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Socrates

Stephan Lichtsteiner

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The Champions: Stephan Lichtsteiner - Juventus

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Lichtsteiner: "Ik ga naar niet naar Borussia Dortmund" | Goal.com Nederlands

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Stephan_Lichtsteiner

 

 

Nazione: Svizzera Svizzera
Luogo di nascita: Adligenswil
Data di nascita: 16.01.1984
Ruolo: Difensore
Altezza: 182 cm
Peso: 75 kg
Nazionale Svizzera
Soprannome: Forrest Gump - Swiss Express

 

 

Alla Juventus dal 2011 al 2018

Esordio: 11.09.2011 - Serie A - Juventus-Parma 4-1

Ultima partita: 19.05.2018 - Serie A - Juventus-Verona 2-1

 

258 presenze - 15 reti

 

7 scudetti

4 coppe Italia

3 supercoppe italiane

 

 

Stephan Lichtsteiner (Adligenswil, 16 gennaio 1984) è un ex calciatore svizzero, di ruolo difensore o centrocampista, assistente del settore giovanile del Basilea e della Svizzera Under-18.

 

Durante la sua carriera, con le maglie di Grasshoppers, Lazio e Juventus ha vinto 1 campionato svizzero (2002-03), 7 campionati italiani consecutivi (dal 2011-12 al 2017-18) — divenendo lo straniero più scudettato nella storia del calcio italiano —, 5 Coppe Italia (2008-09, e consecutivamente dal 2014-15 al 2017-18) e 4 Supercoppe italiane (2009, 2012, 2013 e 2015).

Convocato nella nazionale svizzera dal 2006 al 2019 — terzo giocatore di sempre per numero di presenze (108) —, fino a diventarne capitano dal 2016, ha preso parte ai Mondiali di Sudafrica 2010, Brasile 2014 e Russia 2018, e agli Europei di Austria-Svizzera 2008 e Francia 2016.

 

Stephan Lichtsteiner
AUT vs. SUI 2015-11-17 - Stephan Lichtsteiner (2).jpg
Lichtsteiner in nazionale nel 2015
     
Nazionalità Svizzera Svizzera
Altezza 182 cm
Peso 75 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Difensore, centrocampista
Squadra   Basilea (Assistente Giovanili)
Svizzera Svizzera U-18 (Assistente)
Termine carriera 12 agosto 2020
Carriera
Giovanili
1991-1996 Giallo e Nero.svg FC Adligenswil
1996-2000   Lucerna
2000-2002   Grasshoppers
Squadre di club
2001-2005   Grasshoppers 79 (4)
2005-2008   Lilla 89 (5)
2008-2011   Lazio 100 (3)
2011-2018   Juventus 258 (15)
2018-2019   Arsenal 14 (0)
2019-2020   Augusta 20 (0)
Nazionale
2003-2005 Svizzera Svizzera U-21 30 (1)
2006-2019 Svizzera Svizzera 108 (8)
Carriera da allenatore
2021-2022   Kriens U-16 (Assistente)
2021- Svizzera Svizzera U-18 Assistente
2022-   Basilea Giovanili (Assistente)

 

Biografia

Sposatosi con Manuela nel 2010, la coppia ha due figli.

A 20 anni, agli albori della sua carriera tra i professionisti, ha fatto un tirocinio semestrale alla Credit Suisse. Al termine dell'attività agonistica investe nel settore dell'orologeria di lusso.

Caratteristiche tecniche

Giocatore che faceva della forza fisica, del dinamismo e della resistenza le sue doti migliori — caratteristiche che gli hanno valso il soprannome di Swiss Express —, grazie alle quali sopperiva ad alcune pecche di tenore tecnico, Lichtsteiner era un jolly di fascia che sul lato destro del campo ben si disimpegnava sia nella fase difensiva sia in quella offensiva.

Impiegato principalmente come terzino nella prima parte della carriera, in coincidenza con il trasferimento alla Juventus inizia a essere utilizzato sempre più nel ruolo maggiormente propositivo di esterno a tutto campo (già sperimentato nei trascorsi al Lilla), a lui congeniale in schemi come il 3-5-2 dove oltre a ripiegare in difesa, poteva spingersi in avanti per effettuare traversoni dal fondo, servire assist o diventare lui stesso il finalizzatore dell'azione, inserendosi in area e concludendo a rete. Per sua stessa ammissione in partita si dimostrava un calciatore molto aggressivo e combattivo, a tratti fin troppo nervoso, all'opposto rispetto al suo pacato carattere fuori dal campo.

Carriera

Giocatore

Club

Gli inizi

Agli inizi degli anni 1990 comincia a giocare a calcio nelle giovanili della squadra del suo paese natale, l'FC Adligenswil, nel Canton Lucerna. Nel 1996 è acquistato dal Lucerna dove rimane fino al 2000. Debutta da professionista nel 2001 nelle file del Grasshoppers, compagine di Zurigo con cui, nell'annata 2002-03, vince il campionato svizzero.

