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Socrates

Andrea Barzagli - Calciatore e Collaboratore tecnico

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Andrea Barzagli: "This is the best Juve in years" -Juvefc.com

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Barzagli

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Fiesole (Firenze)
Data di nascita: 08.05.1981
Ruolo: Difensore
Altezza: 187 cm
Peso: 87 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: The Rock

 

 

Alla Juventus dal 2011 al 2019

Esordio: 02.02.2011 - Serie A - Palermo-Juventus 2-1

Ultima partita: 19.05.2019 - Serie A - Juventus-Atalanta 1-1

 

281 presenze - 2 reti

 

8 scudetti

4 coppe Italia

4 supercoppe italiane

 

Campione del mondo 2006 con la nazionale italiana

 

 

 

Andrea Barzagli (Fiesole, 8 maggio 1981) è un ex calciatore italiano, di ruolo difensore, assistente delle giovanili della nazionale italiana.

 

Nella sua carriera ha vinto un campionato di Bundesliga con il Wolfsburg (2008-09) e otto campionati consecutivi di Serie A con la Juventus (dal 2011-12 al 2018-19), club questo ultimo con cui ha conquistato anche un record di quattro Coppe Italia consecutive (dal 2014-15 al 2017-18) e quattro Supercoppe di Lega (2012, 2013, 2015 e 2018), disputando inoltre due finali di UEFA Champions League (2015 e 2017); nelle categorie minori vanta le vittorie di un campionato di Serie C1 (2001-02) e di una Supercoppa di Serie C (2002) con l'Ascoli oltreché un Campionato Nazionale Dilettanti (1998-99) con la Rondinella Impruneta.

Con la nazionale italiana è stato campione del mondo a Germania 2006, finalista all'europeo di Polonia-Ucraina 2012 e terzo classificato alla Confederations Cup di Brasile 2013; ha inoltre preso parte ai mondiali di Brasile 2014 e agli europei di Austria-Svizzera 2008 e Francia 2016. In ambito giovanile, con l'Italia olimpica è stato medaglia di bronzo ai Giochi di Atene 2004, mentre con l'Italia Under-21 si è laureato campione d'Europa a Germania 2004 e con Italia Under-20 ha trionfato all'edizione 2001-2002 del Torneo Quattro Nazioni.

Considerato tra i migliori difensori della sua generazione, a livello individuale è stato inserito per quattro volte (2012, 2013, 2014 e 2016) nella squadra dell'anno AIC.

 

Andrea Barzagli
Andrea Barzagli BGR-ITA 2012.jpg
Barzagli in nazionale nel 2012
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 187 cm
Peso 87 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Difensore
Squadra Italia Italia (Assistente Giovanili)
Termine carriera 1º luglio 2019
Carriera
Giovanili
19??-19?? 600px vertical pentasection HEX-F3C600 HEX-FF0000.svg Cattolica Virtus
19??-1998   Rondinella Impruneta
Squadre di club
1998-2000   Rondinella Impruneta 51 (3)
2000-2001   Pistoiese 5 (0)
2001   Rondinella Impruneta 13 (1)
2001-2003   Ascoli 46 (3)
2003-2004   Chievo 29 (3)
2004-2008   Palermo 142 (3)
2008-2011   Wolfsburg 75 (1)
2011-2019   Juventus 281 (2)
Nazionale
2002 Italia Italia U-20 8 (0)
2003-2004 Italia Italia U-21 11 (0)
2004 Italia Italia olimpica 4 (0)
2004-2017 Italia Italia 73 (0)
Carriera da allenatore
2019-2020   Juventus Coll. tecnico
2021- Italia Italia Giovanili (Assistente)
Palmarès
 
Olympic flag.svg Olimpiadi
Bronzo Atene 2004
Coppa mondiale.svg Mondiali di calcio
Oro Germania 2006
UEFA European Cup.svg Europei di calcio
Argento Polonia-Ucraina 2012
Transparent.png Confederations Cup
Bronzo Brasile 2013
Transparent.png Torneo Quattro Nazioni U-20
Oro 2001-2002
Transparent.png Europei di calcio Under-21
Oro Germania 2004

 

Biografia

Nel 2013 si è sposato con la modella italiana Maddalena Nullo; la coppia ha due figli.

Caratteristiche tecniche

Era un difensore centrale completo, forte fisicamente — da cui il soprannome di Roccia, nato negli anni a Palermo e poi mantenuto per il resto della carriera —, veloce e abile nel costruire il gioco oltreché d'ineccepibile correttezza. Dotato di senso della posizione, duttilità e intelligenza tattica, sapeva disimpegnarsi sia in una linea difensiva a quattro sia a tre elementi; all'occorrenza poteva inoltre essere impiegato come terzino destro.

