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  1. Roberto Ranieri Nome: Roberto Ranieri Nato a: Treviglio, il 29 aprile 1997 Nazionalità: Italiana Passaporto: comunitario Altezza: 1,70 cm Peso: - Piede: destro Ruolo: centrocampista centrale Club: Atalanta Scadenza contratto: - Profilo by chrim10: Questa che segue non è una scheda normale. Abbiamo deciso di farla insieme al diretto interessato, attraverso una simpatica chiacchierata dove il prescelto ci racconterà tutto quel che serve per una descrizione tecnico-tattica. Il prescelto è Roberto Ranieri, da Treviglio, giovane talento (n. 10 di maglia) della primavera dell’Atalanta, che naturalmente ringraziamo per la disponibilità dimostrata. Il ragazzo l’abbiamo visionato recentemente, nella partita giocata a Zingonia, contro il Milan (persa per 3-1, su un campo invero pesante, per fitta pioggia). Ranieri giocava inizialmente come intermedio destro, in un centrocampo a 3. E’ un brevilineo (1.70), ma - come sosteniamo da sempre - l’aspetto fisico non conta se hai doti tecniche e mentali di ottimo livello. L’essere brevilineo lo agevola nella corsa e nella reattività, difatti una delle sue caratteristiche precipue è il dinamismo. Dal punto di vista tattico, notiamo sia una grande attenzione in fase difensiva (si vede subito la predisposizione al sacrificio, che lo aiuta anche in situazioni di pericolo: notevole, infatti, è la capacità di tenere strette le linee, dando così equilibrio tattico, come poi ci conferma lui stesso nella “chiacchierata” che segue), e sia una buona efficacia per quella offensiva: bene nell’aggressione dello spazio, e nella verticalizzazione, e ottimo nel palleggio. Del resto la tecnica, come detto sopra, è una delle armi di Ranieri, che, peraltro - come ci dirà poi - nasce mediano sopra la difesa. L’altra caratteristica peculiare di Ranieri è la duttilità. Mister Bonacina, infatti, conoscendo le indubbie qualità del ragazzo, nella ripresa, contro il Milan, l’ha abbassato sulla linea dei difensori (a 4), come terzino destro. Ruolo in cui si è disimpegnato con sagacia e personalità. Veniamo ora alla chiacchierata con Roberto: Roberto, che percorso hai fatto prima di arrivare all’Atalanta? Hai dei ricordi particolari? «Ho iniziato a giocare a tre anni nella squadra del paese, nell'Acos Treviglio, grazie a mio papà che conosceva l'ambiente e mi ha inserito lì. Giocavo con ragazzi più grandi di me di due o tre anni. Mi ricordo che durante una partita mi misi a raccogliere le margherite per il campo ma appena vidi passare la palla la rincorsi e feci gol. L'allenatore entrò in campo e mi diede dei baci sulle guance e io mi misi a piangere e decisi di non giocare più per quel motivo. Dopo qualche anno ripresi a giocare sempre con la stessa società ma dopo 1 annetto cambiai squadra e andai alla Tritium – società di Trezzo d’Adda, n.d.r. - dove passai 2 anni bellissimi e a 10 anni arrivai all'atalanta». Chi ti ha scoperto? Ricordi un episodio particolare del provino? «Mi portó all'Atalanta Stefano Bonaccorso dopo vari provini e ricordo l'emozione di quando il mio allenatore, dopo l'ultimo provino, mi disse che l'Atalanta voleva acquistarmi». C’è una partita, in particolare, che ricordi nelle giovanili dell’Atalanta, esclusa la Primavera? «Giocavo nei giovanissimi nazionali e mi ricordo il rientro in campo dopo 1 anno a causa della rottura del crociato posteriore in un torneo a torino contro una squadra locale, avevo 13-14 anni e avere un infortunio così grave perlopiù a quell'età non è stato facile, alcuni dottori mi dissero addirittura che non potevo più giocare a calcio perché sarebbero potuti esserci problemi di crescita, un dottore però mi disse che con delle nuove tecniche non ci sarebbero stati problemi, così mi convisse e mi feci operare». C’è un allenatore in particolare che ricordi con più affetto? Perché? «Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa e a tutti loro ci sono anche affezionato, se proprio devo sceglierne uno scelgo Mister Polistina con cui ho passato due anni (giovanissimi regionali e nazionali) e che ha creduto in me anche dopo la rottura del ginocchio, con lui si era i primi a iniziare e gli ultimi a finire gli allenamenti, si faceva tutto allenamento con la palla, si correva con la palla e si palleggiava anche per 1 ora di fila senza mai interrompersi. Ho un ottimo ricordo di lui». Ti ho visto contro il Milan, nell’ultima partita (persa in casa su un campo pesantissimo), ed inizialmente, mister Bonacina, ti ha piazzato come intermedio destro. Poi nella ripresa ti ha abbassato a terzino destro. Possiamo dire che sei il classico