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Socrates

Fernando Llorente

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Why Fernando Llorente Needs to Stay and Fight at Juventus | News, Scores,  Highlights, Stats, and Rumors | Bleacher Report

 

 

 

 

 

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Lo scudetto di Llorente

 

Juventus always fight until the end - Llorente | Goal.com

 

 

Quando ci si chiedeva se fosse solo bello…


Un pacco da 16 gol. Tanti quanti Ibra, più di Trezeguet ai loro primi campionati italiani. Eppure nella Juve di quest’anno non c’è stato giocatore più criticato e più sottovalutato di Fernando Llorente. Inizio stagione: esordisce in Serie A entrando a Genova contro la Sampdoria all’89′. Poi resta in panchina contro Lazio, Inter e Copenaghen in Champions League.

Dopo quattro partite Llorente è già un pacco pronto a tornare in Spagna. Quattro stagioni consecutive da capocannoniere di squadra e 118 gol nell’Athletic Bilbao spazzati via da un titolo. Per di più sul giornale di casa, Tuttosport.

La prima partita dopo quella prima pagina, contro il Verona, Llorente è titolare. All’esordio dal 1′ segna il 2-1 decisivo. La titolarità indiscussa arriva a fine ottobre, poi tra novembre e dicembre i suoi gol e le sue prestazioni sono una parte fondamentale della rimonta sulla Roma.

La giornata del sorpasso fa gol e assist a Livorno. Quella dopo, contro l’Udinese, il suo colpo di testa nel recupero vale tre punti chiave per lo scudetto, perché creano il primo vero buco tra la Juve e la Roma. Buco mai colmato dalla squadra di Garcia.

 

 

 

 

 


Il campionato di Llorente si è chiuso con 16 reti e 5 assist in 34 presenze e la media di un gol ogni 156 minuti. Ibrahimovic, nel primo campionato in bianconero, aveva segnato gli stessi gol in 35 presenze, restando però a secco in Champions League. Llorente, invece, ne ha fatti due al Real Madrid. Trezeguet, nella stagione del debutto, era andato in rete 14 volte in 25 presenze in campionato, una volta in Champions.

Di sicuro non potrà ripercorrere la carriera di quei due (comprati 22enni, mentre Llorente è stato acquistato nel pieno della sua maturità calcistica, a 28 anni), ma i numeri dell’esordio mettono il “Re Leone” sulla stessa scia.

Per la prima volta da quando c’è Conte in panchina la Juve ha avuto due attaccanti in doppia cifra, Tevez e Llorente. Oltre che per i gol lo spagnolo è stato importante per il suo movimento a venire incontro e offrirsi come sponda, portandosi dietro un centrale e creando lo spazio per l’inserimento alle sue spalle.


L’incidenza nella manovra d’attacco della Juve è testimoniata dalle 44 occasioni create (ottavo attaccante in Serie A in questa classifica, dato squawka) oltre ai 5 assist serviti. Il totale delle occasioni da gol riconducibili a Llorente fa 49. Solo Pirlo e Tevez hanno fatto meglio nella rosa bianconera.

Una sorpresa per chi si aspettava un centravanti statico, forte solo di testa. Per Corrado Orrico Llorente è “privo di mobilità, macchinoso, per nulla in grado di saltare l’uomo, fare un semplice taglio in area e con una scarsa tecnica di base”. Fosse vero l’ex Athletic Bilbao non avrebbe potuto fare una rete del genere.


Il gol contro l’Atalanta resta il mio preferito. Smentisce il luogo comune sull’assenza di mobilità o la scarsa tecnica di Llorente. Mostra una rapidità d’esecuzione inusuale per uno della sua stazza (195 cm per 90 kg) e una tecnica individuale di certo non inferiore a tanti attaccanti che giocano in Serie A.

Chi lo seguiva anche all’Athletic Bilbao si ricorderà dell’assist per Ibai Gómez nella semifinale contro lo Sporting Lisbona nell’Europa League 2012. La partita-capolavoro della carriera di Llorente, con due assist e un gol nel 3-1 che aveva mandato l’Athletic in finale.

 

 

 

 


Si potrebbe citare pure il colpo di tacco contro il Sassuolo, un’altra smentita dell’immagine di centravantone scarso coi piedi. Poi è ovvio che la sua specialità sia il colpo di testa. Nessun giocatore in Serie A ha segnato di testa tanto quanto Llorente (7 gol). Nei duelli aerei vinti (89) è stato invece il sesto attaccante del campionato.

Il nativo di Pamplona si è dimostrato inoltre un ottimo finalizzatore. Tra i primi 10 della classifica marcatori è stato quello che ha tirato di meno. Gli sono bastate 63 conclusioni per fare 16 reti. L’ultima al Cagliari.