Assieme a Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini, nel corso degli anni 2010 compagni di squadra sia nella Juventus sia in nazionale, Barzagli ha formato un affiatato terzetto difensivo denominato «BBC» dalla stampa specializzata; la solidità del trio ha portato al paragone con la linea difensiva composta dai terzini Virginio Rosetta e Umberto Caligaris nonché dal centromediano Luis Monti, alla base dei successi di Juventus e nazionale negli anni 1930.

Carriera

Giocatore

Club

Rondinella Impruneta, Pistoiese e Ascoli

Inizia a giocare a calcio nelle file della Cattolica Virtus, piccola società fiorentina, e poi nella Rondinella Impruneta con la quale esordisce nel 1998, a 17 anni, nel Campionato Nazionale Dilettanti ottenendo a fine stagione la promozione in Serie C2, cosa che gli permette di esordire tra i professionisti l'anno successivo.

Nel 2000 passa alla Pistoiese, in Serie B, dove arriva da centrocampista. L'allenatore degli arancioni è Bepi Pillon che lo trasforma in difensore centrale, un ruolo che ricopre con eleganza e vigoria fisica. Tuttavia con la maglia arancione disputa solo cinque partite in cadetteria prima di tornare a metà stagione alla Rondinella Impruneta, in C2.

L'anno seguente entra nella rosa dell'Ascoli, dove rimane per due stagioni: nella prima ottiene la promozione dalla Serie C1 alla Serie B. Frattanto nell'estate 2002 viene acquistato dal Piacenza, che contestualmente lo lascia in prestito nelle Marche per un'altra stagione; chiude l'esperienza nell'Ascoli con 46 presenze e 3 reti.

Chievo, Palermo e Wolfsburg

Passa quindi al Chievo, che lo acquista in comproprietà con il club piacentino: con la formazione clivense debutta in Serie A a 22 anni, il 31 agosto 2003 in Brescia-Chievo (1-1). In questo campionato colleziona 29 presenze, segnando 3 reti e un'autorete.

Nel luglio del 2004 il Palermo lo acquista per 2,5 milioni di euro. Il difensore diventa subito titolare e perno della squadra rosanero, che a fine stagione conquista la prima qualificazione in Coppa UEFA della sua storia grazie al sesto posto in campionato. Nei successivi quattro anni tra i siciliani, Barzagli colleziona 142 presenze e 3 reti in Serie A, mentre in Europa totalizza 15 presenze e 1 gol: alla chiusura della stagione 2006-07, risulta insieme a Franco Brienza il calciatore rosanero più presente nelle competizioni internazionali per club, con 15 apparizioni (i due saranno poi raggiunti da Mattia Cassani nell'annata 2010-11). Nella stagione 2007-08 diventa inoltre il capitano della squadra palermitana.

Nell'estate 2008 viene ceduto, per 11,9 milioni di euro, al club tedesco del Wolfsburg insieme al suo compagno di reparto a Palermo Cristian Zaccardo. A fine stagione vince la Bundesliga giocando tutti i 34 incontri del torneo senza essere mai sostituito. Il 15 settembre 2009 esordisce in Champions League in Wolfsburg-CSKA Mosca (3-1). Chiude la seconda stagione a Wolfsburg con 2 presenze in Champions e 3 in Europa League, e 24 presenze di campionato con 1 rete all'attivo. Rimane in Germania fino al gennaio 2011, collezionando 17 presenze in campionato in quest'ultimo scorcio.

Juventus
2011-2014
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Barzagli alla Juventus nel 2013

 

Il 27 gennaio 2011 la Juventus acquista il giocatore per una cifra pari a 300 000 euro (più eventuali bonus legati ai risultati sportivi). Esordisce con la maglia bianconera il successivo 2 febbraio, nella gara persa in trasferta contro la sua ex squadra del Palermo (2-1) e valida per la 23ª giornata del campionato di Serie A.

La stagione successiva si conferma come titolare inamovibile della difesa bianconera, la meno battuta del campionato con 20 reti subite in 38 incontri, vincendo lo scudetto con una giornata di anticipo; per lui si tratta del secondo titolo nazionale in carriera, dopo quello 2008-09 in Germania. Nell'ultima partita di campionato, giocata il 13 maggio 2012 allo Juventus Stadium e vinta contro l'Atalanta, segna la sua prima rete in maglia bianconera inusualmente su calcio di rigore, pochi minuti dopo esser subentrato all'infortunato Giorgio Chiellini, fissando il risultato sul 3-1: era l'unico fra i titolari bianconeri ancora senza reti all'attivo in stagione. La squadra torinese giunge inoltre in finale di Coppa Italia, perdendo a Roma contro il Napoli.

