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Socrates

Jorge Andrés Martínez

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg   JORGE ANDRÉS MARTÍNEZ    

 

L'ultima scommessa del 'Malaka' Martinez, ripartire a 30 anni dalla Serie  B... e la Juventus paga ancora | Goal.com

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Jorge_Andrés_Martínez

 

 

Nazione: Uruguay Uruguay
Luogo di nascita: Montevideo
Data di nascita: 05.04.1983
Ruolo: Attaccante
Altezza: 181 cm
Peso: 80 kg
Nazionale Uruguaiano
Soprannome: El Malaka

 

 

Alla Juventus dal 2010 al 2011

Esordio: 29.07.2010 - Europa League - Shamrock Rovers-Juventus 0-2

Ultima partita: 15.05.2011 - Serie A - Parma-Juventus 1-0

 

20 presenze - 0 reti

 

 

Jorge Andrés Martínez Barrios, noto semplicemente come Jorge Martínez (Montevideo, 5 aprile 1983), è un ex calciatore uruguaiano, di ruolo attaccante.

 

 

Jorge Martínez
     
Nazionalità Uruguay Uruguay
Altezza 181 cm
Peso 80 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Termine carriera 2022
Carriera
Giovanili
1998-2000   Wanderers (M)
Squadre di club
2000-2006   Wanderers (M) 134 (23)
2006-2007   Nacional 43 (9)
2007-2010   Catania 86 (22)
2010-2011   Juventus 20 (0)

2011-2012

2824.gif?fallback=png Cesena                                      

 

 

Nazionale

2003 Uruguay Uruguay U-20 5 (1)
2003-2019 Uruguay Uruguay 99 (36)
Palmarès
 
Transparent.png Copa América
Bronzo Perù 2004

 

Club career

07/2014 - 12/2017 10031.gif?fallback=png Juventud 66.gif Forward
07/2013 - 06/2014 2839.gif?fallback=png Novara Calcio 25.gif Forward
07/2012 - 06/2013 4947.gif?fallback=png CFR Cluj 40.gif Forward
08/2011 - 06/2012 2824.gif?fallback=png AC Cesena 25.gif Forward
07/2010 - 08/2011 511.gif?fallback=png Juventus 25.gif Forward
07/2007 - 06/2010 2826.gif?fallback=png Calcio Catania 25.gif Forward
01/2006 - 06/2007 2290.gif?fallback=png Nacional 66.gif Midfielder
01/2000 - 12/2005 2291.gif?fallback=png Montevideo Wanderers 66.gif

Midfielder

 

https://www.worldfootball.net/player_summary/jorge-martinez/

 

Biografia

In patria è conosciuto come El Malaka, soprannome affibbiatogli dallo zio Jorge Barrios: è una parola greca che significa "pazzia" o "genio", nell'accezione positiva del termine. È appassionato di pallacanestro.

La sua carriera, dal momento del passaggio dal Catania alla Juventus, è stata condizionata da numerosi infortuni muscolari alle gambe, che ne hanno limitato le presenze con i club e con la Nazionale uruguaiana.

Carriera

Club

In Uruguay

La carriera di Jorge Martínez inizia nel Montevideo Wanderers, formazione della capitale uruguaiana, nel 2000. Nella stagione 2000-2001 il club, che milita nel campionato uruguaiano di seconda divisione, vince il campionato e viene promossa nella massima divisione. Il talento del giovane giocatore viene notato da molti osservatori, tuttavia nel 2003 colleziona solamente 7 presenze senza mai segnare.

Il rilancio avviene nei due anni successivi, che lo portano nel 2005 ad essere ingaggiato dal Club Nacional de Football. Nel Nacional, Martínez mostra le proprie qualità anche a livello internazionale giocando la Copa Libertadores e la Copa Sudamericana, ma risulta incostante nelle prestazioni. Con il Nacional vince anche il campionato uruguaiano alla sua prima stagione, la 2005-2006.

Catania

A partire dalla stagione 2007-2008 gioca nel Catania, esordendo in Serie A il 2 settembre 2007 in Catania-Genoa 0-0 subentrando al 57' al posto di Takayuki Morimoto. Ha realizzato il suo primo gol in Serie A il 26 settembre in Catania-Empoli (rete decisiva per la vittoria della sua squadra).