 

 

Fernando Llorente on Twitter: "Very happy to share so important moment with  all of you! Thanks tifosi! #Scudetto #4JU33 #FinoaAllaFineForzaJuventus  http://t.co/i1ANo4DxXq" / Twitter


Praticamente ha fatto un gol ogni 4 tiri. Le sue doti sono state esaltate dai cross di Lichtsteiner, il compagno da cui ha ricevuto più assist.

Llorente ha dato quell’alternativa di gioco utile soprattutto contro le difese schierate, dimostrando di non essere esclusivamente un centravanti d’area. Anche per questo si è meritato la pre-convocazione del ct Del Bosque per i Mondiali. Di certo parte dietro Diego Costa, ma tra gli attaccanti spagnoli solo il bomber dell’Atletico Madrid ha segnato più di lui in campionato.


da Calcio Critico

 

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg   FERNANDO LLORENTE    

 

Llorente alla Juventus: il bello del goal | Goal.com Italia

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Fernando_Llorente

 

 

Nazione: Spagna Spagna
Luogo di nascita: Pamplona
Data di nascita: 26.02.1985
Ruolo: Attaccante
Altezza: 195 cm
Peso: 88 kg
Nazionale Spagnolo
Soprannome: El Rey Leon (Il Re Leone) - Madari (Pera)

 

 

Alla Juventus dal 2013 al 2015

Esordio: 24.08.2013 - Serie A - Sampdoria-Juventus 0-1

Ultima partita: 23.08.2015 - Serie A - Juventus-Udinese 0-1

 

92 presenze - 27 reti

 

2 scudetti

1 coppa Italia

2 supercoppe italiane

 

Campione del mondo 2010 con la nazionale spagnola

Campione d'Europa 2012 con la nazionale spagnola

 

 

 

Fernando Javier Llorente Torres (Pamplona, 26 febbraio 1985) è un calciatore spagnolo, di ruolo attaccante, svincolato.

 

Nel suo palmarès figurano 2 campionati italiani, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane e un'Europa League. Con la nazionale spagnola fu campione mondiale nel 2010 ed europeo nel 2012 e, a livello giovanile, è vincitore di una Meridian Cup con l'nazionale Under-17 nel 2003.

 

Fernando Llorente
Fernando Llorente contra el Hércules en el estadio José Rico Pérez (american shot).jpg
Llorente in azione all'Athletic Bilbao nel 2010
     
Nazionalità Spagna Spagna
Altezza 195 cm
Peso 88 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Squadra Flag of None.svg svincolato
Carriera
Giovanili
1994-1995 non conosciuta Funes
1995-1996   River Ebro
1996-2003   Athletic Bilbao
Squadre di club
2003-2004   Baskonia 33 (12)
2004-2005   Bilbao Athletic 16 (4)
2005-2013   Athletic Bilbao 262 (85)
2013-2015   Juventus 92 (27)
2015-2016   Siviglia 23 (4)
2016-2017   Swansea City 33 (15)
2017-2019   Tottenham 36 (2)
2019-2021   Napoli 20 (3)
2021   Udinese 13 (1)
2021-2022   Eibar 19 (2)
Nazionale
2003 Spagna Spagna U-17 3 (2)
2005 Spagna Spagna U-20 4 (5)
2005-2006 Spagna Spagna U-21 9 (5)
2008-2013 Spagna Spagna 24 (7)
2005-2007 Paesi Baschi Paesi Baschi 5 (1)
Palmarès
 
Coppa mondiale.svg Mondiali di calcio
Oro Sudafrica 2010
UEFA European Cup.svg Europei di calcio
Oro Polonia-Ucraina 2012
Transparent.png Confederations Cup
Bronzo Sudafrica 2009

 

Biografia

Nato a Pamplona, in Navarra, ma cresciuto poi nella piccola cittadina di Rincón de Soto, nella provincia della Rioja, all'età di dieci anni ha lasciato la famiglia per trasferirsi a Bilbao, stavolta nella Biscaglia, andando a vivere nella cantera rojiblanca. Pur essendo rioano d'origine, «sono legato a Bilbao e alla cultura basca, perché è lì che sono diventato un calciatore». Il 20 giugno 2015 si sposa con la compagna Maria a San Sebastián, nei Paesi Baschi.

Caratteristiche tecniche

È una prima punta forte fisicamente, nonché dotato sul versante tecnico. L'elevata statura lo rende inoltre abile nel gioco aereo, essendosi distinto per i numerosi gol segnati di testa.

