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Palazzi «chiama» Conte e Ranocchia
Filone di Bari: il tecnico sarà sentito l'11 marzo come testimone, poi toccherà all'interista
MAURIZIO GALDI
Quando il 14 febbraio la Procura federale stilò il primo calendario delle audizioni sul secondo filone barese per le presunte combine di Bari-Treviso 0-1 (maggio 2008) e Salernitana-Bari 3-2 (maggio 2009) lo avevamo messo tra le possibilità che aveva Stefano Palazzi per la sua inchiesta: Antonio Conte (1'11 marzo) e Andrea Ranocchia (il 7, ma ]'Inter gioca in Europa League: l'udienza sarà rinviata), i nomi più «pesanti» che erano usciti dalle carte della Procura di Bari, sono stati convocati. Con loro altri 31 tra dirigenti, calciatori e tecnici saranno sentiti nei nuovi uffici federali di via Campania. Posizioni diverso Conte è stato sentito dalla Procura di Bari solo come persona «informata dei fatti». Ma il capo della Procura, Antonio Laudati, e i sostituti Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro hanno pensato a un suo coinvolgimento. Anzi ne hanno apprezzato la collaborazione «a capire la filosofia dello spogliatoio» per poter valutare con maggior attenzione le posizioni dei singoli calciatori. La Procura federale dovrebbe avere nei suoi confronti la stessa posizione. Nessun calciatore in questi documenti (e parliamo innanzitutto delle dichiarazioni ai magistrati baresi) ha mai detto che Conte sapesse o fosse stato in qualche modo informato delle due presunte combine. Anzi uno dei principali pentiti, Marco Esposito, aveva anche inviato ai magistrati pugliesi un fax con cui spiegava la totale estraneità di Conte, dopo alcune voci trapelate sui giornali di sue dichiarazioni. Lo posizione di Ranocchio Sempre la Procura di Bari, che in un primo tempo aveva iscritto nel registro degli indagati Ranocchia, ha chiesto l'archiviazione della sua posizione, ma l'interista potrebbe dover spiegare una eventuale omessa denuncia. Ranocchia a Bari si era avvalso della «facoltà di non rispondere», ma erano stati i suoi stessi ex compagni a escludere che abbia mai partecipato a un'eventuale combine. E la testimonianza di Conte, anche se non si riferiva direttamente a Ranocchia, ha aiutato i pm a capire come «l'ultimo arrivato anche se talentuoso» non poteva di certo godere delle «confidenze» dei senatori dello spogliatoio.
IL GIOCATORE DEL TORINO
Interrogato anche Gazzi: si è parlato delle lacrime
ma.gal. - Gasport - 26-02-2013
Ieri a Roma è stato sentito Alessandro Gazzi (Torino), accompagnato dall'avvocato Fusco. La sua audizione davanti alla Procura federale è durata circa un'ora, ma probabilmente non ha raccontato molto ai sostituti di Palazzi che lo hanno sentito. Gazzi a Bari non è stato iscritto nel registro degli indagati e non è stato mai ascoltato neanche come «persona informata dei fatti». Psr ohé è sentito Palazzi ha deciso di sentirlo, però, dopo l'esame accurato delle carte e degli interrogatori di Lanzafame e Andrea Masiello davanti ai magistrati pugliesi. Entrambi hanno parlato di lui. Lanzafame (che era stato anche sentito a luglio dal vice di Palazzi Carlo Loli Piccolomini) aveva parlato di un Gazzi «in lacrime al cinema il giorno prima di Bari-Treviso». Masiello ai magistrati baresi aveva invece parlato di Salernitana-Bari per dire che anche se in un primo tempo Gazzi era favorevole (al momento di lasciare la partita ai campani gratuitamente), in seguito si sarebbe tirato indietro, ma «avrebbe avuto un computer in regalo». Per lui potrebbe scattare un eventuale deferimento per omessa denuncia se saranno ritenute credibili queste dichiarazioni.
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SCOMMESSOPOLI
Palazzi vuole sentire Conte come «informato sui fatti»
Inchiesta Bari-Salernitana, giocatori d'accordo: «Lui non sapeva»
SIMONE DI STEFANO - Tuttosport - 26-02-2012
ROMA. Si sapeva e c'era da aspettarselo. Lo staff legale di Antonio Conte non sembra spiazzato dalla convocazione in procura federale del tecnico bianconero, la seconda davanti a Palazzi dopo quella che ha anticipato la squalifica estiva. Era lui il tecnico del Bari nel biennio 2007/09 e per questo è atteso nei nuovi uffici della procura federale lunedì 11 marzo. «Un atto dovuto», dice convinto l'entourage del tecnico salentino, che si ripresenta al cospetto dei federali. Dallo spauracchio di "Pippo" Carobbio si passa ora a un quadro più frammentato senza un vero pentito che lo tira in ballo.
GIA' SENTITO Conte è stato sentito già a Bari, il 6 settembre, come persona informata sui fatti. E scoppiò in un lamento: «E' una vergogna. Se io avessi saputo una cosa del genere - disse ai pm - ad uno ad uno gli staccavo la testa. Se dietro una partita del genere c'è un accordo in denaro così importante a me viene da piangere, mi viene da piangere a sapere che ci stanno dei soldi dietro. Da parte mia c'è grandissima amarezza». Ora la pratica passa alla procura federale, secondo un modus operandi comune al passato. Una convocazione, questa, che somiglia molto a quella di Giampiero Ventura, chiamato a discutere di Udinese-Bari la scorsa estate e poi uscito indenne dal calderone Scommessopoli. Tanto per intenderci, il 6 marzo è chiamato a deporre anche Bepi Pillon, allora tecTreviso nico del Neanche lui rischia molto. Stavolta anche Conte entra dalla porta riservata allo spettatore inerme agli avvenimenti, potenziale testimone.
ESTRANEO In assenza dei Carobbio della situazione, siamo fermi a scampoli di «credo», «presumo», «deduco» di quei pochi calciatori che hanno preferito non avvalersi della facoltà di non rispondere. «Conte è sempre stato estraneo», ha detto Jean-Francois Gillet ripetendolo anche in procura federale pochi giorni fa «Conte ritengo non sapesse nulla, ci riunimmo in palestra proprio per rimanere da soli», aggiunge il suo ex vice Cristian Stellini. E si procede per passi. «Conte non si accorse di nulla», precisò Lanzafame, che in merito a Treviso-Bari ricorda però come «Conte ci parlò uno per uno per ammonirci a comportarci correttamente e per avvisarci che se si fosse accorto di comportamenti anomali, sicuramente in riferimento alle voci che circolavano, avrebbe provveduto ad opportune sostituzioni». Il tecnico bianconero la parò co-si: «Drizzai le antenne sia perché eravamo salvi, sia perché nel Treviso c'erano tanti ex. Dissi a tutti di giocare con serietà». Non è una prova neanche la dichiarazione di Vitali Butuzov (sarà sentito il 1 marzo) su Salernitana-Bari: «Conte ci disse che sarebbe stato con noi anche se non avessimo giocato con il massimo impegno contro la Salernitana. Disse questa cosa a tutta la squadra perché credo avesse sentito qualche voce che circolava negli spogliatoi sul non giocare al massimo». Siamo alle deduzioni: «Tra le due tifoserie - rispose Conte ai pm - c'era un gemellaggio e io prima di quella partita dissi ai giocatori di stare molto attenti onde evitare del chiacchiericcio». Ora lo ripeterà ai federali, poi conta di mettere la parola fine a una vicenda che dura ormai da quasi un anno.
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Conte, altro giorno in Procura
Filone di Bari, si presenterà l'11 marzo: non rischia una nuova omessa denuncia
E' un atto dovuto dovrà dare soltanto dei chiarimenti Tra i 31 convocati c'è anche Ranocchia
Antonio Barillà - Corsport - 26-02-2013
-Lunedì 11 marzo, day after di Juventus-Catania, Antonio Conte dovrà presentarsi davanti alla Procura Federale. Il tecnico bianconero figura infatti tra i convocati per le audizioni sul filone Bari-bis dell'inchiesta sul calcioscommesse: in tutto, fino al 12 marzo, sono stati fissati trentuno nuovi interrogatori che si aggiungono a quelli già in agenda fino a giovedì 28 febbraio.
ESTRANEITA' - Nessuna sorpresa. La convocazione di Conte è un atto dovuto da parte del pool di Stefano Palazzi che, studiati i fascicoli dell'indagine condotta dalla procura pugliese, sta valutando chi dovrà risponderne dal punto di vista sportivo. Nel mirino le partite Bari-Treviso 0-1 dell'11 maggio 2008 e Salernitana-Bari 3-2 del 23 maggio 2009: ci sono conferme sugli illeciti perpetrati, ma non risulta alcun coinvolgimento da parte del tecnico, che al tempo sedeva sulla panchina del Bari, la cui estraneità è stata per altro ribadita da diversi calciatori ascoltati in precedenza.
CHIARIMENTI - Conte sarà invitato a fornire chiarimenti sui suoi trascorsi ed elementi utili, in generale, sull'ambiente barese, però non aleggia lo spettro di una nuova omessa denuncia dopo quella che è costata quattro mesi di squalifica, finiti di scontare l'8 dicembre, per le vicende del calcioscommesse legate al periodo in cui allenava invece il Siena. Il tecnico, naturalmente dispiaciuto di essere suo malgrado nuovamente coinvolto, ma collaborativo con la Giustizia sportiva che deve fare il suo corso, ribadirà negli uffici di via Campania - li scoprirà per la prima volta: la precedente deposizione avvenne nella vecchia sede di via Po - quanto già dichiarato sei mesi fa agli inquirenti di Bari: Quello che sto scoprendo è una vergogna - le parole pronunciate davanti al procuratore Antonio Laudati -: se lo avessi saputo (riferito ai calciatori, ndr), gli staccavo la testa uno alla volta. Ma un allenatore come fa, come fa? Uno mi dice: "Hai avuto Doni, Carobbio, Masiello e non ti sei accorto?" Io gli dico: "Sono un cogl..."r. Da ricordare che Conte a Bari non è mai stato indagato, ma semplicemente ascoltato come persona informata dei fatti.
AUDIZIONE - Prima di Conte, la Procura Federale ha convocato Andrea Ranocchia: il difensore dell'Inter, che al tempo vestiva la maglia biancorossa, dovrà dimostrare a sua volta di non essere stato a conoscenza della combine con la Salernitana, decisa in una riunione di spogliatoio a cui il tecnico non partecipò. L'audizione è fissata per giovedì 7 marzo, ma sarà sicuramente chiesto di spostarla poiché l'Inter in quella data sarà impegnata a Londra contro il Tottenham nella gara d'andata degli ottavi di finale di Europa League. Ieri, intanto, è stato ascoltato un altro ex barese, Alessandro Gazzi: il centrocampista del Torino, accompagnato dall'avvocato Fusco e dal segretario granata Pantaleo Longo, avrebbe negato ogni suo coinvolgimento, mentre oggi sarà la volta di Cristian Stellini, ex calciatore del Bari poi diventato collaboratore di Conte. Seguirà una carrellata di interrogatori a personaggi più o meno noti del pallone, che si concluderà martedì 12 marzo quando saranno sentiti Ettore Setten, ex presidente del Treviso, e i calciatori Corrado Colombo e Vincenzo Sommese.
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Calcioscommesse- Arrestato un personaggio «limitrofo» al grande capo: l'Interpol riferirà al pm Di Martino
Suljic non parla, la svolta è a Singapore
A volte ritornano. I pentiti e i tabulati inguaiano Mauri. Conte convocato l'11 marzo dalla Procura della Figc
Arianna Ravelli - CorSera -26-02-2013
«E quella telefonata del 23 maggio 2010 — chiede a un certo punto dell'interrogatorio il giudice delle indagini preliminari Guido Salvini — durante Grosseto-Reggina, tra Tan Seet Eng e Saka Vinko, ma in realtà diretta e lei, in cui si parla in modo inequivoco di scommesse?». L'interrogato, Admir Suljic, prova a difendersi. È un bel ragazzo di 31 anni che parla un perfetto inglese e si è appena costituito in Italia dopo quasi due anni vissuti a Singapore, dove ha una bella casa in centro e un lavoro come rappresentante di orologi superlusso (50 mila euro l'uno): «La telefonata non mi dice nulla, io ero in Slovenia». Ecco persa l'occasione per far fare un salto di qualità all'inchiesta sul calcio scommesse e intaccare la testa dell'organizzazione internazionale che, come si sa, sta proprio a Singapore e risponde al nome di Tan Seet Eng.
Arresto a Singapore Però nella città asiatica qualcosa finalmente si muove: un personaggio, definito dagli investigatori «limitrofo» al grande capo, è stato arrestato ieri. E le autorità locali hanno deciso di collaborare con l'Interpol. Alla procura di Cremona aspettano: può essere una svolta. Il pm Roberto di Martino e il gip Salvini non sono soddisfatti di quanto hanno ascoltato ieri. Suljic ha ripetuto la ricostruzione degli altri slavi transitati di qui, compreso Almir Gegic, ancora in carcere. «Ha ammesso di aver comprato dritte da alcuni calciatori per le partite Grosseto-Mantova, Brescia-Mantova, Cittadella-Mantova, Ancona-Grosseto, Grosseto-Reggina e Empoli-Grosseto», spiegano gli avvocati Marcello Cecchini e Krsnik Kresmir. Suljic, secondo il pentito Wilson Perumal, era però uno dei sei «azionisti» dell'organizzazione: lui dice che, avendo più soldi degli amici, ha solo anticipato i soldi delle giocate. Quanto ai suoi rapporti con Tan Seet Eng (nel 2009 vengono fermati assieme in macchina a Gorizia), dice di averlo conosciuto perché entrambi manager di calciatori. Una tesi giudicata poco credibile.
Riscontri su Mauri La procura pensa di avere ricostruito la struttura dell'organizzazione. Grazie ai pentiti (soprattutto Gervasoni) e ai tabulati telefonici. Per esempio, c'è una frequenza quasi ossessiva di telefonate, almeno 70-80, sull'asse Tan Seet Eng-Ilievsky-Zamperini-Mauri che secondo di Martino spiega bene quel che è successo prima di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio. E ora, dall'analisi dei tabulati di mister X e mister Y — i due faccendieri in contatto con dirigenti e giocatori di A — gli investigatori si attendono nuove conferme.
Conte convocato A Roma prosegue il lavoro della procura Figc, che si sta occupando del secondo filone di Bari. Ieri è stato interrogato Gazzi, il giocatore ricompensato con un computer per la sconfitta con la Salernitana (ha detto di esserselo trovato nell'armadietto), oggi tocca a Stellini, il 7 marzo all'interista Andrea Ranocchia e l'11 all'attuale allenatore della Juve Antonio Conte. Per gli ultimi due il punto è capire se ci sono gli estremi per un'omessa denuncia.
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IL CASO STADIO - DE LAURENTIIS: «IL CARCERE E' ABERRANTE»Il sindaco: «Attenti a Celiino»
MARIO FRONGIA - Gasport - 25-02-2013
«Pierpaolo Gessa era un accentratore. Faccio il sindaco, la mia attività è solo politica. Il resto spetta ai tecnici». Dopo Massimo Cellino anche il sindaco di Quartu, Mauro Contini scarica le responsabilità sul dirigente comunale, ora ai domiciliari. È questa la sintesi dell'interrogatorio del primo cittadino con il pm Lussu e il gip Casula. Ma il sindaco non difende il presidente del Cagliari: «Stiamo attenti, in tutti i comuni dov'è andato a fare gli stadi sono sorte delle grane. Io non ho mai visto la bozza di concessione, non sapevo cosa fosse la main stand, voleva sempre firmare Gessa, non sapevo che Masala fosse il direttore nel cantiere Pia (Piano integrato d'area: la Procura sospetta siano stati dirottati fondi pubblici allo stadio dato in concessione al Cagliari, ndr). Gessa aveva totalmente in mano l'operazione». Intanto, i legali di Cellino (che incassa la solidarietà di De Laurentiis: «In carcere? È aberrante») hanno reiterato l'istanza di scarcerazione. Il gip Casula l'ha negata. Il tribunale del Riesame si riunisce giovedì. Oggi è previsto un nuovo interrogatorio per Gessa e Masala. Infine, è nelle mani del pm Porcu il fascicolo aperto per le visite in carcere al presidente rossoblù. Il parlamentare Mauro Pili e l'editore Sergio Zuncheddu sono indagati per falso. Pare che non sia iscritto nel registro degli indagati Gigi Riva, che, sempre con Pili, aveva visitato Cellino a Buoncammino.
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Il personaggioJuve, droga e Moggi
La vita di Padovano
L'uomo di Al Qaddumi e un mondo "non idoneo" a quello giallorosso
Andrea Pugliese - Gasport Roma - 25-2-2013
Quando a dicembre del 2011 è stato condannato a 8 anni, 8 mesi e 15 giorni per associazione e delinquere per traffico internazionale di stupefacenti, Michele Padovano ha reagito così: «Ho fiducia nella giustizia, aspetto l'appello. Ora voglio solo tornare a lavorare nel mio ambiente. È difficile, per i miei amici del calcio è come se avessi la lebbra. Certe cose ti logorano dentro, ma non mollo per me e per la mia famiglia». Quella porta di servizio nel calcio Padovano la cerca nella Roma (dopo aver provato per due volte con la Reggiana), ora tramite lo sceicco Al Qaddumi.
Chi è Guai con la giustizia a parte (non poco), Padovano non ha il profilo «ideale» per entrare nel cuore della tifoseria giallorossa, non fosse altro per i suoi trascorsi nella Juventus di Lippi (con cui vinse scudetto, Champions ed Intercontinentale) e la sua amicizia (e stima) per Luciano Moggi. «Il Direttore era il numero uno, il migliore in un mondo di squali», è il pensiero dell'ex attaccante bianconero. Quello del pm Giovanni Cotillo, invece, è che Padovano abbia finanziato a lungo il traffico di droga (dal Marocco, via Spagna) gestito da Luca Mosole (amico di infanzia, condannato a 15 anni di carcere). «Siamo cresciuti insieme, io nel calcio e lui nella cronaca nera, ma per me conta l'amicizia — ha detto Padovano —. Gli ho prestato dei soldi per una cavalla, sono stato ingenuo». Non la pensa così Alfredo Iuliano, padre di Mark, che dopo la condanna lo definì «un trovatello cresciuto in orfanotrofio, un cancro da espiare che forniva la droga a mio figlio, Vialli e Bachini». Papà Iuliano, però, non finì qui: lo tirò in ballo pure per la morte di Bergamini, suo amico al Cosenza, su cui Padovano rivelò cose nuove solo dopo le verità del libro di Petrini.
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Al Qaddumi
Quanti dubbi, ma lo sceicco ora prepara le garanzie.
Massimo Cecchini -Gasport -25-02-2013
«Impresentabile». È questo l'aggettivo che ieri è stato più comunemente associato allo sceicco giordano Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewy — candidato a diventare co-proprietario della Roma — dopo che i media hanno passato al setaccio vita pubblica e privata, oltre che le frequentazioni del proprietario del fondo Philadelphia Capital. Sotto i riflettori è passato di tutto: le abitazioni poco chic, le vetture proletarie, l'amicizia col discusso Michele Padovano. Tre dati però sono scolpiti nella pietra, e con questi si dovrà fare i conti: 1) James Pallotta ha sottoscritto un accordo preliminare per la cessione ad Adnan di quote della Svp Llc, ovvero la controllante della Neep Roma, per 50 milioni; 2) UniCredit, potente socio di minoranza del club (al 40%) — dopo aver bocciato lo sceicco già due anni fa — per bocca del suo vice ceo Paolo Fiorentino ha preso apertamente dalle distanze dalla operazione con queste parole: «Siamo scettici e agli americani l'abbiamo detto»; 3) oggi la Procura di Roma, per mano del procuratore aggiunto Nello Rossi e del sostituto Giorgio Orano, aprirà un'inchiesta sulla vicenda per «verificare l'esistenza di illeciti». I due, tra l'altro, sono gli stessi magistrati che indagarono e misero spalle al muro Vinicio Fioranelli, per il suo tentativo di scalata al club del 2009.
48 ore La dirigenza della Roma, che pure parla già dell'esistenza di patti parasociali che la blinderebbe, appare in grande imbarazzo e rimbalza la palla alla proprietà. «Hanno fatto tutto loro». Pallotta, però, appare il più tranquillo, forse perché pecunia non olet. Ecco, il nodo ormai è proprio questo: le garanzie. Lo sceicco dice che da due anni è entrato finalmente in possesso di una eredità che attendeva, e a questo punto il dado è tratto. UniCredit dice che «nel giro di 48 ore» Adnan dovrà presentare i soldi e l'interessato conferma che le fidejussioni sono già pronte. Il tornado mediatico però non ha lasciato indifferente lo sceicco, tant'è che ieri ha fatto sapere: «Sarei tentato di gettare la spugna, ma siccome passerei per uno che non ha i soldi andrò avanti. Io ho in mano le carte, voglio vedere come ne usciranno». Proprio per questo da parte dei suoi portavoce filtra grande irritazione con UniCredit («per loro la Roma è un giocattolo politico») e grande scetticismo sulla volontà di Pallotta di continuare a investire sulla Roma («a differenza nostra»). Una cosa è certa: la pressione sul club è destinata solo a crescere, per questo tutti aspettano solo la svolta, in un modo o nell'altro. Anche se, in attesa delle mosse della Procura e di Pallotta, a ghignare per ora è solo il principe giordano: «Visti i risultati, almeno io porto fortuna», fa sapere. Il problema, però, è che la fortuna bisogna anche possederla in banca. E il tempo stringe.