Il 18 maggio 2008, ultima giornata di campionato, il Catania gioca contro la Roma; in classifica i rossazzurri sono davanti di due punti rispetto al Parma e di tre sull'Empoli, con il quale sono però in deficit negli scontri diretti: le tre squadre lottano in zona retrocessione e solo una delle tre può salvarsi. Dopo il vantaggio dei romanisti con Vučinić, all'85' Martínez pareggia permettendo alla squadra etnea di superare l'Empoli, che, vincendo con il Livorno, pur essendo a pari punti era al momento virtualmente salvo. Questa rete è ancor più fondamentale perché la partita è stata considerata tra le più importanti tra quelle giocate al "Massimino".

La stagione successiva è un titolare fisso della squadra, giocando alternativamente come prima e come seconda punta; a fine stagione i gol saranno otto. Il 2009-2010 è probabilmente l'annata che lo ha visto maggiormente protagonista nel campionato di Serie A e nel Catania: con la nona rete, siglata alla ventottesima giornata contro l'Inter che ha sancito il risultato finale di 3-1 per i rossazzurri, ha superato il suo record assoluto di gol stagionali.

Juventus e vari prestiti

Il 28 giugno 2010 viene acquistato dalla società torinese per 12 milioni di euro[7]; è stata la seconda miglior plusvalenza realizzata della gestione Antonino Pulvirenti, fruttando 10 milioni di euro alla società etnea.

L'esperienza si rivela però sfortunata e fallimentare, complici infortuni, scelte tecniche e la difficile stagione dei bianconeri (alla fine settimi e fuori anche dall'Europa League): il giocatore totalizza 20 presenze nella stagione sotto la Mole (14 in campionato, 1 in Coppa Italia e 5 in Europa League). Con l'arrivo di Conte nella stagione successiva sulla panchina bianconera, Martínez finisce ai margini della rosa.

Il 29 agosto 2011 viene ufficializzato il suo passaggio in prestito al Cesena. Anche qui trova grandi difficoltà e totalizza appena 13 presenze in campionato, in una stagione caratterizzata anche da numerose assenze per infortunio.

Il 3 settembre 2012 viene ceduto, sempre in prestito, al Cluj, nella massima serie rumena. A fine stagione non disputa nemmeno una partita ufficiale e rientra alla Juventus, ma non viene convocato per il ritiro estivo della squadra torinese.

Il 2 settembre 2013 viene nuovamente ceduto in prestito, stavolta al Novara, dove gioca soltanto l'ultima mezz'ora della gara di ritorno del playout contro il Varese (2-2).

Il 14 agosto 2014 passa alla Juventud con la formula del prestito. La Juventus, in seguito, gli prolunga di una stagione il contratto (fino al giugno 2016) dopo la decisione di decurtarsi lo stipendio del 50%, in modo da spalmare l'impatto del suo costo su più stagioni. A distanza di 5 anni dall'ultimo gol, l'8 marzo 2015 mette a segno il gol partita contro il Cerro.

Il 30 giugno 2016, dopo 6 anni, scade il contratto che lo lega alla Juventus restando dunque svincolato.

Nazionale

Conta 18 presenze nella Nazionale maggiore dell'Uruguay e quattro gol. Prende parte alla Copa América 2004 che la Celeste chiude al terzo posto.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg   JORGE ANDRÉS MARTÍNEZ 

 

