
andrea
Tifoso Juventus-
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- Currently Viewing Topic: Addio a Franzo Grande Stevens
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Coppa del mondo per club FIFA 2025 - Le altre partite
andrea replied to Homer_Simpson's topic in Off Juve
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Franzo Grande Stevens - Presidente Onorario
andrea replied to Socrates's topic in Tutti Gli Uomini Della Signora
https://www.dagospia.com/cronache/e-morto-l-avvocato-dell-avvocato-se-ne-95-anni-franzo-grande-stevens-437783 -
Da ragazzino dell’Inter sfidò la Seleçao: «In 20 minuti mi fecero due tunnel». Capitano del grande Verona: «Un mio gol scacciò la crisi e partì l’avventura. Boniperti ci accoglieva tra le coppe» 11 giu 2025 Il debutto internazionale avvenne prima di quello in Serie A. Era un’amichevole, d’accordo, ma di livello extra. Inter-Brasile, 13 aprile 1978. San Siro colmo oltre la misura, festa per i 70 anni del club nerazzurro: invitata di lusso, la «Avevano Zico, Rivelino, Cerezo, Dirceu. Ricordo un terzino sinistro che si piantava sulla linea laterale: guardavo dalla panchina, lo servivano continuamente con un cambio di campo. Bam, stop di petto e giocata. Entro a 20 minuti dalla fine, prendo due tunnel, uno volontario, usato per fare un passaggio. Perdiamo 2-0, una partita così. Ma che giocatori avevano». Roberto Tricella a 66 anni racconta di avere smesso con il lavoro: ha diviso la sua vita a metà. «I primi 33 nel calcio, gli altri nel settore immobiliare, che mi ha aiutato tantissimo per il post carriera. Da gennaio mi sento in pensione. Quando smisi di giocare, potevo restare nel calcio come dirigente nel Verona, ma non si concretizzò in fretta». Vede calcio, è un tifoso di ritorno del Milan, ha appena trascorso un mese di celebrazioni, incontri e ricordi per i 40 anni dello scudetto del Verona, maggio 1985, squadra di cui lui era capitano. ▶ I ricordi belli del passato? «Certo. E se ho un rammarico, è quello di non aver vinto anche la Coppa Italia, nonostante due finali con l’Hellas. E lo stress nell’anno dello scudetto non esisteva. Quando vinci, non può esistere stress, anche se arrivammo alla fine con il braccino. Non fu un miracolo, ma la costruzione di una squadra con innesti giusti anno dopo anno. Io ero arrivato sei anni prima». ▶ Se lo scudetto con l’Hellas è stato il punto più alto, come si passa da ragazzino mandato in provincia alla Juve con cui quasi chiuse la carriera, prima dell’ultimo stop a Bologna? «All’Inter ero chiuso da Bini e da altri liberi. Però all’inizio con Bersellini potevamo vincere lo scudetto, invece lo prese il Milan per grazia ricevuta. Perdevamo troppi punti dopo essere andati in vantaggio, come anche nel famoso derby del 2-2 con doppietta di De Vecchi. Un gol su punizione, uno con un tiro da fuori e ci mandano in ritiro punitivo. Quel giorno compivo 20 anni e dovevo stare in ritiro. All’Inter ho vissuto l’ultimo anno di Mazzola, al Verona l’ultimo di Boninsegna. Lo vedevo già da ragazzino nerazzurro, in allenamento: tiri al volo a ripetizione, un cross e lui colpiva sempre bene. A Verona ci allenava Veneranda: preparazione allucinante, ma Bobo si fermò per non infortunarsi. Nella prima partita, a Cesena, stiamo vincendo con un suo gol. Verso la fine esco dall’area palla al piede, la perdo e quasi pareggiano. Boninsegna parte