Nell'estate 2005 è acquistato dal Lilla. Con la società francese, nello stesso anno fa il suo esordio in Champions League, nella gara contro il Benfica. Con la squadra del Nord il difensore lucernese ottiene alla prima stagione il terzo posto in campionato e, nel successivo biennio, contribuisce al raggiungimento dei migliori piazzamenti dei biancorossoblù in Coppa UEFA e Champions League, in entrambi i casi gli ottavi di finale, rispettivamente nel 2005-06 e 2006-07. La terza e ultima annata oltralpe, 2007-08, è inoltre la migliore sottorete per Lichtsteiner grazie a 5 centri totali, di cui 4 in Ligue 1 e 1 in Coppa di Francia.

Lazio
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Lichtsteiner nel 2008 con la maglia della Lazio

 

Nell'estate 2008, dopo essere stato notato da Walter Sabatini, si trasferisce in Italia firmando con la Lazio; prelevato oltralpe per 933 000 euro, nella rosa capitolina va a sostituire il suo compagno di nazionale Valon Behrami. Il 31 agosto 2008 gioca la sua prima partita in Serie A, in Cagliari-Lazio (1-4). Alla sua prima stagione il tecnico Delio Rossi lo impiega come titolare nel ruolo di laterale destro di difesa. Segna il primo gol in biancoceleste nel derby capitolino dell'11 aprile 2009, portando il risultato sul 3-1. Chiude la stagione con 33 gare in campionato e 4 presenze in Coppa Italia compresa quella nella finale vinta ai rigori l'8 maggio, contro la Sampdoria, nella quale è fra i rigoristi.

La stagione successiva, che vede l'arrivo sulla panchina laziale di Davide Ballardini, inizia con la vittoria della Supercoppa italiana a Pechino a spese dei campioni d'Italia dell'Inter. Nei mesi successivi la squadra gioca al di sotto delle aspettative sicché nel febbraio 2010, quando Ballardini viene esonerato, la Lazio è terz'ultima in campionato; con l'arrivo del nuovo tecnico Edoardo Reja, Lichtsteiner segna reti pesanti: quella del vantaggio contro il Siena, nella partita vinta 2-0, e quella del pareggio nella trasferta contro il Milan terminata sull'1-1. Con il cambio d'allenatore, il giocatore ottiene maggiore sicurezza e le sue prestazioni migliorano notevolmente: grazie agli ottimi risultati ottenuti nel finale di stagione, nel quale il difensore svizzero contribuisce attivamente, la squadra biancoceleste risale la classifica concludendo il torneo al dodicesimo posto.

Nella sua terza annata alla Lazio, il giocatore è schierato come esterno in una difesa a quattro, al fianco del brasiliano André Dias, dell'italiano Giuseppe Biava e del rumeno Ștefan Radu. Disputa un'ottima stagione sul piano personale, venendo elogiato dagli addetti ai lavori come il migliore terzino del campionato; chiude con 34 presenze in Serie A e 1 in Coppa Italia, per un totale di 35 gare giocate; la squadra capitolina, classificandosi quinta, riesce a conquistare l'accesso all'Europa League.

Juventus
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Lichtsteiner (accosciato, secondo da sinistra) nella Juventus campione d'Italia 2012-2013

 

Il 1º luglio 2011 la Juventus ufficializza l'acquisto del giocatore per 10 milioni di euro. Il successivo 11 settembre, durante l'esordio in campionato contro il Parma, segna la sua prima rete in maglia bianconera; è anche il primo gol ufficiale nello Juventus Stadium. Si ripete all'ultima gara del girone d'andata giocata a Bergamo contro l'Atalanta, aprendo le marcature nel 2-0 che permette alla Juventus di laurearsi, simbolicamente, campione d'inverno. Il 6 maggio 2012, con una giornata d'anticipo, conquista il suo primo scudetto con la maglia bianconera, nella partita giocata in campo neutro di Trieste contro il Cagliari e vinta 2-0.

La stagione 2012-13 inizia con la vittoria, l'11 agosto a Pechino, della Supercoppa di Lega, grazie al 4-2 ai supplementari sul Napoli; è la seconda vittoria nella manifestazione per Lichtsteiner, dopo quella del 2009 raggiunta con la Lazio. Il 9 dicembre successivo risulta decisivo segnando la rete del definitivo 1-0 in casa del Palermo. Il 5 maggio 2013, esattamente a un girone di distanza, dopo la vittoria della Juventus sulla squadra rosanero nuovamente per 1-0, vince il secondo tricolore di fila.

