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Socrates

Roberto Bettega - Calciatore E Dirigente

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Joined: 04-Apr-2006
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Un'autentica chicca per i tifosi bianconeri con i capelli grigi.

Roberto Bettega e Roberto Boninsegna (che a quei tempi giocava ancora nell'Inter ma che sarebbe passato anche lui alla Juve nel 1976). Sono a Rischiatutto presentato da un grande tifoso della Juventus, Mike Bongiorno.

 

 

Edited by Socrates

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Joined: 04-Apr-2006
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Roberto Bettega compie 74 anni.

Tanti auguri Bobbygol!

 

Roberto Bettega: “Anastasi compagno di campo ma soprattutto di vita”

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Joined: 01-Jun-2005
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Bettega e la sua Juventus: “Quel mio provino a 9 anni e nove mesi”

Bobbygol ha raccontato l’avventura e l’unicità della squadra nel mondo: “Non c’è altro club con la stessa proprietà, gli Agnelli, da oltre un secolo”

Massimo Putzu
05 Marzo 2025
213608385-5f5e9e66-9865-49c9-938a-c50ea5d8f48b.jpg?webp Roberto Bettega con i tifosi ferraristi di Alessandro Pier Guidi  

 

«Il mio gol più bello? Quello di tacco contro il Milan a San Siro. Se non riuscivo, ne avrei avuti contro 80 mila, così ne ho fatto felici almeno la metà». Roberto Bettega è stato uno degli ospiti de «La Stampa è con voi», intervistato dal vice direttore Giuseppe Bottero ed ha ancora una volta mostrato tutta la sua juventinità.

Il provino

Non indossava ovviamente la divisa bianconera, ma un vestito scuro classico, sopra una dolcevita. Ma il bianconero evidentemente ce l’ha cucito a pelle. Da quando, a 9 anni e 9 mesi, come ha raccontato lui stesso, ha fatto il provino allo stadio Combi. «L’ho saputo a una partita, il provino per entrare nei pulcini e pregai mio padre di portarmici. Fino a quel momento avevo solo giocato per strada. Disputammo le classiche partitelle a ranghi ridotti. Alla fine si avvicinò uno dei tecnici e mi disse di chiamare mio padre. Mi avevano preso. Ma quando dissi di avere 9 anni e 9 mesi sbiancò: dovevo averne dieci. “Aspettate”, disse. Andò a parlare con i dirigenti e poi tornò dicendomi di ripresentarmi a gennaio».

 

"La mia Juve”

Da lì cominciò l’avventura di Bettega alla Juventus, facendo tutta la trafila nel settore giovanile sino alla prima squadra con la parentesi di Varese, in B, dove come usava allora, il ragazzo di belle speranze veniva mandato a fare esperienza. La juventinità, si diceva. Traspare anche quando l’intervistatore, juventino, parla di «nostra Juventus». E Bobbygol rettifica, «la mia Juve». Oppure quando contesta il curriculum nella cartellina degli ospiti dell’evento che gli è stata consegnata all’ingresso. «È sbagliato quando si dice che io ho vinto sette scudetti, sono 14 contando anche quelli da dirigente e vice presidente, più una Coppa Campioni e una Intercontinentale». Gli interisti obiettano che gli scudetti siano in realtà dodici.

La Juve della famiglia Agnelli

E poi la Juve della famiglia Agnelli: «È un caso unico al mondo che uno stesso club abbia come proprietà la stessa famiglia per 104 anni. Una continuità che si riverbera anche nei risultati. Magari non si può vincere sempre, ma comunque la squadra è sempre protagonista».

Come sta il calcio italiano

Poi la conversazione si sposta sulle sorti del calcio italiano. «Basta guardare le formazioni delle squadre zeppe di stranieri - dice -. Il calcio è cominciato a cambiare con la legge Bosman, inoltre dopo tre anni di contratto, le società perdono il calciatore a zero. Un atleta su cui magari hai investito per anni. Ai 17 anni (se non prima) arriva poi il procuratore che chiede al club “quanto ci dai” e non “quanto gli dai”. Così alle società conviene comprare giocatori stranieri già pronti. Al contrario ci sono pochi trasferimenti all’estero di giocatori italiani».

"Forse c’è da cambiare qualcosa”

Chiosa sul calcio che in 120 anni, come regolamento, dimensioni di campo e porte non è mai cambiato. «Forse qualcosa bisognerebbe fare - dice Bobbygol - in oltre un secolo l’uomo si è evoluto, cresciuto in altezza (i portieri per esempio), più forte atleticamente, più preparato fisicamente». Cosa? Alla fine la domanda resta senza risposta.

 
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