dall’altra parte del campo per venirmi a sgridare. Non aveva ancora fatto uno scatto così. A 20 anni fai cose che ti sembrano bellissime e invece non sono concrete». Com’era il metodo Bagnoli? «Il calcio è strano: dopo che ci aveva portato in A, perdiamo le prime due partite e si parla di esonero. Alla terza battiamo la Juve, con gol mio e di Fanna, e parte l’avventura. Il calcio è anche semplice. Lui creava la spina dorsale: portiere, centrale difensivo, regista, centravanti grande, più una punta piccola vicina. Poi metteva gli uomini giusti nelle altre posizioni. Diceva che il gioco veniva da sé, senza grandi stravolgimenti. Aveva ragione». ▶ Che differenza c’era tra i silenzi di Bagnoli e quelli di Zoff, suo allenatore alla Juve? «Ho molto rispetto per gli allenatori, devono tenere insieme un gruppo di persone. Zoff era bravo, ma mi sembrava più un selezionatore da nazionale, infatti fece benissimo da ct dell’Italia. Bagnoli invece era un allenatore di tutti i giorni». È vero che lei firmava sempre contratti annuali? «Sì, all’epoca usava così. Un anno, poi se ti fai male sono affari tuoi. Avevamo un’assicurazione privata, ma un crociato significava la fine. Il primo triennale me l’hanno fatto l’anno dopo quello dello scudetto. Infatti poi mi hanno venduto alla Juve». Un giornale titolò: Tricella, lasciare Giulietta e sbagliare signora. Fu così? «No. Stavo bene a Verona, ma se c’era la possibilità di una grande squadra... Prima potevo andare al Napoli, che poi vinse lo scudetto. All’Inter, idem. Alla Juve non è andata benissimo, però prendemmo una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Boniperti ci accoglieva nella stanza dei trofei per farci vedere che lì si doveva vincere, ma lo sapevamo. Ho avuto la fortuna di giocare un anno con Scirea." Cernusco il paese dei tre liberi, si è sempre scritto così. La ripetiamo? «Sì, perché magari qualcuno non la ricorda. E poi non c’è più nemmeno il ruolo, del libero. Siamo di Cernusco io, Scirea e Galbiati, anche se Gai cambiò paese da bambino. Nel mio ruolo io guardavo Baresi e lui. Stiamo parlando di 10 e lode e 10 e lode più. Gai aveva qualcosa in più. Sapeva fare tutto. In difesa, sapeva giocare senza palla, segnava anche diversi gol. Gli arrivava palla da 90 metri e la metteva giù, facendolo sembrare il gesto più semplice del mondo. Scirea faceva apparire normale ciò che è difficile: la sua grandezza». Lei ha giocato 139 partite consecutive: significano niente infortuni e niente falli gravi? «Vuol dire farsi ammonire, ma la squalifica scattava se avevi 4 ammonizioni per la stessa infrazione. Era più facile scapparci, anche se un arbitro, Baldas, mi ammoniva sempre, per proteste. Avevo un brutto vizio, quando protestavo alzavo il dito e non piaceva. Era meglio tenere le mani dietro e dire di tutto». È sempre tifoso del Milan? «Andai all’Inter a 13 anni, ma il mio idolo era Rivera. Nelle giovanili facevo anche il centravanti arretrato, senza mai segnare, ma ne facevo fare. Ci davano la tessera per i distinti a San Siro, potevi entrate indifferentemente con Milan e Inter, io andavo a vedere i rossoneri. Poi quando giochi ti passa, quando ho smesso per più di 20 anni guardavo le mie ex squadre. Fra l’altro, dei miei 11 gol in carriera tre li ho fatti proprio al Milan. Adesso però sento qualcosa dentro quando gioca il Milan. Sono tornato un tifoso come quando ero ragazzino».