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Lo sguardo di Jorge Martínez – scrive Giulio Sala su “Hurrà Juventus dell’agosto 2010 – nei suoi primi giorni di Juve, è quello di un bambino che ha appena varcato la soglia di Disneyland. Si guarda intorno con un sorriso stupito e ammirato, consapevole che tutto quanto accadrà non potrà che riservagli piacevoli sorprese e, anche solo facendo le visite mediche, non ha quasi potuto trattenere un «Ohhh» di meraviglia.
«Quando sono arrivato per me era tutto nuovo, come essere catapultato in un altro mondo. Ho visto cinque, sei dottori insieme, ho fatto molti esami ed ho visto tantissima gente lavorare per la Juve, rimanendone sorpreso. Non credevo che tante persone lavorassero per una squadra, pur se di alto livello. Le visite sono state più o meno le stesse di Catania, anche se qui ho fatto qualche esame in più, ma è proprio il primo impatto a farti capire di essere arrivato in una grande società. Qui non manca nulla, è tutto di lusso. È davvero il top».
Qual è il momento del tuo primo giorno alla Juve che non dimenticherai mai?
«Senza dubbio quando ho conosciuto il presidente. Ero in sede con mio zio e vedevo questa persona giovane, che passava nel corridoio e non sapevo chi fosse. È venuto da me e mi ha parlato in spagnolo, chiedendomi come stavo. A quel punto me lo hanno presentato, mi ha fatto un’impressione splendida: è molto simpatico, semplice, nonostante tutto ciò che rappresenta, per la Juve e per l’Italia».
Hai accennato a tuo zio: Jorge Barrios, nazionale uruguaiano di qualche anno fa. Ti ha aiutato nella tua carriera essere un nipote d’arte?
«Sicuramente. Mio zio è stato un grande calciatore. Era un centrocampista, con caratteristiche più difensive, rispetto a me. Ha giocato il Mondiale del 1986, con Francescoli e Ruben Sosa. Mi ha aiutato molto, dandomi sempre ottimi consigli, fin da quando ero piccolo. Conoscendo il mondo del calcio mi ha dato una grande mano e tuttora mi è sempre vicino».
Dove inizia la tua carriera?
«Nel Wanderers dove ho giocato sei anni, facendo la trafila nel settore giovanile e arrivando alla prima squadra. In quel periodo sono entrato anche nella Nazionale Under 20. Quindi sono passato al Nacional, che con il Peñarol è la squadra più importante del mio paese».
Un po’ la Juve uruguaiana.
«Sì, anche se la differenza è enorme. Qui siamo in Europa e già questo cambia parecchio. E poi, con tutto il rispetto per il Nacional, che è una grandissima squadra, alla quale sono molto legato, la Juve è il top dell’Europa».
Hai sempre giocato sulla fascia o hai ricoperto altri ruoli in passato?
«Nelle giovanili giocavo trequartista o attaccante, ma non avevo una posizione definita. Svariavo per tutto il fronte d’attacco. Nel Nacional invece ho cominciato a giocare esterno destro. Abbiamo vinto uno scudetto e in Coppa Libertadores siamo arrivati nei quarti di finale. In quel ruolo riuscii a mettermi in mostra e venni ceduto al Catania».
È quella la posizione che preferisci?
«Destra o sinistra non importa. Mi adatto in fretta ai ruoli, ho fatto anche il centravanti. A Catania negli ultimi tre anni ho giocato sulla destra, ma non ero solo un esterno alto. Tornavo fino alla mia area e a volte mi sono trovato a fare anche il terzino».
Proprio quello che chiede Delneri.
«A lui piacciono i giocatori che corrono per tutta la fascia e quando il gioco si sviluppa dalla parte opposta vuole che vada a chiudere sul secondo palo, per finire l’azione. È più o meno quello che ho sempre fatto. Al mister piace puntare sugli esterni e giocare un bel calcio. Credo che imparerò molto con lui».
Com’è stato il primo impatto con il calcio italiano, tre anni fa?
«Il cambiamento è stato notevole. In Uruguay non si lavora molto dal punto di vista tattico, mentre già a Catania a quest’aspetto dedicavamo un’ora al giorno, perfezionando i movimenti, sia in attacco che in fase di difesa. A quel punto ho capito perché gli italiani erano Campioni del Mondo: magari non avevano il “jogo bonito”, quello dei grandi palleggiatori del Brasile, ma erano tatticamente intelligenti. E poi, un’altra grande differenza è a livello fisico: in Italia si lavora molto dal punto di vista atletico e se non stai bene fisicamente non puoi giocare».
Il passaggio ti ha fatto bene però; in tre anni a Catania, hai segnato molto di più rispetto ai sette in Uruguay.
«Sì è vero, la posizione era la stessa, ma segnavo meno. Qui ho fatto 22 gol, senza per altro giocare tutte le partite, perché a volte mi sono dovuto fermare per qualche piccolo infortunio».
E tra questi gol ce n’è anche qualcuno storico: basti pensare a quello contro la Roma all’ultima giornata, nel tuo primo anno a Catania. Una rete che è valsa la salvezza.
«Quella giornata è stata indimenticabile: lo stadio era pieno, mancavano tre minuti alla fine della partita e la palla non voleva saperne di entrare. Poi Morimoto ha fatto una giocata ed io ero lì, nel posto giusto. Ho calciato ed è esplosa la festa. È stato sicuramente il gol più importante della mia carriera».
In cosa pensi di essere migliorato in questi anni?
«Appena sono arrivato, portavo troppo la palla. Me lo dicevano tutti: “Devi giocare a uno, due tocchi! Non puntare sempre l’uomo, se no ti rovini da solo”. Anche quando ero nelle giovanili mi urlavano sempre “Passa la palla!” Piano piano ho imparato».
In Italia, giocatori così si chiamano “veneziane”.
«In Uruguay si dice “comilon”. Viene da comer, che significa mangiare. È come dire che ti mangi la palla, tutto da solo. Volevo migliorare, perché era un mio difetto, ma non volevo eliminare del tutto quella caratteristica, perché fa parte di me, è nel mio sangue e credo che la capacità di saltare l’uomo sia anche un mio pregio. Il problema è capire quando devo farlo: prima, su 10 azioni, ci provavo 9 volte. Magari devo farlo 4 volte, ma nel modo migliore. Però sono consapevole di dover crescere ancora per diventare un grande giocatore».
Lo scorso anno fa Juve ha incontrato notevoli difficoltà e qualcuna gliel’hai creata tu stesso, segnando nella vittoria del Catania a Torino. Da avversario, come ti spiegavi i problemi dei bianconeri?
«Non me li spiegavo: vedevo una squadra forte e credevo che si sarebbe ripresa. Invece non riusciva a uscire da quel tunnel e non so dire perché. Il fatto è che una stagione storta può capitare. Quando la affrontavo, comunque, vedevo grandi giocatori e per questa squadra ho sempre avuto il massimo rispetto. Anche da piccolo, mi piaceva molto la maglia della Juventus, perché quella del Wanderers è uguale, a strisce bianconere. E poi, quando sono approdato nella Nazionale maggiore, c’era Paolo Montero, che arrivava sempre dall’Italia con un bagaglio grande, pieno di scarpe della Nike e maglie della Juventus, che regalava a tutti».
E immenso Montero! A Torino è ancora un mito, lo sai?
«Lo è anche per me. Con lui ho giocato una Coppa America e non la dimenticherò mai! Arrivava, chiamava noi ragazzi più giovani, che giocavamo ancora nel campionato uruguaiano, e ci riempiva di regali. Un vero fenomeno, una persona eccezionale. Di qualunque cosa tu avessi bisogno, lui era a disposizione. Per noi era un grande personaggio e non volevamo disturbarlo, sommergendolo di domande. Era lui invece a parlarci e a chiederci come andavano le cose in Uruguay. Giocatori come lui sono fondamentali in una squadra, sia fuori che dentro al campo. Del resto lo conoscete: ha una personalità straordinaria».
La tua è stata un’estate particolare: prima la delusione per la mancata convocazione ai Mondiali, poi la gioia per la chiamata in bianconero.
«È vero: quando non sono stato convocato, ci sono rimasto male. Non ero sicuro di andare al Mondiale, ma nutrivo più di una speranza, anche perché avevo disputato una buona annata, segnando gol importanti. Invece sono rimasto fuori ed ero un po’ triste e arrabbiato. Sono andato a casa mia, in Uruguay, e due giorni dopo era il compleanno di mia figlia Lara, che ha cinque anni. Così abbiamo festeggiato ed ho dimenticato la delusione. Dopo due, tre settimane, ha iniziato a circolare la notizia che la Juve si stava interessando a me. Ho pensato: “Cavolo, la Juve!” e anche gli amici, hanno iniziato a telefonarmi: “Vai alla Juve, grande!” mi dicevano. “Calma, rispondevo io, non c’è ancora nulla di sicuro”. Del resto non volevo illudermi, ma anche solo il fatto che il mio nome fosse accostato a una squadra del genere per me era una grande soddisfazione. Poi è successo e la delusione per il Mondiale mancato è sparita, lasciando spazio a una gioia immensa».