 

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Lichtsteiner in azione in maglia bianconera nel 2013

 

Nella prima gara ufficiale della stagione 2013-14, la Supercoppa italiana che il 18 agosto 2013 lo vede contrapposto ai suoi ex compagni della Lazio, Lichtsteiner è tra i maggiori protagonisti del successo bianconero, realizzando la terza rete e fornendo due assist ai compagni nel 4-0 della Juventus. A fine stagione, per lo svizzero arriva il terzo scudetto consecutivo. L'annata successiva, 2014-15, è quella che lo vede maggiormente impiegato in carriera, con 49 presenza totali. Oltre al quarto campionato italiano consecutivo dei bianconeri, cui Lichtsteiner contribuisce con 3 reti, a fine stagione arriva anche il double nazionale grazie alla Coppa Italia, vinta ai supplementari ancora una volta contro la sua ex squadra biancoceleste; gioca inoltre la sua prima finale di Champions League, persa 1-3 a Berlino contro il Barcellona.

Nella stagione 2015-16 è titolare nella Supercoppa di Lega giocata l'8 agosto e vinta per 2-0 a Shanghai, nuovamente a spese della Lazio. La sua quinta annata a Torino subisce tuttavia un brusco stop il 23 settembre quando, durante l'intervallo della gara casalinga contro il Frosinone, accusa un malore con difficoltà respiratorie: nei giorni successivi gli viene diagnosticato un flutter atriale, un'aritmia benigna che il 2 ottobre lo porta a sottoporsi a un intervento chirurgico di ablazione al cuore. Una volta ristabilitosi e riottenuta l'idoneità sportiva, il lucernese torna in campo il 3 novembre 2015 nella sfida contro il Borussia M'gladbach, trovando nell'occasione anche la sua prima rete in Champions League che vale il definitivo 1-1: a fine stagione, la UEFA inserirà questo gol tra i 10 più belli dell'edizione. Nel frattempo, il 20 gennaio 2016 sigla di nuovo alla Lazio la sua prima rete in Coppa Italia, un 1-0 che permette alla Juventus di accedere alle semifinali della competizione, poi vinta il 21 maggio 2016 contro un Milan superato 1-0 al termine dei supplementari. In precedenza il 25 aprile, a coronamento di una rimonta-record, era già arrivato lo scudetto, il quinto di fila per la Juventus e per Lichtsteiner, il quale contribuisce così a far bissare al club il double dell'anno precedente.

 

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Gli juventini Lichtsteiner, Pirlo ed Evra prima del fischio d'inizio della Supercoppa italiana 2014

 

Anche l'annata 2016-17 si chiude per il difensore con un double grazie alla terza Coppa Italia consecutiva, sollevata nella vittoria finale del 17 maggio 2017 a Roma contro la Lazio, e al sesto titolo italiano di fila, arrivato quattro giorni dopo con il successo 3-0 allo Stadium sul Crotone: con quest'ultimo trionfo, la Juventus batte dopo 82 anni il record del Quinquennio d'oro. Tuttavia, come sintomo dell'avanzare degli anni, durante la stagione il difensore viene inizialmente escluso dalla lista UEFA, pur rientrandovi nel gennaio seguente (a causa dell'esclusione di Hernanes).

Ormai tra i senatori della formazione torinese, nella stagione 2017-18, in occasione del vittorioso incontro casalingo di Serie A del 9 settembre 2017 contro il Chievo (3-0), scende in campo per la prima volta con la fascia di capitano al braccio. Nonostante venga ancora inizialmente escluso dalla lista UEFA, salvo riguadagnarsi nuovamente il posto in gennaio (a seguito dell'esclusione di Höwedes), per lo svizzero anche in quest'annata si ripetono i successi degli anni precedenti, con la Juventus che fa suo il settimo scudetto consecutivo, all'epoca un record nella storia della Serie A e dei maggiori campionati nazionali d'Europa, e annesso quarto double domestico di fila, altro nuovo primato nel calcio italiano: Lichtsteiner, insieme ai compagni di squadra Barzagli, Buffon, Chiellini e Marchisio, è tra i 5 eptacampioni d'Italia di questo ciclo bianconero.

È questa l'ultima stagione a Torino del lucernese il quale, dopo sette anni e quattordici trofei — compresi i succitati sette scudetti che ne fanno tuttora lo straniero più titolato nella storia del campionato italiano —, già sul finire del torneo aveva ufficializzato la volontà di chiudere la sua esperienza juventina causa mancanza di ulteriori stimoli.

Arsenal e Augusta

Svincolatosi dalla Juventus, il 5 giugno 2018 Lichtsteiner approda in Inghilterra accasandosi all'Arsenal. L'esperienza a Londra non è tuttavia positiva per il terzino svizzero: non riesce a sovvertire le gerarchie del tecnico Unai Emery il quale lo schiera in campo solo sporadicamente, preferendogli elementi come Bellerín e Maitland-Niles, e patisce il mancato feeling con la tifoseria. Con i Gunners partecipa comunque alla cavalcata in Europa League, dove la squadra raggiunge la finale di Baku, tuttavia conclusasi con una cocente sconfitta 1-4 nel derby londinese contro il Chelsea. Sul finire di una stagione rivelatasi tutt'altro che esaltante sul piano personale, nel giugno 2019 ufficializza il suo prossimo addio all'Arsenal.

