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brera

Tifoso Juventus
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Risposte inseriti da brera


  1. 3 minuti fa, Zebrone 91 ha scritto:

    ok, ma la hanno in spagnolo, principalmente, perchè sono spagnoli.

     

    però credo che la scelta del latino fosse piu che altro legata al fatto che i ragazzi fondatori studiassero in un liceo classico  .asd

     

    Possibile. Ma l'essere una squadra spagnola o inglese, nel calcio del terzo millennio, è un incredibile vantaggio strutturale.

     

    Quanto al latino: lo sport moderno è nato in stretta relazione all'attività scolastica. Molti simboli dell'immaginario sportivo ottocentesco sono quindi legati al mondo antico. Il latino era una sorta di lingua franca tra gli sportivi-studiosi di tutto il mondo. A questo naturalmente si sposava l'inglese, lingua degli inventori del gioco.


  2. 1 minuto fa, Zebrone 91 ha scritto:

    il real ha due versioni del canale, spagnolo e inglese. e una soluzione simile mi può anche andar bene. ma un canale esclusivamente in lingua straniera lo trovo quasi offensivo verso i fans italiani, che dovrebbero essere lo "zoccolo duro" della Juve, visto che sono anche quelli che al 98 % riempiono lo stadio e seguono maggiormente la squadra.

     

    Sì, fosse fattibile nei costi sarebbe una soluzione. Anche se lo spagnolo ha una risonanza mondiale che l'italiano neanche si sogna.


  3. 7 minuti fa, Zebrone 91 ha scritto:

    la tv ufficiale di un club italiano...in inglese ? .asd

    no guarda, ok aprirsi al mondo, ma c'è un limite a tutto. 

    altrimenti cambiamo il nome del club in inglese, già che ci siamo .asd

     

    Lo so che può apparire estremo, ma io la vedo così.

    Naturalmente si potrebbe sottotitolare tutto secondo le varie utenze e, se fosse fattibile, si potrebbe pensare anche a versioni parlate in altre lingue originali.

    A mio avviso, per crescere tra il pubblico italiano, una tv ufficiale della Juve non serve a nulla.


  4. Dalla Rosa di oggi:

     

    PASSIONE CR7

    Pil in crescita e fiducia.

    A Torino è già salita la febbre per l'arrivo del fuoriclasse portoghese

    di Filippo Conticello 

    13 LUGLIO 2018 - MILANO

    Tra gelati, cocktail, focacce e pizze, l’ingorda Torino si sta abbuffando. Mastica piano Ronaldo. Lo assapora da giorni, ma lo digerirà nel tempo: per una città abituata a cambiare pelle senza mai smarrire se stessa, l’arrivo del portoghese è l’ennesima rivoluzione del costume. La più grande degli ultimi tempi. Cristiano dà (visibilità) e riceve (attenzioni). Cambia gli orizzonti del presente, trasforma le stime per il futuro. Ci sarà tempo per i calcoli esatti di sociologi ed economisti: anche ai meno prudenti, serve un po’ più di tempo per immaginare l’impatto portoghese. Ma, ancora prima di parcheggiare l’astronave, questo marziano ha già cambiato l’umore di tanti. Per questo in città i commercianti, tutti immersi in questo strano stato di euforia, sono d’accordo: «Un fenomeno così produce diversi punti di Pil per il territorio», concordano le associazioni di categoria. Tradotto: tra negozi, bar, ristoranti e alberghi, gireranno molti più quattrini. Quanti, non si sa ancora, mentre si può essere più precisi su un’altra forma di Prodotto interno lordo: «Il Pil della fiducia, l’entusiasmo delle persone e la voglia della gente di cogliere al volo questa opportunità è più 100, forse più 1000%», scherza Maria Luisa Coppa, presidente dell’Ascom Torino, l’associazione dei commercianti. È in vena di paragone, invece, il suo collega Vincenzo Ilotte, presidente della camera di commercio di Torino: «C’è qualcosa di piemontese anche in Cristiano, che è un lavoratore instancabile: non si troverà male tra questa gente operosa...».