Carriera

Club

Gli inizi, Baskonia e Athletic Bilbao

All'età di nove anni Llorente ha iniziato a giocare nelle giovanili del Funes passando l'anno seguente in quelle del River Ebro, club del suo paese. Nel 1996, all'età di dieci anni, si è trasferito all'Athletic Bilbao, entrando nella scuola calcio di Lezama dov'è poi rimasto per sette anni. Nel 2003 è passato al Baskonia, club satellite dell'Athletic Bilbao militante nella Tercera División. In quella stagione Llorente ha segnato 12 gol in 33 partite disputate e così è tornato a Bilbao per giocare nella squadra riserve dell'Athletic, il Bilbao Athletic, nella Segunda División B.

 

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Llorente (n. 9) in mischia per l'Athletic Bilbao nel 2011

 

Il 16 gennaio 2005, Llorente ha esordito in prima squadra nella partita di campionato contro l'Espanyol (1-1). Tre giorni più tardi ha realizzato le prime reti per l'Athletic Bilbao grazie alla tripletta segnata in Coppa del Re contro il Lanzarote (6-0) e successivamente è stato impiegato in 14 delle 19 rimanenti partite della Liga, in altre 3 gare di Coppa del Re e nella partita di Coppa UEFA 2004-2005 contro l'Austria Vienna. Dopo aver iniziato la stagione 2005-2006 segnando nella prima gara ufficiale dell'Athletic Bilbao contro la Real Sociedad, Llorente ha avuto difficoltà sotto il profilo realizzativo anche a causa di alcuni infortuni, tra cui una distorsione al ginocchio, una gastroenterite e un affaticamento muscolare. Ha così concluso la stagione con 4 gol all'attivo, 2 in campionato e altrettanti in Coppa del Re, entrambi contro l'Hospitalet nei sedicesimi di finale. Ha iniziato la stagione 2006-2007 come riserva di Aritz Aduriz, Joseba Etxeberria e Ismael Urzaiz, ma lo scarso numero di reti segnate dagli attaccanti dell'Athletic ha fatto sì che l'allenatore Sarriugarte decidesse di ruotarli, consentendo a Llorente di tornare a giocare per un totale di 23 partite nelle quali ha segnato 2 gol.

Dopo un precampionato nel quale ha realizzato 6 gol in altrettante partite è stato titolare dell'attacco dell'Athletic Bilbao nella stagione 2007-2008, conclusa con 12 reti realizzate, tra cui 2 doppiette contro il Valencia, che gli hanno valso per la prima volta il titolo di capocannoniere della propria squadra. Nella stagione seguente è sceso in campo in 43 occasioni e ha realizzato 18 gol (14 nella Liga e 4 in Coppa del Re), risultando nuovamente il miglior marcatore stagionale dell'Athletic Bilbao. Nelle stagioni 2009-2010 e 2010-2011, Llorente è stato nuovamente il capocannoniere della propria squadra: nel 2009-2010 con 23 reti realizzate in 51 partite, di cui 14 in campionato, una in Coppa del Re e 8 in Europa League (2 nei preliminari e 6 nella fase finale); nel 2010-2011 con 19 gol realizzati in 41 gare, di cui 18 in campionato e uno in Coppa del Re.

Il 31 gennaio 2012 ha segnato il 100º gol con la maglia dell'Athletic Bilbao, grazie alla seconda delle due reti realizzate nell'andata della semifinale di Coppa del Re 2011-2012 contro il Mirandés, vinta per 2-1. In occasione della semifinale di ritorno di Europa League 2011-2012, disputata il 26 aprile 2012 al San Mamés di Bilbao contro lo Sporting Lisbona, Llorente, dopo aver realizzato gli assist per i primi due gol dell'Athletic, ha segnato la rete del definitivo 3-1, che ha valso l'accesso alla finale della manifestazione, poi persa contro l'Atlético Madrid. A fine stagione, per il quarto anno consecutivo, è risultato il miglior marcatore dell'Athletic Bilbao con 29 gol dei quali 17 in campionato, che gli hanno valso il Trofeo Zarra a pari merito con Soldado.

Nell'agosto del 2012 ha annunciato l'intenzione di non rinnovare il contratto con la squadra basca, in scadenza l'anno seguente. Di conseguenza è stato osteggiato da alcuni tifosi e spesso relegato in panchina, cosicché nella stagione 2012-2013, l'ultima all'Athletic Bilbao, ha collezionato solo 5 reti in 36 presenze tra campionato e coppe, giocando per lo più come riserva di Aduriz.