Al primo impegno della stagione 2012-13, l'11 agosto a Pechino, vince la sua prima Supercoppa di Lega dopo che la Juventus batte per 4-2 ai tempi supplementari il Napoli. Il 28 aprile 2013, nel derby della Mole vinto per 2-0 sul Torino, ottiene la 100ª presenza con la maglia bianconera. Il 5 maggio seguente arriva con tre giornate di anticipo la conquista del secondo scudetto di fila, grazie al successo casalingo per 1-0 sul Palermo. Chiude la stagione come il bianconero con più presenze in assoluto, 48, alla pari con il compagno di reparto Leonardo Bonucci.

La stagione seguente si apre il 18 agosto 2013 con la vittoria della sua seconda Supercoppa di Lega, dopo che la Juventus batte per 4-0 la Lazio allo Stadio Olimpico di Roma. Il 4 maggio 2014 arriva la conquista del suo terzo scudetto consecutivo.

2014-2019

Agli ordini di Massimiliano Allegri, successore di Antonio Conte sulla panchina bianconera, il 2 maggio 2015 Barzagli vince il suo quarto scudetto consecutivo, grazie al successo esterno per 1-0 sulla Sampdoria. Il 20 dello stesso mese vince la sua prima Coppa Italia, giocando la vittoriosa finale di Roma sulla Lazio risoltasi ai supplementari. Il successivo 6 giugno parte titolare nella finale di Champions League contro il Barcellona, che a Berlino vedrà prevalere i catalani per 3-1.

L'8 agosto vince la sua terza Supercoppa di Lega contro la Lazio. Nel 2016 continua a essere protagonista nella Juventus, infatti a fine stagione risulta uno dei giocatori più impiegati, vincendo il suo quinto scudetto consecutivo con la Vecchia Signora e aggiudicandosi la sua seconda Coppa Italia di fila, superando in finale il Milan. Frattanto il 6 marzo dello stesso anno, a Bergamo, era tornato al gol dopo quattro anni — in quella che rimarrà l'ultima rete della sua carriera —, sbloccando il risultato nella vittoria 2-0 sul campo dell'Atalanta.

 

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Da destra, in divisa nera: Barzagli, Bonucci e Chiellini, ovvero la linea difensiva «BBC» della Juventus pluriscudettata negli anni 2010, qui in azione nel 2016.

 

Il 17 maggio 2017 mette in bacheca la Coppa Italia, la terza consecutiva per la formazione torinese, in seguito alla vittoria nella finale di Roma sulla Lazio; quattro giorni dopo, con il successo 3-0 allo Stadium sul Crotone, arriva anche il sesto titolo italiano di fila e annesso terzo double nazionale consecutivo, che consente alla Juventus di battere dopo 82 anni il record della Juve del Quinquennio. Il 3 giugno a Cardiff gioca la sua seconda finale di Champions League con la maglia della Juventus, persa 1-4 contro il Real Madrid.

I successi si ripetono nell'annata 2017-18, in cui la Juventus fa suo il settimo scudetto consecutivo e annesso quarto double domestico di fila, quest'ultimo un primato nel calcio italiano. Sul piano personale il 20 settembre 2017, in occasione della vittoria interna di campionato contro la Fiorentina (1-0), il difensore — ormai riconosciuto come «leader silenzioso» dello spogliatoio bianconero — indossa per la prima volta la fascia di capitano dei torinesi, assurgendo ancora tra i protagonisti della squadra nonostante le 37 primavere e qualche acciacco di troppo che inizia a farsi sentire.

La stagione seguente, tuttavia, vede Barzagli costantemente frenato da sempre più frequenti infortuni che ne minano la continuità di rendimento e che, sommati all'inevitabile trascorrere degli anni, lo fanno scivolare definitivamente indietro nelle gerarchie difensive juventine; una situazione che lo porta, il 13 aprile 2019, ad annunciare il ritiro dall'attività agonistica al termine della stagione. Scende in campo per l'ultima volta il successivo 19 maggio, a 38 anni, nella gara interna contro l'Atalanta (1-1) valevole per la penultima giornata di campionato, nella quale la Juventus solleva per l'ottava volta consecutiva la Coppa Campioni d'Italia, record assoluto nella storia della Serie A e dei maggiori campionati nazionali d'Europa; insieme al compagno di squadra Chiellini, inoltre, è tra i due soli ottacampioni d'Italia nel vittorioso ciclo bianconero degli anni 2010.