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«Roma fidati di me».
Intervista esclusiva: lo sceicco Adnan Adek Aref Qaddumi Al Shtewi pronto a entrare nel club si racconta
Non ama la mondanità. Preferisce vivere in un paese con solo sei case. È stato ricco, poi ha dovuto lavorare come barista e imbianchino per mantenere la sua famiglia italiana. Adesso invece ha intenzione di investire in Italia un ingente patrimonio ereditato poco tempo fa. Non solo nella As Roma, ma anche all’estero. È lo sceicco Adnan Adel Aref Qaddumi Al Shtewi, 54 anni tra 13 giorni, a raccontare la sua vita e i motivi che lo hanno convinto a restare in Italia e a cercare di concretizzare una serie di progetti nel mondo dello sport. E non solo.
Sceicco Adnan, da giorni si parla del suo ingresso nella Roma come azionista. Perché questa scelta?
«Sono stato sempre un tifoso della Roma e ho sempre avuto intenzione di investire in Italia».
Cosa pensa dei giallorossi?
«La Roma è una grande squadra, è composta da molti giovani che hanno un gran futuro. Hanno bisogno di conoscersi e capire come lavorare insieme. Il management ha trovato la giusta direzione».
In questi giorni la sua vita privata è finita su tutti gli organi di informazione per il suo possibile ingresso nella società. Ci spiega com’è arrivato nel Belpaese e alla scelta di investire nella squadra?
«Sono arrivato nel 1980 in Italia per studiare la lingua italiana all’università di Perugia. Quando sono arrivato qui ero già laureato in chimica farmaceutica. Gli studi e il soggiorno li pagava mio padre, mi inviava mille dollari al mese».
Tanti per quegli anni.
«Sì erano molti, infatti facevo una vita agiata».
Poi cos’è accaduto?
«Ho conosciuto mia moglie Maria Grazia, mi sono innamorato. Quando ho detto alla mia famiglia che volevo sposarmi mi hanno chiesto di tornare a casa, ma ho rifiutato. È a questo punto la mia vita è cambiata, mi sono stati chiusi i rubinetti nell’81, mi hanno ripudiato e tolto i miei diritti e il sostentamento».
Come ha fatto a quel punto?
«Ho iniziato a lavorare come barista, imbianchino e carpentiere. Poi negli anni ho scoperto di avere disponibilità di conti correnti all’estero ma che non potevo toccare. Si trattava di soldi che mi spettavano come erede».
Quando ha preso la cittadinanza italiana?
«Nel 1985. L’anno successivo ho fatto il militare e ho cominciato a fare lavori nell’amministrazione pubblica per sei anni».
Quando ha ripreso i contatti con la sua famiglia di origine?
«Nel 1990 muore mio padre e nel 1995 cambiano i vertici della mia famiglia e ho cominciato a lavorare nel petrolio restando in Italia».
A questo punto la sua vita è di nuovo cambiata.
«Sì, economicamente è migliorata di nuovo e sono risalito a una parte dell’eredità depositata presso banche arabe ma la mia vita è rimasta la stessa perché non mi piace ostentare i miei titoli. Non serve e voglio sempre salvaguardare la mia famiglia italiana».
Ha fatto investimenti che non sono andati a buon fine?
«Nel ’96 alcuni consulenti mi hanno consigliato di acquistare un’azienda di abbigliamento investendo 2,5 miliardi di lire. Dopo tre mesi ho scoperto che l’azienda aveva bilanci falsi e un buco da 22 miliardi. Sono finiti sotto processo i proprietari ma io non sono mai entrato in questo processo e non ho mai recuperato nulla».
Nella vita ha dunque avuto un’altalena economica.
«Sì, ho conosciuto con orgoglio la fatica e cosa significa guadagnarsi il pane ogni giorno. Dopo l’11 settembre 2001 la parte di eredità presente in America è stata congelata come tutti i conti arabi presenti in tutto l’Occidente».
Come ha fatto?
«Grazie all’aiuto di pochi amici che hanno sempre creduto in me e che mi hanno aiutato a lottare per avere ciò che mi spettava di diritto».
Quando è di nuovo cambiata la sua posizione?
«Nel 2011, quando ho siglato un accordo con una società che appartiene alla famiglia reale saudita, la Hi-tech International Group».
Qual era lo scopo?
«Costruire una città industriale in Arabia Saudita. Per questo progetto ho costituito una società italiana».
Di che cifre parliamo?
«Dieci miliardi di dollari. Verranno realizzati una raffineria, un porto industriale, uno petrolchimico e intorno una città residenziale».
Investimenti in Italia?
«Amo questo Paese, mi sento italiano al 100% e per questo voglio investire anche in Italia. Non c’è solo la As Roma. Nel progetto in Arabia, ad esempio, ho voluto che entrasse la società Acquamarcia e mi era stata proposta la sua totale acquisizione. Ho fatto controlli con miei consulenti e revisori che mi hanno sconsigliato di prendere la società».
Ci descrive un po’ la sua famiglia d’origine?
«Dal 1950 ha una fondazione che aiuta gli studenti che non hanno fondi per finire gli studi all’università. Ora ho ripreso il mio ruolo nella famiglia e sto creando con professori universitari e medici una fondazione in Italia che farà ricerche su malattie rare di bambini e staminali etici: hanno aderito università europee, americane e asiatiche».
Oltre al calcio ama altri sport?
«Ho una grande passione per l’automobilismo».
Quando il suo ingresso ufficiale nella società giallorossa?
«Il più presto possibile».
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Sceicco, la Procura indaga per aggiotaggio La Procura di Roma aprirà oggi l'inchiesta sulla trattativa tra lo sceicco Al Shtewi e la cordata americana: l'ipotesi è quella di aggiotaggio.
INCHIESTA PER AGGIOTAGGIO
Nel mirino la trattativa tra Al Shtewi e la Roma: per oggi
Gli inquirenti attendono la documentazione dalla Consob prevista l'apertura del fascicolo da parte della Procura Poi, probabilmente, procederanno con l'iscrizione del reato
IL CLUB GIALLOROSSO DEVE FORNIRE ENTRO OGGI ALL'ORGANO DI VIGILANZA DELLA BORSA I DETTAGLI DELL'OPERAZIONE
IL CASO
Sara Menafra -Il Messaggero - 25-02-2013
Il fascicolo sarà aperto solo questa mattina e al momento senza ipotesi di reato. Ma una volta arrivata la documentazione chiesta alla Consob, è probabile che nell'indagine avviata sulla vendita delle azioni della Roma allo sceicco Al Shtewi al Quaddumi venga iscritta una ipotesi di reato: aggiotaggio, oppure manipolazione del mercato.
Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Giorgio Orano lavoreranno prima di tutto sulle variazioni in Borsa del titolo sportivo. Le informazioni circolate finora sulla presunta trattativa tra la società americana che controlla la squadrae lo sceicco mezzo arabo e mezzo perugino Adnan Adel Aref al Quaddumi al Shtewi hanno già fatto oscillare e di molto il titolo azionario della squadra capitolina, venerdì ha chiuso con un 9,7% e un passaggio di mano del 2,1% del capitale. E dunque il problema ora è capire se questa variazione era basata su una trattativa fondata su basi solide oppure no.
I COMUNICATI DIVERGENTI Prima ancora che arrivino a piazzale Clodio i documenti ufficiali, c'è già un elemento che insospettisce gli investigatori. E cioè che se da un lato la As Roma Spy Llc, società presieduta da James Pallotta, Camite la As Roma Spa ha comunicato alla Consob l'esistenza di un accordo preliminare, in seguito la As Roma Spa (che contiene la Neep, partecipata da Pallotta e dunque da As Roma Spy Llc e da Uni-credit, insieme a tutti gli altri pacchetti azionari) ha in qualche ma do preso le distanze, mentre Uni-credit ha detto di non essere ancora stata informata. Dunque, una prima discrepanza c'è. Se questa differenza risultasse anche dalla documentazione raccolta dalla Consob, l'iscrizione del reato sarebbe praticamente inevitabile.
A favore degli inquirenti giocano anche le scadenze fissate dalla Consob, che proprio per oggi ha chiesto ad As Roma Spa e i di consegnare notizie più dettagliate sull'offerta ricevuta e sul valore della ricapitalizzazione, che dovrebbe essere di almeno 50 milioni di euro. Oltre alle chiacchiere sulla casa modesta in cui vive, il figlio carabiniere, gli spostamenti in treno regionale e la presenza al suo fianco del chiacchierato ex attaccante juventino Michele Padovano, a pesare negativamente sull'immagine di Adan Adel Aref al Quaddumi al Shtewi c'è il precedente di due anni fa con Acqua Marcia. Anche allora lo sceicco promise di salvare l'azienda e di essere disposto a versare immediatamente 30 milioni su 700 pattuiti. Ma i soldi non sono mai arrivati.
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DIRITTI TELEVISIVI Le pay-tv vedono calare gli abbonati e tagliano i budget In questo scenario non è da escludere che prima o poi la Serie A possa fare gola a Youtube di Google. Oppure ai canali di Infront ItalyIl pallone finisce in Rete
di Andrea Montanari - Milano Finanza -23-02-2013
Lo sport, ma soprattutto il calcio, è la principale calamita per le pay-tv satellitari e digitali di tutta Europa. Tanto che nei singoli mercati le gare per l'acquisto dei diritti per la trasmissione in esclusiva dei campionati hanno visto una costante impennata dei prezzi. Rincari che hanno permesso alle varie leghe di prosperare e contemporaneamente alle squadre iscritte delle competizioni più rilevanti (dalla Serie A alla Premier League, dalla Liga alla Bundesliga) di sostenere gli ingenti costi di campagne acquisti faraoniche e di mantenersi in piedi nonostante i rilevanti debiti. Valgano per tutti i debiti monstre di Barcellona (a fine 2011, 570 milioni) e Real Madrid (584 milioni), che dominano il campionato locale e tra i leader della ricca Champions League, grazie al minor carico fiscale sui redditi. Ma se in Inghilterra, Germania, e Spagna - il caso della Francia resta confinato al solo fenomeno del Paris Saint Germain - i campionati fanno il tutto esaurito negli stadi e il pieno di ascolti e abbonamenti in tv, in Italia la situazione da alcuni anni è cambiata. Complici i risultati non sempre esaltanti su scala continentale dei dub e il calo degli investimenti pubblicitari, che hanno pesato sulle politiche commerciali dei network. La Rai ha abbandonato la corsa all'esclusività del calcio e le uniche due pay tv esistenti (il progetto Dahlia è durato dal 2009 al 2011) hanno registrato una diminuzione sensibile del parco abbonati. Sky Italia, leader del satellite, nell'arco di alcuni trimestri è scesa dal picco dei 5 milioni di clienti agli attuali 4,83 milioni nonostante trasmetta la Serie A e la B in esclusiva e abbia le partite degli altri principali campionati nazionali. Mentre la piattaforma digitale Mediaset Premium non riesce a sfondare quota 2,2 milioni di abbonati riportando ingenti perdite e rinviando anno dopo anno il raggiungimento del break even. E se La7 si è già chiamata fuori dai giochi, solo Sportitalia punta sulla nicxhia• ha l'esclusiva della Liguel francese in attesa che, dopo lo sceicco Tamim Bin Hamad Al Thani, patron del Psg, altri magnati investano nel campionato transalpino.
Ora c'è chi ipotizza che la prossima asta per i diritti della Serie A, prevista per il primo semestre del 2014 (l'ultima, gestita da Infront Italy, ha garantito introiti che vanno dagli 866 milioni del 2011-2012 al miliardo del 2014- 2015), potrebbe riservare delle sorprese. A partire dai pretendenti. Perché, visto l'incremento dei mezzi d'informazione e il boom del web, non è da escludere che si presenteranno gli operatori delle tic o gli stranieri. Come Discovery Channel, che in Italia si è rinforzata con l'acquisto dei canali di Switchover e su scala europea ha rilevato il 24% di Eurosport (con un'opzione per salire al 51%). Ma la vera novità potrebbe essere l'interesse per il business di Youtube (che fa capo a Google), pronto ad aggredire il mercato Ue della pubblicità. L'ingresso di un player di questo calibro spariglierebbe le carte garantendo capitali notevoli alla Lega e ai vari team.
In tale scenario non vanno trascurate le ambizioni di Infront Italy (nel 2011 il fatturato consolidato della holding è stato di 204 milioni), che grazie alla forte ramificazione di mercato (gestisce i diritti di basket, volley, sci, superb& e altri) potrebbe scendere in campo direttamente lanciando canali tematici da piazzare sulle varie piattaforme multimediali. Il modello, individuato dal ceo Marco Bogarelli, è quello della Nba, il campionato di basket visibile anche sulla Playstation. Si inquadra in questo senso lo sviluppo della divisione Digital Media & Post-produzione che realizza format tv ad hoc, ma anche portali web e mobile, applicazionii per il mobile e internet tv.
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CALCIOSCOMMESSE
Lunedì tocca anche a Gazzi
Insieme con Belmonte sarà ascoltato dal pm Palazzi. Rischia pure lui l'omessa denuncia. Intanto a Cremona il pm Di Martino ha chiesto la proroga delle indagini per 40 indagati
Simone Stenti -Tuttosport -23-02-2013
. Il pm federale Stefano Palazzi può sorridere, il filone Bari-Bis è iniziato con il botto. Esposito e Gillet sono solo l'antipasto, succulento per le conferme e in parte per nuove e parziali ammissioni. Dopo la pausa week end lunedì si riparto: oltre a Nicola Belmonte, sarà ascoltato un altro torinista, Alessandro Gazzi. La sua posizione fu archiviata dalla procura di Bari in quanto «le dichiarazioni accusatorie di Andrea Ma-gallo non hanno trovato alcun riscontro e anzi, secondo le dichiarazioni di Lanza-fame, Esposito e del faccendiere Iacovelli, risulta estraneo all'accordo». La procura federale potrebbe però ipotizzare anche per lui l'omessa denuncia, se dovesse dar retta alle parole di Stellini: «Ricordo di aver chiesto a Gazzi e Donda - disse ai pm l'ex vice di Conte, all'epoca calciatore - cosa volessero fare per la partita con il Treviso e loro mi risposero che l'avrebbero senza dubbio giocata per vincere». Convocato la scorsa estate a Bari, con un fax Gazzi fece sapere di non voler parlare, poi la magistratura lo ha archiviato. Lunedì ci sarà.
TERMINI Intanto da Cremona, su circa 130 nomi iscritti sul suo registro, il pm Di Martino ha disposto la proroga delle indagini per una quarantina di indagati. Ancora in corso di identificazione anche un personaggio (il famoso "mieter X"?), che «teneva i contatti tra il sodalizio e dirigenti e tecnici delle squadre di A e che pretendeva per le sue prestazioni somme dell'ordine delle centinaia di migliaia. di euro a partita». Il pm sostiene di aver iscritto anche «nuovi indagati.,e quindi non va esclusa la pista di nuovi nomi da legare alle combine "infinite" di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, al momento ferme sui nomi di Milanetto e Mauri. Dunque, l'agenda di Di Martino è destinata ad arricchirsi di nuovi interrogatori nei prossimi mesi. Anche perché su Mauri e Milanetto siamo già alla seconda proroga di indagini e il prossimo giugno scadranno i termini. Lunedì sarà interrogato dal Gip di Cremona, Guido Salvini, lo sloveno Admir Sulle, che potrebbe fornire interessanti elementi sulle combine. Sulic figura «tra i suoi principali collaboratori» del gruppo degli zingari, un gradino sotto Gegic e due sotto Hristian Ilievaki. Il suo ruolo figura in una rogatoria croata connesso ad altri "zingari" arrestati in precedenza (Saka, Ribic e Lalic), ai quali la magistratura ha ordinato lo scortisi anno il divieto di • transito nelle regioni in cui erano avvezzi operare.
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IL CASO I CAMPANI PROVANO INVANO A RINVIARE L'ANTICIPO FISSATO PER IL 1° MARZO. BERETTA AMBASCIATORE DELLA RICHIESTA DI MAZZARRIContro il Napoli il 2 marzo? No bianconero
De Laurentiis: «Mi spiace il giorno di recupero in meno per la gara-scudetto».
Carlo Laudisa - Gasport -23-02-2013
Ancora scintille per Napoli-Juventus. Il club campano ha chiesto ufficialmente che la partita-scudetto slitti di un giorno: cioè da venerdì 1˚ marzo al giorno successivo, sabato 2. Ma il club bianconero ha già respinto quest'ipotesi e tutto lascia credere che la vicenda non possa avere un seguito. Il calendario di anticipi e posticipi è stato varato per tempo: non possono esserci cambiamenti senza l'assenso dei club interessati.
Mediazione Ma il club di Aurelio De Laurentiis non demorde. E le prova tutte per far valere le proprie ragioni. L'ultimo tentativo l'ha fatto Maurizio Beretta in concomitanza con il Candido Day. Il presidente della Lega di Serie A ha fatto da ambasciatore e ha chiesto a Beppe Marotta, a.d. della Juventus, se ci sono spazi per venire incontro alla richiesta degli azzurri. Niente da fare: il «no» è stato secco. Del resto non è casuale che l'intervento sia avvenuto in trasferta, con De Laurentiis, poche poltrone più in là, nella sala Buzzati in casa giornalaccio rosa. Come si sa il club bianconero è sull'Aventino in Lega, mentre il Napoli è entrato nel governo della Confindustria del calcio. E in questa fase i rapporti sono ai minimi storici. Tanto è vero che poco dopo in Lega il presidente azzurro appoggia la linea del suo tecnico: «Contento di giocare lunedì a Udine con un giorno di riposo in più? No, semmai penso che ho un giorno di recupero in meno per la Juve».
Tesi Napoli Per il rinvio spinge proprio Walter Mazzarri, entrato in polemica con Antonio Conte proprio sulla gestione del calendario. Una contrapposizione, poi, stemperata dall'allenatore juventino: «Quando ho chiesto una tutela per chi gioca in Europa non mi riferivo solo alla Juve, ma anche al Napoli».
Gli squilibri Di sicuro ora il Napoli contesta l'anticipo al venerdì in considerazione dell'eliminazione dall'Europa League. E fa leva sul fatto che la Juve giocherà il ritorno con il Celtic in virtù di una qualificazione ormai in tasca. Va anche detto, però, che la scelta del 1˚ marzo per la sfida-scudetto avrebbe tutelato i campani dell'eventuale partita negli ottavi di Europa League. E il pacchetto di anticipi e posticipi era stato stilato in via Rosellini proprio in funzione dei molteplici impegni all'orizzonte per le nostre squadre impegnate nelle competizioni Uefa.
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L'ASSEMBLEALega di A, restano le divisioni a partire dal ruolo di Beretta
Tutti gli argomenti rinviati al Consiglio del 4 marzo.Il neo presidente Coni in visita ufficiale
Pietro Guadagno - Corsport - 23-02-2013
Oltre una decina di punti all'ordine del giorno, tra Consiglio e Assemblea di Lega, ma il risultato è che nessuno è stato veramente affrontato e risolto, A iniziare dalle date della prossima stagione - due le ipotesi: partenza il 18 agosto e ripresa post-natalizia il 12 gennaio, oppure via il 25 agosto e ripresa il 6 gennaio,in ogni caso la finale di Coppa Italia sarà anticipata ad aprile - fmo ad arrivare all'elezione di un nuovo consigliere al posto di Lo Monaco, nel frattempo finito fuori dal Palermo. I motivi dell'ennesimo nulla di fatto sono sempre i soliti. Vale a dire le infinite guerre intestine dentro via Rosellini, ma anche un Consiglio di fatto dimezzato, visto che, alle obbligate assenze di Preziosi e Cellino, si sono aggiunte pure quelle di Cairo e Pozzo.
PREZIOSI - E pensare che poco dopo l'ora di pranzo c'era stata la visita ufficiale di Malagò, appena eletto presidente del Coni, che ha promesso impegno per la legge sugli stadi. Ma il suo intervento non è comunque servito per rasserenare gli animi, anzi. Al centro del dibattito è finito Preziosi, visto che, secondo la Corte di Giustizia Federale, non può fare il consigliere di Lega, avendo subito sanzioni superiori ad un anno nel corso dell'ultimo decennio Ancora una volta, i club si sono divisi tra pro e contro Beretta. Con Inter, Juventus e Sampdoria ferme e decise nel sostenere che a un dirigente nelle condizioni di Preziosi debba essere consentito di partecipare all'Assemblea, così da rappresentare il proprio club, mentre non è accettabile che possa anche assumere la carica di consigliere, che sia di Lega o federale. Le società pro Beretta, invece, vorrebbero che la Figc modificasse le Noif e allo scopo è stato chiesto un parere ai legali di via Rosellini. Intanto, sembra che anche il Palermo abbia fatto il salto, nel senso che Zamparini avrebbe deciso di passare all'opposizione. E, non a caso, Perinetti, tornato al club rosanero, avrebbe respinto la proposta di prendere il posto di Lo Monaco in Consiglio.
PROPOSTE - Insomma, tutto rinviato al prossimo Consiglio, già fissato per il 4 marzo, mentre quello ancora successivo si terrà il 22 a Roma («Venite all'Aniene», ha proposto Malagò), nell'ottica di convocarne uno nella Capitale ogni 3 a Milano. Nell'ambito delle mille discussioni delle giornata di ieri, da registrare anche la curiosa proposta di De Laurentiis, secondo cui il prossimo torneo avrebbe dovuto partire il 1 agosto. Saltato pure un documento programmatico stilato da Lotito, ancora una volta attivissimo.