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A proposito di diritti tv https://x.com/SandroSca/status/1933147616440926397?t=veoqhgHLlis0oDkN0rZ0wA&s=19
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Vabbè https://x.com/BFC19091/status/1932717184834470074?t=PxYfBkSGWWGKJyK8F18xyw&s=19
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[ Qualificazioni Mondiali 2026 ] Italia-Moldavia
andrea replied to Homer_Simpson's topic in Off Juve
L'idea di Pistocchi https://x.com/pisto_gol/status/1932558390372229357?t=cjxL9Yu8QtuvU4i2zhZ_rg&s=19 -
PER TUDOR SPUNTA CASTRO BALERDI IL PALLINO E PIACE FRATTESI L’argentino del Bologna l’ultima idea per l’attacco, si aggiunge al sogno Gyokeres e a Retegui Caccia agli italiani: sale l’interista. Tavares in fascia Di Filippo Cornacchia TORINO · 11 giu 2025 Un ritocco in difesa, un paio di colpi tra centrocampo e fasce. E soprattutto un nuovo attaccante: l’ultimo nome a stuzzicare la Juventus è Santiago Castro del Bologna. La nuova Signora progetta almeno quattro rinforzi per permettere a Igor Tudor di essere fin da subito competitivo su tutti i fronti. Nessuna smobilitazione, ma innesti mirati per alzare la qualità della rosa e rinforzare lo spessore dello spogliatoio. Non a caso tra le priorità di Comolli, francese cresciuto con il mito della leggenda bianconera Michel Platini, c’è anche quella di dare una spruzzata d’azzurro Italia alla squadra. Da Gyokeres a Castro Comolli presto parlerà con Vlahovic, ma salvo miracolose inversioni a “U” del serbo, l’impressione è che il nuovo direttore generale si troverà nella stessa situazione del predecessore Cristiano Giuntoli: ossia con uno dei migliori giocatori della rosa che non intende rinnovare il contratto in scadenza tra un anno (giugno 2026). In quel caso, la cessione di DV9 diverrebbe inevitabile (continua il pressing del Fenerbahçe di Mourinho) e indispensabile sarebbe l’acquisto di una punta al netto dell’ottimismo sul prestito bis di Randal Kolo Muani, di proprietà del Psg. Tra il sogno Viktor Gyokeres (Sporting) e il capocannoniere dell’ultimo campionato Mateo Retegui (Atalanta), spunta Santiago Castro. Il 20enne argentino – 10 gol e 8 assist nell’ultima stagione – è più che un’idea alla Continassa. La Juventus non si è ancora fatta avanti con il Bologna, ma potrebbe farlo presto. Dipenderà dalle valutazioni e dai vari incastri di mercato. A partire dalla ricca concorrenza araba e inglese per il bomber Gyokeres (54 reti) e per Retegui (28 gol). Castro piace tanto alla Continassa, però farsi aprire la porta dal club emiliano non sarà semplice. E nemmeno scontato. Giugno è il tempo delle valutazioni e delle riflessioni. Non ancora quello degli affondi, soprattutto per la Juventus che punta a rinforzarsi al rientro dal Mondiale per Club negli Usa. Sullo sfondo rimangono Ramos (Psg) e lo svincolato David (ex Lilla), segnalato sempre più freddo. In mezzo Dall’attacco al centrocampo. Comolli e Chiellini, almeno a livello di idee e strategie, vorrebbero piazzare una-due bandierine italiane tra difesa e mediana. La strada per Sandro Tonali, corteggiato nei mesi scorsi dall’ex dt Cristiano Giuntoli, non è chiusa, però pare ogni giorno più in salita: il Newcastle si è qualificato in Champions e non vuole rinunciare all’ex rossonero. Alla Continassa non mollano, ma intanto ripensano a un altro “giovane-vecchio” pallino azzurro: Davide Frattesi dell’Inter. In lista anche Florentino del Benfica. Gli altri Sulla carta, almeno a livello numerico, la difesa non avrebbe bisogno di ritocchi con i rientri degli infortunati Gleison Bremer e Juan Cabal. Eppure qualcosa potrebbe muoversi in uscita, tanto che la Juventus ha messo nel mirino Leonardo Balerdi, pretoriano di Tudor ai tempi del Marsiglia. I francesi non vorrebbero cedere il proprio capitano, almeno per ora, ma i bianconeri proveranno a tentare la squadra di De Zerbi offrendo soldi e uno tra Nico Gonzalez (piace anche in Premier) e Mbangula come contropartite. Nei radar restano i giovani italiani Leoni (Parma) e Comuzzo (Fiorentina), seguiti da tutte le big di Serie A. Le fasce di Tudor verranno rinfrescate: antenne dritte su Nuno Tavares della Lazio, mentre si registra un certo traffico per Miguel Gutierrez del Girona.