Il successivo 19 agosto si trasferisce da svincolato ai tedeschi dell'Augusta. In Germania ha un avvio di stagione 2019-2020 in sordina, ritrovando una parziale continuità di rendimento solo nel corso dei mesi, seppure alle prese con il dualismo con il più giovane compagno di reparto Framberger; autore di prestazioni altalenanti, nell'annata in Baviera il lucernese diventa ben più importante come uomo-spogliatorio per il tecnico Martin Schmidt, mettendo la sua esperienza al servizio, per la prima volta in carriera, di una squadra interessata unicamente alla salvezza. Rimane ad Augusta lo spazio di un campionato, chiuso dal club con la permanenza in Bundesliga, svestendo la maglia biancorossoverde nell'estate seguente e ufficializzando, poche settimane dopo, il suo ritiro dal calcio giocato.

Nazionale

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Lichtsteiner (a destra) in azione con la Svizzera nel 2012, in marcatura sull'argentino Agüero

 

Prima di approdare nella nazionale maggiore, compie tutta la trafila delle giovanili culminata con la convocazione al campionato europeo di calcio Under-21 2004. Nel 2005 arriva la prima convocazione in nazionale A, per le partite di qualificazione al Mondiale 2006, contro Israele e Cipro, senza tuttavia scendere in campo.

L'esordio avviene il 15 novembre 2006, grazie al commissario tecnico Jakob Kuhn, in occasione di una sfida a Basilea contro il Brasile. Durante le amichevoli di preparazione al campionato d'Europa 2008, Lichtsteiner è spesso impiegato come titolare anche a causa dell'infortunio di Philipp Degen. È poi convocato da Kuhn per disputare la fase finale della suddetta rassegna europea organizzata congiuntamente da Austria e Svizzera, dove gioca da titolare le tre partite della fase a gironi.

Sotto la gestione del nuovo CT Ottmar Hitzfeld prende poi parte con la sua nazionale al campionato del mondo 2010 in Sudafrica, chiuso dagli elvetici al primo turno.

 

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Lichtsteiner capitano della nazionale durante il campionato del mondo 2018

 

Nell'agosto 2011, durante l'amichevole Liechtenstein-Svizzera a Vaduz, da due suoi cross scaturiscono una rete e un autogol che permettono alla sua nazionale di vincere la sfida 2-1. L'11 ottobre dello stesso anno, a Basilea, segna al Montenegro la sua prima rete in maglia rossocrociata. Il 6 settembre 2013, durante le qualificazioni al Mondiale 2014, mette a segno la sua prima doppietta in nazionale, nel 4-4 di Berna contro l'Islanda. Nel successivo campionato del mondo 2014 in Brasile scende in campo in tutte e quattro le partite disputate dalla Svizzera, prima dell'eliminazione agli ottavi di finale contro l'Argentina, a San Paolo, maturata ai tempi supplementari.

Convocato dal CT Vladimir Petković per il campionato d'Europa 2016 in Francia, a causa dell'assenza di Gökhan Inler eredita da questo ultimo la fascia di capitano della nazionale elvetica, che chiude la rassegna continentale agli ottavi di finale, miglior piazzamento della propria storia all'Europeo. Da qui in avanti, Lichtsteiner mantiene definitivamente i gradi di capitano dei rossocrociati.

Convocato per il campionato del mondo 2018 in Russia, in occasione dell'amichevole preparatoria dell'8 giugno e vinta 2-0 contro il Giappone taglia il traguardo delle 100 presenze in nazionale. Durante la manifestazione mondiale, chiusa dagli elvetici agli ottavi di finale dinanzi alla Svezia, Lichtsteiner si rende protagonista di un gesto controverso durante la vittoriosa sfida della fase a gironi sulla Serbia (2-1), quando nel festeggiare i gol dei connazionali Shaqiri e Xhaka, entrambi di origine albanese-kosovara, si unisce a loro nel mimare irriverentemente l'aquila bicipite, a mo' di sfottò politico nei confronti dei serbi, e rivendicando pubblicamente la cosa al termine della gara: per tale comportamento, viene ammonito e multato dalla FIFA.

Gioca la sua ultima gara in nazionale il 15 novembre 2019 a San Gallo, in occasione della vittoria sulla Georgia (1-0) valevole per le qualificazioni al campionato d'Europa 2020. Le 108 partite disputate in maglia biancorossa ne fanno il terzo giocatore all time per numero di presenze, dietro ai soli Alain Geiger e Heinz Hermann.

Dopo il ritiro

Nell'agosto 2021 assume il ruolo di assistente sia nello staff tecnico della squadra Under-16 del Kriens sia in quello della nazionale Under-18 svizzera. Nello stesso anno entra a far parte del consiglio di amministrazione del Lugano, club di hockey su ghiaccio.

Il 1º febbraio 2022 entra nello staff del Basilea come responsabile della fase difensiva di tutte le squadre giovanili rossoblù.