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Malagò in Lega.
Fronte comune per rifare gli stadi
Marco Iaria -Gasport -23-02-2013
Scena mai vista dalle parti di via Rosellini. Il presidente del Coni, appena eletto, che varca la porta della Lega, sale al quarto piano e saluta i presidenti di Serie A riuniti in assemblea. Il blitz di Giovanni Malagò, che ha colto al volo la trasferta milanese per il Candido Day e l'invito di Maurizio Beretta, è carico di significati politici, soprattutto pensando alle staffilate della campagna elettorale. «Se dovessi essere eletto — aveva annunciato Malagò - posso assicurare che il calcio non entrerà nella giunta Coni. Quello delle scommesse è un problema solo del calcio, il danno d'immagine che questa disciplina sta facendo gravare sull'intero impianto sportivo nazionale è mostruoso». Giancarlo Abete è entrato lo stesso nell'esecutivo del Comitato olimpico, e comunque Malagò ha spiegato ai club del massimo campionato i motivi di quell'attacco: «La Figc non era tra i miei grandi elettori».
Stadi Tutto chiarito, quindi. Tant'è che durante la visita in Lega, Malagò si è impegnato a fiancheggiare il calcio nella battaglia che, con l'insediamento del nuovo Parlamento, dovrà essere intrapresa per condurre finalmente in porto la legge sugli stadi. «Non è solo questione di scenografia e di stadi vuoti, è un discorso legato allo sviluppo: lo stadio può essere traino e speranza per le nuove generazioni. Lo stadio può essere un elemento di traino in termini di progettualità e speranza per le nuove generazioni». Con queste parole il numero uno dello sport italiano ha fatto breccia sui dirigenti del calcio, che gli hanno tributato un applauso. «Si è parlato del ruolo del grande calcio e dello sport in generale nella consapevolezza che serve l'apporto della Serie A così come quello di tutto lo sport», ha spiegato Beretta. Insomma, si sono gettate le basi per una stagione di concordia, nella quale il Coni e il calcio possano lavorare assieme al rilancio. In un'affettuosa telefonata, Malagò ha riferito al presidente federale Abete l'esito dell'incontro, sottolineandone il clima positivo.
Nomine saltate Peccato che una volta andato via Malagò, la Lega si sia nuovamente accartocciata su se stessa. Il consiglio è andato a vuoto per l'assenza di 5 membri su 10 (l'inibito Preziosi, Cellino in carcere, Lo Monaco decaduto, Pozzo e Cairo) e non ha partorito nemmeno le date della prossima stagione: il campionato 2013-14 si concluderà il 18 maggio, la partenza dovrebbe essere il 25 agosto (o una settimana prima) e la sosta natalizia dal 23 dicembre al 5 gennaio (ma c'è anche l'ipotesi di allungarla). La successiva assemblea non ha approvato nessun punto all'ordine del giorno. Saltate la sostituzione di Lo Monaco, le nomine della fondazione per la mutualità, l'elezione del presidente dei revisori. Non ci si è messi d'accordo nemmeno sui rappresentati della Lega nelle commissioni Figc per le riforme (dalle seconde squadre alla giustizia). Sul tavolo resta il parere della Corte di giustizia sulla compatibilità di Enrico Preziosi con la carica di consigliere di Lega, equiparato a dirigente federale e quindi soggetto all'articolo 29 dello statuto Figc. La Lega non ci sente e vuole che la Federazione riconosca una «specificità» per quel ruolo, aggirando così le sempre più frequenti inibizioni in cui incorrono i dirigenti di società.
Zamparini svolta Fumata nera sui nuovi business da sfruttare collettivamente. In particolare, ha suscitato l'obiezione del Napoli, oltre che di Juve e Inter, il progetto che Panini sub-licenzi alla Giochi Preziosi i diritti per lo sfruttamento multimediale delle figurine (con un'app su smartphone e tablet). L'opposizione gongola: «Lotito e soci si sono impantanati da soli». E si fa forte di un nuovo, vecchio alleato: quel Maurizio Zamparini che, dopo aver votato la rielezione di Beretta, ha appena fatto sapere di non volerlo più.
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• VISITA DEL PRESIDENTE DEL CONI MALAGO'
Lega: Preziosi a rischio eleggibilità
E il Palermo volta le spalle a Beretta
STEFANO SCACCHI - Tuttosport -23-02-2013
Vi ospito all'Aniene-, scherza Giovanni Malagò in visita ieri all'assemblea della Lega Serie A da neo-presidente del Coni. La battuta sul circolo, presieduto dal successore di Petrucci, è nata perché d'ora in poi un consiglio di Lega ogni quattro si svolgerà a Roma (il primo e terzo venerdì di ogni mese a partire dal 4 marzo). Adesso bisognerà trovare una sede nella Capitale. Malagò ha anche annunciato che cercherà di impegnarsi a favore della legge sui nuovi stadi di proprietà. Dopo questo saluto istituzionale, l'assemblea è stata condizionata dal parere della Corte di giustizia federale contraria all'eleggibilità di Enrico Preziosi come consigliere di Lega.
Una posizione fondata sul divieto delle Noif nei confronti di chi ha subito inibizioni o squalifiche superiori a un anno nell'ultimo decennio. Il blocco che ha determinato la rielezione di Beretta, con Lotito in testa, vuole chiedere alla Figc di modificare questa norma. Tutti favorevoli a non escludere un presidente dall'assemblea dove sono in gioco interessi economici rilevanti. Ma le società finite in minoranza a gennaio non ci stanno. Inter, Juventus e Sampdoria si oppongono a un colpo di spugna generalizzato che parifichi la posizione del proprietario a quella di chi ha un incarico rappresentativo.
E hanno chiesto ai legali della Lega di pronunciarsi. Intanto qualcosa si sta muovendo all'interno degli opposti schieramenti. II Palermo, dopo la partenza di Lo Monaco, non fa più parte dei sostenitori di Beretta. Zamparini sta modificando il suo orientamento. Al punto che ieri il neo componente del oda rosanero, Giorgio Perinetti, non ha accettato di occupare la casella di consigliere di Lega lasciata libera da Lo Monaco. Sono cool saltate anche le altre nomine: il presidente del Collegio dei revisori dei conti (rinviata la riconferma di Ezio Maria Simonelli) e i rappresentanti della massima divisione nella Fondazione perla mutualità generale negli sport professionistici.
SUBITO DOPO FERRAGOSTO Si è iniziato a delineare il calendario per la prossima stagione. Due le opzioni: inizio del campionato il 18 agosto con ripresa dopo la sosta natalizia il 12 gennaio o la giornata il 25 agosto con 1° turno del 2014 il 6 gennaio. In entrambi i casi la finale Coppa Italia sarà anticipata, in vista del Mondiale, a marzo o aprile. De Laurentiis ha proposto una partenza della prossima Serie A il 1° agosto, ma non ha raccolto molti consensi. Nessuna decisione definitiva anche perché il Consiglio di Lega è stato praticamente cancellato visto che molti sono arrivati in tarda mattinata dopo aver presenziato a un evento. Indispettiti, per non essere stati avvisati in anticipo, i consiglieri che si sono presentati alle 10.30 in Via Rosellini.
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DOPO IL PARERE NEGATIVO DELLA CORTE FEDERALE
«NO A PREZIOSI CONSIGLIERE»
E LA LEGA SI SPACCA DI NUOVO
Discussione con rinvio in assemblea: si studia modifica alla normativa
Enrico Preziosi non era presente ieri in Lega calcio a causa dell'inibizione prevista dalla giustizia sportiva per il caso Genoa-Siena. La sanzione scade il prossimo 13 marzo: quello delle inibizioni e del divieto di partecipazione ai lavori della Lega calcio è uno degli aspetti che l'assemblea vuole affrontare per introdurre sostanziali modifiche. L'idea è quella di permettere ai presidenti e ai dirigenti inibiti di poter partecipare a Consiglio eAssemblea, per non compromettere un diritto.
Il presidente rossoblù, peraltro, è al centro di un caso che riguarda la sua elezione a consigliere. Il parere inviato dalla Federcalcio al presidente della Lega, Bere tta, riguardo ai requisiti necessari per fare i consiglieri, infatti, esclude Preziosi. «Possono essere eletti o nominati alle cariche previste dal presente Statuto e dalle norme da questo richiamate i cittadini italiani che non siano stati colpiti negli ultimi 10 anni, salva riabilitazione, da provvedimenti disciplinari sportivi definitivi per inibizione o squalifica complessivamente superiore a un anno», ricorda la Corte federale. facendo poi riferimento alle Noif che «equiparano ad ogni effetto i dirigenti delle Leghe ai dirigenti federali».
La Lega calcio ha preso atto del parere prodotto dalla sezione consultiva della Corte di giustizia federale, ne ha discusso e l'idea è quella di portare in Consiglio federale una serie di modifiche ai regolamenti sull'argomento. Però non c'è accordo tra le società, l'assemblea è spaccata dopo quanto è avvenuto qualche settimana fa con la rielezione di Beretta alla presidenza.
La discussione è andata avanti ma si è poi deciso di rinviare tutto alle prossime assemblee e a due consigli di Lega che si terranno il 4 marzo a Milano e il 22 dello stesso mese a Roma. Ieri dei dieci consiglieri erano assenti in cinque, cioè Cairo, Cellino (ancora in carcere a Cagliari per lavi-cenda Is Arenas), Pozzo, Preziosi, oltre naturalmente a Lo Monaco che è stato licenziato dal Palermo e che deve quindi essere sostituito.
A sorpresa, poi, è arrivato il neo presidente del Coni, Giovanni Mala-gò. Della visita di Malagò, che è riuscito a passare evitando taccuini e telecamere, si è saputo solo in tarda serata quando il presidente della Lega, Maurizio Beretta, è sceso in sala stampa per la conferenza. «Malagò, che stamattina ha partecipato a Milano ad un appuntamento alla giornalaccio rosa dello Sport insieme a diversi esponenti della Lega Calcio ha raccolto al volo l'invito a partecipare e ha di fatto aperto la riunione col suo intervento». Secondo quanto hanno raccontato diversi presidenti Malagò è stato accolto con un applauso fragoroso. «Si è parlato del ruolo del grande calcio e dello sport in generale nella consapevolezza che serve l'apporto del calcio di Serie A così come quello di tutto lo sport ai vari livelli», ha aggiunto Beretta. Malagò, nella sua visita che è durata circa un'ora, ha anche assicurato il suo impegno perché sia realizzata una legge sugli impianti sportivi. Pace fatta tra il presidente del Catania, Pulvirenti, e Andrea Agnelli, dopo gli insulti di qualche mese fa. «Tutto chiarito, ci siamo incrociati, tutto bene ma sono cose che capitano, non abbiamo fatto pace perché non c'è mai stata guerra tra di noi», ha detto Pulvirenti.
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Lo sceicco «Roma io ti amo»
Ecco lo sceicco: «Roma seguimi»
«Mi piace il calcio e quando si dice Italia si parla subito della squadra di Roma»
E dall'entourage emergono dati sul suo patrimonio: palazzi porti e aeroporti
Sul preliminare stipulato nei giorni scorsi dice: «Siamo ancora in una fase di trattativa»
Ma vi assicuro: la mia passione è stata decisiva» Adesso si aspettano i passi successivi
di Roberto Maida - Corsport -23-02-2013
ROMA - Perché uno sceicco vuole la Roma? Risposta semplice: «Perché mi piace il calcio. E perché mi piace moltissimo la squadra. Quando si parla dell'Italia si parla subito della squadra di Roma». Ecco le prime parole dell'uomo che Pallotta ha individuato come «potenziale» socio del club. Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi si è detto «stanco» per le giornate «particolarmente intense» specificando che l'accordo preliminare stipulato nei giorni scorsi è una base su cui costruire il contratto definitivo. «Siamo ancora in una fase di trattativa - ha detto all'Adnkronos - ma ammetto che senza la mia passione non sarebbe stato possibile fare questo passo».
IL PIANO - Entro marzo, salvo intoppi o ripensamenti, potrebbe arrivare l'annuncio del nuovo organigramma della Roma. A.A.A.Q.S. (acronimo che useremo per comodità) ha messo sul piatto 50 milioni per entrare nell'azionariato e altri 50 per l'aumento di capitale. II problema - si fa per dire - è che lo sceicco non investirà tutti questi soldi senza avere voce in capitolo. E cosl è possibile che, se «l'affare non salterà, gli venga affidata la poltrona di vicepresidente, con due o tre uomini di fiducia nel consiglio di amministrazione e anche nel management di Trigoria. Si è parlato di Michele Padovano, ex calciatore della Juventus coinvolto in una brutta vicenda giudiziaria e fotografato allo stadio in compagnia di A.A.A.Q.S., accostato alla trattativa in veste di intermediario. Ma la Roma garantisce che Padovano non ha avuto alcun ruolo nella negoziazione.
IL PROFILO - Chi è questo misterioso signore, immigrato oltre vent'anni fa dalla Cisgiordania? Come ha accumulato una fortuna che è stata stimata in due miliardi di dollari? Perché nessuno lo conosce? Perché non presenta il suo curriculum? Assicurano che abbia sempre lavorato nell'ombra, coperto da un nutrito gruppo di collaboratori e dalla riservatezza dei governi. Una prassi nel mondo mediorientale. E la discrezione sarebbe ancora più indicata in questo momento, con la Consob che segue passo dopo passo le mosse della Ro *** ma e il titolo in Borsa incontrollabile. Questo spiegano fonti a lui vicine. A.A.A.Q.S. sarebbe sceicco di Giordania, proprietario di un fondo personale chiamato Philadelphia Capital, dove Philadelphia non è la città americana ma è l'antico nome della capitale giordana Amman, con un giro d'affari smisurato su scala internazionale. E suo business non è legato solamente alle raffinerie di petrolio, che comunque gli frutterebbero parecchi quattrini, ma anche all'attività di engineering: palazzi, porti e aeroporti. Grazie ai contatti con il governo saudita, ad esempio, il nostro uomo avrebbe varato un investimento pazzesco per costruire il principale porto del paese arabo nella regione di Aseer, sul Mar Rosso: uno scalo prezioso per le navi mercantili sulla rotta della Cina, con cui A.A.A.Q.S lavora spesso, che darebbe vita a una nuova città da due milioni di abitanti.
IL PRECEDENTE - Lo sceicco già due anni fa aveva provato a comprare la Roma, in concorrenza con Pallotta, attraverso una delle sue società. Ma l'offerta era stata rigettata da Unicredit in quanto .irricevibile»: la banca aveva faticato a reperire informazioni attendi bili e la tracciabilità dei soldi. .Ma adesso è auspicabile che lo scenario sia diverso» dicono a Unicredit. Stavolta l'arabo è stato accettato proprio dalla cordata di Boston. E qui sta l'ultimo mistero: cosa è cambiato rispetto al 2011? A Perugia, dove lo sceicco possiede un'abitazione "normale", sussurrano abbia appena ereditato una fortuna da investire. La Roma gli ha creduto, ma subordina ,-all'avveramento di determinate condizioni» la firma del contratto finale. In questa strana e complicata trattativa servono evidentemente ulteriori passaggi. Non secondari.
la curiosità
Era in tribuna a godersi Roma-Juve
Era in tribuna a godersi Roma-Juventus, la rinascita giallorossa e iI bellissimo gol dl Francesco Totti. Eccolo, lo sceicco giordano Adnan Adel Aref al Qadduml al Shtewi, 54 anni, nato nell'ex Cisgiordania, da un anno era in contatto con la Roma prima di concretizzare l'Ingresso In società, ufficializzato con Il comunicato di ieri. Lo sceicco ha messo sul piatto 50 milioni per entrare nell'azionariato e altri 50 per l'aumento del capitale.
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Qui Perugia dove vive lo sceicco della Roma
Viaggio in Umbria tra la casa di 2 stanze e il Castello delle Regine che vuole acquistare
Andrea Pugliese - Gasport -23-02-2013
Due camere, cucina e bagno. Non proprio una reggia, come verrebbe in mente pensando a uno sceicco. È la casa, invece, dove ha vissuto a lungo Adnan Adel Aref Qaddumi Al Shtewi, esattamente a Cordigliano, frazione di Perugia (8 chilometri dal capoluogo umbro, a metà strada con Ponte Pattoli), meno di 50 abitanti. In tutto, però. Da lì parte la storia del futuro della Roma, sempre che lo sceicco alla fine entri davvero nel club giallorosso. A metterlo in contatto con il d.g. Franco Baldini, nei giorni scorsi, è stato Michele Padovano, ex attaccante di Juventus, Genoa e Crystal Palace, ma ancora alle prese con la giustizia italiana, visto che nel 2011 è stato condannato in primo grado a 8 anni e 8 mesi di carcere per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (nel 2006 l'ex attaccante fu arrestato, in una vicenda che coinvolse inizialmente anche Vialli e Caricola).
Trattativa «Con Roma c'è un legame speciale — ha detto ieri lo sceicco —. Siamo ancora in una fase di trattativa. Sono giornate particolarmente intense, sono un po' stanco. La squadra? Mi piace moltissimo e la mia passione per il calcio mi ha spinto a tutto ciò. La prima cosa che uno pensa quando sente l'Italia è proprio la Roma». Al Qaddumi dovrebbe entrare nel club entro fine marzo, con un paio di cospicui aumenti di capitale (40-50 milioni di euro l'uno, il primo per permettergli l'ingresso nella compagine azionaria di AS Roma SPV LLC, il secondo per rafforzare il patrimonio di NEEP Roma Holding Spa). In cambio, però, vuole voce in capitolo: la carica di vicepresidente, con l'ingresso anche di un uomo di sua fiducia (forse lo stesso Padovano, ma la Roma nicchia e fa sapere che non è Padovano il tramite). A Trigoria aspettano i prossimi passi, anche perché Al Qaddumi si era avvicinato già due anni fa, prima dello sbarco degli americani. Unicredit, all'epoca, però non si fidò, perché (si sussurra) considerato «poco affidabile» come solvenza. Fattispecie smentita dall'entourage dello sceicco, che ha sempre sostenuto come la propria offerta fosse migliore di quella del gruppo presieduto da Di Benedetto e come siano stati proprio gli americani ora a cercarlo, per dare fiato alle asfittiche casse giallorosse.
Cambiamenti Eppure, a Perugia, Al Qaddumi è praticamente uno sconosciuto. «Uno sceicco? Magari, servirebbe a noi, non alla Roma», è un po' il leit motiv nella città del Grifo. Ed invece Adnan, 54 anni, ha la testa ai giallorossi. Trasferitosi in Italia giovanissimo (per l'invasione israeliana in Cisgiordania) e persi i genitori in guerra, ha messo le mani sul capitale di famiglia solo negli ultimi due anni. E ha deciso di comprare Castello delle Regine, una proprietà di oltre 400 ettari tra Narni e Amelia, fatta di vigneti (sangiovese, merlot e cabernet sauvignon), olivi, allevamenti di chianina e una lussuosa country house (Podernovo, zona San Liberato). La trattativa sembra in dirittura d'arrivo. «È una persona cordiale, che vive qui da anni - dicono a Montelaguardia, dove hanno studiato i figli -. Lo zio era un parlamentare palestinese, la famiglia ha sempre vissuto in modo semplice». Ed infatti Al Quaddumi ha vissuto per anni a casa della moglie, Maria Grazia (a lungo impiegata al comune), da cui ha avuto due figli: Adel che fa il carabiniere in Toscana e Jasmine, studentessa, che ora lavora con il padre. In paese, però, giurano di non vederlo da un po'. Del resto, due camere, cucina e bagno non è proprio una reggia da sceicco. Meglio cambiare.
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Qaddumi, futuro azionista del club di calcio, ha quote in Amyga, Amyga Oil & Gas, Technofin
Roma, le manovre dello sceicco
Una società petrolifera e due holding alle prime mosse
Stefano Sansonetti -Italia Oggi - 23-02-2013
Uno sceicco dei ministeri per il calcio romano di sponda giallorossa. Sotto di lui una rete di tre società che in Italia stanno muovendo le prime mosse. La prima si chiama Amyga, si occupa di petrolio e dintorni, ma negli archivi della camera di commercio non c'è traccia dei suoi bilanci.
La seconda è la Amyga Oil & Gas, giovanissima holding di partecipazioni di cui si conosce solo un'investimento di due milioni di dollari per rilevare il 54% di una società di diritto saudita. La terza si chiama Technofin, un'altra holding di partecipazioni che, sebbene sia nata nel 2003, risulta oggi inattiva, anche in questo caso senza traccia di un bilancio. Insomma, gli elementi del mistero ci sono tutti. Dietro tutto questo c'è Adnan Adel Aref Qaddumi, lo sceicco giordano che è in fase di avanzata trattativa per entrare nella As Roma Spv Llc, ovvero la finanziaria americana di James Pallotta che controlla la Neep Roma holding e quindi a cascata la società calcistica.