    FEBBRE JUVE — C’è parecchia Juve nella primavera di Torino: la città avrà pure i suoi guai ma, è cosa nota, è rifiorita da oltre un decennio. In epoca post-olimpica, oltre agli eventi artistici e culturali, è spesso stato lo Stadium a trainare il turismo. In coincidenza di ogni partita dei bianconeri, anche non di cartello, cresce la percentuale di occupazione delle camere d’albergo e c’è un robusto segno «+» anche nei prezzi delle stanze e nel ricavo medio. I conti li ha fatti la Camera di Commercio accendendo un faro sull’anno 2017, così l’occhio è caduto su molte partite della stagione appena passata. Ad esempio, quando è arrivato l’Olympiacos in città per la Champions, l’occupazione delle camere ha toccato il 98,2%, +18,3% rispetto allo stesso 27 settembre dell’anno prima. Curioso che con l’arrivo di Messi per Juve-Barcellona, a novembre, ci si sia «fermati» all’86,6 (+3,2%). Adesso, però, con Ronaldo pronto a esultare, tutti sono convinti di salire ancora nelle percentuali: non dovrebbe esserci più posto per uno spillo, né all’Allianz, né negli alberghi. Anzi, le prime stime immaginano strutture piene anche nei giorni senza eventi agonistici: «Questa è diventata la città di Ronaldo: è come si ci fosse una grande mostra permanente che tutti vogliono visitare – aggiunge Giancarlo Banchieri, presidente degli albergatori di Torino –. Già oggi tutti i tour turistici passano dall’Allianz, ma questo meccanismo consolidato può esplodere con un campione come traino: un passaggio al museo e allo Stadium sarà sempre più sganciato dalla partita».

    CRISTIANO DA BERE — Non è svanita quella leggerissima euforia in una città da sempre attenta a non scomporsi: l’algida Torino si è spettinata giorni fa e non è ancora tornata alle vecchie sobrie abitudini. A lungo, ad esempio, è andata avanti la psicosi dell’avvistamento: prima dell’ufficialità, la gente vedeva spuntare Cristiano sotto ai portici, seguiva le auto blindate lungo i boulevard francesi. Qualche sognatore pensava pure di offrire un «bicerin» nei bar della Real Casa. Adesso che esiste un giorno concordato per lo sbarco, seppure senza festa, i torinesi hanno tradotto la febbre in beni di consumo: al Picchio, ristorante caro a molti giocatori e non distante dallo stadio Grande Torino, si sfornano pizze col numero 7 farcito tra olive e pomodori. Per il dessert, spostarsi in centro: nella gelateria Miretti, in corso Matteotti, si fa la fila per il cono CR7 a base di fior di latte mescolato a un liquore di amarene tipico del Portogallo, la Ginjinha. Dopo cena allo Snodo, nelle Ogr, si beve «Porto a Torino», un cocktail di Porto, Punt e Mes, acqua tonica più una fogliolina di menta. Insomma, vino portoghese e vermouth piemontese, l’accoppiata che non dispiace a Massimiliano Allegri. A questi i tavoli, però, dovrà sedersi presto nuova gente richiamata da questa muscolosa sirena. Ecco la sfida di una città che vuole la Champions oltre all’Olimpiade invernale: «Il tifoso deve diventare turista e il turista magari diventerà tifoso. Adesso il brand Torino diventerà sempre più globale, entrerà in circuiti che non immaginavamo: per questo mi piace pensare a Ronaldo all’interno del nostro sistema museale», aggiunge Daniela Broglia, direttrice di Turismo Torino. Come dire, cercate pure l’oro dei faraoni nel Museo Egizio, scovate la magia del cinema nella Mole Antonelliana, ma ricordate che dalle parti della Continassa c’è l’atleta perfetto.