Palmarès

Club

 

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“È in arrivo il treno direttissimo proveniente da Roma! Allontanarsi dalla riga gialla!”. No, non stiamo parlando di un passeggero, ma del treno stesso. E, più precisamente, del pendolino svizzero che per 7 lunghi anni ha solcato la fascia destra della formazione juventina. Stephan Lichtsteiner è il suo nome: 258 partite, 15 gol, 7 scudetti, 4 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane e 2 finali di Coppa dei Campioni il suo tabellino.
 
GIANCARLO LIVIANO D’ARCANGELO, JUVENTIBUS.COM DEL 1 GIUGNO 2018
C’è un corridoio nella zona centrale del campo, venti, trenta metri liberi, e Andrea Pirlo – ma non era lento, finito, bollito, logoro? – avanza a testa alta.
Non è Achille piè veloce ma ha buon ritmo, e sulle brevi distanze correre con la palla tra i piedi o senza per lui è uguale. È uno strappo il suo, improvviso, e il primo avversario in maglia gialla fa opposizione poco prima della lunetta d’area di rigore, tagliando verso il centro dalla trequarti destra. Pirlo ha la palla sul destro magico, finge di portarla sul sinistro per tirare, poi sterza, una finta surplace, improvvisa e di repertorio. Non è semplice agilità, è tutta testa, immaginazione. Prima che qualsiasi altro osservatore, in campo, a casa, o sugli spalti possa lontanamente intuirlo, il gelido visionario del prato verde ha già la sua rivelazione. Sa che alle sue spalle, dalla linea laterale destra, c’è un uomo che corre, perché quell’uomo non fa molto altro: corre sempre, soprattutto corre; prima dubbioso, attendista, poi a un tratto più forte, a una frequenza sempre maggiore, con le cosce dure e glabre che mulinano come un tornado.
L’uomo che corre sempre è Stephan Lichtsteiner. Ai campi verdi è abituato sin dall’infanzia vissuta sui prati di Adligenswil, villaggio appartenuto agli Asburgo, ed è asburgico in tutti i sensi Stephan, asburgico quando cerca l’area su precisi ordini, soldatesco e ligio agli schemi, dunque asburgico ancora una volta, quando presidia lo spazio.
Pirlo ha una visione periferica degna di un radar aerospaziale, e coi piedi di fata disegna una perfetta bisettrice, palombella e palla in area, dietro la linea difensiva avversaria e sul piede destro dell’uomo che corre dalle retrovie.
Stephan alza stende il piede destro in allungo. Lo protende in distensione. Non è uno stop lieve da fantasista, proprio no, ma il controllo gli riesce a seguire, e sull’estremo già in volo planare è un dribbling secco. Palla comoda, sul sinistro, solo da spingere in rete. Licht esegue e dall’alto è boato, l’arena esplode, poi si abbandona a una corsa selvaggia, adrenalinica, un destriero sul campo di battaglia. Un compagno, in inseguimento gioioso, lo placca e lo abbatte: è sempre Pirlo, in un attacco raro di riso e felicità non controllata, e col senno di poi, rivedendo tutto oggi, è chiaro che non è solo un gol quello che si festeggia.
C’è dell’altro. C’è una macchinazione in corso, lo schema provato nei giorni tesi prima dell’esordio, in allenamento (quando tutto riesce fin troppo facile) è stato letale anche in gara, e si tratta di un segno preciso.
C’è un presagio che si nasconde nella trama dell’evento che è appena avvenuto: qualcos’altro che pulsa in simultaneo con le esultanze in campo e le bandiere che sventolano, qualcos’altro che invisibile ed è in divenire.
Nessuno allora poteva immaginarlo, ma il big bang, l’attimo in cui nuova vita si crea, è appena avvenuto.
È appena nato un mito, la Juventus dei record, e il primo coito è quello di un insospettabile, uno dei quattro eptacampioni. La squadra invitta prende forma sulle fondamenta di quell’azione indimenticabile, il primo gol ufficiale bianconero segnato allo Juventus Stadium, e a gonfiare la rete è stato soldato Stephan.
Pirlo e Lichtsteiner sono due nuovi acquisti.
Il regista è stato abbandonato dal Milan, che lo percepisce a fine carriera, lo stantuffo è strappato alla Lazio per 10 milioni di euro, una cifra cospicua solo 7 anni fa, specie per un difensore. In biancoceleste lo svizzero ha fatto bene, tre stagioni piene, 100 presenze e 3 gol in campionato, non una tecnica da titolarità nel Brasile di Pelé, ma applicazione, polmoni poderosi, corsa lenta e falcata veloce, indietro e in avanti, in diagonale e all’impazzata, se serve recuperare. E poi un carattere indomito, gemellare, riottoso e tarantolato in campo quanto ligio e meticoloso fuori.
Chi lo ha voluto è tarantolato come lui, e il feeling è immediato. Antonio Conte capisce che Lichtsteiner è un fedelissimo, soldato incrollabile, e per di più si può indottrinare. È maturo, ma migliora. Il suo generale lo adora, e per tre stagioni lo svizzero è intoccabile. Arrivano anche i gol, non tantissimi, ma sempre molto simili. Se non è Pirlo ad accentrarsi, sterzare, vedere le sue gote rosa da Heidi in furibondo avvicinamento all’area piccola e servirlo (come a Bergamo sempre nel 2011-2012 in un gol fotocopia a quello del big bang), allora è Vucinić, un uomo sull’estrema sinistra che cambia gioco, oppure Pogba.
Ma la costante è il taglio di Licht, improvviso e al tempo stesso codificato, è una questione di fulmineità.
Le conclusioni non sono sempre irreprensibili ma efficaci, e poi gol a parte l’apporto di Lichtsteiner è multidisciplinare: attacco, difesa, dominio della fascia (quando non incontra, e succede di rado, gente più tecnica e veloce), un certo carisma irascibile votato alla protesta plateale che porta gialli in quantità e qualche rosso di tanto in tanto. Licht è quasi sempre più che positivo, incarna lo spirito Juventus (non solo il classico e ufficiale vincere è l’unica cosa che conta, ma soprattutto l’ufficioso lavoriamo come una squadra operaia, umili e in silenzio), sbaglia di rado.
 