Nazionale

Nazionali giovanili

Il primo trofeo con la maglia della nazionale arriva nel 2002, quando con l'Italia Under-20 vince la prima edizione del Torneo Quattro Nazioni. L'anno successivo il commissario tecnico Claudio Gentile lo promuove nell'Italia Under-21, con la quale nel 2004 gioca e vince da titolare gli europei di categoria. Nell'agosto dello stesso anno fa parte della nazionale olimpica, sempre guidata da Gentile, con la quale vince la medaglia di bronzo ai Giochi di Atene 2004.

Nazionale maggiore

Il 17 novembre 2004, a 23 anni, esordisce in nazionale maggiore, sotto la guida di Marcello Lippi, nella partita amichevole Italia-Finlandia (1-0), dimostrandosi uno dei migliori giovani azzurri. Dopo essere entrato stabilmente nel gruppo azzurro, Barzagli ha preso parte al vittorioso campionato del mondo 2006 in Germania, dove ha esordito negli ottavi di finale vinti contro l'Australia (1-0), entrando in campo nella ripresa dopo l'espulsione di Marco Materazzi. Ha giocato invece da titolare l'intero incontro successivo, il quarto di finale vinto contro l'Ucraina (3-0), in sostituzione dello squalificato Materazzi.

 

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Xabi Alonso e Barzagli in azione durante Spagna-Italia, finale del campionato d'Europa 2012.

 

Dopo la vittoria del mondiale, nel biennio seguente Barzagli gioca da titolare molte partite delle qualificazioni europee, e viene quindi convocato dal nuovo selezionatore Roberto Donadoni per la fase finale dell'europeo di Austria-Svizzera 2008. Gioca da titolare la sfida d'esordio del girone, la sconfitta per 0-3 contro i Paesi Bassi, non venendo poi più schierato; la manifestazione si conferma sfortunata per Barzagli quando, il 19 giugno, durante un allenamento si rompe il menisco interno del ginocchio sinistro, chiudendo lì il suo torneo; la nazionale viene eliminata ai quarti di finale, cadendo ai tiri di rigore contro la Spagna poi vincitrice dell'edizione.

Rimane fuori dal giro azzurro per i successivi tre anni, fino a quando, sul finire del 2011, viene convocato dal commissario tecnico Cesare Prandelli a seguito delle ottime prestazioni fornite nello stesso periodo con la Juventus. Inserito nella lista dei 23 convocati per la fase finale del campionato d'Europa 2012 in Polonia e Ucraina, rischia di saltare la competizione a causa di uno stiramento al polpaccio sinistro, salvo poi venir confermato dopo accertamenti medici. Ottiene 4 presenze nella manifestazione e disputa da titolare la finale di Kiev, persa dall'Italia per 4-0 contro la Spagna.

Nel 2013 viene inserito da Prandelli nella rosa dei 23 convocati per la Confederations Cup in Brasile. In tale torneo gioca fino alla semifinale persa ai rigori contro la Spagna, mentre non scende in campo, per un infortunio al tendine, nella partita contro l'Uruguay che consente all'Italia di ottenere, ancora dal dischetto, il terzo posto nella manifestazione.

Ormai tra i punti fermi (assieme ai colleghi di reparto Buffon, Bonucci e Chiellini, e agli altri compagni di squadra Marchisio e Pirlo) della cosiddetta Ital-Juve dei primi anni 2010, prende interamente parte alle tre partite disputate dagli azzurri al mondiale di Brasile 2014, in cui non vanno oltre la fase a gironi.

Confermato dal nuovo CT Antonio Conte, già suo tecnico alla Juventus, viene convocato anche per la fase finale del campionato d'Europa 2016 in Francia. Il cammino azzurro oltralpe si interrompe ai quarti di finale contro la Germania, che si impone 6-5 dopo i tiri di rigore, durante i quali lo stesso Barzagli segna il penalty di sua competenza. Sebbene avesse annunciato, sul finire del 2015, l'intenzione di lasciare la nazionale al termine della succitata competizione continentale, nell'agosto 2016 torna sui propri passi proseguendo la carriera in maglia azzurra fino al 13 novembre 2017, quando lascia definitivamente all'età di 36 anni e dopo 73 presenze, dopo l'eliminazione dell'Italia ai play-off contro la Svezia e la mancata qualificazione al campionato del mondo 2018.

Dopo il ritiro

Dopo avere conseguito nell'estate 2019 a Coverciano il patentino UEFA B come allenatore di base, il successivo 25 settembre torna alla Juventus, stavolta nei ranghi dello staff tecnico, in qualità di collaboratore dell'allenatore Maurizio Sarri; lascia l'incarico il 14 maggio 2020, adducendo ragioni famigliari. Nel settembre dello stesso anno inizia a frequentare a Coverciano il corso UEFA A, per poter allenare le prime squadre fino alla Serie C ed essere tecnico in seconda in Serie A e B.