Certo, non è proprio agevole capire chi sia Qaddumi. Cominciamo dall'ultima sua creazione italiana. Nel 2011, infatti, ha costituito a Roma la Amyga Oil & Gas srl con buona parte dei componenti della sua famiglia. L'oggetto sociale parla di una holding di partecipazioni, ma la vita della società è talmente breve che l'unico bilancio depositato racconta poco. Con un curioso dettaglio. Il 16 maggio del 2011, infatti, è stato sottoscritto un contratto preliminare per la costituzione e di una società di diritto saudita, la «Assir Hi Tech International Group for Commerce Industry and Contracting Ltd». Ebbene, il documento contabile, approvato nel corso del 2012, riferisce che il preliminare prevede la partecipazione futura al 54% del capitale della nuova società, con versamento da parte della Amyga Oil & Gas di 2 milioni di dollari. Operazione che, a questo punto, potrebbe essersi completata. Nel capitale della Amyga Oil & Gas, dopo tutti i componenti della famiglia Qaddumi, troviamo con l'1% la Ipe - Italiana produzione energia, società che fa capo al commmercialista Gualtiero Giannini, al cui indirizzo romano di trova la sede della holding. E con un altro 1% c'è la Global Service International, società di consulenza detenuta al 95% da Giuseppe Deiana.
Poi c'è la Amyga srl, nata nel 2005 sempre a Roma (con sede secondaria a Perugia dove lo sceicco ha la residenza) per effettuare tutte le attività di raffinazione, trasformazione e trattamento del petrolio. Questo, almeno, dice l'oggetto sociale. Nonostante i sette anni di vita, però, presso gli archivi della camera di commercio non risulta depositato alcun bilancio. Qualche curiosità spunta fuori nell'azionariato. Nella Amyga, infatti, il 60% è in mano allo stesso Qaddumi, mentre il restante 40% fa capo a Gerardo Catelotti, nato in provincia di Varese, che è anche consigliere di amministrazione della società. A carico di Catelotti, sempre sulla base dei dati di conservatoria, emergono ben quattro decreti ingiuntivi per importi che variamo tra i 34 e 205 mila euro, tutti a favore di istituti bancari (Hypo Alpe Adria Bank, Credito bergamasco, Banca popolare di Intra e Intesa Sanpaolo). Ai quali si aggiunge la registrazione di due verbali di pignoramento immobiliare, entrambi a favore del Credito bergamasco.
Infine Qaddumi risulta essere titolare del 50% di un'altra holding, la Technofin, costituita nel 2003 a Gallarate, in provincia di Varese. Anche nel caso della Technofin, che risulta inattiva, è impossibile trovare traccia di bilanci depositati. L'unico dettaglio che si può aggiungere riguarda i soci di Qaddumi: Sandro Toffoletto al 30%, Angelo Attolini al 15% e Roberto Bedendo al 5.
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ROMA, FARO CONSOB SULLO SCEICCO
Chiesti agli americani le sue referenze
I dubbi di Unicredit espressi a Pallotta e i dettagli dell'operazione annunciata
Balzo del 9,7% del titolo in Piazza Affari
ENTRO LUNEDÌ MATTINA DOVRA ESSERE INFORMATO IL MERCATO. LA BANCA HA SAPUTO IL SUO NOME SOLO 10 GIORNI FA DOPO INSISTITE RICHIESTE
IL CASO
Si tinge di giallo l'arrivo dello sceicco alla Roma. Ieri la Consob ha acceso un faro sull'identità di Adel Aref Qaddum Al Shtewi e sulla struttura dell'operazione che verrebbe realizzata in esecuzione dell'accordo preliminare ufficializzato due sere fa da As Roma SVP LLC. E ha chiesto alla newco di James Pallotta di fornire queste spiegazioni al mercato entro l'apertura della Borsa di lunedì 26, dopo che ieri il titolo del club è stato oggetto di forti acquisti balzando del 9,7% a quota 0,538 euro.
IL PRECEDENTE DEL 2010 Dubbi sulle referenze dell'uomo d'affari arabo sarebbero stati manifestati anche da Unicredit agli americani, attraverso i rispettivi legali, dopo aver raccolto informazioni. Dalle quali sarebbe scaturito che il personaggio non ha una consistenza patrimoniale. Ancora ieri sera, però, da parte del team di Pallotta si confermavano le garanzie sulla solvibilità dello sceicco. Il nuovo investitore della Roma calcio sarebbe residente a Perugia ed è lo stesso che in passato ha corteggiato Acqua Marcia, il gruppo immobiliare schiacciato da 1 miliardo di debiti. Inoltre Adnan Adel Aref Al Qaddumi Al Shtewi, assistito dalla banca d'affari americana De-son, aveva già corteggiato la As Roma. Alla fine del 2010, durante il processo di selezione del nuovo acquirente effettuato da Unicredit attraverso Rothschild, lo sceicco aveva presentato una delle manifestazioni di interesse. Non andò avanti nel processo e alla fine fu scelta la cordata di Tom DiBenedetto, di cui faceva parte Pallotta, ora presidente. Le responsabilità, dunque, su credenziali e affidabilità di Al Qaddumi ricadono sulle spalle di Pallotta. L'imprenditore di Boston, che è affiancato dall'avvocato Mauro Baldissoni, ha gestito l'operazione che dovrebbe aprire le porte dello sceicco nella newco Usa e «potrebbe portare a un aumento di capitale di Neep e di As Roma in misura maggiore di quanto determinato dai patti e deliberato dall'assemblea». Cioè 80 milioni, di cui 50 versati sotto forma di finanziamento soci in attesa di trasformarli in capitale (il prospetto non sarebbe stato ancora consegnato alla Consob). La Neep, tuttavia, controllata al 60% dagli americani e al 40% da Uni-credit, nella sua totalità, quindi comprendendo anche piazza Cordusio, sempre due sere fa, su sollecitazione Consob, ha invece affermato «di non avere informazioni di trattative volte a modificare la propria compagine azionaria nè quella della Roma Calcio». La banca quindi è estranea alla trattativa con Al Qaddumi.
LE IPOTESI SULLA GOVERNANCE L'avrebbe saputo tre settimane fa, quando è stata sondata sulla disponibilità a modificare i patti relativi ai posti nei cda della Roma e di Neep nella prospettiva di un nuovo investitore. Nel consiglio del club, Unicredit dispone di cinque posti di cui un vicepresidente (Roberto Cappelli): secondo le richieste, dovrebbe scendere a tre. Nella Neep vanta invece quattro posti e dovrebbe scendere a tre. A metà febbraio ha poi conosciuto il nome dell'investito- re, ma avrebbe subordinato la modifica del patto nella holding alle garanzie sulla sua reputazione e al versamento dei 50 milioni promessi. Questa somma, aggiunta ai 12 milioni della quota spettante a Unicredit nella nuova tranche dell'aumento deliberato (30 milioni), avrebbe costituito l'ammontare della futura ricapitalizzazione ipotizzata per un totale di circa 62 milioni. Secondo questo piano, Unicredit si sarebbe diluita al 25%, salvo scendere ancora al 15% qualora si chiudessero i negoziati con Luca Parnasi. Ma ora tutto è sub judice, riportando suspence sugli assetti della squadra che, già nell'estate 2009, sembrava venisse acquistata da Vinicio Fioranelli, agente Fifa, poi arrestato per aggiotaggio.
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Calcio & finanza. Il titolo balza del 10% sulle notizie dell'arrivo del socio arabo
Lo sceicco fa volare l'As Roma
Carlo Festa - Il Sole 24 Ore -23-02-2013
Sulla As Roma è pronta a sventolare, oltre alla bandiera americana, anche quella della casa reale saudita.
Il presidente James Pallotta sta infatti studiando il riassetto in casa giallorossa e l'obiettivo è quello di portare lo sceicco Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi, della famiglia reale saudita, nel capitale del club calcistico entro la fine di marzo.
Una notizia che ha avuto un effetto immediato sulle quotazioni borsistiche della As Roma, i cui azionisti su richiesta della Consob hanno ieri confermato le indiscrezioni sull'accordo preliminare con lo sceicco. Visto anche il flottante limitato del titolo, l'As Roma è così volata a Piazza Affari con una crescita di oltre l'n per cento. Sul tavolo di James Pallotta ci sarebbero due aumenti di capitale, ciascuno da 5o milioni circa, riservati al nuovo socio arabo. Il primo aumento dovrà permettere l'ingresso del petroliere nella compagine azionaria di AS Roma Spv Llc. Il secondo aumento servirà invece per rafforzare il patrimonio di Neep Roma Holding, la scatola compartecipata da UniCredit, che consentirebbe alla banca di Piazza Cordusio di scendere dal zio al 20 per cento circa di Trigoria, come auspicato al momento del riassetto con la cordata americana di James Pallotta.
Quest'ultima ricapitalizzazione servirà a dotare la società delle risorse necessarie allo sviluppo del progetto stadio. Su quest'ultimo fronte, inoltre, non ci sarebbe alcuna novità sull'eventuale ingresso nella As Roma di Luca Parnasi, il costruttore romano incaricato di realizzare sui terreni di Tor di Valle il nuovo impianto di proprietà del club giallorosso. Tornando all'ingresso dello sceicco nel club, allo stato attuale le parti starebbero studiando i dettagli del piano finanziario, dei patti parasociali e dei nuovi equilibri in consiglio d'amministrazione.
Allo sceicco dovrebbe andare infatti la vice presidenza dell'As Roma. Da segnalare anche i diversi pesi all'interno della holding Usa, As Roma Spv Llc: oggi partecipata da Pallotta, Thomas DiBenedetto e Richard D'Amore. Con l'ingresso dello sceicco infatti Pallotta diventerebbe capofila della compagine a stelle e strisce con una quota del5o-6o%, mentre al nuovo azionista andrà la parte restante.
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IN PROCURA FEDERALE PRESUNTA COMBINE DI DUE GAREInterrogato Gillet
L'avvocato sereno: «Andata benissimo»
Maurizio Galdi -Gasport - 22-02-2013
«È andata benissimo», solo questo dice l'avvocato di François Gillet, Marco d'Alesio, dopo le circa due ore di audizione del portiere del Torino davanti alla Procura federale. Gillet è arrivato presto in via Campania, la nuova sede degli uffici federali, ma ha dovuto attendere una decina di minuti per l'arrivo del viceprocuratore Marco Squicquero prima di cominciare. Al termine il portiere, che era sentito nell'inchiesta scaturita dopo la chiusura del secondo filone barese sulle combine di partite del Bari, appariva provato.
Davanti ai magistrati François Gillet è indagato (e la Procura della Repubblica dovrebbe chiederne il rinvio a giudizio) per concorso in frode sportiva relativamente alle partite Bari-Treviso e Salernitana-Bari. Il principale accusatore del portiere è stato Andrea Masiello, ma anche l'audizione di mercoledì di Marco Esposito (e prima ancora quella di ottobre davanti ai magistrati baresi) aveva dato un colpo alla credibilità di Gillet che, comunque, ha sempre negato con vigore di aver saputo di combine e dice alla Procura di Bari: «Nego di aver ricevuto danaro al fine di compromettere il corretto svolgimento delle due partite oggetto della contestazione».
La sua posizione Ieri Gillet probabilmente ha dovuto ammettere che l'aria che si respirava nello spogliatoio del Bari, prima delle due partite nel mirino, era quella «di fine stagione». Bari-Treviso si giocava con i pugliesi salvi e il Treviso in cerca di punti salvezza ma aveva ammesso ai magistrati baresi: «Ricordo che il Treviso era una squadra un po' discussa». In merito a Salernitana-Bari l'atmosfera era diversa: Bari promosso e Salernitana «gemellata». «Prima della partita Salernitana-Bari c'era un clima particolare in quanto noi eravamo già promossi e le tifoserie gemellate. Ci dicemmo, noi calciatori, di giocarci la partita senza esagerare».
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Gillet e il Bari dei sospetti: c'era uno strano clima
Il portiere del Toro ai pm sportivi: "Mai partecipato a combine"
2 partite nel mirino
L'inchiesta penale, sulle cui basi si muove ora la procura sportiva, riguarda Bari-Treviso 0-1 (2008) e Salernitana-Bari (2009) di B
27 avvisi
Sono i giocatori destinatari dell'avviso di chiusura indagini per quelle 2 gare, vendure secondo i pm per 7 mila euro a testa
Due ore di interrogatorioIl giocatore collabora e descrive l'atmosfera particolare sul pullman al ritorno da Salerno
Le possibili conseguenze: Rischia una doppia omessa denuncia. E ribadisce: "Conte totalmente estraneo"
Guglielmo Buccheri - La Stampa -22-02-2013
"Qualche voce, un po’ di rumore e stanchezza e il pullman che imbocca la strada del ritorno. Il Bari ha appena perso 3-2 a Salerno, sfida, secondo i pm della procura della Repubblica del capoluogo pugliese, taroccata così come quella del maggio dell’anno prima (stagione 2007/08) fra i pugliesi e il Treviso: è in questo momento che Jean François Gillet si sarebbe accorto che qualcosa nell’impegno dei compagni di squadra non era andato come sempre. Il portiere granata, ieri, ha ribadito davanti ai tre sostituti procuratori federali che lo hanno interrogato nel nuovo palazzo di giustizia della Federcalcio come «non abbia mai preso parte ad alcun incontro o riunione per alterare i risultati delle due sfide incriminate», tantomeno di «aver preso soldi...». Unica nota stonata proprio questa strana sensazione, o meglio atmosfera, vissuta dal capitano di quel Bari nell’immediato dopo gara di Salerno. Gillet non viene mai accusato direttamente dagli ex compagni rei confessi di aver partecipato alle spartizioni di denaro prima o dopo Bari-Treviso o Salernitana-Bari. Qualcuno ipotizza un coinvolgimento del portiere granata in quanto volto simbolo e più anziano di quella comitiva nelle stagioni 2007/08 e 2008/09. Non poteva non sapere: potrebbe essere, comunque, questo il teorema accusatorio della procura della Federcalcio. Un’ipotesi investigativa che, se confermata negli attesi deferimenti per il mese di aprile, potrebbe comportare per Gillet il rischio di una doppia omessa denuncia che terrebbe conto dell’atteggiamento collaborativo del portiere del Toro.
Nelle due ore di audizione negli uffici federali nel cuore di Roma, a Gillet gli investigatori hanno più volte chiesto chiarimenti sul possibile ruolo o coinvolgimento di Antonio Conte nella vicenda. Conte, all’epoca dei fatti, era l’allenatore del Bari e il pool del pm del pallone Palazzi potrebbe decidere di ascoltare l’attuale tecnico della Juve, mai indagato dalla procura della Repubblica pugliese, per acquisire nuovi particolari sul clima che si respirava nello spogliatoio della squadra sotto accusa. «Conte è sempre stato estraneo a tutto...», in sintesi quello che Gillet ha confermato agli uomini della procura federale. Il portiere del Toro già in sede di inchiesta penale, prima di Natale, aveva inviato una nota ai pm baresi non per cambiare la propria versione, ma semplicemente per ribadire proprio l’estraneità a ogni possibile coinvolgimento del tecnico bianconero. «Anzi, Conte, come al solito, ci chiese di impegnarci al massimo...», il pensiero di Gillet, ribadito ieri ai tre sostituti procuratori di Palazzi.
Le audizioni federali per il cosiddetto filone d’inchiesta Bari-bis andranno avanti, per ora, fino al prossimo giovedì. Fra gli altri, verranno ascoltati l’ex difensore biancorosso Stellini, il centrocampista granata Gazzi e Lanzafame. Il lavoro degli investigatori della Figc andrà avanti per tutto marzo, poi Palazzi trarrà le sue conclusioni: il processo sportivo di primo grado non prenderà il via se non alla vigilia dell’estate. Due sono le sfide in esame, due gare del Bari di Antonio Conte di cinque e quattro anni fa. La procura della Repubblica del capoluogo pugliese non ha dubbi: queste due partite sono state combinate dai giocatori con giro di soldi".
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A Cremona sotto tiro dirigenti e tecnici di A.Indagini prorogate e nuove rivelazioni: anche tesserati davano informazioni sicure agli scommettitori della malavita
Francesco Ceniti - Gasport - 22-02-2013
Nuovi indagati, una rogatoria in via di traduzione, un maxi incidente probatorio su oltre 200 telefoni e computer, i contatti tra dirigenti e tecnici di A col Mister X (sono due in realtà) riconosciuto da Gegic, l'esame approfondito dei tabulati per inchiodare chi è già indagato. E' questo l'atto finale dell'inchiesta di Cremona, iniziata nel giugno 2011. L'offensiva è «svelata» dal pm Roberto di Martino nella richiesta di proroga delle indagini inviata nei giorni scorsi a 44 indagati (tra cui Signori, Doni, Bellavista, Bettarini). Sono però le motivazioni a far notizia.
La partita ungherese Punto primo: «Si indaga - si legge nel documento - sulla manipolazione di almeno 40 partite. Gli indagati sono oltre 150. Le indagini sono in corso: si sta svolgendo la traduzione di una rogatoria ungherese che dovrà essere integrata con la richiesta di nuove attività. Ed è in corso anche una rogatoria in Svizzera». Questi atti serviranno a spiegare cosa è accaduto in Lazio-Genoa 4-2 e Lecce-Lazio 2-4: i magistrati sono sicuri che zingari e ungheresi (per la seconda partita) alterarono i risultati grazie ad alcuni giocatori corrotti, compreso Stefano Mauri (capitano della Lazio) e Omar Milanetto (Genoa). Punto secondo: gli inquirenti analizzeranno «circa 200 apparecchiature informatiche nella disponibilità degli indagati» ed effettueranno «accertamenti fondamentali sui tabulati» per avere ulteriori prove e chiudere il cerchio sulle accuse di frode sportiva e associazione per delinquere.
Caccia grossa Ma il brutto deve ancora venire. Punto terzo: «Sono avvenute di recente - scrive Di Martino - nuove iscrizioni. E' ancora in corso di identificazione un personaggio che teneva i contatti tra il sodalizio e dirigenti e tecnici delle squadre di A e che pretendeva per le sue prestazioni somme dell'ordine delle centinaia di migliaia di euro a partita». Il personaggio è Mister X ormai individuato dal servizio centrale operativo (Sco) della Polizia. Così come è stato rintracciato il secondo Mister X suo complice. Personaggi svelati da Erodiani e Gegic (in una intervista alla giornalaccio rosa) che avevano contatti con giocatori, dirigenti e presidenti (una novità importante) di mezza Serie A. Erano loro, secondo gli investigatori, a dare «informazioni sicure» sugli Over che Mister X rivendeva per 600 mila euro. In cambio del favore l'uomo (gli uomini) che «sussurrava tarocchi» in un hotel di Milano piazzava le scommesse (proibite ai tesserati). Ecco perché i contatti sarebbero stati frenetici, specie a ridosso delle partite, e avrebbero lasciato tracce nei tabulati telefonici. L'elenco dei sospettati è già in mano alla Procura: per il «botto» finale non bisognerà attendere a lungo.
Sulic Intanto da ieri è nel carcere di Cremona anche lo sloveno Admir Sulic. Lo «zingaro» si è consegnato allo Sco proveniente da Singapore. Sarà interrogato lunedì dal gip Guido Salvini. Potrebbe dare indicazioni utili sulle combine, ma soprattutto spiegare le mosse del «boss dei boss»: Tan Seet Eng detto Dan, ancora latitante e ritenuto il capo dei finanziatori dell'intero sistema scommesse.
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I segreti delle combine in 200 computer
Le nuove carte dei pm di Cremona: anche tecnici e dirigenti vendevano le partite
40 incontri sotto inchiesta, si studiano i tabulati telefonici dei due Mister X.
Giuliano Foschini - La Repubblica - 22-02.2013
Ci sono duecento tra computer e telefoni che potrebbero raccontare le ultime verità su come gli Zingari abbiano fatto a truccare partite del campionati di serie A dal 2009 al 2011. Soprattutto, «quei quattro sfigati» di cui parlavano i vertici del calcio italiano dopo i primi arresti sono diventati un po’ più di quattro. E non sembrano esattamente degli sfigati: nell’inchiesta sul calcioscommesse entrano per la prima volta dirigenti e tecnici delle squadre di A con l’accusa di aver collaborato (e guadagnato) con l’associazione, truccando almeno 40 partite. Lo scrive la procura di Cremona nella nuova richiesta di proroga delle indagini preliminari notificata nei giorni scorsi a 44 indagati. Un documento che testimonia come le indagini non siano affatto finite. E come, nonostante l’indifferenza della Federcalcio, sul tavolo dei magistrati siano finite nuove telefonate, nomi, cognomi e tabulati che rischiano di inchiodare definitivamente le persone già coinvolte nell’inchiesta (tra le quali Stefano Mauri, arrestato a giugno e per il quale non è cominciata nemmeno l’inchiesta sportiva) ma soprattutto di allargare notevolmente il giro.
«Si indaga – scrive il procuratore Roberto Di Martino – sulla manipolazione di almeno 40 partite. Gli indagati sono oltre 150. Le indagini sono ampiamente in corso e, in particolare, è in corso di valutazione l’esito della rogatoria ungherese che dovrà essere integrata con la richiesta di nuove attività. Ed è in corso una rogatoria in Svizzera». I due atti servono per capire cosa è accaduto in Lazio-Genoa e Lecce-Lazio dove i magistrati sono convinti che Zingari e Ungheresi presero accordi con i giocatori, partendo dal capitano della Lazio, Stefano Mauri, perché si verificasse l’over (come poi effettivamente accadde). Per dimostrarlo verranno analizzate «circa 200 apparecchiature informatiche nella disponibilità degli indagati» e «sono in corso accertamenti fondamentali sui tabulati». Fin qui, gli atti necessari per sostenere le attuali accuse. Ma c’è di più.
