gli occhi dei giocatori olandesi prima della mia espulsione per capire come mai hanno vinto. Io non sono un angelo, ho capito che posso essere duro, ma senza esagerare. A 27 anni si può ancora cambiare. La fiducia di Delneri e Marotta? Questo mi ha aiutato a cambiare, ho capito che c’è chi crede in Felipe Melo».
Parte da titolare anche la stagione successiva e realizza il suo primo gol stagionale, su rigore con tanto di “cucchiaio”, nella partita casalinga col Lecce vinta per 4-0. Il 6 gennaio, nella partita casalinga persa contro il Parma, al 16’ del primo tempo è autore di un fallo di reazione ai danni di Paci che gli costa l’espulsione e lo obbliga a scontare tre giornate di squalifica. Rientra nella gara del 30 gennaio persa all’Olimpico contro l’Udinese per 1-2. Chiude la sua seconda stagione bianconera con 38 presenze e un gol.
Il 22 luglio 2011 è ceduto in prestito oneroso al Galatasaray, terminando la sua avventura a Torino, senza lasciare un ricordo particolarmente felice.
 

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