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Ovviamente Gravina non ha colpe https://www.dagospia.com/sport/giornalaccio rosa-incalzare-gabriele-gravina-attacca-ranieri-per-all-italia-437453
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Nefandezze mediatiche e antijuventinismo vario
andrea replied to Homer_Simpson's topic in Juventus Forum
https://x.com/capuanogio/status/1932513756367692021?t=5gRneb8J7FaAZ3p4Ja9iDw&s=19 -
Simone Pepe Quattro scudetti con la Juventus In Nazionale 23 gare 10 giu 2025 - di G.B. Olivero Un sorriso non costa nulla, ma non è per questo che ogni giorno Simone Pepe ne regala tanti a chiunque gli sta intorno: «È questione di carattere. E il mio, me lo lasci dire, non lo cambio con nessuno. Pregi e pure difetti, certo. Mi sono trovato bene dappertutto: nord, sud, Sicilia, Sardegna, grandi città, provincia. Sono stato fortunato a fare la vita che volevo. Ho vinto quattro scudetti con la Juve, ho giocato un Mondiale e vissuto tutti i miei sogni. Il buonumore mi ha sempre accompagnato. Sono stato fermo due anni per infortunio, una sofferenza grande, ma non ho mai saltato un giorno di allenamento. Arrivavo a Vinovo, mettevo la tuta, andavo in campo, guardavo gli altri e mi chiedevo cosa potessi fare per rendermi utile, per aiutare i miei compagni a vincere. I cross, i gol e le corse su e giù per la fascia sono importanti, ma poi ci sono altre cose. E allora cercavo di sorridere, di tenere su il morale anche quando si perdeva, di caricare il gruppo. Se mi vedevano lì, e sapevano quanto mi dispiaceva non poter correre con loro, magari avrebbero fatto uno scatto in più per me. Che poi, non saranno mica quelli i problemi della vita no?». ▶E nemmeno crescere nel settore giovanile della Roma e andare via senza una presenza. «Tante panchine con Capello, ma il campo l’ho visto solo da seduto... Però bisogna essere onesti: quella Roma era esagerata, livello troppo alto. Facevano un altro sport rispetto a me». ▶ Centravanti, ala destra, seconda punta, esterno a tutta fascia. Che cosa le piaceva di più? «In C e in B segnavo tanto, ma in A da attaccante non la beccavo mai. La mia fortuna fu cambiare ruolo e allargarmi. E riconosco di essere stato molto bravo a reinventarmi in un ruolo diverso. Accadde a Udine: c’erano sei punte tra cui Di Natale, Quagliarella, Floro Flores. Comincio il ritiro e Pasquale Marino mi dice: “Simone, apprezzo tantissimo l’impegno, vai a 200 all’ora, ma qui non giocherai mai”. Io avevo qualche proposta, ma gli rispondo che sarei rimasto se mi avesse promesso di darmi una chance appena possibile. E così fu. Nelle prime dieci giornate gioco al massimo un’oretta. Poi a Firenze qualcuno è infortunato, qualcun altro non vuole fare l’esterno e tocca a me: faccio un assist a Quagliarella, uno a Di Natale, vinciamo 2-1 e non esco più. Un anno dopo sono in Nazionale». ▶ Com’è stato l’approdo alla Juve? «Improvviso ed emozionante. Finisco il campionato da giocatore dell’Udinese, il 9 giugno firmo con la Juve, sono il primo acquisto dell’era Agnelli e parto subito per il Mondiale con l’Italia. Al ritorno dal