jolly? «Diciamo di si, già dall'inizio dell'anno scorso il mister mi ha provato in più ruoli, mediano, trequartista, interno di centro campo, esterno alto e anche terzino su entrambe le fasce. Sono capace di coprire più ruoli ed è una cosa importantissima anche in prospettiva futura». Domanda d’obbligo: qual è il tuo ruolo vero? In tal senso, che percorso hai avuto nelle giovanili? «Io nasco come mediano, e penso che sia quello il mio ruolo più appropriato. Nelle giovanili ho sempre fatto il mediano e all'occorrenza l'interno di centrocampo». Oltre alla duttilità (che ormai conosciamo), descrivici le tue caratteristiche principali. E dove, secondo te, devi migliorare. «Le mie caratteristiche principali penso siano la tecnica e l'intelligenza tattica, riesco ad equilibrare bene la squadra e a non farla sbilanciare troppo. Devo migliorare fisicamente e mettere su ancora massa muscolare, ma pensò che con il tempo arriverà anche quella». Abbiamo notato che sei tu a calciare le punizioni ed i corner. Ti ispiri a qualcuno, come metodologia? «Ma sinceramente a nessuno in particolare, mi piace molto come calcia Pirlo, quello è ovvio, tutti vorrebbero calciare come lui». Come gioco, a chi ti ispiri? Chi sono i tuoi modelli di riferimento? Credi di somigliare a qualcuno? «Di italiani mi piacciono molto Marco Verratti, Claudio Marchisio, Andrea Pirlo e molti altri, dall'estero osservo Iniesta, Thiago Alcantara, Modric e altri campioni che fanno il mio stesso ruolo. Tra questi citati credo di essere un misto tra Verratti e Marchisio». Hai la numero 10. Ti pesa? Ti senti un 10? «No assolutamente non mi pesa ma non mi rivedo in un 10, mi vedo più come un 8». Sei stato in nazionale? Se si, che ambiente è? «Sono stato convocato per uno stage under 17 negli allievi nazionali ma non mi piaceva molto il clima che c'era lì, c'era troppa aria di sfida e di cercare farsi vedere. Troppa concorrenza che è andata a penalizzare delle prestazioni. È stata comunque un emozione unica indossare la maglia della nazionale». Sei già stato convocato da Reja e quindi avrai avuto modo di allenarti in prima squadra: che allenatore è Reja? Ti ha parlato? E chi ti ha impressionato di più nella rosa della prima squadra? «Sì, sono stato convocato 3 volte da mister Reja, con Palermo, Udinese e Genoa. È un allenatore che pretende il massimo sempre, sia in partita che in allenamento e vuole la massima concentrazione. Cerca sempre di spronarti e tirare fuori il 100% da tutti. Nella rosa della prima squadra tutti i giocatori ti impressionano perché sono tutti giocatori di serie A, uno su tutti Luca Cigarini, per la tecnica e la visione di gioco che ha, anche il Papu Gomez mi ha impressionato moltissimo, riesce ad abbinare velocità e tecnica insieme». C’è un calciatore con cui vorresti giocare un giorno? Ed un allenatore? «Non lo so e non c'ho mai pensato per adesso». Hai un obiettivo particolare, a livello calcistico? «L'obiettivo principale è quello di diventare professionista e il mio sogno sarebbe giocare nella massima serie Italiana, mi piacerebbe anche giocare in Inghilterra un giorno». Raggiunti i limiti di età, preferisci fare esperienza in categorie minori (serie B o altro) per giocare, oppure rimanere in A (a fare panchina)? «Non saprei risponderti, innanzitutto bisogna vedere che intenzione ha la società e poi si deciderà». C’è un talento nelle giovanili (in tutta Italia) sul quale scommetteresti ad occhi chiusi, e perché? «Metterei la mano sul fuoco su Federico Bonazzoli, anche se ormai non fa più parte del settore giovanile e sta facendo esperienza in Serie B a Lanciano. Ha sempre avuto la rabbia che non si vede in molti sotto porta. È il classico bomber che vive per il gol». Come ti porresti di fronte ad una eventuale offerta estera? «Di fronte ad un'offerta estera ci penserei molto a lungo, ma pensò che alla fine accetterei, ci sarebbe il problema della lingua ma quella si impara. Mi è sempre piaciuta l'idea di andare a giocare all'estero, anche perché là non hanno paura a buttare nella mischia un giovane». Grazie Roberto, e ti aspettiamo nella Nostra Sezione su TifosiBianconeri.com «Grazie mille a voi, un abbraccio!». Noi di Tifosibianconeri.com non possiamo far altro che augurare una splendida carriera a Roberto. Abbiamo apprezzato molto la sua disponibilità. Ranieri, prima che un calciatore, è un uomo. Un uomo con la testa sulle spalle, con la mentalità giusta e con l'umiltà di chi conosce i propri pregi ed i propri difetti. Riconoscerli per migliorarsi, sempre. Ciao Roberto. Vola verso il calcio. Te lo meriti. by chrim10
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