Juventus

Il 24 gennaio 2013, la Juventus ha annunciato l'accordo con il giocatore, prelevato dall'Athletic a parametro zero, a partire dal successivo 1º luglio. Al primo impegno ufficiale, il 18 agosto vince la Supercoppa italiana contro la Lazio (4-0), senza tuttavia scendere in campo. Esordisce con la Juventus il 24 agosto, a 28 anni, subentrando a Mirko Vučinić nella gara di Serie A vinta per 1-0 in trasferta contro la Sampdoria.

 

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Llorente con la maglia della Juventus nel 2013

 

Per via della stagione passata in panchina dopo il mancato rinnovo con l'Athletic, lo spagnolo ha incontrato delle iniziali difficoltà in bianconero, dettate soprattutto dal ritrovare la condizione fisica e dall'adattamento alla nuova realtà piemontese dopo tanti anni nei Paesi Baschi. Il 22 settembre seguente, alla prima partita da titolare, ha segnato la prima rete con la maglia bianconera realizzando il gol del definitivo 2-1 contro il Verona, con un colpo di testa su assist di Arturo Vidal. Il 2 ottobre seguente ha fatto il suo esordio assoluto in Champions League, subentrando a Leonardo Bonucci nella partita contro il Galatasaray. Nel turno successivo, disputato il 23 ottobre 2013, ha realizzato la sua prima rete nella massima competizione europea per club contro il Real Madrid, nella gara del Bernabéu terminata con il risultato di 2-1 in favore dei padroni di casa.

Una volta superate le difficoltà d'inserimento patite in avvio di stagione, Llorente ha messo a referto un minutaggio via via sempre maggiore e, al termine dell'anno solare, è diventato titolare nell'attacco bianconero. Il 12 gennaio 2014 ha realizzato la prima doppietta con la maglia bianconera, nella partita vinta poi per 4-1 nella trasferta contro il Cagliari. Il 7 aprile seguente mette a referto la seconda doppietta in campionato, risultando decisivo nella vittoria contro il Livorno per 2-0. Al termine della stagione, conclusa con all'attivo 45 presenze e 18 reti, ha vinto lo scudetto con la squadra torinese, conquistando così il suo primo campionato nazionale. È risultato, inoltre, assieme a Mario Mandžukić, Aritz Aduriz e Stefan Kießling, il miglior colpitore di testa in Europa: infatti dei 16 gol in campionato, 7 sono stati realizzati di testa.

Dopo l'avvicendamento sulla panchina juventina tra Antonio Conte e Massimiliano Allegri, Llorente apre la sua seconda annata coi bianconeri siglando la prima rete in campionato il 26 ottobre, in occasione della vittoria casalinga sul Palermo per 2-0, riuscendo così a sbloccarsi dopo un avvio di stagione difficile, visto che nelle prime nove partite giocate non era riuscito a trovare la via del gol. Il 9 novembre si riconferma mettendo a segno la prima doppietta stagionale contro il Parma (7-0). Il 26 novembre realizza la prima e unica marcatura stagionale in Champions League, sbloccando il risultato nella trasferta contro il Malmö FF (2-0). Tuttavia da qui in avanti Llorente viene via via relegato in panchina e il suo posto viene preso dal giovane connazionale Álvaro Morata, preferito da Allegri sia per l'esplosione calcistica di quest'ultimo sia per il mutamento della filosofia dell'attacco, con le due punte più larghe, più possesso palla e accelerazioni, qualità che non si addicono alle caratteristiche tecniche dell'ex calciatore dell'Athletic Bilbao.

Siviglia, Swansea City e Tottenham

Svincolatosi dalla Juventus, il 27 agosto 2015 torna in Spagna accordandosi con il Siviglia. Il successivo 8 dicembre, è autore nella fase a gironi di Champions League di un gol proprio alla sua ex squadra bianconera, che permette agli andalusi di vincere l'incontro e raggiungere all'ultima giornata l'accesso all'Europa League, competizione poi vinta per la terza volta di fila dal club iberico.

Il 5 agosto 2016 viene acquistato dai gallesi dello Swansea City, squadra militante in Premier League, dove termina la stagione con 15 gol in campionato.

Il 31 agosto 2017 viene ceduto per circa 13 milioni di euro al Tottenham Hotspur, con cui esordisce il 16 settembre, nella sfida interna pareggiata 0-0 contro lo Swansea City, sua ex squadra. Il 6 dicembre segna la sua prima rete con la maglia dei londinesi, nel match di Champions League contro l'Apoel Nicosia. Il 17 aprile 2019, in occasione del ritorno dei quarti di finale di Champions League in casa del Manchester City, segna il gol del definitivo 3-4 per la sua squadra (con l'andata finita 1-0) permettendo agli Spurs di tornare in semifinale della massima competizione europea per la prima volta dopo 57 anni. A fine stagione si svincola dal club biancoblù visto il mancato rinnovo di contratto.