«Sono avvenute recentemente – dice Di Martino – delle ulteriori nuove iscrizioni. È ancora in corso di identificazione un personaggio che teneva i contatti tra il sodalizio e dirigenti e tecnici delle squadre di serie A e che pretendeva per le sue prestazioni somme dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro a partita». È il mister X. Anzi i due mister X che ormai gli uomini del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia hanno individuato: sono gli uomini di cui ha parlato Erodiani ai magistrati, di cui ha raccontato il latitante Ilievsky a Repubblica e che è stato riconosciuto da Gegic in carcere a Cremona.
I due avevano contatti con i giocatori e con i dirigenti e presidenti (questa una novità importante) di parecchie squadre di serie A. Lavoravano come allibratori (piazzavano per conto loro le scommesse) e in cambio rivendevano su piazza le informazioni dietro pagamenti in contanti di centinaia di migliaia di euro. I nomi sono sulla scrivania dei magistrati. Da qualche giorno ci sono anche i loro tabulati telefonici degli ultimi due anni, con i nomi di tutte le persone con cui hanno avuto rapporti. Tanti, soprattutto nel weekend.
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PER IL PORTIERE SI PROFILA L'OMESSA DENUNCIAGillet ammette solo i sospetti
Il belga ha negato qualsiasi coinvolgimento nelle combine del Bari, ma avrebbe intuito l' accaduto
Agli 007 federali ha spiegato come, dopo la sfida con la Salernitana avesse percepito qualcosa di strano dal "chiacchiericcio" dei compagni sul pullman
SIMONE DI STEFANO - Tuttosport -22-02-2013
ROMA. Due ore per ribadire quanto già detto: «Lo ripeto, non ho partecipato ad alcuna combine». Il concetto è chiaro, anche ieri negli uffici della procura federale Jean-Francois Gillet ha confermato quanto detto in magistratura il 3 agosto scorso. Con alcuni dettagli che non alterano quelle dichiarazioni in ambito penale, ma che possono cambiare la natura dell'accusa nel prossimo processo sportivo. Accompagnato dall'avvocato Antonio D'Alesio e dal segretario del Torino Pantaleo Longo, Gillet è uscito alle 17 in punto. Provato lo è da tempo, ma per le accuse penàli di frode sportiva. A Bari è indagato per le due presunte combine, Treviso-Bari del 2008 e Salernitana-Bari del 2009: «Siamo solo all'inizio", trapela dall'entourage dell'ex barese. «E' andata benissimo», il laconico commento del legale del portiere. Le domande dei procuratori federali si sono concentrate sui fatti già noti.
OMESSA DENUNCIA Per la gara con il Treviso, a Gillet è stato chiesto dei rapporti con la sua ex squadra, in particolare con due suoi ex compagni, Pianu (che era appena tornato al Treviso dopo la parentesi al Bari), e Santoruvo, che secondo l'accusa fecero da "gancio" per l'accordo che prevedeva la sconfitta dei pugliesi. Il Treviso si doveva salvare, il Bari era salvo: «Ricordo - disse Gillet ai pm - che il Treviso era una squadra un po' discussa, noi facemmo una partita normale ma siamo rimasti in dieci poiché fu espulso Donda». Anche ieri il portiere belga ha ribadito questa tesi, che solleverebbe piuttosto una possibile accusa di omessa denuncia. A rafforzare questo indirizzo, è arrivato anche un particolare relativo a Salernitana-Bari, gara che secondo la tesi accusatoria sarebbe stata "fatta" praticamente da tutti ad eccezione di Gazzi, Ranocchia e Barreto.
IL PULLMAN Mercoledì Marco Esposito aveva scagionato il portiere circa la gara con il Treviso («Fu uno di quelli che disse no»), ma in merito a Salernitana-Bari, si disse certo: «Li ha presi, è sicuro». Gillet ha respinto l'accusa: «Non ho neanche giocato quella partita..». In effetti giocò il secondo portiere Nicola Santoni. Ieri Gillet avrebbe anche precisato come in pullman, sulla via del ritorno a Bari dopo la gara, dal chiacchiericcio di alcuni suoi compagni avrebbe intuito che qualcosa di strano c'era stato. Anche qui, l'illecito si trasformerebbe in omessa denuncia. Diverse le domande degli 007 federali in merito a Antonio Conte, l'allora tecnico del Bari. Sapeva della combine? In prima battuta il portiere disse in magistratura: «Durante la riunione tecnica prima della partita, Corrado Colombo disse di non voler giocare se la squadra fosse entrata in campo moscia. Alla riunione tecnica c'era anche Conte, che ascoltate quelle parole, non lo schierò». A dicembre però con un fax spedito alla procura di Bari, Gillet ha rettificato quanto detto: «L'allenatore non è mai stato presente a nessun incontro fra i giocatori». Versione ribadita anche ieri, che da un lato non migliora la sua posizione, ma attenua di molto quella del tecnico bianconero.
SULIJC Si è costituito ieri lo sloveno Admir Suljic, uno degli "zingari" inseguiti da mandato di cattura internazionale nell'ambito dell'inchiesta Last Bet, che dopo un anno e mezzo di latitanza si è consegnato agli uomini del Servizio Centrale Operativo ieri mattina a Malpensa. «Dalle indagini in corso - recita il comunicato della Polizia - è emerso il suo diretto coinvolgimento nel gruppo criminale transnazionale, composto da singaporiani e da soggetti dell'area balcanica, dedito, tra le altre cose, alla alterazione dei campionati 2009-10 e 2010-11». Suljjic è considerato "l'azionista" della cupola delle scommesse, sarà sentito sabato dal pm di Cremona Roberto Di Martino.
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CALCIOSCOMMESSE
Gillet, due ore da Palazzi
Intanto ieri mattina si è costituito Sulic uno dei principali collaboratori del boss di Singapore
e.pi. - Corrriere dello Sport - 22-02-2013
ROMA - Due ore davanti agli 007 di Palazzi. Un atteggiamento collaborativo nei confronti di chi lo interrogava. L'attuale portiere del Torino, ex del Bari, doveva rispondere delle presunte combine di Treviso-Bari (01) del 10 maggio 2008 e Salernitana-Bari (3-2) del 23 maggio 2009. «E' andata benissimo» si è limitato a riferire l'avvocato Marco D'Alesio. Gillet ha annesso di essersi accorto che qualcosa stesse succedendo, in particolare sul pullman che riportava a casa il Bari dalla trasferta di Salerno. Dunque, a cose fatte. Una strada che potrebbe portarlo a schivare l'illecito e a patteggiare un'omessa denuncia (anzi, doppia omessa denuncia). A Gillet i federali hanno chiesto anche se Conte, all'epoca tecnico del Bari, fosse a conoscenza delle combine. Il portiere a ribadito anche quanto dichiarato tramite un fax alla Procura di Bari: l'allenatore era all'oscuro di tutto.
ARRIVATO A MALPENSA - Dalla Procura federale a quella di Cremona. Lunedl prossimo il gip Guido Salvini interrogherà Admir Sulic, uno dei componenti del cosiddetto gruppo degli zingari, nei cui confronti era stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare, nel dicembre dell'anno scorso, arrestato ieri mattina alla Malpensa dagli uomini dello Sco della Polizia di Stato. Nei suoi confronti c'era un mandato di cattura internazionale per associazione a delinquere e frode sportiva nell'ambito dell'inchiesta sul calcio-scommesse. Dopo il serbo Amir Gegic, costituitosi un paio di mesi fa, ieri è stato dunque il turno di Admir Sulic, sloveno, che ultimamente si era rifugiato a Singapore. Perché Il, per i reati dei quali è accusato non c'è trattato d'estradizione. E perché Singapore è anche il paese del grande burattinaio delle scommesse illecite: quel Tan Seet Eng, detto Dan, ancora latitante, ritenuto il capo dei finanziatori dell'intero sistema. Proprio Dan, stando alle accuse della Procura di Cremona, si avvaleva «di una rete di connazionali ed altri personaggi delll'Est Europa per incidere illecitamente sulle competizioni calcistiche». E Sulic figura «tra i suoi principali collaboratori»: un gradino sotto Gegic che, a sua volta, sarebbe un gradino sotto Hristian Ilievski, macedone che, invece, da quasi due anni rimane latitante. Il gruppo utilizzava come referente per avvicinare i giocatori italiani disposti alla combine l'ex giocatore del Piacenza Carlo Gervasoni. Il ruolo di Sulic emerge poi da una rogatoria in Croazia e altri tre zingari arrestati in precedenza (Vinko Saka e Alija Ribic e Dino Lalic) avevano già spiegato che «erano Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio a darci informazioni sulle partite truccate in cambio di denaro». Sulic sarà interrogato lunedì prossimo dal gip di Cremona Guido Salvini.
ALLARME SPAGNA - E dalla Spagna arriva il grido d'allarme del vice presidente della Lega, Javier Tebas: «Ci sono delle partite truccate in Spagna. Gare di fine stagione, che non rientrano nel giro della criminalità. Però ci sono, ed è molto grave».
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Calcioscommesse
Accordi per perdere
I sospetti di Gillet al ritorno da Salerno
Sulic si costituisce
Accuse
Il portiere: dubbi nati sul pullman «ma io non ho mai preso un soldo»
Andrea Arzilli - Claudio Del Frate - CorSera - 22-02-2013
In pullman, viaggio di ritorno da Salerno dove, secondo gli inquirenti, il Bari ha appena perso 3-2 a pagamento l'ultima partita della stagione zoo8/09: è lì che Jean Francois Gillet ammette di essersi reso conto che c'era qualcosa sotto, che le squadre avevano raggiunto un accordo sottobanco per aggiustare il risultato. «Ma i soldi no, quelli non li ho mai visti. Non ho mai preso un euro perché non ho mai partecipato ad alcun accordo, riunione o incontro per combinare le partite», ieri ha confermato il portiere, ora del Torino, davanti ai tre sostituti di Palazzi che ieri l'hanno interrogato per un paio d'ore. E, in effetti, nessuno dei suoi ex compagni ha fatto mettere a verbale negli interrogatori in Procura penale di averlo visto con la mazzetta in mano, né per la Salernitana né per il Treviso (2007/08). C'è solo qualcuno che ha ipotizzato un suo coinvolgimento più profondo in quanto capitano e uomo di maggior carisma nello spogliatoio. Cambia tutto, come tra illecito e omessa denuncia.
L'episodio del pullman è l'unico arricchimento di Gillet rispetto alle deposizioni rilasciate a Bari. Ma può essere determinante per capire dove il portiere del Torino può andare a parare e chi si può trascinare dietro. La teoria secondo cui Gillet sarebbe stato al centro dell'illecito è ancora tutta da dimostrare, ma l'ammessa consapevolezza acquisita di ritorno dalla trasferta di Salerno potrebbe portare ad un deferimento (atteso per fine aprile) per omessa denuncia.
Che potrebbe essere doppia, vista anche la combine col Treviso. In pratica, non solo non poteva non sapere, ma, in parte, ha confessato di essersi accorto a cose appena fatte. Ma solo lui? E gli altri sul pullman? D tutto in un clima collaborativo che gli 007 federali hanno cavalcato per approfondire la posizione di Antonio Conte, il tecnico di quel Bari. E anche le parole su Conte sono state le stesse che Gillet ha fornito agli inquirenti baresi nella versione definitiva, quella contenuta nel fax inviato ai pm di Bari prima di Natale con cui il portiere ha precisato quel «tutti sapevano» che potrebbe causare danno al suo ex tecnico. «Conte non sapeva, ci ha chiesto il massimo impegno come sempre», le sue parole in sintesi. Ma se sul pullman la yenta intuita da Gillet fosse diventata di pubblico dominio per tutta la squadra? Si capisce come la questione possa interessare le posizioni di tutto quel Bari e, di sicuro, sarà approfondita nei prossimi interrogatori. Intanto a Cremona ieri si è costituito Admir Sulic, ufficialmente un commerciante di orologi, in pratica uno della «cupola» degli zingari, stando alle parole di Perumal, su cui c'era un mandato di cattura internazionale per associazione a delinquere e frode sportiva. E arrivato in mattinata su un aereo proveniente da Singapore (ovviamente non è un caso) all'aeroporto di Malpensa dove gli agenti dello Sco (Servizio centrale operativo della polizia) e della Squadra mobile di Cremona l'attendevano per portarlo in carcere. Sarà interrogato tra domani e lunedì, gli inquirenti hanno iniziato ad aspettarlo appena Sulic ha comprato il biglietto per l'Italia. Chissà, magari aveva appena salutato il latitante Tan Seet Eng, detto Dan, ritenuto il capo dei finanziatori dell'intero sistema delle combine in cui Sulic, secondo la ricostruzione della Procura, figura «tra i suoi principali collaboratori'», uno dei cinque-sei «azionisti» che taroccavano partite in mezzo mondo.
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L'INCHIESTA L'EX CAPITANO DEL BARI
Gillet in Procura Figc
«Mai presi soldi per perdere a Salerno»
IL RUOLO DI CONTE
Il tecnico cercò di motivare la squadra, spingendo perché arrivasse prima
r.sp. - La giornalaccio rosa del Mezzogiorno -22-02-2013
ROMA. «Si, ero perfettamente consapevole dell'intenzione di tutta la squadra di andare a Salerno in gita, per tutta una serie di ragioni. Ma non ho mai partecipato ad alcuna combine per denaro, né in quella occasione né in occasione di Bari-Treviso un anno prima». Jean-Francois Gillet ha raccontato ieri pomeriggio per due ore la sua verità alla Procura federale. Ed ha confermato le dichiarazione rese a Bari alla Procura ordinaria. Il portiere belga si è assunto in pratica la responsabilità di non aver denunciato lo «scarso impegno» dei trionfatori del campionato sul campo di una squadra coinvolta nella lotta per non retrocedere.
Il portiere contesta con decisione anche l'ipotesi che possa essere stato tra i promotori della combine della partita che il Bari perse 3-2 e nega di aver partecipato in alcun modo alla spartizione dei soldi. «Non sono mai andato a casa di Esposito nella mia vita, nessuno mi ha mai consegnato denaro né in quei giorni né tantomeno successivamente in altre circostanze» avrebbe detto l'ex capitano, ribadendo di aver espresso a chiare lettere la sua intenzione di non partecipare in alcun modo alla divisione di alcuna «torta», di non aver mai sollecitato alcun versamento. E nessuno - nell'inchiesta della Procura di Bari - afferma mai di aver visto Gillet intascare denaro.
Assistito dall'avvocato barese Antonio D'Alesio, Gil avrebbe anche aggiunto di non aver denunciato quanto era nella sua conoscenza per evitare ripercussioni sulla squadra, su una stagione trionfale dopo annidi campionati tribolati, per non rovinare in alcun modo il clima di incredibile festa ed euforia che la città viveva in quei giorni, una città con la quale avrebbe ribadito di sentire un legame profondo tanto da aver scelto di continuare a vivere in Puglia, una volta finita la carriera professionistica.
Quanto alla decisione di recarsi a Salerno in gita, Gillet - che tra l'altro non giocò - avrebbe raccontato delle pressanti richieste della curva perché la squadra aiutasse i «fratelli» salernitani in ambasce. Un legame, quello tra le due tifoserie, del quale era perfettamente a conoscenza proprio per la sua lunga permanenza a Bari. Più volte, diversi gruppi di tifosi si recarono al campo di allenamento nei giorni precedenti la partita per invitare i giocatori espressamente a perdere. Non minacce, ma inviti chiarissimi, ribaditi anche il giorno della gara - lo dicono diversi giocatori nei verbali - al pullman biancorosso in viaggio a passo d'uomo verso l'Arechi tra gruppi di tifosi mescolati e festanti già prima dell'inizio.
Quanto a Conte, obiettivo attorno al quale la Procura si muove sempre molto alacremente, l'attuale portiere del Torino immagina che, vista la sua lunghissima esperienza di calciatore, possa aver intuito un certo disimpegno della sua squadra, di aver provato a motivarla con l'obiettivo (poi raggiunto) della vittoria del campionato sul Parma che inseguiva, ma nega qualunque indicazione «equivocabile» da parte del tecnico salentino.
Prossimo a comparire davanti alla Procura federale sarà, lunedì, Alessandro Gazzi.
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SENTENZA D'APPELLOIfil-Exor, Grande Stevens e Gabetti
condannati a un anno 4 mesi
L'avvocato della famiglia Agnelli e l'ex presidente di Ifil condannati dalla V sezione della Corte d'appello di Torino
Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens sono stati condannati a un anno e quattro mesi nel processo d'appello, a Torino, per l'equity swap di Ifil-Exor, l'operazione finanziaria che nel 2005 permise a Ifil di restare l'azionista di riferimento della Fiat. «Una sentenza inimmaginabile, non me lo aspettavo proprio» ha detto Franzo Grande Stevens subito dopo la condanna.
CONSOB - Nel processo sono state assolte le due società chiamate in causa come persone giuridiche, Ifil e Giovanni Agnelli Sapaz. Alle parti civili (la Consob e un piccolo azionista) non è stato accordato alcun risarcimento. «Non so come il giudice abbia potuto ignorare la nostra posizione e con quale motivazione abbia rifiutato la nostra richiesta risarcitoria. Vedremo in Cassazione», ha dichiarato l'avvocato Emanuela Di Lazzaro, legale della Consob, che aveva chiesto il risarcimento del danno.
MULTA - Per Gabetti e Grande Stevens, a cui è stata comunque concessa la sospensione condizionale, c'è anche la pena accessoria dell'interdizione per un anno dai pubblici uffici, alla quale si aggiunge, per Grande Stevens, l'interdizione dall'esercizio dell'avvocatura. Gli imputati sono stati condannati inoltre a pagare una multa di 600mila euro ciascuno. La sentenza è stata pronunciata dalla corte d'appello di Torino presieduta dal giudice Roberto Pallini.
Redazione online
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TempoReale
Ifil-Exor, condannati Gabetti e Grande Stevens
Franzo Grande Stevens
Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens sono stati condannati a un anno e quattro mesi nel processo d'appello, a Torino, per l'equity swap di Ifil-Exor, l'operazione finanziaria che nel 2005 permise a Ifil di restare l'azionista di riferimento della Fiat. Nel processo sono state assolte le due società chiamate in causa come persone giuridiche, Ifil e Giovanni Agnelli Sapaz. Alle parti civili (la Consob e un piccolo azionista) non è stato accordato alcun risarcimento. Per Gabetti e Grande Stevens, a cui è stata comunque concessa la sospensione condizionale, c'è anche la pena accessoria dell'interdizione per un anno dai pubblici uffici, alla quale si aggiunge, per Grande Stevens, l'interdizione dall'esercizio dell'avvocatura. "Inimmaginabile. Non me lo aspettavo proprio", è stato il commento di Grande Stevens.
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Ifil-Exor, condannati Gabetti e Grande Stevens
In Appello un anno e quattro mesi
L'avvocato della famiglia Agnelli e l'ex presidente di Ifil sospesi per un anno dai pubblici uffici. Grande Stevens: "Sentenza inimmaginabile". Nel mirino della Corte d'Appello di Torino l'operazione che permise alla holding della famiglia Agnelli di mantenere il controllo sulla Fiat. Assolte le società Ifil e Giovanni Agnelli Sapaz, nessun risasrcimento alle parti civili
Gabetti e Grande Stevens
MILANO - Si conclude con una condanna a un anno e quattro mesi per Franzo Grande Stevens e Gialuigi Gabetti il processo del tribunale di Torino, presso la V sezione della Corte d'Appello, sulla vicenda Ifil-Exor. Sono state assolte le due società chiamate in causa come persone giuridiche, Ifil e Giovanni Agnelli Sapaz; alle parti civili (la Consob e un piccolo azionista) non è stato accordato alcun risarcimento, mentre per entrambi i professionisti, ai quali è stata è stata comunque concessa la sospensione condizionale, è stata attribuita la pena accessoria dell'interdizione per un anno dai pubblici uffici (un anno di sospensione dall'attività forense per Grande Stevens) e una multa da 600 mila euro ciascuno.
L'avvocato della famiglia Agnelli e l'ex presidente di Ifil, imputati per aggiotaggio informativo, si sono visti attribuire una pena inferiore a quella proposta dalla procura generale di Torino, rappresentata dal magistrato Giancarlo Avenati Bassi, che chiedeva per Grande Stevens una condanna a due anni e sei mesi e per Gabetti a due anni. Le richieste erano già state fatte in primo grado, quando i due imputati erano stati assolti. A presiedere la corte, il giudice Roberto Pallini. "E' una sentenza inimmaginabile. Non me l'aspettavo proprio", è stato il commento laconico a caldo di Grande Stevens. "Avrei sperato in un risultato diverso", il commento di Gabetti. "Diamo il tempo ai professionisti di leggere le motivazioni e poi ci consulteremo sul da farsi", ha aggiunto. Emanuela di Lazzaro, legale della Consob, ha invece lamentato la negazione di un risarcimento: "Vedremo in Cassazione".
Gli imputati erano accusati di aggiotaggio informativo in occasione dell'equity swap che nel settembre del 2005 consentì alle finanziarie degli Agnelli di mantenere il controllo della Fiat. Per l'accusa il comunicato stampa del 24 agosto 2005 sull'operazione era falso. La Corte di Cassazione il 20 giugno del 2012 aveva annullato l'assoluzione pronunciata dal giudice Giuseppe Casalbore del tribunale di Torino il 21 dicembre 2010 perché "il fatto non sussiste". La procura di Torino aveva fatto ricorso direttamente in Cassazione ed era stato "saltato" così il procedimento di secondo grado. Assolto, invece, Virgilio Marrone, ex direttore di Ifi.