ENRICO ZAMBRUNO, “HURRÀ JUVENTUS” DEL GENNAIO 2013
Nella Juve che lotta, segna, diverte, crea spettacolo e non molla mai, lui è sempre in prima fila. Vincere è una priorità, per Stephan Lichtsteiner. Uno che si esalta nei momenti più difficili, come solo i grandi sportivi sanno fare. Allo svizzero piace ruggire, correre, colpire e stupire: non è un caso che, nel giro di un anno e mezzo, sia già entrato nel cuore dei tifosi.
 Stephan, cosa si aspetta dal 2013?
«In Italia vogliamo riconfermarci campioni, anche se le rivali sono tante. Inter, Napoli, Lazio, Roma e Milan, bisogna stare attenti a tutte. In Champions League sognare non costa nulla, quindi è giusto crederci fino alla fine. Serve anche un po’ di fortuna per andare avanti, vedi il Chelsea la scorsa primavera. Il cammino fatto fino ad ora è stato molto importante, anche perché siamo finiti nel secondo girone più difficile dietro a quello del Real Madrid. L’unico rammarico è il pareggio di Copenaghen: in futuro non deve più succedere. Siamo la Juventus, il Nordsjaelland lo dobbiamo battere».
 Che anno è stato il 2012?
«Un anno bellissimo. Abbiamo vinto lo scudetto e la Supercoppa Italiana, giocando un grande calcio. Il club vuole da noi giocatori i risultati, qui bisogna vincere: ci siamo riusciti e vogliamo andare avanti su questa strada».
 L’immagine simbolo dell’anno appena passato?
«La foto di gruppo con la Coppa dello scudetto a Torino, dopo Juventus-Atalanta del 13 maggio. Poi scelgo quella della Supercoppa a Pechino, altra grande gioia. Le soddisfazioni personali, e ce ne sono state tante per fortuna, vengono dopo. In prima fila c’è sempre la squadra: abbiamo condiviso momenti splendidi insieme. Il gruppo viene prima di tutto».
 Come giudica questo periodo della sua carriera?
«In questo momento state vedendo il Lichtsteiner migliore. Gioco in una delle squadre più forti del mondo, che pratica un calcio internazionale e molto armonioso. Anche in passato, in altre squadre, ho fatto bene. Ma adesso sono migliorato: nel 2012, ad esempio, il salto di qualità maggiore l’ho fatto negli ultimi 20 metri, smarcandomi con movimenti da attaccante. Posso ancora fare dei progressi, naturalmente, ma il dato di fatto è che sono più preciso e determinato vicino alla porta avversaria».
 Le sue migliori partite?
«In casa contro il Chelsea e alla Donbass Arena contro lo Shakhtar Donetsk».
 Lei è subito entrato nella storia di questa società. La prima rete allo Juventus Stadium è sua, così come la prima di questa stagione. Che rapporto ha con il gol?
«Sto migliorando sotto porta. Da quando sono a Torino ne ho fatti quattro, diversi tra loro. In questa stagione sto giocando più alto, sento più la porta. Il gol più bello è sempre quello che ha “inaugurato” lo stadio. A seguire metto quello di Palermo, dove Vucinić mi ha dato una grande palla, quello di Bergamo in casa dell’Atalanta e infine quello di questa stagione nella prima contro il Parma».
 Facciamo un passo indietro all’estate del 2011. Arriva alla Juve e trova Antonio Conte: che allenatore è?
«Un vincente. Prima di approdare alla Juventus ho parlato a lungo con il mister, ho scelto questo club anche per lui. Ero sicuro del progetto e della sua voglia di far tornare grande questa società. È uno che non molla mai. Anche quando sei avanti in classifica, ti dice che non abbiamo fatto ancora niente. Ti sprona sempre a dare il massimo. Non ti fa mai mancare la terra sotto i piedi. Questi sono gli aspetti che fanno vincere una squadra. Video, palestra e tattica: questi invece sono i suoi segreti. E il dialogo. Mi dà tanti consigli, senza tralasciare nessun dettaglio».
 È il miglior allenatore che ha avuto nella sua carriera?
«Sì, ed è anche il più preparato. Insieme a lui metto sullo stesso piano Ottmar Hitzfeld, attuale Commissario Tecnico della Svizzera, uno che in carriera ha vinto praticamente tutto con i club».
 A proposito di Svizzera: che squadra è quella attuale?
«La più forte di sempre, stando a quello che dicono. Infatti nelle ultime quattro grandi manifestazioni ci siamo sempre stati, non abbiamo partecipato solo agli Europei del 2012. Abbiamo un’ottima squadra, anche se ancora un po’ limitata, non troppo ampia come rosa. Ora siamo concentrati sulla qualificazione per i Mondiali del Brasile. Sono fiducioso».
 Poco tempo fa ha conosciuto un altro derby italiano, contro il Torino, dopo aver vissuto quello di Roma. Differenze?
«Tantissime. Sono sincero: questo derby non l’ho sentito per niente. A Roma invece vale un intero campionato».
 Cosa le piace di Torino?
«Molte cose. La città nella sua bellezza, prima di tutto. È tranquilla e perfetta per una famiglia. Apprezzo molto la cortesia della gente. Come a Roma si parla di calcio ovunque, ma questo è nel Dna degli italiani ed è bello. Io e la mia famiglia abbiamo le nostre abitudini: il sushi take away del giovedì sera, le passeggiate in centro e qualche concerto. L’ultimo? Quello di Laura Pausini. Adoro la musica italiana, da poco ho comprato l’album di Gianna Nannini».
 Con quale compagno ha legato di più?
«Con tutto lo spogliatoio, stiamo bene insieme. Nella passata stagione soprattutto con Alex Manninger, dato che entrambi parliamo tedesco. Lo sento spesso, è un amico. In questa ho instaurato un ottimo rapporto con Paul Pogba».
 Che giocatore è il francese?
«Io non ho mai visto un ragazzo di 19 anni così completo. È un fenomeno. Diventerà, nel giro di poco tempo, uno dei centrocampisti più forti del mondo. Oggi gli manca solo un po’ di esperienza, che acquisirà con il passare del tempo».
 Il più simpatico del gruppo?
«Simone Pepe. Nello spogliatoio è quello che fa più battute. Gli faccio un grande in bocca al lupo, spero di vederlo presto in campo».
 Pirlo avrebbe meritato il Pallone d’Oro?
«Sì, senza ombra di dubbio. Tecnicamente è un fenomeno, ha un’intelligenza calcistica incredibile. Un punto di riferimento per tutti noi. Il Pallone d’Oro è un premio difficile da assegnare, in lizza anche questa volta ci sono giocatori del calibro di Messi, Ronaldo, Xavi e Iniesta, giusto per citarne solo una parte. Andrea però è davvero una grande giocatore. Per me, unico».
 