Nel luglio del 2021 diventa opinionista sportivo per la piattaforma DAZN. Il successivo 2 agosto viene nominato assistente delle giovanili della nazionale italiana, spaziando dall'Under-15 all'Under-20.

Statistiche

Al 19 maggio 2019 Barzagli ha disputato, tra club, nazionale maggiore e nazionali giovanili, 789 partite.

Palmarès

Club

Onorificenze

Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
  — Roma, 27 settembre 2004. Di iniziativa del Presidente della repubblica.
Collare d'oro al merito sportivo - nastrino per uniforme ordinaria Collare d'oro al merito sportivo
  «Vincitore Coppa del mondo FIFA»
— Roma, 2006.
Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
  — Roma, 12 dicembre 2006. Di iniziativa del Presidente della repubblica.
Medaglia di bronzo al valore atletico - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valore atletico
  «Campione italiano professionisti»
— Roma, 2018.

 

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«Un’emozione forte. Avevo vissuto una settimana molto tranquilla, perché mi sentivo sereno. Secondo me era arrivato il momento giusto. Poi la mattina mi sono svegliato e mi è iniziato un po’ di magone, sapevo che sarebbero venuti la mia famiglia e i miei amici. Ho avuto un’annata calcisticamente difficile, sono stato molto fuori, non mi sentivo più all’altezza degli altri. E quando sei in una squadra del genere, con dei giocatori così, allenarti diventa impegnativo, c’è tantissima qualità quindi devi star bene fisicamente. Nello spogliatoio i ragazzi hanno scherzato e il magone mi è passato. Non mi aspettavo il prepartita con i ringraziamenti del presidente e la squadra schierata. Gigi che è venuto apposta da Parigi, mi ha fatto un enorme regalo. E già lì è stata un’emozione forte».