"Non pensai neppure lontanamente che il comunicato non fosse corretto ed esaustivo. Non so veramente che altro avrei potuto fare o dire sulla base delle informazioni a me disponibili", ha detto Gabetti nelle sue dichiarazioni spontanee davanti ai giudici della Corte d'Appello di Torino. In particolare, Gabetti ha ricordato che "il 24 agosto del 2005 mi trovavo negli Stati Uniti (e precisamente a East Hampton) dove mi ero recato ai primi del mese per trascorrere le vacanze estive con la famiglia", aggiungendo che "quando ero partito dall'Italia mi ero lasciato con l'avvocato Franzo Grande Stevens con l'intesa che egli avrebbe incominciato a verificare la possibilità di utilizzare azioni costituenti oggetto di una operazione di equity swap, che sarebbe scaduta nel 2006 e in corso tra Exor e Merrill Lynch, allo scopo di evitare una diluizione della quota di Ifil nel capitale Fiat e che di tutto ciò avremmo poi parlato al mio rientro in italia".
Quindi, ha continuato Gabetti, "fino al giorno 24 non ebbi alcun contatto con l'avvocato Grande Stevens e non seppi quindi nulla di suoi incontri e colloqui con dirigenti e funzionari della Consob". Poi il giorno in cui fu pubblicato il comunicato oggetto del processo, "seppi della richiesta di comunicato da parte della Consob e della risposta che era stata già preparata. Appresi anche in quella occasione che la risposta era stata approvata dall'avvocato Grande Stevens. Mi misi quindi in contatto con lui; appresi molto sommariamente dei rapporti che egli aveva avuto con la Consob ed ebbi la rassicurazione che il testo del comunicato era già noto alla Consob ed era coerente con quanto aveva costituito oggetto dei suoi contatti con tale istituto".
Dopo questo colloquio, "fui rassicurato dalla costatazione che il comunicato avrebbe contenuto un chiaro riferimento alla determinazione di Ifil di rimanere azionista di riferimento di Fiat. Questo concetto mi apparteneva in modo particolare ed era stato reso pubblico da me in più di una occasione. La sua riproposizione nel comunicato costituiva per me una indicazione chiara e incontrovertibile dell'obiettivo che Ifil si era proposta anche in riferimento alle problematiche connesse alla scadenza del convertendo e mi sembrò quindi che informazione più eloquente al mercato non potesse essere data". E proprio per questo, ha aggiunto Gabetti, "a tutto ho pensato quella mattina meno che il comunicato, così come formulato, potesse far sorgere il pericolo di sensibili alterazioni del prezzo dei titoli Fiat e, a maggior ragione, non sono stato mosso da alcuna intenzione di influire in modo forviante sull'andamento del prezzo dei titoli, né sono stato sfiorato in alcun modo dal dubbio che un tale evento potesse verificarsi". Ad aprire il dibattimento odierno sono state le dichiarazioni spontanee. "Ho educato i miei figli e un gran numero di dirigenti - ha detto Gabetti - al rispetto della legge. Non posso accettare di concludere la mia esistenza sotto l'onta di una condanna tanto estranea al mio operato". Grande Stevens si è detto "mortificato" dal fatto di ritrovarsi "dopo 60 anni di vita professionale imputato di questo reato".
Il fatto. L'equity swap era stato acceso da Ifil nel mese di aprile del 2005 con Merril Lynch, attraverso Exor. Allora Fiat - secondo l'accusa - avrebbe saputo che a settembre sarebbe scaduto il prestito convertendo contratto con 8 banche all'inizio del duemila. Un prestito da tre miliardi di euro, che gli Agnelli potevano o restituire a settembre, oppure convertire in azioni, da consegnare sempre alle banche. Così facendo però le banche avrebbero acquisito più quote degli Agnelli che avrebbero perso il controllo di Fiat scendendo sotto il 30 percento di azioni detenute. Tra luglio e agosto, Grande Stevens come avvocato suggerì agli Agnelli un metodo per mantenere il 30 percento delle azioni senza trasformare in azioni il debito: acquistare da Merril Lynch le azioni Fiat per l'equity swap.Quando la Consob a fine agosto chiese spiegazioni a Ifi e Ifil, le società risposero con un comunicato che diceva che non c'erano manovre in atto sul titolo ma anche che le finanziarie volevano mantenere il controllo su Fiat. Secondo Consob gli imputati non furono trasparenti a sufficienza e fu ingannato il mercato. La Commissione di controllo sulla Borsa condannò in via amministrativa Grande Stevens, Gabetti e Marrone. Quest'ultimo però, all'epoca direttore di Ifi, è stato assolto sia in primo grado che dalla Cassazione.
(21 febbraio 2013)
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L'ENTE E GUIDATO DA PAGNOZZI
Iniziano le prove di convivenza con Coni servizi
ma.gal. - Gasport -21-02-2013
Pur non essendo eletto alla presidenza del Coni, Lello Pagnozzi resta amministratore delegato della Coni servizi S.p.a. che è il «braccio operativo» del Coni e questo potrebbe creare problemi di gestione al presidente del Coni Giovanni Malagò. Attualmente alla presidenza della Coni servizi c'è Gianni Petrucci e Lello Pagnozzi ne è amministratore delegato e direttore generale. Del consiglio di amministrazione fanno parte Romolo Rizzoli (per la legge istitutiva della società di indicazione del Coni), oltre a Riccardo Andria-ni e Claudio Gallo di nomina del ministero dell'Economia. Il Cda resterà in carica fino al giugno 2014. In consiglio siede anche il vicedirettore generale Stefano Bovis.
Cosa fa La Coni servizi gestisce tutto il personale del Coni, mentre recentemente quasi tutto quello alle dipendenze delle Federazioni è passato a contratti con le singole strutture. Dalla Coni servizi sono anche gestiti tutti gli impianti sportivi sparsi per l'Italia e un tempo di proprietà del Coni.
Grandi eventi La Coni servizi si occupa di marketing e gestione di eventi. In particolare ha fatto delle «associazioni in partecipazione» al cinquanta per cento con la Federtennis per gli Internazionali d'Italia, con la Federazione rugby per il Sei Nazioni e con la Federatletica per l'organizzazione del Golden Gala. La gestione dello stadio Olimpico di Roma consente di avere l'affitto dalle due società della Capitale (Lazio e Roma) per gli impegni di campionato e di Coppe. L'Olimpico è lo stadio che ha ospitato anche una finale di Champions e annualmente celebra quella della Coppa Italia. Anche i concerti che vengono realizzati all'interno dello stadio sono «spazi affittati», mentre quelli che vengono organizzati al «centrale» del tennis sono organizzati in «associazione in partecipazione» con una società di eventi
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CONVIVENZA TRA CONI E CONI SERVIZI UNA PRIORITÀ DEL NUOVO GOVERNO
Il Commento
di RUGGIERO PALOMBO . Gasport -21-012-2013
Ieri mattina l'amministratore delegato Lello Pagnozzi ha salito le scale del Palazzo H del Foro Italico, ha svoltato a sinistra ed é entrato nel suo ufficio di Coni Servizi spa, nel quale è rimasto tutto il giorno. Alle ore 16, dopo avere sbrigato un po' di comprensibili incombenze personali, il neo-presidente del Coni Giovanni Malagò ha salito quelle stesse scale, ha svoltato a destra ed è entrato nelle sue (nuove) stanze. Separati in casa, ma uniti fino al 30 giugno 2014 sempre che una nuova legge non li divida anzitempo, i due ex contendenti devono fare i conti con le sco- rie più o meno sanguinose di una sfida appena consumatasi ma soprattutto con una realtà paradossale: Malagò ha vinto ma se vuole anche solo spostare una segretaria deve farne richiesta a Pagnozzi, e sul fronte delle spese dispone di un'autonomia limitatissima, perché il grosso passa da Coni Servizi. Questo tralasciando la posizione ancora più bizzarra di Gianni Petrucci, che oltre ad essere presidente di Coni Servizi, é nel frattempo diventato presidente della Feder-basket. In un Paese dove l'istituto delle dimissioni è sconosciuto a una larghissima maggioranza della popolazione anche in presenza di situazioni ben più «incresciose» di questa, non c'è da sorprendersi nè da scandalizzarsi se Petrucci e Pagnozzi abbiano per ora deciso di restare dove stanno (anche se nel caso specifico dell'ex presidente del Coni un sussulto di amor proprio non guasterebbe). Istituzionalmente votato al bene del nostro sport, a questo giornale non dispiacerebbe che in un futuro più o meno prossimo tra Malagò e Pagnozzi, il numero uno e l'ex candidato ad esserlo, certo capace e competente, potesse scattare la scintilla del dialogo, ma l'ipotesi allo stato attuale é molto più che remota. Spetterà al nuovo Governo, che nascerà (si spera) alla luce del risultato delle imminenti elezioni, dipanare la matassa. Per lo sport italiano, una priorità assoluta
L'ascesa di Giovanni Malagò ai vertici del Coni rilancia la centralità dei club. Dove si nutre e prolifera l'upper class nazional-capitolina Il circolo del potere
L'intervista
Parla Giovanni Malagò, primo presidente del Coni espresso da un circolo privato
"Ma quale vanesio e Dolce Vita cambierò lo sport ascoltando tutti"
Imboscata la mia?' Non è una bella parola.. C'era del malcontento e l'ho interpretato"
EMANUELA AUDISIO - La Repubblica - 21-02-2013
Lo chiamano tutti. Accidenti se è conosciuto. Un cellulare si è fuso: 19 messaggi in 6 secondi. Lui risponde a tutti, si ricorda i nomi, ringrazia. E intanto prende nota degli appuntamenti. Giovanni Malagò è al suo primo giorno da presidente del Coni. Gli altri venivano dalla nomenclatura, lui è il primo ad arrivare al vertice da un circolo sportivo privato, l'Aniene. E anche il primo ad aver corso i 60 metri del salone del Coni per correre ad abbracciare le due figlie. Mancava solo in sottofondo la musica di un film di Lelouch. «Giuro. Nulla di preparato. A Ludovica e Vittoria, le mie gemelle, l'avevo detto: il 18 sera vi voglio a Roma. Ludovica studia architettura a Los Angeles, Vittoria lavora a Milano, ma doveva andare per uno shooting di moda in Sudafrica. Con le figlie ho condiviso tutti i momenti importanti: ad Atene 2004 eravamo in barca in Grecia e io poi andavo sui luoghi di gara, nel 2008 a Pechino siamo stati insieme e anche a Londra. L'altra sera, quando sono tornato a casa, stanco e stravolto, ho brindato con loro«. w hanno subito de- scritta come uno da film di Vanzina: bello, ricco, molto romano. «Onestamente non mi sembra, se misi vuole far passare per uno da Dolce Vita, non è così. Sono molto lontano da quell'immagine, infatti mi hanno votato. E l'hanno fatto perché non sono rimasto chiuso nel Palazzo, ma sono andato in giro a raccogliere umori e stati d'animo da chi pratica e organizza lo sport. Sono mesi che ascolto grandiepiccoli elettori, non sono stato fi ad aspettare, credevo di poter essere un valida al ternativa. I Io un senso del dovere molto forte, ne ho fatto un dogma. Non credo di essere nel peccato se desidero avere anche una vita privata e godermi dei momenti. In questo sono vulnerabile•. Sarà ancora presidente del Circolo Canottieri Aniene? «Deciderà il consiglio, non c'è incompatibilità. Decado a fine marzo. Ma un anno fa abbiamo cambiato lostatutodando a un segretario il com p i to di reggenza, un circolo sportivo ha bisognodi una persona molto presente, non solo di rappresentanza.. Resta un circolo vietato alle donne che non possono entrare da socie ordinarie. «Lo è per statuto. Ma nelle nostre scuole di sport ci sono più femmine che maschi, da atlete si pub entrare, da socie no. Così favoriamo l'attività fisica. Pellegrini, Idem e Sensini sono nostre.. Lei passa per l'uomodel rinnovamento: si sente un po' Grillo. «Per carità, no. E non voglio sentire di re che la casta dello sport è stata schiaffeggiata. Non sono termini che mi appartengono. C'era un forte malcontento e io ho saputo interpretarlo. Sono stato anche bravo a stare zitto, quando mi umiliavano. Nelle competizioni elettorali ho sentito molte mostruosità: Pe *** trucci da mesi mi invitava a ritirarmi, tanto non avevo possibilità e Binaghi, presidente del tennis, alla vigilia ha dichiarato che io avrei preso meno voti di Chimenti, che nella precedente elezione si fermò a 24 voti su 79. Invece ne ho presi 40. E allora Binaghi, bravodirigente, forsedifetta nelle valutazioni: ha parlato di imboscata, che è una parola che non fa onore a chi vive nel mondo dello sport». Non è parola da alta società? «Non si tratta di questo, ma di scollamento dalla realtà. lo sapevo che c'era malumore e malcontento, che si sarebbe tradotto in voti, io sono per chiedere non per imporre. Loro invece hanno abusato della loro sicurezza, forse presunzione, e non hanno saputo leggere il fermento. lo ho solo capitalizzato esfruttato i loroerrori. Se poi si giocaa farcredere che io sono un vanesio che non combina nulla, i signori sono serviti. Il mio competitor, Pagnozzi, ha mandato il suo programma via mail appena 48 ore prima delle elezioni». Lei è ricordato per i successi di Federica Pellegrini e per lo scandaloai mondiali di nuoto aRoma. «Federica sa che può sempre contare su di me. Tornerà competitiva. Perché non ama perdere. Ma non so, se una volta tornata, resterà. Ai mondiali del 2009 ero presidente del comitato organizzatore, non mi occupavo di edilizia, infatti sono stato assolto perché il fatto non sussiste». C'ècrisi, taglio dei fondi, anche per lo sport. «Credo nelle sinergie, nella possibilitàdiintegraree fare sistema su risorse aggiuntive. L'ho già detto, il mondo dello sport può fare da traino. Sono presidente da appena un giorno, deve metterela testa ancora su molte cose, ma tut to è nel programma. Cosl come non sono contento della sovrapposizione tra Coni e Coni servizi, che ha il portafoglio, non mi sembra una scelta giusta». Lei 6i1 primo presidenteromanista del Coni. «Non solo non lo disconosco, ma ne vado fiero. Zeman? Licenziare un allenatore è sempre sintomo di fallimento, ma onestamentelasituazioneera troppo ingovernabile. Luis Enrique? Un uomo di grande qualità, ma un po' troppo schematico. Oggi nello sport devi essere duttile, flessibile, veloce. Ti devi saper trasformare, altrimenti sei solo un autolesionista». Lel e l'Aniene avete sempre creduto nello sport paralimpico: deluso da Pistorius? «Sono senza parole. Sopraffatto dall'emozione. Spero sia stato solo un raptus e non la droga. Sarebbe la fine della consapevolezza di un mito. E spero che non riporti nell'ombra il mondo dei disabili. Sarebbe ingiusto condannare tosi persone che soffrono e che hanno avuto meno fortuna di altre».
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Principi, ministri e Malagò ecco i Circoli del potere ALBERTO STATERA IL GENERONE romano, come veniva chiamato il ceto borghese ai tempi della nobiltà nera vaticana, oggi alligna vigoroso non solo nella marca del nuovo presidente del Coni, ma in un'altra decina di circoli di serie A, reali o ex reali, dove pseudo-canottieri e tennisti con protesi d'anca intrecciano amicizie, affari e solidarietà.
L'ascesa di Giovanni Malagò ai vertici del Coni rilancia la centralità dei club. Dove si nutre e prolifera l 'upper class nazional-capitolina
Il circolo del potere
Amici miei Quei club nella Roma che conta dove nascono affari e presidenti Gli scambi di favori e le fedeltà sono il collante di un'idea del Paese basato sulla cooptazioneALBERTO STATERA - La Repubblica- 21-02-2013Il grande inciucio che ha portato Giovanni Malagò alla presidenza del Coni a dispetto di tutti i pronostici non poteva nascere che sul "Teverone", come nell'antichità veniva chiamato questo braccio d'acqua nel quale Tevere e Aniene "inciuciano". È qui che Giovannino, il Rubirosa dei Parioli bello e possibile, ha fatto del Circolo Canottieri Aniene, nato nel 1892 da una costola del Tevere Remo, considerato troppo nero e papalino, la più formi- Dopo Tangentopoli la cassi d'immagine colpì tutti templi del ceto borghese, anche i più antichi dabile concentrazione di upper class della capitale. Una sorta di stanza di compensazione dei poteri borghesi, dei ruoli e della ricchezza, il melting pot perfetto di alti burocrati e palazzinari, professionisti e commercianti, imprenditori estaro pseudo tali dello sport e dello spettacolo. Il Generone romano, come veniva chiamato il ceto borghese ai tempi della nobiltà nera vaticana, oggi allignavigoroso non solo nella marca del nuovo presidente del Coni, ma in un'altra decina di circoli di serieA, reali o ex reali, dove pseudo-canottieri e tennisti con protesi d'anca intrecciano amicizie, affari e solidarietà. Vi dice qualcosa il fatto che la nomina di Malagò, candidato sfavorito, sia stata patrocinata da Gianni Letta, che si è adoperato per settimane al mercato degli Scilipoti dello sport, disposti a cambiare insegne pur di entrare nella nuova congrega di poteredotata di ricchi premi e cotillons? Letta del Generone è un po' il Visir. Amministra carriere pubbliche, pi. lota affari, fa incontrare persone e mondi diversi, dal Vaticano alle Federazioni sportive, fino agli spogliatoi che contano. Non lo fa più — si spera —da palazzoChigi, per cui icircoli sul Tevere, dove il Gin Rummy e il Burraco sono più frequentati dei remi e dei campi da tennis, trasformandosi talvolta in tavoli trasversali che sembrano consigli d'amministrazione, sono tornati una frazione delle sue giornate. Lui non risulta iscritto all'Aniene, che vanta invece tra i soci suo figlio Giampaolo, ma al Circolo Canottieri Roma, di cu i storico presidente è stato il suo amico camiciaio-stilista Gianni Battistoni. E poi, ovunque vada lo fanno socio onorario, senza che debba neanche pagare le salate quote. Ma vuoi mettere le prospettive di potere che apre Megalò — pardon Malagò — al vertice dello sport nazionale, scalato anche per i meriti acquisiti comprando—con qualche lamentela dei soci che hanno visto crescere le già cospicue spese — super-atlete come la Pellegrini e Josefa Idem?
Alquanto in ribasso, invece, con qualche problema finanziario, il Circolo Canottieri Lazio, che tuttavia ha una primogenitura invidiabile, avendo dato l'ispirazione di quei piccoli geni un po' squinternati dei fratelli Vanzina, grandi amici di Giovannino Malagò, che già nel 1998 hanno scritto la sceneggiatura di un film intitolato "Simpatici e antipatici". Regista Christian De Sica, cast composto da Eva Grimaldi, Andrea Roncato, Alessandro Haber. Superbo cameo Gianfranco Funari nei panni di Cesare Previti, per due volte presidente del Canottieri Lazio, dove Stefania Ariosto raccontò di averlo visto consegnare a Renato Squillante, dopo una partita di calcetto, una busta gialla contenente una mazzetta e richiamarlo a gran voce perché il magistrato l'aveva lasciata incustodita: «A Renà, te stai a dimenticà questa!» È passato un secolo dai tempi di Tangentopoli, quando il presidente del Canottieri Roma Franco Pesci, marito di Virna Lisi, costruttore e al tempo stesso vicepresidente dell'Inail, fu arrestato per mazzette. LI consocio Marco Squatriti, detto Squatriarcos e allora marito di Afef Jnifen, fu arrestato allora, ma ci è ricascato poche settimane fa. Anche i circoli più antichi e prestigiosi fecero fatica a recuperare la crisi d'immagine che ingiustamente allora colpi tutti. Malagò e gli altri puntarono allora sul richiamo alle anti che origini, lo sport d'eccellenza, l'agonismo, l'eticitàe isoci onorari conquistati "agratis", come Carlo Azeglio Ciampi. Ma gli scambi di favori e le fedeltà antiche o recenti sono una colla che va ben oltre i tavoli di carte e le remate sul "Teverone", riservate a pochi appassionati. Perché in Italia, dove la concezione del potere poggia non sul merito ma sulla cooptazione, più che la conoscenza contano le conoscenze.
<p>Nei circoli sul Tevere tutti si danno del tu, il funzionario di banca in carriera, il manager di medio calibro, il dirigente ministeriale e l'imprenditore plurimiliardario o il ministro in carica. Cesare Romiti non frequenta più molto l'Aniene, ma i suoi figli sì, tanto che Piergiorgio ha appena "presentato" come nuovo socio l'economista ed ex ministro Paolo Savona, ma si narra che la prima volta che vi mise piede, romano ma aduso alle savoiarde abitudini torinesi, si senti apostrofare: «Ciao Cesare, come va?» E lui: «Scusi, non ci conosciamo, perché mi da del tu?» Malagò, che ci ha confermato l'episodio, ne trae spunto per santi-ficarela funzionedei circoli sulTevere, sottraendoli alla fama di luoghi deputati al patteggiamento di connivenze talvolta opache: «Tutti si danno del tu per statuto per-che nessuno si deve sentire nessuno, il peso del rispettivo potere va lasciato fuori. È ammesso il cazzeggio più che il business, non siamo una lobby d'affari, ma una lobby di rapporti umani». Così puoi dare del tu al banchiere Luigi Abete, all'imprenditore Nerio Alessandri, a Francesco Gaetano Caltagirone, a Pietro Salini, ad Alessandro Benetton e, da pochi giorni, anche al viceministro del Lavoro Michel Manone, che Elsa Fornero ha un po' oscurato, ma che qui troverà un sacco di amici. Più difficile, al momento, dire ciao ad Angelo Rizzoli o a Francesco Caltagirone Bellavista, che hanno un po' di guai giudiziari. Ma, per stare ai ricchi e famosi, puoi sempre conversare con Verdone, Zoff, Pescante, Panatta. Sembra invece che Petrucci, il cui candidatoèstato scalzato dal Coni, cambierà circolo.