Sudafrica mi sono reso conto che la Juve è un mondo a parte: la pressione può devastarti se non sai gestirla. Con Delneri partimmo bene, poi a causa anche di qualche infortunio rallentammo e chiudemmo al settimo posto». ▶ Come fece Conte a cambiare la storia? «Stravolgendo il modo di pensare calcio. Portò un cambiamento totale nel lavoro a livello tattico, fisico, delle conoscenze. Iniziammo in ritiro con il 4-2-4, ma l’arrivo di Vidal lo spinse a modificare il modulo. Ci sono due aspetti in cui Conte non ha rivali: la preparazione della gara e la comunicazione con i giocatori. Tocca sempre i tasti giusti. Ripenso al famoso discorso a Vinovo durante lo sprint con il Milan nel 2012. Tanti allenatori parlano, ma non ti resta nulla. Le parole di Conte invece entrano in testa e arrivano al cuore. Quando dice “Oggi a questi gli mettiamo il campo in salita”, tu te lo immagini proprio in pendenza. In settimana era tipo “si salvi chi può”, eh: una fatica enorme. Però in partita al 70’ i nostri avversari erano in coma e per noi era come essere al 40’. A Napoli ha fatto un altro capolavoro». ▶ Un infortunio alla coscia sinistra le ha fatto perdere due stagioni: 4 presenze tra 2012-13 e 2013-14. «Trofeo Tim a Bari, un campo inguardabile. Sembrava uno stiramento come tanti. Fermo un mese, rientro e sento male. Altro mese e stessa storia. Purtroppo il carico di lavoro deciso dal professor Sassi era eccessivo. Rientravo e mi fermavo di continuo. Un giorno a fine allenamento calcio le punizioni con Pirlo e Giovinco. Sento un fastidio, salgo sul pullman in direzione Milano e quando arrivo ho un ematoma enorme. A quel punto l’unica strada era l’intervento chirurgico: i professori Benazzo e Combi mi operarono a Pavia togliendomi le calcificazioni e una parte di muscolo. Tornai a disposizione, nel frattempo era arrivato Allegri e ogni tanto mi faceva giocare. Ma non ero più quello di prima». ▶ Con la maglia del Chievo ha segnato il primo gol assegnato dalla Goal Line Technology. «Punizione contro la Roma. Szczesny fa una parata incredibile. Mani in faccia per la disperazione. Poi l’arbitro guarda l’orologio e comincio a correre come un pazzo». ▶ Che ricordo è il Mondiale 2010? «Comunque bello: giocare per l’Italia è meraviglioso. Fui titolare in tutte le partite. Purtroppo non c’era stato ricambio generazionale. Nel 2006 c’erano diciotto campioni e gli altri erano bravi giocatori. Nel 2010 c’erano diciotto bravi giocatori e gli altri erano campioni nella fase finale della carriera». ▶Adesso fa l’agente: qual è il compito più importante nei confronti di un suo assistito? «Insegnargli a trovare la soluzione, non la scusa. Noi facevamo così. Io ho avuto lo stesso procuratore per quindici anni e se dovevo parlare con Marotta o Paratici andavo da solo. Adesso i ragazzi vogliono un tutor, più che un agente. E noi dobbiamo adeguarci. Dico loro che la differenza grande la fa la continuità di rendimento. Hai giocato bene domenica? Ok, oggi è lunedì. Non se lo ricorda più nessuno. Quindi testa bassa, pedalare. E sorridere. I miei compagni mi hanno sempre voluto bene anche per questo».