 
DIEGO GUIDO, DA ULTIMOUOMO.COM DEL 14 AGOSTO 2019 
Il campo 5 di Coverciano è più piccolo di un normale campo a 11. Sembra lo abbiano voluto appiccicare a forza su un angolo del quadrilatero perfetto su cui sorge il Centro Tecnico Federale, come la piccola gamba di una grande Q. È incorniciato su tre lati dal fruscio di una ventina di alti cipressi e costretto tra i condomini di via Papini e via Saba. Ai bordi di questo campo seguo la seduta tattica di un gruppo di giocatori senza contratto. Si trovano sul campo 5, e più in generale a Coverciano, perché ospiti del ritiro che Assocalciatori ogni estate organizza per i calciatori svincolati. Tre settimane in cui possono allenarsi e seguire il corso da allenatori per iniziare a pensare al loro post-carriera.
In campo ci sono una ventina di calciatori, tra cui Sorrentino e Domizzi, Pasqual e Pulzetti, Nocerino e Capuano, Croce e Acquafresca. Sono diretti dalla voce di Francesco D’Arrigo, che disegna linee di coperture preventive e diagonali difensive. D’Arrigo è un docente della Scuola Allenatori del Settore Tecnico FIGC e in quel momento esatto, al centro del campo, sta applicando sull’erba i concetti che il giorno prima ha spiegato in aula.
Andrea Barzagli è diverso dagli altri compagni di ritiro nonostante non faccia nulla per sembrarlo. La sua partecipazione ha il solo obiettivo di ottenere il patentino Uefa B. A differenza degli altri lui ha deciso di non giocare più. Gli altri si allenano per farsi trovare pronti se e quando una società offrirà loro un nuovo contratto. Lui no. Gli altri hanno ancora la testa da giocatori. Lui no. Nonostante questo, nonostante non debba dimostrare nulla, nonostante non debba prepararsi a una nuova stagione, Barzagli sembra andare a una velocità diversa. Sembra calciare, usare il corpo, occupare lo spazio che lo circonda, in modo diverso dagli altri compagni. Una sensazione di differenza che diventa certezza quando D’Arrigo, dopo aver spiegato un paio di movimenti della difesa a tre, si ferma e chiede: «Ho detto bene Andrea?».
Visto da vicino Barzagli è molto grande. Forse più che grande, lungo. Porta addosso una sorta di forza cinetica. La voce profonda, le “r” scandite e incastrate dentro a un velato accento fiorentino. A ogni passo muove un corpo mastodontico che sembra sempre sul punto di prendere una velocità inattesa per quella stazza.
«Ho deciso di smettere perché ho sentito di aver dato tutto quello che avevo da dare». Nei primi giorni di questo ritiro gli hanno chiesto perché si sia ritirato. Lui ha risposto dicendo di aver raggiunto il limite. Gli chiedo se si tratti di un limite solo fisico oppure anche nervoso. «Fisicamente non sono stato bene come in passato, ma non si tratta solo di questo. Il limite è anche e soprattutto mentale. Sentivo di non essere più in grado di garantire i livelli di prestazione a cui ero abituato e la cosa mi disturbava». Barzagli è seduto nell’aula magna di Coverciano. Indossa i pantaloncini blu e la maglia azzurra della divisa AIC. È appena finita una lezione e si è fermato qualche minuto per rispondere alle mie domande.
La fine della carriera agonistica ad alti livelli a volte coincide con momenti di spaesamento. Un passaggio brusco dai riflettori al buio, dalle tensioni della partita decisiva a una quotidianità senza più strappi. Non sono però timori che sfiorano Barzagli. «Spesso ho sentito dire che una volta smesso ti può mancare l’adrenalina. Io sinceramente sto molto bene. Ho vissuto tutta la mia carriera talmente intensamente che ora non credo mi manchi nulla». L’assenza di questo tipo di nostalgia è perfettamente coerente con la consapevolezza di cui parlava prima, di riconoscersi ormai deficitario sotto l’aspetto mentale per poter proseguire a giocare a calcio. Coerente anche con ciò che aggiunge un attimo dopo: «In queste poche settimane mi sono sentito rinato come persona. Me lo sono spiegato con il dispendio nervoso che ho sempre messo nel mio lavoro. Ora ho passato molto tempo con la mia famiglia e non ti nascondo che sarei rimasto volentieri con loro quando è stato il momento di venire in ritiro», e quest’ultima frase la dice come una novità assoluta per lui e per come ha concepito la sua vita fino a maggio.
Nella riposta legata al distacco dalla sua famiglia, Barzagli ha anche aggiunto: «Sono venuto qua e mi sono rimesso una divisa e un paio di scarpe da calcio». L’ha detto come potrebbe dirlo chi ha già smesso da 5 o 10 anni. Lui ha salutato domenica 19 maggio e io l’ho incontrato alla fine di luglio. Nemmeno due mesi e mezzo eppure nella sua testa, per lo stacco nervoso, sembrano già passati anni.
Alcuni dei corridoi del Centro di Coverciano sono stati trasformati in grandi album dei ricordi. Il bianco delle pareti è interrotto da fotografie di formazioni azzurre e dei loro momenti passati alla storia. Barzagli è presente in almeno due di quei ritratti, entrambi dentro a stadi tedeschi. Sul prato di Bochum posa assieme agli altri dieci compagni con cui sta per vincere la finale degli Europei Under-21, nel 2004. Sul prato dell’Olympiastadion a Charlottenburg, Berlino Ovest, Barzagli è uno di quelli che alzano i pugni al cielo ai piedi di Cannavaro la notte del 9 luglio 2006.
Sono due fotografie che raccontano come si è dipanata la trama della sua carriera. Un lento e costante passo di avvicinamento al livello più alto raggiungibile nel suo sport. A 19 anni giocava in C2, nel Rondinella, una piccola società di Firenze. A 20 giocava nell’Ascoli, C1. Le due finali di Champions della sua carriera le ha giocate a 34 e 36 anni. Sembra quasi che Barzagli sia diventato davvero Barzagli dopo aver compiuto 30 anni. «Hai ragione. Secondo me sono partito molto bene nei primi anni di A e ho raggiunto presto anche la Nazionale. Poi mi è mancata continuità di rendimento e credo anche la possibilità di arrivare prima in una grande squadra. Perché non dico che siano due sport differenti, ma tra chi ha obiettivi di metà classifica o della salvezza e chi invece punta a vincere, c’è una differenza enorme. È tutto un altro giocare a calcio. Lo stress e i ritmi ti portano a crescere come non puoi crescere altrove. Se hai qualità migliori per forza».