    APPEAL — In questi tempi di umore grigio serviva questa scarica di buonumore: per strada, dove non esiste altro argomento di conversazione, pare che il numero di sorrisi sia aumentato. CR7, in fondo, ha accesso i riflettori del mondo sulla vecchia città sabaude, con troupe televisive da ogni parte indaffarate nella ricerca della futura villa di Cristiano sui colli. Anche per questo, il colpo del secolo per Ilotte e la Camera di Commercio è «un toccasana, un cambio per la storia commerciale di Torino«. Certo, in passato ci sono state altri momenti di febbre collettiva, lunghi giorni in cui i riflettori del mondo si sono accesi, ma forse non esiste un caso simile a questo: «L’Olimpiade durava un periodo di tempo limitato, qui tutto sarà molto più lungo: Ronaldo non cambia la struttura urbana, ma dà più appeal a tutto ciò che lo circonda». Attorno a questa notizia, inizia quindi la partita della città: tra economia e turismo, serve l’applicazione e l’ambizione di Cristiano. Poi, quando Torino finirà di spolpare Ronaldo, sarà di certo sazia e, magari, più ricca.


  5. Chiudere JTV è stata un'ottima scelta e con perfetta tempistica.

     

    Ora monetizzare, il più possibile. E sfondare sui social.

     

    Basta perkiulate su Iuliano-Ronaldo. Ok, sono divertenti per il pubblico italiano over 30, ma tutto deve essere orientato a diventare un top club mondiale.

     

    La Storia del club va usata per sfondare l'immaginario collettivo di questo fottutis** mondo social.

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  6. 4 minuti fa, Nameless ha scritto:

    Che poi, francamente parlando, io ho sempre visto molto imbarazzo per un giocatore in una roba simile.

     

    Basta vedere il video della presentazione di Bale; due palleggi, poi giro di campo lanciando la palla come un bambino.

     

    Fossi un giocatore ne farei anche a meno di sta roba.

     

    CR7 ha 33 anni, penso sia lui il primo a voler evitare di girare come una foca per il campo.

     

    Sull'imbarazzo dipende anche dal carattere. Secondo me Maradona in queste cose ci si divertiva. Ma aveva un lato circense, palleggio con arancia e similia, e anche per questo il pubblico napoletano andava in visibilio.

     

    CR7 mi sembra tutta un'altra pasta, un maniaco della prestazione efficace, ossia dei numeri, non delle goliardate alla Neymar.

    E in ciò è perfettamente allineato con la filosofia della sua nuova società e del suo nuovo allenatore.

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  7. Ho apprezzato molto la scelta del nuovo logo, sono entusiasta del boom social che in questi minuti stan vivendo tutti i profili bianconeri e apprezzo pure questa scelta, apparentemente in contraddizione con le prime due, ossia contro tutto ciò che accentua l'aspetto di show business del calcio.

     

    Stile Juve, stile sabaudo. Contano i fatti. Se vogliamo il vero evento mediatico, dobbiamo aspettare le partite. Non credo che le presentazioni in grande stile abbiano mai portato alcunché alle società che sono abituate a farle.

     

    Corollario non da poco, stando alle indiscrezioni spagnole sembrerebbe che sia lo stesso Ronaldo a non volere il baraccone.

     

    Mi sembra quindi azzardato trarre delle conclusioni sulle strategie comunicative della società.

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  8. 1 minuto fa, vinval ha scritto:

    raga, delusione a parte, purtroppo non abbiamo le informazioni necessarie per analizzare a pieno questa scelta.

     

    potrebbe essere stata una decisione della societa', o del giocatore stesso, 

    o magari chissa' avranno riscontrato dei problemi tecnici/burocratici che rendono impossibile organizzare un simile.evento coi dovuti crismi

     

    .boh

    .quoto

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