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[ Qualificazioni Mondiali 2026 ] Italia-Moldavia
andrea replied to Homer_Simpson's topic in Off Juve
Esonera Spalletti senza avere il sostituto A Gravina l'unica cosa che riesce bene è affossare la Juve -
Sinner deve vincere a Wimbledon, se vincesse lo spagnolo per la terza volta di fila sarebbe una brutta botta
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Luciano Spalletti esonerato dalla guida della Nazionale
andrea replied to Homer_Simpson's topic in Off Juve
https://x.com/gazzettanothanx/status/1931808454298980788?t=Ev_QGA1BYTJnPXBxpgGTtA&s=19 -
Qua finisce che prendiamo Spalletti
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La Signora parte dal muro In difesa spunta Balerdi il pretoriano di Tudor Di Filippo Cornacchia TORINO - 6 giu 2025 Bianconeri attivi sui giovani italiani Leoni e Comuzzo. E in fascia resiste Gutierrez del Girona La Juve si muove per l’argentino del Marsiglia dopo il riscatto di Kalulu e in attesa di Bremer ll muro prima di tutto, come nelle migliori tradizioni della Signora. Messo il primo mattone con il riscatto dal Milan di Pierre Kalulu e in attesa del ritorno al top di Gleison Bremer, la Juventus è al lavoro per rinfrescare e rinforzare la difesa del futuro. C’è un nome che mette tutti d’accordo, “vecchi” e “nuovi” inquilini della Continassa ed è quello di Leonardo Balerdi, leader e capitano del Marsiglia di Roberto De Zerbi. Il 26enne argentino è un pallino di Igor Tudor, che lo ha allenato nella stagione trascorsa all’OM (2022-23), ma è apprezzato anche da Giorgio Chiellini, professore universitario del ruolo per dirla alla Mourinho. L’ex Boca è un nome che stuzzica anche il nuovo dg bianconero Damien Comolli, che lo ha affrontato più volte ai tempi della presidenza del Tolosa. Il pretoriano duttile La candidatura di Balerdi è uscita rafforzata dai primi vertici di mercato. Gli aspetti tecnici si intrecciano a quelli anagrafici. Balerdi gioca nell’Argentina, ma possiede anche il passaporto italiano. Nel caso, la Juventus non dovrebbe nemmeno occupare uno dei due slot extracomunitari per l’ex Boca Juniors. Più importante e preziosa è la duttilità del classe 1999 cresciuto alla Bombonera. Leonardo può giocare in tutte le posizioni della difesa a tre: al centro e a destra, all’occorrenza anche a sinistra. Tudor lo ha sperimentato di persona – e sul campo – e per questo non ha dubbi sull’ex pretoriano. Gli incastri di mercato sono ancora tanti e variegati, ma Balerdi potrebbe agire con Bremer e indifferentemente con uno tra Kalulu e Gatti. Senza contare che per il brasiliano, pronto a riunirsi al gruppo in tempo per il Mondiale per Club di metà mese negli Usa, va messa in conto una stagione 202526 con qualche fisiologico “basso” dopo il grave infortunio ai legamenti del ginocchio e il lungo stop. La sensazione è che il reparto subirà una ristrutturazione. Non a caso, cessioni permettendo, nei pensieri della Juventus resiste l’idea di aggiungere anche un pezzo giovane e italiano: i preferiti sono il 18enne Giovanni Leoni (Parma) e il 20enne Pietro Comuzzo (Fiorentina), entrambi nei radar delle big di Serie A. OM e... Roma Comolli e Chiellini, che hanno deciso di rinunciare al prestito bis di Renato Veiga (tornato al Chelsea), nelle prossime settimane proveranno a tentare il Marsiglia. I rapporti sono ottimi tanto a livello di vertici – il presidente Longoria in passato ha lavorato in bianconero come capo scout e ha incrociato spesso Comolli e Chiellini nelle riunioni dell’Eca – quanto di dirigenza: il ds dei francesi è Medhi Benatia, ex compagno di Chiellini ai tempi della Juventus. Il feeling tra la Signora e il Marsiglia è un ottimo punto di partenza. Anche se al Velodrome, almeno per il momento, non vorrebbero privarsi dell’argentino. Nel calcio, però, tutto può cambiare in fretta. La Juventus c’è, ma non corre da sola: Balerdi è un obiettivo della Roma di Gasperini, intrigato dal centrale già ai tempi dell’Atalanta. Dal centro alle fasce: nella lista bianconera resiste il nome di Miguel Gutierrez del Girona.