Napoli, Udinese ed Eibar

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Llorente in riscaldamento prepartita col Napoli nel 2019

 

Il 2 settembre 2019, a 34 anni, si trasferisce al Napoli a parametro zero. Esordisce con gli azzurri il 14 settembre nella gara casalinga contro la Sampdoria subentrando al 65' a Hirving Lozano. Al primo pallone toccato, lo spagnolo effettua l'assist che permette a Dries Mertens di siglare il gol del definitivo 2-0, risultato che segna la prima vittoria in maglia azzurra. Il 17 settembre, nel match di Champions League disputato in casa contro il Liverpool, realizza la sua prima marcatura azzurra dopo essere subentrato a Hirving Lozano per il definitivo 2-0. Cinque giorni più tardi gioca la prima partita da titolare, sigla i suoi primi due gol in Serie A e la sua prima doppietta in maglia azzurra contro il Lecce, contribuendo alla vittoria finale per 4-1 dei partenopei. Con l'arrivo di Gennaro Gattuso al posto di Carlo Ancelotti viene messo ai margini della rosa da gennaio 2020.

Il 27 gennaio 2021, dopo una stagione e mezza al Napoli, viene ceduto all'Udinese. Quattro giorni dopo fa il suo esordio nella gara esterna in casa dello Spezia, vinta per 1-0, subentrando a Gerard Deulofeu. Il 6 marzo segna il suo primo gol, aprendo le marcature nel successo interno sul Sassuolo (2-0).

Rimasto svincolato, il 27 ottobre 2021 trova l'accordo fino al termine della stagione con l'Eibar.

Nazionale

Llorente ha disputato con la nazionale spagnola Under-20 il Mondiale del 2005, nel quale con 5 gol è risultato "Scarpa d'argento" dietro a Lionel Messi (6 reti).

 

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Llorente (n. 16) durante l'amichevole tra Spagna e Inghilterra dell'11 febbraio 2009

 

Il 14 novembre 2008 è stato convocato per la prima volta nella nazionale maggiore dal CT del Bosque per un'amichevole contro il Cile. In quella partita ha esordito in nazionale subentrando al 70' a Xavi. L'11 febbraio 2009, in occasione dell'amichevole a Siviglia contro l'Inghilterra, ha realizzato il primo gol in nazionale, segnando di testa la rete del 2-0 finale all'82' dopo essere subentrato a Fernando Torres nel corso del secondo tempo. Nel giugno 2009 ha disputato la Confederations Cup, giocando 2 partite nelle quali ha realizzato un gol contro i padroni di casa del Sudafrica nell'ultima gara della fase a gironi.

Il 1º giugno 2010 è stato convocato da Vicente del Bosque per i Mondiali in Sudafrica, vinti dalla nazionale spagnola. Durante la competizione Llorente ha giocato la gara degli ottavi di finale contro il Portogallo (1-0), partita nella quale ha sostituito Torres al 58'. Nel maggio del 2012 è stato inserito dal CT del Bosque nella lista dei 23 convocati per l'Europeo 2012 in Polonia e Ucraina. Nel corso della manifestazione, vinta dalla Spagna grazie al 4-0 in finale contro l'Italia, Llorente non è mai stato schierato.

Llorente ha inoltre disputato 5 partite con la selezione dei Paesi Baschi con cui ha segnato un gol contro la Catalogna al Camp Nou l'8 ottobre 2006.

Palmarès

Club

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Llorente (in primo piano, al centro) festeggia coi compagni la vittoria juventina nella Coppa Italia 2014-2015

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Nazionale

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Llorente (n. 19) festeggia coi compagni la vittoria spagnola al campionato d'Europa 2012

Individuale

Onorificenze

Medaglia d'oro al merito sportivo - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al merito sportivo
  — Madrid, 5 ottobre 2011

 