Purtroppo, El Malaka (soprannome affibbiatogli dallo zio Jorge Barrios) deluderà tutte le aspettative e del suntuoso e decisivo giocatore di Catania non resterà che un triste e lontanto ricordo.
Certo, Jorge non è nemmeno fortunato. Basti pensare che il giorno del suo esordio in maglia bianconera, a Bari, coincide con la sconfitta della Juve e un grave infortunio che lo terrà lontano dal campo per più di un mese.
Non solo: il 30 ottobre, nella partita vinta 2-1 con il Milan, subisce una frattura al secondo metatarso del piede destro ed è costretto a stare fuori per altri tre mesi. Rientra il 16 gennaio 2011, nella gara interna vinta 2-1 contro il Bari giocando solo una mezzora. L’allenatore juventino Delneri, legato al 4-4-2, prova a schierare Martínez come esterno di sinistra ma Jorge non riesce a esprimersi come potrebbe e, spesso, è costretto a guardare le partite dalla panchina o dalla tribuna.
Al termine della deludente stagione, colleziona solamente una ventina di partite senza segnare nemmeno una rete.
Nonostante l’arrivo di Conte, per El Malaka non c’è più spazio e il 29 agosto 2011 è ufficializzato il suo passaggio in prestito al Cesena. Non lo rivedremo più a Torino, se non in veste di avversario.

 

http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2011/09/jorge-martinez.html

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Jorge Martinez (Juventus 2010-2015)

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