GIANCARLO LIVIANO D’ARCANGELO, JUVENTIBUS.COM DEL 1 GIUGNO 2018 (parte seconda)
La partita capolavoro nel triennio di Conte è la finale di Supercoppa Italiana del 18 agosto 2013, Juventus padrona all’Olimpico contro la Lazio, 4-0 roboante e subitaneo, e Licht contro la sua ex squadra regala due assist, uno sporco a Pogba e uno su una straordinaria ripartenza in verticale come non se vedono da un po’, fuga spazzaneve sulla fascia e passaggio facile di piattone addirittura a Chiellini esondato in un box to box memorabile. Poi addirittura un gol alla Weah, penetrazione centrale, uno-due con tanto di passaggio di ritorno in tacco no look, Licht dentro come lama nel burro fuso e tocco nell’angolino stile calcetto, quasi di fino, come avrebbe fatto al suo posto il più lezioso degli amateur di Copacabana.
Intanto, tra discese furibonde, recuperi, proteste, tanti assist e non pochi cross perfettamente centrati sull’opponente, ogni anno Lichtsteiner vince, e un po’ invecchia. Va via Conte e arriva Allegri e il ruolo di Stephan non cambia, 49 presenze stagionali, un double e la finale di Berlino dove pascola un po’ a vuoto sul gol di Rakitic e non gioca neanche un po’ alla Torricelli. L’anno dopo supera di slancio anche un problema di aritmia al cuore che lo coglie in una gara interna, pessima, col Frosinone. Un mese ed è di nuovo in campo, 32enne e senza troppi rivali. Isla sembra un passante trovato per caso sul lungo Po’ a fare footing, corsa e buona resistenza senza aver mai visto prima un pallone, e Caceres è più un gran bel jolly, terzino o centrale con indifferenza, ma ha caratteristiche troppo difensive per l’ormai calciobalillesco 3-5-2 che stenta a ingranare ancora. Licht torna titolare in Champions, a Mönchengladbach, e sembra d’improvviso Paul Breitner, segnando forse il più bel gol della sua carriera, nel solito stile. Salva una Juve in dieci uomini e sotto di un gol contro i volenterosi tedeschi: palombella di Pogba e diagonale al volo dell’incursore folle, che in ogni battaglia ce la mette tutta, quello è certo.
Cinque anni, cinque scudetti, due Coppe Italia, tre Supercoppe Italiane, una finale di Champions. Niente male per l’uomo del Big Bang. A 33 anni però, con migliaia di chilometri nelle cosce, gli piomba in trincea un avversario degno di lui: è Daniel Alves, brasileiro svincolato dal Barcellona, sostanzialmente il suo anticristo: tecnico e giocoliere, pluricampione planetario, lambadaro danzereccio, in apparenza anarchico quanto in realtà decisivo, anagraficamente più vecchio di un anno ma biologicamente più giovane, visti i ritmi goderecci e defaticanti del tikitaka. E ancora: rumorosamente kitsch ma firmatissimo, antitetico alla divisa che fa da seconda pelle al soldato Stephan, che senza Pirlo e senza il passo di un tempo cala in efficacia, incursioni, gol e giocate decisive, mantenendo la solita costanza nell’impegno.
C’è anche un’avvisaglia di rottura con il resto della truppa: Lichtsteiner è il sogno estivo dell’Inter, pronta a sfruttare le lamentele dell’uomo sempre in prima linea, a causa delle nuove gerarche che si delineano in fila per il rancio. La panchina certa non fa per lui, il nerazzurro sembra cosa fatta ma chi è che lo vuole davvero? Non si saprà mai, poi qualcuno mette il veto e Stephan, da vero bianconero, incassa l’esclusione dalla lista Champions per la fase a gironi. E chi può sobbarcarsi l’estremo sacrifico se non lui, lo svizzero, l’uomo del Big Bang?