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È divertente rileggere ciò che quotidiani e settimanali scrivevano a settembre dedicando la propria attenzione a Fernando Llorente – scrive Fabio Vergnano su “HJ” nel luglio 2014 – giudizi superficiali, in gran parte dettati dalla scarsa conoscenza di un centravanti che, invece, aveva dato prova delle proprie qualità. La verità è che all’inizio lo spagnolo ha avuto normali problemi di adattamento al gioco e alla preparazione da Marines di Conte, ma una volta ritrovata la condizione ideale, ha dimostrato di essere un campione e un giocatore fondamentale nella stagione del terzo scudetto e dei record annientati.
Diciotto gol di cui sedici in campionato e due in Champions, entrambi contro il Real, terzo dopo Tévez e Pogba per numero di tiri in porta. Non male per un giocatore che veniva da una stagione in cui aveva giocato pochissimo e che doveva capire come funziona alla Juve: chi fa il centravanti deve pure fare il difensore.
Ed eccolo qui il Re Leone. Dannazione delle difese avversarie, idolo delle ragazze che apprezzano in lui altre qualità molto poco calcistiche. Voltandosi indietro Fernando non ha voglia di polemizzare, ma qualcosa precisa: «Chi parlava non mi aveva mai visto giocare. Non è stato facile, gli allenamenti di Conte sono durissimi, in più dovevo capire i movimenti che lui chiede agli attaccanti».
Il periodo peggiore durante le amichevoli negli Stati Uniti. Tutto alle spalle. La verità è che nei suoi confronti l’attesa era fortissima. Arrivato scortato dal doppio titolo di Campione del Mondo e d’Europa, Llorente ha segnato il primo goal ufficiale soltanto il 22 settembre contro il Verona e poi, rotto l’incantesimo, ha dimostrato di essere la spalla ideale per Tévez e non si è più fermato. A “HJ Magazine” ha raccontato la sua storia, partendo da quando per lui era soltanto un sogno affermarsi come uno dei maggiori protagonisti del calcio europeo.
Fernando, calcio primo amore? «Il football la mia passione fin da piccolo, non c’era altra idea nella mia testa, ho avuto subito chiarissimo quello che volevo fare. Per questo ho lasciato il mio paesino, Rincon de Soto nella regione La Rioja, e i miei genitori ad appena dieci anni. Ho avuto la fortuna che mamma e papà mi hanno permesso di andare via così giovane, ma sapevano che avevo questo sogno di arrivare un giorno a essere un giocatore importante. Ci sono riuscito, ho fatto grossi sacrifici, però sono stato ricompensato e ora mi sento un privilegiato. Sono perfino andato oltre le attese, riuscendo a vincere cose che mai avrei pensato, conquistando anche la Nazionale spagnola».
Quindi chiariamo l’equivoco: rioano, non basco, vero? «Esattamente. Anche se sono legato a Bilbao e alla cultura basca, perché è lì che sono diventato un calciatore».
Bilbao era già una tappa importante, ma la sua ambizione andava oltre la squadra bilbaina? «L’Athletic è una squadra speciale formata soltanto con giocatori baschi che non hanno mercato. Quindi non sapevo che sarebbe successo alla fine, avevo immaginato tutta la carriera con la stessa maglia. Tuttavia dentro di me a un certo punto c’è stato il desiderio di cambiare, volevo andarmene alla ricerca di una squadra da sogno, che mi facesse fare un passo avanti e mi permettesse di crescere come giocatore. Non è stato facile, non sai mai se quando fai una scelta è quella giusta».
Adesso possiamo dire che non ha sbagliato? «Mi sono ambientato in fretta sentendomi presto importante. È stato speciale».
Al momento di lasciare la Spagna aveva altre possibilità oltre la Juve? «In realtà qui mi hanno voluto fortemente, mi hanno trasmesso grande fiducia. Non ho avuto dubbi».
E per calarsi subito nella nuova realtà, ha dimostrato grande intelligenza e sensibilità arrivando a Torino già con una buona padronanza dell’italiano. Perché ha studiato la nostra lingua in anticipo? «Per integrarmi al più presto con i nuovi compagni, con l’ambiente in cui dovevo vivere. Mi è sembrato il modo migliore per semplificare la conoscenza con un paese che, in fondo, culturalmente non è distante dalla Spagna».
Così Llorente è diventato il secondo spagnolo nella centenaria storia della Juve dopo Luis Del Sol. Non le sembra singolare questo fatto? «Mi hanno detto che gli spagnoli qui non hanno avuto fortuna. È certamente un fatto strano. Io non posso lamentarmi e il mio rendimento può ancora migliorare. Mi sento al cento per cento adatto al calcio di questa squadra».
Arrivando alla Juve ha avuto la sensazione di essere entrato a far parte di un mondo molto diverso? «Sì, ho dovuto imparare tante cose, ero abituato a giocare in un altro modo dopo tanti anni nella stessa squadra. Prima di tutto è stato complicato assimilare il gioco di Conte, poi entrare in sintonia con compagni nuovi. Senza contare che alla Juve si lavora in maniera diversa e più intensa. Sapevo cosa mi aspettava, ma la realtà è andata oltre le previsioni. Mi ero allenato molto prima di arrivare per non farmi trovare impreparato. Nonostante tutto, come si è visto, ho avuto problemi all’inizio».
Cosa l’ha impressionata maggiormente al primo contatto con la nuova realtà torinese? «La gente. L’entusiasmo che mi ha travolto già all’aeroporto è stato incredibile. I tifosi cantavano una canzone con il mio nome, non mi aspettavo una cosa del genere. È stata una bella sorpresa. E poi il club, l’accoglienza del presidente Agnelli, quella dell’allenatore e dei compagni. Mi hanno fatto sentire in famiglia, come fossi a casa, mi ha dato grande fiducia».
Llorente e Tévez come Del Piero e Trézéguet. Le piace il paragone? «Con Carlitos c’è grande affiatamento, nonostante che siamo insieme soltanto da qualche mese. Questo significa che possiamo migliorare. Lui è un guerriero, difende bene il pallone. È piccolo ma difficile da spostare».