La dimensione mentale torna ancora. La presenta sempre come un ingrediente che dentro a una carriera ha lo stesso peso del fisico e della tecnica. Dice che dopo i 30 anni «anno dopo anno sono migliorato come giocatore ma anche come uomo». Nel suo percorso vede due snodi cruciali che lo hanno aiutato. Il primo legato agli inizi – «non sono cresciuto nel settore giovanile di una società importante e in età da Primavera giocavo in una C di alto livello, in mezzo a gente più grande di me, con più esperienza. Un bagaglio che mi ha fatto arrivare in A molto maturo» – il secondo snodo è invece legato al gennaio del 2011.
«Il mio contratto con il Wolfsburg scadeva a giugno. Non mi trovavo bene né con l’allenatore né con il Direttore Sportivo e a giugno me ne sarei andato a costo zero. Così hanno preferito liberarmi già a gennaio e poter monetizzare qualcosa». A pensarci oggi, guardando alla qualità e ai risultati delle sue 8 stagioni e mezza a Torino, fa sorridere pensare che la Juventus allora lo abbia acquistato per 300mila euro.
Barzagli è la prima B della formuletta BBC con cui la stampa sportiva ha vezzosamente sintetizzato i tre protagonisti del blocco difensivo dei cicli di Conte e Allegri. «Con Giorgio e Leo ci siamo migliorati a vicenda. Ci siamo trovati in un momento in cui venivamo da storie diverse. Giorgio aveva già tanti anni di Juve e conosceva quel mondo, Leo era alla prima esperienza ad alto livello e io avevo la mia strada di alti e bassi».
Da fuori ho sempre avuto la sensazione che fossero tre buonissimi calciatori senza tuttavia il talento per valere costantemente un posto tra i migliori dieci difensori in Europa per una decade, come hanno invece poi dimostrato. Mi ero sempre risposto che le ragioni della loro affermazione risiedessero nel loro approccio mentale, nella loro fame di migliorarsi e nell’aver avuto la fortuna di aver trovato l’allenatore perfetto per farli esprimere al massimo assieme. L’idea che mi ero fatto l’ho voluta condividere con lui. Domanda secca: hai mai pensato di esserti trovato al posto giusto nel momento giusto? Risposta: «Sì».
Gli chiedo allora se secondo lui esista la fortuna. Se sia un concetto valido. «Più che la fortuna esistono momenti della carriera in cui puoi trovare tutto perfetto. Le condizioni migliori per lavorare e le persone migliori per fare quel lavoro. Abbiamo trovato un allenatore molto maniacale sulla fase difensiva e abbiamo combinato le nostre caratteristiche differenti e complementari. Se trovi condizioni così tanto favorevoli e ci metti del tuo, la tua storia può cambiare. Ecco, ci devi mettere però del tuo».
Ho parlato in maniera informale con Barzagli altre volte, durante il ritiro di Coverciano. L’ultima eravamo seduti a un tavolino del bar del Centro Tecnico. Si stava facendo raccontare da Pulzetti come fosse andata l’amichevole che il gruppo aveva giocato il giorno prima a Carrara. Pulzetti gli raccontava della squadra, io dei dettagli coloriti dello sfogo sopra le righe che Silvio Baldini – mister dei toscani – aveva avuto contro qualche discutibile scelta arbitrale. Barzagli spicca tra gli altri con inconsapevolezza. Mi sono fatto l’idea che fosse per lui parlerebbe il meno possibile e passerebbe molto più volentieri inosservato.
Nel corso dell’intervista e nelle poche parole scambiate con lui in quei giorni a Firenze ho pensato molto alla frase che mi ha scritto un amico milanista. Intervisti Barzagli? Beh alla fine degli juventini è quello che mi ha sempre dato meno fastidio. Gliel’ho confessato. Ha sorriso e mi ha detto di non aver mai avuto la percezione di essere stato più simpatico ai tifosi avversari rispetto ad altri compagni. Poi ha aggiunto: «Forse perché caratterialmente sono abbastanza moderato? Sia in campo, sia nelle dichiarazioni non penso di aver mai fatto o detto chissà che. Forse per questo». Barzagli non dà l’idea di qualcuno che faccia pesare il suo palmares, che si senta superiore a colleghi meno blasonati. Fa percepire però che non ama spiccare troppo nel gruppo. Non direi per timidezza, piuttosto per amore del proprio spazio.
Le chiamano le case matte. Sono tre bassi cilindri di cemento totalmente chiusi se non per delle sottili feritoie. Le hanno costruite sopra le colline messinesi perché servissero da fortini d’avvistamento negli anni della Seconda Guerra Mondiale. La loro posizione a dominare lo stretto era perfetta per avvistare navi in arrivo sia dal Tirreno che dallo Ionio. Un cuneo infilato tra due mari e all’incrocio tra i venti. Un luogo a quanto pare perfetto anche per coltivare le uve, dato che su quel terreno sorgono i vitigni e la cantina che Andrea Barzagli ha creato assieme a un socio. L’azienda agricola Le Casematte.
Avevo scoperto Le Casematte il giorno prima di intervistare Barzagli. Stavo per seguire l’allenamento del pomeriggio del suo gruppo. Prima che cominciasse, mentre sistemavo gli appunti, seduti a pochi metri da me sulla tribunetta del campo 1, lui e Sorrentino stavano parlando della cantina e delle sue etichette. Dai discorsi di Barzagli usciva competenza e passione per quel settore. Nonostante questo però non è detto che la sua prossima carriera sia nel mondo vitivinicolo. O perlomeno non solo.
«Non so ancora cosa farò. Sto valutando molte possibilità e la mia presenza qui è parte della ricerca. Non sono mai stato uno ultra convinto del passo successivo. Ho sempre preferito pensare a una fase alla volta. In tutta onestà, a oggi non so se mi vedo allenatore, o dirigente, o magari completamente fuori dal calcio. Sto cercando di capire quale dimensione mi può entusiasmare, che poi è quella la cosa principale».
 