Per capire le relazioni di ogni tipo, che Giulio Andreotti amaricostruire sui necrologi del "Messaggero" ma soltanto post-mortem, basterebbe scorrere le liste dei soci dei circoli. Altro che affari e connivenze, vale anche per le relazioni sentimentali, tanto che il ministro Corrado Passera è convolato a nozze con una signora conosciuta all'Aniene, pronubo il solito Malagò.
Aniene, Tevere Remo, Roma, Lazio, Parioli, Tennis Club, Tiro a volo, dove non sparacchiano il sottosegretario di Monti-Antonio Catricalà e l'ex ministro Franco Frattini, che non va invece agli Esteri, dove l'ambasciatore Vattani ha messo come presidente non il figlio, ex console attivista fascista, ma il fratello. Ecco i templi del Generone di potere. Poi ci sono i circoli più su, ma molto più su, quelli nobili come la Caccia e gli Scacchi, a palazzo Borghese e a palazzo Rondanini, dove quando si cerca di essere ammessi ogni palla nera contraria vale tre palle bianche favorevoli, come personalmente verificarono Paul Getty («E allora me lo compro», sibilò), Valentino Bompiani e Francesco Cossiga. C'è qualche socio senza quattro quarti di nobiltà, come Lorenzo Pallesi e Paolo Scaroni, male palle dello stemma sono essenziali e cancellano molte nefandezze. Quando il l m di Potenza Woodcock arrestb Vittorio Emanuele di Savoia, il Duca di Castel Garagnone Marchese don Giulio Patrizi di Ripacandida e il Marchese Paolo Patrizi Montoro Naro, chiesero la sua espulsione da Caccia e Scacchi. Ma si alzò il principe Carlo Giovannelli che lo salvò con queste parole: «Chi tra noi non è mai andato con una prostituta?» Tutti tacquero.
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Il Foglio - 21-02-2013
Al direttore - Buttate nel cestino i sondaggi elettorali. Risparmiate chilometri quadrati di carta stampata con l'incerta descrizione degli scenari futuribili del dopo-voto. Utilizzate le centinaia di ore televisive destinate alle tribune elettorali e diffondete canzonette e preghiere. Ciò che si materializzerà domenica nelle urne è già andato in scena martedì al Coni. Nel luogo sacro dello sport (attività umana eccellente per lealtà, disinteresse, slancio e generosità) si è consumato il rito ipocrita del dire e non fare, e del fare senza dire. La sera del lunedì, alla cena di un candidato parteciparono 43 elettori (per essere eletto occorrevano 38 voti). Il giorno dopo lo stesso candidato trovò nelle urne 35 voti e non fu eletto. Chi ha vinto? Il tradizionale intrigo del partito romano. Contro chi ha vinto? Contro una fazione dello stesso partito 'romano. Cosa avverrà dopo questa vittoria di una fazione sull'altra? Lo scontro continuerà con le anni improprie dei veleni e delle veline. Al Coni (sintesi di una Italia che sa mescolare successi e vergogne, candore e mala gestione) ieri abbiamo letto il copione che sarà reiterato domenica.
incerà il vento prevalente e ci sarà il pieno dei trasformisti che non hanno fatto i conti con un altro vento potente e misterioso. Nel mondo e in Europa, un'Italia così fatta è con,- siderata insopportabile. Questa convinzione antica ma contenuta, si è trasformata in un rompicapo dopo la caduta del pilastro Vaticano. Le elezioni di domenica ripeteranno il voto del Coni e ci daranno una Italia con scarso futuro. Ma il voto di marzo nel Conclave potrà svegliare l'Italia del Coni. Fraterni saluti
Rino Formica
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Esposito: «Ho preso soldi per perdere»Il pentito, ex Bari, sentito per 2 ore: tutto confermato E oggi in Procura. è il turno di Gillet
MAURIZIO GALDI - Gasport -21-02-2013
È durata due ore, nella nuova sede della Procura federale, l'audizione dell'ex calciatore del Bari Marco Esposito, accompagnato dall'avvocato Angelo Dibenedetto. Due ore nelle quali Esposito ha di fatto confermato quanto già raccontato a Bari nell'ora e mezza di interrogatorio davanti ai magistrati Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro che, sotto la direzione del capo della Procura Antonio Laudati, hanno condotto le indagini sul calcio-scommesse e sulle combine delle partite giocate dal Bari. Oggi tocca a Gillet, ex portiere del Bari ora al Torino.
Le accuse Marco Esposito era stato sentito una prima volta a Bari il 9 agosto, ma si era avvalso della facoltà di non rispondere, in seguito era tornato nel capoluogo pugliese dopo aver cambiato avvocato il 3 ottobre. «lo ho bisogno di parlare», spiega ai magistrati per indicare la sua volontà a collaborare. E le sue accuse sono precise per entrambe le partite perle quali da ieri la Procura federale sta indagando: Bari-Treviso (dell'll maggio 2008) e Salernitana-Bari (del 23 maggio 2009). In particolare relativamente a Bari-Treviso dice: «Io ho preso soldi per perdere la partita. C'erano delle persone che non volevano fare quella combine, come Cristian Stellini». E dice anche chi aveva portato a lui i soldi. «Ricordo che si chiuse la porta dello spogliatoio, penso il giorno prima della partita, di venerdì mattina. Giocai la partita, poi passò da casa mia Ivan Raijcic che mi diede 20 mila euro. Io abitavo sul lungomare a Bari». Inguaia anche la dirigenza del Treviso perché spiega ai magistrati baresi: «Sono quasi sicuro che i soldi provenissero dalla società del Treviso». Sull'altra partita è anche più preciso quando racconta che lui e Stellini in un primo tempo avevano proposto alla squadra di «regalare» la vittoria alla Salernitana. «Lo dicemmo ai ragazzi e loro ci dissero che senza soldi avrebbero giocato per vincere. La mattina del sabato si sbloccò tutto. Per De Vezze e Guberti i soldi (150 mila euro) erano pochi». Ma sempre esclude che l'allenatore (Conte per entrambe le partite) fosse informato delle combines.
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SCOMMESSE: OGGI IL PORTIERE DEL TORO DAVANTI AL PM PALAZZI
Si stringe il cerchio sul caso Bari
Gillet prova a parare i sospetti
II belga confermerà la sua linea difensiva: «Mai partecipato ad alcun accordo»
Nessun ex compagno lo ricorda presente agli incontri per spartire il denaro delle combine
Gugliemo Buccheri - La Stampa - 21-02-2013
GUGLIELMO BUCCHERI ROMA Il Bari della stagione 2007/08 e di quella successiva ha cominciato a sfilare, da ieri, davanti agli uomini del procuratore federale Stefano Palazzi. Il motivo parte da lontano ed è racchiuso negli atti di chiusura indagine per le partite di serie B Bari-Treviso (0-1, 11 maggio 2008) e Salernitana-Bari (3-2, 23 maggio dell'anno dopo) inviati lo scorso 7 gennaio dalla procura della Repubblica del capoluogo pugliese a Roma. Per i pubblici ministeri baresi le due partite sono state truccate con giro di denaro, per il pm del pallone Palazzi il lavoro comincia in queste ore. Oggi nel nuovo palazzo di giustizia della Federcalcio sarà Jean Francois Gillet a rispondere alle domande degli inquirenti federali. Il portiere granata è sempre stato molto chiaro. «Non ho mai preso un euro perché non ho mai partecipato ad alcun accordo, riunione o incontro per combinare le partite», è stato, in sintesi il pensiero consegnato da Gillet nel suo interrogatorio ai pm baresi. E sarà quanto il granata dirà questo pomeriggio - l'audizione è in agenda per le 15- al pool di Palazzi. Nessun giocatore del Bari finito nel tritacarne del calcioscommesse, nei suoi interrogatori in sede di giustizia penale, ha mai raccontato di aver visto Gillet fisicamente presente in occasione, ad esempio, della spartizione dei soldi a casa di Marco Esposito, come ricompensa per la combine realizzata. Qualcuno, rispondendo ai pubblici ministeri, ha ipotizzato che in quello spogliatoio tutti sapessero delle intese raggiunte per perdere le due partite dei rispettivi campionati. Questa circostanza, se dal punto di vista della giustizia ordinaria non configura alcun tipo di reato, per la giustizia sportiva apre la riflessione sull'omessa denuncia: il lavoro del pool di Palazzi dovrà distinguere fra chi potrebbe subire un processo (sportivo) per aver programmato e, poi, partecipato all'illecito e chi soltanto per non aver denunciato i fatti. Le prime audizioni sul cosiddetto filone Bari-bis si concluderanno giovedì prossimo. Poi, spazio ad altre convocazioni per tutto il mese di marzo. E il processo? Per la partita Bari-Treviso del maggio di cinque stagioni fa incombe la prescrizione, così il procedimento di primo grado davanti ai giudici della Commissione Disciplinare potrebbe svolgersi poco prima dell'estate
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l'intervento
IL NOSTRO SPORT NON POTEVA ANDARE IN MANI MIGLIORI
di Aurelio De Laurentiis•
Corsport- 20-02-2013
Voglio rivolgere, anche a nome di tutto il Calcio Napoli, i migliori auguri a Giovanni Malagò, nuovo Presidente del Coni, la carica più importante e prestigiosa dello sport italiano. Un'elezione che mi riempie di gioia. Giovanni saprà portare una ventata di innovazione nel mondo dello sport, che ha bisogno di restare al passo con i tempi. Oltre ad essere da sempre un suo sostenitore per le sue qualità professionali, io sono soprattutto un grande amico di Giovanni e credo che l'organizzazione dello sport italiano non potesse andare in mani migliori.
* presidente del Napoli
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LA SCELTA DEL CONI IL «ROTTAMATORE» ALLA ROMANA
di PIERLUIGI BATTISTA - CorSera -20-02-2013
A Ostia giace ancora, incompiuta e fatiscente, la piscina che non è mai stata usata nei Mondiali di nuoto perché non è della lunghezza regolamentare per svolgervi le gare. Qualcuno, nelle cene elettorali, ha forse mai chiesto a Giovanni Malagò, neopresidente del Coni, quanti soldi pubblici sono stati buttati via per una megaopera inutile? Non per richiamare vicende giudiziarie, perché quelle sono di pertinenza della magistratura, ma per capire come sono state fatte male e sciattamente le cose, e se dunque gli organizzatori, tutti, indistintamente, di quei Mondiali hanno davvero le credenziali giuste, il curriculum giusto, per dirigere un meccanismo complesso come il Comitato olimpico. Ma quella domanda non è mai stata fatta.
Perché nel sistema di relazioni in cui tutti si conoscono, in cui tutti frequentano gli stessi circoli sportivi, nel sistema in cui Malagò miete consensi e amicizie, certi ricordi sgradevoli vanno accantonati. E un pezzo di una Roma potente e trasversale, in cui tutti si relazionano con tutti, in cui la destra scolora nella sinistra e la sinistra stinge nella destra, in un immenso centro in cui ogni colore viene sbiancato per mantenere inalterata una disponibilità universale. Un pezzo di Roma in cui non importa l'indirizzo della giunta che guida il Comune, perché comunque qualche accordo si trova sempre. E la Roma della continuità, dell'eterno ritorno degli amici degli amici, e davvero fa un po' sorridere che Malagò parli di «rottamazione», come se davvero la questione fosse di generazione, e non di metodi, di filosofie gestionali, di cordialità inscalfibili, di equidistanze e equivicinanze. Che cos'è esattamente che Giovanni Malagò, appena arrivato ai vertici del Coni, al termine di un defatigante tour di cene elettorali, vorrebbe «rottamare»? Si spera che si voglia « rottamare» con l'abitudine di invocare grandi e grandissimi eventi sportivi per stravolgere la città, immergerla nel colossale per non far ricordare ogni manutenzione fallita, ogni buca non ricoperta, ogni opera pubblica gettata alle ortiche come la piscina dei Mondiali di nuoto. Si spera, ma non sarà così. E allora, come sarà? Basta solo un po' dl spigliatezza di immagine, un' aria giovanile e dinamica per paragonarsi al «rotta-matore» delle incrostazioni del passato?
Ancora una volta, invece, le «nomine di relazione» hanno avuto il sopravvento.Il solito iter di intrecci, di combinazioni amicali. Gli incontri sul fiume, la Roma «che conta», i rapporti che è meglio non rovinare. E poi le cariche, gli incarichi, le commesse, le onorificenze. La solita Roma che non cambia mai anche se cambiano le contingenze politiche. Lo sport, in questo contesto, conta moltissimo. Non per il gesto agonistico in sé, naturalmente, ma per la creazione di eventi che siano anche una vetrina, uno specchio, un palcoscenico. Questa è la logica che sembra infrangibile, invulnerabile a ogni richiamo di vera «rottamazione». Sempre lo stesso copione. Il copione che fa rima con relazione.
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Sport e potere
L'Aniene, ecco il regno di Megalò
Una lista interminabile di amici: l'epicentro è il circolo romano
BUEN RITIRO A Sabaudia cé sempre una stanza pronta per Verdone e Tornatore
Maria Corbi - La Stampa -20-02-2013
Giovanni Malagò, o Megalò, soprannome meritato sul campo, anche se, accanto all'ambizione, nella sua ascesa, c'è una buona dose di savoir faire, di amicizie giuste e di fortuna. E uno di quelli che come Carla Bruni (per citare la Litizzetto a Sanremo) quando pesta una cacca sotto ci trova un tartufo. Inizia bene, con un ricco papa, Vincenzo, concessionario di auto di lusso e mamma Luisa, cubana, nipote di Piero Cam-pilli, ministro dc. Inizia a tessere rapporti al San Giuseppe De Merode, la scuola «bene» della capitale. Il ragazzo è bello, un seduttore, collezionista di belle ragazze tanto da essere chiamato il Porfirio Rubirosa dei Parioli. Adesso è il Coni, ma nel suo curriculum c'è una distesa infinita di cariche, onorifiche e non, nei consigli di amministrazione delle Banche, nell'organizzazione di grandi eventi sportivi (vedi mondiali di nuoto), nel cda di Air One e della Fondazione Cinema per Roma. Anche se non esiste poltrona più potente di quella del presidente del circolo Canottiere Aniene su cui Malagò siede saldamente da anni. E per spiegare Roma e il suo bosco e sottobosco di potere e relazioni basterebbe passare qualche giorno in questo circolo sulle sponde del Tevere che ha portato alle Olimpiadi 19 atleti. Giovannino (per gli amici) ne è il monarca assoluto. Tra una vogata sul fiume e una nuotata in piscina, passando per il Ristorante, manager, imprenditori e politici si scambiano notizie e cortesie. Nel week end del ballottaggio tra Ber-sani e Renzi si stava svolgendo a Roma un'elezione ben più importante: quella dei nuovi soci del circolo Aniene. I soci dovevano votare per 4 new entry tra cui l'economista Paolo Savona presentato da Piergiorgio Romiti; e il viceministro del Lavoro, Michel Martora, presentato da Augusto Santacatterina (un alto funzionario del Quirinale). All'Aniene convivono le due passioni di Malagò, lo sport e il potere. Campioni olimpici come la Pellegrini e la Idem, accanto a imprenditori, politici, giornalisti. Come ha confidato a Claudio Cerasa: «qui si mangia, si beve, si gioca a tennis, si fuma un sigaro, si parla, non so, della Roma calcio, dell'Alitalia, scattano i meccanismi di complicità, si risolvono i problemi e si concludono accordi. Sarebbe stupido nasconderlo». La lista degli amici di Malagò è lunga e soprattutto trasversale. Si narra che alla sua festa per i 50 anni, il 13 marzo del 2009 alla Casina Valadier gli ospiti siano stati fatti accomodare nei due piani a seconda della loro appartenenza politica. Una lista di amici che mescola spettacolo, politica, affari nobiltà e anche il gruppo romano per eccellenza, quello dei «generoni». C'erano Fiorello con la moglie Susanna, il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ma anche il suo predecessore, Walter Veltroni. Totti e Ilary, ma anche i Rutelli, le Geronzi sister, Corrado Passera e Luca Monte-zemolo. C'era Polissena di Bagno (moglie di Malagò da giovanissima, oggi la signora Carlo Perrone, editore). E Lucrezia Lante della Rovere, madre delle sue due gemelle. Molte le fidanzate famose (Claudia Gerini, Monica Bellucci, si narra anche di Carla Bruni). Poi ci sono le «amiche e basta», Ilaria D'Amico e Isabella Ferrari, che passano l'estate nella villa sulle Dune di Sabaudia, il suo buen retiro, dove (dice) di staccare con la mondanità. C'è sempre una camera riservata a Enrico Lucherini, ma anche a Carlo Verdone e Giuseppe Tornatore. Perchè anche il concetto di mondanità nel sistema Malagò è relativo.
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l'Editoriale
Coni: Giovannino I
una svolta epocale per lo sport italiano
ANDREA MONTI I n attesa che il Conclave dia alla cristianità un nuovo Papa e il popolo sovrano un governo all'Italia, da ieri a Roma qualcosa è già cambiato. Al Foro Italico, il Vaticano dello sport, cade fragorosamente il muro di continuità liturgica, burocratica e amministrativa eretto da Giulio Onesti nel dopoguerra e puntellato da tredici anni cli petruccismo. L'elezione di Giovanni Malagò alla presidenza del Coni è più di un ribaltone. E' una svolta epocale per lo sport italiano. Quanto efficace e innovativa lo scopriremo vivendo. Ma intanto nella cronaca del trionfo di Giovannino I sull'ex segretario generale Lello Pagnozzi, consumato a sorpresa dei più (ma non di chi conoscesse la determinazione dello sfidante), si può leggere qualche buon auspicio.
Lo scatto verso le figlie Ludovica e Vittoria ci ricorda che Malagò ha anche un passato da atleta, ama e frequenta la materia dall'interno. Le prime parole rivolte allo sconfitto -«è più facile vincere che perdere: voglio fare un abbraccio a Lello»-denotano un tratto di stile e di sportività che gli saranno utili in futuro. Il discorso che ha pronunciato prima dello scrutinio, meno di sette minuti incentrati sul cambiamento, la collegialità e il coraggio, è apparso nello stesso tempo alto e concreto. Per onestà va detto che prima di lui il Coni non è stato certo un ente inutile, ha portato risultati e ha saputo preservare, pur con qualche compromesso, l'autonomia dello sport. Ma questo è l'antico testamento e oggi non basta più. C'è bisogno di innovazioni radicali per reggere la sfida dei tempi. E su questa esigenza profonda, più ancora che sugli affascinanti intrighi di cui Ruggiero Palombo dà conto a pagina 28, s'è giocata la partita. All'usato sicuro rappresentato da Pagnozzi, la maggioranza dei 76 grandi elettori ha preferito la novità, insicura per definizione, ma assai più attraente.
Giovannino I ha la sua diocesi nel prestigiosissimo Circolo Canottieri Aniene, la società sportiva privata che porta il maggior numero di atleti alle Olimpiadi. Che sia un buon dirigente lo prova il successo della sua campagna elettorale, una corsa in salita in cui i book-maker gli accreditavano pochissime possibilità. E' stato presidente del comitato organizzatore dei Mondiali di nuoto 2009 e degli Europei di pallavolo 2005 e al Coni non è esattamente una faccia nuova visto che è membro della Giunta esecutiva a periodi alterni dal 2001. Ha una squadra di tutto rispetto, come dimostra il quasi plebiscito ottenuto dal vicepresidente esecutivo Franco Chimenti, uomo energico e notevole testa politica. E' un imprenditore di successo e pure un gran piacione capace di vendere Ferrari con una certa sobrietà. La sua concezione dello sport ruota attorno a due polarità, una alta e una bassa. L'abitudine a trattare con gli sponsor e a mobilitare le energie del settore privato lo porta a promuovere per gli atleti di vertice un modello alternativo rispetto a quello dei gruppi sportivi militari, più vicino al professionismo di stampo americano. L'attenzione che il suo programma presta allo sport attivo e alla scuola sono una buona premessa per il rafforzamento dell'attività di base. Tutto bello. Si farà? Certo, l'investitura è forte, ma altrettanto forti sono gli ostacoli che rischiano di trasformare il vincitore in una lame duck, in un'anatra zoppa. Seppure di ragguardevole dimensione. Malagò, e forse anche questo è un segnale, vola sulle ali di un' inedita intesa bipartisan. Lo hanno sospinto Gianni Letta, suo grande elettore e cardinale camerlengo del centrodestra, e Josefa Idem, sua amica e ministro dello sport in pectore in un potenziale governo Bersani. Il problema è che il numero uno del Coni ha sì il potere di decidere come debbono essere spesi i 400 e passa milioni che lo Stato gli affida ogni anno. Ma presiede di fatto una scatola vuota. Tutto il personale e gli impianti sono gestiti da un'altra società, la Coni Servizi, controllata dal Ministero dell'Economia. E qui sta la vera beffa perché fino a giugno del 2014, salvo ribaltoni, questo simpatico moloch sarà presieduto e amministrato - indovinate un po' - da Gianni Petrucci e Lello Pagnozzi. Il rischio della paralisi è evidente soprattutto dopo una campagna elettorale ruvida dove qualche colpo sotto la cintura è sfuggito ad entrambi. Eppure Malagò, che ha le sue irruenze, è un uomo positivo e non vendicativo. E Pagnozzi ha una notevole carriera dirigenziale benedetta dal dono della mediazione. Scesa la.polvere della battaglia, urge un compromesso onorevole e, se possibile, trasparente. Lo sport italiano è patrimonio di tutti noi: non può aspettare né vivere di buone intenzioni. Auguri, presidente
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CALCIOSCOMMESSEAl via il filone di Bari-bis
Esposito apre le audizioni
cen - Gasport -20-02-2013
BARI - Partenza con il «botto» per le audizioni sul filone bis di Bari: oggi gli 007 di Stefano Palazzi sentiranno Marco Esposito, uno dei principali «pentiti» dell'inchiesta svolta dalla Procura di Bari.