Lei si è dimostrato un grande attaccante, ma non sembra la classica punta che vive di goal. «Segnare è importante, però, è vero, sono molto altruista. Mi piace giocare per la squadra, se c’è un compagno piazzato meglio di me, non vedo perché non devo passargli la palla».
Eppure né lei né Tévez siete andati al Mondiale, non sono bastati trentaquattro goal in coppia per convincere Del Bosque e Sabella. Come lo spiega? «Vedremo le partite in TV ed è strano. Ma sono i Commissari Tecnici a decidere, noi non possiamo fare nulla».
Lei ha segnato grandi goal di testa, ma altri altrettanto spettacolari di piede. Dove pensa di essere più bravo? «La mia qualità da piccolo erano i piedi. Poi sono cresciuto tanto e ho dovuto adattarmi alle trasformazioni del fisico. Ricordo un momento della mia adolescenza in cui non è stato facile imparare a dominare il mio corpo. È complicato sfruttare le doti che hai quando sei piccolo e poi cresci com’è successo a me. Inevitabilmente non sei più tanto veloce. Ma per fortuna sono riuscito a mantenere la destrezza che la natura mi ha dato».
Ricorda il primo goal importante della sua carriera e quali sceglierebbe fra quelli segnati con la maglia bianconera? «Non vado tanto indietro, una rete pesante è stata quella di due anni fa in Europa League segnata al Manchester United. Qui i goal sono stati tutti significativi, perché mi hanno dato fiducia e mi hanno aiutato a crescere. Però quello di sinistro contro il Livorno e l’altro di tacco con il Sassuolo li ricorderò a lungo».
In Italia il calcio non vive un momento esaltante. Juve, Roma e Napoli a parte, il resto è sembrato di basso profilo. Agonismo tanto, spettacolo poco. Qual è stata la sua sensazione da neofita? «Ho scoperto un calcio molto tattico, qui le squadre non si sbilanciano mai. Prendono un goal o due, eppure non cambiano atteggiamento. In Spagna chi perde si apre, cerca di girare la partita a proprio vantaggio. Ho notato che questo accade in particolare contro la Juve. Ricordo, per esempio, il derby: noi abbiamo segnato, ma il Toro non si è scoperto per pareggiare, è uscito fuori soltanto negli ultimi dieci minuti».
A proposito di Spagna: quest’anno due squadre del suo paese hanno disputato la finale di Champions. Il dominio europeo è sempre più un affare spagnolo? «Real e Barcellona sono una certezza da anni, ma quest’anno mi ha sorpreso l’Atletico Madrid. Liga e finale di Champions, non si può che rimanere stupiti e applaudire la squadra di Simeone. In generale al movimento calcistico spagnolo ha fatto bene cominciare a vincere. La svolta c’è stata dopo l’Europeo 2008. Ora anche a livello di Nazionale siamo consapevoli del nostro valore. Proprio la Juve insegna che vincere aiuta a vincere».
Quanto le manca la Spagna, con le sue abitudini di vita diverse? «Sono lontano dal mio paese da pochi mesi, non provo vera nostalgia anche perché qui mi sento a casa. In fondo l’Italia è molto simile alla Spagna come cultura e stili di vita».
Lo sport per lei è soltanto calcio, o ha altre passioni? «Mi piace il tennis da spettatore, però. Conosco Ferrer e Nadal, è uno spettacolo vederli giocare. In generale seguo gli atleti spagnoli. Nel basket Paul Gasol, nell’automobilismo ammiro Fernando Alonso, che ho conosciuto l’anno scorso a Monza».
Come vive Torino? «Mi sono ambientato subito. Abito in centro a due passi da Piazza San Carlo dove mi piace passeggiare soprattutto alla sera quando è tranquilla. Frequento i locali, dove trovo altri compagni. Però gli allenamenti di Conte sono molto pesanti, ti fanno passare la voglia di divertirti. Cosi il verbo che declino di più è riposare».
La sua fidanzata Maria Lorente, il cognome ha una “L” sola, la raggiunge spesso? «Ogni tanto mi fa compagnia, ma spesso vivono con me anche i miei genitori. Maria è medico endocrinologo in Spagna e quando si stava specializzando ha avuto la possibilità di fare tirocinio in un altro paese. Ha scelto Torino per fare questa esperienza, ha lavorato alle Molinette. È stata qui tre mesi».
Vi siete conosciuti da ragazzi. Una bella storia da raccontare. «Sì a diciotto anni a Bilbao. Lei studiava ed io ero ancora un giocatore che sperava di diventare qualcuno. Nella residenza abitata dai calciatori fuori sede c’erano anche gli studenti. Lei arrivava da San Sebastián e non sapeva nulla di calcio. Adesso vede tutte le partite».
Quando ci siamo incontrati nel centro di Torino per il servizio fotografico di questa intervista, abbiamo avuto la conferma di come le ragazze la ammirino. E qui la bravura con il pallone non c’entra. Maria è gelosa? «Lei non troppo. Io per niente, non me ne dà motivo. Piaccio alle donne? Non ci bado: sono una persona normale, preferisco che si parli di me come calciatore. Anche se accetto volentieri di fare shooting fotografici per riviste che non si occupano del mio lavoro». Attaccante in carriera, musicista mancato? «Da piccolo suonavo il pianoforte e il clarinetto. Ho studiato musica per cinque anni. Ora ho dimenticato. Già a Bilbao ho dovuto mettere da parte le mie velleità musicali, perché fra scuola e allenamento il tempo volava via e non riuscivo a esercitarmi».
Ora cosa vuole ancora vincere? «Sarebbe bello un trofeo europeo, è quello che manca a me, alla Juve e ai tifosi. Ma anche un altro scudetto non sarebbe male. Tuttavia è un errore pensare di partire favoriti per i 102 punti di questa stagione. Il campionato è una maratona, la Champions è più breve, però trovi avversari più agguerriti. L’importante sarà non avere troppa pressione e contare anche sulla fortuna».
 