Licht rientrerà in lista per la fase a eliminazione, e siederà in panchina a Cardiff. Non alza la Champions, va bene, ma arrivano il sesto scudetto e la terza Coppa Italia. Avventura finita? Nient’affatto. Alves fugge via dopo un anno, la Juventus non fa per lui ma è patria per uomini come Lichtsteiner l’asburgico, la guardia svizzera, il polmone d’acciaio che sa dare l’esempio. La selezione naturale vince sempre. Lichtsteiner resta ancora, con un nuovo rivale. Non invincibile come Alves, ma più giovane. È Mattia De Sciglio, pupillo di Allegri bisognoso di rilancio dopo stagioni frammentarie e prive di soddisfazioni in un Milan che è ormai è una versione gossippara della Nocerina. Chi prevarrà? Il vecchio soldato è stanco, gioca di esperienza e mestiere, e la società, forse spaventata dalla coppia di esterni mai così poco affidabile aggiunge al casting il campione del mondo Howedes, jolly difensivo con una certa predilezione per la fascia destra. Ancora una volta, a gennaio Licht viene escluso dalla lista Champions, e ancora una volta incassa il colpo con la dignità epica e stolida del milite ignoto. Poi complice la fragilità dei rivali, inanella 32 presenze complessive. A Madrid, al 17esimo minuto, sostituisce l’infortunato De Sciglio, e con gli altri vecchi leoni Buffon e Chiellini va vicino all’impresa del secolo. Sarà ancora campione d’Italia, eroe del quarto double consecutivo. Sette anni, sette scudetti, l’en-plein. L’uomo da cui tutto è cominciato, questa volta ha deciso per davvero. Se ne andrà da imbattuto, non conta dove ma non Italia dirà, per non tradire la maglia bianconera. Fa meglio perfino dei quattro eptacampioni come lui, che con la Juve hanno conosciuto anche la non vittoria.
Per Licht c’è, tuttavia, ancora una piccolissima sfida al fato. Nella gara d’addio, col Verona a giochi già chiusi, arriva un rigore per la Juventus. L’uomo che ha segnato il suo primo gol allo Stadium, l’uomo del Big Bang, va sul dischetto per chiudere così come ha iniziato, dopo le sue 258 fatiche in bianconero, 246 in più di Ercole. Breve rincorsa e tiro stanco respinto dal portiere scaligero. È un segno chiaro che ha due significati inequivocabili. Il primo è che il ciclo iniziato il giorno del Big Bang, non è ancora chiuso, perché la Juventus vincerà ancora. Il secondo è che segnare da fermo, su rigore, di certo non è il destino possibile per l’uomo che più di ogni altro, in sette anni bianconeri, non ha mai smesso di correre.
 
«Cari Juventini, oggi 30 giugno 2018 è il mio ultimo giorno ufficiale da juventino. Portare questa maglia negli ultimi 7 anni è stato un grandissimo onore, ogni singolo giorno! Vi auguro di continuare la vostra fantastica storia con tanti anni di grandissimi successi e immense gioie. Grazie del vostro incredibile supporto, sarete sempre nel mio cuore. Un abbraccio, Steph».
 

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