Combine Le indagini sul calcio-scommesse hanno portato, secondo i magistrati, a scoprire almeno due combine della squadra pugliese: le sconfitte contro Treviso (0-1, maggio 2008) e Salernitana (3-2, maggio 2009). Su altre sfide gli inquirenti stanno cercando altre prove. Esposito ha cambiato strategia dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere: al pm Angelillis ha raccontato molti particolari, come la spartizione dei soldi tra i vari giocatori (sono più di 20 gli indagati per frode sportiva) eseguita proprio dall'ex difensore. L'inchiesta era partita dopo le rivelazioni di Andrea Masiello e Vittorio Micolucci, Molti i riscontri trovati grazie anche alla collaborazione di diversi calciatori, come Lanzafame e Stellini. È praticamente scontato che Esposito a Palazzi confermi (o addirittura Io arricchisca) il racconto fatto a Bari: l'audizione potrebbe quindi durare ore. Domani toccherà a Gillet (portiere del Torino), poi lunedì prossimo sarà la volta di Gazzi (Torino) e Belmonte (Siena). Gli interrogatori proseguiranno fino a metà marzo: con il rischio prescrizione per Bari-Treviso, i deferimenti entro aprile.
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Malagò ha ribaltato lo sport, ora saprà rinnovarlo?Aligi Pontani - Tempo Scaduto - repubblica.it - 19-02-2013
"Con Malagò ha prevalso il vento di cambiamento". Ci vorrà un po’ per capire se è vero, vedremo, diciamo che avere come padrini più o meno occulti Letta e Pescante non aiuta in partenza. Ma è già parecchio indicativo, per capire la portata di quanto accaduto al Coni, che il commento a caldo sul risultato appartenga a Giancarlo Abete, uno dei principali sostenitori dello sconfitto Raffaele Pagnozzi. Per lui ha vinto la temibile tentazione di cambiare e ha perso la rassicurante voglia di conservare: avvolgente, narcotizzante e, soprattutto, eterna.
Che Malagò sarà un bravo capo dello sport italiano è tutto da vedere. Ha davanti un lavoro spaventoso, nascosto dal muro di cartapesta dei medaglieri olimpici, che non è però più stato sufficiente ad arginare l’onda alta del malcontento. I problemi sono così tanti che si fatica a metterli in ordine di importanza: pratica sportiva da bassifondi delle classifiche europee, abbandono precoce dell’agonismo, impiantistica sportiva da terzo mondo, scuola assente, prostrazione dei tecnici, burocrazia debordante, risorse in calo e comunque sempre e interamente garantite dallo Stato, scarsa trasparenza nella gestione di alcune federazioni, giustizia sportiva da rifare, doping, scommesse, legge sul professionismo eccetera eccetera. Malagò non ha ancora 54 anni e già una vita di cariche alle spalle, alcune operative, altre molto rappresentative. Ha fatto il manager e tale si sente con ragionevole orgoglio. E da manager vuole gestire un pezzo d’Italia che fino ad oggi è stato un’isola molto particolare nel grande mare del sistema pubblico, finanziata prima dal Totocalcio, poi direttamente dai Governi, mantenendo una sua autonomia spesso più apparente che sostanziale dalla politica. Il Coni garantiva medaglie con cui fare bello il Paese e posti nelle federazioni e in cambio non si dava troppo fastidio alla sua intoccabile nomenclatura, spesso con tessera di partito in tasca.
Per decenni è andata così, fino ad oggi. Basti pensare ai dati delle ultime elezioni delle federazioni: solo in 4 su 45 il candidato sfidante ha battuto il presidente uscente, tanto per chiarire quanto facile sia, per chi prende il potere, conservarlo più o meno per sempre. Ora arriva Malagò, che ha ribaltato il tavolo, mandato a carte all’aria il disegno ereditario di Petrucci, schiaffeggiato i potentati delle federazioni più grandi (calcio, ciclismo, nuoto, paralimpico) brandendo l’arma del rinnovamento. Ha presentato un programma ambizioso, molto, dal coinvolgimento dei privati alla trasformazione totale del rapporto con la scuola. Ha preso i voti, e adesso non importa neppure più tanto il come: se abbiano contato di più le sue infinite conoscenze o la sua capacità di coinvolgere e convincere un mondo cristallizzato e impaurito dalla crisi. Avrà parecchia gente contro, qualcuno anche all’interno della sua Giunta, dove sono entrate assai simbolicamente la Sensini e la May, giovani, belle, piene di voglia di fare. Due donne, pensate. In un mondo profondamente e senilmente maschile: una sola presidente di federazione (sempre su 45) e 6 membri del consiglio nazionale elettivo su 76. "La mia parola d’ordine nella vita è coraggio", ha detto Malagò prima della votazione che gli ha consegnato lo sport italiano. Adesso dovrà averne molto e spenderlo bene. Se tra quattro anni l’Italia avrà qualche medaglia in meno ma tanti impianti, tanti bambini e tanti ragazzi che fanno sport in più, beh: ne sarà valsa la pena.
(19 febbraio 2013)
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Detto dopoE' il calcio degli scandali a singhiozzo
Tony Damascelli - il Giornale - 19-02-2013
Che Paese è diventato il Nostro? Che Paese è quello che chiede se i napoletani sono riconoscibili dall'odore e scoppia, giustamente il finimondo; quello che se Marchisio mormora che gli sta antipatico il Napoli, riscoppia un altro scandalo; quello che se al calciatore del Napoli Hamsik viene puntata una pistola in faccia, da tre, dico tre figuri a bordo di uno scooter dopo avere spaccato il finestrino dell'automobile a bordo della quale lo slovacco era in coda all'uscita dello stadio e rapinato l'orologio di marca, senza però che nessuno gridi vergogna, miserabili, delinquenti? Che Italia è quella che se i cori riguardano Balotelli scatta la multa ma se sono riferiti ai morti dell'Heysel allora tutti zitti? Che Paese è quello che va a votare il capo supremo dello sport, il presidente del Coni, senza che gliene freghi niente a nessuno? Che Italia è quella dove un presidente è in galera e i tifosi lo celebrano davanti al carcere? Non mi fermo. Che Italia è quella dove i procuratori che fanno tendenza non versano le tasse all'Erario ma in nazioni estere? Che Paese è quello dove gli stadi e i terreni di gioco sono diventati i peggiori di Europa dopo essere stati, per anni, i migliori del continente? E, infine, che Paese è quello che, per l'appunto, offre l'immagine di impianti deserti in serie A e in serie B? La crisi? Forse abbiamo l'esclusiva della crisi, perché i numeri di Germania, Inghilterra, Spagna, danno indicazioni differenti. L'affluenza nei nostri stadi oscilla intorno al 54%, per salire al 75 in Germania, al 92 in Spagna, al 95 in Inghilterra. Sono dati che risalgono a due stagioni fa. Forse qualcosa è migliorato? Faccia un passo in avanti chi ha il coraggio di affermarlo. Comunque giovedì c'è l'euroleague e domenica il derby. Il bello deve ancora cominciare. Non è vero?
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Cambia il Coni perché nulla cambiGianfrancesco Turano - Ragù di capra - espresso.it - 19-02-2013
La geometrica potenza del circolo Canottieri Aniene arriva dove nessuno credeva possibile. La congiunzione astrale tra Luca Cordero di Montezemolo e Gianni Letta ha provocato il cataclisma definitivo nel mondo quieto e pacifico dello sport italiano, dedito a medaglie e scandaletti durante il Ventennio di Gianni Petrucci.
Giovanni Malagò, presidente dell’Aniene, concessionario d’auto e splendido cinquantenne, ha sconfitto a sorpresa i petrucciani rappresentati dal delfino Lello Pagnozzi, in ticket con l’ex commissario straordinario della Figc post-Calciopoli, Luca Pancalli.
Appena ieri, dai quartieri generali dell’ormai ex segretario generale del Coni trapelava il seguente pronostico: noi 50, Malagò 26. Piuttosto il contrario. Il bello dello sport è l’imprevidibilità. Almeno dello sport praticato. Lo sport politico in Italia, fin dai tempi del Giulio Onesti-Giulio Andreotti, è sempre stato all’insegna del manzoniano “sopire, troncare”. Poche scosse e vietato parlare al manovratore.
Allora come mai ha vinto Malagò? Le voci che corrono tra le federazioni sportive parlano di un Gianni Letta, sempre lui e ancora lui, che abbandona Pagnozzi in dirittura d’arrivo. I più maligni sussurrano che lo stesso Petrucci, rassicurato dal suo buen retiro alla guida della Federbasket, sarebbe stato troppo tiepido nel sostenere il suo pupillo. Né hanno giovato i Giochi di Londra, mediocri nei risultati e macchiati dalla positività di un atleta di punta come il maratoneta Alex Schwazer.
Allora si cambia, Gattopardo (nel senso del libro) alla mano.
La grande Josefa Idem, otto volte alle Olimpiadi e futura parlamentare Pd, ha dato il benvenuto a Malagò come innovatore e persona capace. La signora ha un delizioso modo teutonico di interpretare la politica. Sulle capacità di Malagò, infatti, nessun dubbio. Sulla carica innovatrice di un pariolino benedicente a destra e a sinistra secondo i flussi elettorali sarà meglio giudicare tra qualche mese. A meno che il trasversalismo sistematico non significhi di per sé innovazione. Se è così, l’Italia è il paese più innovativo del mondo.
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Fischio finaleSpinte e trattenute: in Europa non si può
Paolo Casarin - CorSera - 18-02-2013
rizzoli arbitra Fiorentina-Inter per confermare la buona fama e cercare la migliore condizione anche per la fase finale delle Coppe. Rizzoli entra subito in partita, a suo modo: dialogo diffuso con i calciatori che non gli impedisce di far rispettare le regole come nel caso del giallo a Pizarro. Anche Rocchi, con l'arbitraggio di Roma-Juventus, ha confermato uno stato di sicurezza ed equilibrio tecnico apprezzabile.
Sorprende la contestazione della Juve per la mancata battuta del calcio d'angolo alla fine del tempo di recupero: il momento del fischio finale spettava al solo Rocchi e al suo orologio. Solo all'estero gli arbitri, talvolta, permettono la conclusione del gioco. Semmai a ogni arbitro, in Italia e all'estero, non spetta dare informazioni ai calciatori sulla fine della partita, soprattutto negli ultimi secondi e in corrispondenza di una fase importante di gioco. Dire che mancano pochi secondi equivale a illudere la squadra che sta per battere il corner che, comunque, il corner verrà battuto.
Rimanendo nel confronto con il calcio europeo sarebbe interessante, ma impossibile, vedere che sorte sarebbe toccata a De Rossi per l'intervento intimidatorio, oltre che falloso, su Lichtsteiner. Nella partita di Europa League contro il Borussia, la Lazio ha subito 3 rigori, 2 dei quali per trattenute in area di rigore. Ogni squadra italiana ancora coinvolta nelle competizioni dell'Uefa, deve ricordare che all'estero la tolleranza per questo tipo di «gioco» in area è molto meno accettata.
Il terzo big dei fischietti internazionali, Paolo Tagliavento, ha ben diretto Chievo-Palermo, con autorevolezza e serenità; nessun dubbio che il fallo di mano del rosanero Garcia meritasse il calcio di rigore. Forse Russo, in Catania-Bologna, non ha potuto vedere che Marchese ha respinto un tiro di Motta, stringendo il pallone tra le braccia, per assicurarsene il controllo: era rigore. Si spera che dalla recente riunione tra dirigenti arbitrali, allenatori e capitani, gli arbitri non abbiano tratto la convinzione di dover allargare il concetto di involontarietà nel caso dei contatti dei pallone con la mano-braccio.
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Il puntoIl calendario deve essere uguale per tutti
Una squadra e i suoi limiti anche tattici
Gianni Mura - la Repubblica - 18-02-2013
QUANDO la Juve diventa piccola il Napoli non riesce a diventare grande. E vero che rosicchia un punto (era dietro di 5, ora sono 4), è vero che tra due settimane a Napoli c'è lo scontro diretto, ma i fischi che hanno accolto lo 0-0 con la Samp esprimono tutta la delusione per una grande occasione non sfruttata. Sarà colpa del campo, come hanno detto Cannavaro e Cavani, sarà quel po' d'insicurezza dopo il pesante e difficilmente rimediabile 0-3 di giovedì in Coppa, sarà anche merito della Samp, che sa chiudersi bene e ripartire in velocità e che nel primo tempo ha giocato meglio del Napoli. Però chi ha visto la Juve perdere all'Olimpico dovrebbe giocare con ben diversa aggressività e dal primo minuto, perché la Juve era diminuita nel rendimento, mai tre gol erano a favore, e fuori casa. E quindi lo 0-3 del Napoli non significa la più o meno volontaria rinuncia all'Europa per puntare tutto sul campionato, come alcuni avevano sospettato, ma è la spia di un disagio che la partita di ieri ha ulteriormente sottolineato.
Ora è fin troppo facile parlare di maturità non raggiunta. Non direi, perché partite che valevano quella con la Samp (a Parma, per esempio) il Napoli ha dimostrato di saperle vincere. Penso piuttosto che si trovi a disagio quando deve fare gol a squadre che sanno chiudersi ma anche ripartire. La banda-Mazzarri dà il meglio in spazi larghi, ha un contropiede micidiale. Quando gli spazi sono stretti serve più precisione nel tocco, qualche dribbling vincente (ci ha provato Insigne, senza incidere) o qualche tiro da lontano: palo di Hamsik, che s'è svegliato tardi, ma non è un buon motivo per minacciarlo con una pistola e levargli l'orologio, com'èaccaduto ieri sera.
IN SOSTANZA, negli spazi stretti servirebbe una tecnica che il Napoli non ha, se non in alcuni elementi. Si sono viste due facce della squadra: tesa, preoccupata, quasi rattrappita nel primo tempo, arrembante ma con poca lucidità nel secondo, con un crescendo nell'ultimo quarto d'ora che fa escludere un calo fisico ma fa emergere la voglia iniziale di non sprecare energie. Irriconoscibile il centrocampo sia negl i esterni che nei centrali.
Finché assistiamo al "ciapanò" e pur tenendo conto della brutta Juve vista sabato, prende corpo la sensazione che lo scudetto possa perderlo solo la Juve. Certi alti e bassi non si spiegano soltanto con gli impegni europei, che pure hanno il loro peso. Con l'Europa di mezzo, ricordo stagioni in cui si giocava sul ritmo domenica-mercoledìdomenica e con rose di 16/18 giocatori, non dieci in più. Se le alternative per il famoso turn-overci sono, si usino, ma sapendo che è più facile sbagliare. Fondamentale che la Lega sia trasparente sul calendario. Se è giusto chiedere protezione per tutte le squadre impegnate in Europa, non si capisce perché il Milan abbia giocato venerdì, quando riceverà il Barcellona mercoledì, e la Juve sabato con la Fiorentina e martedì a Glasgow. Nessuna delle squadre impegnate in Europa ha vinto. Oggi tocca alla Lazio, a Siena.
La Juve, forse memore della molle Roma dell'andata, ha fatto una partita contemplativa, aspettando che piovesse un gol cui è andata vicino solo con una punizione di Pirlo, e trovandosi sguarnita quando la Roma ha alzato il ritmo nel secondo tempo, il contrario di quanto faceva con Zeman. Monumentale Totti, non solo per il gol ma perla dedizione e l'utilità. Serata quasi perfetta: quasi perché poteva risparmiarsi il calcio a Pirlo.
Una mattanza più che una partita a Firenze tra due squadre senza una punta vera, ma i viola con tre registi e l'Inter nessuno. Jovetic e Ljajic non si sono mai divertiti tanto, mentre l'Inter può ringraziare Handanovic se il punteggio non è ancora più pesante. L'infortunio a Milito è un colpo durissimo alle residue ambizioni dell'Inter: un punto in sette trasferte è bilancio da retrocessione. Due citazioni positive per due all'esordio in A: Maran salva il Catania con quasi tre mesi d'anticipo, Sau (10 gol di cui 8 fuori casa) sta salvando il Cagliari.
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Tutta colpa di... SanremoL'anticipo che ha fatto infuriare Conte legato alla guerra di audience con il Festival
Juve-Celtic meno invasivo: venerdì Napoli, domenica il Catania. Come il Milan
FABIO RIVA e STEFANO SCACCHI - Tuttosport - 18-02-2013
E VISTO che Antonio Conte direttore d'orchestra imbufalito ha parlato "di spartiti suonati male e di stonature, mettiamola così: la Juventus, sabato sera; ha.. steccato contro la Roma anche per "colpa" del festival di Sanremo. Spieghiamo... .
PERCHE'?.. Il tecnico a fine gara - e per la verità pure prima, diversi giorni prima - ha molto insistito sul fatto che la squadra sarebbe stata svantaggiata dal fatto di dover tornare in campo, all'Olimpico, a così pochi giorni di distanza dal match giocato a Glasgow contro il Celtic. «Perché non ci hanno fatto giocare domenica? Perché addirittura non lunedì?», si chiedeva, e chiedeva, in conferenza stampa. Ebbene: lunedì (ieri) no, perché "spettava" a una squadra reduce dall'Europa League, giocata al giovedì. Domenica sera neanche, per lo stesso motivo. E domenica pomeriggio? Neppure, per esigenze televisive. Appunto: le televisioni auspicavano che la gara di cartello - Roma-Juve - fosse disputata al sabato sera, in modo da provare a contrastare, senza uscirne malconci in termini di auditel e share, la concorrenza con il Festival della Musica Italiana. La finale che sabato ha incoronato Marco Mengoni è stata seguita da una media di 13 milioni di italiani con il 53.80 per cento di share. Serviva l'appeal dei bianconeri (guarda un po', si pesca da un bacino di 14 milioni di italiani, grossomodo come gli appassionati del Festival) e giallorossi per non impallidtreoi»' tremodo. »
LA JUVE TIRA» Va detto anche, però, a onor di cronaca, che la Juventus non ha mai chiesto ufficialmente di posticipare la gara alla domenica. Probabilmente l'ad Beppe Marotta aveva ben chiare le dinamiche, sapendo anche che negli ultimi due anni è accaduto appena in due occasioni che venissero variati i programmi degli anticipi e posticipi televisivi. Lo stesso Antonio Conte ha spiegato: «La Juventus tira, in gergo televisivo...». Ma va anche detto, sempre a onor di cronaca, che in via Allegri hanno ritenuto "accettabili" le dichiarazioni di Conte, sia pure molto esplicite. Nessun caso diplomatico, anzi. Hanno compreso le ragioni del tecnico, hanno apprezzato il fatto che siano state rese in maniera "civile". Insomma, le hanno accolte come un invito a tenere conto anche di determinate dinamiche, in futuro, per provare a fare meglio. Lo sfogo del tecnico, dunque, lungi dall'essere derubricato come un accampare d'alibi, potrà anche tornare utile per evitare il ripetersi di condizioni così penalizzanti.
LA PROSSIMA La cosa positiva, che rassicura Conte, è che il calendario prevede che la gara di ritorno contro il Celtic di mercoledì 6 marzo possa essere preparata con la dovuta calma. Nonché - visto che teoricamente, diciamo così, non si tratterà di un match proibitivo... - non condizioni la ripresa del campionato. La Juventus, infatti, anticiperò la 27 giornata (niente meno che Napoli-Juventus) a venerdì 1 marzo e disputerà la 28 (Juventus-Catania) domenica alle 15. Scansione perfetta: venerdì, mercoledì, domenica. In sol-doni: tre partite in 10 giorni. E non in 8, come con Fiorentina, Celtic e Roma. La scansione, cioè, con cui il Milan affronta la doppia sfida contro il Barcellona. In questo caso, però, sia nel caso della gara d'andata, questa settimana, sia in quella di ritorno (martedì 12 Marzo): f rossoneri anticiperanno a venerdì 8 il match col Genoa e ospiteranno il Palermo la domenica successiva. Ultimo domandone: perché loro due volte e la Juventus una volta sola? Combinazione... Ma la risposta pare essere oggettiva: la Juventus non ha potuto anticipare la gara contro la Fiorentina per via della sosta delle amichevoli delle Nazionali. I bianconeri sono tornati tra mercoledì e giovedì. In questo caso Sanremo non c'entra.
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
in Calciopoli (Farsopoli)
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