Questo era Fernando Llorente appena terminato il primo campionato juventino, giocato da grandissimo protagonista. Naturale aspettarsi, nella seconda stagione, la consacrazione definitiva. Ma qualcosa cambia nella Juve e non certo cosa da poco: Conte sbatte la porta e se ne va in Nazionale, sostituito da Massimiliano Allegri.
L’allenatore livornese comincia confermando in toto il lavoro del predecessore ma poi, com’è logico che sia, impone il proprio modo di interpretare il calcio e dal 3-5-2 con Fernando prima punta a sostegno di Tévez, passa alla difesa a quattro con il trequartista. Allegri preferisce schierare due attaccanti mobili e intercambiabili, ruolo che Fernando fatica a interpretare. L’esplosione di Álvaro Morata, arrivato in prestito dal Real Madrid, completa il quadro della stagione così tribolata di Llorente.
Non sono tanto le presenze a calare (quarantacinque in totale), quanto le reti (solo nove) e, soprattutto, il rendimento. Tévez gioca quasi da trequartista, arretrando spesso il suo raggio d’azione e Fernando si trova stretto nella morsa dei difensori avversari dalla quale fatica tantissimo a districarsi. Morata è più abile con la palla al piede, è più veloce, salta l’uomo più facilmente e sfrutta abilmente il grande lavoro di Carlitos. E, soprattutto, segna tanto.
Arrivano un nuovo scudetto, la Coppa Italia, la finale di Champions League contro il Barça, durante la quale Fernando viene schierato solamente negli ultimi minuti, e l’impressione di un’annata non certo positiva.
Con queste premesse parte la stagione 2015-16 ma appare chiaro che qualcosa si è rotto: il suo nome figura nella lista dei partenti dettata da Allegri e, dopo aver conquistato la Supercoppa Italiana e aver giocato la prima partita di campionato contro l’Udinese (sempre entrando dalla panchina), il Navarro ritorna in patria, destinazione Siviglia.
 
«È stato un vero piacere aver vissuto due anni della mia vita nella Juventus, un piacere immenso condividere tante vittorie, allegria e momenti magici con tutti i miei compagni e con tutti voi tifosi. Grazie alla famiglia bianconera per tutto l’appoggio ricevuto, mi sono sentito molto amato in ogni momento e vi porto tutti nel cuore».
 

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