SIMONE GOLIA, DA GIANLUCADIMARZIO.COM DEL 13 APRILE 2019
Lui e Gozzi. Insieme in difesa, separati da pochi centimetri in campo, da 20 anni fuori. Il padre che indica al figlio di stringere la propria posizione, che lo esorta a salire insieme al resto della linea. Che lo abbraccia nel tunnel prima dell’esordio. Il settore ospiti del Mazza canta per Barzagli, ma lui ringrazierà solo a fine partita. Troppo impegnato a guidare una Juventus mai così giovane. Troppo felice di essere tornato a scattare con la sua 15 fra l’attaccante e la palla.
Otto anni fa Andrea metteva piede a Torino, diventando padre della piccola Camilla. Dybala giocava nella B argentina con l’Instituto per appena 4mila pesos annui, il minimo sindacale. Otto anni fa la Juventus di Conte raccoglieva le prime vittorie.
Otto potevano essere anche gli scudetti. Barzagli sembrava tornato apposta per festeggiare a Ferrara, ma Floccari gli ha rovinato i piani. Questione di tempo, comunque. Come quello che manca alla sua ultima partita da calciatore. Un anno fa fu il primo ad abbracciare Buffon nel giorno del suo addio. A questo giro la scena sarà simile. Non esattamente uguale solo per il fatto che Gigi, nel frattempo, è volato in Francia e non potrà stargli accanto.
Ma una chiamata la riceverà sicuramente. Barzagli dirà basta dopo questa stagione. Maledetta, con tre infortuni a farlo soffrire. Preziosa, perché gli ha fatto capire che forse è giunto il momento di fare altro. Restando sempre nel calcio, magari ad insegnare piuttosto che apprendere: “Perché lui è un maestro della difesa” per dirla alla Allegri. Colui che, da quanto dice, in difesa ce lo ha messo. Stagione 2000-2001, i due giocano insieme alla Pistoiese. Max, che inizia a ragionare da allenatore, va da Pillon e parla chiaro: “Sposta Andrea dietro e vedrai”.
La prima di una lunga serie di intuizioni. Otto anni fa non c’era lo Stadium. Il logo era ancora quello vecchio, Ronaldo si preparava a fare grande il Real. Otto anni fa Barzagli arrivava settimo con la Juventus di Delneri, preludio alla BBC dei trionfi e dei record. Lui, arrivato per soli 300mila euro. Tornato in Italia completamente diverso da come l’aveva lasciata.
Nel 2006 vince il Mondiale da gregario, crede di meritare un top club e finisce con l’accettare malvolentieri il Wolfsburg: “Non mi piace la tua scelta” Gli dice Lippi; “Sai perché sei sempre infortunato e ti alleni male? Perché sei il primo a pensare di non farcela”: Parole di Felix Magath, che lo sgrida in tedesco e lo cambia. È lì che nasce il muro.
Non toccherà quota 300 presenze con la Juventus per poco. Con la Spal la sua squadra ha perso, ma sul viso gli esce un sorriso. Finalmente è tornato a finire una partita. Ci aveva provato anche con l’Udinese, di nuovo in campo dopo tre mesi di stop. Il polpaccio, però, gli tira dopo 25’. Esce con la faccia di chi sa che, purtroppo, sta finendo una pagina importante della propria vita.
Che lo ha visto diventare campione del mondo. Che lo ha visto nel Chievo dei Miracoli (sì, era l’ultimo in attività di quella squadra). Che lo ha visto alzare al cielo 15 trofei (presto saranno 16) con la Juventus. Che lo ha visto piangere per il dolore, come nel 2014, quando – dopo aver stretto i denti per giocare il Mondiale – si vede costretto ad operarsi in Finlandia al calcagno del piede destro.
Una fitta terribile, che gli impedisce di andare in bagno da solo. E che lo porta a pensare al ritiro. Invece, la scorsa estate, l’ultimo rinnovo: “Ancora un anno, poi vediamo” Le sue parole. Accanto a lui, a firmare il proprio contratto, anche Chiellini, che continuerà fino al 2020. Chissà, magari con Barzagli come maestro, che continuerà a portare il suo vino negli spogliatoi dopo un trionfo. Smettere, alla fine, è traumatico. Ma il capitolo che si apre può essere molto simile a quello che si sta chiudendo.
 

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